mercoledì, ottobre 29, 2025

The Seeds

Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

SPECIALE THE SEEDS.

Tra le più importanti e influenti band della scena garage punk americana (pur se molto più personali della maggior parte delle band dell'ambito), tra i primissimi a utilizzare la tastiera come basso (Ray Manzarek riprese la tecnica più tardi con i Doors), autori di un classico senza tempo come "Pushin Too Hard", compositori delle loro canzoni in tempi in cui le cover erano spesso preponderanti negli album dei loro contemporanei.

The Seeds (1966)
Esordio fulminante, crudo nei suoni, con la voce di Sky Saxon debitrice a Mick Jagger e Phil May dei Pretty Things.
Oltre a "Pushin Too Hard", la "sorella" (compositivamente e come struttura) "No Escape" e un altro gioiello come "Can't Seem to Make You Mine".
L'album ha un portamento molto maturo, pur partendo da matrici rhythm and blues, con riferimenti jazz, proto psichedelici e atmosfere spesso ipnotiche.

A Web of Sound (1966)
Uscito dopo solo sei mesi dall'esordio, segna già un cambio brusco di rotta, indirizzandosi verso suoni più psichedelici ("Just let Go") e sperimentali ("Roll' Machine" ad esempio) con la seconda facciata occupata quasi interamente da quasi 15 minuti di "Up In Her Room", un blues psichedelico scarno e ipnotico.

Future (1967)
Il focus si sposta sempre di più verso la psichedelia e il freakbeat, mantenendo però un legame solido con la matrice più ruvida degli esordi. Paradossalemente furono "accusati" di imitare i Beatles di "Sgt Peppers", uscito qualche mese prima, quando invece "Future" era stato registrato già da tempo.
In realtà le connessioni tra i due album sono minime.
La psichedelia dei Seeds è minimale e cruda. Utilizza strumenti inusuali ma di "flower" c'è poco.
"A thousand Shadow" riprende ancora una volta l'incedere di "Pushin' Too Hard", gli otto minuti di "Fallin'" sono un incubo lisergico, un trip andato male, "Sad and alone" è acida e dura. Disco molto interessante e troppo sottovalutato.

Sky Saxon Blues Band - A Full Spoon of Seedy Blues (1967)
Con una scelta poco oculata la band torna alle radici blues (collaborando con vari membri della band di Muddy Waters), cambiando anche nome in Sky Saxon Blues Band, pur con la stessa formazione dei Seeds, in un momento (fine 1967) in cui la psichedelia è al top dell'interesse mediatico e artistico.
Un buon album ma estremamente impersonale e derivativo.

Raw & Alive: The Seeds in Concert at Merlin's Music Box (1968)
La carriera si chiude con un finto album live, in realtà realizzato in studio con l'aggiunta successiva di applausi e urla. Scorrono le hit ma si avverte la mancanza della dimensione da palco e l'inserimento dei rumori del pubblico è palesemente posticcio e artefatto.
Il risultato è comunque gradevole, sorta di Greatest Hits della band.

Il successo sarà scarso, perdono membri del gruppo, Sky Saxon continua qualche anno prima di chiudere l'avventura SEEDS.

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