lunedì, novembre 30, 2020

Novembre 2020. Il meglio


Ultimi fuochi del nefasto 2020 piuttosto proficuo, nonostante tutto: Bob Mould, Bob Dylan, Gil Scott Heron/Makaya McCraven, Fuzztones, Paul Weller, Fantastic Negrito, Pretenders, Sault, Igorrr, X, The Ranch, Liam Gallagher, Jayhawks, Suzanne Vega, Fontaines DC, Toots and the Maytals, Lux Hotel, Real Estate, Gerry Cinnamon, Christian McBride, Lightning Orchestra, Devonns, Soul Motivators, Isobel Campbell, Monophonics, Tibbs, Songhoy Blues, Black casino and the Ghost, Martha High and the Italian Royal Family, Crowd Company, Ben Watt. Moses Boyd, Shabaka and the Ancestors, Jazz Sabbath, Field Music.
Per l'Italia Calibro 35, Ritmo Tribale, JSP Crew, Wrong Ninna Nanna, Lilac Will, Mother Island, Rosalba Guastella, Dining Rooms, Dalton, Puglia, Paolo Doen's play with us, Era Serenase, Ok Bellezza, Caltiki, Cristiano Godano, Aspic Boulevard, Handshake, Buebeaters, Post Nebbia, Warm Morning Brothers.


STONE FOUNDATION - Is love enough?
Suadente e groovy funk soul disco nel sesto album della band inglese. Arrangiamenti dei fiati sontuosi e ospiti super cool come Paul Weller alla voce in un brano e alla chitarra, Durand Jones e Laville alle voci oltre a Mick Talbot e Steve White in parecchi brani.

THE TIBBS - Another shot fired
La band olandese si conferma tra le regine della scena new vintage soul mondiale con un nuovo eccellente album, targato RecordKicks.
Funk, soul, rhythm and blues, ska, blues, grandi arrangiamenti, voce di primissima qualità, un lavoro di grandissimo livello.

ELVIS COSTELLO - Hey clockface
Della classe e versatilità di Costello ben sappiamo. Nel nuovo album spazia tra profonde ballate, momenti vaudeville jazz, duri brani di power pop, umori soul New Orleans, spoken word. Un bel disco di altissimo livello.

LITTLE BARRIE & MALCOM CATTO - Quatermass Seven
Un viaggio super psichedelico tra fuzz, freakbeat e un groove funk dal drumming di Catto (Heliocentrics e mille altre cose), acui si unisce il tipico taglio Hendrixiano della band inglese.
Lisergicamente crudo e sinuoso.

THE CADILLAC THREE - Tabasco and sweet tea
Chitarra, basso, batteria, un groove funk torrido, cattivo, ruvido, nero fino all'osso, con quelle ritmiche rubate ai maestri Meters ma che è figlio degli Stones della prima metà dei 70 e sicuramente debitore ai primi Black Crowes e dei Red Hot Chili Peppers. Suonano con una facilità e una consapevolezza da veterani. Brani brevi che non arrivano ai tre minuti.

SONGHOY BLUES - Optimisme
Terzo album per la band di Timbuctu, Mali. Un sorprendente intreccio di desert african sound e un approccio punk rock, durissimo, diretto, abrasivo. Le chitarre sferzano riff acidissimi su ritmiche spezzate e melodie di sapore "antico" e sciamanico.
Roba nuova.

KING GIZZARD AND WIZARD LIZARD - KG
Sedicesimo album in pochi anni, più vari dal vivo. Il nuovo è stato registrato a distanza (concetto piuttosto ampio in Australia) ma non risente affatto di una condizione diversa dal consueto approccio "live in studio". Psich rock, con tinte funk, meno violento e schizoide del consueto (che li aveva spinti fino alle soglie dell'hard), tonalità orientaleggianti, sinuose, "misteriche". Come sempre dsitintivi, originali, unici.

DIRT ROYAL - Great expectations
Nostalgia di quel sound power pop/mod '79/punk rock di Purple Hearts, Chords, primi Jam, Buzzcocks, Jolt, Small World? La band di Brighton è in grado di proporci un perfetto sunto di quelle atmosfere in dodici nuovi brani originali, caratterizzati da una freschezza, un'urgenza, una "youth explosion" rara da trovare in circolazione.
Un album di incredibile potenza ed efficacia.

LONG TALL SHORTY - Take it easy
La leggendaria mod band prosegue una carriera infinita con un nuovo ep di quattro brani.
"I'm with stupid" è un potente mod rock (tratto dall'ottimo albumn del 2018 "Lottsappopaz") seguito da una scarna versione del classico blues di Robert Johnson "Love in vain", la durissima mod punk song "Turn it up" (da "The sound of Giffer city" del 2009) e la splendida e travolgente "I wish you had bled" (una "Jumpin Jack Flash" punk rock). Tony Perfect ora Feedback e Derwent Jaconelli sono rimasti gli stessi, per fortuna.

THE RIOTS - The night before / The morning after
La band moscovita prima di sciogliersi aveva pianificato un nuovo album, rimasto inedito. Da cui sono estratti due grandissimi brani, tra Jam e i Secret Affair "Behind closed doors", con parti orchestrali. Un piccolo gioiello di classe ed energia.

THE GIFT - Beat the straim / Emily
Ottimo nuovo 45 per la band francese. Classico sound 79, chitarra, basso, batteria, vena melodica malinconica ma grande tiro elettrico. Immediati e diretti.

JOE AND THE SHITBOYS - The Reson For Hardcore Vibes
Vengono dalle Far Oer e suonano come i primi gruppi hardcore americani (tra Circle Jerks e Zero Boys). Dieci brani da un minuto, violenti, cattivi e disperati. Perfetti.

THE GREYBOY ALLSTARS - Como de Allstars
Attivi già negli anni 90 tornano dalla West Coast Usa con un album super groovy a base di un sound strumentale che pesca da Meters, JB All Stars, Booker T con l'Hammond che vola e un sax solista di altissimo livello. Molto divertente.

J.S.P. CREW - Lotto con me stesso
L'esordio della crew romana è una clamorosa dimostrazione di come si possa ancora creare del NUOVO, partendo dalle radici. In questo caso rap old school, tra Assalti Frontali/Onda Rossa Posse e Beastie Boys con un'attitudine alla Rage Against the Machine. Il tutto supportato da un groove jazz e funk, con tinte soul blues, una band che suona, una voce che rappa testi crudi e diretti, arrangiamenti moderni e attuali come arriva dal melting pot sonoro che insegna la nuova scena jazz inglese (da Shabaka Hutchings agli Ezra Collective). Bravi, bravissimi, stimolanti, tra i migliori album italiani del 2020.

GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO - Venti
CCCP, CSI, PGR, la produzione e la collaborazione con i principali nomi dell'alternativa rock italiana, una lunga e prestigiosa carriera solista nel curriculum. Il nuovo album, come sempre incurante delle regole commerciali, è doppio, con venti brani composti e realizzati, a rigorosa e inevitabile distanza, durante il primo periodo di chiusura totale, contrariamente alla consuetudine che vedeva la band alle prese con un lavoro collettivo. Il sound non perde però di efficacia, violenza, cattiveria, aggressività, anche quando indulge in momenti di disperata malinconia. Nel suo estremismo lirico e sonoro rimane un personaggio unico e indispensabile per la nostra musica e le nostre coscienze.

ALISON RUN - Walking on the bridge (Opera omnia 1985-1990)
L'opera omnia (raccolta da Federico Guglielmi) della breve carriera degli Alison Run dimostra un esempio di maestria compositiva e, soprattutto, capacità nell'incredibile cura degli arrangiamenti che riuscivano ad affiancare i Pink Floyd della fine 60, gli XTC, gli ultimi Beatles. In questo box ci sono tutte le pubblicazioni ufficiali, un album di demo e uno dal vivo. Indispensabile per i cultori del genere.

BLUEDAZE - Skysurfers
Sono giovani e bravissimi i quattro varesini in questo frizzante e fresco esordio. Dream pop, psichedelia, un groove sempre intenso e pulsante che riporta a certe esperienze semi retrò di Cardigans, Primitives e Transvision Vamp oltre ai quasi mai citati Blondie. Compongono bene, Elisa canta alla perfezione, la band gira nel modo giusto. Brillante partenza.

RICCARDO JOSHUA MORETTI & ALEX EZRA FORNARI – 12
Un connubio anomalo tra un compositore classico come Riccardo Joshua Moretti e Alex Fornari già voce di uno dei primi gruppi new wave italiani, i Pale Tv (poi Pale) e poi dedito a un’interessante carriera solista su base cantautorale ma con riferimenti a post punk, Bowie e tanto altro. Il risultato è particolarmente interessante e stimolante, tra poesia, brani sospesi tra neo classicismo e cantautorato con testi recitati e improvvise quanto spiazzanti incursioni nella trap. Disco più che originale e personale.

DEADBURGER FACTORY - La chiamata
Uno dei gruppi di lavoro musicale e artistico più particolari e originali in circolazione, da oltre venti anni, in Italia. Il sesto album è un nuovo imprevedibile viaggio sonoro tra impennate post core, sprazzi avant-jazz, sperimentazione, psichedelia, elettronica, poliritmi accentuati dal costante uso di una doppia batteria che rende il tutto caratterizzato da un potente pulsare ritmico. Un lungo stuolo di ospiti, una confezione grafica ricchissima ed elegante (finalmente!) rendono "La chiamata" un album multimediale e semplicemente eccellente.

NERO KANE – Tales of faith and lunacy
Un secondo album che conferma tutte le qualità e l’originalità dell’autore, che sposta la sua visione blues dai polverosi deserti americani a una dimensione mitteleuropea, grazie alla voce di Samantha Stella, che rievoca in modo inquietante il fantasma vocale di Nico e ci immerge spesso nei Velvet Underground più cupi o nelle apocalittiche atmosfere degli album solisti della cantante tedesca. Album molto intenso, a tratti addirittura minaccioso, l’ideale nel mondo sonoro ormai liofilizzato che ci circonda. Finalmente un sound vero.

ASCOLTATO ANCHE:
BRUCE SPRINGSTEEN (a chi piace, piacerà), JARROD LAWSON (jazz soul di grande classe e raffinatezza), LEDISI (pop soul slow and mellow, molto cool), GILLIAN MARGOT (jazz soul raffinato e cool)

LETTO

FERRUCCIO QUERCETTI, ODERSO RUBINI - Bologna 1980 - Il concerto dei Clash in Piazza Maggiore nell’anno che cambiò l’Italia
Un evento che ha cambiato tante cose, in un'Italia che stava mutando vorticosamente, in un caos socio politico inimmaginabile tra terrorismo (di stato e non), stragi, rivoluzioni implose.
Il concerto bolognese dei CLASH fu un concentrato di significati e significante di portata unica.
Incluso il primo seme della divisione italiana tra l'ala punk più militante (quella "Crassiana", anarco estremista dei Raf Punk che contestarono il concerto) e quella "tradizionale", legata al concetto primigenio del punk.
Il libro (corredato da stupende foto) analizza l'aspetto artistico, anche attraverso moltissime testimonanze dirette, articoli (quello al vetriolo e reazionario di Michele Serra spicca per la clamorosa incapacità di comprensione di ciò che stava accadendo), recensioni, interviste a Joe Strummer e soci.
Ma la parte più importante e profonda è quella che precede e conclude il libro: un'attenta, lucida, colta e perfetta analisi del clima dei tempi, della fine del Movimento, l'eroina, il PCI al massimo splendore elettorale ma che già lasciava intravedere il successivo rovinoso declino, un cambiamento radicale del mondo giovanile, in quella Bologna, laboratorio unico di un potenziale "mondo nuovo", abbattuto due mesi dopo dalle bombe fasciste in stazione.
Un libro bello, curato, attento.

RAFFAELE M. PETRINO - Amore alzati che passa la cummedia di Cesare Basile
CESARE BASILE è tra i CANTORI (non apprezza il termine cantautore) più rappresentativi della canzone d'autore italiana.
Il libro di Petrino ne racconta la storia, dettagliatissima, dalle origini punk, al ritorno alla tradizione folk blues mediterranea della terra natìa, la Sicilia, in cui nasce, fugge e con cui si riappacifica.
Il racconto parte dall'adolescenza, con le sue scelte contraddittorie, passa per le esperienze estreme a Berlino e Milano, fino al ritorno a Catania, dove diventa soggetto attivo della scena musicale e artistica.
In mezzo una trasformazione umana e personale, profonda, colta, matura in cui Basile si fa filosofo di sé stesso e trasporta i sui concetti sul palco e nei dischi.
Un percorso intimo che diventa pubblico, nonostante i contenuti spesso (e volutamente) ostici e senza compromessi.
Sullo sfondo una lunga serie di esperienze, personaggi noti e meno noti della nostra scena musicale, tracce di una dimensione che, alla luce di ciò che sta accadendo, sembra un racconto del secolo scorso.

ANDREA RIGANO - #westand
Andrea Rigano ha speso sette anni, dal 2003 al 2010, nelle curve, a cogliere attimi di vita, raffigurando "gli Ultras per quello che sono davvero. Secondo alcuni l'ultima cosa bella, o perlomeno sincera, rimasta nel calcio."
Nessun discorso sociologico, nessuna morale.
Immagini.
In queste immagini non ci sono ultras buoni e cattivi, belli e brutti, onesti e disonesti, di destra e di sinistra. Ci sono ultras, e basta.
Che piaccia o meno quella è la realtà Ultras.
E questo un libro che la fotografa per quello che è.
Non è poco.

IAN PLENDERLEITH - The quiet fan. Il tifoso tranquillo
Chi ha apprezzato "Febbre a 90" di Nick Hornby ritroverà molte affinità in questo racconto.
Dove al posto dell'Arsenal c'è la passione per il Lincoln City, terza o quarta divisione inglese, alle prese, sul prato del Sincil Bank, con (poco) epici scontri con Scunthorpe United, Leyton Orient, Wrexham, Exeter City.
Ma il protagonista è soprattutto un amante del calcio e così lo ritroviamo in giro per il mondo a seguire l'Arminia Bielefeld in Germania o in Scozia al derby Celtic-Rangers, in Svizzera con lo Zurigo di fronte al Grasshopers o al San Gallo.
Un racconto divertente, leggero, auto ironico, disincantato, spesso malinconico ma decisamente piacevole

CREPAX A 33 GIRI
Un libro di grande pregio estetico e contenutistico, di elegante e raffinata fattura che raccoglie quasi 300 copertine di dischi di GUIDO CREPAX, celeberrimo autore di "Valentina".
Particolare non molto noto, Crepax iniziò la carriera proprio come disegnatore di copertine discografiche, grazie al fratello maggiore Franco, manager prima a La Voce del Padrone, poi alla Ricordi e CGD.
Fanatico di JAZZ, sarà l'autore di molti dischi italiani di Louis Armstrong, Fats Waller, Charlie Parker, Gerry Mulligan ma anche dei genitori degli audiolibri, dischi parlati in cui si raccontavano romanzi e storie.
Tra i suoi lavori più conosciuti "Nuda" del gruppo hard prog dei Garybaldi.
Un libro gustosissimo e interessantissimo per gli appassionati di grafica, fumetti, musica, storia della CULTURA ITALIANA.

MATTEO TORCINOVICH - Grafika 80!
Gli anni 80 italiani dell'esplosione del primo punk e della new wave, non furono solo musica ma anche tanta GRAFICA.
Creativa, geniale, stimolante nella sua capacità di sapere produrre immagini d'avanguardia e sperimentali con pochissimi mezzi (fotocopie o poco più).
"Grafika! 80" raccoglie centinaia (più di 800) di immagini dell'epoca, dalle copertine di dischi e cassette, alle fanzine, volantini, pubblicità, elaborazioni grafiche di ogni tipo, corredati da alcuni scritti esplicativi.
Non c'è alcuna pretesa enciclopedica o di completezza, anzi, la modalità di raccolta a 360 gradi è ancora più interessante e vivace.
Uno spaccato di un'epoca unica e finita.
Importante da conservare in memoria e archivio.

MARA SURACE - Inglan is a bitch
LINTON KWESI JOHNSON ha sempre avuto un'inaspettata considerazione in Italia, tra articoli, libri, concerti. Inusuale per chi ha sempre parlato di una realtà molto specifica (quella inglese in cui è cresciuto), in un linguaggio incomprensibile (un creolo giamaicano broken english).
Ma la fascinazione che ha sempre esercitato il suo profilo ha superato facilmente ogni incomprensione, unita all'apporto musicale di Dennis Bovell.
MARA SURACE ripercorre la sua storia, intransigente e cristallina, attraverso una lunga serie di citazioni da interviste e, soprattutto, i suoi testi. Un libro perfetto per conoscere a fondo un personaggio spesso trascurato e dimenticato ma basilare e seminale nell'economia della musica inglese degli anni 80.

LUCA D'AMBROSIO - Musica per cani
Luca D'Ambrosio ha una storia molto intensa con i compagni Harry e Pallino, ai quali ha affidato la selezione di sedici brani rock (e affini) dedicati espressamente ai CANI.
Si va dalle conosciute "Martha my dear" di Paul/Beatles, "Bron Y Aur stomp" dei Led Zeppelin e "Seamus" dei Pink Floyd alle meno note "The day that Lassie went to the moon" dei Camper Van Beethoven o "The Marvin boogaloo" di Giuliano Palma & the Bluebeaters.
Schede veloci, lettura leggera, molto gradevole.

MELISSA ANNE PETERSON - I ragazzi di Cota Street
Un esordio fulminante e abrasivo, schiaffi di Raymond Carver e Hubert Selby Jr., crudo realismo in un'America abbandonata e allo sfascio, tra le cittadine dimenticate dello stato di Washington nell'estremo nord ovest degli States, con cenni presumbilmente autobiografici.
Mentre, poco distante, Seattle esplode all'insegna del nuovo trend grunge, a Cota Street i giovani si sfasciano di alcol e droghe, senza prospettive future, lasciandosi andare al degrado.
La protagonista, Vera, fuggirà a St.Louis, senza trovare però il paradiso.
Stile secco, frasi brevi, un racconto tanto realistico quanto angosciante.
Per chi ama il genere, una prova di grande stile e maturità.
No Future!

VISTO

PAUL WELLER - Mid Sommer Musik
“For all of us to get back together was such a joy, and I didn’t realise how much I’d missed it until we started playing together again.”
PAUL WELLER ha registrato, la scorsa estate, un piccolo show, live nei suoi studi di registrazione Black Barn Studios, accompagnato dall'abituale band e Jacko Peake ai fiati.
MID-SÖMMER MUSIK è stato trasmesso (a pagamento, scelta discutibile) pochi giorni fa in streaming.
Dodici brani tratti dalla recente produzione e TRE INEDITI destinati al nuovo album, previsto per il 2021.
Set spettacolare, band affiatatissima e che spesso improvvisa, Paul in splendida forma vocale, Andy Crofts al basso con un suono di stampo "Abbey Road", Jacko Peake stupendo con vari sax, clarinetto, flauto, Steve Cardock superlativo.
Ogni brano introdotto da brevi intro da parte di Paul a cui si uniscono immagini del backstage (con tanto di toppe e spille mod e soul, foto dei Beatles, bandiera del Chelsea).
Brani da "On sunset" (inclusa "Failed" disponibile solo nell'edizione giapponese) e "True meanings" e i tre inediti caratterizzati da un grande tiro soul rock ("Moving canvas" e "Testify") e da un sentita ballata pianistica ("Still glides the stream").
Emozionante, freschissimo, pulsante, sensazionale.

Set List:
On Sunset
Old Father Tyme
Moving Canvas (New Song)
Failed (On Sunset - Japan Bonus Track)
Village
Gravity
Aspects
More
Testify (New Song)
Still Glides The Stream (New Song)
Rockets
Mayfly

Paul Weller 🎸🎹
Jacko Peake 🎷
Andy Crofts 🎸
Steve Pilgrim 🎸🥁
Ben Gordelier 🥁
Tom Van Heel 🎹
Steve Cradock 🎸

Long Hot Summers - The Story of The Style Council - Documentary
Gli ultimi quattro minuti (di cui preferisco non rivelare il contenuto) del documentario sulla storia degli STYLE COUNCIL, trasmesso su Sky Arte UK, sono pura emozione e valgono l'intera visione.
La storia di una delle migliori band degli anni 80 viene rivista nell'arco di un'oretta, con l'intervento diretto di Paul Weller, Mick Talbot, DC Lee, Steve White, altri collaboratori della band e una serie di fan e personaggi, da Boy George a Martin Freeman, Billy Bragg, Eddie Piller.
Prima parte della carriera ben dettagliata, ultimi album poco approfonditi e trattati molto velocemente.
Ovviamente tutto molto interessante pur se, per i fan, più che noto e un po' scontato (anche a causa della mancanza di materiale inedito e di tanti video e contributi essenziali per approfondire meglio la storia).
Ideale per un pubblico generalista, prevedibile per i cultori.
Ma i famosi ultimi quattro minuti riscattano tutto.

COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".

Appena usciti:

Antonio Baccciocchi
PUNK. Born to lose
Diarkos Edizioni
18 euro

Antonio Bacciocchi MOD GENERATIONS Musica, rabbia, stile e altre storie Interno4 Edizioni 18 euro

domenica, novembre 29, 2020

Raffaele M.Petrino - Amore alzati che passa la cummedia di Cesare Basile



CESARE BASILE è tra i CANTORI (non apprezza il termine cantautore) più rappresentativi della canzone d'autore italiana.

Il libro di Petrino ne racconta la storia, dettagliatissima, dalle origini punk, al ritorno alla tradizione folk blues mediterranea della terra natìa, la Sicilia, in cui nasce, fugge e con cui si riappacifica.

Il racconto parte dall'adolescenza, con le sue scelte contraddittorie, passa per le esperienze estreme a Berlino e Milano, fino al ritorno a Catania, dove diventa soggetto attivo della scena musicale e artistica.
In mezzo una trasformazione umana e personale, profonda, colta, matura in cui Basile si fa filosofo di sé stesso e trasporta i sui concetti sul palco e nei dischi.

Un percorso intimo che diventa pubblico, nonostante i contenuti spesso (e volutamente) ostici e senza compromessi.

Sullo sfondo una lunga serie di esperienze, personaggi noti e meno noti della nostra scena musicale, tracce di una dimensione che, alla luce di ciò che sta accadendo, sembra un racconto del secolo scorso.

"L'isolano è diverso dal provinciale.
Chi vive in un'isola non si sente periferia di qualcosa di più grande e centrale.
Il distacco è maggiore: l'essere corpo geografico isolato si trasferisce dal territorio all'abitante.
Chi va via dalla Sicilia, spesso lo fa per rabbia e rancore e, cresciuto, con il mito dell'arretratezza e della propria terra, si prepara a conoscere finalmente la "civiltà"....se la Sicilia può essere luogo da cui scappare con la promessa di non farvi più ritorno, allora forse ha senso ritornarvi solo se si è decisi a rimettersi in gioco per essa, con l'acquisita consapevolezza che non si stava scappando da quella terra ma piuttosto da chi la stava devastando."


Raffele M.Petrino
Amore alzati che passa la cummedia di Cesare Basile
Arcana Edizioni
18,50 euro

venerdì, novembre 27, 2020

Get Back. Dischi da (ri)scoprire

Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta. Le altre riscoperte sono qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back SPECIALE ANGELO BRANDUARDI


ANGELO BRANDUARDI - Angelo Branduardi
Un esordio, del 1974, figlio dell'epoca, in cui il suo embrionale gusto folk tradizionale si mischia a ripetute suggestioni prog.
In particolare "Storia di mio figlio" e nella lunga suite di 12 minuti in buona parte strumentale "E domani arriverà".
Produce Paul Buckmaster (e suona Hammond e tastiere), già con David Bowie e Elton John.
Album molto interessante, completo, vario. Alla batteria Enzo Restuccio (De Andrè, Dizzie Gillespie, Morricone, Piovani), al basso Giovanni Tommaso del Perigeo, alla chitarra Silvano Chimenti (Baglioni, De Andrè, già con i Planets).


ANGELO BRANDUARDI - Alla fiera dell'Est
L'album, del 1976, che lo porta al successo, grazie al brano omonimo e che in sostanza crea un marchio di fabbrica che riproporrà nei lavori che seguono, sempre accarezzati da grandi tributi di pubblico e critica ("La pulce d'acqua", "Cogli la prima mela").
Il sound è acustico, mischia folk "nordico" e quello tradizionale nostrano, melodie vellutate e suadenti di sapore "medievale".
Il Branduardi più conosciuto.


ANGELO BRANDUARDI - Domenica e lunedì
Un lavoro insolito del 1994, più rock, pop, con arrangiamenti molto pomposi.
I testi sono affidati, oltre che alla moglie Luisa Zampa, a una serie di autori eccellenti, da Vecchioni a Finardi a Pasquale Panella.
Molto piacevole.
Maurizio Fabrizio a chitarra e arrangiamenti, Ellade Bandini alla batteria, Andrea Braido alle chitarre.


ANGELO BRANDUARDI - L'infinitamente piccolo
Un lavoro, del 2000, particolarmente coraggioso, in cui traspone in musica scritti ed episodi della vita di San Francesco, tratti dalle Fonti Francescane.
Ad aiutarlo Franco Battiato, Ennio Morricone, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Muvrini, Madredeus.
Il risultato è interessante, sperimentale, dalle atmosfere sonore altalenanti ma riuscito.

giovedì, novembre 26, 2020

Crepax a 33 giri


Nell'ultima foto con la moglie Luisa Mandelli, musa ispiratrice per il personaggio di "Valentina".

Un libro di grande pregio estetico e contenutistico, di elegante e raffinata fattura che raccoglie quasi 300 copertine di dischi di GUIDO CREPAX, celeberrimo autore di "Valentina".

Particolare non molto noto, Crepax iniziò la carriera proprio come disegnatore di copertine discografiche, grazie al fratello maggiore Franco, manager prima a La Voce del Padrone, poi alla Ricordi e CGD.

Fanatico di JAZZ, sarà l'autore di molti dischi italiani di Louis Armstrong, Fats Waller, Charlie Parker, Gerry Mulligan ma anche dei genitori degli audiolibri, dischi parlati in cui si raccontavano romanzi e storie.

Tra i suoi lavori più conosciuti "Nuda" del gruppo hard prog dei Garybaldi.

Un libro gustosissimo e interessantissimo per gli appassionati di grafica, fumetti, musica, storia della CULTURA ITALIANA.

Crepax a 33 giri
VoloLibero Edizioni
28 euro

martedì, novembre 24, 2020

Mara Surace - Inglan is a bitch. Vita e opere di Linton Kwesi Johnson



LINTON KWESI JOHNSON ha sempre avuto un'inaspettata considerazione in Italia, tra articoli, libri, concerti. Inusuale per chi ha sempre parlato di una realtà molto specifica (quella inglese in cui è cresciuto), in un linguaggio incomprensibile (un creolo giamaicano broken english).

Ma la fascinazione che ha sempre esercitato il suo profilo ha superato facilmente ogni incomprensione, unita all'apporto musicale di Dennis Bovell.

MARA SURACE ripercorre la sua storia, intransigente e cristallina, attraverso una lunga serie di citazioni da interviste e, soprattutto, i suoi testi. Un libro perfetto per conoscere a fondo un personaggio spesso trascurato e dimenticato ma basilare e seminale nell'economia della musica inglese degli anni 80.

"Per me scivere poesie è un atto politico. Un modo di articolare la rabbia e il dolore della mia generazione, cresciuta come gioventù nera in un ambiente razziale ostile....i bambini e gli insegnanti erano razzisti. Ero consapevole che l'educazione era l'unica via d'uscita dalla povdertà per uno come me."

"Trovo decisamente ironico che metà del mondo si preoccupi del disarmo nucleare mentre il resto del globo non è nemmeno consapevole che esista il problema. Le loro priorità hanno a che fare con la sopravvivenza giorno per giorno: trovare cibo, vestiti e un posto dove vivere, confrontandosi sempre con alcuni dei regimi più oppressivi e crudeli del mondo, massacri e fame."

"Mi dispiacco del fatto che la nuova generazione dia le cose per scontate senza rendersi conto che le persone hanno dovuto lottare per ottenerle"
.

Mara Surace
Inglan is a bitch. Vita e opere di Linton Kwesi Johnson
Agenzia X
15 euro

lunedì, novembre 23, 2020

Oderso Rubini, Ferruccio Quercetti
Bologna 1980 - Il concerto dei Clash in Piazza Maggiore nell’anno che cambiò l’Italia



Un evento che ha cambiato tante cose, in un'Italia che stava mutando vorticosamente, in un caos socio politico inimmaginabile tra terrorismo (di stato e non), stragi, rivoluzioni implose.

Il concerto bolognese dei CLASH fu un concentrato di significati e significante di portata unica.
Incluso il primo seme della divisione italiana tra l'ala punk più militante (quella "Crassiana", anarco estremista dei Raf Punk che contestarono il concerto) e quella "tradizionale", legata al concetto primigenio del punk.

Il libro (corredato da stupende foto) analizza l'aspetto artistico, anche attraverso moltissime testimonanze dirette, articoli (quello al vetriolo e reazionario di Michele Serra spicca per la clamorosa incapacità di comprensione di ciò che stava accadendo), recensioni, interviste a Joe Strummer e soci.

Ma la parte più importante e profonda è quella che precede e conclude il libro: un'attenta, lucida, colta e perfetta analisi del clima dei tempi, della fine del Movimento, l'eroina, il PCI al massimo splendore elettorale ma che già lasciava intravedere il successivo rovinoso declino, un cambiamento radicale del mondo giovanile, in quella Bologna, laboratorio unico di un potenziale "mondo nuovo", abbattuto due mesi dopo dalle bombe fasciste in stazione.

Un libro bello, curato, attento.

"I Clash non avranno condotto le masse alla rivoluzione né hanno distrutto l'industria discografica, ma sicuramente hanno cambiato la vita e aperto la mente di molti, sia da un punto di vista politico che culturale".

"I Clash si stavano trasformando in quello che la stampa rock inglese teme e odia di più, una people's band: un gruppo che gestisce il rapporto con il proprio pubblico senza passare attraverso la mediazione di quelle riviste musicali che orientavano il gusto degli appassionati di rock e, di conseguenza, determinavano il successo o il fallimento di band, artisti ed etichette dell'underground."

"In barba alla narrativa del riflusso, alla violenza della repressione e nonostante il dilagare dell'eroina, Bologna continuava a sprigionare forze espressive che ne stavano accrescendo quello status di città guida della controcultura italiana che l'avrebbe accompagnata per qualche decennio ancora".


Nel libro c'è un estratto di un'intervista in cui spiega la famosa maglietta con il simbolo delle Brigate Rosse, argomento molto sensibile ai tempi:
"Vedevo ciò che facevano le BR e capii subito che io non avrei mai potuto farlo.
Io non voglio uccidere e non voglio essere ucciso.
E mi dissi: "Tu non lo farai mai Joe, il tuo compito è unire i ragazzi e farlo con il rock 'n' roll".
Non potrò mai stare dalla loro parte ma mi affascinava, mi spaventava e mi affascinava anche la loro capacità di inpugnare un'arma e farsi ascoltare.
Perché in Inghilterra nessuno ha il coraggio di farlone il forse poteva essere un esempio.
Quanto alla maglietta la misi esclusivamente come provocazione. Suonavamo a una manifestazione di "Rock against the racism" e benché fosse un movimento giusto cui aderimmo per un po', avevo capito che c'era del marcio, gelosie politiche e strumentalizzazione della EMI che aveva sotto contratto la Tom Robinson Band e stampava tutte quelle magliette e spille con la stella e il simbolo R.A.R.
Così volli provocarli e mettere quella maglietta con una stella simile ma assai diversa.
Ci rimasero male, poi rompemmo con loro....prima pensavo che le BR o la RAF o l'IRA rappresentassero un modo, sia pure che io non condividevo, di ribellarsi.
Ma oggi non lo credo più e vedo che il terrorismo semina solo sangue. So che da voi si continua a uccidere e qualche giorno fa è stato ucciso un giornalista (Walter Tobagi) e questo è un maledetto modo di vivere. Lo capisco ora, non lo capivo prima."


Oderso Rubini, Ferruccio Quercetti
Bologna 1980 – Il concerto dei Clash in Piazza Maggiore nell’anno che cambiò l’Italia
Goodfellas
25 euro

La registrazione del concerto di Bologna è qua (pessima qualità):
https://www.youtube.com/watch?v=PrgI6KTbdqU&fbclid=IwAR2THPhc_jZdAAZKfTUQc4oj26-3m_Fk0Ith9h94u1picqVyV2rBGnczpPc

sabato, novembre 21, 2020

Melissa Anne Peterson - I ragazzi di Cota Street



Un esordio fulminante e abrasivo, schiaffi di Raymond Carver e Hubert Selby Jr., crudo realismo in un'America abbandonata e allo sfascio, tra le cittadine dimenticate dello stato di Washington nell'estremo nord ovest degli States, con cenni presumbilmente autobiografici.

Mentre, poco distante, Seattle esplode all'insegna del nuovo trend grunge, a Cota Street i giovani si sfasciano di alcol e droghe, senza prospettive future, lasciandosi andare al degrado.

La protagonista, Vera, fuggirà a St.Louis, senza trovare però il paradiso.

Stile secco, frasi brevi, un racconto tanto realistico quanto angosciante.
Per chi ama il genere, una prova di grande stile e maturità.
No Future!

Melissa Anne Peterson
I ragazzi di Cota Street
Jimenez Edizioni
18 euro

venerdì, novembre 20, 2020

Jimmy Winston - Small Faces



E' recentemente scomparso all'età di 75 anni JIMMY WINSTON, primo tastierista degli SMALL FACES.

Fu il fondatore della band all'inizio del 1965 (grazie anche al furgone del fratello e a una stanza che fornì lui che il gruppo potè incominciare a suonare in giro e a provare).
Buon chitarrista, fu dirottato però alle tastiere che non sapeva sostanzialmente suonare (Kenney Jones nella sua autobiografia "Let the good times roll" conferma che era Steve Marriott a insegnargli le parti da eseguire nei brani).
Nel video tratto dal film "Dateline diamonds" appare infatti alla chitarra:
https://www.youtube.com/watch?v=A3cevhViz18

Pare inoltre che provasse a sovrastare la leadership di frontman di Steve Marriott, saltando e cercando di mettersi in mostra in ogni apparizione televisiva, oltre ad essere considerato inadatto a livello di immagine in quanto troppo alto rispetto agli altri tre.
Nel novembre del 1965 venne allontanato dal gruppo e sositutuito da un vero tastierista, Ian Mc Lagan.

Con gli Small Faces ha inciso "Whatcha Gonna Do About It" / "What's A Matter Baby" e "I've Got Mine" / "It's Too Late" e compare in 5 brani dell'album d'esordio "Small Faces".

Nel 1966 incide come Jimmy Winston and his Reflections il singolo "Sorry she's mine" (ripreso anche dagli Small Faces) con "It's Not What You Do" sulla B side, classico beat/rhythm and blues.
Replica l'anno seguente con i Winston's Fumbs con un sound freakbeat/psichedelico con il 45 "Real Crazy Apartment" / "Snow White". In entrambe le formazioni all'organo c'era Tony Kaye, pochi anni dopo membro fondatore degli Yes.

Lasciata la carriera musicale divenne un buon attore, dapprima nel musical "Hair", poi apparve anche in "Ufo" e "Doctor Who".

Jimmy Winston and his Reflections - Sorry she's mine
https://www.youtube.com/watch?v=nUlSu58auhY

Winston's Fumbs - Real crazy aprtment
https://www.youtube.com/watch?v=YZBDGATnJKM

giovedì, novembre 19, 2020

Ian Plenderleith - The quiet fan. Il tifoso tranquillo



Chi ha apprezzato "Febbre a 90" di Nick Hornby ritroverà molte affinità in questo racconto.

Dove al posto dell'Arsenal c'è la passione per il Lincoln City, terza o quarta divisione inglese, alle prese, sul prato del Sincil Bank, con (poco) epici scontri con Scunthorpe United, Leyton Orient, Wrexham, Exeter City.

Ma il protagonista è soprattutto un amante del calcio e così lo ritroviamo in giro per il mondo a seguire l'Arminia Bielefeld in Germania o in Scozia al derby Celtic-Rangers, in Svizzera con lo Zurigo di fronte al Grasshopers o al San Gallo.

Un racconto divertente, leggero, auto ironico, disincantato, spesso malinconico ma decisamente piacevole.

"La maggior parte di noi tifosi risiede, in senso letterale, ai margini del campo.
Ci alziamo in piedi e ultimamente rimaniamo per lo più seduti, come una massa che reagisce a situazioni che avvengono sul campo di gioco e di cui non ha il controllo.
Arriviamo, guardiamo, proviamo emozioni, e poi ce ne torniamo ai nostri lavori, alle nostre famiglie, ai nostri amici, al nostro cibo.
Se non vediamo una partita o più partite, crediamo non sia la fine del mondo".


Ian Plenderleith
The quiet fan. Il tifoso tranquillo
Alcatraz
16 euro

mercoledì, novembre 18, 2020

Il liscio



Riprendo l'articolo che ho scritto ieri per "Libertà".

Se la discomusic (ora il rap e la trap) è sempre stata il nemico numero uno degli appassionati di rock, il liscio non è nemmeno mai entrato in discussione.

Un mondo a parte, sbertucciato e dileggiato, deriso e mai considerato.
“Vai a suonare il liscio” a un musicista rock è un affronto degno di essere lavato con il sangue.
Ricordo che quando nei primi anni 80, giovanissimo, aprii uno studio di registrazione a Piacenza, all'annuncio entusiasta dei miei soci che aveva prenotato l'incisione un'orchestra di liscio, mi inalberai scandalizzato e risoluto: “Nel mio studio di registrazione il liscio mai!”.
Cambiai subito opinione. Innanzitutto il liscio porta con sé un mercato florido, costante, dinamico. Ma, registrando progressivamente decine di orchestre, ho imparato a conoscerlo e, pur diametralmente opposto ai miei gusti musicali, ad apprezzarne l'essenza. Il lavoro dell’orchestrale di liscio è durissimo.

Gente che fa dalle 200, anche 300 e oltre serate all’anno, una vita on the road che molti aspiranti rocker neanche si sognano, da una balera all’altra, da un paesino ad un matrimonio, da una festa di piazza ad una sperduta balera per un servizio la domenica pomeriggio.
Senza dimenticare che un'orchestra non suona la canonica ora e mezza di concerto ma fa “una serata”, incominciando talvolta alle 20 e finendo a notte inoltrata, sciorinando un centinaio di brani a volta, cerando di interpretare il clima del momento e cosa è più opportuno proporre in quella circostanza.

Il pubblico del liscio è selettivo, esigente, spietato.

L'orchestrale si alza per pranzare e poi riparte per la data successiva, scarica e monta gli strumenti, suona per ore (non sempre in condizioni ottimali per un musicista), smonta, ricarica il furgone, torna a tarda notte.
E il giorno dopo si riparte.
Nei momenti di pausa si entra in studio di registrazione a incidere il nuovo album.
Ho lavorato per anni con le orchestre, registrando per loro decine di album (in genere su cassetta) e ho scoperto un mondo fatto, il più delle volte, di passione e amore per la propria musica, con musicisti eccelsi e cantanti pazzeschi/e.
Ambito che, tra l’altro, continua a produrre un numero esagerato di cd e a venderne (soprattutto o quasi esclusivamente nelle serate) migliaia e migliaia di copie.
E che vive e prospera nella propria ampia nicchia, incurante del mondo circostante, rinnovandosi e facendo sempre nuovi proseliti, senza curarsi di classifiche o riconoscimenti ufficiali.

Lo ascolti nei mercati, nei negozi, in trattoria, in tutte le feste paesane e se abiti in campagna, non è difficile, nelle notti estive, andare a dormire con le note di un’orchestra che arriva da qualche paese limitrofo.
E' cultura popolare che per chi è nato in Emilia e dintorni è imprescindibile, è sangue nelle vene, piaccia o meno, si sia scelta una strada artistica o l'altra.
E per chi si esalta per country e musica folk balcanica, se ben ci pensa non è che stia scoprendo chissà quali cose nuove rispetto a ciò di cui si sta parlando.
Il liscio nasce a cavallo tra l'800 e il 900, in Romagna, come musica da ballo popolare, totalmente strumentale.
Il capostipite delle orchestre, Secondo Casadei, introdusse per primo la figura del cantante, nel 1928 e della voce femminile (solo nel 1952). Le prime musiche proposte erano il valzer, di origine austro/tedesca e mazurca e polca, nate in Polonia.

Le prime orchestre, che si esibivano in caffé, feste paesane, sedi di partito e associazioni, portarono una musica che prevedeva, suscitando scandalo, la vicinanza tra uomo e donna, che potevano cambiare partner senza essere necessariamente sposati o ufficialmente fidanzati.
Inoltre, nella gioia della festa, lontana da una forma istituzionale, come poteva essere un teatro, le orchestre incominciarono a suonare i brani sempre più velocemente, cambiando la natura originale delle composizioni.

L'Orchestra di Carlo Brighi (detto Zaclèn), attiva nei primi anni del 900 è considerata di fatto la prima orchestra di liscio, composta da tre violini, contrabbasso e clarinetto, che era solita accelerare i pezzi, introducendo una nuova modalità. Bisognerà attendere ancora qualche anno per trovare l'orchestra di Aldo Rocchi, il primo a comporre brani propri e a uscire dalla ristretta cerchia romagnola.
Ma soprattutto, alla fine degli anni 20, la nascita di quella di Secondo Casadei che presentò per la prima volta la formazione base di un'orchestra di liscio: chitarra, basso, batteria, clarinetto, violino, saxofono, a cui aggiunse anche una voce.

Una rivoluzione!

Secondo Casadei compose più di mille brani, tra cui, nel 1954, “Romagna mia”, uno dei brani più noti della canzone italiana.
Inizialmente intitolato “Casetta mia” ebbe particolare successo (al momento la versione originale ha venduto più di quattro milioni di copie, è stata reinterpretata da migliaia di artisti e orchestre e tradotta in decine di lingue), anche grazie ai turisti che affollavano la riviera romganola e acquistavano il disco come ricordo della vacanza.
Nel 1960 entra nell'orchestra di Secondo il nipote Raoul, che, dal 1971, alla scomparsa del nonno, ne prende la guida, introducendo la sezione fiati a sostituire i violini.
Con l'espansione del liscio a tutta l'Emilia e zone limitrofe, iniziano a nascere nuove correnti, come quella bolognese, dove prevale l'uso della fisarmonica, peculiarità anche del liscio piacentino, ulteriore variabile, introdotta dalla nostra Orchestra Bagutti.
Anche l'Orchestra Castellina-Pasi diventa tra le più conosciute e rinomate in Italia.
Ricordo il mio stupore nel seguire accesi dibattiti tra i musicisti, durante le registrazioni di varie orchestre, sulla velocità di un brano o sulla modalità con cui suonare uno strumento, per non risultare “troppo romagnoli” o evitare di essere “palesemente bolognesi”.

Nel corso degli anni il liscio ha saputo intelligentemente adeguarsi al gusto del pubblico inserendo elementi estranei alla tradizione ma altrettanto graditi in una serata dedicata al ballo.
Da canzoni e suoni latino americani (dalla salsa al classico tango), a brani pop di successo (non è difficile ascoltare classici del rock più orientati alla danza, da “Another brick in the wall” dei Pink Floyd a “Do you think I'm sexy” di Rod Stewart), fino allo swing e al boogie. vNegli ultimi anni molte orchestre e solisti hanno sfruttato l'arrivo della tecnologia per ottimizzare costi e investimenti, suonando con le basi musicali già preparate, suscitando non poche polemiche (per lungo tempo su un muro di una fabbrica di La Verza, alle porte di Piacenza, campeggiava la scritta vernice bianca “No al liscio con le basi”).

La pandemia è stata letale anche per la scena di liscio. La stagione estiva (periodo in cui in molti riuscivano a suonare anche tutte le sere per due o tre mesi) che per buona parte delle orchestre costituiva la spina dorsale economica per il resto dell'anno, è stata pressochè cancellata.
Per non parlare dell'imminente totale assenza di prospettive. Un mondo che si basa sulle serate dal vivo, sulla vendita diretta dei supporti sonori, sugli introiti derivanti dai diritti d'autore (più serate fai, più brani esegui, maggiori sono le entrate semestrali dalla Siae), è completamente fermo.
Non solo i “capi orchestra” ma soprattutto quella miriade di musicisti che vivevano esclusivamente di quello e con quello.

Una tragedia, un disastro totale, da cui è difficile immaginare come si possa ripartire.

Da parte del sottoscritto, frequentatore di ben altri lidi musicali, un affettuoso e sentito abbraccio a tutti i musicisti di liscio che per anni hanno allieato le mie cene estive in qualche sperduto paesino montano a suon di paso doble, mazurka, polka, tango, valzer, terzinati.

Io e il liscio.
Con Lilith nei 90 suonavamo una versione semi punk de “L’uva fogarina” per concludere i nostri concerti e nel 1999 partecipammo alla compilation “Trans Romagna” in cui vari gruppi “indipendenti” riproponevano brani di liscio con il brano “Polvere” di Castellina Pasi.
Con i Chelsea Hotel, nel 1980, aprimmo un concerto a Gragnano con una mazurka. Molti si misero a ballare per poi cercare di linciarci quando partimmo con “Blitzkrieg Bop” dei Ramones.
PS: Franco Bagutti è nato nel cortile di fronte a casa mia.
Ci sarà un perchè!

martedì, novembre 17, 2020

Paul Weller - Mid Sommer Musik



“For all of us to get back together was such a joy, and I didn’t realise how much I’d missed it until we started playing together again.”

PAUL WELLER ha registrato, la scorsa estate, un piccolo show, live nei suoi studi di registrazione Black Barn Studios, accompagnato dall'abituale band e Jacko Peake ai fiati.

MID-SÖMMER MUSIK è stato trasmesso (a pagamento, scelta discutibile) pochi giorni fa in streaming.

Dodici brani tratti dalla recente produzione e TRE INEDITI destinati al nuovo album, previsto per il 2021.
Set spettacolare, band affiatatissima e che spesso improvvisa, Paul in splendida forma vocale, Andy Crofts al basso con un suono di stampo "Abbey Road", Jacko Peake stupendo con vari sax, clarinetto, flauto, Steve Cardock superlativo.

Ogni brano introdotto da brevi intro da parte di Paul a cui si uniscono immagini del backstage (con tanto di toppe e spille mod e soul, foto dei Beatles, bandiera del Chelsea).

Brani da "On sunset" (inclusa "Failed" disponibile solo nell'edizione giapponese) e "True meanings" e i tre inediti caratterizzati da un grande tiro soul rock ("Moving canvas" e "Testify") e da un sentita ballata pianistica ("Still glides the stream").

Emozionante, freschissimo, pulsante, sensazionale.

Set List:

On Sunset
Old Father Tyme
Moving Canvas (New Song)
Failed (On Sunset - Japan Bonus Track)
Village
Gravity
Aspects
More
Testify (New Song)
Still Glides The Stream (New Song)
Rockets
Mayfly

Paul Weller 🎸🎹
Jacko Peake 🎷
Andy Crofts 🎸
Steve Pilgrim 🎸🥁
Ben Gordelier 🥁
Tom Van Heel 🎹
Steve Cradock 🎸

lunedì, novembre 16, 2020

Long Hot Summers - The Story of The Style Council - Documentary



Gli ultimi quattro minuti (di cui preferisco non rivelare il contenuto) del documentario sulla storia degli STYLE COUNCIL, trasmesso su Sky Arte UK, sono pura emozione e valgono l'intera visione.

La storia di una delle migliori band degli anni 80 viene rivista nell'arco di un'oretta, con l'intervento diretto di Paul Weller, Mick Talbot, DC Lee, Steve White, altri collaboratori della band e una serie di fan e personaggi, da Boy George a Martin Freeman, Billy Bragg, Eddie Piller.

Prima parte della carriera ben dettagliata, ultimi album poco approfonditi e trattati molto velocemente.
Ovviamente tutto molto interessante pur se, per i fan, più che noto e un po' scontato (anche a causa della mancanza di materiale inedito e di tanti video e contributi essenziali per approfondire meglio la storia).

Ideale per un pubblico generalista, prevedibile per i cultori.
Ma i famosi ultimi quattro minuti riscattano tutto.

venerdì, novembre 13, 2020

Andrea Rigano - #Westand



Andrea Rigano ha speso sette anni, dal 2003 al 2010, nelle curve, a cogliere attimi di vita, raffigurando "gli Ultras per quello che sono davvero. Secondo alcuni l'ultima cosa bella, o perlomeno sincera, rimasta nel calcio."

Nessun discorso sociologico, nessuna morale.
Immagini.

In queste immagini non ci sono ultras buoni e cattivi, belli e brutti, onesti e disonesti, di destra e di sinistra. Ci sono ultras, e basta.

Che piaccia o meno quella è la realtà Ultras.
E questo un libro che la fotografa per quello che è.
Non è poco.

Qui un'intervista esplicativa all'autore:
https://www.rivistacontrasti.it/westand-ultras-italiani-andrea-rigano/

Andrea Rigano
#westand
Alcatraz Edizioni
30 euro

giovedì, novembre 12, 2020

The Eater



Qualcuno li definisce il gruppo che meglio di ogni altro ha rappresentato lo spirito del PUNK.

Minorenni (molto minorenni...età media 16 anni), dopo i concerti gli toccava correre a casa perché l'indomani mattina c'era la scuola.
Consideravano Johnny Rotten "un vecchio".
Spernacchiati da molta critica che li snobbava come caricaturali e immaturi.

I giornalisti ci fanno sempre domande stupide come "Cosa ne pensa la mamma?" "E le spille da balia?" . Ci chiedono "Cosa c'è dietro?" Stupido. Non c'è niente di significativo o scioccante in quello che facciamo. Suoniamo solo per noi stessi, per i ragazzi come noi. Non c'è niente dietro.

Si formarono nel 1976 prendendo il nome da un verso di un brano ("Suneye") dei T.REX "Tyrannosaurus Rex - eater of cars".
Il primo concerto lo tennero il 26 novembre 1976 a Manchester con i Buzzcocks ad aprire!

"Siamo l'unica band che si può relazionare con i ragazzi. I Sex Pistols sono abbastanza vecchi per esseri i nostri padri".

Lasciarono alcuni singoli e un album prima di scioglieris nel gennaio del 1979, ormai dimenticati e superati dall'evoluzione musicale velocemente in corso.

Il batterista Phil Rowland entrò poi negli Slaughter and the Dogs e i Nippel Erectors di Shane McGowan, prima di trasferirsi in USA e lasciare la musica.
Ian Woodcock ha suonato un po' con i Vibrators per andare poi a vivere in estremo oriente e lavorare per la Puma.
Gary Steadman entrò nei Classix Nouveaux, Andy Blade registrò qualcosa con Brian James dei Damned ma senza successo.

La band si è riunita occasionalmente per concerti singoli in festival punk.

EATER - The album
"The Album", uscito nel 1977, è un lavoro classicamente punk rock: pochi accordi, tempi veloci, melodie minimali, breve durata. Cover di "Sweet Jane" e "Waiting for my man" dei Velvet Underground e di "Queen bitch" di Bowie. Documento di un'epoca.

martedì, novembre 10, 2020

Matteo Torcinovich - Grafika 80!



Gli anni 80 italiani dell'esplosione del primo punk e della new wave, non furono solo musica ma anche tanta GRAFICA.

Creativa, geniale, stimolante nella sua capacità di sapere produrre immagini d'avanguardia e sperimentali con pochissimi mezzi (fotocopie o poco più).

"Grafika! 80" raccoglie centinaia (più di 800) di immagini dell'epoca, dalle copertine di dischi e cassette, alle fanzine, volantini, pubblicità, elaborazioni grafiche di ogni tipo, corredati da alcuni scritti esplicativi.

Non c'è alcuna pretesa enciclopedica o di completezza, anzi, la modalità di raccolta a 360 gradi è ancora più interessante e vivace.

Uno spaccato di un'epoca unica e finita.
Importante da conservare in memoria e archivio.

Matteo Torcinovic
‘Grafika!80! – Italian New wave, Punk, Dark, Industrial’
Goodfellas edizioni / Spittle
Prezzo: 35 euro

Sean Connery e i Beatles



UN rapporto particolare e "conflittuale" quello tra SEAN CONNERY e BEATLES.

In "Agente 007 missione Goldfinger" 007/Sean Connery pronuncia, dopo l'incontro intimo con con Jill Masterson (Shirley Heaton) che poco dopo verrà trovata morta da Bond, nuda e dipinta d'oro, una frase destinata a rimanere negli annali:
"Figliola, ci sono delle cose che assolutamente non si fanno. Per esempio bere Dom Perignon del ’53 a una temperatura superiore ai 4 gradi centigradi: sarebbe peggio che ascoltare i Beatles senza tappi nelle orecchie".
Qui, al minuto 3.55: https://www.youtube.com/watch?v=Zb-WbJluW_I


Il film di Guy Hamilton, è del 1964, gli sceneggiatori sono Paul Dehn e Richard Mailbaum.

I Beatles "replicarono" (si presume incosapevolmente o solo per sfruttare un nuovo gancio pubblcitario) attraverso il cartoon che li vedeva protagonsiti in una serie alla BBC.
Nell'episodio "Penny Lane" giocano con il protagonista James Blond dalla capigliatura bionda, ridicolizzandolo.

Ringo Starr sposò nel 1981 Barbara Bach, una delle bond-girl in "Agente 007 – La spia che mi amava".

Nel 1973 Paul McCartney incise il tema di "Vivi e lascia morire" diretto dallo stesso Guy Hamilton e con Bond interpretato per la prima volta da Roger Moore.
"Live and let die" è diventato uno dei brani più conosciuti e famosi del Paul post Beatles.

Altre analogie tra Connery e Beatles sono riscontrabili nella coincidenza che Paul McCartney e George Harrison erano proprietari di una Aston Martin, il marchio preferito di James Bond.
John Lennon invece sposò Yoko Ono nel 1969 in Gibilterra, dove sette anni prima Sean Connery aveva sposato Diane Cilento.
In "Quantum of solace" del 2012 un personaggio del film si chiama "Strawberry Field".

Non dimentichiamo che l'esordio discografico dei Beatles data il 5 ottobre 1962, lo stesso giorno in cui in Inghilterra uscì il primo film con James Bond "Dr.No" (intitolato da noi "Licenza di uccidere").

Per chiudere il cerchio, nell'album di George Martin del 1998 "In my life" (cover orchestrali di brani dei Beatles) il finale è affidato a "In my life" con la voce recitante di...SEAN CONNERY :
https://www.youtube.com/watch?v=1-j3n4OWmno

FONTE:
www.bookciakmagazine.it/ e protocollobond.wordpress.com

lunedì, novembre 09, 2020

Sean Connery e il calcio



La recente scomparsa di SEAN CONNERY viene suffragata da un omaggio calcistico a cura di ALBERTO GALLETTI.

Ci ha lasciati il giorno dopo in cui è nato Maradona, Sean Connery.

Iniziato al calcio e al Celtic dal padre, cambiò sponda in età più adulta e più convintamente dopo aver  stretto una profonda amicizia con Dave Murray quando questi divenne presidente dei Rangers, Connery è uno che non ha mai rinnegato le sue origini, i mestieri svolti prima di affermarsi come attore e neppure le sue passioni di uomo comune incluso il suo passato calcistico.

Fu ala destra dal grande fisico (1,89!) con i semiprofessionisti del Bonnyrigg Rose nei primi anni 50,  ricordato da compagni di squadra, dirigenti e tifosi dell'epoca più per il modo in cui portava la divisa da calciatore e la sua giacca di velluto, al tempo parecchio cool nonchè rara, nonchè per l'insolita attenzione femminile che riceveva  nel rude ed inospitale mondo del football scozzese, piuttosto che per le sue prodezze in campo.
Non giocò molto, ma si allenava con costanza e segnò pure un gran gol, un bolide da trenta metri, in una partita della Coppa di Scozia semiprofessionisti del 1951, la squadra fu sconfitta comunque 3-1 da più quotato Broxburn Athletic.

Quindi fu muratore, autista, imbianchino, bagnino, mentre era apprendista attore, cioè quello che voleva fare veramente.
Giocò ancora per un po' guadagnandosi un provino, non superato, con l'East Fife, al tempo buona squadra di first division tra lo stupore di chi seguiva il Bonnybrigg:
'Mai avrei pensato che fosse buono abbastanza per esser chiamato dall' East Fife' - disse uno di loro all'epoca. 

Poi, durante una partita giocata tra la squadra delle maestranze del musical 'South Pacific'di cui era parte e una selezione giovanile di Manchester dove era in scena lo spettacolo, fu notato nientemeno che da Matt Busby in persona che gli offrì 25 sterline la settimana per unirsi al Manchester United.

"Avrei voluto veramente accettare quell'offerta perchè ho sempre amato il calcio tantissimo.
Ma poi realizzai che i calciatori dopo i trent'anni cominciavano a declinare e io ne avevo già compiiutì ventitre.
Decisi di continuare a fare l'attore e si rivelò una delle scelte più intelligenti che abbia mai fatto",
dichiarò nella sua autobiografia.

Continuò con la recitazione; ci volle tempo, comparse e parti minori prima di essere scelto per quella di James Bond per il film Dr. No del 1962.

Icona ssoluta di stile e britishness al tempo stesso, icona a prescindere quando i giorni del glamour legato a 007 finirono, icona scozzese sempre, così come grande appassionato di tennis e golf, e sostenitore di tutto lo sport scozzese.
Telefonò a più di un CT appena dopo la nomina per congratularsi e augurare le migliori fortune, suscitando il più vivo e sincero stupore degli interessati che rimanevano basiti all'altro capo del telefono.
Aveva 90 anni, ha sempre parlato chiaro, con tutti, rimanendo in fondo sempre l'uomo comune che si era fatto strada con grandi sforzi e una bella gavetta e per questo rispettoso di chiunque.Più grande forse di qualsiasi rulo abbia mai interpretato.
Insuperabile per me in 'The hill'.

Lo rincorsi da vicino, insieme al Rama e senza successo, nei meandri di Heathrow nel '91.
Capeggiò una trasferta di migliaia di tifosi dei Rangers a Torino nel '95 convinto del successo.
Quando lo lessi mi presi un biglietto del parterre della tribuna, ricordo lo scompiglio quando arrivò, lo intravidì da star sotto.
Dopo essersi fatto da Roma a Torino in macchina per un sciopero Alitalia, i Rangers si fecero fare quattro gol dalla Juve.

Meglio le Bahamas infatti.
Si è spento a Nassau, e dove altrimenti.

sabato, novembre 07, 2020

Consigli per gli acquisti

Classic Rock



Nel nuovo numero di CLASSIC ROCK parlo degli album live di Keith Richards and the Xpensive Winos, della compilation "Bubblerock is here to stay", del box di Wayne County and the Electric Chairs, Marquez, RAB4 (Seba Pezzani), Manges, Widowspeak, Ghiblis , Mother's Cake, Mad Dogs e del libro "Estetica del malessere" di Claudia Attimonelli.

Poi trovate Elvis Costello, il metal degli anni 80, King Crimson, un articolo sul doc "White riot", Black Sabbath e un sacco di altre belle cose.
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