lunedì, febbraio 18, 2019

Anthony Davie - This is Joe Public speaking



Sono uscite decine e decine di libri sui CLASH e sul loro indimenticato e indimenticabile leader Joe Strummer.

Biografie, il più delle volte agiografiche, riassunti della discografia o dei concerti, collezioni fotografiche e chi più ne ha più ne metta.

Anthony Davie, fan di lunga data (e già autore di "Joe Strummer and the Mescaleros: Vision of a Homeland") ha invece pensato di andare ancora più in profondità, raccogliendo impressioni, pareri e testimonianze inedite dei fan o di chi ha in qualche modo avuto occasione di vederli e incontrarli.
Ci sono anche nomi eccellenti come Chris Saliewicz (autore dello stupendo "Redemption Song" sulla vita di Joe), vari biografi della band, un ex roadie e alcuni nomi nostrani (tra cui il sottoscritto).

Un lungo e paziente lavoro di raccolta, durato anni, e che ora culmina in un libro in cui (ex) ragazzi europei, canadesi, neo zelandesi, americani ricordano quella volta che arrivarono a scambiare due chiacchiere con i loro idoli, a vederli in concerto, incontrarli per strada, suonare prima di loro.

Il tutto corredato da qualche foto, dove non è la qualità a farla da padrona ma la spontaneità e l'urgenza che furono il tratto distintivo dei Clash.

Emerge sempre l'estrema disponibilità della band ad incontrare i suoi fan e condividere lunghi momenti, invitandoli spesso nel backstage.

The Clash, l'unica band che conta.

I proventi del libro saranno devoluti al Great Ormond Street Hospital for Children, London.
Nessuno guadagnerà un soldo dalle vendite.

domenica, febbraio 17, 2019

Katskhi Pillar



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post
:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Katskhi Pillar è un monolite alto circa 40 metri, situato in Georgia, nel villaggio di Katskhi, nei pressi della città di Chiatura, su cui sorge una chiesa per raggiungere la quale è necessario salire 131 gradini su una scala di ferro verticale.
La chiesa risale al settimo secolo ed è collocata su una superficie di 150 metri quadri.
Trattandosi di un culto ortodosso l'ingresso è impedito alle donne.

Inviolata e dimenticata per lungo tempo fino al 1944, quando un gruppo di alpinisti scalò la roccia e riscoprì l’eremo dove attualmente sorgono una chiesa dedicata a Massimo il Confessore, una Cripta, tre celle per eremiti, una cantina e un muro di difesa.
Ai piedi del Katskhi Pillar, invece, c’è una chiesa costruita da Simeon Stylites, l’ultimo eremita che qui ha vissuto, i resti di un antico muro e una torre campanaria.

Fino a poco tempo fa ci viveva un monaco.
Pare che ora l'accesso sia stato chiuso al pubblico.

sabato, febbraio 16, 2019

Libertà. Quadrophenia, Not Moving LTD



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo dei primi gruppi interrazziali (dagli Equals a Sly and the Family Stone, Hot Chocolate, Booker T, Two Tone), di un libro sui Clash, del primo album dei Pooh, di Tracey Thorn.
Nella foto il numero precedente.



Venerdì 22 febbraio alla "Suoneria" di Settimo Torinese con ALEX LOGGIA presentiamo un nuovo spettacolo incentrato sull'album "QUADROPHENIA"
Ingresso gratuito.
Diretta streaming al sito www.radioarchimede.it.

https://www.facebook.com/events/388486361958145/



Con i NOT MOVING LTD torniamo in concerto in marzo

venerdì 22 marzo: Milano "Cox 18" + Cut
https://www.facebook.com/events/241421356811645/
sabato 23 marzo: Bologna “Freakout”
https://www.facebook.com/events/580065989125203/
sabato 30 marzo: Monterotondo (Roma) “Il cantiere”
sabato 6 aprile: Savona “Raindogs”

https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832/

venerdì, febbraio 15, 2019

Carlo Rovelli - Che cos'è la scienza. La rivoluzione di Anassimandro



ANASSIMANDRO è colui che più o meno nel 600 a.c. teorizzò, per primo, che la Terra, contrariamente alla concezione comune che ci fosse una terra e sopra un cielo, fosse semplicemente un sasso che galleggiava nell'Universo ("inventa lo spazio aperto del cosmo").

Carlo Rovelli parte da questo presupposto per portarci all'interno di un viaggio storico/scientifico semplice e appassionante in cui affronta tematiche attualissime, in tempi di oscurantismo e revisionismo.

Per la prima volta Anassimando descrive fenomeni naturali non legandoli alla volontà degli dèi ma tentando di ricondurli ad una semplice manifestazione della natura stessa.

Anassimandro introduce anche il concetto che i "maestri" non devono essere solamente idolatrati ma anche, se necessario contraddetti, trovare gli errori del loro pensiero, correggerli e in questo modo capire meglio il mondo.

Infine :
LE CIVILTA' FIORISCONO QUANDO SI MESCOLANO.
DEPERISCONO QUANDO SI ISOLANO.
I GRANDI MOMENTI DI ESPLOSIONE CORRISPONDONO SEMPRE AI GRANDI MOMENTI IN CUI LE CIVILTA' DIVERSE SI INCONTRANO.

E' l'incontro con la diversità che può aprire la nostra mete, ridicolizzando i nostri pregiudizi.
La conoscenza nasce da un atto di ribellione, rispettosa ma profonda contro il sapere del presente

giovedì, febbraio 14, 2019

Roma di Alfonso Cuarón.



Un (capo?)lavoro greve, livido, duro ma che allo stesso tempo esalta la levità con cui la protagonista Cleo passa in mezzo a difficoltà e brutalità della vita.

In un bianco e nero scintillante Cuaròn evoca Pasolini, Fellini, Wenders, Jarmusch.
Puro e crudo realismo, a tratti perfino disturbante.

Il film ipnotizza, scuote, lacera, lascia il segno.
Non lascia mai indifferenti.

mercoledì, febbraio 13, 2019

I Rudi - Fuori tempo massimo
Intervista ai Rudi



Conosciamo le grandi capacità compositive dei RUDI nel riuscire a coniugare atmosfere beat anni 60 (tra Rokes, primi Who, Brian Auger, Zombies e Yardbirds, di cui viene proposta "Lost Woman" in italiano) con un gusto blues e rhythm and blues e una visione comunque moderna e attuale della musica.
Il trio milanese firma il secondo album sempre all'insegna del riconoscibile marchio basso/tastiera/batteria (una delle loro caratteristiche, come è noto, è proprio quella di non avere la chitarra).
Grande classe, canzoni irresistibili, tecnica sopraffina, ottimi testi.
"Fuori tempo massimo" è un'ulteriore conferma dello spessore della band, della sua personalità, della sua unicità.



Una breve intervista al bassista e cantante Silvio Bernardi

I brani di "Fuori tempo massimo" sono stati accumulati nel tempo trascorso dall'esordio o sono composizioni recenti?

La prima che hai detto: siamo un gruppo abbastanza lento nella produzione di nuovo materiale, un po' per i tanti impegni del duo compositivo (in particolare di mio fratello Gabriele), un po' perché quando scriviamo qualcosa di nuovo lo sottoponiamo a un attento esame per capire se è valido, il che ha significato per alcuni di questi brani essere proposti dal vivo nel corso delle ultimissime date tenute prima della pausa-studio di registrazione.
La maggior parte sono quasi contemporanei all'esordio, nati tra l'uscita di "Nient'altro che routine" e la fine del 2016.
Il lavoro di studio è stato lungo, da agosto 2017 ad aprile 2018, sempre al fianco dell'insostituibile Vincenzo Giacalone in fase di produzione.
Poi ancora qualche mese per coordinarci bene con le etichette, e arriviamo ad oggi che finalmente è nelle nostre mani: siamo "fuori tempo massimo" pure nelle tempistiche!

Quali le influenze principali del nuovo album?

Mentirei se ti dicessi che sono molto diverse da quelle del precedente: ci sono sempre gli Who sopra tutti, e i Jam e Brian Auger e i Prisoners e gli Small Faces.
Ma rispetto a "Nient'altro che routine" credo che il legame con il beat italiano si sia fatto più forte, non solo per i cori o la scrittura metrica dei testi ma anche per l'immaginario di alcune canzoni (penso ad esempio a "Qualcosa al volo"). Certo, è un beat sempre filtrato dalle nostre influenze, un po' più aggressivo o "maximum" se vogliamo.
Io penso che "Fuori tempo massimo" sia un lavoro abbastanza compatto, pur nella varietà dei pezzi, e che in qualche modo fotografi abbastanza bene il suono-Rudi come si è finora costituito, però ovviamente non spetta a me il giudizio finale.

Come procede l'attività live?

Abbastanza bene, pur con le difficoltà del caso che chiunque faccia musica (soprattutto propria e un po' "particolare") ormai conosce.
La settimana scorsa abbiamo tenuto una miniconcerto-storytelling alla fonoteca di Cologno Monzese (che è un po' il luogo dove io e Gabri abbiamo formato il nostro gusto musicale), e per il futuro abbiamo alcune date vere e proprie in programma, tra cui anche la presentazione del disco a Milano e a giugno il Mods Mayday con tutte le band storiche della scena mod italiana: noi faremo gli "sbarbati" della situazione.

Che programmi promozionali avete per il nuovo disco?

Ci teniamo a farlo ascoltare il più possibile: dal vivo, per chi può, ma non solo.
In questi giorni ad esempio si trova in anteprima sul sito di Rumore, poi da domani che è il giorno di uscita sarà su Spotify e le altre piattaforme.
Fermo restando che per noi l'ascolto online è sempre un punto di partenza e non di arrivo: dal punto di vista "fisico" abbiamo la fortuna di avere dalla nostra due etichette validissime come Ammonia e Area Pirata, rispettivamente per cd e vinile. Ci stanno dando una gran mano, e non solo sulla promozione.

martedì, febbraio 12, 2019

Henry Rollins, i Ruts e la copertina di "The crack"



L'album d'esordio dei RUTS nel 1979 fu corredato da una copertina particolarissima disegnata dal pittore e artista John H. Howard che dipinse una sorta di "Sgt Pepper's punk" raffigurando intorno ai quattro membri della band, seduti su un divano, personaggi della scena come Rat Scabies e Captain Sensible dei Damned, il dj John Peel, il roadie dei Ruts, Mannah, ma anche Jimi Hendrix, Keith Richards.

La band decise di appendere il quadro da cui avevano tratto la copertina nel pub dei genitori del chitarrista Paul Fox.
Ma trovandosi in difficoltà economiche l'autore decise di prelevare il quadro e di venderlo a un collezionista americano, senza infornare la band, che ci rimase piuttosto male.

Uno dei più grandi estimatori della band è sempre stato HENRY ROLLINS che ricorda di aver spesso discusso con gli amici (Ian McKaye dei Fugazi ad esempio) su chi fossero i personaggi rappresentati sula copertina.
Nel 2007 Rollins cantò con i Ruts in un concerto pochi mesi prima della morte di Fox e venne a conoscenza della storia della copertina.

Rollins si mise alla ricerca del dipinto, contattò l'autore attraverso cui arrivò all'acquirente, un anziano collezionista che no aveva nessuna idea di chi fossero i Ruts e aveva chiamato il quadro "The party" e dopo una lunga e paziente trattativa è riuscito ad acquistarlo ("per una frazione rispetto a quello che ero disposto a pagarlo").

"Facevo fatica a respirare.
Quell'immagine che era da sempre nel mio cervello era ora li' davanti a me.
Ho iniziato a pensare al viaggio che il dipinto aveva fatto dall'Inghilterra all'America, dove è statosi è seduto in un appartamento a New York per 30 anni e poi finalmente è venuto da me a Los Angeles.
Non potevo crederci.
E 'stato strabiliante!
Credo che dovrebbe appartenere ai Ruts rimasti ma io lo adoro e adoro i Ruts. Ho ascoltato quel disco da quando avevo 18 anni e ora ne ho 57 e non passa settimana in cui non lo ascolti almeno una volta.
E' nel mio DNA"
.

Henry Rollins ci presenta il quadro di "The Crack" https://www.youtube.com/watch?v=dpltFpLGfWg

lunedì, febbraio 11, 2019

Gli youtuber calcistici



Fenomeno in progressiva diffusione, gli Youtuber calcistici raccolgono sempre più affezionati follower.

Personaggi che esasperano il concetto da commentatore da "Bar Sport", della strada, sfegatati tifosi che parlano delle partite (della propria squadra o di quelle rivali), di calcio mercato e altro.

Commenti (in genere di 5/10 minuti) in cui si permettono di esagerare, insultare (i propri giocatori quando perdono o i rivali sconfitti), talvolta usando improperi pesanti, tormentoni, dileggio.

I loro canali youtube hanno centinaia di migliaia di di iscritti e, grazie ad una dialettica diretta ed esplicita e qualche trovata "scenica", sono spesso divertenti e godibili.

Luca Mastrangelo e Donato Inglese interisti, SickWolf (Simone Filippone) e Gabboman per la Roma, Daniele Brogna per il Milan, (oltre al Il Ras della Fossa che ha invece una pagina Instagram e Facebook), Kinoshi per la Juve sono alcuni dei nomi più gettonati.

Luca Mastrangelo
https://www.youtube.com/watch?v=RHzojQR46aE&t=113s

Sickwolf
https://www.youtube.com/watch?v=ro8hB334jU8

domenica, febbraio 10, 2019

My Generation: 60 anni di cultura Mod dal 1959 ai giorni nostri



Si è svolta con successo a Pordenone il 26 e 27 Gennaio alla Fiera della città la mostra My Generation: 60 anni di cultura Mod dal 1959 ai giorni nostri.

Centinaia di foto, dischi e oggettistica hanno testimoniato lo spessore di una (sotto) Cultura che è ancora viva e vegeta, fresca e pulsante.

Ottima partecipazione di pubblico e molto interessante il contributo da parte di singoli esponennti della "scena" che hanno mandato materiale inedito.
Probabile una replica in autunno.

La mostra e' stata organizzata da Bruno Pisaniello, SoulfulJules e Domenico Cavallari (Associazione Target) in collaborazione con Associazione Il Deposito (Attilio Perissinotti e Enrico Muccin).

sabato, febbraio 09, 2019

Libertà, Quadrophenia e Not Moving LTD



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti nella rubrica "La Musica Ribelle" parlo dei MASSIMO VOLUME
Nella foto i due numeri precedenti.



Venerdì 22 febbraio alla "Suoneria" di Settimo Torinese con ALEX LOGGIA presentiamo un nuovo spettacolo incentrato sull'album "QUADROPHENIA"
Ingresso gratuito.
Diretta streaming al sito www.radioarchimede.it.

https://www.facebook.com/events/388486361958145/



Con i NOT MOVING LTD torniamo in concerto in marzo

venerdì 22 marzo: Milano "Cox 18" + Cut
sabato 23 marzo: Bologna “Freakout”
sabato 30 marzo: Monterotondo (Roma) “Il cantiere”
sabato 6 aprile: Savona “Raindogs”

https://www.facebook.com/Not-Moving-L-T-D-302470280600832/

venerdì, febbraio 08, 2019

French Boutik - L'ame de Paris
Intervista ai French Boutik



E'molto bello osservare una band crescere nel tempo, maturare, diventare sempre più personale.
E' il caso dei francesi French Boutik che con il nuovo album compiono un grande passo in avanti.
Rimangono le basi da cui sono partiti, i Kinks, il rhythm and blues bianco dei mid 60's inglesi, i Jam e l'immaginario mod ma il sound palesa come non mai una profonda anima francese che porta a Serge Gainsbourg, che omaggia Henry Salvador (il primo ad aver portato il rock n roll in Francia, nel 1957 con il nome di Henry Cording) nella stupenda "Beta Gamma" (uno space beat targato 1968) e che parla di realtà locali, come la gentrificazione in "Strasbourg St.Denis", dello sfruttamento sul lavoro e delle mancanze della politica in altri episodi.
Una sorta di concept sull'attualità francese, molto gradito e personale a fronte di tanti gruppi anglofoni all'esasperazione.
Produce Andy Lewis e si sente!

Un'introduzione all'album:
https://www.youtube.com/watch?v=UgeMrf_Fq5s

https://www.facebook.com/frenchboutik/

A seguire un'intervista a Gabriela Giacoman voce della band

Come vivete la dimensione di appartenenza e affinità alla cultura mod nel 2019 ?

L'idea della mod culture non è qualcosa di cui discutiamo o teorizziamo.
La maggior parte di noi è stata coinvolta nella scena mod per molto tempo e ogni volta che proviamo ad allontanarcene e ad essere "normali", semplicemente non ci sembra naturale. Non proviamo apposta ad avere un look "mod" o a suonare musica mod, sono proprio i vestiti e i suoni che preferiamo.
Siamo davvero felici di suonare con persone al di fuori della scena come la nostra amica Susanne che suona il flauto, chiediamo solo che si vestano bene per i concerti, qualunque cosa significhi per loro.
Penso che il rispetto per il pubblico (e per i membri del gruppo) sia importante e non mi piace che le persone sembrino trasandate.
Non riesco ad immaginare che chiunque sia davvero appassionato di rockabilly, ad esempio, vorrebbe essere nella nostra band dato il tipo di musica che suoniamo, ma se lo facessero e si adattassero bene a livello personale e musicale non avremmo problemi con il loro aspetto! Qualsiasi cosa è meglio dei jeans strappati e una t-shirt fuori misura!
Detto questo, una band composta (almeno una maggioranza) da mod che ascoltano il ​​tipo di musica che i mod tendono ad apprezzare è ovviamente una mod band quindi noi siamo così :-)
E ovviamente è un piacere suonare nelle mod night e nei festival mod in quanto è molto probabile che apprezziamo le altre band e i DJ. Ma siamo felici di suonare di fronte a tutti quelli che ci amano.
La scena ha dei limiti: a molti mod non piace la pop music o apprezza solo cose dal suono molto vintage, cosa che non siamo davvero.
Non li biasimo, c'è molta musica che mi piace di quel periodo e adoro anche il soul e il r & b, ma non è quello che facciamo.

"L'ame de Paris" può essere considerato come una sorta di concept album sull'attualità francese?

E' curioso vedere come potrebbe in effetti dare questa impressione ma non è una cosa voluta.
Avevamo già canzoni sulla politica e la situazione francese fin dal primo album "Front Pop" in cui avevamo pronosticato la situazione attuale con il pezzo "Le Mec". (L'attuale presidente) Macron era allora il ministro dell'economia e ancora nn so era candidato alla presidenza ma la sua Legge Macron che limitava i diritti dei lavoratori aveva già fatto molto danni e creato numerose e ampie proteste.
Di solito scriviamo testi che parlano di attualità e di cose di cui discutiamo tra di noi e ci sono tre di noi (quasi quattro perchè Jean Marc ha scritto un testo per "Front Pop" ma poi è tornato ad essere timido!) che si curano delle parole, così questo ha più senso.
Ma siccome viviamo tutti e quattro a Parigi e siamo piuttosto impegnati politicamente questa volta l'album ha preso questa direzione. Non abbiamo niente contro le canzoni d'amore ma non è un soggetto che emerge tanto dall'intero gruppo.
Penso anche il modo in cui Andy Lewis ha collegato i vari brani con i suoni delle strade di Parigi contribuisca a questa sensazione (Parigi e tutto quanto ad essa collegata).

Come è stato lavorare con Andy Lewis ?

Andy è stato fantastico, semplicemente perfetto.
Ha avuto dellebellissime idee per cambiare alcune canzoni ed erano tutte azzeccate e ci ha anche fatto provare differenti soluzioni durante le registrazioni aggiungendo piccoli tocchi che hanno reso il tutto grande.
La combinazione di fermezza e gentilezza unita alla giusta attitudine e ha fatto un meraviglioso lavoro musicalmente. Non avremmo potuto desiderare di più.
Ha utilizzato il nostro sound per tirare fuori il nostro meglio dalla nostra musica senza appiattire le nostre individualità come molti produttori sembrano voler sempre fare.
Speravo facesse il lavoro che tanto mi piace con il Fay Hallam Group ed altri, era quello che più desideravamo.

Quali sono le principali influenze di questo album?

Sono così tante che è difficile dirlo.
E' Serge che di solito arriva con le melodie e gli accordi ovviamente parecchio influenzate da Kinks e XTC.
Ma lui ascolta così tante cose dal soul al pop al jazz, così chissà da dove arrivano.
Oltre a questo, onestamente non pensiamo molto alle influenze particolari, una volta impostato il testo, ci limitiamo a suonae ogni canzone provando molte cose diverse e vediamo cosa suona meglio.
Altrimenti ci sono alcune cose specifiche che ricordo: per "Strasbourg St Denis" abbiamo provato una cosa vagamente glam / Slade che ha funzionato bene, anche per "Belle Erreur", dato che avevamo provato un sacco di modi di cui l'ultima è finalmente la versione più soddisfacente era dopo l'idea per farlo un po' in stile Northern Soul alla Franky Valli.
Anche "Beta Gamma" è stata definitivamente adattata dopo l'idea di provarla un po' in chiave punk 70.
Ma il resto è un mix totale. "Ta Faute", ad esempio, ha finito per essere latineggiante dopo aver provato un sacco di versioni diverse e anche questo ha funzionato molto bene.
"Facebook" è stata subito divertente in versione powerpop alla Paul Collins mentre "L'âme de Paris" doveva avere un ritmo molto "serio" dato l'argomento (la Comune di Parigi).
Il ritmo per "Pédaler" è un'idea di Andy, avevamo una cosa vagamente jazzistica che era piuttosto torbida e carina ma non soddisfacente, quindi dovevi chiedergli quale fosse l'influenza!
Dal punto di vista lirico, come hai notato, la maggior parte delle canzoni parla di Parigi e della situazione sociale attuale, poiché questo era ciò che avevamo in mente quando stavamo scrivendole.

giovedì, febbraio 07, 2019

Serpica Naro



Serpica Naro (anagramma di San Precario, patrono dei lavoratori non garantiti) è un meta-brand fittizio nel campo della moda (descritta come una giovane artista e stilista anglo-nipponica), lanciato in occasione di una sfilata di alta moda e accreditato presso gli organizzatori della Settimana della moda a Milano per la giornata conclusiva delle sfilate il 26 febbraio 2005.

Durante la finta protesta organizzata contro la stilista, Serpica Naro è stata accusata di aver contribuito all'estinzione di un anfibio, la rana persico, usando la sua pelle squamosa per produrre stivali.
In realtà l'anfibio non esiste, e il suo nome è un altro anagramma di San Precario.

Nella sfilata sono stati presentati otto modelli fra cui abiti fascianti per nascondere la maternità, gonne "anti-mano morta" che nascondevano trappole per topi, eccetera.

Serpica Naro organizza laboratori, iniziative e fa ricerca sociale in particolare intorno ai concetti di proprietà intellettuale, soggettività nelle industrie creative, lavoro e precarietà nella moda.
Serpica Naro è un’associazione e un progetto autofinanziato ed indipendente, che promuove lo scambio libero dei saperi e la cultura “Open”.

https://www.serpicanaro.com/

mercoledì, febbraio 06, 2019

Yvonne Connolly la prima maestra nera in Inghilterra



Yvonne Connolly è stata la prima insegnante nera a Londra, nel 1969 alla Ring Cross Infant School ad Highbury (che ai tempi aveva il 50% di bambini bianchi e il 50% di neri, figli di immigrati dalle colonie).

"Ero consapevole delle tensioni razziali di quegli anni in molte scuole in Inghilterra. Quando mi presentai qualcuno mi disse "Ma sei nera". Risposi "Si sono nera ma sono anche un'insegnante".

Dopo sei anni ebbe il ruolo di preside.

"Quando ottenni quel ruolo qualcuno minacciò di bruciare la scuola. Ricevetti articoli di giornali in cui si parava di me con una croce sulla mia faccia e commenti terribili scritti a penna.
Ricevetti anche lettere, cosa interessante, dalla comunità nera che mi accusava di essermi venduta al soldo dei bianchi.
Il razzismo mi arrivava da entrambe le parti, bianchi e neri.
Io avevo la responsabilità di TUTTI i bambini della mia scuola, senza distinzioni di razza o religione.
Di fatto le differenze erano meno dei punti in comune che abbiamo condiviso.
Perciò si doveva andare avanti
".

Un video della BBC che documenta il periodo:
https://www.youtube.com/watch?v=pqAu6sNrows

martedì, febbraio 05, 2019

La favorita di Yorgos Lanthimos



Un feroce, grottesco, potente ritratto dell'orgia del potere, declinato al femminile (in un mondo maschile) nell'Inghilterra del 1.700, alle prese con guerre, intrighi di corte, degrado e povertà del popolo.

Due "favorite" si contendono la regina malata, capricciosa, infantile, succube del fascino delle due giovani e spietate aspiranti dame di compagnia (in grado di dettare però l'agenda politica).

Nessuno scrupolo, guerra senza pietà nella cupa ambientazione di tempi bui e decadenti.
Regìa superba, immagini curatissime, scenografia perfetta, le tre protagoniste, Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz, grandissime.

lunedì, febbraio 04, 2019

Massimo Volume - Il nuotatore
Intervista ai Massimo Volume



MASSIMO VOLUME - Il nuotatore
Si possono contare sulle dita di una mano i nomi di coloro che hanno inventato un genere, che hanno dato il via a qualcosa di così originale e personale che immancabilmente verrà SEMPRE citato come riferimento.
E' il caso dei MASSIMO VOLUME, quasi trent'anni di carriera, fieramente fedeli a sè stessi, mai una concessione al facile ascolto, all'omologazione, ai richiami "da classifica".
A sorpresa arriva un nuovo album, scarno, diretto, voce, chitarra, basso, batteria, senza elettronica o tastiere.
Purezza sonora come sempre minacciosa, aspra, che scava nel profondo con l'ausilio delle parole di Emidio Mimì Clementi, graffio chirurgico di cui conosciamo bene lo spessore, che ci narra storie e personaggi tra note autobiografiche e osservazione colta della realtà circostante.
Un grande album.

e ho imparato a naufragare
senza perdermi nel mare
e ho scoperto che può annegare
anche chi rinuncia a navigare

(Amica prudenza)



Grazie alla disponibilità in primis di Vittoria Burattini a seguire una breve intervista ai protagonisti di "Il nuotatore".

Il nuovo lavoro ha avuto una lunga gestazione ?
L’annuncio del nuovo album e tour annesso è stato quasi improvviso.


Vittoria Burattini
Assolutamente sì, quest'ultimo disco ha avuto una gestazione lunga e accidentata: ognuno di noi s'è dedicato ad altri progetti musicali, e poi la vita è diventata più impegnativa, di sicuro la mia, tra figli, lavori temporanei, genitori lontani che si ammalano da dover gestire.
Ci sono stati slittamenti persino per fissare l'inizio delle registrazioni in studio.
Ma ho trovato anche complicato -perlomeno io- cercare di scrivere pezzi che suonassero freschi, non datati, cercando il più possibile di evitare soluzioni musicali del passato, di tentare di uscire dalla nostra comfort-zone.
In questo per me il lavoro più interessante l'ha fatto Egle, trattando le chitarre come fossero synth e cercando per ogni brano un suono originale e molto ricercato.
Alla fine, quando ascolto il disco, almeno per ora, ho semplicemente l'impressione di aver fatto un altro disco che tutti e tre sentiamo nostro, di aver scritto un nuovo capitolo della nostra produzione, noi nella nostra bolla un po' fuori dal tempo e dai generi.
L'annuncio del nuovo album e del tour è stato improvviso anche per un'idea di strategia di 42 Records, la nostra nuova etichetta discografica.
Tra i vari cambiamenti di questo disco (primo fra tutti che l'abbiamo fatto in tre) ci sono anche l'approdo verso una nuova etichetta e una nuova agenzia di booking, la DNA.
Il motivo del cambiamento è dovuto più ad una nostra voglia di cambiare che ad una effettiva necessità.
Siamo rimasti in buoni rapporti con tutte le persone con cui abbiamo lavorato e collaborato in passato (da adulti, purtroppo da giovani è tutto più tempestoso e viscerale!).
Per noi era solo arrivato il momento di voltare pagina, di cambiare un po' aria.

Ho letto una risposta di Emidio in un’intervista che dice a proposito della scena “underground” degli 80 e 90 che "soprattutto la cultura alternativa era “sexy”. Anche se non partecipavi attivamente la trovavi seducente.”
Cosa è cambiato ora?
Soprattutto: esiste ancora una cultura alternativa in Italia ?


Mimì Emidio Clementi
Penso a Fellini negli anni 60.
Il suo cinema era complesso, non tutti lo capivano, ma la gente sentiva comunque il bisogno di andare a vedere i suoi film, anche solo per una questione sociale, per potersi sentire a passo con i tempi.
In un ambito più ristretto è quello che credo sia accaduto alla musica alternativa tra gli anni 80 e i 90.
Tutti avrebbero voluto farne parte.
Quella scena rappresentava la giovinezza nella sua massima espressione.
Era sexy.
Poi però -non so perché- ha perso fascino e il pubblico si è trasformato in un pubblico di appassionati, di addetti ai lavori, di promoter e di altri musicisti.
Non riesce più a richiamare quel pubblico distratto, un po’ superficiale, che forse un tempo abbiamo snobbato, ma necessario per non finire in un angolo poco illuminato del bar.

“Amica prudenza” ha un incedere quasi psichedelico e ipnotico. All’interno il verso “ho imparato a naufragare senza perdermi nel mare” sembra quasi uno slogan generazionale, di questi tempi grami.

Mimì
Quando ho scritto il testo riflettevo su tutte quelle persone, alcune dotate anche di talento, bloccate dalle proprie paure, terrorizzate all’idea di poter fallire o di rendersi ridicoli.
A volte ci pensa il caso a strapparli dal proprio ambiente protetto.
Altrimenti appassiscono, il sangue gli si guasta, e finiscono per annegare nel lavandino di casa.

Il percorso dei Massimo Volume è sempre stato all'insegna del rigore stilistico e sonoro.
Antitetico a ciò che ormai domina spesso anche nella cosiddetta scena indie/alternativa.
Conforta che ci sia ancora uno spazio ampio per una realtà come la vostra.


Vittoria
capita qualche volta di chiedermi che cosa ne sarebbe dei Massimo Volume se nascessero oggi.
Ovviamente la risposta non la so, so solo che quando siamo nati noi, all'inizio degli anni '90, la rivoluzione del punk era ancora nell'aria, era stata anzi rinsaldata dalla più modesta ma pur sempre importante nascita del grunge, e se avevi urgenza di dire qualcosa potevi trovare il modo di farlo in libertà, pure se non sapevi suonare molto bene.
O forse non era neanche questione di avere o non avere tecnica, era più questione di avere una tua propria tecnica, il tuo proprio suono.
Infatti si percepiva uno spazio infinito tra un gruppo e un altro, tra il nostro stile e lo stile di un'altra band, sicuramente anche perché eravamo di meno.
Quella fase pionieristica di tutta la musica "alternativa" italiana è stata la nostra fortuna, perché ci ha consentito fin dall'inizio di suonare la musica che volevamo.
Penso però anche che un autore di testi come Mimì troverebbe il modo di farsi ascoltare anche adesso, magari con un'altra veste, perché uno che scrive come lui non passerebbe inosservato mai.

Egle Sommacal
Abbiamo sempre cercato, forse con fortune alterne, una nostra via, una linea estetica personale.
Invecchiando questo bisogno è diventato sempre più pressante.
Questo non esclude l’apprezzamento per altri artisti, ma se certe cose le fanno loro e anche bene, non c’era bisogno che le facessimo anche noi.
Per quanto riguarda quella che viene chiamata la scena indie/alternativa non credo esista più o, se esiste, la trovo piuttosto reazionaria, troppo rivolta alla consacrazione dei giganti del passato o di un riconoscimento da parte della cultura ufficiale, mi sembra più che altro alla ricerca di un posto in prima serata in qualche trasmissione televisiva nazionale.

Ho trovato il nuovo album più asciutto, diretto, totalmente chitarristico, senza più le concessioni elettroniche di “Aspettando i barbari”, anche se meno duro e aspro del precedente.

Egle
In realtà, dopo un primo periodo (peraltro abbastanza lungo) in cui abbiamo cercato un orientamento musicale condiviso, ci siamo rivolti alla ricerca di un suono elettronico.
A tutti e tre piaceva la musica elettronica, da quella un po’ più concettuale tipo Tim Hacker o Lawrence English al cosiddetto “electropop”.
Però non volevamo usare tastiere e neppure perdere alcune nostre peculiarità, tra le quali appunto un suono “chitarristico”.
E’ comunque sempre differente il suono che puoi ottenere da un basso o da una chitarra con degli effetti rispetto a quello di un synth, ci sono cose che non puoi mai controllare completamente e che possono produrre degli effetti inediti: metti le dita in un certo modo, il tuo strumento non è perfettamente intonato, usi un ampli e non un’altro etc.
Essendoci, nostro malgrado, ritrovati in 3 abbiamo poi cercato di mantenere quella che consideravamo un’altra nostra caratteristica ovvero quella di un quartetto con due linee di chitarra.
Mi fa piacere che hai trovato l’album asciutto e diretto, era qualcosa a cui abbiamo puntato fin dall’inizio.
Non so se si nota, ma i brani hanno una durata abbastanza breve, abbiamo continuato a togliere parti fino alla conclusione del lavoro.
Ed hai ragione sul fatto che è un disco meno duro ed aspro di Aspettendo i Barbari ma non ti saprei dare una ragione per questo, è venuto così.

Immaginandovi alla vigilia delle registrazioni del nuovo lavoro chiusi in una stanza quali potrebbero essere stati i dischi che giravano sul giradischi in attesa di entrare in studio ?

Vittoria
Personalmente sono stati anni di retromania.
Ebbene sì, credo di essere arrivata all'orribile età -tanto temuta- in cui ho perso il contatto con le novità, con i nuovi ascolti.
E la cosa peggiore è che quando realmente mi metto ad ascoltare qualcosa di nuovo, soprattutto nel pop, difficilmente questo "qualcosa di nuovo" mi parla.
Quindi mi sono rifugiata nei miei ascolti preferiti e in quel cantuccio ho cercato rassicurazione: i Cure, soprattutto Pornography, che credo di sapere a memoria, ma anche il loro maestoso Faith, Steve Reich e il concerto per soli percussionisti Drumming, e Sextet.
Ma anche Blondie, i Liquid Liquid, i Talking Heads e ho consumato fino all'esaurimento un disco di Max Richter che si intitola "Sleep".
Trovo molto interessanti i dischi dei Boards of Canada e ho scoperto con colpevole ritardo che "Push the sky away" di Nick Cave è un disco bellissimo.

Mimì:
Avere uno stile proprio è un’aspirazione di tutti i musicisti.
Suonando da quasi trent'anni insieme, credo che anche noi abbiamo raggiunto col tempo un nostro stile.
A volte però si vorrebbe andare in vacanza da se stessi.
A me capita ascoltando i dischi degli altri, soprattutto le voci.
Cantare con la leggerezza di Sinatra o il disincanto di Lou Reed.
Non so cosa darei.
Allora provi a far cadere una goccia dei tuoi modelli in quello che fai.
Di più non potresti.

domenica, febbraio 03, 2019

Burj Al Babas Villa



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

BURJ AL BABAS VILLA è un villaggio residenziale a circa tre ore di strada da Istanbul, uno dei fallimenti immobiliari più catastrofici della Turchia.

Oltre settecento edifici uguali in stile neogotico francese ispirato al Castello di Chenonceau nella Loira, completamente disabitati a causa del fallimento del consorzio di imprese di costruzione.

300.000 metri quadri di superficie (buona parte ottenuta abbattendo boschi secolari), totalmente invenduti, una mostruosità estetica e ambientale.

Gli interni sono caratterizzati da rifiniture di pregio con pavimenti in legno o marmo, pareti e soffitti decorati con stucchi, dorature, piscine interne ed esterne, fontane, moderni ascensori, sistemi di condizionamento e domotica.
Il costo medio varia dai 300.000 ai 400.000 euro.

http://burjalbabas.com/
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