lunedì, giugno 23, 2014
Vivere di musica in Italia
Ricorre frequente, su queste pagine, il tema relativo a quanto sia difficile fare musica e vivere di musica in Italia.
Abitualmente se ne parla facendo riferimento alla scena "indipendente" o "rock".
Oggi ho raccolto e sintetizzato la testimonianza di Ottaviano Cristofoli, trombettista classico di Udine, tratta da un’intervista al sito http://www.stellanova.it/
Ho collaborato con molte orchestre dei nostri teatri: Roma, Venezia Napoli Genova, Milano.
Ho incontrato musicisti di prim’ordine nelle nostre orchestre, che in altri Paesi sarebbero pagati a peso d’oro, trattati in maniera pessima dall'amministrazione di turno.
Sono stati tagliati gli stipendi in certi enti, e nello stesso tempo, è stato vietato di collaborare con le altre orchestre, sono state diminuite le ore di lavoro e vietato di avere altre prestazioni al di fuori del teatro.
Ho incontrato anche musicisti pessimi, che per qualche motivo, di certo non artistico, sono finiti nelle orchestre.
Mi sono trovato in scene tipo "Prova d'orchestra" di Fellini e mi sono detto che, se avessi voluto lavorare al circo, avrei fatto il domatore.
Approda alla Schleswig-HolsteinMusik Festival Orchestra in Germania.
Siamo stati in tour in Russia, Armenia, Lituania, Ungheria, Brasile e Germania. Abbiamo fatto dei concerti in cantieri navali offerti a tutti i dipendenti, in teatri, in maneggi, in sale concerti come la Konzerthaus di Berlino, per tutti i tipi di persone, dal dottore all'impiegato.
In Germania ho visto come la musica classica può essere popolare.
Da noi non si dà valore all’arte, non si sa nemmeno quanto vale in termini economici.
Il nostro Paese potrebbe vivere di arte.
È questo il peccato imperdonabile che le persone che ci hanno governato hanno commesso.
Non è giustificabile che nel nostro Paese l'arte, e la musica siano in crisi, quando in Giappone si riempiono i teatri di persone paganti fino a seicento euro a biglietto con le opere di Puccini o Verdi e le opere vengono trasmesse in tv in prima serata, non alle 4 del mattino.
In Italia si può vivere facendo il musicista accettando di essere pagati 50 euro a serata quasi sempre in nero e investendo decine di migliaia di euro in strumenti e studi.
Accettando di guadagnare 10 euro all’ora per insegnare a ragazzini con l'iPhone da 800 euro, senza avere i contributi, l'assicurazione e le ferie.
Accettando che nelle scuole ti sostituisca un insegnante senza diploma e che non sa suonare, solo perché è un dilettante e accetta paghe misere.
Accettando di suonare per un’orchestra sinfonica che poi paga con un anno di ritardo.
Ma la cosa peggiore è la consapevolezza che di tutto questo non importa niente a nessuno.
Se chiude un teatro, non importa, tanto c'è la tv con la sua gratuita piattezza di contenuti ad istupidirci il cervello.
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Di cosa parliamo quando parliamo di musica
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Bene, se queste considerazioni arrivano anche dalla musica "seria" siamo a posto...
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaSiamo a posto da parecchio tempo e tempo per sempre o almeno per un bel po'…
RispondiEliminasconfortante ma non appunto una novità.
RispondiEliminadomanda: noi condinuiamo a dircelo e a scoraggiarci..per sempre?
si lamentano TUTTI (dal direttore famoso all'ultimo degli allievi,òlasciamo perdere gli "amatori")
quindi?
C
Quindi,per quanto mi riguarda,conviene farsene una ragione e ripartire (quasi) da zero...perchè decenni di rincoglionimento mediatico non sono facili da recuperare,ma facendo ognuno la nostra piccola parte possiamo ancora farcela...il vero casula si spezza ma non si piega !
EliminaIo credo sia una questione di mercato pura e semplice.
RispondiEliminaLa "musica" produce scarso reddito ? Non si investe su quello (a meno che non siano i Rolling Stones che l'investimento lo restituiscono in pieno) e si lascia il settore in balìa di se stesso. Se da solo ce la farà allora torneremo a metterci il naso, altrimenti amen…..
il ragazzo ha ragione, è un problema di devastazione culturale a tutti i livelli,..la cultura qui non è valorizzata, solo il furbastro,...io faccio vedere foto 'storiche' di MN o di misconosciute specialità gastronomiche locali a colte persone estere e dicono 'wow',...noi avremmo una varietà culturale incredibile,..non la si valorizza
RispondiEliminaIo ho cercato di metterla un po' sul ridere...ma francamente quando vedo certe disparità di trattamento che sono ACCETTATE e difese dal pubblico stesso,mi viene da pensare allo stesso modo della classe politica : cioè che questa situazione l'abbiamo costruita TUTTI (musicisti in primis) e che oggi che il mercato non è più in periodo grasso,ma al contrario stenta dappertutto,ne paghiamo le conseguenze.
RispondiEliminaNel corso di una trentina d'anni siamo passati dalle molotov sul palco di QUALUNQUE artista di successo,ad osannare milionari strapagati ed ultra-viziati che non si possono nemmeno criticare minimamente,pena la scomunica di certi "fedeli alla linea" che fino a pochi anni fa conoscevano solo Vasco e Ramazzotti.
Il tutto condito da frasi tipo "per certa gente qualunque cifra pagata è sempre troppo POCO" (di solito lo dicono coloro che non acquistano più un disco da anni ) ...quindi è inutile che ci attacchiamo alle movide,ai DJ che non si sa se suonano oppure no,ai talent-show,alle radio commerciali ecc...
questa situazione è un prodotto della cultura di massa,viene alimentata da chi vediamo ovunque negli stadi,nei bar o dietro lo schermo di un pc a pontificare su tutto (pur non conoscendo nulla).
Un esempio pratico : continuo a leggere (soprattutto su facebook) di gente che lamenta la mancanza di locali,che non esistono spazi,che non ci sono novità emergenti ecc...
ma questi dal pianto facile sono gli stessi che non si muovono mai di casa,non si vedono ad un qualunque concerto da anni nè hanno mai fatto un minimo sforzo per organizzare una alternativa al solito piattume televisivo-mediatico...quindi ci si lamenta per cosa ? Un concerto dei Pretty Things costava una decina di euro e c'erano 70 persone...e si tratta di band storiche (tanto quanto gli Stones) mica di ragazzini alle prime armi...per forza che certi locali chiudono !
quoto ursus a lettere cubitali,come sempre MAX
RispondiEliminaCondivido quello che scrive Ursus, anche se poi, analizzando bene, il problema è sempre quello: l'ignoranza dilagante. I Pretty Things, tornando all'esempio, sono certamente uin gruppo storico, ma se i ragazzini (che sono quelli che avendo più tempo libero, in genere, girano per i locali) non sanno nemmeno chi siano, certamente non andranno a vederli in concerto all'Hiroshima....si preferisce spendere 800 euro per un IPhoine, come dice il musicista, che 20 per un cd o un libro. Poi è vero che c'è la crisi, i soldi son pochi, ecc...ecc..., ma la situazione non nasce certo oggi, è il frutto del non lavoro di anni e anni... Saluti, Vito Vita
RispondiEliminaForza POWERILLUSI !!!
EliminaIl bambino povero nel frattempo è diventato adulto...ma si porta ancora la lavatrice sulle spalle :-))))
Ciao Vito,se passi dallo Spazio 211 : sabato suonano gli EAZYCON all'interno della festa di Radio Blackout.
Sabato scorso al D.I.O. FEST è stato entusiasmante...sia il parco che l'interno del locale erano affollatissimi e tutto per vedere/ascoltare psichedelia,free-jazz,elettronica ed altri suoni fuori dalle logiche commerciali : questo ci ha dato una enorme carica,te lo assicuro.