Prosegue il viaggio tra i batteristi sconosciuti ovvero quelli, pur bravi e che hanno fatto la storia ma che non trovereste mai in una classifica dei migliori.
Si è parlato di Tony Allen, Fred Below, Buddy Ascott e Seb Shelton, Viv Prince, Jabo Starks e Clive Stubblefield, Mick Avory, Dave Ruffy, Terry Chimes.
Con Giovanni Deidda detto NASKA sono unito da un rapporto di amicizia e stima che risale agli albori degli anni ’80 quando mi ritrovai a produrre il primo 45 degli STATUTO “Balla”/”Io Dio” per la DTK Records.
Da allora le nostre strade si sono incrociate più volte ai Raduni Mod, in sala di registrazione, in etichette discografiche, su qualche palco (da VideoMusic al Traffic Festival con Weller e Specials dove sono stato gentilmente ospitato come percussionista), una volta l’ho perfino sostituito in un concerto degli Statuto.
Dai primi incontri Naska è, artisticamente e tecnicamente, cresciuto in maniera esponenziale affiancando, ad una cronometrica precisione ritmica, un gusto, una raffinatezza ed una creatività comune a pochi dove potenza ed eleganza si uniscono alla perfezione.
La parola a lui per una degna conclusione di questo doveroso ritratto:
Ho iniziato a suonare percuotendo i fustini del Dash (che all'epoca erano di cartone duro e cilindrici) ispirandomi a Ringo Starr. a 11 anni d'età il doppio blu e rosso dei beatles sono stati la mia bibbia .
Da allora il demone percussivo non mi ha più abbandonato.
Prima Ringo, poi Keith Moon, Mitch Mitchell, Ian Paice e John Bohnam, questi i miei modelli.
Poche collaborazioni al di fuori degli Statuto per me, un solo side project che continua , quello della Soulful Orchestra.
Non sono un tecnico, ma spero di mettere feeling e passione nel mio modo di suonare.
Mi dicono che ho un suono di rullante netto , preciso e definito, e questo mi basta.
venerdì, settembre 07, 2012
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Bravo. Spazio anche agli italiani. E Naska un buon inizio.
RispondiEliminaOT: su Youtube il nuovo singolo di Bruce Foxton Number Six.
RispondiEliminaVideo penoso ma brano gradevole, molto tardo Jam, niente di eccezionale ma si ascolta bene. In attesa di "Back in the room" in cui appaiono anche Paolino e Steve Cropper dei Booker T
Naska merita.
RispondiEliminasono da sempre un ammiratore e sostenitore degli Statuto (e quindi anche dei suoi componenti), l'altro giorno ho letto sul loro blog uno scritto di Oskar che suonava se non come un epitaffio almeno come un ridimensionamento della loro attività, dopo vent'anni che li seguo mi dispiacerebbe alquanto...
RispondiEliminaJeanpaul
Ho letto e temo che sia vero...purtroppo.
RispondiEliminaE' la situazioe italiana, sempre più impoverita, anche in ambito musicale.
Molti locali stanno incominciando a pagarti "ad entrata" ( ti prendi il prezzo del biglietto praticamente e se per caso buchi la serata te ne torni con 100 euro), i festival estivi sempre più poveri.
Un disastro per chi ci campa (e anche per chi, come me, lo fa per divertimento e passione ma con quell oche ad esempio costa la benzina e l'autostrada....)
Si,è una situazione comune a molti...
RispondiEliminanoi ci siamo ritrovati in attività dopo circa 15 anni di assenza dalle scene ed abbiamo avuto conferma da subito che i rapporti con i locali sono tutt'altra cosa,rispetto al passato.
La cosa assurda è che il pubblico,invece,si muove lo stesso e continua ad amare lo stesso tipo di musica che si faceva 20 o 30 anni fa...ma il ricambio generazionale è abbastanza scarso,per cui pochissimi investono su settori musicali che in linea di massima raggiungono gli over 40,con rare eccezioni (e lo dico da torinese,in una situazione tutto sommato MIGLIORE di altre).
La qualità paga sempre,alla fine,ma se pensi di poter girare l'Italia facendo musica non-convenzionale (che si chiami beat,ska o psichedelia) il più delle volte non riesci nemmeno a pareggiare i conti.
Poi si arriva al paradosso che ci chiamano per suonare in Giappone,totalmente sponsorizzati e organizzati dalla A alla Z,mentre non riusciamo ad uscire LIVE dal nostro ambito regionale,perchè le offerte sono troppo basse (mentre strumentazione,impegno ed altro costano sempre di più)ed è la situazione italiana attuale,causata da molte ragioni (politiche,culturali,economiche e chi ne ha più ne metta) ma è questa !
Unico vantaggio attuale è quello che utilizziamo QUI da anni : la rete,che ti permette di pubblicare video,articoli,immegini ecc... per poter,se non altro,raggiungere persone interessate anche a distanze lontane o addirittura sconosciute (io ho scoperto,ad esempio,che ci sono molti fans dei No Strange in Polonia,tramite i video su youtube).
In ogni caso spero che qualcosa si sblocchi,facendo qualche sforzo comune potremmo riuscirci tutti,evitando però le facili classificazioni tra musica "impegnata" e musica "commerciale" che oramai non hanno davvero senso.
l'ottimismo è il profumo della vita Ursus, ma io vedo poche possibilità che 'qualcosa si sblocchi' , proprio per alcuni dei motivi che hai detto tu, in primis la mancanza di un ricambio generazionale: nei concerti e manifestazioni che frequento ( anche se sempre piu' sporadicamente) vedo sempre le stesse facce, gli anni passano e l'età media dell'audience pure. Ritengo che alla base di cio' ci sia un problema culturale, per noi che eravamo giovincelli negli anni '80 la musica aveva un'importanza vitale, era un argomento di discussione e di confronto, aveva svariate implicazioni sociali e politiche ma per i giovani d'oggi il discorso è completamente diverso è un semplice sottofondo per altre attività. Non so se è colpa della facile reperibilità, delle nuove tecnologie o cos'altro, ma si è persa quella centralità della musica per cui questi giovanotti non hanno alcun interesse a scucire un euro per la musica e cio' che ne consegue è sotto gli occhi di tutti.
RispondiEliminaJeanpaul
Beh, qualche isola felice c'è, come mi sono accorto promuovendo da assoluto profano (ma con la guida spirituale di Luca Re dei Sick Rose, eh!)gli ultimi due tour italiani dell'amica Fay e di qualche altro concerto di gruppi di cui sono fan...come Trento, prima col Ciclamino e ora con il Porteghet o altri posti scovati dall'infaticabile Bicio Bettoni; il Sidro di Savignano sul Rubicone (grazie a Marco Turci); Ferrara, grazie a Davide Franchini de Il Molo; Reggio Emilia, grazie all'aiuto dato da Giampaolo Corradini dei Substitutes...L'importante è non scandalizzarsi per i cachet risicati e andare avanti, sperando di tirar su il brodo con la vendita di cd e quant'altro dopo i concerti.
RispondiEliminaFabio T.
Il problema Fabio è che i cachet risicati diventano impossibili a volte e ti fanno pensare che magari in una nebbiosa serata di novembre è meglio stare a casa con un libro e un disco davanti alla stufa piuttosto che andare a 200 km di distanza per tornare a casa con 50 euro a testa (se va bene....).
RispondiEliminaConcordo con JP anche sul fatto che il ricambio generazionale non è praticamente avvenuto, purtroppo....
Naska è il valore aggiunto degli Statuto(che non ho mai perso nei loro passaggi in Umbria o nel sud della Toscana) soprattutto quando la band ripropone pezzi non propriamente ska, pensate a quelli presenti sul cd COME UN PUGNO CHIUSO che riprendevano standard Northern Soul. Sulla questione vivere di musica condivido in pieno quanto già detto da Jean Paul. Comunque sarebbe un peccato che la più longeva ska band(e non solo)italiana tirasse i remi in barca....certo in un paese dove la compilation de Il Pulcino Pio è in testa alle classifiche c'è ben poco da sperare in prospettiva.
RispondiEliminaCharlie
Gli Statuto continueranno a suonare e a fare dischi ma, da quello che si legge sul blog, lo faranno in modo meno continuativo, senza i tour massivi di questi anni.
RispondiEliminaIn aggiunta ai discorsi di cui sopra c'è il fatto che ormai la musica non l'acqusita quasi più nessuno. La maggior parte la trovi gratis su internet e si è persa la cultura dell'acquisto del disco del gruppo.
L'ascolto ai concerti è spesso distratto e molto superficiale.
Insomma non è un buon periodo se non si fosse capito per suonare in giro a certi livelli
Le 'solite facce' che si incontrano sempre sopra e sotto i palchi da qualche anno sono sempre loro e, naturalmente, invecchiano. Sono quelli che bene o male sono inseriti lavorativamente nella vecchia beata formula lavorativa nella quale hai circa i tuoi orari di lavoro, le tue 8 ore, le tue festività etc etc. Caschi il mondo qualcosa riesci a programmare e con difficoltà crescente salta fuori qualcosa da investire. Quindi il lavoro non è un problema, più una seccatura (com'è sacrosanto che sia e vaffanculo). Poi ci sono gli altri (dire giovani è una cazzata, si parla di gente che arriva vicino ai 40, cazzo) che si sbattono come pazzi per pochissimi soldi, senza orari definiti nè niente, il cui sogno è avere ciò che quelli descritti sopra avevano di diritto. Il sogno di costoro non è più saltare su un palco con la chitarra, ma sapere cosa faranno il mese prossimo.
RispondiEliminaImplode il 'mercato'. restano i giovanissimi, universitari etc, che per un paio di annetti si sbattono dopodichè entrano nel tritacarne o emigrano. quelli rimasti vengono inquadrati e asfissiati da MTV e i talent show, che seguono la politica del 'rifila un po di trash e vaffanculo'. A questo punto anche l'offerta musicale è pesantemente influenzata dall'assioma Tremontiano del 'si, la cultura...provate a farvi un panino con la cultura' che è un colpo mortale ad ogni speranza futura per un sacco di motivi. Nel frattempo la finanza mondiale parte all'attacco e stritola completamente quei paesi drogati, in hangover da 'benessere' e rasi al suolo a livello socioculturale (e di autostima) da 50 anni di improbabili avventure politico/economiche dei quale l'Italia è sventurato portabandiera.
Un cazzo di lavoro fisso diventa un miraggio. Le priorità si livellano subito verso il basso, non si trova più dapprima il tempo, poi il necessario, e infine neanche la voglia di partire con avventure musicali, come noi facevamo con le nostre strampalate bands. Dall'altra parte il pubblico inizia a sparire, vengono escogitati un sacco di trucchi per irregimentarlo e scoraggiarlo. Si inizia a formare una carboneria sotteranea, di "pseudo-privilegiati" (quelli che hanno lavori vecchio tipo) che ancora ci provano. Dopo un po' scoprono che è praticamente impossibile. I gruppi nuovi vanno affanculo subito, poi spariscono quelli non troppo nuovi, alla fine si ritirano i vecchi eroi. Stiamo rapidamente entrando in un III mondo di nuovo tipo, che non ha nemmeno la disperata incoscienza di quello che conoscevamo. Quando l'UK della Thatcher entrò pesantemente nella sua 'crisi' indotta dal turbo capitale scoppiò quel finimondo musicale che tutti conosciamo e amiamo. Finanziato in gran parte dal misero sussidio di disoccupazione che quasi tutti i nostri eroi strappavano allo stato. In Italia oggi il corrispettivo di quel sussidio (in proporzione) lo prendi dopo una settimana di lavoro di 50 se sei uno di quelli con 'le nuove forme di contratto'.
Poi, ditemi quello che volete, ma secondo me è così.
Naturalmente spero di sbagliare tutto e di aver scritto solo una mucchia di cazzate come al solito.
Si,sono convinto che di fondo vi sia sempre un problema di natura economica : l'economia determina la politica,diceva un noto filosofo tedesco dell'800,ma non corrispondono alla stessa cosa e persino il "mercato" è un'entità astratta,se non lo si valuta in base alle persone...nel corso del tempo,le persone cambiano ed oggi molto più velocemente che in passato.
RispondiEliminaAlla fine non vedo altra possibilità al di fuori di un compromesso di ordine pratico,ovvero si continua a fare ciò che si può fare,con i piedi ben piantati a terra e la testa libera dalle illusioni del successo o della facile carriera,tantopiù che in termini di notorietà ci sono band autoprodotte che oggi viaggiano molto più di sedicenti BIG che magari si vedono in TV una volta all'anno.
Il timore, ormai sempre più realtà, è che non si ci sia più un ritorno (della serie, "si vede una luce in fondo al tunnel").
RispondiEliminaQueste sono le nuove regole e da qua non ci scappa più.
Che bella sorpresa!!!
RispondiEliminaConosco Naska da meta' degli anni 80 per ragioni facilmente immaginabili.
Batterista degli Statuto,promoter con l'amico Sebastiano Cecere di vivaci serate a tema,ci siamo incontrati spesso in giro per il norditalia alle convention dei Beatlesiani Italiani..
Lui non lo dice ma e' anche valente chitarrista nonche' vittima di un mio Pesce d'Aprile particolarmnente riuscito (Pete Townshend trovato morto in circostanze misteriose..ehm), testimone oculare delle 4 pinte doppiomalto stile harakiri del sottoscritto..
Ma tra quelle che lui definisce "poche collaborazioni al di fuori degli Statuto" ci sono gli SPARKLIN'JOE&The SPARKS.
Band che formai con alcuni amici a fine 90s con lo scopo di riproporre integralmente dalla prima all'ultima nota "TOMMY" degli WHO (versione originale del 1969)ed in cui,per affinita'-stile ed amicizia,lo invitai a sostituire il nostro primo e "incostante" batterista.
Matrimonio riuscitissimo e grande soddisfazione per tutti.Sue alcune proposte ritmiche particolarmente vincenti ed apprezzate (a me piaceva molto l'attacco di Overture,ad esempio).
Non fummo una delle tante e odiate tribute-bands (a parer mio creature anti-creative per antonomasia e guardacaso particolarmente sostenute dai gestori-bottegai di ogni dove)e questo fece si che si creo' intorno a noi molta curiosita'ed esibizioni live molto partecipate,talora con ospiti..
Una manciata di concerti tra il 1999 e il 2003 scelti e centellinati ad hoc per rendere ogni esibizione qualcosa di raro e speciale.
Di queste ne ricordo due in particolare: la prima con Naska a Varazze in occasione della presentazione del libro "Magic Bus" di Eleonora Bagarotti (con E.Guaitamacchi ad introdurre) e l'anno dopo a Parco Ruffini a Torino invitati dal fedele Ciro "Napo" Argentino per la Festa dei Comunisti Italiani..il nostro miglior concerto in assoluto.
E gia che ci sono un saluto ai compagni d'avventura scintillanti Alberto,Botolo (lui il pete Townshend della situazione..mica io!),Francesco,Giose..e a tutti quelli che sono venuti a sentirci)
Lunga Vita Johannes..nel caso servisse il "coccodrillo" e' già pronto! ahaha!
Cristiano
Cristiano
Grande Cris!
RispondiEliminaW
bravo Giovanni, che ho conosciuto e incontrato più volte nella mia vita (ricordo un concerto degli Statuto al Joe's Cafè nei primi anni 2000, quando scherzando lo presentai al pubblico come "il Phil Collins delle Molinette...). della serie invece batteristi sconosciutissimi e non professionisti ma molto bravi cito Piero Ravizza dei disciolti Eggs, gruppo che fece anche da spalla agli Statuto nel 2000 a Omegna, grande raffinatezza e gusto, ma nessuno sa chi è. Per il resto si, la situazione musicale odierna è desolante e questo lo si sapeva già; non si vende più nulla
RispondiEliminaconcludo il discorso bruscamente interrotto.
RispondiEliminaDicevo che non si vende più nulla e per suonare in giro ancora un po' di questo andazzo e sei tu che devi pagare per farlo.....scarsa curiosità e scarsa attenzione han fatto si che alla maggior parte della gente, che va a "sentire" un gruppo dal vivo nei localini di provincia interessa di più ciarlare tra di essi che seguire il concerto, o al limite chiede sempre le solite cose; questo penalizza chi vorrebbe anche proporre un repertorio originale. Succede pensate, anche per la musica classica dei salotti colti, dove vengono eseguite sempre le solite opere dei soliti autori, ignorando un panorama a dir poco immenso. Insomma la solita roba e le solite cover band, per dirla tutta. Se ci fosse stata questa situazione negli anni sessanta, cioè se alla gente fosse interessato solo un repertorio cover, snobbando chi fa del materiale originale, non ci sarebbero stati i Beatles, i Pink Floyd, Hendrix e compagnia bella....
Infatti è proprio questo il punto : ritornare alla curiosità ed alla sperimentazione di alchimie e di cross-over (magari altamente coraggiosi) per chi è stanco della solita solfa (IO in primis)è quasi un obbligo oramai...dal mio piccolo cantuccio ci ho sempre provato,con risultati spesso incoraggianti,ma oggi la cosa è sempre più complicata.
RispondiEliminaNel nostro caso personale giocano a sfavore 2 fattori : la formazione allargata ad una strumentazione non molto comune (7 elementi per girare in Italia sono fin troppi) ed il tipo di musica non proprio alla portata di tutti.
E lo dico non da "esperto" (che è un termine che mi piace poco) ma per esperienza personale...persino nell'ambito "neo-sixties" abbiamo sempre avuto difficoltà a penetrare in situazioni dove il trend dominante è il suono garage stile Sonics o Fuzztones. Tanto per dirne una : al festival beat non ci potremmo mai suonare (e di questo sono pienamente cosciente,non me ne lagno affatto) !
Per cui una capatina verso lidi lontani,al di fuori dei nostri confini nazionali,potrebbe essere il nostro momento culminante o perlomeno è umano sperarlo...
per quanto riguarda il LIVE questo è il problema di moltissimi gruppi attuali,compresi gli Statuto e LILITH immagino,mentre per l'attività discografica va ancora bene...la rinascita del vinile,sia pur limitata,sta dando un po' di ossigeno a tutti (finchè dura).
Grande Giovanni...Ma tu nei primi '80 venivi in vacanza a Noli???
RispondiEliminaFammi sapere
magnoli63@gmail.com