lunedì, febbraio 28, 2022
Febbraio 2022. Il meglio
Parte bene l'anno con Miles Kane, Yard Act, Elvis Costello, Electric Stars, St.Paul and the Broken Bones e Diasonics
Mentre tra gli italiani Dear, White Seed, Tin Woodman, Alternative Station, Massimo Zamboni e Path
YARD ACT - The overload
la giovane band di Leeds è stata un po' frettolosamente derubricata nel calderone del nuovo post punk brit.
In realtà hanno un taglio molto originale che mette insieme quei suoni e i "soliti" The Fall ma vi ritroviamo anche Franz Ferdinand, un po' di XYTC, Gang of Four e una bella fetta di Sleaford Mods.
Album molto interessante, frizzante, vivace.
JP BIMENI & THE BLACK BELTS - Give me hope
Il secondo album parla il consueto linguaggio vintage soul, tra Motown, Stax, il primo Marvin Gaye, lo Stevie Wonder dei 60's, il James Brown proto funk (vedi il brano del video), Otis Redding. In generale adagiato su ballate soul blues è un album godibilissimo, ideale per chi ama QUEL sound.
Sweet Soul Music.
ABIODUN OYEWOLE - Gratitude
THE LAST POETS.
Uno dei collettivi più rivoluzionari nella musica pop(olare) contemporanea.
Già attivi nel 1968/69, inventarono il rap, parlando di diritti civili e contenuti socio/politico/culturali su basi funk/soul. Il giovane scrittore Gil Scott Heron vedendoli in concerto decise di passare alla musica.
ABIODUN OYEWOLE è uno dei cantanti della band ed esce ora conn un album che si muove all'interno di sonorità attuali e moderne, tra rap, hip hop, nu soul, funk, per continuare a parlare ad alta e profonda voce di quello che accade intorno nella società, nella sua New York, nella quotidianità. Grande, come sempre.
THE DELINES - Sea drift
Il terzo album della band americana è un avvolgente, pastoso, tiepido come una giornata primaverile, viaggio nei meandri di uno struggente slow soul con un taglio country acustico e bluesy. Un disco di cui ci si potrebbe innamorare perdutamente.
ELECTRIC STARS - Velvet Elvis the only lover left alive
Torna dopo un lungo silenzio la band di Manchester con uno splendido album che abbraccia psichedelia, mod beat, i primi Primal Scream di "Sonic Flower Groove", Stone Roses, ampie dosi del miglior brit pop, gli Stones dei 70, jingle jangle, Who.
Band matura, grandi canzoni, arrangiamenti perfetti.
ST.PAUL & THE BROKEN BONES - The Alien Coast
Al quarto album la band dell'Alabama ha acquisito uno stile riconoscibile e personale, grazie alla stupendo falsetto di Paul Janeway e di un groove che pesca a piene mani dal miglior mellow soul dei 70, vellutato, sinuoso, orchestrale, danzereccio (oltrepassando a volte i confini con la disco).
Poco più di mezzora, brani sempre azzeccati tra soul, funk, umori bluesy.
DEVON LAMARR ORGAN TRIO - Cold as Weiss
Sulle tracce dell'Hammondismo strumentale di Booker T & the Mg's, Jack Mc Duff, Jimmy Smith, tra soul, funk, blues e tanto groove.
SAMM HENSHAW - Untidy Soul
L'esordio del cantante e compositore londinese è di grande qualità.
Pop soul venato di gospel e hip hop, molto raffinato e slow che guarda al passato ma è in piena linea con il black sound attuale.
AA.VV. - The Summer of Soul Soundtrack
Esce la colonna sonora con diciassette brani (con l'esclusione di alcuni partecipanti, primo tra tutti Stevie Wonder) presi da quel fantastico evento che fu l'HARLEM CULTURAL FESTIVAL dell'estate del 1969.
Registrato con grande cura vede in scena Nina Simone (con una spaziale "Backlash Blues" e i sette minuti ipnotici, duri e primitivi di "Are you ready?"), Sly and the Family Stone (come sempre esplosivi), BB King, Jimmy Ruffin (con una spettacolare "My girl"), 5th Dimension (i sette minuti di "Aquarius/let the sunshine in" sono da brivido), i grandissimi Staple Singers con il loro torrido gospel & blues, Gladys Night & the Pips da paura con una ritmatissima "Heard it through the grapevine", il latin soul di Mongo Santamaria e Ray Barreto, band gospel e jazz.
Il sound è crudo, pulsante, l'entusiasmo contagioso, si avvertono vitalità, energia, gioia.
E anche rivoluzione.
Una bellissima testimonianza.
AA.VV. - Eddie Piller Presents British Mod Sounds of the 1960s
EDDIE PILLER è uno dei personaggi più influenti nella storia dell'epopea mod.
Dalla fanzine "Extraordinary sensations" al ruolo di fondatore della Acid Jazz, a una proficua carriera da DJ, si è dedicato negli utii anni a compilare eccellenti compilation (anche con Martin Freeman) che hanno circoscritto sempre meglio il concetto di "Musica Mod".
In questo nuovo quadruplo CD scava nei profondissimi 60's, pescando 100 brani, spaziando da nomi noti come High Numbers, Small Faces, Kinks, Spencer Davis Group, Yardbirds, Action, Creation, Fleurs de Lys, George Fame, PP Arnold con gli Small Faces (scegliendo però sempre brani particolari e mai scontati) a oscuri e perduti protagonisti di brevi apparizioni.
In alcuni casi proponendo anche inediti o brani introvabili.
In mezzo i primi passi di Rod Stewart, dei John's Children di Marc Bolan, David Bowie, i Bluesology di Elton John, i Rockin Vickers di Lemmy, futuro Motorhead, gli Episode Six di Ian Gillan e Roger Glover futuri Deep Purple, gli Spectres di Francis Rossi (poi negli Status Quo) che riprendono "I' ain't got nothin yet" dei Blues Magoos.
E poi i Dog Soul che suonano "Big bird" (ripresa poi dai Jam) con Jim Rodford poi con Argent, Kinks e Zombies o il duetto tra Rod Stewart e PP Arnold.
La lista è lunga, la musica sempre godibilissima (prevalentemente circoscritta a un ruvido rhythm and blues, beat, alcune prime influenze psichedeliche), l'ascolto ovviamente travolgente.
REDSKINS – Neither Washington Nor Moscow 4 boxset CD
I Redskins hanno marchiato a fuoco gli anni Ottanta militanti, soulcialisti, camminato come i Clash, cantato come le Supremes, lasciando poche tracce ma tuttora indelebili.
Questo box di 4 CD (libretto, foto etc) raccoglie tutto e di più della band di Chris Dean: l'unico album "Neither Washington Nor Moscow", i singoli, le varie versioni extended, estratti live con partecipazioni eccellenti (Billy Bragg e Jerry Dammers), grandi cover come "Skinhead moonstomp", "Tracks of my tears" o "Back in the Ussr", le Peel Sessions, i primi demo punk ancora con il nome di No Swastikas.
Punk, soul, impegno politico, passione, energia, sincera ingenuità/ingenua sincerità, un raggio di sole in mezzo al buio Tatcheriano.
Che poi vincerà e darà il via a un'epoca oscura che ancora dura, perdura e annienta diritti e speranze di giustizia sociale.
Chris Dean e Compagni ci avevano avvertito e scagliato l'ultima pietra.
JOHNNY MARR - Fever Dreams Pts. 1-4
16 brani, album doppio, qualche gemma qua e là a ricordarci la sua classe compositiva ma una vena indie/elettronico pop prevalente che appiattisce il risultato finale.
Buono ma, personalmente, abbastanza trascurabile.
BRIAN AUGER - Auger Incorporated
Compilation con varie rarità e 7 inediti dallo sterminato archivio dell'immenso tastierista. Sempre tante belle cose.
KERBSIDE COLLECTION - Round the corner
Molto gradevole il funk strumentale e orchestrale da colonna sonora della band australiana. Qualche pennellata jazz a corredo del tutto per un sottofondo tutto groovy.
KENDRA MORRIS - Nine lives
Quarto album in diecianni per la vocalist New Yorkese. Ottimo sound soul, eccellente voce, tempi medi, belle atmosfere. Merita un ascolto.
JOHN MAYALL - The Sun is Shining Down
A 89 anni non ha alcuna intenzione di smettere. E perché poi dovrebbe? Il nuovo album ripropone quello che ha sempre fatto: blues. E fatto nel migliore dei modi. Niente di più, niente di meno.
MF ROBOTS - Break The Wall
Jan Kincaid, fondatore dei Brand New Heavies e Dawn Joseph, vocalist della band, firmano il secondo album insieme (accompagnati da musicisti di livello stratosferico come Gail Ann Dorsey (David Bowie) o Cory Wong (Vulfpeck). Soul funk jazz disco di qualità eccelsa, super groovy e di grande impatto.
SILAS SHORT - Drawing
Un buon esordio, da Milwaukee, con un soft soul molto vellutato e con pennellate rap e folk gustose.
Molto gradevole.
AA.VV. - Ocean child. Songs of Yoko Ono
Classico tributo a un personaggio mai adeguatamente considerata da un punto di vista musicale ma che ha lasciato piccoli gioielli sparsi negli anni. A tributarle omaggio, tra i consueti alti e bassi, nomi come David Byrne, Flaming Lips, Sharon Van Etten, Yo La Tengo.
THE SWAGGERLIES - The Last Of The One And Only’s
La band americana si muove con agilità tra torrido rock 'n' roll, punk rock, New York Dolls/Johnny Thunders, Hellacopters e compagnia schitarrante. Semplice e diretto, niente fronzoli o particolari novità ma efficace.
VERDENA - America latina
Colonna sonira strumentale dell'omonimo film, con brani recuperati dall'ultimo album, risalente a ormai sette anni fa.
Funzionale esclusivamente alle immagine, poco significativo e interessante all'ascolto.
DEAR - Out of Africa
Musicista, scrittore, giornalista, Davide Riccio ha un lungo percorso artistico alle spalle. Il nuovo progetto Dear ci regala questo nuovo lungo (19 brani) lavoro che si dipana in svariati ambiti sonori, tra elettronica, rock, sinuose ballate e l'Africa costante protagonista. Sia ritmicamente, con groove tribali, che a livello di immaginario sonoro e lirico. Un riferimento, pur non esaustivo ci porta concettualmente a David Byrne e ad alcune pagine della discografia di Brian Eno ("Far are the shades of Arabia") ma "Out of Africa" è più complesso e personale. Soprattutto originale. Un gioiello di prima grandezza.
PAOLO APOLLO & ANTONIO NEGRI – Sambabila
Un connubio raffinatissimo e super groovy quello tra l’Hammond soffice di Paolo Apollo Negri e il drumming jazzato del padre Antonio. Alle prese con bossa, samba, latin jazz, in quattro suadenti brani strumentali originali di primissima qualità.
CHIELLO - Oceano paradiso
Dalla trap a una sorta di trap pop efficace e da seguire per chi ama le sorti del nuovo pop italiano. C'é del talento, non è per ragazzini ma per adolescenti un po' più "maturi. Interessante.
THE OUTER SPACE - Anita (Girl From Outer Space) b/w She Laughs, She Cries, She Loves, She Lies
Realizzato da musicisti proveniente da Italia, Belgio e Francia, un gradevole 45 giri con due brani dall'incedere jingle jangle 60's / folk rock con sguardi ai primi Rolling Stones. Sound minimale, crudo e lo-fi.
P38 PUNK - Il mondo nuovo
I p38punk compiono 30 anni di attività. Per celebrare l’evento hanno chiesto aiuto a un po’ di amici (da membri di CCCP, Blood 77, Carillon del Dolore, Bloody Riot etc). Nove brani di duro e puro street punk rock dalle inflessioni Oi!, suonato con durezza e purezza. Suoni perfetti, attitudine acclarata, grandi canzoni. Punk’s not dead.
KOKADAME – Dounlowd
Sei brani diretti e immediati per la band piacentina, all’insegna di un punk rock primitivo e primordiale (tra Johnny Moped, Uk Subs, Slaughter and the Dogs) e un approccio che riporta ai nostri Skiantos e Sorella Maldestra. Originali, aggressivi, teppisti. Una miscela che mancava da troppo tempo. Grandi!
GIALLO MAN – Bonfyah
Gianlorenzo Scarpa in arte Giallo Man è uno dei principali esponenti della prolifica e validissima scena reggae italiana. Il nuovo album è un piccolo gioiello del genere tra original reggae, rocksteady, reggae soul, dub, ragamuffin. Gran bel disco che non mancherà di entusiasmare i cultori del genere.
AGAPE – Mind Pollution
Esordio della giovane fiorentina con un disco fresco e convincente, nonostante percorra sentieri sonori già abbondantemente frequentati ovvero un hard rock che guarda ai classici schemi anni 70 (glam, Led Zeppelin, Grand Funk Railroad, Suzi Quatro, Runaways, Fanny) ma con una voce femminile che regala al sound un’anima più pop. Suonano bene, i brani hanno una grande resa, l’album è godibilissimo.
ASCOLTATO ANCHE:
PINEGROVE (Folk/Alt/Rock. Impalpabile), JETHRO TULL (bruttino davvero. Pomposo e inutile), MARY J BLIGE (hip hop soul di classe, voce super, molto piacevole), EDDIE VEDDER (tronfio, pomposo, noioso. Il peggio),
LETTO
MICHAEL PERGOLANI - Nudo
Lo ricorderanno bene quelli con più primavere alle spalle.
Un personaggio strano, bizzarro, con la bombetta, i folti baffi e i capelli lunghi.
Perfino anomalo in quella follìa che era “L'altra domenica” di Renzo Arbore, programma innovativo e rivoluzionario che cambiò le carte in tavola nella televisione (ai tempi la Rai aveva il totale monopolio e ancora non esisteva Rai3) italiana.
La trasmissione andò in onda dal 1976 al 1979, all'interno della quale Michael Pergolani si occupava di curare da Londra servizi sulle tendenze musicali e di costume.
Fu lui a fare conoscere per la prima volta al pubblico nostrano la nuova tendenza punk, mostrando filmati di Sex Pistols e Clash e dando, di fatto, il via alla (pur lenta e zoppicante) penetrazione del fenomeno in Italia.
Ma Pergolani è stato uno dei giornalisti e agitatori culturali più all'avanguardia e stimolanti nella storia della comunicazione nostrana.
Non a caso.
Il suo nuovo libro, edito da Libreria L'altracittà, “Nudo” ci svela centinaia di aneddoti e particolari della sua vicenda professionale e privata.
Semplicemente incredibile.
Lo fa con un stile particolarissimo “senza l'utilizzo di lettere maiuscole, in quanto rappresentazione grafica di un personale flusso narrativo che elude ogni confine, alternando versi, prosa e musica”.
Una storia entusiasmante ma anche tragica e dolorosa, raccontata con un incedere rap, veloce, incalzante, travolgente, senza alcun finto pudore.
E se la magica triade “sesso, droga e rock 'n' roll” ricorre costantemente, c'è tanto altro nel suo racconto (romanzato ma non troppo).
Un'infanzia nella Germania post nazista in bilico tra disagio, tragedia, malinconia, che fa da trampolino a un folle salto nella Londra degli anni Sessanta.
“Quella” Swinging London dove tutto accadeva e ti potevi imbattere e fare amicizia con George Harrison, arrivare al cospetto di Francis Bacon, assistere, in prima fila, al radicale cambiamento che influenzerà generazioni e generazioni successive, che avveniva in tempo reale, giorno dopo giorno. E lui era lì, tra abitazioni precarie, droghe a profusione, lavori incerti, concerti incredibili a cui assistere.
“La mia Londra diviene tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta, con una fortunata invenzione giornalistica, la Swinging London, la città simbolo del cambiamento sociale, culturale e sessuale in atto tra i giovani delle cosiddette società più evolute del pianeta, anche se non ne siamo del tutto consapevoli, specie all'inizio, siamo in mezzo a una trasformazione epocale di cui non riusciamo bene a capire dimensione e confini, è un rinnovamento che coinvolge ed unisce i pischelli e le pischelle di tutto il pianeta, un cambiamento così profondo del modo di vivere che nulla sarà più come prima, a cominciare dal rapporto con i genitori e l'altro sesso...no al capitalismo e alle multinazionali, no ai muri tra i popoli, al napalm e alle bombe atomiche, noi diciamo no, no, no...viva il sesso libero, viva il sesso senza i mille tabù che lo opprimono, viene scoperto e immesso sul mercato il grimaldello che toglierà la paura di fare sesso e renderà la donna simile all'uomo:
la pillola anticoncezionale.
Il femminismo e la parità di genere partono da là.
Tutto questo grande putiferio, tutto questo grande film, oltre ad essere proiettato in ogni angolo del mondo, ha come immensa colonna sonora la musica pop e il rtimo frenetico del rock, questa è la musica che incarna la voglia di libertà dei ragazzi di allora e ne diventa la lingua universale, da quel periodo così straordinariamente fecondo, ad oggi ineguagliato, fioriscono tutta la musica successiva e un nuovo approccio di vita”.
Michael Pergolani viaggia costantemente sul filo del rasoio, arriva al cospetto dei grandi del rock, dell'arte, del teatro, del cinema, ne condivide spesso rapporti più o meno stretti, si arrangia con articoli per vari giornali e riviste, sale e scende le scale del successo professionale, talvolta adorato, altre boiocottato (esilarante il rapporto aspramente conflittuale con Sandro Paternostro, che fece di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote) arriva, alla fine, a trovare una più o meno traballante stabilità all'interno della Rai, grazie ad Arbore, collaborando a numerosi altri programmi e inventandosi l'appuntamento radiofonico “Demo”, che per dodici anni farà conoscere i nuovi talenti musicali nostrani, sorta di prodromo del poi ben più celebre X Factor.
E' anche attore sia al cinema che a teatro, sceneggiatore del film “No grazie il caffè mi rende nervoso” con Troisi e valente fotografo con anche una sua agenzia con sede in Inghilterra, la Campus.
Al suo fianco, a condividerne follie ed eccessi, l'inseparabile Cleo.
“Ci sentivamo così forti, così scaltri, così potenti, così unici, Cleo. Vivevamo in una costante esaltazione che riempiva l'aria, la mente, il cuore, ma anche le nostre braccia, le mani, le cosce...era così potente questa frenesia che avevamo paura che gli altri se ne accorgessero”.
Ma in mezzo a tanto amore e frenesia, nel libro c'è anche tanta morte, tanto dolore, tante tragedie. Uno strazio talvolta insostenibile, tanto va a scavare in uno struggente privato.
Ma Pergolani è tutto questo, in una volta sola. Quello che riesce a intervistare uno degli spauracchi per ecellenza dei giornalisti, Frank Zappa o che, ad Amsterdam, dopo una fetta di torta all'hashish si trascina, in stato di semi incoscienza, in un locale, si siede in un angolo e solo grazie alla musica che sta suonando il gruppo sul palco, riesce a “ricollegarsi” con il mondo circostante in completa armonia. Quando esce dal club si volta per vedere sulla locandina chi avesse suonato.
Tali, pressochè esordienti, Pink Floyd.
Ma frequenta anche spesso, divertendosi con lui in modo legalmente “illecito”, Marc Bolan, poco prima della sua tragica scomparsa ma che deve anche fare i conti con la “signora invidia”:
“Un camerino quello della signora invidia che, a pensarci bene, nel tempo è sempre stato piuttosto affollato ma senza che me ne rendessi conto e questo per il semplice fatto che non avevo mai pensato di potere essere oggetto di invidia e di conseguenza di astio, dispetto, calunnia.
Non avevo niente che qualcuno potesse invidiare, non ero ricco, non avevo la giacchetta di Armani di Sting e non navigavo nel lusso, avevo invece un lavoro che, seppur gradevole, era saltuario e mi costringeva a pensare di continuo a come sfangarla nei mes successivi”.
Pergolani non è più giovanissimo ma conserva una lucidità di giudizio e di percezione di una realtà cambiatissima in poco tempo, che si palesa alla perfezione in un impietoso ritratto di ciò che sta accadendo proprio ora:
”...si finisce sempre a discutere di questo cazzo di paese che i suoi figli ha ridotto a fantasmi, sono almeno un paio le ghost generation che girano per strada vestite di nulla, trasparenti come il cellophane per il formaggio.
Penso che il Tribunale dell'Aia dovrebbe giudicare e condannare i responsabili di questa fantasmizzazione generazionale, un regolare processo, per carità, ma poi, se trovati i colpevoli, alla catena alla Cayenna...
loro, i ragazzi-quasi-adulti a lamentare che non hanno niente, nessuna prospettiva e a considerare me, l'anziano-quasi-vecchio assai fortunato a essere nato nel dopoguerra, certo, la vita era quella che era, era povera, spesso miserabile, non c'era il servizio sanitario, gli stipendi erano bassi, si girava senza i telefonini, a casa niente computer, non si viaggiava e non si andava in vacanza a Ibiza, niente aerei di Ryanair, niente aria condizionata e niente mojito per l'aperitivo ma era una vita ricca, piena di speranza, di voglia di fare, di futuro, una vita da ottimisti e non da depressi cronici di oggi...i giovani fantasmi di oggi che i sentono sfigati tra gli sfigati, nati e cresciuti in un'epoca sfigata, dominata e condotta da politici, finanzieri, industriali sfigati o fetenti...io non sono triste ma deluso!
Perché avevo creduto di stare lì per partecipare alla creazione di un mondo migliore, lì per sconfiggere le superstizioni e l'ignoranza e invece mi rendo conto di avere toppato su tutta la linea”.
“Nudo” è un libro che fotografa un mondo sempre meno culturalmente e socialmente vivibile, alla luce di quello che è stato (e avrebbe potuto essere) fino all'altro ieri.
Pergolani è un testimone privilegiato di un doppio cambiamento epocale, quello della speranza e della rivoluzione di 50 anni fa, quello della reazione e oscurantismo che ci ritroviamo oggi.
Un libro e una testimonianza importanti.
ROBERTO CALABRO'- MC5. Future/Now
Tanto seminali quanto sfortunati e devastati da mille ostacoli, gli MC5 sono stati tra i gruppi più originali e particolari tra i 60 e i 70.
Tre album e un complesso post di nuove band, reunion, tragiche scomparse, droghe, arresti e tanto altro.
Roberto Calabrò ne ricostruisce con minuziosa (e benvenuta) pignoleria ogni passo, in un atto d'amore per una band semplicemente grandissima che seppe accostare rock 'n' roll, sperimentazione, politica, in un momento sconvolgente per la storia sociale e culturale degli Usa.
Anche il seguito è ricchissimo di spunti e interesse: Sonic’s Rendezvous Band, New Order, Destroy All Monsters, New Race, DTK/MC5, Patti Smith e tanto altro.
Qui c'è tutto.
PABLITO EL DRITO - Lo spettro della droga
"Tutte le cose sono veleno, niente è senza veleno e solo la dose fa si che una cosa non sia veleno"
Paracelso
Ogni cultura o civiltà ha le sue droghe socialmente accettate: la nostra le definisce farmaci oppure le considera piaceri/vizi tutto sommato accettabili (alcol, caffé, tabacco) soprattutto perché sono compatibili con i ritmi della produzione e con la possibilità dello stato di tassarli.
Pablito El Drito scrive un libro IMPORTANTE, ESSENZIALE, in cui ci apre le porte della percezione di ciò che è l'uso e la storia delle SOSTANZE.
In modo circostanziato, con cifre, riferimenti, date, dati.
Senza giudizi personali, illazioni, direzioni ideologiche.
Qui c'è la storia con tutti i suoi perché, le connessioni politiche e sociali, le contestualizzazioni temporali, le statistiche.
Soprattutto le lucide considerazioni.
La "droga" non è un fatto che riguarda solo chi le usa o i trafficanti.
Il destino dei paesi avanzati è legato indissolubilmente a quello dei paesi produttori.
In alcuni di questi le sostanze ufficialmente vietate sono ormai un mezzo di sussistenza fondamentale...la massa di danaro immessa nel circuito dai narcos ha contribuito in maniera decisiva all'uscita dalla spirale della crisi finanziaria (in Colombia nello specifico ma in tanti altri paesi).
Il traffico di droga potrebbe essere l'unica industria in espansione con poca o zero disoccupazione.
I proventi vengono reinvestiti solo parzialmente in attività illecite.
Il resto viene immesso nell'economia legale con il riciclaggio.
Il libro mette in luce l'uso e abuso delle varie sostanze nel corso delle epoche più recenti, vedi gli stimolanti ampiamente usufruiti dalle truppe nelle due guerre mondiali ma non solo, e dalle popolazioni, dove anfetamine e tranquillanti, legalmente disponibili, erano di consumo comune), le guerre (quelle dell'oppio tra inglesi e cinesi, ad esempio), lo sfruttamento delle guerre stesse per traffici illeciti (Afghanistan, Kosovo etc), sia da parte delle parti belligeranti sul campo che dalle "forze di pace".
Il proibizionismo che consegna alle mafie il controllo dello spaccio (spesso in collusione con le autorità), la diffusione pianificata (suffragata da prove inconfuntabili) per fiaccare i movimenti antagonisti e controculturali, di droghe che provocano dipendenza, l'assenza di politiche statali che le gestissero in maniera adeguata, delegandole a strutture private (vedi, in Italia, San Patrignano).
La 'ndrangheta che passa da mafia locale, rozza e arcaica, a leader dello spaccio con un "fatturato" di 44 miliardi l'anno, radicata ovunque.
Si parla anche delle droghe nello sport, del dark web, nuova svolta nello spaccio, del realismo cocainico e del manicomoio chimico in cui ormai (spesso inconsapevolmente) viviamo ("il vero manicomio oggi sono gli psicofarmaci"), fino alla dipendenza da internet e social ("FOMO, Fear Of Missing Out, paura di restare fuori, di perdere qualcosa se resto lontano dallo schermo dieci minuti").
"Senza uno smartphone collegato 24 ore su 24 alla rete molte persone non sanno più vivere, esattamente come un tossico senza la droga da cui dipende".
Da un chilo di coca pura, a 30.000 euro, si possono ricavare almeno quattro chili di sostanza, venduta al grammo 70/80 euro, moltiplicando l'investimento del grossista di dieci volte. Non c'é altra merce al mondo che garantisca margini di profitto così alti come la cocaina.
E il consumo di sostanze non conosce crisi.
Essendo strumenti tecnologici le sostanze non conoscono qualità morali intrinseche.
Possono essere usate in maniera positiva, per migliorare la qualità della vita e aumentare il nostro potenziale o in maniera negativa, rendendoci schiavi e riducendo il nostro potenziale. Il valore etico e pratico dell'utilizzo di qualsiasi sostanza dipende dal metodo di assunzione ma soprattutto dalla frequenza con cui si assumono.
Bisogna capire se il rapporto tra noi e le sostanze porta benefici o se invece diventa solo un ennesimo fattore di alienazione e autodistruzione.
PIER ADDUCE - Epifania in via Campania
Pier Adduce è musicista (mente dei Guignol), agitatore culturale, attivo in svariati ambiti artistici, ora anche nella scrittura.
"Epifania in via Campania" è un romanzo di formazione (con ampie componenti autobiografiche), dall'infanzia/adolescenza nella periferia milanese degli anni 70 che si trasforma lentamente ma radicalmente in un'altra entità, passando attraverso gli "anni di piombo", quelli dell'eroina e dello spaccio, fino all'età adulta che ridefinisce brutalmente le vite di ognuno. Troviamo innocenza, dramma, ironia e poesia, con un'entità "aliena", la cosiddetta Cosa a dettare i tempi.
Ben scritto, sorta di perfetta sceneggiatura per un film neo realista, veloce e frizzante.
Da leggere.
VISTO
Caterina Caselli. Una vita, cento vite di Renato De Maria
Donna colta, preparata, intelligente, caparbia e determinata.
Avanti sui tempi fin dagli anni Sessanta in cui coglie una serie di indimenticabili successi come cantante, per poi lasciare la carriera, sposare Sugar e costruire un impero discografico, pur costellato da grandi difficoltà e imprevisti, sperimentando (dagli Area a Giuni Russo) e scoprendo talenti milionari (Bocelli su tutti ma accalappiando anche uno come Paolo Conte).
In questo gustosissimo film, CATERINA CASELLI rivive, passo per passo, in prima persona, in modo spontaneo e semplice, una carriera strepitosa, di artista e manager.
Pochi fronzoli, tanto raro materiale di repertorio, taglio semplice e diretto.
Una testimonianza preziosa.
Paolo Conte. Via con me di Giorgio Verdelli
Non ho mai avuto una particolare vicinanza con il PAOLO CONTE cantautore.
Sempre refrattario alla sua piacioneria/ammiccante/da da da tutuu durudù/la milonga/il gezz, il kazoo.
Ma totalmente prono alle incredibili capacità compositive che mi hanno regalato le mie canzoni italiane preferite di sempre come "Azzurro" (la canzone nostrana più bella in assoluto) o "Onda su onda", "Via con me", "Messico e nuvole", "Bartali".
Il film di Verdelli è un'elegia, dovuta e inevitabile, a un genio della musica nostrana, raro esempio di personalità, in grado di mischiare quel jazz "antico" con la musica d'autore, ironia, cultura e mille altre cose.
Un monumento della tradizione artistica italiana.
Piaccia o no.
Scorrono le testimonianze di grandi e meno grandi che ne tessono le lodi, lo stesso Conte parla, commenta e affascina con la sua regalità.
Film da vedere per chi coltiva interesse per la nostra musica e cultura.
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Nel sito www.goodmorninggenova.org curo settimanalmente una rubrica di calcio "minore".
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
IN CANTIERE
E' uscito in tutte le librerie il libro "Soul. La musica dell'anima" per Diarkos.
Qui i dettagli: https://tonyface.blogspot.com/2022/01/antonio-bacciocchi-soul-la-musica.html
Tra un po' di nuovo in pista i Not Moving LTD.
Il 26 marzo esce per Area Pirata l'album "Love Beat" con otto inediti e una cover
Pre Order qui:
https://areapiratarec.bandcamp.com/album/love-beat
GIOVEDÌ 3 MARZO 2022 ALLE ORE 20:00
GALLERY 16 via Nazario Sauro 16 - Bologna
Antonio Tony Face Bacciocchi e Luca Frazzi presentano "SMALL FACES" e "GRAHAM DAY" due titoli usciti per COMETA ROSSA Edizione e distribuiti da HELLNATION Libri.
"Edicola Rock, 50 + 50 riviste musicali italiane” curata da Luca Frazzi con post fazione di Claudio Sorge.
A seguire DjSet by Felice Mata (If the Kids are United/Radio città Fujiko - Bologna City Rockers).
https://www.facebook.com/events/363899852263576
Venerdì 4 marzo a Genova
Teatro della Tosse
Piazza Renato Negri, 6
DALLE ORE 18:30 ALLE 21:30
//Soul, la musica dell'anima\\ presentazione libro con l'autore Antonio Bacciocchi
Presenta Diego Curcio
https://www.facebook.com/events/672114397308498
Etichette:
Il meglio del mese
domenica, febbraio 27, 2022
Classic Rock
Nel nuovo numero di CLASSIC ROCK parlo degli album dei Loop, di Federico Fiumani, dei cofanetti di Redskins, Vapors e Times, del libro "Nudo" di Michael Pergolani e nella rubrica "Opinioni" reputo necessario che la musica vada avanti anche in tempi di lockdown.
Ah, c'è anche un'intervista ai Not Moving LTD e la recensione del nuovo album "Love beat".
Etichette:
I me mine
sabato, febbraio 26, 2022
Testo a Firenze + Soul a Genova + Cometa Rossa a Bologna
Dal 25 al 27 febbraio 2022, alla Stazione Leopolda di Firenze debutta TESTO [Come si diventa un libro], un nuovo evento sull’editoria organizzato da Stazione Leopolda e Pitti Immagine, ideato da Todo Modo, con il patrocinio e la collaborazione di Comune di Firenze, e con il patrocinio di Regione Toscana.
Domenica 27 febbraio
ORE 18:00
CROCODILE ROCK
Storie dal mondo della musica e degli animali
Intervengono Ezio Guaitamacchi, Antonio Bacciocchi e Giancarlo Passarella
SALA BAZLEN
https://testofirenze.it/
https://www.facebook.com/events/1142963903120379
GIOVEDÌ 3 MARZO 2022 ALLE ORE 20:00
GALLERY 16 via Nazario Sauro 16 - Bologna
Antonio Tony Face Bacciocchi e Luca Frazzi presentano "SMALL FACES" e "GRAHAM DAY" due titoli usciti per COMETA ROSSA Edizione e distribuiti da HELLNATION Libri.
"Edicola Rock, 50 + 50 riviste musicali italiane” curata da Luca Frazzi con post fazione di Claudio Sorge.
A seguire DjSet by Felice Mata (If the Kids are United/Radio città Fujiko - Bologna City Rockers).
https://www.facebook.com/events/363899852263576
Venerdì 4 marzo a Genova
Teatro della Tosse
Piazza Renato Negri, 6
DALLE ORE 18:30 ALLE 21:30
//Soul, la musica dell'anima\\ presentazione libro con l'autore Antonio Bacciocchi
Presenta Diego Curcio
https://www.facebook.com/events/672114397308498
Etichette:
I me mine
venerdì, febbraio 25, 2022
Get Back. Dischi da (ri)scoprire
Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back
Speciale THE GODFATHERS
SID PRESLEY EXPERIENCE
Il nucleo da cui nasce la band, attivo un paio di anni tra il 1984 e il 1985.
Del Bartle, chitarra e Kev Murphy, batteria formarono gli Unholy Trinity, mentre i fratelli Peter e Chris Coyne crearono i Godfathers.
All'attivo, oltre a uno stupendo nome evocativo, due singoli: il primo con l'esplosivo garage (punk) rock di "Hup two three four" e lo strumentale "Public enemy number one",i lsecondo con una cover, vicina all'originale, di "Cold Turkey" di John Lennon (sul retro il surf infuocato di "Firewater" degli Atronauts e la Sex Pistolsiana "F for fake" di loro composizione).
Public enemy number one
https://www.youtube.com/watch?v=qLOp8cE5zEw
Hup two three four
https://www.youtube.com/watch?v=OZE1LSjvESM
Cold Turkey
https://www.youtube.com/watch?v=HwGmIUPY3Is
Gli UNHOLY TRINITY regitrarono un mini LP, "Rise the occasion", di sei brani a base di un rock 'n' roll sporco e ruvido con cover di "Bad boy" di Larry Willians (e poiBeatles) e "NSU" dei Cream, prima di sciogliersi.
THE GODFATHERS
Formidabili dal vivo, caratterizzati da un muro sonoro, pochi accordi, una compattezza unica, hanno saputo rendere bene anche in studio con una serie di album (ma soprattutto singoli) di prima grandezza.
Hit By Hit (1986)
L'esordio raccoglie il materiale già pubblicato su tre precedenti singoli e la cover di "Cold turkey" di Lennon.
Una vera e propria bomba rock 'n' roll, con inserti surf e un tiro rhythm and blues con un'attitudine sfacciata, sprezzante, punk, sonorità potenti e compatte.
"Lonely man", "I want everything", "This damnation" sono vere e proprie perle.
I want everything
https://www.youtube.com/watch?v=IeNMuOkOs0g
Birth, School, Work, Death (1988)
Fanno meglio con il primo album vero e proprio.
Undici brani autografi, curati a livello di produzione e perfettamente arrangiati ma violenti, minacciosi, durissimi, arricchiti da melodie vocali di gusto 60's.
"Cause I said so"e "If I only had the time" spiccano su tutto.
Eccellente.
Cause I said so
https://www.youtube.com/watch?v=RsbNN-Pu8zA
Birth, School, Work, Death
https://www.youtube.com/watch?v=QO5dcW0P75M
More songs of love and hate (1989)
Forti di un buon successo dei lavori precedenti ripropongono il loro classico stile e indovinano una hit con l'accattivante singolo "She gives me love" oltre a piazzare la splendida "I'm lost and then I'm found" dal gusto glam e il country punk "Walking talking Johnny Cash blues".
She gives me love
https://www.youtube.com/watch?v=qHdCo9YXTOs
Unreal World (1991)
The Godfathers (The Orange album)(1993)
Afterlife (1995)
La band incomincia a perdersi un po' per strada.
Meno duro, indulge in ballate quasi pop e brani dalle influenze psichedeliche "Unreal World", mentre tornano a guardare al passato più ruvido i successivi "Orange album" e "Afterlife" che non ritrovano però la verve degli esordi e suonano un po' stanchi e risaputi, pur se sempre di buona qualità.
Unreal World
https://www.youtube.com/watch?v=g5wf34vIMuQ
JukeBox Fury (2013)
A Big Bad Beautiful Noise (2017)
Sciolto il gruppo nel 2000, tornati insieme dal vivo nel 2008, si ripropongono con un nuovo album 5 anni dopo che nulla aggiunge artisticamente. Meglio quello successivo del 2017, pur se ormai con il solo cantante Peter Coyne della line up originale, sempre attestato su un massiccio punk pop rock.
Nel 2019 ha licenziato la band ed è ripartito con una nuova line up con cui pubblicherà un nuovo album in aprile.
Etichette:
Get Back
giovedì, febbraio 24, 2022
Pablito El Drito - Lo spettro della droga
"Tutte le cose sono veleno, niente è senza veleno e solo la dose fa si che una cosa non sia veleno"
Paracelso
Ogni cultura o civiltà ha le sue droghe socialmente accettate: la nostra le definisce farmaci oppure le considera piaceri/vizi tutto sommato accettabili (alcol, caffé, tabacco) soprattutto perché sono compatibili con i ritmi della produzione e con la possibilità dello stato di tassarli.
Pablito El Drito scrive un libro IMPORTANTE, ESSENZIALE, in cui ci apre le porte della percezione di ciò che è l'uso e la storia delle SOSTANZE.
In modo circostanziato, con cifre, riferimenti, date, dati.
Senza giudizi personali, illazioni, direzioni ideologiche.
Qui c'è la storia con tutti i suoi perché, le connessioni politiche e sociali, le contestualizzazioni temporali, le statistiche.
Soprattutto le lucide considerazioni.
La "droga" non è un fatto che riguarda solo chi le usa o i trafficanti.
Il destino dei paesi avanzati è legato indissolubilmente a quello dei paesi produttori.
In alcuni di questi le sostanze ufficialmente vietate sono ormai un mezzo di sussistenza fondamentale...la massa di danaro immessa nel circuito dai narcos ha contribuito in maniera decisiva all'uscita dalla spirale della crisi finanziaria (in Colombia nello specifico ma in tanti altri paesi).
Il traffico di droga potrebbe essere l'unica industria in espansione con poca o zero disoccupazione.
I proventi vengono reinvestiti solo parzialmente in attività illecite.
Il resto viene immesso nell'economia legale con il riciclaggio.
Il libro mette in luce l'uso e abuso delle varie sostanze nel corso delle epoche più recenti, vedi gli stimolanti ampiamente usufruiti dalle truppe nelle due guerre mondiali ma non solo, e dalle popolazioni, dove anfetamine e tranquillanti, legalmente disponibili, erano di consumo comune), le guerre (quelle dell'oppio tra inglesi e cinesi, ad esempio), lo sfruttamento delle guerre stesse per traffici illeciti (Afghanistan, Kosovo etc), sia da parte delle parti belligeranti sul campo che dalle "forze di pace".
Il proibizionismo che consegna alle mafie il controllo dello spaccio (spesso in collusione con le autorità), la diffusione pianificata (suffragata da prove inconfutabili) per fiaccare i movimenti antagonisti e controculturali, di droghe che provocano dipendenza, l'assenza di politiche statali che le gestissero in maniera adeguata, delegandole a strutture private (vedi, in Italia, San Patrignano).
La 'ndrangheta che passa da mafia locale, rozza e arcaica, a leader dello spaccio con un "fatturato" di 44 miliardi l'anno, radicata ovunque.
Si parla anche delle droghe nello sport, del dark web, nuova svolta nello spaccio, del realismo cocainico e del manicomio chimico in cui ormai (spesso inconsapevolmente) viviamo ("il vero manicomio oggi sono gli psicofarmaci"), fino alla dipendenza da internet e social ("FOMO, Fear Of Missing Out, paura di restare fuori, di perdere qualcosa se resto lontano dallo schermo dieci minuti").
"Senza uno smartphone collegato 24 ore su 24 alla rete molte persone non sanno più vivere, esattamente come un tossico senza la droga da cui dipende".
Da un chilo di coca pura, a 30.000 euro, si possono ricavare almeno quattro chili di sostanza, venduta al grammo 70/80 euro, moltiplicando l'investimento del grossista di dieci volte.
Non c'é altra merce al mondo che garantisca margini di profitto così alti come la cocaina.
E il consumo di sostanze non conosce crisi.
Essendo strumenti tecnologici le sostanze non conoscono qualità morali intrinseche.
Possono essere usate in maniera positiva, per migliorare la qualità della vita e aumentare il nostro potenziale o in maniera negativa, rendendoci schiavi e riducendo il nostro potenziale.
Il valore etico e pratico dell'utilizzo di qualsiasi sostanza dipende dal metodo di assunzione ma soprattutto dalla frequenza con cui si assumono.
Bisogna capire se il rapporto tra noi e le sostanze porta benefici o se invece diventa solo un ennesimo fattore di alienazione e autodistruzione.
Pablito El Drito
Lo spettro della droga
Agenzia X
260 pagine
15 euro
Etichette:
Libri
mercoledì, febbraio 23, 2022
Dorella Du Fontaine - Jimi Hendrix, Lightin Rod/Last Poets, Buddy Miles
Registrato nel novembre 1969 all'Electric Ladyland di New York, l'oscuro "Doriella Du Fontaine" è probabilmente il primo brano RAP registrato.
Alla chitarra JIMI HENDRIX, alla batteria BUDDY MILES, alla voce Lightin Rod (nato Lawrence Padilla poi conosciuto con il nome di JALAL Mansur Nuriddin), fondatore dei LAST POETS.
Jimi Hendrix era rimasto affascinato dall'ascolto in anteprima dell'album d'esordio dei Last Poets e volle improvvisare con Jalal qualcosa nel suo studio.
Un groove funk su cui si sviluppa un racconto orale su miss Fontaine, in cui la terminologia, in slang New Yorkese dell'epoca, non risparmia volgarità e doppi sensi, parlando esplicitamente di sesso e droga.
All'Hammond sempre Buddy Miles.
Hendrix cercava nuovi orizzonti per contaminare la sua musica, guardando al funk, a Miles, a tutte le nuove forme musicali.
Successivamente è stata adombrata l'ipotesi che Jalal avesse sovrainciso la sua voce solo 4 anni dopo ma dall'ascolto sembra abbastanza improbabile.
https://www.youtube.com/watch?v=Y-dqxV5ryuw
I was standing on the corner in the middle of the square,
Tryin’ to make me some arrangements to get some of that dynamite reefer there.
Now, I was already high, and dressed very fly, just standin’ on the corner watchin’ all the fine hoes.
When up drove my main man Vann in his super ninety-eight olds.
Now as Vann stepped out the cat, he looked about to me, and began to speak,
When with a sexy stride, out from the other side, stepped this real fine freak.
Now she wore a black chemise dress which was considered to be one of the very best.
Her hair was glossy black and eyes a deep sea green-blue,
And her skin was a boss dark hue.
Man! She was some kind of fine!
Now, as I spoke to Vann, and I shook his hand, and I asked him “Was that his honey?”
Without no jive, this was the dude’s reply,
“Like she’s anybody’s who wants to make some money.”
He said “She’s really down and known all around as Miss Doriella Du Fontaine.
She plays her sick mind and she’s slick, and she’s one of the best in the game.
This girl was no jerk cause I’ve seen her work, she’s nice and she can use her head.
And she’s good with her crack from a long way’s back, and she’s done made me a whole lot of bread.”
Now, Vann was sporting a Panama Straw,
had a Corona-el-producto stuck out the side of his jaw.
He wore a beige silk suit that looked real silky,
He was dressed to make Rockefeller feel guilty.
Now I was dressed, I must confess, although I couldn’t compare with Vann,
It’s not that his taste is better than mine, it’s just that he’s the big money man.
“Hey, fellas,” Doriella said,
“I’m as starving as can be. How about a bite to eat?”
So we all agreed on a fabulous feed, down at the Waldorf up on the big street
Now the Waldorf was glowing in bright neon light, although this was my first flight,
We were all clean as the board of health.
Three players, that’s true, in rainbows of blue, and we painted a picture of wealth.
Now as we were dining, Vann started unwinding, and he began to run his mouth off to me.
But as we left, I dug his woman, Miss Du Fontaine, was steadily pinning on me
“Hey fellow,” Doriella said,
“Since we met I’m glad,
So here’s the address to my pad.”
So next Saturday I got real fly, and I went to see Miss Du Fontaine.
I stopped off at my main man Joe, this dude deals with snow, and I copped me some cocaine.
Now as I got to her pad, Jimi it was some kind of bad!
It was really a bar set.
She had a 5-inch carpet, which was limited in a market
Somewhere from the far-East Orient.
The hi-fi was sailin’ and I wasn’t failing, but I just couldn’t rap to this queen.
She dug my feet was cold and took a tight hold and gave me some pot, Chicago Green.
She said, “You be my man and together we’ll trick the land, and I’ll be your true-blue bitch,
and although you’ll have to show me to those other squares, like I’ll take their dough and make you rich.”
Now you know where I’m at!
I really went for that.
And I put this fine hoe in her bed.
Me and this queen made love supreme, and I flipped when she gave me some head.
Now, next Saturday around one, we was out having fun, at the club known as the Island of Joy,
When in walked Dixie Fair, Drugstore millionaire, International playboy.
“Hey, fella,” Dixie said,
“Who’s that fine model in red?
Why I’ll give you a fee, if you introduce her to me.”
So I did, and my woman, D, she did the rest.
Now, Next morning in bed,
“Of course honey,’ she said,
“I can take Dixie out for all his bread.”
v “But like you got to wait patiently, like a hustler on the sunny lands of New Mexico.
Because I don’t want you around when I take off this clown, and I get him hung up in my den.
But when I pull through, baby I’ll come straight to you, and you’ll never have to hustle again.”
So the next morning, I jumped in my $500 dollar grey silk vine
I downed me a pint of ice cold wine
I snatched my black bank book, and I made reservations on TWA airline.
Now, my stay wasn’t bad.
I had a fabulous pad.
I pulled plenty of fabulous hoes.
I pulled Miss Carmen Vista, who was huge in the Keister, and first cousin to Mexicali Rose.
Now, the climate was hot, and there was plenty of pot, and the tequila’s were dynamite.
As I laid my shot on top of Carmen’s back, and she was on her knees all night.
Now one morning,
As I patiently waited, I got a telegram that stated,
It said, “Papa daddy, I made a real grand slam.
I’m on my way. TWA.
Comet’ number 3.
I’ll be in New Mexico by four, I can’t say no more.
Love, your fine woman D”
Carmen then gave me a bath in ice cold milk, and I jumped in my $500 dollar grey silk,
and downed me a pint of ice-cold wine,
when I dug the New York news, that shook me in my shoes with its bold daring headline…
It said, “Bulletin: Last night, Dixie Fair… drug store millionaire, committed suicide…
Left all his fame to Miss Du Fontaine, stated to be his bride.”
So Jim, I made a beeline on down to the airport, just in time to hear the announcer say,
“Attention in the lobby, Attention in Lobby:
Relatives and friends of passengers on Comet’ number 3,
Wait no longer, for in fate’s cruel hands, the good Comet has crashed off the coast known as Chili Sands
But wait! The rescuers said that there was a woman alive!
Age 25…
Hair glossy black…
Eyes a deep sea green-blue,
Skin a boss dark hue.
She said she was on her way to her fine man in grey, stated to be his bride.
She would have been his true-blue bitch, and would’ve made him rich,
but Jim she coughed up blood and died.”
Oh lord! That hurt me blue!
But I pulled through, like all damned stud’s do,
But I know I’ll never be the same.
Cause there’ll never be another Miss Doriella Du Fontaine.
That’s her name, Miss Du Fontaine.
That’s her name, Miss Du Fontaine…
Etichette:
Songs
martedì, febbraio 22, 2022
Musica e oltraggio
Riprendo l'articolo scritto domenica per "Libertà".
Ormai musealizzato, omogeneizzato e reso innocuo, il rock conserva solo il lontano ricordo di quando era oltraggioso, scuoteva menti e anime e veniva additato come pericolo per la società. La provocazione, talvolta casuale o fine a sé stessa, era presa spesso molto sul serio, stigmatizzata e pubblicizzata dai media compiacenti e alla ricerca del titolo ad effetto, rivolgendosi a un pubblico ancora molto naif e poco preparato a filtrare il reale spessore dell'avvenimento.
Basti pensare al movimento del bacino di Elvis Presley che alla fine degli anni Cinquanta suscitò non pochi sussulti e rimbrotti da parte dei benpensanti ma non solo.
Tanto che nelle esibizioni televisive veniva rigorosamente inquadrato dalla cintola in su.
Il suo manager, il Colonnello Parker, decise di mettere a frutto la sua crescente popolarità, evitando ogni tipo di connessione con potenziali aspetti negativi della sua immagine. Elvis si ripulì velocemente, divenne il classico bravo ragazzo americano, andò a militare, incominciò a cantare sdolcinate canzoni d'amore, a interpretare sciocchi film, potendo continuare a coltivare in privato gli eccessi che lo portarono successivamente a una morte precoce.
Perfino i composti e sorridenti Beatles degli esordi furono additati a pericolo pubblico, a causa dei capelli lunghi e di un comportamento giudicato troppo poco rispettoso dei canoni tradizionali.
E pensare che fino a pochi anni prima, come da loro stessi ammesso, negli anni in cui suonavano otto ore al giorno nei locali più malfamati di Amburgo, andavano avanti a birra e anfetamine per reggere il ritmo.
Poi ci pensò il rude proletario John Lennon, già nel 1963, a gettare ancora più benzina sul fuoco. Durante un concerto, il 4 novembre, di fronte alla regina Elisabetta, la regina madre e la principessa Elisabetta, introdusse il brano finale, “Twist and shout”. chiedendo un aiuto al pubblico:
“Quelli nei posti più economici possono battere le mani, il resto di voi può far tintinnare i suoi gioielli”.
In realtà pare che l'intenzione di John fosse quella di far precedere la parola “gioielli” con un esaustivo e volgare “fuckin” ma venne, a fatica, dissuaso da Paul e dal manager Brian Epstein a lasciar perdere.
Nel 1966 replicò dichiarando che i Beatles erano, in quel momento, più famosi di Gesù Cristo, all'interno di un discorso più complesso sulla decadenza del potere della religione.
Si scatenò un putiferio, in America i gruppi fondamentalisti bruciarono i loro dischi, molte radio non li suonarono più, i paesi fascisti (SudAfrica e Spagna per primi) li esclusero totalmente dalle trasmissioni e non bastarono le parole ironiche di Brian Epstein, “Per bruciare i loro dischi devono prima comprarli”, per placare gli animi. Intervenne anche il Vaticano e la tensione continuò a salire fino a quando alla vigilia del tour americano del 1966 John, riluttante e contrariato, fece una dichiarazione di scuse.
Successivamente la band fu al centro di numerose altre polemiche, proprio a causa di una popolarità talmente vasta che qualsiasi parola veniva immediatamente riverberata in ogni modo possibile.
Per parlare dei Rolling Stones e delle loro scandalose abitudini non basterebbe un libro (e ne sono stati scritti in abbondanza al proposito). Dalle avventure sessuali di Jagger, in particolare, alle dipendenze di Keith Richards, che non ha mai lesinato particolari scabrosi tanto quanto sinceri, sulle varie modalità di assunzione, disintossicazioni, ricadute, fino alle infinite notti trascorse con ogni tipo di eccesso, non c'è spazio per l'immaginazione.
Qualsiasi cosa possiamo supporre, loro l'hanno fatta.
Restando agli albori del rock 'n' roll il grande pianista Jerry Lee Lewis, lanciato sull'onda di un successo planetario, si ritrovò la carriera distrutta dopo aver candidamente ammesso, nel 1958, di essersi appena sposato con la sua prima cugina, Myra Gale Brown.
Il problema era l'età della moglie, appena tredicenne.
Una volta dichiaratolo alla stampa, i suoi dischi vennero messi al bando e fu escluso per una ventina di anni dal giro concertistico e discografico, cosa che ne minò seriamente e quasi definitivamente la vita artistica. Anche perché era contemporaneamente sposato con un'altra donna.
Dopo dieci anni il legame con Myra finì tristemente a causa dell'alcolismo e l'infedeltà di Lewis, Scoperta da un investigatore privato che poco dopo diventò il nuovo marito di Myra.
E' risaputo che la vita da rockstar, almeno un tempo, attira facilmente frotte di donne e/o uomini nel proprio letto, dopo i concerti, ma non solo.
Il bassista dei Kiss, Gene Simmons, per non sbagliarsi e non dimenticarne qualcuna, ha collezionato le foto, scattate da lui, delle 4.000 donne che lo hanno reso meno solo dopo le sue esibizioni.
Jim Morrison fu il faro mediatico che portò i suoi Doors al successo.
Band straordinaria da un punto di vista artistico e compositivo, ebbe però la consacrazione eterna grazie alla capacità scenica del suo cantante.
Che però si immedesimò progressivamente troppo nel suo ruolo di guida spirituale sciamanica, sex symbol, provocatore e, soprattutto a causa del crescente abuso di alcol e droghe, finì per trasformare le sue esibizioni in happening talvolta semplicemente imbarazzanti.
Causando anche parecchie fratture all'interno del gruppo che auspicava una carriera soprattutto musicale invece che una costante attenzione sulle bizzarrie di Jim, a causa delle quali venne anche arrestato sul palco a Miami.
Più figurata la provocazione di Jimi Hendrix al Festival di Woodstock dove eseguì l'inno americano con la chitarra distorta, inserendo nella melodia suoni che richiamavano i bombardamenti che proprio in quel momento distruggevano il Vietnam.
Gli Who trovarono notorietà grazie a brani strepitosi ma anche distruggendo sistematicamente gli strumenti alla fine di ogni concerto. Senza contare l'usanza del batterista Keith Moon, di distruggere le camere d'albergo, tra le altre cose.
Iggy Pop è stato un maestro dell'oltraggio, fin dalla fine degli anni Sessanta, in cui si spogliava sul palco, si tagliava, si faceva male, sanguinava, introducendo un'usanza che diventerà diffusa nel punk, dalla metà degli anni Settanta in poi, con modalità spesso estreme, aggressive, violente.
Per chi non lo consosce è indescrivibile quello che faceva GG Allin (a cui queste pagine hanno dedicato spazio in passato). Lascio alla vostra curiosità andarne a reperire la storia.
In Italia il punk arrivò defilato e malamente compreso ma creò qualche episodio che vale la pena di ricordare, soprattuto il celebre episodio che vide protagonista il cantante dei Krisma, Maurizio Arcieri, che ti tagliò malamente un dito durante un concerto, spruzzando sangue ovunque, facendo la gioia dei giornali scandalistici e non.
Meglio di tutti fecero gli Skiantos di Bologna che, alla fine degli anni Settanta, si presentavano sul palco lanciando ortaggi e non solo all'attonito pubblico serioso dei tempi, provocando reazioni violente e inconsulte.
Al concerto per Demetrio Stratos a Milano non suonarono una nota ma recitarono poesie futuriste, in un altro caso salirono sul palco e si cucinarono una pentola di spaghetti, prima di andarsene di fronte a una platea esterefatta.
Le provocazioni sono state talvolta involontarie ma hanno fruttato l'inizio del successo e della popolarità. Alla fine degli anni Sessanta lo sconosciuto rocker Alice Cooper suonò in un festival in America. Improvvisamente saltò su un palco una gallina che Alice pensò bene di lanciare verso il pubblico, pensando che sarebbe volata via.
Peccato che, invece, come è naturale, dopo pochi secondi atterrò in platea. Che se la contese in modo selvaggio, facendola a pezzi, rilanciati sul palco tra l'orrore dei musicisti.
Il giorno dopo la notizia si diffuse sui media e Alice preparò un comunicato di scuse. Ma fu dissuaso da Frank Zappa, che di provocazioni se ne intendeva, che lo consigliò di non dire nulla.
In breve tempo i suoi concerti si riempirono di persone che si attendevano altre bizzarrie o volatili fatti a pezzi. La band divenne famosa e Cooper sfruttò la sua immagine proponendo show con pitoni e altri animali sul palco.
Come scritto all'inizio, buona parte di questi “oltraggi” ai nostri giorni fanno sorridere e il gusto per la provocazione non è più sinonimo di atteggiamento antagonista ma solo un mezzuccio per un quarto d'ora di celebrità (come predisse Andy Warhol), vedi le recenti pagliacciate Sanremesi.
Probabilmente anche perché le problematiche attuali inducono ad altre preoccupazioni rispetto a qualche nudità o dichiarazione sopra le righe.
Etichette:
Di cosa parliamo quando parliamo di musica
lunedì, febbraio 21, 2022
Negozi di strumenti musicali a New York
Prosegue la rubrica TALES FROM NEW YORK.
L'amico WHITE SEED è da tempo residente nella Big Apple e ci delizierà con una serie di brevi reportage su quanto accade in ambito sociale, musicale, "underground", da quelle parti, allegando sue foto.
Le precedenti puntate sono qui:
Negozi di dischi:
https://tonyface.blogspot.com/2022/01/negozi-di-dischi-new-york-rebel-rouser.html
Marijuana a New York:
https://tonyface.blogspot.com/2022/01/marijuana-new-york.html
I locali di New York:
https://tonyface.blogspot.com/2022/01/i-locali-di-new-york.html
New York for Free
https://tonyface.blogspot.com/2022/01/new-york-for-free.html
Sid Vicious a new York
https://tonyface.blogspot.com/2022/02/sid-vicious-new-york.html
Topi a New York
https://tonyface.blogspot.com/2022/02/topi-new-york.html
Fentanyl
https://tonyface.blogspot.com/2022/02/fentanyl.html
Foto di Southside Guitars, Retro Fret, Chelsea Guitars.
Per gli amanti dei vari strumenti musicali New York City non offre tantissimi negozi come in altre citta' americane.
I negozi belli sono pochi e con prezzi molto alti.
Qui una lista dei migliori della citta':
Southside Guitars
(303 Grand Street. Brooklyn)
Il migliore a Brooklyn solo chitarre, bassi, amplificatori e pedali.
Molto fornito con modelli molto interessanti e tutti rigorosamente vintage.
Chelsea Guitars
(224 West 23rd Street. Manhattan)
Piccolissimo negozio al lato del Chelsea Hotel, in Manatthan il piu' interessante anche se non molto fornito.
Chitarre, bassi e amplificatori difficili da trovare, tutto materiale vintage.
Main Drag Music
(50 South 1 Street. Brooklyn)
Bel negozio, non moltissime chitarra ma con un'ampia proposta di synth, organi e amplificatori.
Retro Fret
(87 Luquer Street. Brooklyn)
Bel negozio molto fornito di chitarra, bassi, amplificatori vintage ma in particolare un ottimo reparto di vecchissime chitarre acustiche.
Steve Maxwell Vintage & Custom Drums
(242 W. 30th Street. Manhattan)
Negozio solo per batteristi, un piccolo museo con batterie rarissime, tutte di fascia molto alta.
Rudy's Music Soho
(461 Broome Street. Manhattan)
Nuovo e usato per la maggior parte chitarra, bassi e amplificatori.
v Guitar Center
(25 West 14th Street. Manhattan)
(139 Flatbush Ave. Brooklyn)
Una sorta di Lucky Music con piu punti vendita, prezzi molto bassi e si trova di tutto chitarre, bassi, batterie, tastiere ecc ecc.
Prodotti nuovi con pochissimi usato.
v Se lustrarvi gli occhi non basta e trovate i prezzi inraggiungibili per le vostre tasche si puo' tramite il web cercare qualche strumento su siti di compravendita (Craigslist) che permettono a volte di fare qualche affare abbassando un pochino il prezzo.
Etichette:
Tales from New York
sabato, febbraio 19, 2022
Not Moving LTD - Love Beat
Dal 26 marzo il nuovo (primo) album dei NOT MOVING LTD, "Love Beat".
Otto inediti e una cover.
Pubblica: Area Pirata Records.
https://www.facebook.com/areapirata
Copertina di Marco Botti.
Segui i Not Moving LTD qui:
https://www.facebook.com/profile.php?id=100051397366697
Etichette:
I me mine
venerdì, febbraio 18, 2022
Paolo Conte, Via con me di Giorgio Verdelli
Non ho mai avuto una particolare vicinanza con il PAOLO CONTE cantautore.
Sempre refrattario alla sua piacioneria/ammiccante/da da da tutuu durudù/la milonga/il gezz, il kazoo.
Ma totalmente prono alle incredibili capacità compositive che mi hanno regalato le mie canzoni italiane preferite di sempre come "Azzurro" (la canzone nostrana più bella in assoluto) o "Onda su onda", "Via con me", "Messico e nuvole", "Bartali".
Il film di Verdelli è un'elegia, dovuta e inevitabile, a un genio della musica nostrana, raro esempio di personalità, in grado di mischiare quel jazz "antico" con la musica d'autore, ironia, cultura e mille altre cose.
Un monumento della tradizione artistica italiana.
Piaccia o no.
Scorrono le testimonianze di grandi e meno grandi che ne tessono le lodi, lo stesso Conte parla, commenta e affascina con la sua regalità.
Film da vedere per chi coltiva interesse per la nostra musica e cultura.
Etichette:
Film
giovedì, febbraio 17, 2022
Eddie Piller Presents British Mod Sounds of the 1960s
EDDIE PILLER è uno dei personaggi più influenti nella storia dell'epopea mod.
Dalla fanzine "Extraordinary sensations" al ruolo di fondatore della Acid Jazz, a una proficua carriera da DJ, si è dedicato negli ultimi anni a realizzare eccellenti compilation (anche con Martin Freeman) che hanno circoscritto sempre meglio il concetto di "Musica Mod".
In questo nuovo quadruplo CD scava nei profondissimi 60's, pescando 100 brani di band che affollavano i locali frequentati dai mod e che proprio dalla scena prendevano spunto per la loro musica.
Si spazia da nomi noti come High Numbers, Small Faces, Kinks, Spencer Davis Group, Yardbirds, Action, Creation, Fleurs de Lys, George Fame, PP Arnold con gli Small Faces (scegliendo però sempre brani particolari e mai scontati) a oscuri e perduti protagonisti di brevi apparizioni.
In alcuni casi proponendo anche inediti o brani introvabili.
In mezzo i primi passi di Rod Stewart, dei John's Children di Marc Bolan, David Bowie, i Bluesology di Elton John, i Rockin Vickers di Lemmy, futuro Motorhead, gli Episode Six di Ian Gillan e Roger Glover futuri Deep Purple, gli Spectres di Francis Rossi (poi negli Status Quo) che riprendono "I' ain't got nothin yet" dei Blues Magoos.
E poi i Dog Soul che suonano "Big bird" (ripresa poi dai Jam) con Jim Rodford poi con Argent, Kinks e Zombies o il duetto tra Rod Stewart e PP Arnold.
La lista è lunga, la musica sempre godibilissima (prevalentemente circoscritta a un ruvido rhythm and blues, beat, alcune prime influenze psichedeliche), l'ascolto ovviamente travolgente.
Tracklist
The High Numbers – ‘I’m The Face’
The Bo Street Runners – ‘Bo Street Runner’
Cyril Davies & His R&B Allstars – ‘Country Line Special’
Tom Jones – ‘Chills And Fever’
John Mayall & The Blues Breakers – ‘Crawling Up A Hill’
The Koobas – ‘You Better Make Up Your Mind’
John’s Children – ‘Desdemona’
Shyster – ‘Tick Tock’
Billie Davis – ‘Wasn’t It You’
The Hollies – ‘Bus Stop’
All Night Workers – ‘Tell Daddy’
Kenny Lynch – ‘What Am I To You’
The Frays – ‘My Babe’
The Shots – ‘Keep A Hold Of What You Got’
Mike Stevens & The Shevelles – ‘The Go-Go Train’
P. Arnold – ‘(If You Think You’re) Groovy’
Dusty Springfield – ‘Little By Little’
The Poets – ‘Wooden Spoon’
The Muleskinners – ‘Backdoor Man’
Jimmy Winston & His Reflections – ‘Sorry She’s Mine’
Rod Stewart – ‘Good Morning Little Schoolgirl’
The Yardbirds – ‘Over Under Sideways Down’
Bluesology – ‘Come Back Baby’
James Royal – ‘A Little Bit Of Rain’
The Rocking Vicars – ‘It’s Alright’
The Fleur De Lys – ‘Circles’
David Bowie – ‘Can’t Help Thinking About Me’
Georgie Fame & The Blue Flames – ‘Sweet Thing’
Small Faces – ‘Don’t Burst My Bubble’
Tony And Tandy – ‘Two Can Make It Together’
Jimmy James & The Vagabonds – ‘Ain’t No Big Thing’
Episode Six – ‘Put Yourself In My Place’
Geno Washington & The Ram Jam Band – ‘Michael (The Lover)’
Dog Soul – ‘Big Bird’
The Organisers – ‘The Organiser’ (feat. Harold Smart)
Rod Stewart & P.P. Arnold – ‘Come Home Baby’
Wynder K. Frog – ‘Henry’s Panter’
The Alan Bown Set – ‘Emergency 999’
The Soul Agents – ‘Seventh Son’
Timebox – ‘Soul Sauce’
Harold McNair – ‘The Hipster’
The Spencer Davis Group – ‘High Time Baby’
The Zombies – ‘Gotta Get A Hold Of Myself’
Manfred Mann – ‘Don’t Ask Me What I Say’
The Top Six – ‘I’m A Man’
Love Affair – ‘Everlasting Love’
Madeline Bell – ‘Picture Me Gone’
Cliff Bennett & The Rebel Rousers – ‘Good Times’
The Beazers – ‘Blue Beat’
The Penny Blacks – ‘I’m Coming Home To You’
The Syndicats – ‘Crawdaddy Simone’
The Attack – ‘Magic In The Air’
The Kinks – ‘She’s Got Everything’
The Clique – ‘Ooh Poo Pah Doo’
The Truth – ‘Who’s Wrong’
The Artwoods – ‘I Take What I Want’
The Creation – ‘Makin’ Time’
The Sorrows – ‘Take A Heart’
The meddyEvils – ‘Ma’s Place’
The Birds – ‘How Can It Be’
The Eyes – ‘I’m Rowed Out’
The Sneekers – ‘Bald Headed Woman’
The Untamed – ‘My Baby Has Gone’
The Quik – ‘Bert’s Apple Crumble’
The Move – ‘You’re The One I Need’
The Mark Four – ‘I’m Leaving’
The Gods – ‘Garage Man’
Waygood Ellis – ‘I Like What I’m Trying To Do’
The Nocturnes – ‘Hay, That’s What Horses Eat’
The Mojos – ‘Everything’s Alright’
The Wards Of Court – ‘How You Can Say One Thing’
Platform Six – ‘Money Will Not Mean A Thing’
The Silence – ‘Down Down’
Apostolic Intervention – ‘Madame Garcia’
The Deejays – ‘Black Eyed Woman’
The Action – ‘Never Ever’
The Carnaby – ‘Jump And Dance’
The Riot Squad – ‘Anytime’
The Spectres – ‘(We Ain’t Got) Nothin’ Yet’
The Mike Cotton Sound – ‘Soul Serenade’
Sharon Tandy – ‘Hold On’
Quiet Melon – ‘Engine 4444’
Ossie Layne Show – ‘Midnight Hour’
Dave And The Diamonds – ‘Think About Love’
Fearns Brass Foundry – ‘Don’t Change It’
Simon Dupree & The Big Sound – ‘Reservations’
The Habits – ‘Elbow Baby’
Maxine – ‘A Love I Believe In’
The Blue Rondos – ‘Baby I Go For You’
The Mindbenders – ‘The Morning After’
The Shapes Of Things – ‘Striving’
Wainwright’s Gentlemen – ‘And That’s Just Like Me’
The Richard Kent Style – ‘I’m Out’
Sean Buckley & The Breadcrumbs – ‘No Matter How You Slice It’
The Afex – ‘She’s Got The Time’
Syd’s Crowd – ‘Times Are Good Babe’
Tony Colton – ‘Further On Down The Track’
The Troop – ‘You’ll Call My Name’
Razor – ‘It’s A Hard Way But It’s My Way’
Dave Anthony’s Moods – ‘New Directions’
Etichette:
Dischi,
Mod,
Mod Heroes
mercoledì, febbraio 16, 2022
Union St. Gilloise - Grande passato e presente
ALBERTO GALLETTI ci porta a conoscenza di una grande realtà calcistica.
(GRANDE) PASSATO E PRESENTE: UNION ST. GILLOISE
Allora, dov'eravamo rimasti?
Ah si, agenda Guerinetto primi anni '80, devono essercene ancora qualcuna in cantina a casa dei miei.
Il primo mezzo di conoscenza enciclopedica sul calcio che mi sia mai capitato in mano.
In realtà un'agendina, conteneva comunque dati preziosi: Albo d'oro di tutti i campionati europei, nome e capienza dello stadio nazionale e dei tre stadi più capienti per ogni nazione.
Indirizzi, vincitore dell'ultimo campionato e dell'ultima coppa. E purtroppo un germe che mi si insinuò nel cervello, evidentemente già bacato, e lo compromise per sempre.
Un nome, nella lista dei vincitori del campionato belga Union St. Gilloise, spiccava fuori per undici volte scritto in mezzo ad altri nomi più corti.
Ma se quasi tutti i nomi erano ancora presenti in classifica quando li si leggeva il martedì sera dopo il pellegrinaggio all'edicola per accaparrarsi il numero settimanale del Guerino, questo nome qui non risultava più da nessuna parte.
I vincitori del campionato belga erano tutti nomi gloriosi, persino i più recenti.
Un solo caso di fusione, flagello che sconquasserà irrimediabilmente e per sempre il panorama belga negli anni a venire, che tolse di mezzo, tra gli altri, due dei nomi più importanti del panorama della capitale, Daring Club e Racing White, confluite nel 1973 nel RWD Molenbeek.
Incredibilmente vinsero il campionato subito, nel 1974/75.
Molto meno incredibilmente, essendo la fusione dettata da motivi economici causa il basso numero di spettatori di entrambi i club pre-esistenti, il frutto di tale fusione non raggiunse i giorni nostri avendo fatto bancarotta all'alba del nuovo millennio nel 2002.
Nel frattempo riuscirono a cancellare il Numero di Matricola 2 di affiliazione alla Federazione Belga portato in dote dal glorioso Daring Club.
Scusate la digressione, ma davvero non riesco a trattenermi quando si va su questo argomento.
Tornando all' Union St. Gilloise, trovai i colori, forse su un catalogo Subbuteo, poster apribile, che ancora conservavo.
Maglia gialla, calzoncini blu, n.47 mi par di ricordare, il Modena, nient'altro.
Ha passato quasi per intero gli ultimi trentacinque anni in terza divisione, campionato difficile da rintracciare nel era pre-internet.
Tre anni fa mi accorsi che giocavano in Serie B.
Wow!
Andai a controllare, nessuna fusione, Numero di Matricola intatto: 10.
Lo stadio, leggendario, sempre quello. Wow!
Il Club fu fondato nel 1897, quarto più vecchio in Belgio, nel quartiere di St. Gilles a sud del centro di Bruxelles.
Ivi giocò in diversi campi, il primo dove ora sorge il municipio, poi un' altro adiacente al vecchio velodromo nel Bois de La Cambre.
A differenza degli altri club dell'epoca fondati e composti in stragrande maggioranza da espatriati britannici altolocati, l'Union St. Gilloise era composta da ragazzi del posto delle classi più basse.
A differenza di quei club la squadra giocava un calcio rude fatto di corsa, lotta e agonismo che varrà loro il soprannome di Apaches e il disprezzo dei suddetti espatriati britannici che li vedevano come cenciosi.
Si presentavano infatti sovente con divise di fortuna, in quei primi anni giocarono anche in bianco-nero avendo comprato una muta di maglie (e alcuni palloni) usati dal Racing Club. Ma in barba ai signorini eleganti e vestiti di tutto punto vinsero sette titoli belgi tra il 1904 e il 1913.
Nel 1920, al termine delle Olimpiadi di Anversa, uno stadio, posto sul limitare del Parc Duden a Forest, e al tempo dotato di una sola modesta tribuna in legno divenne disponibile dopo avervi disputato tre gare della rassegna. Stadio Joseph Marien.
L' Union St. Gilloise attraversò il quartiere e vi si stabilì.
A dir la verità aveva già inaugurato il campo il 14 settembre 1919 con l'amichevole vinta, 3-2, contro il Milan.
Essendo la squadra più titolata del paese, i dirigenti partirono tosto con piani di miglioramento e sviluppo dell'impianto.
Nel 1922 furono inaugurate la clubhouse e la tribuna principale.
Nel 1922/23 giunse l'ottavo titolo, il primo nel nuovo impianto.
Nel 1926, su progetto dell' architetto Albert Callewaert fu completato il restyling della tribuna, un piccolo capolavoro di architettura del genere che pose lo stadio, o perlomeno la tribuna, al livello dei grandi capolavori britannici di Archibald Leitch al Villa Park (Trinity Road Stand), Craven Cottage (Stevenage Road Stand), Ibrox (Edmiston Drive Stand) e della facciata art-deco di Highbury.
La facciata in mattoni a vista fu completata con inserti e bassorilievi marmorei opera di Oscar De Clercq.
Sugli altri tre lati furono realizzate gradinate per i posti in piedi.
Il settore 'distinti' è ancora così, si stà in piedi, ancora oggi, nella serie A belga.
Un piccolo gioiello da 9.400 posti che nell'ultimo anno va quasi regolarmente esaurito.
Questo è un segno di forza.
Un segno che una tradizione formata da un secolo di stretta connessione tra squadra e quartiere, che il legame creatosi tra la gente e il club, lo stadio e il modo di frequentarlo può essere più forte dello showbusinnes a tutti i costi, e di alcune idiotiche leggi sulla sicurezza.
Negli anni trenta l'ultimo periodo di grandezza, tre campionati consecutivi vinti tra il '33 e il'35, come l'Arsenal e la Juventus (che vinse anche nel '31 e '32).
A questo punto i titoli vinti sono undici, la squadra più vincente, seguono Racing Club con sei, Beerschot cinque e gli acerrimi rivali del Daring Club con tre: vera grandezza.
L' Anderlecht ancora non ne aveva vinto uno, oggi sono trentaquattro.
L'Union St. Gilloise è ancora oggi la terza squadra più titolata del Belgio preceduta, oltre che dai bianco-malva, anche dal Club Brugge che ha vinto diciassette titoli.
In bacheca anche due Coppe del Belgio nel 1913 e nel 1914.
Ultimo momento di una certa grandezza tra la fine degli anni '50 e i primi '60 quando una serie di buoni piazzamenti nella massima serie portarono alla disputa di alcune edizioni di Coppa delle Fiere, tra le quali spicca la semifinale dell'edizione 1958/60 conseguita dopo aver messo fuori, tra gli altri, la Roma.
Poi un lento ed inesorabile declino.
Retrocessi dalla massima serie una prima volta nel '48/49, e promosso dopo due stagioni, retrocedette di nuovo al termine della stagione '62/63, poi definitivamente nel '72/73. Nel '76 finirono in terza serie, nella quale rimasero più o meno sempre, ci furono anche due stagione in quarta serie, fino al 2015.
I parallelismi con la Pro Vercelli, protagonista in Italia di una parabola simile sono parecchi: grandi dell'epoca pionieristica, stadio iconico, autodidattismo, rudezza e durezza del gioco, successi, declino e lungo oblio.
E riapparizione.
Qui però comincia un'altra storia perchè Bruxelles non è Vercelli, il nuovo millennio non è il primo dopoguerra e le favole non esistono ma i fatti concreti si.
Nell'ultimo trentennio la squadra, pur rimanendo una reltà ben presente nella vita di St,Gilles/Forest aveva mantenuto un seguito di pochi fedeli appassionati, le presenze allo stadio raramente superavano mille unità negli anni della terza serie.
Il livello certo non aiuta ma questi pochi vanno ringraziati perchè comunque il club è rimasto vivo e identitariamente invariato.
Nel '15 arrivò pure un gradito ritorno in seconda serie e un raddoppio delle presenze allo stadio.
Poi nel 2018 la svolta.
'Re Mida' Tony Bloom, dopo aver trasformato in oro praticamente ogni cosa che abbia toccato dall'età di tredici anni in avanti, inclusa la squadra della sua città e per la quale tifa rileva le quote della gloriosa e malandata Union St. Gilloise, da poco promossa in seconda divisione, con il socio Alex Muzio, ponendo quest'ultimo sulla poltrona di presidente.
Le intenzioni dei due sono semplici, e serie: comprare una squadra e vincere.
Per questo hanno scelto il Belgio, comprare squadre in Italia, Francia, Spagna e cercarle di farle vincere costerebbe troppo.
In Belgio ci si può divertire con meno.
L'approccio dei due è poco convenzionale rispetto a situazioni simili verificatesi in Belgio nell'ultimo quindicennio.
Se da una parte ci sono società satellite vere e proprie di squadre inglesi acquisite con lo scopo, grazie alle regole belghe piuttosto 'larghe', di parcheggiare giocatori extracomunitari, in attesa che arrivino permessi di soggiorno per poi andare in Premier League e nel frattempo vedere se sono buoni o no, la coppia Muzio & Bloom segue una strada diversa.
Brighton e Union hanno la stessa proprietà ma perseguono obiettivi diversi.
Gli scambi di giocatori tra i due club non sono 10/12 a stagione come nei summenzionati casi satellita ma sono stati 4 in tre anni. Vero che a gennaio il Brighton ha preso Undav, ma vero che lo hanno lasciato a Bruxelles per vincere il campionato.
Io gli dico bravi!
C'è altro:
il tipo di club che vogliono realizzare, il tipo di calcio che vogliono praticare, dentro e fuori dal campo.
Grande attenzione è posta sul tipo di coinvolgimento che tutti, dai calciatori, all'impiegato, all'allenatore al magazziniere hanno.
Hanno costruito un nuovo centro sportivo, scelta che pur se dolorosa, 30 km fuori da Bruxelles e separazione dell'entità squadra dal quartiere, ha messo tutti nelle migliori condizioni per lavorare, allenarsi, giocare.
Fanno moneyball, non una garanzia di successo in se ma un metodo per arrivare relativamente in fretta vicino alla vetta, almeno in realtà medie tipo Belgio, o anche Olanda dove è piuttosto diffuso.
In altri posti sarebbe sicuramente più complicato e certo meno immediato: Aston Villa e Fulham tristi casi recenti.
A Lipsia funziona ma son venuti da sotto e comunque la vetta rimane ancora parecchio lontana; a Salisburgo era onestamente anche più facile che non in Belgio.
Io in tutta onestà non ne sono un'estimatore proprio per niente.
Resto convinto che le squadre vadano fatte in un altro modo ma di contro devo riconoscere, che avendo creato una realtà multiculturale e multietnica all' interno dello spogliatoio e avendo dichiarato che ciò costituisce stimolo e motivo di continuo miglioramento attraverso l'integrazione culturale, la reciproca comprensione e il reciproco confronto, di ammirarli.
Sono trendy, lo so, hip, lo so ma sono anche molto civili e civilizzati.
Forse un po troppo, ma osti! Albe...sono quarant'anni che sogni il materializzarsi di una storia del genere, eccheccazzo, ma smettila di rompere e goditela una buona volta....pirla
Tornando a noi, nel 2020 viene chiamato in panchina Felice Mazzù, belga figlio di emigrati calabresi, proveniente dal Charleroi, che aveva guidato a buoni campionati per sei stagioni. Fa giocare la squadra bene con un 3-5-2 di base e buona corsa, magari non il contropressing della nouvelle-vogue tedesca ma ugualmente efficace.
Vince la seconda divisione al primo colpo con cinque giornate di anticipo, diciotto punti di distacco sulla seconda riportando l'Union St.Gilloise nella massima serie belga dopo 48 anni.
Che non scherzassero lo si è capito subito.
Messi davanti ad uno dei due ostacoli più difficili subito alla prima giornata, Anderlecht in trasferta, l' Union St. Gilloise è partita col botto rifilando un perentorio 3-1 ai vicini di casa in quello che è un derby ritrovato.
Oggi dopo 26 giornate sono primi in classifica con 60 punti, seguono Anversa 50, Bruges 48, Charleroi 43 e Anderlecht 42. 59 gol fatti, 21 subiti: miglior attacco e miglior difesa: leggere una classifica del genere è da sogno.
Deniz Undav capocannoniere fin qui con 20 centri .
Club Brugge 0-0 Union St. Gilloise
Union St. Gilloise 1-0 Anderlecht
Anversa 0-2 Union St. Gilloise
Mancano otto giornate al termine della quali si giocherà un poule scudetto tra le prime quattro classificate che partiranno con la metà dei punti conquistati al termine del campionato.
Temo un po' quest'ultima fase, che considero calcisticamente un'incomprensibile ingiustizia e potrebbe portare a timori e tensioni da braccino corto.
Il cammino fin qui però è stato abbastanza autoritario, la vittoria di ieri ad Anversa inequivocabile.
Si tratterebbe di un ritorno al successo con pochi uguali nella storia del calcio europeo.
Da neopromossi poi...
L' Union St. Gilloise è un patrimonio del calcio europeo.
Etichette:
Storie di calcio
Iscriviti a:
Post (Atom)