mercoledì, febbraio 01, 2017
Coppa Italia dilettanti al Casteggio 1977
ALBERTO GALLETTI ci porta alla storica vittoria del Casteggio nella Coppa Italia dilettanti nel 1977.
Il 3 luglio 1977 allo stadio San Siro di Milano, si gioca l’ultima gara di una lunga stagione calcistica. In una calda serata estiva si trovano di fronte per la finale di Coppa Italia le due squadre della città meneghina.
Milan ed Inter reduci da un campionato anonimo hanno la possibilità di riscattarsi.
La gara é vinta dal Milan per 2 a 0, e assume anche altri aspetti importanti; segna infatti l’addio al calcio giocato di Sandro Mazzola bandiera per anni della sponda nerazzurra e l’ultima panchina di due icone del calcio milanese dei bei tempi andati : il “Paron” Nereo Rocco, chiamato in corsa a rianimare il diavolo e Beppe Chiappella , simbolo della Fiorentina sia come calciatore che come allenatore.
Chiappella é noto ad una parte degli sportivi pavesi per aver giocato a S.Cristina dopo essere sfollato da Milano in seguito ai bombardamenti e per aver militato nelle fila della Stradellina nell’immediato dopoguerra. La serata assume grande significato per il movimento calcistico pavese inoltre, perché come prologo al derby Inter-Milan è in programma la finale della Coppa Italia Dilettanti tra Casteggio FBC e Sangiuseppese di Sangiuseppe Vesuviano paese alle porte di Napoli.
La manifestazione istituita a partire dalla stagione 1966/67 si disputò ogni anno, fino alla stagione 1980/81, tra le squadre partecipanti al Campionato di Promozione, il massimo livello regionale di allora, di tutta la nazione.
Se è vero che la vittoria in campionato garantiva l’accesso alla serie D , è anche vero che le competizioni si fermavano a livello locale, mentre la Coppa dava la possibilità alle partecipanti di misurarsi in ambito nazionale: 256 squadre si presentarono ai nastri di partenza di quella stagione, che si rivelò poi indimenticabile per i colori gialloblù casteggiani.
La gara prese il via sul tardo pomeriggio nella gran calura di S.Siro . L’evento aveva contagiato un po tutti a Casteggio e oltre 1.500 tra tifosi, semplici appassionati e altri unitisi per l’occasione seguirono la squadra a Milano.
Dopo aver eliminato il forte Contarina in semifinale la domenica precedente, i gialloblu oltrepadani si presentarono all’appuntamento finale se non proprio favoriti , sicuramente consci di avere buone chances. Difatti sin fin dall’avvio la supremazia del Casteggio apparve netta, ben disposti in campo i giocatori di Filini fanno valere la loro superiorità tecnica e una migliore condizione fisica.
Nella prima frazione di gioco si contano tre clamorose occasioni da rete fallite di un soffio, da Rebecchi al 21’, Fratus al 33’, Gravellone al 43’ oltre al palo di Rebecchi in chiusura di tempo al 45’, si va al riposo sullo 0-0.
Alla ripresa del gioco il Casteggio continua a macinare gioco, e questa volta riesce anche a fare centro con Gravellone che incorna di testa, saltando più alto di tutti, una punizione a spiovere di Scodeggio.
La Sangiuseppese, fino a quel momento letargica, non ci stà e prova a reagire. Abbozza un forcing che costringe il Casteggio ad indietreggiare fino al limite dell’area dove, sotto il comando di un eccellente Cristina, si difende con ordine. La compagine napoletana è generosa nell’impegno ma non riesce a penetrare, Argentino sbaglia la conclusione al 63’, poi c’è un salvataggio in extremis di Carena al 77’, poco altro.
Al 79’ l’allenatore Filini inseriva il giovane Scotti per l’acciaccato e sfinito Rebecchi con l’intento di alleggerire la pressione dalla retroguardia. La mossa si rivelerà azzeccata, il nuovo entrato crea un paio di occasioni combinando con Scodeggio all’82 e al 87’ prima di chiudere i conti all’88’ dopo un’azione personale conclusa da un forte tiro diagonale da posizione angolata. Il gol giunge come una liberazione per i giocatori e i loro sostenitori, fino a quel momento in apprensione per l’esiguo vantaggio con la squadra sotto pressione. Il fischio finale dell’arbitro Betti sancisce il trionfo del FBC Casteggio, una delle più gloriose compagini dilettantistiche del panorama pavese.
I giocatori esultano, si abbracciano la loro gioia è grande e tutti i componenti della panchina si riversano in campo trionfanti. Le prestigiose mani del presidente federale Carraro e del presidente della Lega Dilettanti Artemio Franchi (futuro presidente UEFA), consegnano l’enorme coppa d’argento al capitano Cristiani che la alza al cielo in direzione dei supporters assiepati dietro la porta e continuano nel loro incessante CA-STEG- GIO CA-STEG-GIO che ha sorretto gli undici gialloblu durante tutta la gara e che si è ora trasformato in un coro vittorioso. Le foto il giro di campo della squadra che mostra la coppa al pubblico milanese, valutabile adesso in quasi 50mila unità, che applaude con grande simpatia ai vincitori nell’attesa dell’evento maggiore. Una gioia grandissima.
Un’impresa epica, ormai avvolta nel velo mitizzante del tempo passato ma che riempì di orgoglio la cittadina oltrepadana, la sua società calcistica dirigenti tecnici e calciatori, e la popolazione coinvolta in un’insolita avventura che si concluse vittoriosamente sul più prestigioso palcoscenico calcistico nazionale, oltre che naturalmente il movimento calcistico pavese, dilettantistico e non.
Milano, Stadio S.Siro 3 luglio 1977
Coppa Italia Dilettanti: Finale
FBC Casteggio 2-0 Sangiuseppese
FBC Casteggio: Branduardi, Gruppi, Carena, Cristiani, Panizza, Cristina, Gravellone, Negri, Fratus, Rebecchi (79’ Scotti), Scodeggio. All. Filini
Sangiuseppese: Marrazzo, Yazevoli, Cassase, Areniello, Carbone, Pelagione, Schettino, Esposito (46’ Palma), Argentino, D’Ambruoso, Pietrobono. All. Del Giudice
Arbitro: Sig. Betti di Siena
Reti: 54’ Gravellone (C), 88’ Scotti (C).
Si tratta ad oggi dell’unico trofeo nazionale presente nella bacheca di una formazione della provincia di Pavia, sia essa dilettantistica o professionistica.
Per parlarci di quello che fu, e tuttora rimane, il migliore risultato di una squadra dilettanti della provincia di Pavia , ospitiamo in questa pagina Armando Cristiani, protagonista , nonché capitano di quel Casteggio in cui copriva il ruolo di mediano.
Buongiorno Armando, il prossimo anno ricorrerà il 40° anniversario della famosa vittoria del FBC Casteggio nella Coppa Italia Dilettanti, che posto ha questo avvenimento nella sua memoria e che posto ha avuto nella sua vita negli anni a seguire?
Fu una grande impresa, un impresa impensabile.
Eravamo una grande squadra, un grande gruppo. E’ stata sicuramente la cosa migliore che mi sia capitata nel calcio.
Ci illustra brevemente la sua carriera calcistica?
Si, ho cominciato a quattordici anni con la squadra del Copiano, pi sono passato al Pavia dove ho fatto la trafila allievi, Juniores fino all’esordio in prima squadra , allora in serie D.
Viste le non floride condizioni economiche del club fui ceduto al Casteggio dove rimasi per sei stagioni. Chiusi a Broni (tre anni) , smisi a 31 anni a seguito di un infortunio al ginocchio.
Come eravate giunti a disputare la finale? E’ passato tanto tempo, ricordo due partite durissime contro il Fucecchio, specialmente quella in Toscana. In semifinale ci toccò il Contarina, provincia di Rovigo, vincemmo l’andata in casa loro 1-0. Il ritorno a Casteggio fu qualcosa di fenomenale: arrivammo al campo un’ora prima della partita e lo stadio era strapieno, gremitissimo, almeno tremila spettatori, più pieno non si poteva. La vittoria e il conseguente passaggio in finale fu un autentico trionfo.
Che tipo di squadra eravate? Come eravate schierati? Chi era il vostro giocatore migliore?
Eravamo una squadra la cui forza era senz’altro il collettivo. Eravamo un grande gruppo, tanti amici anche fuori dal campo e il coinvolgimento verso i pochi che venivano da più lontano era molto forte.
Non c’erano stelle o giocatori con atteggiamenti superiori, alcuni giocatori forti si, penso a Rebecchi , Scodeggio, Gravellone colpitore di testa eccezionale e Negri che aveva fatto le giovanili al Milan.
Ma senz’altro la vera forza di quel Casteggio era il gruppo.
Lei che ruolo aveva? Mediano.
Ero l’uomo di fatica a centrocampo ed anche il capitano della squadra n.4 classico, facevo coppia con Negri n.8 che invece era il regista della squadra e sapeva distribuire palloni benissimo.
Ci parla del vostro allenatore?
Filini era un amico più che un’allenatore.
Ovviamente le scelte le faceva lui ma ha sempre cercato di non snaturare la squadra facendola giocare secondo le caratteristiche dei giocatori senza voler imporre schemi o sistemi a tutti i costi.
Il suo più grande merito fu senz’altro quello di gestire al meglio il gruppo mantenendo l’armonia .
Sapevate fin dall’inizio che la finale si sarebbe giocata a S.Siro prima della finale di Coppa Italia?
Sapevamo che la nostra finale si sarebbe giocata prima della finale della Coppa Italia professionisti e la sede designata era lo Stadio Olimpico a Roma.
La qualificazione alla finale delle due squadre milanesi fece si che entrambe le finali furono spostate allo stadio di S. Siro.
Come si presentava lo stadio al vostro ingresso in campo, fu emozionante?
Personalmente non ero molto agitato, che la partita fosse importantissima lo sapevo, ma la notte precedente la partita dormii tranquillamente.
Quando entrammo in campo non ero molto emozionato, concentrato si, ma non pensavo di essere a San Siro, ma in un campo qualsiasi, tra l’altro quando cominciammo non cerano più di 5mila spettatori.
Lo stadio andò riempendosi via via che la gara continuava, ma non ci facemmo caso ovviamente, alla fine invece si ci rendemmo conto di quanto grande fosse quell’evento in realtà.
Che tipo di avversario era la Sangiuseppese?
C’era differenza nel modo di giocare tra una squadra di Napoli e una Lombarda?
C’era differenza nell’atteggiamento e nella disciplina ed educazione dei giocatori? Fu un contesto contrassegnato dalla sportività o ci furono problemi?
Erano certamente una buona squadra, ma noi eravamo senz’altro più forti. Quell’anno in Coppa Italia disputammo solo partite eccezionali.
Come impostazione di squadra erano simili a noi, marcature a uomo a centrocampo e in difesa, un fantasista e due attaccanti, più o meno come tutte le squadre di quel livello a quel tempo.
Per quel che riguarda l’atteggiamento dei giocatori devo dirvi che non vi fu nessun tipo di problema, fu un incontro correttissimo, e decisamente sportivo,nessun problema con gli avversari, ragazzi a posto. Non so come fossero quando giocavano in casa, ovviamente eravamo in campo neutro.
Il risultato dice 2-0 per il Casteggio, punteggio netto, fu così anche l’andamento della gara?
Ci fu da sudare, faceva caldo, ma fu una vittoria agevole altre squadre ci avevano fatto sudare decisamente di più .
v Come avvenne la premiazione? Chi consegno la Coppa?
Fu emozionantissimo, il brivido lungo la schiena lo ricordo ancora adesso, lo stadio era ormai quasi pieno c’erano cinquantamila persone . Il pubblico di Milano aveva parteggiato per noi durante la partita e il boato che ci fu quando alzai la coppa resta indimenticabile, il ricordo più netto della giornata.
Un velo di emozione avvolge la risposta, se è vero che quel giorno Armando non si emozionò più di tanto è altrettanto vero che oggi, a distanza di tempo, nel ricordare quella giornata una leggera incrinatura della voce ne tradisce l’emozione.
Quanti tifosi seguirono la squadra a Milano?
Quasi duemila persone, si può dire che c’era tutta Casteggio quel giorno, ci sostennero per tutto l’incontro. Man mano che poi lo stadio si riempiva il tifo dei milanesi era praticamente tutto per noi, visto che eravamo per così dire del posto.
Riusciste ad avere contatti con i giocatori di Inter e Milan, a scambiare due parole e qualche opinione o non ci fu nessun contatto? Si quando rientrammo loro stavano facendo riscaldamento.
Ci salutarono e si complimentarono, ovviamente fini lì perché loro si stavano preparando alla loro finale, ma fu molto bello. Negri poi, il nostro compagno, aveva fatto le giovanili al Milan ed era stato qualche volta convocato in prima squadra e li conosceva tutti, così ce li presentò un po.
Quale tipo di accoglienza fu riservato alla squadra al rientro a Casteggio? Vi sentiste protagonisti di un evento (sportivamente) straordinario?
Quando rientrammo la Piazza era strapiena, c’era tutta la città, fu una festa incredibile.
Chiudeste il campionato a tre lunghezze dal Pavia e a due dalla Soresinese, rimpianti per aver mancato una promozione alla serie D, era l’obiettivo stagionale?
Noi a Casteggio partivamo ogni anno per vincere il campionato, durante la mia permanenza penso di non essere mai finito al di sotto del quinto posto. Fummo imbattuti durante il girone di ritorno, ma una partenza non brillante ci aveva già distanziato dal Pavia, rimanemmo distaccati, ma anche sull’onda delle prestazioni in Coppa facemmo un grande girone di ritorno che chiudemmo imbattuti che tuttavia non bastò per arrivare primi. Non ci furono comunque grandi rimpianti, fu una grande annata, una di quelle in cui tutto ti va bene, far di più onestamente non so.
Come andò la Coppa Italia dell’anno successivo?
Non molto bene, fummo eliminati quasi subito, mi pare ancora nella fase regionale, pur giocando bene.
Sapevate della Coppa Barassi (1) da disputarsi contro una squadra inglese?
Eh si, adesso che me lo ricordi si .
Fu un vero peccato che il torneo venne abolito proprio quell’anno, la prospettiva di andare a giocarsi una coppa in Inghilterra era davvero fantastica, si a ben ricordare un po di delusione ci fu.
(1) Competizione ufficiale disputata tra il 1968 e il 1976. Organizzata dalle federazioni italiana ed inglese sotto il patrocinio UEFA, si disputava in partite di andata e ritorno tra la vincente della Coppa Italia Dilettanti e la vincente della Coppa d'Inghilterra dilettanti (1968-74) o della Seconda Divisione dell'Isthmian League (1975-76). Nel 1976 la coppa venne definitivamente sospesa.
Purtroppo la società Casteggio FBC 1898, non esiste più, perlomeno quella per cui vinceste la Coppa Italia, vittima di due fusioni. E’ stata poi riformata ricominciando dalla terza categoria e oggi gioca in Promozione. Qual è il suo punto di vista?
Non mi piace proprio, è una triste realtà. A quei tempi la partita più importante della stagione era quella contro la Vogherese, perfino più di quella contro il Pavia. I tifosi volevano vincere quella partita, naturalmente anche sul fronte opposto, ed erano sempre partite accesissime in campo e sugli spalti, sebbene non sconfinassero mai in episodi di violenza. Pensare che oggi ci sia una squadra sola per quattro città (Broni e Stradella le altre due) è (calcisticamente) doloroso, non mi sorprende il fatto che sia il Voghera che il Casteggio siano stati rifondati.
E’ ancora in contatto con qualche suo compagno di allora?
Si guarda caso proprio lunedì sera faremo una cena con il gruppo forte 7/8 di quella squadra. Ci troviamo ancora un paio di volte l’anno. A conferma che quella squadra era davvero un grande gruppo, amicizie nate nello spogliatoio di quel Casteggio sono vive ancora oggi.
Qualcuno di loro fece poi carriera in serie superiori?
No, eravamo tutti giocatori tra i 27 e i 30 anni nel pieno della carriera, il nostro livello era ormai quello.
Negri era già stato al Milan e Branduardi, il portiere, aveva giocato in A col Catania , no nessuno progredì da quella situazione, eravamo un gruppo di giocatori di categoria nel pieno della maturità.
Grazie della disponibilità
Grazie a voi mi ha fatto proprio piacere.
Si chiude qui la nostra chiacchierata.
Armando Cristiani è stato protagonista, insieme ai compagni di squadra, di un’impresa che non ha più avuto uguali nella storia del calcio pavese. Altri tempi, d’accordo, ma forse proprio per questo quella vittoria rimane scolpita nell’immaginario di chi, come chi scrive, ha vissuto il calcio semplice di quei giorni, un calcio i cui protagonisti erano prima di tutto se stessi e poi giocatori ed in questo per nulla diversi da chi li seguiva. Un calcio che regalava gioie e delusioni, ma comunque sempre emozioni, così lontano dall’ambiente spesso avvelenato e senz’altro invadente del calcio di oggi.
Un calcio che aveva storie da raccontare.
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Grande Albe,come al solito gran pezzo sul gran bel calcio che fu
RispondiEliminaArmando Cristiani inoltre persona squisita e tuttora impegnata nel sociale
Bello!!
Clodoaldo
Penso che Fratus abbia giocato anche nel piacentino, e' un nome che vagamente ricordo.
RispondiEliminaGMV
Si è in forza al Piacenza nel 1969/70 che retrocederà dalla B gioca poco 8 gare ( ho letto) in arrivo dalla Castellana dove tornerà dopo 2 anni senza aver più giocato nel Piace
RispondiEliminaClodoaldo
Enciclopedico Clodoaldo!!!
EliminaGMV
ahahah !! troppo buono. La Castellana dei primi anni 70 la seguivo un po' con mio zio Herrera ( ho già accennato al personaggio in un altro post) pazzo appassionato di calcio e ciclismo locale che mi ha portato sui campi di mezza provincia già dai cinque anni e sempre in corriera!! e Fratus è un nome particolare, si ricorda bene. Inoltre spulciando ho notato un altro Fratus nel Pro Piacenza verso il 65/66 , magari è questo quello che ricordi tu oppure quello del Casteggio non saprei. difficile per motivi anagrafici che possano essere la stessa persona . Antonio Fratus che giocò nel Piacenza era ( od è) del 49, poco probabile anche se possibilie che giocasse nel Pro già a 16 anni.
EliminaClodoaldo
Io a 16 giocavo in prima squadra. Non probabile ma possibile.
RispondiEliminagia in difesa Albe?
EliminaC
Comunque l'Armando Cristiani ci ha detto che era di Piacenza, se non ricordo male
RispondiEliminaSí era di Piacenza. Chissà se è lo stesso calciatore. Antonio Fratus a 16 nel Pro...a 18 nella Castellana a 20 nel Piacenza..e poi ritorno a Castello e quindi a Casteggio.
RispondiEliminaA sto punto mi intrippa una ricerca...
Albe da come ti ricordo io a 16 anni solo una serie di circostanze ti ha impedito un salto maggiore
Clodoaldo
Bah, è molto lontano ormai, difficile ricordarsi bene...
RispondiEliminaPiuttosto voglio segnalare, a proposito di storie di calcio dai contenuti notevoli quella di Cristian Carletti.
Lo seguivo un po due/tre anni fa quando era il centravanti della Berretti della Cremonese e segnava gol a grappoli.Il toro di Bonemerse,paesino appena fuori Cremona dove abita. Al termine della seconda stagione nella Berretti grigiorossa con soppraggiunto limite di età doveva cercarsi altra sistemazione, non avendo (colpevolmente!!) la Cremonese creduto in lui ma continuando ad ingaggiare a suon di soldi rottami finiti quali Abbruscato o sconosciuti quanto incapaci stranieri di basso livello. Carletti si accorda col Venezia (serie D)ma l'affare sfuma, poi ancora con una squadra di eccellenza ma l'accordo salta di nuovo. da fonti 'molto vicine', vengo a sapere che la Cremonese gli mise i bastoni tra le ruote in entrambi i casi. Deluso e incazzatissimo il ragazzone torna a casa e si tessera per l'Ariete, la squadra del paese: terza categoria.
Segna una roba tipo 26 gol in 18 partite (più o meno), ma la squadra riesce incredibilmente a non vincere il campionato.
l'estate scorsa la Pergolettese si ricorda di lui, lo chiama, lui si allena senza essere tesserato e poi finalmente viene ingaggiato. Morale, un girone d'andata eccelente, e tanti gol segnati. da prima di Natale ho cominciato a sentir voci su un interessamento a lui di una squadra di B, e ieri la conferma (sapevo già) il Carpi lo ha ingaggiato in Serie B! Bravo Cristian, testone fino in fondo e mai domo.
L'ho visto giocare 5/6 volte ai tempi della Cremo e lo scorso agosto in amichevole precampionato S.Colombano 0-2 Pergolettese, due gol di Carletti naturalmente.
Da domani lui giocherà in Serie B, mentre la Cremonese rimane in serie C, con tutta probabilità anche il prossimo anno, grazie anche alle miopi vedute di chi non crede nei giocatori che si vede crescere sotto il naso.
Gratis ha giocato nella castellana. Centravanti con ala sinistra il Sandro Bordoni.
RispondiEliminaGol a manetta......
Il Bordo grande tecnica e sinistro mortifero. Fratus fisico da paura.
Eh....gratis.....Fratus.
RispondiEliminaGrande Carlon finalmente !!!
Elimina..quindi abbiamo la conferma che Fratus da Castellana a Piacenza e ritorno prima del Casteggio...resta da capire se fosse lui a 16/17 in forza al Pro Piacenza.
Clodoaldo
Grande Carlo!
RispondiEliminaMancavi alla discussione........
Quando c'è da ricordare arrivo.
RispondiElimina.....e poi c'erano i tornei serali, dove vedevi degli spettacoli mica da ridere.
Tipo......Sandrino Bordoni con tre magliette. E allora? Dove sta'il bello?
Niente.....erano tre magliette per tre duversi tornei. Quindi, al fischio finale del torneo di s.Cristina, via la maglietta, nuovo sponsor, macchina e di volata a salice terme. Finita la partita, via la maglietta, nuovo sponsor e........
Belle cose eh......e bei soldoni.
A proposito di Casteggio:
RispondiEliminaQualche anno dopo partita casteggio-polisportiva s.cristimese (altro che atletica del po!!!!!). 0 a 0, punto della madonna per salvarsi al primo campionato di promozione. Ultimo minuto, palla in mano a quella minchia di Cico Maserati. Che su mette a prendere per il culto brognoli, gran bel mediano del casteggio. Palla a terRa e....."ti piacerebbe eh...prenderla?"....mezza scivolata e.....palla inculata e gol. 1 a 0 e a casa.....spogliatoio di fuoco. Volo' qualche pugno....e non solo.
.....scusate la scrittura. Ma senza occhiali.....
RispondiEliminaL anno dopo, c'ero.Cico Maserati una garanzia (di pirlate)
RispondiEliminaPheega........
RispondiEliminaFamose le sue parate di testa.....
RispondiEliminaAlmeno una a partita!!!!
Attaulmente alenatore degli amatori di Redavalle ahahahahah!!!
Eliminasi mette le mani nei capelli ogni 30 secondi...uno scempio anche e nonostante lui
Clodoaldo
Sono la figlia di Scodeggio, purtroppo papà se n'è andato 3 anni fa. È stato un bellissimo regalo trovare oggi, per caso, questo articolo. Grazie per aver ricordato quella storica partita che tante volte mi aveva raccontato!
RispondiEliminaE' un vero piacere. Grazie per l'intervento.
EliminaTuo papà fu un autentico eroe come tutti i suoi compagni.solo un casteggiano autentico come me può capire.
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