Uno degli album che amo di più degli WHO, probabilmente perché il primo acquistato alla sua uscita.
Disco spesso aspramente criticato perché ritenuto scarsamente ispirato e troppo vicino ai suoni più "commerciali" dell'epoca.
In realtà rivelatosi, alla prova del tempo, un lavoro più che ottimo, nonostante non possa reggere il confronto con una lunga serie di capolavori con cui Townshend e compagni avevano lastricato la storia del rock in una dozzina di anni.
E' anche il, tristemente, ultimo disco in cui compare Keith Moon, morto pochi giorni dopo la pubblicazione.
La title track è diventata un classico, canzoni come "Sister Disco", "New Song", la potentissima "Trick of the Light" di John Entwistle, la complessità compositiva del rock barocco "Guitar and Pen", il jazz blues di "Music Must Change" conservano la freschezza e la giusta carica dopo quasi 50 anni dall'uscita.
La ristampa è molto interessante con il mixaggio inedito di Glyn Johns che fu scartato e che restituisce particolari rimasti nascosti e che conferisce alle canzoni maggior brillantezza e carica.
Ci sono anche parecchi demo (di John in particolare) non sempre interessanti o di particolare valore ma comunque degni di un ascolto.
In aggiunta le prove per le riprese del live al Shepperton Studios (che finirà nel film "Kids Are Alright") e la registrazioine dell'intero concerto.
La band è ancora in splendida forma, Keith Moon incluso, smentendo la storia che lo voleva ormai in estrema difficoltà a suonare. 
Due live (e alcune prove) della band, successivi alla scomparsa di Moon, evidenziano quanto il drumming del neo entrato Kenney Jones fosse pulito, efficace e preciso.
Riascoltando le registrazioni è stupefacente il lavoro al basso di John, incredibilmente vario, creativo, tecnicamente spaventoso, uno strumento a parte che svolge un ruolo quasi orchestrale.
 E anche la precisione con cui Keith Moon segue l'originalissima ritmica di "Sister Disco" (in cui John è stratosferico).
Roger Daltrey è ancora al massimo della potenza vocale, Pete Townshend svolge un lavoro certosino nelle orchestrazioni, con le parti elettroniche, di synth e si segnala eccellente chitarrista, mai così jazzy.
Curatissime le parti vocali, tra cori, seconde voci e particolari che è splendido riscoprire.
Un'occasione imperdibile per rivalutare un album il più delle volte poco considerato.
martedì, novembre 04, 2025
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