martedì, gennaio 15, 2013

Cultura 70's: il "processo a Francesco De Gregori



Tra gli episodi entrati nella mitologia della musica italiana, della cultura e della “politica” degli anni 70 il “processo a De Gregori” è senz’altro tra i principali, più discussi, evocati e probabilmente amplificati.

Venerdì 2 aprile 1976, al Palalido di Milano, il cantautore romano suona di fronte a seimila spettatori.forte del successo, l’anno precedente, di “Rimmel” che aveva portato De Gregori ad oltre 500.000 copie vendute, restando in classifica per 40 settimane consecutive.

Biglietto d’ingresso a 1.500 lire e volantinaggio all’ingresso
«contro i padroni della musica» firmati da Stampa Alternativa.

Un paio di mesi prima dallo stesso Palalido Lou Reed era stato cacciato a sassate e bottigliate.
De Gregori viene interrotto verso la fine da un gruppo di Autonomi per leggere un comunicato contro l’arresto di un compagno poi il concerto riprende e si conclude senza incidenti anche se in un clima di notevole tensione.

Il “processo” parte quando un gruppo di Autonomi “preleva” De Gregori dai camerini, lo riporta sul palco e lo sottopone a domande come
 “«Quanto hai preso stasera?» «Se sei un compagno, non a parole ma a fatti, lascia qui l'incasso» e “inviti” del tipo: 
«La rivoluzione non si fa con la musica.
Prima si fa la rivoluzione, poi si potrà pensare alle arti o alla musica. Lo diceva anche Majakovski che era un vero rivoluzionario e si è suicidato. Suicidati anche tu!». «Va a fare l'operaio e suona la sera a casa tua»
.


Sostanzialmente si trattò di una serie di schermaglie verbali circoscritte a poche persone a Palalido ormai svuotato anche se pare che uno dei partecipanti fosse armato.
De Gregori dichiarò: "Per come si erano messe le cose avrebbero anche potuto spararmi: è stato un piccolo momento della strategia della tensione”.

L’evento segnò profondamente De Gregori che minacciò di smettere di suonare dal vivo ed effettivamente smise per un anno.

33 commenti:

  1. Quello che accadde in Italia in quegli anni è molto complicato da analizzare,ancora oggi...provo un insieme di sentimenti discordanti anche io,benchè fossi ancora un ragazzino da quei momenti ho poi tratto parecchie riflessioni che mi hanno fatto cambiare strada...non tanto nel modo di pensare (che più o meno è lo stesso) ma nell'agire.
    De Gregori,comunque,non lo sopportavo neanche ai tempi,ho sempre preferito il coraggio,la sfrontatezza e l'irriverenza di Gaber,per esempio,che in quanto a processi ideologici ne ha subiti pure lui (magari non così estremi,ma simili).
    Riascoltare "Quando è moda è moda" da "Libertà obbligatoria" (1977) mi fa ancora un effetto devastante,pur a distanza di così tanto tempo.

    RispondiElimina
  2. In "quegli anni" sono stato vicino a certe posizioni.
    Contestualizzate al periodo ci potevano stare.
    Riviste oggi sono davvero difficili da analizzare, capire, vedere nella giusta luce.

    Mi fa rabbia vedere al giorno d'oggi vedere esaltati certi atteggiamenti, certi avvenimenti, enfatizzati.
    Sempre su internet (vedi le elegie a Prospero Gallinari, il BR appena deceduto).
    Allora: se vuoi fare l'autonomo o il neo brigatista, prendi, entri in clandestinità e vai a rapire qualche ministro oppure prendo spranga e P38 e vai in manifestazione.
    Non serve a nulla (la storia lo insegna) ma almeno sarai coerente.

    RispondiElimina
  3. Accade comunque nelle curve degli stadi, proprio non si riesce a farne a meno, a quei tempi poi essere imbevuti ideologicamente era preticamente obbligatorio (per ottenere l'omologazione alternativa(ambo i lati)ovviamente), politica ovunque, comunque, sempre, puah...
    Se ai tempi poteva sembrare (ma lo era) fuori luogo, oggi è completamente ridicolo (meno male che non si è fatto male).

    Minimo Comun Denominatore: Italiani (incapaci di pensare liberamente)

    RispondiElimina
  4. Sottoscrivo...ma in questo senso internet ha amplificato la tendenza,già molto diffusa,del "rivoluzionario da salotto" : quello che sta comodamente seduto a casa sua (o magari in un posto di lavoro privilegiato,dove fa quello che gli pare) e sbraita in modo dissennato contro tutto e tutti.
    E' per questo che la gente comune mi ha sempre fatto più paura della cosidetta "casta" e dei politici stessi. I politici,perlomeno,li si riconosce in fretta per poco o molto che valgano...ma i nostri vicini di casa no.

    RispondiElimina
  5. Sono del 1972 quindi quel periodo l'ho saltato in toto e per il carattere che ho mi vien da dire "per fortuna". A leggere di questi eventi oggi mi vien da pensare al giapponese che era rimasto sull'isola per anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nessuno gli aveva detto che la guerra era finita ed il Giappone l'aveva persa! Ovviamente negli anni '70 l'ambiente era diverso, documentandomi ho scoperto che in effetti tutto era politica. Dal giubbotto che si indossava, dal taglio di capelli che si portava. Mah. C'era molta consapevolezza ma anche tanto "seguir la corrente". A me le omologazioni mi sono sempre state sul cazzo, ho come tutti le mie convinzioni (che in politica sono abbastanza lefty radical ma NON chic) ma mi ha sempre dato noia il classico tipo "più a sinistra di tutti" che butta tutto in politica e poi spesso dell'argomento trattato(qualsiasi esso sia) non ci capisce una sega. Probabilmente vi starò rompendo i coglioni e quindi viro su De Gregori: quando ero teen è stato uno dei primi che mi ha fatto avvicinare ad alcuni cantautori italiani quindi se non sono rimasto un "testone tutto musica brit" un pò lo devo pure a lui.

    Charlie

    RispondiElimina
  6. Caro Charlie è un po' un mito anche questo che "ai tempi tutto fosse politica".
    In realtà in Italia governava la DC, c'era una mentalità borghesissima e chi faceva politica era una minoranza.
    Anche tra i giovani. Io facevo il liceo e su 25 compagni di classe, cinque o sei erano di estrema sinistra , due o tre di estrema destra e agli altri 20 non gliene fregava di meno della politica (e buona parte poi votava DC o PLI...).

    Tutta l'enfasi sugli anni 70 si riconduce a situazioni abbastanza limitate numericamente (in rapporto alla popolazione).

    Chiaramente quello che è successo (scontri di piazza, morti, terrorismo etc) è stato talmente eclatante che sembra interessasse il 90% degli italiani.

    Un po 'come il punk (o il mod)...quando si parla degli anni 80, della scena punk...boh, io c'ero e alla fine eravamo 10 o 20 a Piacenza (su 100.000 abitanti) ad ascoltare certe cose...

    RispondiElimina
  7. Ha ha ha ha ha , 'lascia qui l'incasso', cos'è una rapina? Far-West ideologico. Qualcuno spiegò a costoro la differenza tra un semplice cantautore (o anche una rockstar affermata) e Mao-Tse Tung? Probabilmente non distinguevano il libretto rosso dal New Musical Express. Che paese l'Italia, e che gente gli Italiani....

    RispondiElimina
  8. Anche io all'epoca non c'ero, per cui non posso parlare con cognizione di causa... Sarei curioso di sapere se quei duri e puri che han 'processato' in diretta De Gregori ci siano mai andati loro in fabbrica o che 'fine' abbiano fatto loro 'da grandi'...

    W

    RispondiElimina
  9. @ W: beh se consideri che uno dei capi di Lotta Continua era Paolo Straccio Liguori non è difficile capire che fine han fatto i alcuni dei capi popolo dell'epoca. Il segretario storico del circolo di Rifo del mio paese mi raccontava che negli anni 70 a Roma esistevano pure i Proletari in Divisa (le reclute comuniste) e alcuni di loro (chissà magari i più convinti) poi li ha incontrati di nuovo e da incendiari si eran trsformati in pompieri...alcuni erano addirittura Pompieri della Libertà!
    OT: gag negli studi di LA7 stamattina. Silvio Banana incrocia nei corridoi Ingroia e gli va incontro scherzosamente (a dir suo) facendo il gesto delle manette che rese celebre Mourinho.....Siamo già al Muppet Show? Che faccio allerto la Rana Kermit?

    Charlie

    RispondiElimina
  10. Io ho imparato a suonare con Rimmel e all'epoca stravedevo per lui: come un fratello maggiore.
    Ero giovanissimo ma c'ero e a Bologna stavo con gli indiani metropolitani ché la violenza e la prevaricazione degli autonomi, pur appartenendo a quell'area, non mi hanno mai attratto. Gli episodi di De Gregori (e Lou Reed) fanno capire il motivo per cui nessuno più veniva a suonare in Italia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per 5 anni non venne più nessuno...ricordo solo gli Henry Cow e gli Embryo dalla Francia.
      Il tutto riprese con Patti Smith e Iggy Pop nel 1979

      Elimina
  11. Uno dei tipi era Baraghini di Stampa Alternativa, un altro Gianni Muciaccia ("punk" milanese futuro membro dei Kaos Rock e futuro, appunto, socialista craxiano...)

    RispondiElimina
  12. Un'ulteriore riflessione è che FORSE (forse!) questa forma di autarchia imposta fece bene alla musica italiana che fu costretta a valorizzare i talenti nostrani.
    Ed emersero Area, PFM, Napoli Centrale, Perigeo etc etc.

    RispondiElimina
  13. Ma no dai Tony! Il pubblico non conta proprio mai niente? Voglio dire se alla gente piace qualcuno se lo ascolta. Il disco più famoso della PFM era uscito nel 72,eran già fuori,insomma di gente che faceva musica un po' ce n'era.Non si può ridurre tutto a tre/quattro gruppi pur se innovativi/rivoluzionari (ehm..ehm..)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo so ma dicevo che il fatto che la gente sia stata "costretta" , per vedere un concerto, a beccarsi solo gruppi italiani e che solo i gruppi italiani potevano suonare, ha determinato una maggiore attenzione verso gli stessi, maggiori vendite, più possibilità di camparci e di conseguenza di dedicare tempo alla propria creatività etc etc

      Elimina
    2. Va bè comunque è piuttosto restrittiva come visuale, come non far tesserare giocatori stranieri alle squadre italiane e poi andare in giro (DOPO) a sbandierare che il merito della vittoria della nazionale a Spagna 82 è merito di questo, dimenticandosi quando si formarono i suddetti calciatori di stranieri in giro ce n'erano eccome e pure di valore. Il pubblico sceglie, mi spiace che Orietta Berti piaccia di più del James Taylor Quartet in Italia, ma che ci posso fare? a me va bene anche così, certo io faccio un'altro mestiere, ma ad ogni modo faccio fatica a tirare avanti anche con un lavoro normale se è per questo.

      Elimina
  14. ah io pensavo che Muciaccia fosse il tizio di Art Attack....oddio trattandosi di craxiani chissà magari quello della tv sarà il figlio del tizio dei Kaos Rock (minchia che nome originale)...

    Charlie

    RispondiElimina
  15. Direi però che bisogna fare una netta distinzione,tra quello che era l'area libertaria e la cosidetta "controcultura" (che derivava dal BEAT nostrano,come da certe manifestazioni creative quali i provos olandesi o i situazionisti francesi) e queste manifestazioni di integralismo pseudo-movimentista,che erano rigurgiti della vecchia "volante rossa" di staliniana memoria (già famigerata nel primo dopoguerra).
    Mi fa piacere che Lucien abbia ricordato gli indiani metropolitani,tra i pochi fenomeni interessanti emersi all'interno di quel grande calderone...in cui c'era dentro di tutto : il meglio ed il peggio di una intera generazione (o forse di più generazioni,perchè noi ultimi arrivati eravamo già molto diversi da chi gravitava nell'area da almeno 5 o 6 anni)...sul blog di POPARTX avevamo pubblicato le tavole di ENFANT PRODIGE : una rivistina underground che disegnavo ai tempi,in cui già erano delineate alcune forme di netto distacco dal politikese,qualcosa che già faceva presagire al terremoto punk.
    E sottoscrivo ciò che dice Tony : molte cose sono state poi romanzate ed amplificate oltre misura,in realtà sono sempre esistiti contenuti molto vasti e diversificati,in ogni situazione storica o culturale,da sempre...

    RispondiElimina
  16. Attenzione,però...qui si parla del 1976
    mentre solo pochi anni prima (dal 1968 fino al 1975) di band straniere in Italia ne sono arrivate a centinaia !
    Anzi,colgo l'occasione per segnalarvi il libro,da poco pubblicato da amici vicini ai No Strange,intitolato SOLD OUT : con una riproduzione integrale di centinaia di biglietti dai concerti dal 1970 in avanti,ma solo i concerti svoltisi IN ITALIA !

    RispondiElimina
  17. Andate in fabbrica, borghesi!... e lasciate il malloppo!

    W

    RispondiElimina
  18. Tony, quanto hai preso per il concerto coi Clash?! Dì la verità!

    Io gli anni 70 non li ho vissuti, ma ho vissuto gli anni 90, la belle epoque dei Centri Sociali. Ricordo una discussione in birreria tra un esponente di Autonomia Operaia e un non militante (professione) operaio. Era l'epoca in cui tirarono fuori la teoria del Rifiuto del Lavoro (Tony Negri?). "Tu vai a lavorare, ti fai sfruttare dal padrone. Sei un servo, sei un borghese. Io mi ribello al capitale! Io rifiuto il lavoro!...a proposito, il mio bicchiere lo paghi tu, eh? Mi offri una sigaretta? Due, vah...

    W

    RispondiElimina
  19. Ecco penso che l'esempio di W sia lampante di come certi personaggi abbiano fatto più danni a sinistra di Achille Occhetto che perlomeno era in buona fede.....il teoreta del rifiuto del lavoro secondo me non lo era...e non era manco casula quindi...fanculo :-)

    Charlie

    RispondiElimina
  20. rifiutare il lavoro non era molto difficile
    se eri figlio di ricchi industriali o costruttori edilizi

    RispondiElimina
  21. Un bicchieeve di vino bianco feddo s'ilt vousz plait.
    Poteve Opevaio!

    RispondiElimina
  22. Tony è vero quel che dici: "Il tutto riprese con Patti Smith e Iggy Pop nel 1979".
    Io ero al concerto di Patti Smith a Firenze nel '79, quello delle contestazioni da parte degli "autonomi".
    Beh! Tutto riprese ma subito finì: Patti Smith, in seguito a quegli eventi, smise d'esibirsi dal vivo.
    Sognavamo l'utopia della "fantasia al potere" ma la volevamo realizzare con le ideologie, diventando strumento della politica che fece il compromesso storico del dove mangio io mangi anche tu!
    Quella politica continua ancora oggi, ma ci siamo addormentati e ricerchiamo la psichedelia nei nostri smartphone.
    Un saluto

    RispondiElimina
  23. Bla bla bla bla, incapaci di comportarsi e così pieni di se da pensare di poter fare qualsiasi cosa perchè autogiustificati dalla 'giusta fede politica', di stare dalla parte giusta. Andare ai concerti e godersi lo spettacolo? Troppo da idioti? La parte di pubblico che magari era li per quello? Quattro poveri coglioni cerebralmente inferiori o inesistenti perchè non manifestano estremismi politici... già...la fantasia al potere tramite la prevaricazione altrui...peccato no ci fossero smartphones ai tempi...

    RispondiElimina
  24. Lo vidi Iggy Pop a Parma nell'aprile '79!
    Erano dei poveracci all'epoca come adesso ma qualcuno era pericoloso sia a dx che a sx (per la roba che avevano nel naso ed in vena).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ero anch'io a Parma per Iggy (con l'isteria che il tastierista fosse David Bowie. In realtà era un mezzo sosia) e per Patti a Bologna

      Elimina
  25. Difficile contestualizzare, viste oggi certe cose sembrano incredibili, fanno quasi tenerezza nella loro ingenuità. Una cosa sola è certa, non siamo messi meglio dopo 35 anni. Se allora qualcuno rifiutava il lavoro ora il lavoro rifiuta quasi tutti, se allora i lacrimogeni erano un fattore costante dei concerti ora il fattore è x e lo fanno in tv.

    Jeanpaul

    RispondiElimina
  26. han fatto bene a processarlo quel moscio sopravvalutato di De Gregori..e remember: il Principe e' SOLO Maurizio Vandelli
    gli altri sono impostori
    al muro!
    alla bastiglia!

    C

    RispondiElimina
  27. ha ha ha ha ha veramente! Reduce da un 'Live at Barbera Gate' dove è stato pesantemente contestato dagli avventori...

    RispondiElimina

Related Posts with Thumbnails