giovedì, febbraio 28, 2019

Febbraio 2019. Il meglio



Il 2019 è partito bene con grandi album come quelli di Specials, The Beat, Joe Jackson, Bob Mould, Sleaford Mods, Rat Boy, Juliana Hatfield, Massimo Volume, Piaggio Soul Combination, Giulio Casale, I Hate My Village e London Underground.

BOB MOULD - Sunshine Rock
Tredicesimo album solista per l'ex chitarra degli Husker Du, qui accompagnato dalla base ritmica dei Superchunk.
E un altro grande album in puro stile Husker, con chitarre sature, voce tirata all'estremo, canzoni perfette (tra cui una devastante cover di "Send me a postcard" degli Shocking Blue) e uno stile inimitabile.

SLEAFORD MODS - Eton alive
Il duo più iconoclasta e devastante in giro da parecchio per il Regno Unito, continua a far danni con un linguaggio tagliente, senza mezze misure e basi sonore mutuate da hip hop, rap e dall'ipnotica post wave cara ai P.I.L. di John Lydon. Non fanno prigionieri, ne hanno per tutti, parlano l'idioma della strada senza compromessi e giri di parole. Sono unici, pericolosi, scomodi, teppisti della parola.

LONG RYDERS - Psychedelic country soul
Mancavano da un po' ma la classe non è mutata e tornano con un brillante disco in cui ripropongono alla perfezione il loro classico sound Byrdsiano/Moby Grape tra country, 60's, un pizzico di jingle jangle psichedelico e una verve elettrica fresca e grintosa come sempre.

SOUL BASEMENT - Oneness
Fabio Puglisi è un produttore e brillante polistrumentista, Jay Norman un vocalist di enorme raffinatezza ed espressività. Insieme fanno i Soul Basement ma soprattutto fanno rivivere l'anima di Gil Scott Heron. Voce, attitudine, sonorità ci riportano nel magico mondo del Maestro con un gusto e una personalità impressionanti. Brani stupendi, groove a profusione, disco stupendo.
E ame viene anche un groppo alla gola.

RAT BOY - Internationally unknown
A qualcuno piacciono i Clash post Sandinista, Rancid, Beastie Boys, punk, hip hop duro e militante ? Il giovanissimo Rat Boy, al secondo album, li mette insieme con sapienza e notevole capacità. Disco potente, travolgente, intrigante. Da tenere d'occhio.

NICK WATERHOUSE - s/t
Al quarto album il musicista californiano conferma di nuovo la sua capacità di addentrarsi con grazia, competenza e precisione in un ambito sonoro molto specifico. Ovvero quel rhythm and blues venato da un'anima jazz e un pizzico di umori latini che caratterizzava i dischi di Ray Charles o Arthur Alexander a cavallo tra i 50 e i 60.
E lo fa benissimo.
C'è anche un po' di Elvis, di soul, di Chris Isaak.

MASSIMO VOLUME - Il nuotatore
Si possono contare sulle dita di una mano i nomi di coloro che hanno inventato un genere, che hanno dato il via a qualcosa di così originale e personale che immancabilmente verrà SEMPRE citato come riferimento.
E' il caso dei MASSIMO VOLUME, quasi trent'anni di carriera, fieramente fedeli a sè stessi, mai una concessione al facile ascolto, all'omologazione, ai richiami "da classifica".
A sorpresa arriva un nuovo album, scarno, diretto, voce, chitarra, basso, batteria, senza elettronica o tastiere.
Purezza sonora come sempre minacciosa, aspra, che scava nel profondo con l'ausilio delle parole di Emidio Mimì Clementi, graffio chirurgico di cui conosciamo bene lo spessore, che ci narra storie e personaggi tra note autobiografiche e osservazione colta della realtà circostante.
Un grande album.

EDDA - Fru fru
Edda goes disco.
Un sorprendente cambio di sound, dall'aspro cantautorato minimale precedente a brani dove si abbracciano ritmi funk disco. La lirica di Edda rimane la stessa, testi in costante bilico tra nonsense e disperato sarcasmo, brani armonicamente particolarissimi, elettronica a profusione, voce inconfondibile.
Album come sempre particolare e originale.

DURAND JONES AND THE INDICATIONS - American love call
Secondo album per la band dell'Indiana, guidata da una voce suadente, vellutata, caldissima che ben si accompagna a sonorità che amalgamano alla perfezione, soul, funk, soft blues, un groove ritmico sempre avvolgente e sinuoso. C'è molto Curtis Mayfield e una buona dose delle movenze sonore sexy di Isaac Hayes. Black sound da sottofondo e relax.

FRENCH BOUTIK - L'ame de Paris
E'molto bello osservare una band crescere nel tempo, maturare, diventare sempre più personale.
E' il caso dei francesi French Boutik che con il nuovo album compiono un grande passo in avanti.
Rimangono le basi da cui sono partiti, i Kinks, il rhythm and blues bianco dei mid 60's inglesi, i Jam e l'immaginario mod ma il sound palesa come non mai una profonda anima francese che porta a Serge Gainsbourg, che omaggia Henry Salvador (il primo ad aver portato il rock n roll in Francia, nel 1957 con il nome di Henry Cording) nella stupenda "Beta Gamma" (uno space beat targato 1968) e che parla di realtà locali, come la gentrificazione in "Strasbourg St.Denis", dello sfruttamento sul lavoro e delle mancanze della politica in altri episodi.
Una sorta di concept sull'attualità francese, molto gradito e personale a fronte di tanti gruppi anglofoni all'esasperazione.
Produce Andy Lewis e si sente!

I RUDI - Fuori tempo massimo
Conosciamo le grandi capacità compositive dei RUDI nel riuscire a coniugare atmosfere beat anni 60 (tra Rokes, primi Who, Brian Auger, Zombies e Yardbirds, di cui viene proposta "Lost Woman" in italiano) con un gusto blues e rhythm and blues e una visione comunque moderna e attuale della musica.
Il trio milanese firma il secondo album sempre all'insegna del riconoscibile marchio basso/tastiera/batteria (una delle loro caratteristcihe, come è noto, è proprio quella di non avere la chitarra). Grande classe, canzoni irresistibili, tecnica sopraffina, ottimi testi.
"Fuori tempo massimo" è un'ulteriore conferma dello spessore della band, della sua personalità, della sua unicità.

MAVIS STAPLES - Live in London
Mavis continua ad infilare eccellenti dischi uno dietro l'altro.
Se il precedente "If all I was was black" era un capolavoro, il nuovo "Live in London" ne conferma l'incredibile intensità vocale, la capacità di travolgere con un soul gospel blues minimale a cui unisce impegno civile e una verve comune a pochi.

TEDESCHI TRUCKS BAND - Signs
Sono in giro da parecchio e propongono un rock blues e soul che riporta al sound di Janis Joplin e dintorni. Un po' troppo classico "american roots" ma ci sono momenti di pura eccellenza.

FLESHEATERS - I used to be pretty
Chris D, Julie Christensen, Dave Alvin, John Doe, DJ Bonebrake, Steve Berlin ancora insieme per un nuovo album della mitica band californiana.
Si divertono, coverizzano vecchie cose oscure della band ma anche Gun Club, Sonics e addirittura i primi Fleetwood Mac.
Tanto affetto e anche amore per i miei eroi di gioventù.
Anche se i ldisco non è 'sto gran capolavoro.
Maledetti! Vi ho amato e vi amerò.
Sempre.

ALEX EVANS - I've come a long way
E' ancora giovanissimo il cantante e chitarrista franco inglese ma alle spalle ha già una robusta esperienza discografica e concertistica.
Si intuisce dalla maturità compositiva con cui si propone in questa nuova fatica. Undici brani autografi che oscillano tra rhythm and blues e soul music nella sua accezione più “vintage” e retrò.
Stampa e produce Record Kicks, l nostra Daptone Records ed è subito 100% garantito !

KICCA - I can fly
La cantante vicentina da tempo di stanza a Parigi dopo 4 album con gli Intrigo torna con un lavoro a suo esclusivo nome.
Dodici brani di elegante e pulsante soul funk dalla forte vena pop e un gusto spiccato per ritmiche da dancefloor. Arrangiamenti azzecatissimi, voce "black" come sempre protagonista per un album di altissimo livello.

MOTORPSYCHO - The crucible
Nuovo monolite musicale che cala nelle nostre orecchie con tre brani di 9, 11 e 21 minuti, tra hard rock, progressive, impennate tipicamente Who primi 70's e tipiche loro cavalcate sonore.
Buono ma non ispiratissimo, un po' troppo auto indulgente.

MAXIMO PARK - As Long As We Keep Moving La band inglese, meteora ma anche piccola certezza brit pop, torna con una raccolta dei brani più noti riproposti live in studio con la nuova line up che contribuisce a ridare energia e verve al repertorio. Un bel sentire.

IAN BROWN - Ripples
La voce degli Stone Roses con un buon disco, buoni spunti, qualche ottimo brano ma un mood molto moscio e molle. Peccato.

THEON CROSS - Fyah
Dalla Britisg new jazz scene arriva il primo album solista del compositore e suonatore di tuba, membro degli eccellenti Sons of Kemet.
Tanto groove funk, jazz, contaminazioni.
Come sempre più che interessante.

CHAKA KHAN - Hello happiness
New soul molto raffinato ma allo stesso tempo intenso e decisamente cool. Ottimo un intermezzo reggae, voce spaziale.

ASCOLTATO ANCHE
YOLA (buon disco di country soul blues), OUR NATIVE DAUGHTERS (country blues gospel di ottima fattura), PAVO PAVO (pop di gusto psichedelico, un po' Spiritualized. Carino), AARON ABERNATHY (plastic soul pop molto vicino a Prince), SPIELBERGS (alt rock sonico senza arte nè parte), BEIRUT (premio "disco noioso" dell'anno), NADIE LEE (buon jazz soul)

LETTO

ANTHONY DAVIE - This is Joe Public speaking
Sono uscite decine e decine di libri sui CLASH e sul loro indimenticato e indimenticabile leader Joe Strummer.
Biografie, il più delle volte agiografiche, riassunti della discografia o dei concerti, collezioni fotografiche e chi più ne ha più ne metta.
Anthony Davie, fan di lunga data (e già autore di "Joe Strummer and the Mescaleros: Vision of a Homeland") ha invece pensato di andare ancora più in profondità, raccogliendo impressioni, pareri e testimonianze inedite dei fan o di chi ha in qualche modo avuto occasione di vederli e incontrarli.
Ci sono anche nomi eccellenti come Chris Saliewicz (autore dello stupendo "Redemption Song" sulla vita di Joe), vari biografi della band, un ex roadie e alcuni nomi nostrani (tra cui il sottoscritto).
Un lungo e paziente lavoro di raccolta, durato anni, e che ora culmina in un libro in cui (ex) ragazzi europei, canadesi, neo zelandesi, americani ricordano quella volta che arrivarono a scambiare due chiacchiere con i loro idoli, a vederli in concerto, incontrarli per strada, suonare prima di loro.
Il tutto corredato da qualche foto, dove non è la qualità a farla da padrona ma la spontaneità e l'urgenza che furono il tratto distintivo dei Clash.
Emerge sempre l'estrema disponibilità della band ad incontrare i suoi fan e condividere lunghi momenti, invitandoli spesso nel backstage.
The Clash, l'unica band che conta.
I proventi del libro saranno devoluti al Great Ormond Street Hospital for Children, London.
Nessuno guadagnerà un soldo dalle vendite.

CARLO ROVELLI - Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro
ANASSIMANDRO è colui che più o meno nel 600 a.c. teorizzò, per primo, che la Terra, contrariamente alla concezione comune che ci fosse una terra e sopra un cielo, fosse semplicemente un sasso che galleggiava nell'Universo ("inventa lo spazio aperto del cosmo").
Carlo Rovelli parte da questo presupposto per portarci all'interno di un viaggio storico/scientifico semplice e appassionante in cui affronta tematiche attualissime, in tempi di oscurantismo e revisionismo.
Per la prima volta Anassimando descrive fenomeni naturali non legandoli alla volontà degli dèi ma tentando di ricondurli ad una semplice manifestazione della natura stessa.
Anassimandro introduce anche il concetto che i "maestri" non devono essere solamente idolatrati ma anche, se necessario contraddetti, trovare gli errori del loro pensiero, correggerli e in questo modo capire meglio il mondo.

CLARICE TROMBELLA - Sacerdotesse, imperatrici e regine della musica
Clarice Trombella, musicista, dj e speaker radiofonica, dipinge venti veloci ma esaustivi ritratti di altrettante artiste che hanno segnato l'emancipazione della figura femminile nella cultura e nella società. Il tutto corredato da una breve "colonna sonora" e da illustrazioni firmate da diversi disegnatori.
Si va da Bessie Smith e Billie Holyday a nina Simone e Joan Baez, passando attraverso nomi molto meno conosciuti ma altrettanto significativi come quelli delle rappers Rebeca Lane e Sonita Alizadeh, la trombonista e arrangiatrice Melba Liston, la scrittrice e critica letteraria Dorothy Parker.
Una lettura agile, sempre precisa e che sinytetizza nel migliore dei modi lo spirito delle protagoniste.

TERESA FABOZZI - Here, there and everywhere
Teresa Fabozzi all'esordio letterario con un lavoro che non manca di intrigare subito, a partire dai titoli dei capitoli che vanno da "Acrosss the universe" a "I'll be your mirror", passando per "The real me", "Tomorrow never knows" e "Blackstar".
Poi quando tra i personaggi troviamo Blowie, Icycoo, i signori Moon, Reed, Harrison diventa palese il background dell'autrice.
Che ci porta in un viaggio fantastico diviso in tre parti principali, sogno, incubo e allucinazione, in cui i due protagonisti, George e Emily, scelgono di fuggire dalla realtà circostante ed intraprendere un “viaggio” particolare all’interno del loro inconscio.
Originale, coraggioso e molto ben fatto.

LUCA MASTRANGELO - Una vita da Mastrangelo
Noto youtuber calcistico di fede interista, particolarmente benvoluto da mio figlio che mi ha passato questo veloce e divertente autobiografia che ci introduce tra episodi gustosi e divertenti nella vita di chi sta dietro ad una webcam e spesso sugli spalti a seguire la squadra.

VISTO

RUDE BOY: THE STORY OF TROJAN RECORDS
Uno dei migliori documentari musicali di sempre.
La storia della TROJAN RECORDS (che prese il nome dal camion scoperto con la scritta The Trojan sulle fiancate usato dal produttore Duke Reid per trasportare il suo sound system in giro per la Giamaica) nel 2018 ha compiuto 50 anni e viene ora celebrata in un docufilm diretto da Nicolas Jack Davies, denso di testimonianze incredibili (da Scratch Lee Perry a Neville Staple, Lloyd Coxsone, Pauline Black, Don Letts e numerosi altri protagonisti della scena in levare dai 60's ad oggi).
Stupende le immagini originali mixate in dissolvenza con una riproduzione degli eventi girate da attori.
C'è la storia dell'immigrazione in Inghilterra dalla Giamaica e West Indies nei 50 e 60, il razzismo subito, l'arrivo dello ska, i mods, gli skinheads etc etc.
C'è soprattutto un sacco di quella incredibile musica che ben conosciamo.
Completo.
Totale.
Definitivo.
Il film è stato presentato al London Festival e a Torino al Seeyousound e dovrebbe essere disponibile in DVD prossimamente.
Il trailer
https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=gEQdklk3LvE

GREEN BOOK di Peter Farrelly
SPLENDIDO road movie in perfetto equilibrio tra commedia (divertente e piena di riuscite gag) e impegno sociale anti razzista.
Un immenso Viggo Mortensen è l'autista del pianista Don "Doc" Shirley (meraviglisamente interpretato da Mahershala Ali) durante un tour nel sud segregazionista degli States.
Il GREEN BOOK era una guida riservata agli uomini di colore in viaggio per gli Stati Uniti per permettere loro di trovare locali e motel a loro adatti evitando quelli ad esclusivo uso dei bianchi.
Il raffinato, glaciale e allo stesso tempo fragilissimo Shirley si confronta con il rozzo e volgare Tony Lip Vallelonga.
Ne nasceranno un'amicizia, una stima e un rispetto reciproco che li porterà fino alla morte.
La storia è infatti vera e ambientata nei primi 60's americani, dai colori sgargianti ma allo stesso tempo cupi.
Film IMPERDIBILE.

ROMA di Alfonso Cuaron
Un (capo?)lavoro greve, livido, duro ma che allo stesso tempo esalta la levità con cui la protagonista Cleo passa in mezzo a difficoltà e brutalità della vita.
In un bianco e nero scintillante Cuaròn evoca Pasolini, Fellini, Wenders, Jarmusch.
Puro e crudo realismo, a tratti perfino disturbante.
Il film ipnotizza, scuote, lacera, lascia il segno.
Non lascia mai indifferenti.

LA FAVORITA di Yorgos Lanthimos
Un feroce, grottesco, potente ritratto dell'orgia del potere, declinato al femminile (in un mondo maschile) nell'Inghilterra del 1.700, alle prese con guerre, intrighi di corte, degrado e povertà del popolo.
Due "favorite" si contendono la regina malata, capricciosa, infantile, succube del fascino delle due giovani e spietate aspiranti dame di compagnia (in grado di dettare però l'agenda politica).
Nessuno scrupolo, guerra senza pietà nella cupa ambientazione di tempi bui e decadenti.
Regìa superba, immagini curatissime, scenografia perfetta, le tre protagoniste, Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz, grandissime.
Nel complesso però il film non decolla mai e rimane sospeso in un finale inconcludente.

BLOOM MOOVIE alla regia Filippo D'Angelo e alle riprese Ezio Riboni.
Un film denso di passione, decine di testimonianze, immagini, filmati su uno dei locali iconici del rock italiani, il BLOOM di Mezzago.
Un luogo in cui ho trascorso serate indimenticabili (dai Nirvana ai Miracle Workers, dai Creeps ai Beats of Bourbon ai concerti che ci ho fatto con Lilith, Link Quartet e tanto altro).
Un documento storico che scava negli anni 80, nei passaggi culturali di un'epoca che parte da lontano e arriva al giorno d'oggi.
IL FILM:
https://www.youtube.com/watch?v=T6l7ke1wHb8&t=2046s

COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it, ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Occasionalmente su "Il Manifesto".
Sul sito di RadioCoop ogni lunedì va in onda il TG musicale "3 minuti con RadioCoop" condotto da me , Carlo Maffini e Paolo Muzio.

IN CANTIERE

Con i NOT MOVING LTD torniamo in concerto in marzo e aprile.
https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832/

venerdì 22 marzo: Milano "Cox 18" + Cut
https://www.facebook.com/events/241421356811645/

sabato 23 marzo: Bologna “Freakout”
https://www.facebook.com/events/580065989125203/

sabato 30 marzo: Monterotondo (Roma) “Il cantiere”
https://www.facebook.com/events/294654777891630/

sabato 6 aprile: Savona “Raindogs”
https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832/

venerdì 26 aprile: Ancona "On stage"
sabato 27 aprile: Lecce
domenica 28 aprile: Pescara "Scumm"

mercoledì, febbraio 27, 2019

Get back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui
:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

DORIS TROY - s/t
Doris Troy approda, attraverso Billy Preston, alla Apple Records, messa sotto contratto da George Harrison che gliene fa firmare ben tre: come artista, produttrice e compositrice.
L'album diventa in poco tempo un ritrovo di rockstar, da Ringo Starr a Eric Clapton, lo stesso George, Stephen Stills, Peter Frampton oltre a Klaus Voorman, Alan White, Billy Preston, Leon Russell.
E anche un ottimo lavoro a base di gospel, soul rock, blues, la sua voce che svetta e i musicisti che fanno il loro grande e stupendo dovere.
Nonostante ciò l'album avrà scarso successo e riscontro.
Doris Troy proseguirà tra collaborazioni con Stones ("You can't always get what you want"), Pink Floyd ("Dark side of the moon" e mille altri.

MARY LOU WILLIAMS - Presents Black Christ of the Andes
Album del 1964 i cui la grande pianista jazz mischia be bop e coll jazz con gospel e spiritual. Un album di pura, semplice, profonda blackness. Difficile ma fenomenale.

MEMBERS - At the Chelsea Nightclub
Un classico esempio della caotica prima scena punk inglese in cui uscivano gruppi di tutti i tipi, spesso accodandosi al nuovo trend, infilando un singolo significativo e scomparendo o quasi.
In realtà i Members sono nati nel 1976, hanno raggiunto un minimo do popolarità con il singolo "Sound of the suburbs", registrato un paio di album, si sono sciolti nel 1983 e riuniti con infiniti cambi di formazione nel 2007, proseguendo a fasi alterne nel sottobosco fino ad oggi.
Il primo album riassume bene il loro approccio ad uno street punk rozzo che alterna omaggi al reggae e un approccio pop punk talvolta non lontano da Jam e Purple Hearts.

STEEL PULSE - Handsworth revolution
L'Inghilterra del 1977 che brucia. Dove bianchi e neri si danno la mano, si mischiano, superano distanze e differenze.
E nascono le prime band reggae autoctone con i figli degli immigrati dalle West Indies (vedi anche Aswad e Burning Sear).
Gli Steel Pulse arrivano da Birmingham (dall'area di Handsworth) e nel 1978 escono con un album intensissimo (il primo a vincere un Grammy Award Reggae senza che la band arrivi dalla Giamaica), dove il classico reggae si fa più aspro, urbano, politico, crudo.
Disco ancora freschissimo e attuale con brani fenomenali come "Ku Klux Klan" e "Prodigal son".

martedì, febbraio 26, 2019

Rude Boy: The Story of Trojan Records



Uno dei migliori documentari musicali di sempre.

La storia della TROJAN RECORDS (che prese il nome dal camion scoperto con la scritta The Trojan sulle fiancate usato dal produttore Duke Reid per trasportare il suo sound system in giro per la Giamaica) nel 2018 ha compiuto 50 anni e viene ora celebrata in un docufilm diretto da Nicolas Jack Davies, denso di testimonianze incredibili (da Scratch Lee Perry a Neville Staple, Lloyd Coxsone, Pauline Black, Don Letts e numerosi altri protagonisti della scena in levare dai 60's ad oggi).

Stupende le immagini originali mixate in dissolvenza con una riproduzione degli eventi girate da attori.
C'è la storia dell'immigrazione in Inghilterra dalla Giamaica e West Indies nei 50 e 60, il razzismo subito, l'arrivo dello ska, i mods, gli skinheads etc etc.
C'è soprattutto un sacco di quella incredibile musica che ben conosciamo.

Completo.
Totale.
Definitivo.

“The other side of the swinging, hippy London most people think of when they imagine the cultural revolution of the sixties.
This story though, is far more real and continues to have a lasting effect on the generations that have followed”.

Nicolas Jack Davies

"I semi per la società multiculturale in cui viviamo oggi sono germogliati sulle piste da ballo di quei giorni"
Don Letts

Il film è stato presentato al London Festival e a Torino al Seeyousound e dovrebbe essere disponibile in DVD prossimamente.

Il trailer
https://www.youtube.com/watch?time_continue=6&v=gEQdklk3LvE

lunedì, febbraio 25, 2019

Intervista a Exene Cervenka - The X



Con molto piacere il blog ospita un'intervista ESCLUSIVA a EXENE CERVENKA, voce degli X

Sono rimasto molto sorpreso nel leggere il libro di John Doe “Under the big black sun: A personal story of L.A.Punk” di quanti pochi punk ci fossero alla fine dei 70’s a Los Angeles.
La percezione che avevamo dall’Italia era di folle di punk.


La creazione di una scena o di un movimento artistico è sempre prerogativa di un piccolo gruppo di persone.
Eravamo molto meno di un centinaio di persone. Ognuno conosceva tutti gli altri. Ma crebbe velocemente.
Nel 1979 c’erano migliaia di persone nelle città più grosse.

Era difficile suonare una musica così diversa da quella abitualmente proposta dalla scena alternative di LA più vicina all’hardcore?

Il punk arrivò per primo l’hardcore fu un’evoluzione che arrivò dai ragazzi perduti dei sobborghi.
Potevamo suonare con i Circle Jerks e i Germs e qualche altra band fino al 1980. Poi il pubblico incominciò a sputarci addosso e tirarci varie cose, una faccenda che in generale non riesco a capire.

Ai vostri concerti ci sono prevalentemente i vecchi fan o anche un pubblico più giovane?

Entrambi.
A volte tre generazioni in una sola famiglia. Nei primi tempi c’erano persone di tutte le età, dagli otto ai sessanta anni.

In che relazione sei con la musica “liquida” (Spotify, download etc)?

La nostra amministrazione ha appena firmato un disegno di legge che permette di ottenere guadagni dalla musica in streaming per gli autori. Una canzone poteva avere milioni di streming e tu ricevevi solo pochi dollari. Io e molti di noi siamo molto contenti di questi cambiamenti.

Quanto è cambiata Los Angeles da quando è uscito “Los Angeles”, sia musicalmente che da un punto di vista sociale.

Quaranta anni sono lunghi. E’ cambiato tutto e soprattutto in peggio.
La California era un posto incredibilmente libero negli anni 70.
Poco costoso, creativo, artistico, pieno di bykers, amore, clima stupendo, tutto assolutamente bello.
Ora tutto ciò che è bello è anche caro.
Il governo è veramente corrotto. La benzina è quella più costosa in tutta l’America.
Un sacco di regole, tasse alte, sovraffollamento. Avevamo le scuole migliori ora sono le peggiori.
Quello che amo ancora di Los Angeles sono i posti che sono miracolosamente sopravvissuti e le persone creative che sono ancora qui.

C’è un tuo album preferito degli X?

Probabilmente “Under the big black sun”

Qualche progetto di registrare nuovi brani degli X?

Siamo in studio proprio ora, cinque canzoni, rimanete sintonizzati!

Qualche possibilità di vedervi in Europa?


Se qualcuno ci garantisse abbastanza soldi per non rimetterci quelli del viaggio non desidereremmo altro!

Ho letto che hai definito il 2018 il vostro miglior anno di sempre.

Perchè? Ogni anno è ora il nostro migliore.
Siamo ancora vivi, siamo in tour e suoniamo un sacco di concerti per tantissima gente

domenica, febbraio 24, 2019

Edoardo Agnelli e Teheran



Storia oscura o comunque rimossa quella di Edoardo Agnelli, figlio di Gianni, destinato ad ereditare l'impero Fiat, morto suicida (pare) a 46 anni nel 2000.

La sua attenzione per affari e capitali è ben presto distolta dall'interesse per filosofia e spiritualità.
Si interessa di teologia, astrologia e misticismo, ha simpatie per il marxismo leninismo e un atteggiamento fortemente critico nei confronti del capitalismo.

Compie viaggi in India e soprattutto Iran dove incontra e prega con l'ayatollah Khomeini, abbracciando la fede islamica.

L'Iran ha sempre sstenuto la tesi dell'omicidio perpetrato dall'ala ebraico/sionista della famiglia, gli Elkann.

A Teheran si è discusso di dedicargli una via, pare esista un ristorante con il suo nome e pure l'aula magna di un'università mentre una pietra tombale lo celebra nel Cimitero dei Martiri della Capitale.

Ogni anno nell'anniversario della sua morte a Teheran si svolgono celebrazioni in suo ricordo.

sabato, febbraio 23, 2019

Teresa Fabozzi - Here, there and everywhere



Teresa Fabozzi all’esordio letterario con un lavoro che non manca di intrigare subito, a partire dai titoli dei capitoli che vanno da “Acrosss the universe” a “I’ll be your mirror”, passando per “The real me”, “Tomorrow never knows” e “Blackstar”. Poi quando tra i personaggi troviamo Blowie, Icycoo, i signori Moon, Reed, Harrison diventa palese il background dell’autrice.
Che ci porta in un viaggio fantastico diviso in tre parti principali, sogno, incubo e allucinazione, in cui i due protagonisti, George e Emily, scelgono di fuggire dalla realtà circostante ed intraprendere un “viaggio” particolare all’interno del loro inconscio.
Originale, coraggioso e molto ben fatto.

A seguire un'intervista con l'autrice.

1.
Da cosa nasce la scelta di una fantasy?


Il fantasy non era in programma, infatti cercavo di creare ben altro. Per trovare qualcosa che potesse andarmi meglio e si avvicinasse a qualcosa di mio, mi sono dedicata allo studio e alla lettura di Freud e Jung: sono sempre rimasta affascinata dalle tematiche sogno-subconscio-inconscio e dalla psicologia in generale (ho approfondito disturbi, quali depressione, schizofrenia e disturbo bipolare, manie per caratterizzare alcuni personaggi) Il fantasy, quindi, nasce facendo riferimento a quei "mondi" psicologici, a una visione distorta del mondo, altre tematiche di attualità (la forza delle donne, l'ambiguità, uomo che sfrutta l'ambiente e gli altri...) e il tutto è ispirato alla figura di David Bowie (Ziggy Stardust/ uomo delle stelle/l'uomo da Marte).
Ci tengo a dire che ogni personaggio ha personalità (o quasi), carattere e descrizione di qualcuno realmente esistito (poeti romantici, altri letterati, suffragette, staffette partigiane, musicisti...).

2.
La scelta finale dei protagonisti di “viaggiare” di nuovo è piuttosto amara.
Questa realtà offre davvero poco, dunque
.

La realtà amara è voluta ed è dovuta al rifiuto della società in cui vivono i personaggi: essi si sentono far parte di un altro mondo e non del loro.
Poi sono ragazzi fragili e cercano un luogo dove dimostrare il loro valore.

3.
La cosa che salta più all’occhio è la devozione per certi riferimenti sonori.
Sono un’ideale colonna sonora per la lettura?


La musica è essenziale nel romanzo: ogni titolo di capitolo fa riferimento ai sentimenti/condizione/ stati d'animo/ situazioni che vivono i personaggi.
I George fanno riferimento a Harrison dei Beatles; Blowie rappresenta una maschera di Bowie (Ziggy/Aladdin); Reed e Vicious sono riferiti a Lou e Sid; molti sono i collegamenti agli Who, specialmente "Quadrophenia" (il mare, il vento, alcune situazioni...).
La musica è importantissima: all'interno del romanzo ci sono ulteriori citazioni legata a canzoni. Ho creato una vera e propria playlist di spotify.

4.
Hai pensato all’ipotesi di un sequel ?


Non so ancora se lasciare una libera interpretazione, oppure continuare: dipende dall'ispirazione.

Libertà e Not Moving LTD



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo di NADA.
Il blog la intervistò qui: http://tonyface.blogspot.com/2014/03/intervista-nada.html
Nella foto il numero precedente.



Con i NOT MOVING LTD torniamo in concerto in marzo e aprile.

venerdì 22 marzo: Milano "Cox 18" + Cut
https://www.facebook.com/events/241421356811645/

sabato 23 marzo: Bologna “Freakout”
https://www.facebook.com/events/580065989125203/

sabato 30 marzo: Monterotondo (Roma) “Il cantiere”
https://www.facebook.com/events/294654777891630/

sabato 6 aprile: Savona “Raindogs”
https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832/

venerdì 26 aprile: Ancona "On stage"
sabato 27 aprile: Lecce
domenica 28 aprile: Pescara "Scumm"

venerdì, febbraio 22, 2019

Clarice Trombella - Sacerdotesse, imperatrici e regine della musica



Clarice Trombella, musicista, dj e speaker radiofonica, dipinge venti veloci ma esaustivi ritratti di altrettante artiste che hanno segnato l'emancipazione della figura femminile nella cultura e nella società. Il tutto corredato da una breve "colonna sonora" e da illustrazioni firmate da diversi disegnatori.

Si va da Bessie Smith e Billie Holiday a Nina Simone e Joan Baez, passando attraverso nomi molto meno conosciuti ma altrettanto significativi come quelli delle rappers Rebeca Lane e Sonita Alizadeh, la trombonista e arrangiatrice Melba Liston, la scrittrice e critica letteraria Dorothy Parker.

Una lettura agile, sempre precisa e che sinytetizza nel migliore dei modi lo spirito delle protagoniste.

A seguire un'intervista con l'autrice.

1) La domanda più immediata è sapere il criteri di scelta e quante ne hai dovute lasciare fuori.

Sono state scelte complesse ma non difficili.
Questo libro è una sorta di viaggio nel tempo che dura poco più di un secolo e che racconta storie di donne musiciste molto diverse tra loro ma con elementi, spesso drammatici, comuni.
Volevo che in questo libro si percepisse il cambiamento nel tempo e il ripetersi costante di determinate dinamiche come la discriminazione di genere, di razza e di classe sociale che sono presenti oggi come 100 anni fa.
Ho cominciato a scegliere seguendo il mio istinto; solo ad un certo punto mi sono resa conto che queste artiste avevano un comune denominatore: l’impegno civile. Il mio istinto mi ha portato a scegliere donne che avevano una missione e un senso di giustizia molto forte.
Il mio obiettivo era anche quello di dare voce a chi oggi, nonostante il talento e una carriera di tutto rispetto, è praticamente una sconosciuta, come Melba Liston o Blanche Calloway per esempio, a causa, come ho raccontato, della forte discriminazione di genere.
Ho dovuto inevitabilmente rinunciare a raccontare la vita di altre donne.
Magari lo farò in futuro, chissà.

2) I nomi scelti sono tutti piuttosto duri e aspri, quasi sempre hanno dovuto (e talvolta continuano a farlo) lottare contro difficoltà e pregiudizi talvolta apparentemente insormontabili.

Apparentemente. E sono felice di poterne scrivere.
Sono storie di coraggio, perseveranza, tenacia e molto spesso sono storie scandite dall’istinto di sopravvivenza.
Donne che una volta uscite dalla povertà, non hanno voltato le spalle a quello che sono state, ma hanno continuato a lottare perché qualcosa cambiasse, perché le loro sofferenze non venissero inflitte a nessun altro.
Perché la storia cambiasse.
E donne che, pur essendo cresciute in condizioni dignitose, hanno deciso di dedicato la propria vita a combattere per gli altri, perché i diritti umani venissero rispettati. Donne spinte da un forte senso di giustizia, che hanno agito e che agiscono anche a costo di mettere a rischio la propria vita (perché molto spesso di questo si tratta), perché semplicemente è l’istinto a spingerle a farlo e non possono fare altrimenti.

3) Esiste ancora secondo te una forte componente sessista in ambito artistico/culturale?

Assolutamente sì.
Se vogliamo fare un esperimento semplice ma efficace, basta prendere la line up di un festival di musica a caso, provare a togliere i musicisti uomini e vedere chi rimane.
Praticamente nessuno.
A confermare che il mondo dell’arte è nelle mani del sesso maschile sono analisi e studi condotti che parlano di percentuali.
Oggi giorno, nei Paesi che possiamo definire di cultura occidentale, le artiste donne ricevono più attenzione rispetto a prima ma sicuramente sono ancora discriminate dal punto di vista dell’accesso e del riconoscimento.
Il soffitto di vetro sembra ispessirsi.
Le donne, anche in ambio artistico, guadagnano meno dei colleghi uomini e questo significa avere meno possibilità di dedicarsi all’arte, alla creazione nel quotidiano e quindi continuare ad occupare una porzione più piccola.
Se poi vogliamo ragionare anche da un’altra prospettiva che va ad integrare questo quadro già drammatico, bisogna pensare che la creatività non è indipendente dal contesto sociale ed economico; risente del periodo storico, della politica e del benessere di un Paese.
Penso che il benessere di un Paese si misuri sulla base dell’accessibilità all’istruzione e l’istruzione deve essere accessibile ad entrambi i sessi in egual misura. Il gender gap si abbatte sui banchi di scuola. Ma questo spesso non accade.
A molti bambini, soprattutto se di sesso femminile, non è consentito ricevere un’istruzione.
L’ afghana Zohra Orchestra, di cui parlo nel libro, è un esempio di discriminazione di genere inserito in un regime politico e culturale molto complesso.

4) C'è qualcuno di questi profili che privilegi?

No, non credo.
Di ognuna mi è rimasto impresso in maniera indelebile un particolare. Sono tutte donne che mi hanno insegnato qualcosa.
Le ho immaginate bambine rapite dai loro sogni ad occhi aperti; le ho raccontate mentre le loro ambizioni si realizzavano e le ingiustizie si concretizzavano.
Per me sono tutte bambine, figlie, sorelle, amiche, compagne, madri, guerriere e maestre.

5) Nel libro c'è una lista di brani rappresentativi per ogni personaggio. Una lista dei tuoi cinque brani preferiti in assoluto tra questi.

Non è stato facile sceglierne 5 per ognuna. Ma dovevano essere brani rappresentativi e sopratutto d’accompagnamento alla lettura. Sceglierne 5 tra tutti è praticamente impossibile, ma ci provo:
No Madame, di Calypso Rose - di cui raccomando il remix di Clèment Blazin. Oltre ad essere una canzone che adoro semplicemente per come suona, amo cosa ha significato per molte donne di Trinidad e Tobago.
Questa canzone ha fatto cambiare una legge; ha fatto in modo che venisse alzato lo stipendio delle domestiche che fino a quel momento ricevevano stipendi da fame.
E’ l’esempio di come una canzone possa cambiare le cose.
Qualcuno dice “Sono solo canzonette”, ma io non sono molto d’accordo.
Dancing Barefoot di Patti Smith, ispirata alla struggente storia d’amore tra Jeanne Hébuterne e Amedeo Modigliani.
Mercedes Benz di Janis Joplin. Un blues a cappella scandito dalla voce roca di Janis che racconta di come il consumismo possa dare solo una effimera felicità illusoria.
In Move On Up a Little Highter, la voce di Mahalia Jackson farebbe convertire anche il più cinico degli atei.
Questo gospel è stato la colonna sonora della marcia su Washington nel 1963.
Blackbird di Nina Simone è un brano intimo scandito da un groove ridondante di percussioni in cui si racconta la condizione delle donne sottoposte ad una triplice discriminazione: razziale, di genere e di classe.

giovedì, febbraio 21, 2019

Ethan Russell



ETHAN RUSSELL è uno dei più importanti fotografi ROCK.

L'unico ad aver realizzato copertine (e scatti incredibilmente belli e significativi) di Beatles (l'ultima session e la copertina di "Let it be"), Rolling Stones (li seguì nel tour americano del 1969 e le sue foto furono impiegate per "Get yer ya ya's out" e "Through the Past, Darkly (Big Hits Vol. 2)", Who (la copertina di "Who's next", "Who's better, who's best" e il booklet interno di "Quadrophenia").

Ha ritratto anche Jerry Lee Lewis, Phil Everly, Jim Morrison, Janis Joplin, The Moody Blues, Cream, Traffic, Eric Clapton, Linda Ronstadt, John Hiatt, Rickie Lee Jones, Audioslave, Spooky Tooth e Rosanne Cash.
E' stato uno dei primi a fine anni 70 a dedicarsi ai video musicali.

https://www.ethanrussell.com/

mercoledì, febbraio 20, 2019

Paolo Panelli



PAOLO PANELLI è stato uno dei caratteristi più originali, noti e divertenti della radio e televisione italiana ma anche attore teatrale (soprattutto con Garinei e Giovannini) e cinematografico.

Marito di Bice Valore (altro indimenticabile talento comico) con cui divise buona parte della sua carriera sul piccolo schermo.
Al cinema (in ruoli prevalentemente comici) ha lavorato con Corbucci (mitico lo sketch "L'esame" in "Amore all'italiana" del 1966), Steno, la Wertmuller, la Archibugi, Elio Petri, Monicelli).
La città di Roma gli ha dedicato Largo Paolo Panelli.

“Era il più fantasioso ma era intollerante delle regole, tanto da essere multato a più riprese da Garinei e Giovannini”
Nino Manfredi

Gigi Proietti gli dedicò lo struggente
"Im morte di Paolo Panelli"

Era stonato Paolo, me ricordo;
e tutti ce ridevano, per cui
era difficile formà 'n'accordo
quanno ner coro c'era pure lui.

Ma nun era da coro, era 'n'solista!
E me sò sempre chiesto come fa,
e ce riesce solo chi è 'n artista
a trasformà 'n difetto in qualità.

Oggi lo benedico quer difetto,
che me consente, mentre n'addoloro,
de dedicaje l'urtimo sonetto.

Paolo nun ce sta più. Giuro su Dio
manca quarcuno che non sta ner coro,
e me sento stonato pure io.

martedì, febbraio 19, 2019

La rivista Flamingo e i servizi segreti



La rivista FLAMINGO uscì dal settembre 1961 al maggio 1965 arrivando a vendere fino a 20.000 copie nel Regno Unito e 15.000 negli Stati Uniti.
Era distribuita anche nei Caraibi e nell'Africa occidentale e ha avuto edizioni anche in Nigeria, Ghana e Liberia.
Ha avuto anche interviste con Malcolm X ed era consuetudine che la Island Records vi pubblicizzasse i nuovi dischi ska, contribuendone la diffusione in Gran Bretagna.

Mescolando glamour, argomenti sulla sessualità, cultura e politica internazionale era considerata rivoluzionaria ed è stata una delle prime riviste riservate alla comunità britannica dei Caraibi e dell'Africa.

E' recentemente emerso che il suo fondatore Peter Hornsby, era un agente per il servizio di intelligence inglese, l'MI6, che usava la rivista per favorire un programma anticomunista tra le comunità nere e delle West Indies.

Lo ha confernmato la vedova di Hornsby, Jennifer:
"Dopo le rivolte di Notting Hill [nel 1958], mio ​​marito e l'MI6 hanno pensato che fosse necessario fare qualcosa per aiutare la comunità delle West Indies.
C'erano persone all'interno dell'MI6 che notavano in che direzione stava andando l'Africa politicamente e che erano disposte a sostenere studenti neri, scrittori e aspiranti politici di sinistra ma che si voleva indirizzare verso posizioni anti comuniste.
Attraverso legami con attivisti di sinistra e anti razzisti inglesi e usando mezzi di informazione molto seguiti dalla comunità nera come "Flamingo" cercavano di indirizzare le posizioni verso idee social democratiche
."

Hornsby era stato reclutato dai servizi segreti nel 1955.
Nella sua idea una rivista riservata agli immigrati neri li avrebbe fatti sentire meglio accettati e integrati in Gran Bretagna.

A Londra nei primi anni '60, i centri comunitari per i neri erano finanziati attraverso fondazioni approvate dalla CIA.
Sono serviti come punto di contatto per musicisti, autori e altri rifugiati provenienti da luoghi come il Sudafrica.
Quando la rivista chiuse Horsnby abbandonò l'attivita di intelligence.

Fonte The Guardian
Thanx Paul Musu
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