sabato, novembre 29, 2025

Not Moving live a Pisa "Caracol" 5 dicembre 2025

🖤 NOT MOVING
📍 Caracol – Via Cattaneo 64, Pisa
🗓️ Giovedì 5 dicembre 2024

🕣 ore 20:30 (attenzione: concerto PRIMA!)
🎫 Ingresso 10€ – riservato soci ARCI
🍔 Bar e cucina attivi

In apertura: I Segreti di Hansel
💥 Ingresso 10€ – riservato soci ARCI
🎶 Concerto alle 20:30 puntuali!
📍 Caracol – Contemporanea Casa del Popolo
Via Cattaneo 64, Pisa

venerdì, novembre 28, 2025

Novembre 2025. Il meglio

Siamo alla fine del 2025, a breve partono le playlist conclusive.
Intanto tra i migliori album quelli di New Street Adventure, Little Simz, Black Eyes, Bob Mould, The New Eves, Big Special, Mavis Staples, Len Price 3, Kae Tempest, Sam Akpro, Freedom Affair, Southern Avenue, Little Barrie & Malcolm Catto, Paul Weller, Cardiacs, Ty Segall, Suzanne Vega, The Loft, Sunny War, The War and Treaty, Ringo Starr, Iggy Pop, Cymande, Lambrini Girls, De Wolff, PP Arnold, Altons, Delines, Gyasi, M Ross Perkins, The Who, Nat Birchall, Robert Plant, The Prize, Th Unknowns

Ottime cose dall'Italia con Casino Royale, Simona Norato, Neoprimitivi, La Nina, I Sordi, Calibro 35, Piaggio Soul Combination, Cesare Basile, The Lings, The Lancasters, Putan Club, Cristiano Godano, I Cani, Billy Boy e la sua Band, Megain Is Missing, Laura Agnusdei, Elisa Zoot, Roberta Gulisano, Angela Baraldi, Flavia Ferretti, Rosalba Guastella, Alex Fernet, Mars X, The Ghiblis.


BLACK EYES - Hostile Design
Torna a vent'anni dallo scioglimento e dal secondo album, la band di Washington, sempre per la Dischord Records e con la produzione di Ian McKaye (ex Fugazi e Minor Threat). Due batterie, basso, chitarra, sax voce stridente, sei brani per mezzora di musica, in cui si mischiano tribalismi, free jazz, post hardcore, dub. Una bomba di energia e creatività, un disco che sorprende e spiazza e di raro impatto. Spettacolari.

MAVIS STAPLES - Sad And Beautiful World
A 86 anni la Signora del Gospel/Soul riesce a regalarci ancora emozioni e brividi, con un album di estrema intensità e profondità. Dodici brani ripresi con una grazia e un cuore immensi, come da sempre ci ha abituati. L'introduttiva "Chicago" di Tom Waits lascia senza fiato, "We Got Have Piece" di Curtis Mayfield e "Anthemn di Leonard Cohen commuovono alle lacrime. Al suo fianco ospiti perfettamente adeguati comne Buddy Guy, Bonnie Raitt, Jeff Tweedy, Derek Trucks. Spettacolare.

LEN PRICE 3 - Misty Medway Magick
Venti anni di attività, una discografia corposa e un nuovo album travolgente per la band di Chatham. Il sound guarda esplicitamente al garage beat di matrice Prisoners ma anche direttamente ai Sixties di Who, Kinks e affini. Una ventata di freschezza, irruenza, riff crudi e immediati, grandi canzoni.

THE SPITFIRES - MK II
Torna la band di Billy Sullivan, line up completamente rinnovata, il sound che mantiene le radici in un classico mod sound (dai Jam agli Ordinary Boys), debitore a matrici soul e Sixties, con un'asprezza di derivazione punk/new wave. L'approccio è più raffinato, meno irruente del passato, con arrangiamenti più curati e uno sguardo verso un pop più fruibile (se "Where Did We Go Wrong?" e "Man Out Of time" sono puro e semplice ska, "Like They Used To" e "Can't Kee This Up" virano verso un mood alla Duran Duran). Un buon ritorno, molto uniforme, che graffia poco ma comunque convincente.

THE CHARLATANS - We Are Love
A otto anni dal precedente, in pieno revival del Britpop, anche la band di Tim Burgess ha pensato bene di rifarsi sentire. Cercando una nuova identità che mantenesse però i legami con la riconoscibilità del passato. Il risultato è piacevole, c'è qualche riferimento psych, un po' di riempitivi, qualche secchiata di Lennon/McCartney (il finale "Now Everything" alla Oasis/Beatles è esemplificativo). Il giudizio è positivo, gradevole ma dubito che lascerà un segno.

DIANE KOWA & the PIAGGIO SOUL COMBINATION - Allnighter Material
Torna ad incidere la miglior soul band italiana ma che può vantare di avere pochi rivali al mondo, soprattutto dopo l'aggiunta vocale della stupenda Diane Kowa. Il nuovo album rispetta tutte le aspettative, dopo una serie di lavori sempre a livelli di eccellenza, snocciolando brani autografi di gran classe, fedeli al soul sound più classico, con incursioni nel Northern Soul, rhythm and blues, funk, gospel e blues. Il tutto suonato e interpretato nel migliore dei modi e con classe cristallina. Consigliatissimo e ai vertici tra i migliori dischi italiani dell'anno.

COOKIN ON 3 BURNERS - Cookin’ The Books
Torna dopo sei anni di silenzio la band austrialiana con il classico Hammond Sound di derivazione Booker T/JTQ/Jimmy Smith. Con il prezioso aiuto di una serie di ospiti vocali ci si tuffa anche in intensi brani soul, blues e funk, splendidamente cantati. A condire anche il tutto una versione funk di un brano hip hop di Mos Def, "Ms. Fat Booty". Sound prevedibile finché si muove ma sempre molto bello da ascoltare e apprezzare.

THE QUESTION - Shall Be Love
Per chi ama "scavare" in un certo ambito (per quanto mi riguarda la scena MOD in tutte le sue espressioni) ecco un nuovo tassello da aggiungere alla gloriosa storia.
Band di Los Angeles, attiva nei primi anni 80, molto vicina ai Jam, power pop e affini.
Viene pubblicato ora un ep con canzoni del 1982, in attesa di un album imminente con vecchio materiale e uno che sancisce un nuovo corso della band. Tra Jam, Squire, Purple Hearts, è un ascolto che gli appassionati del genere apprezzeranno.

GEESE - Getting Killed
Che strana la band NewYorkese. Difficile trovare una recensione che condivida i riferimenti sonori con un'altra. Grande la confusione sotto il cielo...Personalmente ci sento Talking Heads ma soprattutto le cose più sghembe del David Byrne solista, i Violent Femmes (quel cantato sguaiato alla Gordon Gano), un po' di Strokes, una vena funk, un po' di Morphine, un briciolo di Nick Cave o di Pavement. Ma sono suggestioni che arrivano a sprazzi, perché è l'insieme che conta e risalta. Qualcosa di distintivo e personale, che rende il disco interessantissimo, quanto, allo stesso modo, di fragile equilibrio compositivo.
In ogni caso è più che ottimo.

CHRISSIE HYNDE & THE PALS - Duets Special
Gli album di duetti su cover più o meno famose, hanno sempre la consueta caratteristica di dividersi tra alti e bassi, senza lode né infamia.
Non sfugge questo, pur carino, della voce dei Pretenders, con grande sfoggio di prestigiosi ospiti: Dave Gahan dei Depeche Mode, Debbie Harry, Alan Sparhawk dei Low, Rufus Wainwright, Shirley Manson dei Garbage, Lucinda Williams, Dan Auerbach dei Black Keys e il compianto Mark Lanegan. Si passa da Elvis Presley a Morrissey, Low, 10cc, Righteous Brothers e "It's Only Love" dei Beatles con il figlio del compositore originale, Julian Lennon, uno dei brani che John ha sempre dichiarato di odiare.
Qualcosa è suggestivo, altro un po' meno, il tono è generalmente molto soft e alla fine entra talvolta nella noia. Ma un ascolto lo si può dare.

THE UNKNOWNS - Looking from the outside
Il terzo album della band australiana è uno stupendo disco di punk rock che guarda tanto ai New York Dolls quanto ai Dead Boys, primi Damned, Saints. Quel punk intriso di rock'n'roll, veloce, aggressivo, minimale. Sono potentissimi e devastanti. Top del 2025.

HUSKER DU - 1985. The Miracle year
Una delle più potenti band mai uscite nella scena (punk) rock, in grado di coniugare la rabbia dell'hardcore con melodie Sixties e canzoni tra le più commoventi mai sentite.
In questo live c'è tutta l'essenza della band: rabbia, malinconia, disperazione ma anche tanto divertimento e passione nel riprendere brani come "Ticket To Ride", "Helter Skelter", "Eight Miles High" o "Sunshine Superman" oltre a varie perle del loro repertorio. Sempre fantastico ascoltarli ripresi (piuttosto bene) su un palco.

SMITH AND LIDDLE - Songs For The Desert
Molto carino questo primo lavoro del duo inglese in cui si intrecciano Sixties Pop, Simon & Garfunkel, Fleetwood Mac, i primi Dire Straits, Beach Boys, Wings e Beatles. Un bel mix, talvolta molto zuccheroso ma sempre di grande qualità e classe.

KASSA OVERALL - Cream
Kassa cattura il respiro di New York, dove vive, riprendendo in chiave cool jazz una serie di brani hip hop, da Notorious B.I.G. a Wu-Tang Clan, Dr. Dre, A Tribe Called Quest, OutKast, Digable Planets, Juvenile.
Sorprendente, suonato come dichiara "senza nessun montaggio, nessuna sovraincisione, nessun campione o drum machine. Solo un grande gruppo di musicisti che suonano insieme."
Si sente, davvero interessante.

CELESTE - Woman Of Faces
Il secodno album della voce "black" britannica è un viaggio in atmosfere soul, in bilico tra una visione moderna e una più classica del sound in oggetto. Struggenti e drammatiche ballate, con supporti orchestrali, che, non di rado, riportano alla mente Amy Winehouse nell'approccio vocale, ottime canzoni, talvolta troppo patinate ma sempre efficaci. Un lavoro di gran classe ed eleganza.

ULAN BATOR – Dark Times
Torna la band di Amaury Cambuzat, a lungo vicina al nostro Consorzio Produttori Indipendenti e con alle spalle trent’anni di prestigiosa attività di elevatissimo spessore. Il nuovo album conserva le matrici e le dinamiche che hanno sempre caratterizzato il gruppo, tra noise, post punk, atmosfere cupe e minacciose e uno sguardo particolare alla canzone d’autore francese. Personalità e maturità, capacità compositive collaudate e di primissimo livello per un’ennesima prova d’eccellenza.

AA.VV. - Difficult Children Cup
La benemerita Venti3 di Stefano Gilardino raccoglie in un ep in vinile di quattro brani le band che sta spingendo con la consueta passione e abnegazione.
Tiratura limitata in 150 copie con tanto di aggiunta di figurine adesive delle band.
Aprono i Twerks con la loro miscela di Buzzcocks, garage e elementi post punk, proseguono i 20 Minutes con un brevissimo e sporchissimo punk blues di ispirazione Pussy Galore / Jon Spencer / Cramps. Con gli Spectre si vola in atmosfere post punk alla Killing Joke, dal sapore goth. Con i bolognesi Chow i ritmi esplodono al limite dell'hardcore, mantenendo un groove garage punk. Un ep semplicemente perfetto.

KLASSE KRIMINALE – Live at Punk Rock Raduno
La leggendaria band street punk/ Oi! colta nel suo habitat più consono, dal vivo al Punk Rock Raduno del 2023. Scorrono i loro brani più significativi e noti, in versione potentissima, tirata e travolgente con la perfetta chiusura di “White Riot” dei Clash a suggello di una serata speciale. La registrazione è più che ottima e rende giustizia alla potenza di fuoco che sa esprimere il gruppo di Marco Balestrino ogni volta che sale su un palco.

OSLO TAPES - Låst Comet
Torna la band guidata da Marco Campitelli con un lavoro che ne conferma la maturità, l'originalità e un ruolo di primo piano nell'ambito della musica d'avanguardia. Confluiscono in Låst Comet umori kraut. psichedelia, ritmiche ipnotiche e ossessive ma anche le atmosfere liquide e sospese di Quasistar e Lazarus Aweking, i ritmi spezzati di Pyramid Shape, il gusto da moderni Velvet Underground di Tribe Telepathy. Un lavoro complesso, ricco di sfaccettature creative e sonore, denso di spunti e stimoli.

OBSCURITY AGE - s/t
DHG (Dissolutio Humani Generis) – Filìa
VIRIDANSE / THE ART OF WAITING – s/t

Rocka Tapes è un’etichetta discografica che propone in vinile storiche tape dell’underground musicale italiano. Una ricerca preziosa di materiale altrimenti destinato all’oblìo.
Pionieri della scena post punk, da Milano, gli Obscurity Age, lasciarono poche testimonianze: un mini album di sei brani nel 1986 e una tape nel 1984 allegata alla fanzine “Amen” che ora rivive nella ristampa su vinile. Sei canzoni, sonorità scarne e minimali, voce femminile volutamente monocorde, suoni post wave, registrazione senza fronzoli o abbellimenti. Un perfetto ritratto di un’epoca.
Band seminale nella scena italiana, i DHG lasciarono solo un album nel 1988, “Arido cammino”. Lo stesso anno in cui incisero otto provini in una session di un giorno, destinati alla ricerca di un’etichetta.
Il gruppo di sciolse prima, i membri si sparsero tra Ritmo Tribale, Ca Ira e altre esperienze. Il materiale vede per la prima volta la luce, evidenziando la maturità del sound della band, che mischia post punk, post wave e un’anima più rock, restando immersa in atmosfere cupe e dark. Tutto ancora molto fresco, ben prodotto e con una registrazione di ottima qualità.
Molto interessante l’accoppiata Viridanse / Art of Waiting, con il materiale allegato, in formato audiocassetta, alla fanzine “Amen”.
I Viridanse di Alessandria furono tra i migliori interpreti della new wave italiana degli anni Ottanta, con un sound malinconico ma energico che ben si intuisce in questo primo passo in studio di registrazione.
Più cupa e vicina al post punk dalle vesti dark la proposta degli Art of Waiting di Bari. La qualità della registrazione è buona e non risente del tempo trascorso ma restituisce, al contrario, l’urgenza di quegli anni. Gli Art of Waiting incisero un ep nel 1986, “La caduta del simbolo”, per la Toast, i Viridanse un piccolo gioiello come “Mediterranea” nel 1986 per Contempo e successivamente altri due album nel 2015 e nel 2017.

TIRATURA LIMITATA – s/t
Tornano, grazie alla lungimirante opera dell’etichetta Area Pirata, le tracce perdute della band milanese che, pur molto valida, non ebbe mai la giusta esposizione, in quegli anni Ottanta nella scena del “nuovo rock italiano”, così ricca di nomi, dischi, iniziative. Eppure avrebbero meritato tantissimo, come testimonia questo album che raccoglie tracce di un ep mai pubblicato, brani demo in studio e live, più una nuova registrazione, cover di “Doesn’t make it alright” degli Specials, incisa da poco. Marcate influenze Clash, quelle più evidenti e palesi, ma tanto altro, rock, punk e poesia. Un ennesimo tassello a completare la storia di un’epoca irripetibile.

THE BOOJUMS - s/t
La band canadese si muove tra punk rock, garage, melodie 60's, movenze alla Weezer e/o Pixies ma in maniera molto ruvida, ai confini con il lo-fi. Non male.

THE BELAIR LIP BOMBS - Again
Un buon disco di alt pop rock un po' ruvido, un po' gradevole, tra Wet leg e Sleater-Kinney, ben fatto e con buone probabilità di arrivare in alto, pur restando nel limbo della mediocrità e non decollare quasi mai.

VV.AA. - Eccentric Modern Soul
Compilation molto accattivante con brani rari e inediti di soul anni 60 e 70, pubblicati dalla Numero tra dsco soul, Philly Sound, reggae soul e pop soul molto fruibile. Nel brano dei 94 East c'è anche il 16enne Prince alla chitarra. Rilassante e groovy.

BEE BEE SEA - Stanzini Can Be Allright
I Bee Bee Sea macinano da anni un poderoso mix di garage, psych rock, punk, power pop, a cui nel nuovo album aggiungono anche una manciata di glam (vedi l'iniziale "Holy Money"). Il sound è grezzo, diretto, urgente, ruvido, minimale, le canzoni hanno sempre la giusta carica e attitudine. I dodici brani scorrono veloci ma non per questo sono di semplice costruzione. Anzi, la composizione è spesso elaborata, con melodie e approcci ritmici variegati e mai scontati. Ancora una volta, più che ottimi!

MESSINESS – s/t
Sorprende per qualità e versatilità artistica l’esordio della band milanese, guidata dall’estro di Max Raffa, cantante, compositore, polistrumentista, scrittore e sociologo. L’album si snoda in direzioni sempre differenti, ricche di contaminazioni tra psichedelia, echi di Britpop (“Previous life” su tutte), omaggi espliciti ai Caravan (“Eternity Unbound”), la sperimentazione di “Optmised”, retaggi “Baggy/Madchester” e tanto altro. La qualità della scrittura è alta, la produzione artistica perfetta, un lavoro dalle grandi possibilità.

ATOM LUX - Voidgaze Dopamine Salad
Il polistrumentista, autore e cantante cilentano, trapiantato a Roma, dopo una variegata carriera che lo ha portato a vagare tra innumerevoli esperienze musicali, arriva all'esordio solista con un album sorprendente per varietà stilistica. Un caleidoscopio di riferimenti, dalla psichedelia allo stoner, dai Gong, ai King Gizzard & the Lizard Wizard, Primus e tanto altro, elementi prog, cambi ritmici, grande capacità tecnica ed esecutiva. Notevole e molto interessante.

BAM!BOX ORCHESTRA - Lovers' Course
La folle band napoletana è sicuramente cresciuta apprezzando tutto quel sound, sporco, gracchiante e spericolato, che dai Cramps passa per i Gories, Pussy Galore, Jon Spencer Blues Explosion, Oblivians, tra i tanti. I dodici brani di questo album parlano chiaro. Rock 'n' roll malsano e brutale, sgangherato, aggressivo ma sempre divertente, suonato con passione e noncuranza per ogni possibile sbocco commerciale. E per questo ancora più bello.

STERBUS - Black and Gold
Un lavoro molto interessante, dalla genesi particolare, in piena pandemia, sviluppatasi progressivamente intorno all'iconica figura di Virginia Wolf, in una sorta di concept. I brani, scritti e arrangiati da Emanuele Sterbini e Dominique D'Avanzo, suonati insieme a musicisti ospiti della scena romana ed inglese, viaggiano in sentieri sonori difficilmente collocabili, tra folk inglese, psichedelia, blues, in una miscela visionaria, tra atmosfere sospese, semi acustiche che amano guardare spesso agli anni a cavallo tra Sessanta e Settanta. Un lavoro anomalo e originale, pressoché unico nel panorama italiano ma non solo.

TAMPAX – Tampax in the cuntry / Iraq ‘n’ Roll Is Dead
La mitica band friulana, la prima, con i conterranei Hitler SS a pubblicare, nel 1978, un disco punk, torna, a dieci anni dall’ultima testimonianza sonora, con un 45 giri che, come sempre, sorprendente, caotico, anarchico. Sul lato A un country punk serrato, divertente, travolgente, nella B side un punk n roll ai limiti del noise. Un’altra rara testimonianza di una storia che non smette mai di stupire.

CAPPUCCIO COLLECTIVE SMOOTH – Breathe
Un album di immensa classe in cui il jazz incrocia atmosfere blues, pop, lunghe, soul, fusion, funk. Il mondo è quello di George Benson, Al Jarreau ma anche degli anni Ottanta di Sade. La qualità esecutiva è stupefacente, avvalendosi dell’apporto di strumentisti eccelsi che ben si affiancano alla chitarra di Mimmo Cappuccio e alla meravigliosa voce di Annina Galiano e le armonie di Cristina Massaro. Eleganza e raffinatezza, basti l’ascolto delle cover di “Summertime” e di “September” degli Earth, Wind and Fire. Super!

ASCOLTATO ANCHE:
SNOCAPS (gradevole lo fi pop rock dagli USA), AL SUNNY (soul e city pop, influenze marcate di Steve Wonder in un discreto album per l'artista francese),

LETTO

Gabriel Seroussi - La periferia vi guarda con odio. Come nasce la fobia dei maranza
"Le istituzioni e la politica hanno cominciato a demonizzare la figura del maranza con tutti i mezzi a disposizione, trasformandola in un capro espiatorio utile a confortare una società vecchia e impoverita".
Si riassume in queste righe la tesi dell'autore, che analizza, attraverso una serie di incontri e interviste, non tanto la figura spettacolarizzata e demonizzata del "maranza" ma il contesto sociale e culturale in cui emergono criticità che portano alle situazioni più estreme (sparate puntualmente in prima pagina.
Inserendo uno degli aspetti conseguenti, la modalità comunicativa più immediata ovvero l'ascolto e la proposta di certe tematiche attraverso rap e trap.
"Nello stereotipo del maranza c'è la sintesi di tutto ciò che è destabilizzante per una società depressa a livello economico e demograficamente anziana, sobillata da decenni di retorica razzista e xenofoba.
La fobia del maranza è una reazione di rigetto di fronte a cambiamenti demografici e culturali che sono già pienamente in atto in Italia."
Il libro riesce a dare voce, in modo chiaro e diretto, a una realtà già da tempo stabile, attiva e partecipe alla quotidianità italiana, per quanto sia ancora vista come un corpo estraneo, una nicchia, un ghetto a parte.
"Un altro tratto culturale del nostro paese è il diffuso sentimento d'odio verso i giovani. Considerati da molti pigri e ignoranti, sbeffeggiati perché non hanno fatto il Sessantotto o usato un telefono a gettoni, i giovani in Italia sono una categoria su cui si riversa facilmente la frustrazione di giornalisti anziani e incapaci di leggere la contemporaneità."
In questo contesto si inserisce l'importanza della musica (t)rap, veicolo comunicativo, spesso inintelleggibile dai meno giovani e al di fuori dal contesto di riferimento, anche se "il valore culturale e politico dei rapper si misura dunque in ciò che questi rappresentano, prima ancora che in quello che comunicano.
Il rap, soprattutto negli ultimi anni, è stato additato come piaga sociale, proprio perché in grado di raccontare condizioni di estrema marginalizzazione sociale, in particolare quelle persone con un background migratorio".
Un testo importante, approfondito e profondo, da leggere per chi è interessato a ciò che cambia o è già cambiato.
"Questi ragazzi, spesso, non parlano con gli adulti. Non si fidano. L'unico modo per costruire un dialogo è imparare ad ascoltarli davvero, con rispetto."

Angela Valcavi - Via Rismondo 117
Delle vicende legate alle sottoculture italiane (e non solo) sviluppatesi negli anni Ottanta, sia da un punto di vista di “colore” ed estetica, sia nelle loro implicazioni politico/sociali, si è parlato e si continua a farlo a profusione.
Difficilmente chi non le ha vissute in prima persona riuscirà a coglierne tutte le sfumature e quanto fossero sinonimo di identità, appartenenza, antagonismo (talvolta ingenuo e superficiale ma sempre sincero e genuino).
E’ però importante che si aggiungano progressivamente ulteriori racconti e approfondimenti, nuovi tasselli di un mondo irripetibile e che non c’è più.
“Via Rismondo 117” di Angela Valcavi (pubblicato da Interno 4 Edizioni) è una storia, esplicitamente “romanzata” ma che è invece molto aderente alla realtà.
Si parla della vicenda della fanzine “Amen” attorno alla quale si sviluppano mille altre iniziative e racconti della Milano “punk e dintorni” degli anni Ottanta, dai centri sociali occupati come il “Virus”, all’arrivo dei punx nel “Leoncavallo”, con l’apertura dello spazio parallelo dell’”Helter Skelter” (dove suonarono eccellenze come Henry Rollins e Sonic Youth), attraverso tutte le contraddizioni e scontri ideologici all’interno dello stesso giro antagonista, gli sforzi per costruire nuovi spazi antitetici all’inizio del “sacco di Milano” (edilizio, politico, sociale e non solo).
“Noi eravamo e volevamo essere un mondo a parte...appartenevamo a un mondo con sue specificità e caratteristiche culturali ben definite, con presupposti e percorsi differenti da qualunque altro precedente per genesi e sviluppo. La definizione di sottocultura avrebbe solo insterilito il nostro ambito di elaborazione di pensiero e azione”.
Nel libro, scritto molto bene e con puntiglio, le vicende scorrono tra “gioia e rivoluzione” ma anche lutti, macerie e amarezza. Il tutto corredato da tantissimo materiale grafico.
L’importanza di quelle gesta è rimasta nella società odierna, ha formato persone e le ha rese migliori o comunque differenti dall’omologazione imperante.
“Gli anni Ottanta furono una vera fucina sotterranea di libertà creativa che investì ogni aspetto della realtà giovanile...una cultura diversa si era sparsa, diffusa e affermata, correndo impazzita, imprendibile, sviluppandosi dove aveva trovato il terreno adatto, opponendosi al livello avvilente di bisogni indotti dall’effimero del mercato. Guardando un’ultima volta le macerie, resta il grande sogno.”

Francesco Donadio - Rinnegato. Vita e canzonette di Edoardo Bennato
Una biografia dettagliatissima e approfondita, quanto ragionata, della carriera di Edoardo Bennato, uno dei cantautori più originali e creativi della canzone d’autore italiana, spesso trascurato e dimenticato.
Il testo ci lascia capire che le sue posizioni mai allineate e spesso scomode gli hanno inimicato parecchie “fazioni” politiche e non.
In effetti passare dal circuito del PCI e Lotta Continua negli anni Settanta all’appoggio convinto a Beppe Grillo e al suo nascente Movimento, per poi sbeffeggiarlo in “Al diavolo il Grillo Parlante” e alla partecipazione alle feste per Alleanza Nazionale, non aiuta.
Ma è sempre stato lo stile di Bennato, seguire una sua strada, incurante del resto.
La carriera è ricchissima di successi e capolavori ma anche di rovinose cadute in album poco significativi, di un San Siro con 80.000 persone a esibizioni in feste di paese.
Il libro manca (anche volutamente) delle parole del protagonista ma si avvale delle testimonianze dei suoi più stretti collaboratori (a partire dai fratelli Eugenio e il compianto Giorgio).
Un lavoro certosino e completo. Edoardo Bennato fu tra i primissimi a portare in Italia il linguaggio blues e rock ‘n’roll.

Pietruccio Montalbetti - Storia di due amici e dei Dik Dik
Pietruccio Montalbetti è da sempre l'anima dei DIK DIK ma anche un coinvolgente scrittore e un indomito esploratore (consiglio uno dei suoi libri sull'argomento, dedicato a un viaggio avventurosissimo in solitaria in Amazzonia: https://tonyface.blogspot.com/2018/12/pietruccio-montalbetti-io-mi-fermo-qui.html).
In questo nuovo testo racconta della sua intima amicizia con LUCIO BATTISTI, con particolari inediti e spesso molto gustosi, parallelamente alla vicenda artistica dei Dik Dik, dagli esordi nella prima metà degli anni Sessanta ad oggi (a 84 anni continua a portare in giro la band).
Una valanga di aneddoti e una "fotografia" di epoche lontane e inimmaginabili per quanto fossero pionieristiche.
Gli appassionati di epoca beat e musica italiana apprezzeranno questo ulteriore tassello.

Valerio Bruner - Spiriti nella notte
«Le canzoni di Bruce Springsteen sono la mia colonna sonora da quando avevo quindici anni. C’era qualcosa nella sua poetica in cui vedevo finalmente espresso quello che mi portavo dentro e che ancora non riuscivo a dire con parole mie. Da lì è stato l’inizio di un viaggio insieme che dura tuttora».
Non sono un grande estimatore e conoscitore di Springsteen, per cui trovare riferimenti diretti alle canzoni che hanno ispirato all'autore questi venticinque racconti, non mi è facile.
Il libro riesce però a vivere un'esistenza a sé stante, indipendentemente dai collegamenti, perchè sono pagine scritte molto bene, coinvolgenti, dirette, crude, in cui si colgono, invece, le radici artistiche e socio/culturali del Boss e delle sue canzoni.
I fan di Springsteen troveranno pane per i loro denti, gli "altri" avranno comunque buona soddisfazione.

Mutti Enrico - Porretto Rita, Mericone Silvia - Casalanguida Luca - Liberatore Tanino - Nightmare in Rome
Nightmare in Rome è un progetto audiovisivo (e visionario ma non troppo considerate le numerose attinenze con l'attualità) nato da un'idea di Enrico Mutti, Lorenzo Senni e dalla matita di Tanino Liberatore, dove musica e fumetto si incontrano per dare forma a qualcosa di radicalmente nuovo.
Si parla di un collettivo musicale segreto di musicisti che usano la musica per resistere in un mondo post-apocalittico, in una Roma del 2045 tra macerie e una dimensione di museo, utilizzando campioni delle colonne sonore della CAM Sugar, il più vasto catalogo di musica per il cinema italiano, che attraverso l'incontro con l'elettronica, il rap ed il pop si trasformano in qualcosa di radicalmente attuale.
Proprio perché il fumetto va di pari passo con una colonna sonora che prende spunto da brani originali di Ennio Morricone, Riz Ortolani, Stelvio Cipriani, Franco Godi e Daniele Patucchi.
Un lavoro originale, intrigante e pressoché unico.

Gimme Danger #7 - Autunno 2025
È uscito il nuovo numero di GIMME DANGER, la rivista ideata e diretta da Claudio Sorge e Luca Frazzi.
Io mi occupo di recensire il "Live at Oval" degli Who, l'antologia degli Outer Limits, i box di Discharge e Blitz, la compilation mod "Countdown 1985-88", i Proper, il nuovo Paul Weller, Bonnie Dobson & The Hanging Stars oltre a qualche pagina dedicata alla storia (vista nella mia ottica personale) dei Not Moving.
Allegato un EP/7 pollici con Neoprimitivi (in un brano live ipnotico tra kraut e psichedelia), Seekers 70 (potente cover di "Flashback" dei Moving Sidewalks), Jukebox 74 (grandissima ripresa di "Father's Name is Dad" degli inglesi Fire).
Per averlo:
gimmedanger2022@gmail.com
hellnation64@gmail.com

COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto".

APPUNTAMENTI

NOT MOVING
"That's All Folks!" Tour


*** Venerdì 5 dicembre: Pisa "Caracol" ore 22
*** Sabato 13 dicembre: Poviglio (Reggio Emilia) "Caseificio La Rosa"
*** Venerdì 19 dicembre: Cagliari "Fabrik"
*** Sabato 20 dicembre: Sassari "Teatro Verdi"
To be continued in 2026
E' uscito venerdì 17 ottobre, in vinile (azzurro "blues" per le prime 500 copie) e CD “That’s all Folks!”, l’ultimo album dei Not Moving.

Dai primi concerti nel 1981 e dell’esordio discografico del 1982, Rita Lilith Oberti, Dome La Muerte e Antonio Bacciocchi hanno portato sempre avanti lo spirito della band. Anche nei lunghi periodi di pausa e allontanamento, i Not Moving hanno continuato a vivere nei reciproci progetti solisti, nella cura di ristampe (spesso con inediti), documentari, un live dagli anni Ottanta, una breve reunion tra il 2005 e il 2006. Nel 2017 il ritorno insieme con un nuovo album e un centinaio di concerti lungo la Penisola.
La storia ora si conclude.
Il rock ‘n’roll salva la vita (come cantava Lou Reed con i Velvet Underground) ma in cambio ti chiede l’anima, il cuore, la carne. Ti divora e distrugge.
Un prezzo concordato già nell’adolescenza e consegnato al Demone. Che ha restituito la vita che i Not Moving hanno sempre voluto e desiderato, nella sua sadica precarietà, anche quando il fisico perde i previsti colpi.
“That’s All Folks” era stato concepito come un omaggio alle radici da cui la band è partita: il blues. L’album si sviluppa su quelle coordinate, guardando però anche al punk, Gun Club, Cramps, The X, psichedelia, Rolling Stones, Bo Diddley e si chiude con il testo di “Not Moving” dei DNA di Arto Lindsay, brano tratto da “No New York” da cui la band prese il nome.

That’s All Folks!

giovedì, novembre 27, 2025

Ornella Vanoni

Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

SPECIALE ORNELLA VANONI.

Non sono mai stato un accurato e profondo estimatore di ORNELLA VANONI ma qualche suo disco è nella mia libreria e qualche altro l'ho ascoltato volentieri nel corso degli anni.
La voglia la pazzia l'incoscienza l'allegria (1976)
Uno dei capolavori della canzone d'autore italiana anche se le musiche sono firmate da Vinícius de Moraes e Toquinho (testi e produzione di Sergio Bardotti). "Senza paura" e la title track sono due gioielli, le atmosfere "Brasil" accoppiate alla voce vellutata di Ornella rendono l'album un lavoro unico.

Io dentro (1977)
Io fuori (1977)
Realizzati entrambi con il supporto compositivo ed esecutivo dei New Trolls, sono due ottimi lavori in cui si spazia tra disco soul di eccellenza ("Ti voglio" e "Mi piace fare l'amore al pomeriggio" da "Io fuori", album più frizzante e divertito) e atmosfere introspettive (nel più malinconico ""Io dentro").
Due episodi di grande classe.

Duemilatrecentouno parole (1981)
Un'eccellenza un po' dimenticata, con uno dei suoi più grandi successi, "Musica musica", collaborazioni con Pierangelo Bertoli (bellissima "Una favola") e l'amato Gino Paoli ("E Gino risponde"). Maurizio Fabrizio compone quasi tutto, Ornella scrive i testi (di eccellente fattura).
Uomini (1983)
Nonostante i suoni "sintetici" degli arrangiamenti che appaiono ora particolarmente datati, un lavoro che si avvale dell'apporto di Lucio Dalla e Gerry Mulligan (entrambi al sax) e Toquinho. "Il grande cacciatore" (di Serge Gainsbourg), il divertente "La donna cannibale", si affiancano a una serie di ballate intense e di grande presa. La Vanoni firma buona parte dei testi.

mercoledì, novembre 26, 2025

Pietruccio Montalbetti - Storia di due amici e dei Dik Dik

Pietruccio Montalbetti è da sempre l'anima dei DIK DIK ma anche un coinvolgente scrittore e un indomito esploratore (consiglio uno dei suoi libri sull'argomento, dedicato a un viaggio avventurosissimo in solitaria in Amazzonia: https://tonyface.blogspot.com/2018/12/pietruccio-montalbetti-io-mi-fermo-qui.html).

In questo nuovo testo racconta della sua intima amicizia con LUCIO BATTISTI, con particolari inediti e spesso molto gustosi, parallelamente alla vicenda artistica dei Dik Dik, dagli esordi nella prima metà degli anni Sessanta ad oggi (a 84 anni continua a portare in giro la band).

Una valanga di aneddoti e una "fotografia" di epoche lontane e inimmaginabili per quanto fossero pionieristiche.
Gli appassionati di epoca beat e musica italiana apprezzeranno questo ulteriore tassello.

Pietruccio Montalbetti
Storia di due amici e dei Dik Dik
Minerva Edizioni
240 pagine
19 euro

martedì, novembre 25, 2025

Angela Valcavi - Via Rismondo 117

Delle vicende legate alle sottoculture italiane (e non solo) sviluppatesi negli anni Ottanta, sia da un punto di vista di “colore” ed estetica, sia nelle loro implicazioni politico/sociali, si è parlato e si continua a farlo a profusione.
Difficilmente chi non le ha vissute in prima persona riuscirà a coglierne tutte le sfumature e quanto fossero sinonimo di identità, appartenenza, antagonismo (talvolta ingenuo e superficiale ma sempre sincero e genuino).
E’ però importante che si aggiungano progressivamente ulteriori racconti e approfondimenti, nuovi tasselli di un mondo irripetibile e che non c’è più.

“Via Rismondo 117” di Angela Valcavi (pubblicato da Interno 4 Edizioni) è una storia, esplicitamente “romanzata” ma che è invece molto aderente alla realtà.
Si parla della vicenda della fanzine “Amen” attorno alla quale si sviluppano mille altre iniziative e racconti della Milano “punk e dintorni” degli anni Ottanta, dai centri sociali occupati come il “Virus”, all’arrivo dei punx nel “Leoncavallo”, con l’apertura dello spazio parallelo dell’”Helter Skelter” (dove suonarono eccellenze come Henry Rollins e Sonic Youth), attraverso tutte le contraddizioni e scontri ideologici all’interno dello stesso giro antagonista, gli sforzi per costruire nuovi spazi antitetici all’inizio del “sacco di Milano” (edilizio, politico, sociale e non solo).

“Noi eravamo e volevamo essere un mondo a parte...appartenevamo a un mondo con sue specificità e caratteristiche culturali ben definite, con presupposti e percorsi differenti da qualunque altro precedente per genesi e sviluppo. La definizione di sottocultura avrebbe solo insterilito il nostro ambito di elaborazione di pensiero e azione”.

Nel libro, scritto molto bene e con puntiglio, le vicende scorrono tra “gioia e rivoluzione” ma anche lutti, macerie e amarezza.
Il tutto corredato da tantissimo materiale grafico.

L’importanza di quelle gesta è rimasta nella società odierna, ha formato persone e le ha rese migliori o comunque differenti dall’omologazione imperante.

“Gli anni Ottanta furono una vera fucina sotterranea di libertà creativa che investì ogni aspetto della realtà giovanile...una cultura diversa si era sparsa, diffusa e affermata, correndo impazzita, imprendibile, sviluppandosi dove aveva trovato il terreno adatto, opponendosi al livello avvilente di bisogni indotti dall’effimero del mercato. Guardando un’ultima volta le macerie, resta il grande sogno.”

Angela Valcavi
Via Rismondo 117
Interno 4 Edizioni
448 pagine
24 euro

lunedì, novembre 24, 2025

Intervista ai Not Moving

Non avevo mai intervistato i NOT MOVING prima d'ora.
Il recente album "That's All Folks!" (La Pop / La Tempesta) sta avendo un buon riscontro di critica e perfino di vendite, il tour è pronto e ulteriori date si aggiungeranno a quelle già previste, Marco Murtas è subentrato a Iride Volpi nella line up.
Visto che è imminente la conclusione della loro carriera credo fosse necessario sentire cosa hanno da dire.


Video "But It's Not": https://www.youtube.com/watch?v=Foxxqa8ouR0

Se quel giorno del 1983 Dome non avesse detto si alla proposta di Rita e Mariella di unirsi ai Not Moving, da poco lasciati dal primo chitarrista, Paolo Molinari, le nostre vite sarebbero state radicalmente e completamente diverse. Da un punto di vista artistico/musicale come pensate sarebbe andata invece?

DOME: Eravamo tutti molto giovani, ribelli e romantici .
E se quel fuoco che ci bruciava dentro, brucia ancora, dopo tutti questi anni, sono sicuro che se non aveste incontrato me, sareste andati avanti comunque.
O avreste trovato qualcunaltro, o forse avreste deciso di suonare senza chitarra, e magari sarebbe stato ancora più originale, e comunque, anche se avreste deciso di sciogliervi, avreste continuato, anche singolarmente, a calcare palchi e far parte in prima persona della scena alternativa di quegli anni.
La dimostrazione è che, quando per molto tempo, i Not Moving non sono più esistiti, noi siamo andati avanti coi nostri progetti solisti.

RITA: Noi non volevamo un rimpiazzo, volevamo un Not Moving.
Parlo per me, sicuramente sarei inciampata in un’altra “religione”, fosse teatro, musica, Fluxus, colore, ombre.
Il bisogno di lucidare il mio specchio era troppo aggressivo, vitale, prioritario.

ANTONIO: Avrei continuato a vagare da un gruppo all'altro. Forse con i Chelsea Hotel, che si stavano spostando verso una forma di hardcore con influenze metal, si poteva aprire qualche porta nell'ambito perché suonavamo benissimo e stavamo “inventando” un genere.
Che sostanzialmente odiavo, per cui sarei probabilmente uscito dal gruppo.
Credo che senza i Not Moving la batteria sarebbe diventata un passatempo occasionale e non sarebbe successo nulla di quello che è accaduto dopo (Lilith, Link Quartet, Lilith and the Sinnersaints etc).

Quando tra meno di un anno ci sarà l’ultimo concerto dei Not Moving, cosa farete (artisticamente e non) dal giorno dopo?

DOME: Per ora non ci voglio pensare, so già che mi mancherà molto.
Per questo cercherò di dare tutto quello che posso sul palco e godermi questa nuova avventura fino in fondo.
Per il resto, continuerò a suonare con gli E.X.P. e sentirò sicuramente il bisogno di ritirare su una R'n'R band.
E poi mi dedicherò al collage!

RITA: Non ci voglio pensare nemmeno io.
Alcuni giorni già mi manca.
Inciamperò in qualcosa anche stavolta.
Non posso avere una voce così e non fare un cazzo.

ANTONIO: Smetterò di suonare. Sono 50 anni che lo faccio, in tutti i modi, in mezzo mondo.
Per i prossimi 50 anni farò altre cose.
Credo che progressivamente lascerò anche l'ambito musicale.

Credo che questo “That’s All Folks” sia uno degli album in cui tu, Rita, abbia espresso il meglio di te, in maniera matura e con una voce sempre più inimitabile. Concordi? Quali altri album o brani annovereresti nel tuo meglio vocale di sempre?

RITA: grazie Antonio. Mi sembra corretto. C’è una versione di “La notte“ di Adamo di Lilith and the Sinnersaints che ancora oggi se la sento mi sembra una buona esecuzione.
Anche “La vostra misera cambiale” con Cesare Basile mi sembra un’interpretazione niente male.
Con i Not Moving ho sempre dato il massimo delle mie possibilità.
Nei primi tempi le mie performance vocali erano davvero scarse.
Mi sono sempre salvata con i concerti.

Tu Dome, come giudichi il tuo modo di suonare in questo ultimo album? Che approccio hai avuto?

DOME : Pensando che sarebbe stato l' ultimo album dei Not Moving, quando ho cominciato a scrivere la musica dei brani, ho cercato di immedesimarmi il più possibile nel tipo di energia e creatività, che avevamo agli inizi e sapendo che questo disco avrebbe chiuso un lungo cerchio, ho pensato che avrebbe dovuto essere più semplice e diretto di Love Beat, cercando comunque di mantenere quel suono un po' sperimentale e cupo delle origini.
Allo stesso tempo, lo ritengo un album maturo, perché quando abbiamo cominciato non sapevamo quasi suonare e nel tempo, almeno un po' siamo cresciuti.

E tu, caro Antonio, come hai affrontato i nuovi brani e le nuove registrazioni?
ANTONIO: Quando abbiamo ripreso con i Not Moving LTD ho cambiato completamente il mio modo di suonare.
Ho eliminato la modalità di accompagnamento ritmico, che avevo sempre basato sul basso, che la band non ha, supplendo la sua assenza con l'uso costante dei timpani per ricreare le tonalità basse.
E ho adottato un approccio il più possibile minimale, pochissime rullate, ritmi continui, ipnotici, semplici.
L'ispirazione va da Nick Knox dei Cramps a Budgie di Siouxsie and the Banshees a Scott Asheton degli Stooges a Charlie Watts.

Dopo 40 anni di rock ‘n’ roll come vedete la situazione italiana? C’è stata una semina che sta fruttando oppure rimane un orticello insignificante messo in un angolo?

DOME: Che il R'n'R è morto lo sentiamo dire dagli anni '70.
In realtà ho visto un sacco di periodi in cui c'è stato un ricambio generazionale.
Ricordo quando nel 2006, ho fondato i Diggers, c'erano in giro band di R'n'R di provincia di diciassettenni. Cosa che ho rivisto negli ultimi tre anni in Romagna o anche nelle Marche, band di adolescenti che suonano psichedelia californiana, hard rock, punk o glam 70.

RITA: Non sono particolarmente interessata alla “situazione italiana”.
La musica va a onde (“love comes in spurts”). Queste onde trascendono il luogo, l’origine e il tempo. Ci sono momenti in cui il blues si mischia all’urlo, altre volte al tamburo.

ANTONIO: ci sono tantissimi gruppi che suonano ma credo che proporzionalmente ci sia meno pubblico amante del rock 'n' roll, soprattutto giovane.
Credo sia finita un'epoca, irripetibile, totalmente diversa dalla realtà attuale.
Sono contento di averla vissuta.

Quando siamo partiti avreste/avremmo mai immaginato questo percorso? Oppure si pensava a tutt’altra cosa? Cosa ci ricordiamo di quello che pensavamo 40 o anche 30 anni fa?

DOME: Al di là degli anni che passano e delle esperienze fatte nella vita, i miei ideali e i miei sogni rimangono gli stessi.

RITA: sono un po’ meno incosciente tenendo conto che sono stata il massimo dell’incoscienza, della ribellione (con o senza una causa), del coraggio.
Questo per quanto riguarda la mia vita.

ANTONIO: escludevo di ritrovarmi a 65 anni su un palco a suonare rock 'n' roll e punk.
L'idea era di morire giovane e bruciare alla svelta oppure dopo un po' gettare tutto alle ortiche e prendere altre strade.
Sono stupito e mi stupisco ogni giorno di più, di essere invecchiato così tanto continuando a suonare questa musica, che si sia attaccata a me in maniera così indelebile.
Ormai è andata così.

Volenti o nolenti i Not Moving sono stati il momento più importante della nostra vita artistica. Va bene così oppure no? C’era tanto altro da potere fare? Cosa?

DOME: Per quanto riguarda i Not Moving penso che abbiamo fatto la strada che ci siamo scelti, si poteva andare in tante altre direzioni, ma non avremmo mai sopportato le regole del mainstream.
Le due volte che ci hanno chiamato alla Rai, ci sentivamo fuori posto e insofferenti. Essendo una band di provincia, eravamo dentro fino al collo alla filosofia del Do it yourself. Venivamo dal punk, che aveva spazzato via le ricche e inavvicinabili rock star degli anni 70, nelle quali non ci riconoscevamo più, cercavamo idoli che fossero uguali a noi.

RITA: Tutto quello che potevo e volevo fare, l’ho fatto. Qualcosa ha funzionato, qualcosa no.

ANTONIO: potevamo fare mille cose diverse ma solo con il senno di poi.
In ogni periodo della nostra vita artistica abbiamo fatto le scelte che ci piacevano, impulsivamente, urgentemente, gettandoci ogni volta nel fuoco, nelle spine, nel dirupo.
E' andata sempre così.
Ne siamo usciti vivi, alla fine.
Non fatelo a casa! E' pericoloso.

A metà anni 80 ci fu proposto un servizio fotografico per un’importante rivista di moda. Rifiutammo mentre tanti altri gruppi underground italiani accettarono di buon grado. Poi ci proposero un contratto per la CGD a patto che cantassimo in italiano. Rifiutammo. Ora accetteremmo? Perché?

DOME: Si ricordo quel periodo in cui molte band della nostra scena, fecero servizi fotografici per riviste musicali e di moda, e anche la proposta della CGD.
Per noi voleva dire vendere la propria musica e la propria estetica al mainstream .
Il circuito indipendente era diventato competitivo e le Major cercavano di mettere sotto contratto band alternative, che avevano già un nutrito pubblico e una loro identità, molti firmarono. Noi credevamo fermamente nella scena indipendente ed eravamo orgogliosi di farne parte.
Facevamo di tutto per renderla più forte, a differenza di altre band , che l' hanno usata solo come trampolino di lancio. Certe scelte le sto ancora pagando, ma non cambierei una virgola.

RITA: Quello che ho fatto, ho fatto.
In questo momento accetterei un bel servizio fotografico su “Vogue”.
Siamo abbastanza radicali e radicati nelle nostre convinzioni che non corriamo nessun rischio.
Da ragazzi è diverso perché la corruzione data dal denaro e visibilità può essere molto pericolosa. Ci sono tanti esempi di gruppi di ragazzini abbagliati da un effimero successo che passeranno tutta la vita a leccarsi le ferite.

ANTONIO: la rivoluzione e la guerra sono finite.
Abbiamo perso, in casa, 7 a 1, dopo essere passati in vantaggio.
Il capitalismo ha stravinto, disumanizzato la società, raso al suolo l'umanità.
Sono contento di aver fatto parte di un gruppo, di una generazione, di una situazione che ha cercato di dare l'esempio e di sovvertire le cose.
Siamo sempre stati puri, di una purezza che alla fine ci ha fatto molto male.
“Abbiamo sognato talmente forte che ci è uscito il sangue dal naso (e non solo)” per citare De Andrè, siamo pieni di cicatrici interiori ma va bene così.
Probabilmente accetteremmo certe offerte adesso ma sempre con la purezza che ci ha sempre contraddistinto.

Entrare in un gruppo già avviato è sempre un problema. Farlo con chi è insieme (più o meno) da oltre 40 anni lo è di più?

MARCO: In teoria dovrebbe essere difficile entrare in una band che suona insieme da quarant’anni.
In pratica, con loro, no: sono diretti e ti mettono subito sul pezzo. E poi ne sto approfittando per imparare da ognuno di loro qualcosa: trucchetti, attitudine, dettagli di stile rock’n’roll. Abbiamo la stessa visione della musica, ma loro ci aggiungono quarant’anni di esperienza.
L’unica cosa che senti davvero è il peso della storia.
Ma appena attacchi l’ampli… passa tutto.

sabato, novembre 22, 2025

Not Moving live a Savona "Raindogs" sabato 22 novembre 2025

Not Moving live a Savona
"Raindogs"
Sabato 22 novembre 2025


https://www.facebook.com/events/1529014274948784

www.raindogshouse.com

Quale il migliore concerto dei Not Moving?
Rita: " L'ultimo al Raindogs di Savona l' anno scorso.
Eravamo già stati lì due volte ed era andata molto bene ma pensavamo di aver 'saturato' quella piazza. Invece c'era pienissimo... Noi eravamo carichi come molle... Una bella situazione".
Dall'intervista di Luca Frazzi ai Not Moving sul numero di Rumore - ottobre 2025

Not Moving profilo FB
https://www.facebook.com/profile.php?id=100051397366697

Not Moving - But It's Not (video)
https://www.youtube.com/watch?v=Foxxqa8ouR0

venerdì, novembre 21, 2025

The Beatles - Anthology 4

Ennesima raschiatura del fondo del barile BEATLES con il quarto volume della serie "Anthology".
Trentasei brani di cui tredici INEDITI e il resto già ascoltato su altre edizioni ristampate e rimasterizzate.
Niente di particolare da sottolineare nelle versioni del primo "lotto", alcune strumentali, altre abbozzate che confermano solo come la band suonasse precisa e perfetta in studio di registrazione.
Più interessante una scarna "Baby You're a Rich Man", le prove di "All You Need Is Love" per la trasmissione alla BBC (senza il cenno finale a "She Loves You" di Paul), inutili "Fool On The Hill" e "Hey Bulldog" strumentali. Le parti orchestrali (archi, fiati e varie sovraincisioni) di "I'm the walrus" sono invece molto suggestive per capire quanta strumentazione (e capacità di arrangiarla in modo così affascinante) ci fosse in quel folle brano.

Inediti sostanzialmente superflui e irrilevanti.

Manca all'appello una serie di VERI INEDITI come “Carnival of light”, “Watching rainbows”, “The palace of the king of the birds” e "All for Love", nuova canzone firmata dai soli McCartney, Harrison e Starr nel marzo 1995 ma di cui si è persa traccia (nonostante, pare, fosse stata parzialmente registrata).
Infine i remix 2025 di "Free As A Bird" e "Real Love" esaltano alla perfezione la voce di John ed evidenziano parti di chitarra e dei cori poco presenti nella versione originale. Anche su "Real Love" ci sono piccoli ritocchi.
Niente di sostanziale.

La tracklist con in neretto le canzoni mai ascoltate.

CD Disc One:

1: I Saw Her Standing There (Take 2)
2: Money (That’s What I Want) (RM7 undubbed)
3: This Boy (Takes 12 and 13)
4: Tell Me Why (Takes 4 and 5)
5: If I Fell (Take 11)
6: Matchbox (Take 1)
7: Every Little Thing (Takes 6 and 7)
8: I Need You (Take 1)
9: I’ve Just Seen A Face (Take 3)
10: In My Life (Take 1)
11: Nowhere Man (First version – Take 2)

12: Got To Get You Into My Life (Second version – unnumbered mix)
13: Love You To (Take 7)
14: Strawberry Fields Forever (Take 26)
15: She’s Leaving Home (Take 1 – instrumental)
16: Baby, You’re A Rich Man (Takes 11 and 12)
17: All You Need Is Love (Rehearsal for BBC broadcast)
18: The Fool On The Hill (Take 5 – Instrumental)
19: I Am The Walrus (Take 19 – strings, brass, clarinet overdub
)

CD Disc Two:

1: Hey Bulldog (Take 4 – instrumental)
2: Good Night (Take 10 with a guitar part from Take 5)
3: While My Guitar Gently Weeps (Third Version – Take 27)
4: (You're So Square) Baby I Don't Care (Studio jam)
5: Helter Skelter (Second version – Take 17)
6: I Will (Take 29)
7: Can You Take Me Back? (Take 1)
8: Julia (Two rehearsals)
9: Get Back (Take 8)
10: Octopus's Garden (Rehearsal)
11: Don't Let Me Down (First rooftop performance)
12: You Never Give Me Your Money (Take 36)
13: Here Comes The Sun (Take 9)
14: Something (Take 39 – instrumental – strings only)
15: Free As A Bird (2025 mix)
16: Real Love (2025 mix)
17: Now And Then

giovedì, novembre 20, 2025

Gimme Danger #7 - Autunno 2025

È uscito il nuovo numero di GIMME DANGER, la rivista ideata e diretta da Claudio Sorge e Luca Frazzi.

Io mi occupo di recensire il "Live at Oval" degli Who, l'antologia degli Outer Limits, i box di Discharge e Blitz, la compilation mod "Countdown 1985-88", i Proper, il nuovo Paul Weller, Bonnie Dobson & The Hanging Stars oltre a qualche pagina dedicata alla storia (vista nella mia ottica personale) dei Not Moving.

Allegato un EP/7 pollici con Neoprimitivi (in un brano live ipnotico tra kraut e psichedelia), Seekers 70 (potente cover di "Flashback" dei Moving Sidewalks), Jukebox 74 (grandissima ripresa di "Father's Name is Dad" degli inglesi Fire).

Per averlo:
gimmedanger2022@gmail.com
hellnation64@gmail.com

Si trova anche a:
HELLNATION (BO)
PSYCHO (MI)
BACKDOOR (TO)
BLACK WIDOW (GE)
HATE (ROMA)

mercoledì, novembre 19, 2025

Mutti Enrico - Porretto Rita, Mericone Silvia - Casalanguida Luca - Liberatore Tanino - Nightmare in Rome

Nightmare in Rome è un progetto audiovisivo (e visionario ma non troppo considerate le numerose attinenze con l'attualità) nato da un'idea di Enrico Mutti, Lorenzo Senni e dalla matita di Tanino Liberatore, dove musica e fumetto si incontrano per dare forma a qualcosa di radicalmente nuovo.

Si parla di un collettivo musicale segreto di musicisti che usano la musica per resistere in un mondo post-apocalittico, in una Roma del 2045 tra macerie e una dimensione di museo, utilizzando campioni delle colonne sonore della CAM Sugar, il più vasto catalogo di musica per il cinema italiano, che attraverso l'incontro con l'elettronica, il rap ed il pop si trasformano in qualcosa di radicalmente attuale.
Proprio perché il fumetto va di pari passo con una colonna sonora che prende spunto da brani originali di Ennio Morricone, Riz Ortolani, Stelvio Cipriani, Franco Godi e Daniele Patucchi.

Un lavoro originale, intrigante e pressoché unico.

Mutti Enrico - Porretto Rita, Mericone Silvia - Casalanguida Luca - Liberatore Tanino
Nightmare in Rome
Sergio Bonelli Editore
80 pagine
22 euro

martedì, novembre 18, 2025

Intervista a Scanna (Bebaloncar)

Scanna è un artista che ha attraversato epoche personali, musicali, sociali e culturali diversissime tra di loro, lontane, vicine, gioiose, tragiche, turbolente, sempre vitali.
Si è recentemente rimesso in gioco con il progetto BEBALONCAR, di cui è da poco uscito il terzo album "Love To Death".
Di seguito la recensione:

Il trio bolognese ha già marchiato a fuoco la scena underground italiana con due album di grande valore che hanno coraggiosamente mischiato elementi poco utilizzati ai nostri giorni.
In particolare i Velvet Underground più oscuri e malati, richiami shoegaze, Jesus and Mary Chain ma anche la psichedelia meno scontata e “floreale” degli anni Sessanta.
Il nuovo lavoro, che chiude una trilogia incentrata sulla profondità e il tormento dell’animo umano, allarga gli orizzonti verso folk e dream pop, palesando un maggiore ottimismo sonoro, guardando più spesso agli amati anni Sessanta (vedi l’unica cover, Pretty Colors dei Just Us, del 1966).
Di nuovo un disco di grande spessore, originalità, personalità. Imperdibile.


Scanna ci parla in una breve intervista di una serie di aspetti interessanti della sua attuale dimensione artistica.

Da batterista, paradossalmente, apprezzo che in molti brani, dove la batteria ci starebbe più che bene, invece non c'è (a parte percussioni o drum machine, mai invadenti) o comunque l'elemento percussivo è usato con molta parsimonia. Una scelta che toglie prevedibilità. E' qualcosa di ponderato?
La scelta di non avere la batteria è stata dettata dal fatto che quando abbiamo registrato il primo album non era prevista...la cosa ha funzionato e ci siamo trovato bene in questo modo.
Si è creata un'alchimia perfetta che non vogliamo cambiare. Questo ci permette di essere liberi in studio, ognuno fa la sua parte senza intromissioni esterne.

Quanto c'è del tuo precedente percorso artistico nei Bebaloncar?
Nei Bebaloncar c'è tutto e di più.
Dagli ascolti teenager della wave o del punk, dal moody garage alla psichedelia fino ad arrivare allo shoegaze e al pop inglese/americano.
Uno specchio di tutto che riflette altro ed esce il sound della band. Inoltre sia Iris che Fab hanno incluso tutto il loro mondo fondendosi in una cosa unica.

Cosa ritieni di avere ancora da dire al pubblico?
In realtà non ho niente da dire al pubblico, io e gli altri componenti del gruppo suoniamo per noi stessi.
È un'esigenza personale senza minimamente preoccuparci del giudizio esterno.

Considerazione personale: ritengo che con la nostra/e generazione/i finisca un'epoca, irripetibile, nel bene o nel male, di cui rappresentiamo l'epitaffio. Non so se sei d'accordo.
Sono purtroppo totalmente d'accordo. No future.

Il nuovo album, rispetto ai due precedenti, l'ho trovato più solare, più “ottimista”,, una sorta di apertura dopo l'oscurità di “Suicide Lovers” e “Diary of a lost girl”.
Il nuovo album ha un sapore malinconico, veniamo da tre anni pieni di concerti e uscite discografiche che ci hanno unito tantissimo.
Il risultato è Love to Death, intriso di momenti agrodolci...uno piccolo spiraglio di sole in mezzo alle nubi nere.

Il tema dell'amore è ricorrente in tutta la trilogia, in parallelo a quello della morte. Per il futuro pensi di andare in direzioni diverse relativamente alle tematiche fin qui espresse?
Non ho direzione, a luglio andremo in studio per registrare il quarto album dopo avere fatto un nuovo tour da Febbraio a Maggio.
Abbiamo una dozzina di pezzi che amiamo molto e lavoreremo su quelli. Non ho idea di quello che uscirà ma questo è quello che siamo.
Love it or Hate it.

lunedì, novembre 17, 2025

Kevin Rowland

Riprendo l'articolo che ho scritto sabato per "Alias" de "Il Manifesto", dedicato a KEVIN ROWLAND dei Dexy's Midnight Runners.

Personaggio molto particolare, indecifrabile, autodistruttivo, in costante bilico tra genialità e occasioni gettate al vento, indescrivibile superficialità, mancanza di concretezza, incapacità congenita di gestire realtà e logistica, che con un minimo di lucidità avrebbe impedito disastri spesso indecorosi.
E’ il ritratto, impietoso, che lo stesso Kevin Rowland ci regala nella sua recente autobiografia “Bless Me Father” da poco pubblicata in Inghilterra.
Il cantante dei mitici Dexy’s Midnight Runners, tra le band più rappresentative della scena inglese degli anni Ottanta, si mette a nudo, anche troppo, dedicando buona parte del libro al difficile rapporto con il padre, la sua sessualità, l’adolescenza trascorsa divertendosi a rubare ovunque potesse, la conflittualità con le sue radici irlandesi e relative tradizioni, le disastrose esperienze economiche che lo portarono in bancarotta, nonostante il successo dei suoi dischi, un lungo periodo di tossicodipendenza, con annessi e connessi.
Il testo è talvolta eccessivamente concentrato su aspetti personali, trascurando quello che il lettore avrebbe maggiormente gradito ovvero un approfondimento delle tematiche artistiche, molto più stimolanti e interessanti delle vicende famigliari.

Come detto, il giovane Rowland, oppresso da un padre autoritario, pervasivo, ingombrante, trova il modo per placare la sua frustrazione con una forma di ribellione che sfoga nel furto, non per necessità ma per semplice “passione”. Finisce spesso nei guai, alimentando l’anaffettività e il distacco dall’esigente padre, fardello che si porterà appresso per tutta la vita, fino a una tardiva riconciliazione alla morte del genitore.
La vita a Birmingham sarà costantemente segnata da una lunga serie di problemi, tra appartenenza a varie gang giovanili, con risse e vandalismi di prammatica, il suo aspetto fisico (pelle olivastra e capelli ricci) che non sempre aiutavano l’integrazione in una società, anni Settanta, in cui spostarsi da un quartiere all’altro poteva causare problemi.
Ero stato programmato a credere che la gente di colore e gli irlandesi avessero un valore inferiore a quello degli inglesi. Era impossibile crescere a quei tempi senza essere razzista.

Come spesso accade la musica diventa l’appoggio salvifico, anche se nel frattempo non disdegna alcol, droghe e una figlia indesiderata che ritroverà solo decine di anni dopo.

Con i Lucy and the Lovers cerca di creare un sound e un’estetica originali e unici e in qualche modo ci riesce, precorrendo quello che diventerà di lì a poco il giro New Romantic. Ma è troppo presto, esplode il punk e diventa indispensabile tuffarvisi. La band cambia nome nel più aggressivo e consono The Killjoys, trovando una nuova estetica e circuito concertistico.
Lasciano un 45 giri di scarso spessore e successo e poche tracce. Kevin, trovati nuovi compagni d’avventura, decisi e motivati, dedica anima e corpo a un nuovo progetto dal suggestivo e originale nome di Dexy’s Midnight Runners (riferimento esplicito alle pillole stimolanti care ai Mod, la Dexedrina).

I riferimenti principali guardano al soul ma non in modo accademico.
La band cerca l’originalità, un suono personale, ben preciso, in cui può confluire di tutto.
Esteticamente son uno strambo mix di stili, in ottemperanza alla visione di Rowland, da sempre amante di moda ed abbigliamento. Ma ancora una volta saranno necessari dolorosi compromessi.
A livello sonoro la EMI, che li mette sotto contratto, li indirizza verso il soul più classico, soprattutto dopo il successo del singolo Geno (del marzo 1980).
L’invito, irrinunciabile, nonostante molte perplessità, a partecipare a un tour con gli Specials (Rowland non vuole essere incasellato in nessun ambito, soprattutto in quello così identificabile come quello ska), li induce a trovare un look meno sgargiante ed estroso.
Non mi sono mai perdonato il cambiamento di look, mi sono torturato per anni per quella decisione. Abbiamo perso l’opportunità di diventare il gruppo più culturalmente significativo e cool degli anni Ottanta.

Optano per un’immagine rude, da portuali americani, cuffie di lana, giacconi di pelle, scarponi. Abbinato al brillante album d’esordio Searching For The Young Soul Rebels a base di un soul beat dall’attitudine punk, con la voce singhiozzante di Rowland che si ispira esplicitamente al soul man Jackie Wilson, proietta la band in classifica e riempie i club del loro tour.
Non basta a placare l’inquietudine del leader che in breve tempo litiga con la band, licenzia questo e quello (alla fine nella carriera nel gruppo si contano più di cinquanta musicisti che si sono alternati) e, invece di approfittare del felice momento artistico, decide di cambiare completamente rotta.

Si ricorda delle canzoni celtiche che si cantavano in casa, scopre l’opera di Van Morrison, inserisce un violino, cambia completamente look alla band, optando per un’estetica “gipsy”.
Nel 1982 Too-Rye-Ay, spinto dall’immortale singolo Come On Eileen, conquista le classifiche di mezzo mondo e porta la band alla massima notorietà.
Rowland di nuovo si perde nell’innata autodistruzione, la band va a pezzi, accumula debiti, firma contratti capestro, incomincia a flirtare con cocaina e affini, disperde un invidiabile patrimonio artistico e di notorietà.
Soprattutto nel volere cambiare ancora drasticamente direzione musicale.
Per il successivo Don’t Stand Me Down ci vorranno tre anni di duro e contrastato lavoro.
Il risultato è un buon album ma che si distanzia ancora una volta dal precedente in modo netto, con lunghi brani, caratterizzati dall’introduzione di dialoghi, riferimenti soul pop ma dal profilo indefinito.
Sarà un clamoroso flop.

La band si scioglie, Rowland entra in un lungo tunnel di abusi, crolli finanziari, tentativi di resurrezione con alcuni scarsi album solisti, malamente promossi e scomparsi in breve dalla circolazione.
Solo dopo un infinito calvario Rowland ritrova equilibrio e rimette in piedi l’ennesima incarnazione dei Dexy’s (ora con il nome abbreviato) che riprendono vita con il buon One Day I’m Goin’ To Soar del 2012, l’affascinante Let the Record Show: Dexys Do Irish and Country Soul, omaggio alla tradizione irlandese, che li riporta nelle classifiche e il più che ottimo Feminine Divine del 2023.
Le esibizioni dal vivo sono sempre più convincenti, il repertorio è vasto e ricco di brani entrati ormai nella storia del pop inglese.

Rowland è sfuggito ai suoi demoni, è riuscito a ristabilirsi economicamente, recuperando i diritti delle sue canzoni, a lungo pignorate per pagare montagne di debiti (come candidamente confessa: la cocaina costa) e nonostante una salute non più perfetta è riuscito a ritrovare lo status che gli spetta nel panorama musicale.

Quello di un visionario, dotato di un’immensa creatività, al limite della genialità, che ha intuito e aperto numerose strade, senza mai riuscire a trarne, per ingenuità, incapacità imprenditoriale, eccessiva arroganza caratteriale, propensione all’autodistruzione, il giusto guadagno.

Le note finali del suo libro sono esaustive in tal senso:
In precedenza non ho mai saputo cosa fosse la pace, non l’avevo mai sperimentata, forse solo brevemente con le droghe.
Ora l’ho trovata e non sono mai stato così felice.
La mia vita è stata un viaggio nell’inferno e non vorrei mai poterla ripetere.
Ma credo di aver fatto ciò che Elvis Presley suggerì: “Ho seguito quel sogno ovunque ci possa portare”
(da Follow That Dream del 1962). E sono felice di averlo fatto.

sabato, novembre 15, 2025

Not Moving live a Savona "Raindogs" sabato 22 novembre 2025

Not Moving live a Savona
"Raindogs"
Sabato 22 novembre 2025


https://www.facebook.com/events/1529014274948784

www.raindogshouse.com

Quale il migliore concerto dei Not Moving?
Rita: " L'ultimo al Raindogs di Savona l' anno scorso.
Eravamo già stati lì due volte ed era andata molto bene ma pensavamo di aver 'saturato' quella piazza. Invece c'era pienissimo... Noi eravamo carichi come molle... Una bella situazione".
Dall'intervista di Luca Frazzi ai Not Moving sul numero di Rumore - ottobre 2025

Not Moving profilo FB
https://www.facebook.com/profile.php?id=100051397366697

Not Moving - But It's Not (video)
https://www.youtube.com/watch?v=Foxxqa8ouR0

venerdì, novembre 14, 2025

Rolling Stones - Black and Blue 50th Anniversary

Può sembrare strano ma "Black and Blue" è il mio album preferito degli STONES, probabilmente sempre per quella sindrome del "primo disco che ho acquistato di loro all'uscita" (aprile 1976). E' sempre stato considerato un lavoro minore e spesso bistrattato dalla critica.
Eppure contiene una serie di perle di inestimabile valore (da "Hot Stuff" a "Hey Negrita", passando per "Cherry Oh Baby" e "Melody", la "Billy Preston song").

La ristampa presenta i soliti remix 2025 (a cura di Steven Wilson), due ottimi brani scartati, "I Love Ladies" di Jagger/Richards e la cover "Shame Shame Shame" di Shirley & Company. Ci sono tre jam session, preziose a livello documentale, con Jeff Beck e Harvey Mandel, candidati (con Steve marriott e Ron Wood, a sostituire Mick Taylor). Purtroppo decisamente anonime e trascurabili.

Nella confezione deluxe anche sei live del 1976 all'Earls Court Exhibition Centre di Londra.
Il disco Blu-ray contiene una trasmissione televisiva inedita dello spettacolo degli Stones del 1976 a Les Abattoirs di Parigi

mercoledì, novembre 12, 2025

Valerio Bruner - Spiriti nella notte

«Le canzoni di Bruce Springsteen sono la mia colonna sonora da quando avevo quindici anni. C’era qualcosa nella sua poetica in cui vedevo finalmente espresso quello che mi portavo dentro e che ancora non riuscivo a dire con parole mie. Da lì è stato l’inizio di un viaggio insieme che dura tuttora».

Non sono un grande estimatore e conoscitore di Springsteen, per cui trovare riferimenti diretti alle canzoni che hanno ispirato all'autore questi venticinque racconti, non mi è facile.
Il libro riesce però a vivere un'esistenza a sé stante, indipendentemente dai collegamenti, perchè sono pagine scritte molto bene, coinvolgenti, dirette, crude, in cui si colgono, invece, le radici artistiche e socio/culturali del Boss e delle sue canzoni.

I fan di Springsteen troveranno pane per i loro denti, gli "altri" avranno comunque buona soddisfazione.

Valerio Bruner
Spiriti nella notte. 25 racconti ispirati alle canzoni di Bruce Springsteen
Homo Scrivens
174 pagine
15 euro

martedì, novembre 11, 2025

Francesco Donadio - Rinnegato. Vita e canzonette di Edoardo Bennato

Una biografia dettagliatissima e approfondita, quanto ragionata, della carriera di Edoardo Bennato, uno dei cantautori più originali e creativi della canzone d’autore italiana, spesso trascurato e dimenticato.
Il testo ci lascia capire che le sue posizioni mai allineate e spesso scomode gli hanno inimicato parecchie “fazioni” politiche e non.

In effetti passare dal circuito del PCI e Lotta Continua negli anni Settanta all’appoggio convinto a Beppe Grillo e al suo nascente Movimento, per poi sbeffeggiarlo in “Al diavolo il Grillo Parlante” e alla partecipazione alle feste per Alleanza Nazionale, non aiuta.
Ma è sempre stato lo stile di Bennato, seguire una sua strada, incurante del resto. La carriera è ricchissima di successi e capolavori ma anche di rovinose cadute in album poco significativi, di un San Siro con 80.000 persone a esibizioni in feste di paese.

Il libro manca (anche volutamente) delle parole del protagonista ma si avvale delle testimonianze dei suoi più stretti collaboratori (a partire dai fratelli Eugenio e il compianto Giorgio).
Un lavoro certosino e completo.
Edoardo Bennato fu tra i primissimi a portare in Italia il linguaggio blues e rock ‘n’roll.

Francesco Donadio
Rinnegato. Vita e canzonette di Edoardo Bennato
Il Castello
376 pagine
22 euro

lunedì, novembre 10, 2025

Diane Kowa & Piaggio Soul Combination - Allnighter Material (recensione e intervista)

Torna ad incidere la miglior soul band italiana ma che può vantare di avere pochi rivali al mondo, soprattutto dopo l’aggiunta vocale della stupenda Diane Kowa.
Il nuovo album rispetta tutte le aspettative, dopo una serie di lavori sempre a livelli di eccellenza, snocciolando brani autografi di gran classe, fedeli al soul sound più classico, con incursioni nel Northern Soul, rhythm and blues, funk, gospel e blues.
Il tutto suonato e interpretato nel migliore dei modi e con classe cristallina.
Consigliatissimo e ai vertici tra i migliori dischi italiani dell’anno.

Lo trovate qui:
https://www.areapirata.com/prodotto/diane-kowa-the-piaggio-soul-combination-allnighter-material

Intervista a Marco Piaggesi (voce e tastiere)

1) Domanda da un milione di dollari.
Cosa significa suonare soul music in Italia?
Un genere paradossalmente sempre ascoltato e suonato spesso dagli anni Sessanta in poi (da Rocky Roberts e Lucio battisti fino a Zucchero), raggiungendo la testa delle classifiche ma rimasto bene o male nella nicchia degli appassionati.

Il soul in Italia è tuttora identificato da un pubblico dai millennials in su, come musica da ballo, divertente.
Quindi questa musica trova posto nella programmazione di locali, festival e iniziartive varie. Come downside c'è il fatto che il soul prevede band numerose e quindi trovare degli spazi non è semplice.

2) E’ difficile riprodurre il glorioso soul sound in studio e dal vivo?
Riprodurre il suono di tipo Stax/Atlantic non è difficile, perchè è un suono piuttosto semplice e asciutto.
E' un vero problema, invece, cercare di repllicare il suono della Motown.
Ma più che il suono, il vero problema è replicare il groove, il potere da ballo che quei pezzi hanno. Ci si prova!

3) Come avete trovato la splendida voce di Diane Kowa?
Diane ci è stata presentata da Max, il padrone del Nidaba di Milano, che l'aveva sentita cantare insieme ad un gruppo locale. Gli dobbiamo molto, perchè lei è fantastica.

4) Parlaci un di “Allnighter material”, come sempre un disco potente, intenso, genuino. L'idea era quella di riuscire a fare dei pezzi che potessero essere messi in un soul allnighter mantenendo la pista piena. Infatti, i primi tre pezzi di ogni lato (che sono quelli che suonano meglio), sono quelli con potenziale da ballo. Il pezzo secondo noi, più efficente a questo scopo, lo abbiamo messo nel 45!

5) Siete in giro da un po’, avete avuto buoni riscontri all’estero, con un sound universale come il vostro?
Sì, molte persone all'estero ci apprezzano. Tra i riscontri ricevuti, ci sono filmati del nostro ultimo singolo messo in locali che per chi si intende di Northern Soul, ripagano veramente di ogni sforzo. Noi però non abbiamo ancora fatto tournee fuori dai confoiini nazionali e spero che questo sia il disco buono.

6) Cosa avete in programma per la promozione del nuovo disco?
Date, date, date, date. Suoneremo il più possibile, oltre alle presentazioni del disco. Il singolo sta andando molto bene e questo è incoraggiante.

venerdì, novembre 07, 2025

Wings - Boxset

Contestualmente alla pubblicazione del libro di Paul McCartney, "Wings. Una band in fuga" (per La nave di Teseo), Sir Paul sovraintende l'uscita di una compilation "definitiva" dei WINGS, con 32 brani tratti dai sette album della band e da sei singoli.

Un progetto interessante, durato dal 1971 al 1979, inteso come un gruppo "democratico" ma sostanzialmente (ovviamente) dominato dalla figura di Paul (con l'appogio della moglie Linda).
Non a caso la line up ha avuto varie turbolenze e defezioni (la più clamorosa alla viglia della partenza per la Nigeria per incidere il capolavoro "Band On The Run", quando batterista e chitarrista decisero di restare in Inghilterra, mollando il gruppo all'ultimo momento).

Abitualmente, con poche concessioni, la critica è stata molto severa (spesso ingenerosa) nei confronti di questa esperienza che ha fluttuato tra alti e bassi qualitativi, tra la voglia di sperimentare e l'attaccamento alle classifiche che ha prodotto dischi ibridi, canzoncine mielose e inconsistenti e veri e propri gioielli.

Dopo la mediocre partenza con "Wild Life", nel 1971, il livello è salito con il successivo "Red Rose Speedway" (maggio 1973) e la vetta inarrivabile di "Band On The Run" (dicembre 1973), per chi scrive il miglior album del post Beatles in assoluto.
Riuscito anche "Venus And Mars" (1975) per poi scendere di qualità "con "Wings At The Speed Of Sound" (1976) e "London Town" (1978), piuttosto deboli e chiudere con il confuso "Back To The Egg" (1979) che sancisce la fine della band.
Non dimenticando il triplo live del 1976 "Wings Over America" con 28 brani eseguiti al massimo dell'espressività con cinque concessioni Beatlesiane, ancora rare ai tempi.

L'album più considerato nel box è ovviamente "Band On The Run" con sei brani sui dieci inclusi nella versione originale mentre il resto è trattato con ponderate e centellinate scelte oltre ad alcuni singoli spettacolari e di gran successo.

Evitando le edizioni super costose, un buon modo per portarsi a casa un pezzo di storia del rock, comunque importante.
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