venerdì, novembre 22, 2019
Coppa Intercontinentale 1969
ALBERTO GALLETTI ci porta nella terza puntata della TRILOGIA DEL TERRORE
Le precedenti puntate qui: http://tonyface.blogspot.com/2018/12/la-battaglia-di-montevideo-racing.html e qui:http://tonyface.blogspot.com/2018/12/16-ottobre-1968-manchester-united.html .
Nell’immaginario collettivo italiano senz’altro la partita più violenta di sempre.
Un’ ignobile caccia all’uomo come mai s’era vista prima di allora, certo la Battaglia di Montevideo del ‘67 fu durissima, ma qui nessuno la vide e poi gli scozzesi, a differenza degli italiani, ribatterono colpo su colpo.
Chiudiamo la trilogia, cronologicamente con la finale di ritorno della Coppa Intercontinentale 1969.
Toccò al Milan il dubbio piacere di trovarsi a disputare la Coppa Intercontinentale contro il diabolico Estudiantes La Plata, eversori del Manchester United l’anno prima, e vincitore per la seconda volta consecutiva della Copa Libertadores.
Al timone dei rossoneri Nereo Rocco, di rientro dall’esilio volontario di Torino e reduce da un biennio di successi: Coppa delle Coppe e scudetto nel 1968, Coppa dei Campioni nel 1969.
Una squadra forte e, nonostante Rocco sia famoso per qualcos’altro, anche discretamente spettacolare: Sormani, Combin, Rivera, Prati giusto per citare quelli dall’8 all’11 che demolì il neonato Ajax di Cruyff in finale di Coppa Campioni courtesy di una tripletta di Pierino Prati su suggerimenti del Golden Boy Rivera (non tutti).
E’ previsto il doppio confronto, che in virtù dell’alternanza con le precedenti edizioni vede il Milan impegnato prima in casa e poi in trasferta.
Sarà un bene in quanto l’affermazione di Milano permetterà infine l’aggiudicazione del trofeo, sarà un male, molto male, viste la reazione argentina dopo il gol di Rivera nel ritorno alla Bombonera.
A differenza delle edizioni fin lì disputate però, da questa edizione, sarà dichiarata vincitrice la squadra che nel conteggio totale delle due partite avrà segnato più gol, nessuna differenza se saranno segnati in trasferta o meno. Quindi non serve più una vittoria ed un pari per aggiudicarsi il trofeo.
L’andata a Milano in una serata di fine settembre è uno show del Milan, 3-0 con reti bellissime di Sormani, Combin e ancora Sormani in capo ad una prestazione incalzante, volitiva, di classe.
Segni di squilibrio tra gli argentini vengono notati da subito, l’inqualificabile Poletti entra in campo sventolando una bandiera dell’Inter e viene sommerso da una selva di fischi e insulti meritatissima.
Dopo il gol del vantaggio rossonero Poletti si precipita sul gruppetto dei milanisti esultanti cercando di aggredire qualcuno, ma questo qualcuno si avvede del suo arrivo e gli pianta una tacchettata sul ginocchio, l’ignobile rotola a terra come colpito da una scheggia di granata.
Non gli è da meno Bilardo, per niente intimorito dal fattore campo, che compie due o tre interventi killer, oltre a dare un saggio del suo repertorio di proteste inutili, plateali e reiterate e provocazioni varie.
Ma c’è dell’altro, c’è Nestor Cobin, che insacca il secondo gol del Milan scartando il portiere in uscita.
Un affronto inaudito per gli argentini che: primo non avevano mai preso tre gol fuori dall’Argentina da nessuno e , secondo: “Come ha osato il traditore della patria perpetrare un simile affronto?”
Perché?
Vediamo subito:
Combin era nato in Argentina ed emigrato, con la famiglia, in Francia quando aveva 10 anni.
Cominciò presto a giocare al calcio, molto bene, si da attirare su di lui l’attenzione dell’ Olympique Lyonnais, squadra con la quale esordisce nella massima serie francese.
Attaccante, si afferma a suon di gol realizzati con splendido mix di tecnica, eleganza e potenza tali da richiamare gli osservatori della Juventus che lo prende nel 1964.
In bianconero non convince più di tanto e viene ceduto al Varese e quindi al Torino dove trova Rocco.
Quando il Paròn ritorna a Milano pensa a lui per sostituire Hamrin, ritiratosi a fine stagione 68/69.
Gli argentini lo considerano un traditore, in primo luogo perché gioca nel Milan che è l’avversario dell’Estudiantes e, in secondo luogo, perché gli ha messo il 2-0 a Milano ed infine perché non ha fatto il militare in Argentina, accusa strumentale per aizzare stampa, pubblico e chi più ne ha più ne metta, al fine di preparare come si deve l’ambiente per la partita di ritorno.
In campo alcuni gliel’avevano giurata a Milano, non presentarti a Buenos Aires perché ti massacriamo.
Il gentile invito fu raccolto anche dai media che montarono una campagna denigratoria contro Combin, urlando al mondo che se avesse messo piede in Argentina per giocare il ritorno lo avrebbero arrestato e incarcerato per renitenza alla leva.
MASSACRO ALLA BOMBONERA
Con questi invitanti presupposti la spedizione rossonera sbarca a Buenos Aires per l’incontro di ritorno fissato per il 22 ottobre, Combin è tra loro.
Come per l’anno precedente viene scelto il campo del Boca Juniors, più capiente rispetto allo stadietto di La Plata e più raccolto rispetto al Monumental, quindi in grado di creare un’atmosfera più intimidatoria per gli avversari con il pubblico minacciosamente assiepato a ridosso del campo: preparazione del fattore campo.
I gentilissimi tifosi biancorossi danno il benvenuto ai giocatori del Milan, che si apprestavano a scendere in campo con un’enorme bandiera argentina da portarsi a centrocampo, con litri di caffè nero bollente, non da sorbirsi prima della partita, ma versato loro addosso da alcuni appostati sopra di loro.
Fortunatamente nessuno si scotta e l’ XI rossonero fa il suo ingresso in campo dove si schiera per la foto di rito.
Ma ecco spuntare dal tunnel quelli dell’Estudiantes, accolti dal boato selvaggio della folla, tutti ‘armati’ di pallone, per riscaldarsi penserebbe più d’uno.
No, si dispongono più o meno intorno al Milan in posa e cominciano a bombardare i giocatori italiani a suon di pallonate.
Un’inizio incoraggiante.
Inizia la partita e Prati è subito oggetto delle attenzioni dei difensori argentini.
Dopo una decina di minuti, mentre l’Estudiantes si appresta a battere un corner, Pierino crolla a terra colpito da un pugno del marcatore diretto, alcuni compagni se ne accorgono, richiamano l’attenzione dell’arbitro, accorrono um po tutti, Poletti gli rifila una ginocchiata nei reni.
Alla mezz’ora un disimpegno sbagliato di Aguirre-Suarez è intercettato da Rivera che da l’uno-due a Combin, questi controlla, fa appena in tempo a chiudere il triangolo che su di lui piomba Manera e lo abbatte con un intervento killer di rara violenza.
L’arbitro non fischia, la palla prosegue la sua traiettoria, Rivera controlla in corsa, entra in area e trafigge Poletti , che tenta di placcarlo, dribblandolo.
1-0 per il Milan.
Poletti, isterico scaglia il pallone addosso a Combin mancandolo di poco, poi si precipita sul drappello rossonero esultante a rompere i coglioni.
Lodetti, come a Milano gli stampa i tacchetti sulla gamba, un po troppo piano però, peccato
. I fotografi entrano in campo per immortalare il parapiglia, scene da far-west.
L’Estudiantes adesso deve segnare quattro gol per pareggiare.
Consci di non potercela fare i giocatori argentini cominciano a vendicarsi menando botte da orbi.
Ce n’è per tutti.
Prati colpito duramente alla testa esce tre minuti più tardi (trauma cranico per lui), poi Fogli si prende una gomitata in faccia da Bilardo.
Quindi su azione confusa una palla si alza in area milanista, Conigliaro è lesto a svettare e ad insaccare di testa, 1-1.
Un minuto dopo corner per l’Estudiantes e palla spiovente in area, ribatte Rosato di testa, la respinta arriva al limite dove sopraggiunge in corsa Aguirre-Suarez che fa centro con un destro scalcinato che si infila tra mille gambe , 2-1.
La Bombonera esulta, i giocatori pure.
Sul calcio d’inizio Combin si avventa su un’avversario e lo scaraventa a terra nel tentativo di rubar palla, un argentino lo prende di peso, arriva Lodetti che colpisce l’argentino.
Poi arrivano tutti: spintoni, minacce, almeno una quarantina di persone in campo.
Nel caos si chiude il primo tempo.
Si riprende, niente calcio, solo calci.
Ad andar bene!
E infatti dopo un quarto d’ora Aguirre-Suarez molla una tremenda gomitata in faccia a Combin che resta a terra semisvenuto, naso e zigomi fracassati; la maglia, bianca, completamente coperta di sangue.
Son foto da far paura, esce in barella.
Questa volta Massaro agisce ed espelle il killer argentino che uscendo dal campo alza il pugno destro al cielo in direzione dei suoi sostenitori che lo acclamano.
Dietro di lui due agenti della polizia argentina seguono a debita distanza per assicurarsi che esca dal campo, si riprende.
Rivera ruba palla sulla linea di centrocampo e si invola verso la porta, lo affronta Poletti, minaccioso, mentre sopraggiunge anche Manera, che lo colpisce con violenza mandandolo al tappeto.
L’abatino, coraggiosissimo nella serata più spaventosa passata dal Milan, resta giù, l’arbitro consulta il guardalinee, gli argentini protestano, sceneggiano e melodrameggiano, fotografi ancora in campo; Massaro espelle anche Manera.
Si autorizza l’entrata del medico, pure lui colpito, mentre a terra soccorre Rivera, da un giocatore argentino accorso a protestare.
C’è tempo per un’ultima occasione per il Milan, Fogli entra in area lanciatissimo e viene abbattuto da Poletti in uscita omicida, l’arbitro non assegna un rigore clamoroso e non espelle il criminale.
I rossoneri non protestano, probabilmente non ne possono più.
Poi la partita finisce, non tutti i giocatori del Milan esultano, tanti tifosi presenti corrono sul campo esultando e raggiungono i giocatori.
Alcuni argentini non ci stanno e si avventano sul gruppo degli italiani festanti, Lodetti si prende un cazzotto in testa.
La premiazione non so come avvenga, ma la serata non è finita.
PRENDETE IL TRADITORE!
Due macchine della tremenda polizia argentina hanno fatto irruzione nello stadio.
Cercano Aguirre-Suarez, Manera e Poletti.
Il presidente argentino ha visto in tv, non ha gradito anzi, è furibondo con l’Estudiantes per aver svergognato l’Argentina davanti agli occhi del mondo.
Vuole quei tre e fa emettere un mandato d’arresto.
Gli agenti non trovano i tre gentiluomini in biancorosso, che nel frattempo sono scappati da una porta secondaria, così si fiondano nello stanzone rossonero dove Combin, in stato di semi incoscienza, coi tamponi al naso e ricoperto di sangue e sputi si è appena riavuto da una crisi di nervi-pianto.
Lo ammanettano: gliel’avevano giurata a Milano.
Lo caricano, così, in uno stato pietoso, su una delle due macchine e lo portano in questura.
Un tifoso rossonero rimasto leggendario, il Sig. Barbaini, si butta a corpo morto sul cofano della volante che parte e lo sbatte sull’asfalto, i poliziotti presenti lo malmenano tanto per non far differenze con gli altri.
In questura alle 2:30 del mattino lo arrestano per renitenza alla leva, come promesso, e lo portano al Distretto Militare.
Qui deve provare di aver svolto il servizio militare in Argentina, lui reclama di averlo fatto in Francia, ma nessuno gli crede.
Fortunatamente Combin aveva portato con se il suo libretto militare dell’esercito francese, il foglio di congedo, la cartolina di richiamo e un documento del console generale francese a Milano che attestava che aveva svolto il servizio di leva in Francia.
Dopo oltre due ore alle quattro e mezza del mattino, viene trovato il tutto e una delegazione di dirigenti e giornalisti italiani si reca al distretto per il suo rilascio.
Ma non bon basta, sei anni prima, il giudice di Rosario aveva sporto denuncia contro di lui.
Bisogna aspettare che firmi i documenti per metterlo in libertà, rimane in arresto.
A mezzogiorno del giorno dopo, dopo una notte d’inferno, viene liberato.
Rocco si è rifiutato di partire senza Combin.
E’ all’aeroporto insieme alla squadra a mangiare panini raffermi, nessuno vuole rischiare di tornare in città e trovarsi altre sgradite sorprese.
Combin arriva, insieme agli altri e si imbarca.
Quando ormai tutta la comitiva rossonera è in aereo un ultimo colpo di scena: alcuni agenti della polizia argentina salgono a bordo: panico.
In realtà chiedono ai milanisti di denunciare i tre responsabili dell’aggressione, Poletti, Aguirre-Suarez e Manera.
Sarà proprio Combin, massacrato prima e arrestato poi, a rispondere per tutti “Ciò che accade in campo è affare di sport, non di polizia.”
Non serviranno comunque.
I tre si recheranno volontariamente in questura e verranno condannati a trenta giorni di carcere che dovranno scontare.
Il giudice sportivo completa poi l‘opera squalificando Aguirre-Suarez per trenta giornate e cinque anni dalle competizioni internazionali e Manera per ventinove giornate e tre anni in campo internazionale.
Poletti viene squalificato a vita, squalifica in seguito revocata.
Buenos Aires – Estadio Bombonera – 22 ottobre 1969
Finale di Coppa Intercontinentale – Ritorno
Estudiantes La Plata 2-1 Milan
Estudiantes: Poletti, Togneri, Manera, Malbernat, Aguirre-Suarez; Madero, Taverna, Bilardo, Conigliaro, Romeo, Veron. All: Zubeldia
Milan: Cudicini, Malatrasi, Anquiletti, Lodetti, Schnellinger, Rosato, Fogli, Sormani, Combin, Rivera, Prati. All: Rocco
Arbitro: Massaro (Cile)
Reti: 30’ Rivera (M), 43’ Conigliaro (E), 45’ Aguirre-Suarez (E)
Espulsi: 67’ Aguirre-Suarez (E), 82’ Manera (E)
Spettatori: 45.000
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Macelladros!!
RispondiEliminaC
Isterici come sempre. È una goduria che da anni non alzino un trofeo a livello di nazionale.
RispondiEliminaCharlie