giovedì, gennaio 15, 2015

F.A. Cup semifinal 1996/1997 Middlesbrough-Chesterfield 3-3



ALBERTO GALLETTI ci parla di un'altra GRANDE PARTITA DIMENTICATA.
Le altre sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Grandi%20partite%20dimenticate

Molte partite nell’ultracentenaria storia della FA Cup (la coppa nazionale inglese di calcio) sono assurte nel tempo allo status di ‘mitologia classica del calcio’, una di queste fu senz’altro la semifinale della stagione 1996/97 giocata a Old Trafford il 13 aprile 1997.
A contendersi un posto in finale scesero in campo il Middlesbrough (al tempo) milionario di Bryan Robson, imbottito di costosissimi stranieri tra i quali gli italiani Fabrizio Ravanelli e Gianluca Festa, i brasiliani Emerson e il funambolico Juninho contro il modesto ma agguerritissimo Chesterfield militante in terza serie e ormai rassegnato ad una posizione immediatamente a ridosso della zona promozione, dopo essere stato a lungo in corsa, entrambe le contendenti alla loro prima semifinale.
Il Middlesbrough dall’alto dei suoi 60 campionati disputati nella massima divisione, sebbene senza mai aver vinto alcun trofeo contava comunque su una solida tradizione di squadra di Serie A da contrapporre a quella del Chesterfield emanazione calcistica dell’omonima città famosa per il suo grande mercato e per la guglia storta del duomo, ma non per le gesta della squadra che sebbene sia la 4° più vecchia d’Inghilterra (fondata nel 1866) e quindi del mondo, non aveva al tempo (e neanche in seguito), mai disputato un campionato nella massima serie inglese, una dozzina di campionati di seconda divisione in tre intervalli tra il 1899 e il 1951 è tutto quello che gli ‘Spirities’ potevano vantare quel giorno in quanto a blasone calcistico.
Questo non impedì comunque ai 25mila i tifosi in blu al seguito,(circa un abitante su quattro della città!), di riempire il campo di Old Trafford con uno strabordante entusiasmo e caricare a dovere i giocatori che, capitanati dal solido e spartano Dyche, giocano un primo tempo di grande intensità contenendo i più forti avversari (spietata, ma corretta la guardia montata da Mark Jules sul temutissimo Juninho), e colpendo di rimessa con azioni ficcanti, affidate allo scatenato Kevin Davies (sarà questa la partita della sua consacrazione).
Ci saranno due occasioni per il Chesterfield, un tiro in corsa di Morris, e un occasione sventata a pochi passi su incursione dalla sinistra di Davies, il Middlesbrough risponde con una girata di Ravanelli dal limite alta sulla traversa.
Al 37’ lo scatenato Davies involatosi sulla destra viene trattenuto per la maglia e steso da Kinder che viene ammonito per la seconda volta ed espulso, si chiude il tempo sullo 0-0.



Il fallo di Kinder su Davies

Comincia così un’altra partita: dal 46’ il Chesterfield va all’assalto, dopo pochi minuti Dyche lancia lungo da metà campo, imbecca Davies al limite che di testa smista per Perkins, che controlla, entra in area ma su pressione del difensore che lo ha rimontato spara alto.
La pressione aumenta, i giocatori in maglia blu si posizionano nella metà campo del Middlesbrough con il loro semplice (ma ben eseguito) copione da squadra di terza serie; ancora un’apertura di Dyche per Perkins che controlla sull’out destro, serve Davies all’interno che tira in diagonale, la palla attraversa tutto lo specchio della porta dove c’è appostato Morris che mette dentro da un metro, i tifosi del Chesterfield assiepati dietro la porta esplodono in una gioia incontenibile.
Il Middlesbrough sbanda, il Chesterfield acquista sicurezza e continua a comandare la partita , Dyche distribuisce sicurezza e palloni con il piglio di un sergente maggiore, i ragazzi rispondono per il meglio, ed è ancora Dyche ad imbeccare Morris in un corridoio centrale che s’invola entra in area viene contrastato da Festa che goffamente cerca di placcarlo ma finisce per terra, e viene steso da Roberts in uscita, rigore! (e forse anche espulsione), batte Dyche che infila con un’essenzialissima botta centrale, tumulto in gradinata.



L’esultanza di Dyche dopo il rigore del 2-0

Si prosegue, il Middlesbrough si scuote, Emerson allarga sulla destra per Blackmore che punta il fondo e mette in mezzo dove l’accorrente Ravanelli infila da due passi anticipando il portiere, 2-1, anche i tifosi del Boro’ riprendono fiato.



L’esultanza di Ravanelli

La partita prosegue, le emozioni continuano, al 70’ sull’ennesimo buco di Festa l’episodio che condiziona pesantemente il risultato, Davies dalla sinistra mette mezzo a Perkins che fa sedere il difensore e dal limite dell’area piccola spara una legnata che picchia sulla traversa, rimbalza in porta ed esce, Perkins e Morris esultano, ma l’arbitro, pessimamente coadiuvato dal guardalinee e pressato dai giocatori del Middlesbrough non convalida la rete (le immagini mostrano chiaramente che la palla ha varcato interamente la linea, sarebbe stato il 3-1), sul ribaltamento di fronte Dyche stende Juninho in area e stavolta l’ineffabile Mr. Elleray concede il rigore che Hignett trasforma per il più rocambolesco dei 2-2, risultato sul quale si chiudono i 90’, si va ai supplementari.

E’ il Middlesbrough ora a comandare le operazioni, il maggior tasso tecnico e la miglior preparazione annullano l’inferiorità numerica, si contano due grosse occaioni sparate alta dal limite, poi al 10’ del primo tempo supplementare dopo un bel forcing si completa la rimonta e dopo un’azione tambureggiante, Hignett spara un destro sulla traversa, Festa raccoglie la ribattuta e spara in porta per il 3-2, l’altra metà dello stadio va in orbita, il Chesterfield accusa il colpo, il Middlesbrough gestisce e il tempo si chiude 3-2.
Nel secondo tempo supplementare il Middlesbrough tiene e contiene gli sforzi del Chesterfield ormai a corto di energie e forse anche di convinzione, ma Jamie Hewitt terzino destro e unico giocatore nato e cresciuto a Chesterfield, da sempre giocatore e tifoso degli Spirities che a 65 secondi dal fischio di chiusura si proietta in area e su cross alla disperata di Beaumont proveniente dall’out destro incorna di testa un lob che finisce all’incrocio, gettando nella disperazione i supporters del Boro dietro la porta e mandando in estasi la metà blu dello stadio.



Hewitt e compagni esultano per il 3-3

Mr. Elleray fischia tre volte e manda tutti negli spogliatoi, ma i giocatori del Chesterfield si abbracciano e i tifosi esultano per il miracoloso pareggio strappato quando tutto ormai sembrava perduto.
Nella ripetizione di Hillsborough il lunedì successivo il Middlesbrough vincerà 3-0 e andrà in finale, dove verrà battuto 2-0 dal Chelsea che segnò il gol più veloce nelle finali di FA Cup con Di Matteo dopo appena 43 secondi, but worse has to come: a fine campionato il Middlesbrough retrocederà in seconda divisione, ma comunque un’altra pagina nell’epica della FA Cup è stata scritta. 13 Aprile 1997 ore15.00, Old Trafford , Manchester

CHESTERFIELD – MIDDLESBROUGH 3:3 d.t.s. (0:0; 2-2; 2-3)

CHESTERFIELD (4-4-2): Mercer, J. Hewitt, Jules, Holland, (75‘ Beaumont), Williams, Dyche, Davies, Curtis, Morris, Perkins, Howard.

MIDDLESBROUGH (4-4-2): Roberts, Fleming, Kinder, Vickers, Festa, Emerson, Hignett (117’ Moore), Mustoe, Ravanelli, Juninho, Beck (39’ Blackmore).

Reti: 54’ Morris (C), 60’ Dyche (C) rig, 64’ Ravanelli (M), 71’ Hignett (M) rig, 100’ Festa (M), 119’ Hewitt (C)
Espulso Kinder (M) al 38’

Arbitro : D. Elleray (Harrow on the Hill)
Spettatori: 49.640

Da gustare con:
Song 2 – Blur
Don’t go away - Oasis
(life is a) Rollercoaster – Ronan Keating
E una pinta di bitter!

mercoledì, gennaio 14, 2015

I dischi più venduti in Italia nel 2014



La FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) ha ufficializzato i dati di vendita degli album in Italia nel 2014.
Dati abbastanza prevedibili, quantità sempre più irrisorie.

I dati sono stime ricavate dal blog: http://worldwidealbums.blogspot.it/2015/01/album-piu-venduti-dellanno-in-italia.html in cui c'è l'elenco completo delle vendite (stimate ma attendibili).

1 – Vasco Rossi – Sono innocente – 234.317 copie
2 – Pink Floyd – The Endless River – 173.278
3 – Tiziano Ferro – TZN – The best of Tiziano Ferro – 141.131
4 – Modà – 2004 / 2014 – L’originale – 119.996
5 – Biagio Antonacci – L’amore comporta – 116.425
6 – Dear Jack – Domani è un altro film – 112.062
7 – One Direction – Four – 109.392
8 – Coldplay – Ghost Stories – 104.088
9 – Gianna Nannini – Hitalia – 101.607
10 – Ligabue – Mondovisione – 100.677 copie quest’anno, 341.932 in totale, già disco più venduto del 2013)

Tra le cose meno commerciali (chiamiamole così) si segnalano gli U2 con “Songs of Innocence” al dodicesimo posto, subito dopo Fedez con “Pop-Hoolista”) gli AC/DC, con “Rock or Bust” al 21° (ma hanno anche “Back in black” al 78°), Bruce Springsteen, 24 ° con “High Hopes” Prima di loro Cremonini, Renga, Mannoia, Caparezza, Fabi-Silvestri-Gazzè (60.528 copie) , De Gregori.
I Subsonica sono al 32° posto (33.773 copie) appena dietro a Mario Biondi, Paolo Conte con “Snob” è 40°, Paolo Nutini al 47°, “Dark side of the moon” dei Pink Floyd al 52° (con il 2014 arrivano a 500.000 copie in totale in Italia e piazzano anche “The wall” al 67° e “Wish you were here” al 83°).
Lenny Kravitz al 70°, i Pearl Jam con “Lightning Bolt” al 74° (l’album è uscito ad ottobre 2013) con 50.000 copie vendute mentre i Foo Fighters (posizione numero settantadue della classifica) non sono arrivati alle 25mila copie.
Suona anomalo a questo punto l’84° posto di Johnny Cash con “The real Johnny Cash”.

Altri dati sconfortanti arrivano dagli album di Ben Harper che ha venduto solo 4.010 copie, mentre il capolavoro "Everyday Robots" di Damon Albarn non va oltre le 4.046. L'altro top italiano "Fibrillante" di Finardi resta a 4.353 copie mentre la Bandabardò arriva a 4.616.

Parlando di gruppi indie
Mannarino con "Al Monte" in testa con 15.972 copie, 9.187 quelle di "Costellazioni" delle Luci della Centrale Elettrica,  8.839 copie della nuova versione di Curre Curre Guagliò (99 Posse), la versione 2014 di "Hai Paura del Buio" degli Afterhours si ferma a 8.450 "Il Cammino di Santiago" di Brunori Sas a 6.898 copie. "Almanacco del Giorno Prima" di Dente è a 6.122 mentre "Orchidee" di Ghemon a 5.810 e "L’Italia Peggiore" de Lo Stato Sociale a 4.008.

Tra i DVD vincono One Direction e Violetta ma i Pink Floyd sono terzi con “The wall” davanti ai Nomadi mentre i Rolling Stones piazzano “Sweet summer sun” all’ottavo posto, davanti ad Eric Clapton con “Crossroads guitar festival 2013” e Fabrizio De Andrè “In concerto”.

martedì, gennaio 13, 2015

Le ghost track o hidden tracks



Una pratica sempre abbastanza diffusa è quella di inserire le “famose” ghost tracks (o hidden tracks) alla fine (a volte anche in mezzo) degli album ovvero brani “nascosti” e non accreditati in copertina.
Nella maggior parte dei casi si tratta di curiosità, registrazioni particolari, bizzarrie ma non sono mancati nella storia del rock veri e propri gioielli.
Tra i primi nella storia non potevano mancare i Beatles, spesso precursori in ogni ambito.
Sul White Album del 1968 alla fine di Cry baby cry di John partono 30 incantevoli secondi a cura di Paul che canta un frammento di un brano mai realizzato, Can you take me back.
Più famoso il finale di Abbey Road con i famosi 23 secondi Her majesty, altro brano del solo Paul originariamente destinato al medley del lato B, poi scartato ma finito sul master per errore.
Altrettanto famosa Train in vain, brano destinato a diventare tra i più famosi dei Clash che venne inserita in London calling quando già le copertine erano state stampate e che per lungo rimase un’incognita per gli ascoltatori (anche a causa del sound atipico per la band).
Sempre i Clash in Sandinista fanno partire alla fine di Broadway una breve versione di Guns of Brixton cantata da Maria Gallagher, figlia del tastierista Mickey Gallagher.

Alla fine di Nevermind dei Nirvana in alcune copie del disco (e sul CD, dopo 10 minuti di silenzio)ci sono quasi 7 minuti di delirio, super abrasivo e violentissimo di Endless nameless.
In Dookie i Green Day mettono il simpatico, semi acustico, inno alla masturbazione di All by myself mentre i Queens of the Stone Age in Songs from the deaf, capolavoro della band, inseriscono Mosquito song, una ballata dai sapori country blues con violini, pianoforte, orchestra di fiati e un pathos incredibile per quasi 6 minuti.
Splendido viaggio tra Elvis Costello e i Beach Boys in Summerteeth da Candy Floss dei Wilco.
Paul Mc Cartney non ha perso il vizio e in Driving rain c’è, non accreditata nelle primi edizioni, Freedom
I Ramones hanno invece infilato il tema di Spiderman alla fine di Adios Amigos, Amy Winehouse nella versione americana dell’esordio Frank l’inedita Outro, gli Oasis The cage in Heathen chemistry e i Blur Battery in your leg in Think thank.

lunedì, gennaio 12, 2015

Vendite del vinile



Su questo blog siamo sempre stati attenti alle statistiche di vendita dei prodotti discografici con particolare NOSTALGICA attenzione alle fluttuazioni del VINILE.
Più che per passione e divertimento che per reale adesione ideologica alla validità o meno di un mezzo di fruizione piuttosto di un altro (fermo restando che personalmente, per ragioni anagrafiche, affettive etc continui a ritenere il vinile il mezzo migliore per ascoltare certa musica).

A proposito appunto di VINILE:
nel 2014, in America, sono stati venduti quasi 8 milioni di dischi + 49 % rispetto al 2013.
Cifre analoghe in Gran Bretagna e bene pure in Italia che si posiziona settima tra i mercati nel mondo in cui cresce la diffusione del vinile.

«Solo cinque anni fa - dice il direttore generale dell’Official Chart Company inglese Martin Talbot- il mercato dei vinili valeva 3 milioni di sterline annui. In questi dodici mesi sta per toccare i 20 milioni».

Ad esempio The Endless River, il “nuovo” dei Pink Floyd, ha venduto 6.000 copie nella prima settimana in Inghilterra Regno Unito.
Lazzaretto di Jack White che a due mesi dell’uscita era il disco che aveva venduto di più negli ultimi 20 anni con 60.000 copie.
In Italia nei primi nove mesi del 2014 c’è stato un aumento del 66 % delle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che, a sua volta, aveva segnato un incremento del 26 per cento sul 2012. La fetta di mercato ora vale 2.100.000 euro contro i 1.260.000 del 2013.

Con i suoi 2 milioni di euro di ricavi, l'LP vale oggi il 2,77% del mercato complessivo e il 5,05% del mercato fisico. Cifre minime e poco “importanti” ma non più così insignificanti come fino a poco tempo fa.

I CD segnano invece un -6,7%, da 42,0 a 39,2 milioni di euro.
le entrate provenienti dallo streaming sono cresciute dell'89% passando da 10,3 a 19,4 milioni di euro.
Cade il download con un -20%, da 18,2 a 14,6 milioni di euro.

A proposito di vinile è singolare che la crescente richiesta abbia messo in seria difficoltà l’industria produttiva, ormai in disuso.
Negli Stati Uniti una sola azienda fornisce circa il 90 per cento del vinile grezzo necessario per stampare altri dischi e ci sono solo 40 fabbriche di vinili in tutto il mondo.

domenica, gennaio 11, 2015

La porta dell'inferno - Turkmenistan



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia o comunque estremi.

I precedenti post:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Derweze, nel deserto del Karakorum, in Asia Centrale, in Turkmenistan ha il privilegio di possedere nei suoi pressi “La porta dell’inferno“, un cratere largo 70 metri che brucia giorno e notte, da quando, nel 1971, l’Unione Sovietica decise di appiccare il fuoco in una cavità sotterranea piena di gas, pensando che si potesse spegnere nel giro di breve tempo.
Un gruppo di geologi inviati da Mosca scoprì una camera sotterranea in cui confluiva metano.
Durante la trivellazione il terreno collassò, lasciando un buco di dimensioni enormi, da cui iniziò ad fuoriuscire il gas.
Per evitare conseguenze tragiche i tecnici decisero di incendiarlo, convinti che si sarebbe consumato in poco tempo ma a tutt'oggi non accenna a spegnersi.
Il luogo è meta di numerose visite turistiche anche se il governo Turkmeno ha dato disposizione di provvedere alla chiusura del buco.

sabato, gennaio 10, 2015

TERRY CHIMES - The strange case of Dr.Terry and Mr.Chimes



Bellissima, (auto) ironica, divertente, autobiografia di Terry Chimes, batterista dei primi (e ultimi) Clash, poi con Generation X, Hanoi Rocks e addirittura Black Sabbath, prima di abbandonare tutto (anche se è recentemente tornato a suonare, per diletto o poco più, con i Crunch a fianco di membri di Sham 69 e Cockney Rejects) e dedicarsi alla medicina chiropratica diventando uno dei dottori più conosciuti nell’ambito in Inghilterra.
In mezzo aneddoti di ogni tipo, gustosi e simpatici. Un po’ pesante l’ultima parte con la conversione al cattolicesimo con condimento di troppe “massime” buoniste e dolciastre ma libro consigliato.

venerdì, gennaio 09, 2015

Premiata Forneria Marconi - Suonare suonare



GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's, il nuovo album dei Bastard Son of Dioniso, "Black and blue" dei Rolling Stones, Maurizio Arcieri e al suo album "prog" del 1973 "Trasparenze", Gianni Morandi e "Il mondo di frutta candita", il terzo album degli Abba, "666"degli Aphrodite's Child, la riscoperta di Gianni Leone in arte Leonero, il secondo album di Gianluca Grignani, Donatella Rettore e il suo "Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide", Alex Britti e "It.Pop", le colonne sonore di Nico Fidenco , il primo album solista dell'e Monkees, Davy Jones, Mike McGear (fratello di Paul McCartney), Joe Perrino, il ritorno di Gino Santercole, l'album del 1969 di Johnny Hallyday con gli Small Faces, ora torniamo i nItalia, nel 1980, a rivalutare un criticatissimo album (della svolta "pop") della PFM.

Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili

Nel 1980 la PFM ha alle spalle un bagaglio di successi e riconoscimenti di spessore mondiale (quattro tour in USA, le esperienze inglesi a fianco dei mostri del prog, i palasport ricolmi di fan entusiasti a fianco di Fabrizio De Andrè, suggellati da due splendidi e vendutissimi live).
La band, coraggiosamente (o solo costretta dal mercato e dal pubblico che ormai stanno cambiando velocemente gusti e indirizzi), decide di svoltare decisamente verso sonorità più facili, più pop, strada già aperta con il precedente “Passpartù” del 1978, uscito per la loro etichetta Zoo Records (che dovette poco dopo chiudere i battenti).
Nel frattempo la storica voce della band, Bernardo Lanzetti, lascia per intraprendere altre strade.
Come già avevano fatto i Genesis la leadership vocale la prende il batterista, Franz Di Cioccio (affiancato da Mussida e Premoli che poco dopo l’uscita delll’album se ne andrà), mentre entra in pianta stabile Lucio Violino Fabbri e Walter Calloni alla batteria nel live.
Criticatissimo all’epoca, sporcato dall’”onta” di lavoro commerciale dai puristi e dai fans storici “Suonare suonare” è invece un ottimo album da rivalutare, in cui la band palesa, come sempre, una tecnica spaventosa, splendidi arrangiamenti che tingono brani pop rock di soluzioni accattivanti, inaspettate, originali.
C’è la tiratissima e divertente “Si può fare”, l’ottima, introduttiva title track che riecheggia Bennato, il commovente rock blues di “Maestro della voce” dedicato a Demetrio Stratos, da poco scomparso, il robusto funk rock che si tinge di sapori mediterranei di “Sogno americano”, la tipica atmosfera Pfm che avevamo apprezzato nei dischi con De Andrè di “Volo a vela” e l’imbarazzante finale di “Tanti auguri” che denota più di ogni altro una delle pecche dell’album ovvero testi spesso approssimativi e faciloni.
Comprensibile lo smarrimento ai tempi ma con il senno di poi un lavoro più che dignitoso.

giovedì, gennaio 08, 2015

I Beatles e il Signore degli Anelli



Tra il 1967 e il 1969 la creatività dei Beatles esplose a 360 gradi, in tutte le direzioni, oltrepassando i confini ristretti della musica.
Dalla Apple Records ai film “Magical Mistery Tour” e “Yellow Submarine”, dalla boutique Apple a mille altri progetti il più delle volte finiti malamente.
Tra questi ultimi l’ipotesi di trasporre in chiave cinematografica l’opera di Tolkien “Il signore degli anelli” su particolare insistenza di John Lennon.

John avrebbe voluto interpretare Gollum, per George c’era il ruolo di Gandalf, Frodo per Paul, Sam per Ringo.
Ma Tolkien pare abbia decisamente rifiutato, nonostante il regista previsto dai Beatles fosse niente meno che Stanley Kubrick (che nell’aprile del 1968 aveva dato alla luce il visionario “2001 Odissea nello spazio”).
Lo stesso Kubrick riteneva il film difficilmente realizzabile a causa dell’immensità dell’opera e declinò l’offerta dei Beatles.

Qualcuno ha fatto risalire l’avversione di Tolkien ai Beatles ad una lettera dl 1964 in cui testualmente dichiarava il suo odio per “radio, Tv, cani, scooters, moto e le auto di qualsiasi tipo che facevano rumore alle 2 di notte”.
Aggiungeva che “in una casa a due passi dalla sua un gruppo musicale di giovani provava a cercare di diventare un BEATLE GROUP. Certi giorni le loro prove finiscono in un rumore indescrivibile”.
Il progetto venne accantonato, poco tempo Tolkien vendette i diritti della sua opera alla United Artists e solo nel 2001, 2002, 2003 la trilogia approdò sul grande schermo per merito del regista Peter Jackson vincendo in totale 17 Oscar.

mercoledì, gennaio 07, 2015

Alessandria 0-2 Santos



ALBERTO GALLETTI ci parla di un'altra GRANDE PARTITA DIMENTICATA.

Il 12 giugno 1968 nell’ambito delle celebrazioni per gli 800 anni della fondazione della città il Santos, leggendaria compagine brasiliana nelle cui fila militava Pelè stella mondiale del calcio 28 anni e all’apice della forma, scese sul terreno del vecchio Stadio Moccagatta di Alessandria per un’amichevole di lusso contro i grigi locali.

Protagonisti della scena calcistica italiana d’anteguerra, gli sportivi alessandrini, rivissero per una sera le antiche glorie degli eroi in maglia grigia che avevano disputato quell’anno un anonimo campionato di Serie C.
Il comitato organizzatore dei festeggiamenti, sostenuto nell’iniziativa dal presidente dell’Alessandria, l’Ing. Remo Sacco, aveva ingaggiato la squadra brasiliana per la discreta cifra di 25 mila dollari, circa quindici milioni di lire al cambio dell’epoca, la metà dello stipendio che il Santos pagava a Pelè e ai suoi compagni più in vista.
Gli ospiti brasiliani trascorsero qualche giorno in città e parteciparono con apprezzabile interesse alle frenetiche vicende cittadine, si intrattennero con la stampa locale e nazionale che fece diventare Alessandria il centro del mondo per un paio di giorni: Pelè raccontò dei tentativi dell’Inter di ingaggiarlo, di come il Santos gli avesse negato il permesso di trasferirsi e degli stipendi brasiliani, un quinto di quelli italiani che costringevano il club a tournèe a pagamento all’estero per rimpinguare le casse societarie e consentivano ai calciatori di arrotondare.

La partita, prevista in notturna attirò sugli spalti oltre 8000 paganti, presenti circa diecimila spettatori contando i soliti portoghesi.
Alessandria in completo blu (colore della fondazione), Santos nel classico completo bianco (la partita cominciò con 15’ di ritardo perché i giocatori brasiliani vollero indossare le maglie a maniche lunghe che erano state lasciate in albergo e dovettero essere precipitosamente recuperate) ed in formazione tipo, capitano dei grigi il grande Ramon Lojacono già con Roma, Fiorentina e Sampdoria, guidava una squadra rinforzata dai prestiti di Rosario Rampanti ala destra del Torino e Bonfanti centrocampista dell’Inter. Partono bene i piemontesi dopo pochi minuti una gran sventola su punizione di Lojacono passa attraverso la barriera, il vecchio Gilmar la vede all’ultimo respinge a mani aperte, la palla rimbalza indietro e l’accorrente Lojacono che non aveva arrestato la corsa viene anticipato di un soffio da un difensore che sventa in angolo, per poco non ci scappa un clamoroso 1-0!

Il Santos dopo una decina di minuti di studio e qualche iniziativa grigia prende a dominare la partita con un possesso palla al piccolo trotto e cambi di passo fulminei con triangoli a gran velocità, il Moccagatta fischia gli attacchi paulisti e sostiene le controffensive della squadra di casa, un paio delle quali impegnarono Gilmar, che resistette e meritatamente andò al riposo sullo 0-0.
Alla ripresa sale in cattedra Pelè, dopo pochi minuti prende palla sulla mediana scarta rapidamente due avversari avanzando verticalmente, chiede triangolo, puntualmente richiuso da Abel, e dal limite fa partite un secco destro, 0-1, dieci minuti più tardi lo stesso Pelè offre a Toninho l’assist per il 2-0 dopo grande giocata.
Il Santos impone la sua maestria fatta di fitte trame di passaggi a gran velocità o a ritmo più lento ma sempre con gran padronanza di palleggio fino al 90°, il pubblico è incantato e applaude questa grande squadra che si muove elegantemente a gran ritmo e che si aggiudica l’incontro con merito, l’Alessandria esce comunque dalla partita a testa alta.
Il pubblico applaude e grida apprezzamento ai giocatori,grande atmosfera di fine partita mentre Pelè scambia la maglia con il capitano Lojacono, la indossa con un gesto di grande cavalleria e se ne esce dal campo tra il tripudio della folla ormai definitivamente conquistata con la maglia numero 10 dell’Alessandria, la sua maglia di quella partita invece, (quella bianca) è esposta al museo dello sport di Milano in Viale Tunisia.
Si racconta che il grande Giacinto Ellena, all’epoca capo degli osservatori del Torino, spedì per scherzo il suo secondo (tenuto all’oscuro dell’avversario) a visionare un giocatore dell’Alessandria proprio per quella partita. Rientrato in Via Filadelfia il fido Lillo Franzetti relazionò il suo capo negativamente circa il giocatore grigio, ma aggiunse che non gli era sembrato male il numero 10 degli avversari in maglia bianca….

Alessandria, 12 giugno 1968
Alessandria:
Storto; Trinchero, Legnare; Gori, Lesca (Eco), Lojacono; Cervio (Bonfanti), Berta. Rampanti, Chinellato (Magistrelli), Bonfanti (Recagni).

Santos:
Gilmar; Turcao, Ramos, Oberdan, Geraldo; Clodoaldo, Lima, Amaury, Toninho, Pelé, Abel.
Arbitro Carminati di Milano
Reti: 48' Pelé, 58' Toninho

lunedì, gennaio 05, 2015

I migliori album del 2015



Come ogni anno da queste parti ci si diverte a stilare un’ipotetica classifica di quelli che saranno/potranno essere i migliori album dell’anno che verrà.

Pratica già fatta, con risultati apprezzabili nel 2011

http://tonyface.blogspot.com/2011/01/i-migliori-album-del-2011.html

2012
http://tonyface.blogspot.it/2012/01/i-migliori-album-del-2012.html

2013
http://tonyface.blogspot.it/2013/01/i-migliori-album-del-2013.html

2014
http://tonyface.blogspot.it/2014/01/i-migliori-album-del-2014.html

Credo che NOEL GALLAGHER potrebbe riservare qualche buona sorpresa (dopo l’incerto esordio solista) con “Chasing yesterday” mentre ancora non è definita la data di uscita per il nuovo PAUL WELLER (pare indirizzato molto verso le radici rhythm and blues) "Saturn's pattern" (nove i brani: White Sky, Saturn’s Pattern, Going My Way, Long Time, Pick It Up, Phoenix, I’m Where I Should Be, In The Car, These City Streets).
GAZ COOMBES, ex leader dei Supergrass, arriva a brevissimo e dai presupposti sembra molto interessante.
Dopo l’anno di sosta discografica, con solo un EP, aspettiamoci il nuovo album dei favolosi STRYPES e quello di MILES KANE.
PJ HARVEY registrerà il nuovo album a breve in diretta all'interno di un'installazione d'arte con tanto di pubblico che può seguire il lavoro da dietro un vetro.
In ambito gerontoiatrico di sicuro un nuovo BOB DYLAN (“Shadows in the night” a marzo) si vocifera di nuovi lavori per, udite udite!,WHO, perfino KINKS, addirittura ROLLING STONES e l’immancabile PAUL MC CARTNEY. Presente anche da febbraio RINGO STARR.
Incuriosisce, se non altro per il titolo, il nuovo dei veterani dell’hardcore punk di Los Angeles, ADOLESCENTS di ritorno con “La vendetta è un piatto che va servito freddo”.
Uscito proprio alla fine del 2014 ma che inserirò nel 2015 è "Black Messiah" di D'ANGELO, puro black sound, molto interessante.
In ambito SOUL ci attendiamo una nuova ondata di bellissime cose, come è ormai consuetudine da un po 'di anni.

In Italia arriveranno i nuovi di LILITH and the SINNERSAINTS, STATUTO, CESARE BASILE, VERDENA (due album)e NO STRANGE (con un progetto particolare).

sabato, gennaio 03, 2015

Il mio 2015



All'inizio dell'anno si buttano lì anche due o tre progetti in cantiere.

A metà febbraio esce la biografia su PAUL WELLER: L'UOMO CANGIANTE, Paul Weller: The Modfather a cui ho lavorato parecchio, dopo il brutto tiro subìto da chi doveva condividere il progetto con me.
Acqua passata, per fortuna.
Pubblica VoloLibero Edizioni e da fine febbraio iniziano le presentazioni, alcune (molte?) delle quali in coppia con ALEX LOGGIA degli STATUTO che reinterpreterà brani di Jam, Style Council e Paul alla chitarra e voce (con magari un intervento alla batteria/percussioni del sottoscritto). A breve le date.

Inizia anche un altro libro, che vedrà la luce nel 2016 in concomitanza con le Olimpiadi di Rio. Più in là maggiori dettagli.

A marzo sarà invece la volta del nuovo album di LILITH AND THE SINNERSAINTS per Alphasouth (distribuito Audioglobe).
12 brani di esclusiva nostra composizione, 10 in italiano, due in dialetto e un'evoluzione/spostamento rispetto al solito. E' il terzo album della band, il quinto della carriera solista di LILITH.

Proseguirà la collaborazione con il mensile CLASSIC ROCK che mi ha onorato della richiesta di fare parte dello staff.

Ci sono anche altri lavori in progress ma il blog ne darà puntuale notizia, per chi è interessato.

venerdì, gennaio 02, 2015

Statistiche 2014



Un po’ di consuete statistiche per il BLOG.
Accessi diminuiti: blog mezzo di comunicazione ormai obsoleto e discussioni relative agli argomenti proposti che si sviluppano direttamente su Facebook (dove finalmente il blog ha ritrovato la possibilità di linkarsi).
Ma scrivere su queste pagine è comunque motivo di costante ricerca e conoscenza, i vostri commenti di integrazione e approfondimento agli argomenti affrontati.

120.500 accessi al blog nel 2013 (con il record assoluto mensile di 11.066 a marzo 2014) per leggere e commentare i 366 post dell’anno. Lo scorso anno furono 139.482 (144.211 nel 2012, 105.973 nel 2011).
Una media di circa 330 accessi quotidiani (con picchi il lunedì e minimi nel weekend. Rispetto allo scorso anno persi circa 45 accesi al giorno).
Attualmente dalla sua nascita, 10 anni fa, gli accessi sono 752.000 circa e le pagine viste 1.500.000.
Un ringraziamento a tutti i collaboratori che hanno contribuito con i loro scritti (e che invito a continuare, estendendo la proposta anche a nuovi aiutanti), alle decine di commentatori abituali che rendono vivo e frizzante questo blog, a quelli che si “limitano” a leggere, a tutti i nuovi arrivati da queste parti

giovedì, gennaio 01, 2015

Il mio 2014

Mi sia permesso un veloce sguardo al 2014 appena trascorso, attraverso una serie di eventi che hanno riguardato l'intestatario del presente blog. A partire dai 10 anni festeggiati dal blog il 3 dicembre (era il 2004 quando inaugurò con questo primo post:
http://tonyface.blogspot.it/2004/12/anyway-anyhow-anywhere-pete-townshend.html.)

A livello musicale con Lilith and the Sinnersaints siamo tornati due volte in studio per registrare la colonna sonora della serie TV "Nero" (in onda dal prossimo gennaio/febbraio) e il nuovo album, in uscita ai primi di marzo 2015 e che sarà corredato da una lunga serie di date (a breve il dettaglio ma saremo a Piacenza, Pavia, Alessandria, Bologna, Cremona, Cagliari, Milano, La Spezia, Genova e in tanti altri posti, Sicilia inclusa, pare).
Nel 2014 abbiamo suonato abbastanza con momenti interessanti prima di Lene Lovich al Lilith Festival di Genova, di Lisa and the Lips a La Spezia e al Festival Tendenze di Piacenza.



Con Alberto Galletti siamo tornati un po' in giro ancora con "Rock n Goal", mentre a febbraio VoloLibero edizioni ha pubblicato Statuto/30 la mia biografia sugli STATUTO, anch'essa presentata spesso.
E' iniziata la mia collaborazione al mensile Classic Rock.



Ho organizzato un paio di cosette a Piacenza (al "Melville" si S.Nicolò con Cristiano Godano/Giancarlo Onorato e Federico Fiumani) e visto ottimi concerti, dai già citati Lene Lovich e Lisa and the Lips a Excitements, Michel Camilo, Cut, Nine Below Zero e Patti Smith.



In fremente attesa del 2015 e nella speranza di essere tra un anno ancora qui a raccontarcela.

mercoledì, dicembre 31, 2014

I migliori libri del 2014



Un elenco dei libri letti quest'anno con alcuni consigli a mio parere davvero meritevoli.

MUSICA E DINTORNI
1)
ELISA RUSSO - Uomini
“Uomini” è un fantastico libro scritto splendidamente da Elisa Russo che raccoglie le diretta testimonianze di un’epoca unica e irripetibile, infuocata e travolgente come quella che si visse a Milano e dintorni negli anni 90. In primo piano la storia dei Ritmo Tribale, tra le band più rappresentative del periodo e le successive incarnazioni in No Guru e nell’esperienza solista di Edda ma sullo sfondo corre, quasi protagonista una storia che pulsa dei racconti di personaggi come Manuel Agnelli, Morgan, il Leocavallo e il Jungle Studio, la scena indie che esce dalle cantine, approda alle major e ne viene divorata, digerita e abbandonata a pezzi.
Il racconto è spesso estremamente spietato, non ci sono reticenze, mezze parole o malcelati sotto intesi. L’ascesa e la rovinosa caduta della band (e di alcuni suoi componenti) è tutta in queste pagine, crude e dirette come lo era il sound dei Ritmo Tribale. Uno scritto basilare ed essenziale per chi ha vissuto quei tempi allo stesso modo per chi non c’era e vuole conoscere una realtà di tanti anni fa ma che continua a pulsare in queste righe.

2)
CLAUDIO PESCETELLI - Lo stivale è marcio
Formidabile ricostruzione in quasi 300 pagine (corredate da foto, decine di testimonianze dirette, discografie, dati di tutti i tipi) dei primissimi pionieristici approcci del punk in Italia, dal 1977 al 1980. Con certosina cura e una scrittura eccellente, precisa, limpida, con una perfetta e colta inquadratura nel clima dell’epoca Pescetelli si addentra nella caotica “scena” dei tempi tra tentativi maldestri ma sinceri e pieni di “attitudine” dei primi punks nostrani. Ne parleremo più diffusamente. Allegato un Cd con rarissime testimonianze sonore.

3)
GIANPIERO CAPRA - STEPHANIA GIACOBONE - Come macchine impazzite
Ci sono storie, spezzoni di vita, sensazioni, Bagliori accecanti, in tutti Quegli anni importanti, in cui con gli Occhi sbarrati si è andati avanti grazie alla Forza del sogno.
Sono storie che è difficile raccontare, tanto più riuscire a renderne la forza, lo spessore, tanto più fare sentire quell'Irreale realtà che li ha permeati in ogni secondo.
Ogni secondo bruciato, vissuto in tutta la sua totalità, in una frenesia di vivere, senza Nessuno schema. Alla fine c'è chi ha vinto e chi ha perso ma sicuramente la nostra vita ne è stata indelebilmente segnata e, con un pizzico di orgoglio, ha segnato allo stesso modo anche quello di altri.
Parlo al plurale perchè mi sono riconosciuto tantissimo in ogni riga di questo SPLENDIDO lavoro di Gianpiero Capra e Stephania Giacobone. E' la storia dei KINA, uno dei più importanti gruppi PUNK della scena italiana, ma non solo, attraverso i racconti di Gianpiero (che ne fu uno dei principali artefici) e di Stephania (che dai Kina ha tratto linfa vitale per scoprire una nuova visione del mondo e sua volta provare a cambiarlo). Sono testimonianze e racconti profondissimi, toccanti, talvolta duri.
Le vittorie si mischiano alle sconfitte, momenti epici e splendidi all'amarezza delle cadute, dell'incomprensione, dei giudizi stupidi e ingenerosi.
Ci sono anche i contributi degli altri protagonisti dell'epopea KINA (e della magnifica esperienza dell'etichetta/distribuzione BLU BUS - quanti dischi scambiati con l'amico fraterno Sergio Milani).
Il racconto è diretto, senza metafore o giri di parole e alla fine "il fuoco dentro" si rialimenta di rabbia, furore, di Irreale irrealtà, perchè non si è mai spento e mai si spegnerà.

4)
LUCA LOCATI LUCIANI Crisco disco
Un libro sorprendente per precisione, ricercatezza e completezza quasi chirurgica sulle connessioni tra la scena disco e la cultura gay in cui si analizza la nascita della disco music a pari passo della rivendicazione dei diritti dei gay.
Uno stimolante elenco di brani, dischi, artisti che fa da sfondo alla nascita dei primi locali gay friendly, poi le discoteche, le canzoni più o meno esplicitamente dedicate, gli artisti più o meno palesemente omosessuali.
Interessantissima la parte sulla nascita dei primi DJ in Italia tra la fine dei 60’s e i primi 70’s, i primi passi del movimento gay all’interno delle lotte politiche dei 70’s nostrani e vari interventi e interviste di protagonisti del night clubbing tricolore.

5)
JOYELLO TRIOLO - Dentro questi specchi
Fausto Rossi / Faust’O è stato tra i musicisti più innovativi della scena musicale italiana.
Solo una ristretta nicchia di appassionati ne ha riconosciuto il reale valore artistico, il ruolo di pioniere in ambito new wave alla fine degli anni 70 con album come “Suicidio”, “J’accuse amore mio”, l'elettronico avanguardista “Out now”.
La carriera è poi proseguita nell’ombra senza più trovare la ribalta degli inizi anche a casa di un carattere che definire “spigoloso” è un eufemismo. Il “nostro” Joyello Triolo ripercorre in “Dentro questi specchi” la carriera, dai classici titubanti esordi in cantina all’approdo alla CGD, attraverso la discografia minuziosamente commentata.
Il tutto con la consueta capacità e competenza di Joyello di cogliere l’essenza della proposta artistica che riesce a travalicare l’impulso naturale del fan.
Libro agile, veloce ed essenziale per (ri)scoprire un personaggio essenziale della scena musicale italiana.
Allegato il QRCode per un album tributo a Rossi con la partecipazione tra gli altri di Umberto Palazzo, Roulette Cinese, Humpty Dumpty, lo stesso Joyello, Egokid e tanti altri.

5)
DANIELE PALETTA - Stelle deboli - La storia di Sid Vicious e Nancy Spungen
Un veloce e agile excursus sulla breve e tormentatissima vita di Sid e Nancy, spogliata dell’aura mitologica che ha sempre accompagnato la coppia “maledetta del punk”.
Una storia in realtà squallida e tristissima, finita nel peggiore dei modi (apparentemente nell’unica maniera possibile, considerati i soggetti). Spietati i giudizi degli ex amici (da John Lydon a Chrissie Hynde).

5)
VANNI NERI - Poptones
DJ, agitatore culturale, profondo conoscitore della scena punk new wave, Vanni Neri, dà alle stampe l'interessantissimo "Poptones"dedicato alla carriera dei PUBLIC IMAGE di JOHN LYDON.
C'è la storia , spesso complicata ed intricata tra cambi di formazione, licenziamenti, provocazioni di ogni genere, della band, le dichiarazioni, stralci di interviste e il Lydon pensiero.
Il tutto scritto con la passione del fan e la cura certosina della ricerca dei minimi particolari.
Belle le foto e essenziale la discografia completa oltre al minuzioso elenco di tutti i concerti.
Stampato in tiratura limitata in un mini box di metallo in stile "Metal box" è ora disponibile in e-book.

Letto anche:
STEVEN BLUSH - American hardcore
“American Hardcore”, pubblicato nel 2001 dal giornalista e protagonista della scena degli 80’s, Steven Blush, ripercorre nei dettagli più sconosciuti la storia della prima ondata hardcore punk americana (1980/1986) attraverso la storia dei gruppi (città per città) e le parole dei protagonisti.
E’ un viaggio affascinante e coinvolgente e che fa rivivere una scena (molto prolifica e artisticamente validissima anche qui in Italia) unica e assolutamente inimitabile.
Il tutto corredato da una discografia dettagliatissima e completa.
Il libro è stato stampato in italiano da Shake con il titolo di “American punk hardcore - Una storia tribale “.
Bibbia Definitiva sull’hardcore americano.

JOHN REED - Paul Weller - My ever changing moods

ALTRE LETTURE

1)
MARCELO FIGUERAS - Kamchatka
Libro POTENTISSIMO ambientato nella tragedia dell'Argentina dittatoriale dei desaparecidos, vissuta con gli occhi disincantati di un bambino dalla fervida immaginazione e dall'innocenza ancora intatta, in una sorta di "La vita è bella".
La scrittura è leggera, veloce, facile, solare, contrapponendosi all'angoscia dei genitori del protagonista in fuga dalla polizia militare.Forte e commovente, grande libro.

2)
MILTON FERNANDEZ - Sua maestà il calcio
Un libro bellissimo.
Si parla di calcio visto dal Sud America, brevi storie, aneddoti incredibili sparsi nelle serie minori di Uruguay o Brasile o Argentina, disseppelite dall’oblìo e che restituiscono, ognuna, la vera anima che possiede il CALCIO.
Si parla di El Loco Martinez, del Gordo Urrutìa ma anche di Yashin o di Bielsa che affronta i tifosi inferociti davanti a casa con una bomba a mano, di Moacir Barbosa l’incolpevole portiere brasiliano che prese due gol nella finale del 1950 con l’Uruguay e che morì triste e povero con la gente che lo indicava come “l’uomo che aveva fatto piangere il suo paese”.
Ma ci sono anche la Dinamo Kiev che nell’Ucraina occupata del 1942 spazzò via le migliori squadre naziste prima di venire tutti mandati in campo di concentramento e l’ipotetica Nazionale Zingara ovvero i giocatori di origine zingara: Cristiano Ronaldo Che l'autore attribuisce al gruppo dei Kalè ma di cui non ho trovato alcun riscontro), Pirlo, Ibrahimovic, Cantona, Stoichkov, Mihalovic, Cantona, Baros, Van der Vaart, Quaresma e un’infinità di campioni rumeni...mica male...
Il libro si legge in un baleno tanto è bello, lieve e godibile.
Consigliatissimo anche per chi non mastica sempre di calcio.

3)
DAVIDE SAPIENZA - Camminando
L'arte antica, primordiale ma altrettanto moderna e futuristica del CAMMINARE.
In lande lontane, ai confini con il mondo, tra vette silenti ma anche dietro casa o addirittura (capitolo bellissimo e sorprendente) da un capo all'altro di Milano.
Scoprire il respiro del mondo, il battito dell'universo.
Camminare per mettersi in viaggio verso .... verso luoghi che possiamo scoprire solo noi, uno diverso per ognuno di noi, per la sensibilità personale di me, di te, di voi.v Gran bel libro questo di Davide per chi sa camminare.
Per chi ha deciso di mettersi in viaggio.
Per chi è invece ancora indeciso un buon incentivo per caricarsi in spalla le proprie cose e compiere il primo passo.

4)
ROBERTO FONTARROSA - L’ Area 18
Famoso vignettista e umorista argentino, scomparso da qualche anno, alle prese con uno spassoso romanzo che con il tipico tratto sudamericano narra di un’immaginaria partita all’ultimo sangue (letteralmente) giocata nel cratere di un vulcano (spento ma non troppo) in Congodia contro gli agguerritissimi locali. Ne nasce un thriller calcistico, pieno di colpi di scena e di prese in giro per il fanatismo pallonaro. Divertente e piacevole.

5)
MILITANT A - Soli contro tutti
Un appassionante incontro/scontro, un cammino di lotta, di una scuola che si batte contro lo “stragismo” della Gelmini che cancella anni di conquiste, a fianco di un campo Rom che manda alcuni dei suoi figli alla stessa scuola tra sgomberi, diffidenze, soprusi. A tratti prolisso e poco scorrevole ma alla fine un buon libro.

LETTO INOLTRE

GUERRA e PACE di Tolstoj
MARGUERITE YOURCENAR - Le memorie di Adriano
ANTONIO TABUCCHI - Sostiene Pereira
JOHN KING - Skinheads
CHRISTIAN DE SICA - Figlio di papà
CARLO VERDONE - La casa sotto i portici
GIAN GILBERTO MONTI - L’amore che fa boum
JOHNATHAN TROPPER - Tutto può cambiare
LUIS SEPULVEDA - Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
PRIMO LEVI - Se questo è un uomo
PRIMO LEVI - La tregua
SHLOMO VENEZIA - Sonderkommando Auschwitz
GABRIELE FINOTTI - La chiesa senza tetto, 35 sogni a Lisbona
MARCO ALBINO FERRARI - Le prime albe del mondo
Io sono Geronimo
MARCO BAGOZZI - Vincere con Gengis Khan, Lo sport in Mongolia fra tradizione, cultura e politica
MARCO BAGOZZI - Patria, Popolo e Medaglie
CIRO CACCIOLA - L’internazionale juke box del caffè
RICHARD BACH - Il gabbiano Jonathan Livingston
ERRI DE LUCA - Storia di Irene
JOHN KENNEDY TOOL - Una band di idioti
STEFANO IACHETTI - Asia Argento: la strega rossa

ANDRE AGASSI - Open
Uno dei migliori libri di sport mai letti. Agassi, uno dei grandi della storia del tennis, narra della sua complessa vicenda sportiva, i trionfi e le cadute, senza peli sulla lingua, rivelando aspetti inediti (l’uso di droghe e di alcool etc, le imposizioni crudeli del padre etc) ma, soprattutto, raccontando, riuscendo a trasmettere una tensione incredibile, di partite giocate fino all’ultimo colpo. E ti sembra di essere lì, con lui, con il fiato sospeso, in attesa della battuta dell’avversario. Consigliatissimo.

martedì, dicembre 30, 2014

I migliori dischi italiani del 2014



L’Italia musicale continua ad esprimere eccellenze e dischi interessantissimi chw abitualmente seguiamo e segnaliamo il più possibile da queste parti.
L’elenco che segue è, ovviamente, lo specchio delle mie preferenze ma soprattutto tiene conto dei dischi che ho ascoltato di più e con più piacere (cercando di distribuire la lista in funzione dell'ampiezza di generi).


Guardando indietro nel 2007 c'erano ai vertici Statuto e Temponauts, nel 2008 Assalti Frontali, nel 2009 Julie's Haircut, Edda e Teatro degli Orrori, nel 2010 June e Statuto, nel 2011 Verdena, Peawees, Enrico Brizzi, Dellera, Paolo Apollo Negri, Statuto, nel 2012 An Apple Day, Barbacans, Julie’s Haircut, nel 2013 Julie's Haircut, Statuto, Raphael Gualazzi, Cesare Basile, Giuda.

Per ulteriori suggerimenti vi rimando al “Meglio di ogni mese” con abbondanza di altri titoli che ho segnalato.

1)
EDDA - Stavolta come mi ammazzerai?
Il nuovo album di EDDA è ENORME.
Perchè è durissimo pur essendo spesso melodico e arrangiato ma impressiona (direi che spesso SPAVENTA) per quanto è crudo, diretto, spietato. Soprattutto è DIVERSO DA TUTTO.
Non capita ormai quasi più....

2) EUGENIO FINARDI - Fibrillante
Un ritorno duro, in cui Finardi impugna i problemi quotidiani con il piglio battagliero di sempre, sferza, picchia forte e diretto.
In ogni brano c’è un’attualità spiazzante, storie quotidiane, disoccupazione, liberismo che uccide, separazioni, il tutto coronato da un sound moderno e fresco, rock cantautorale di primissima qualità, espliciti riferimenti sonori agli esordi ma espresso con una maturità, un piglio autorevole di chi ha fatto la storia e si ripresenta a muso duro, senza paura e con una classe comune a pochi.
Disco commovente, che prende alla gola e mette in un colpo solo in riga migliaia di arroganti “nuove leve” .

3) BOLOGNA VIOLENTA - Uno Bianca
Un tremendo “concept” sulle tragiche vicende della “Banda della Uno Bianca” (i 27 brani hanno come titolo, con l’eccezione del conclusivo, orchestrale, drammatico, “Rimini: suicidio Giuliano Savi” - padre dei tre fratelli protagonisti della luttuosa storia -, le date e relativi crimini della banda) che disseminò di morti e feriti, tra la fine degli anni 80 e gli inizi dei 90, l’Emilia Romagna.
Nicola Manzan alias Bologna Violenta realizza un’ipotetica colonna sonora alle vicende (interamente strumentale) a base di un assalto sonoro techno grind con break orchestrali e corredo di rumori ambientali. Non si pensi ad un incedere caotico e scomposto.
I brani sono rigorosi, austeri, composti ed eseguiti con meticolosa precisione (allo stesso modo in cui lo erano le azioni della banda).
La violenza estrema e paradossale della musica è il perfetto quanto devastante commento sonoro all’altrettanto estrema brutalità della sconvolgente storia. Musica classica contemporanea.

4)
BASTARD SONS OF DIONISO - s/t
Si proprio loro, i ragazzi(ni) di X-Factor.
I brani sono 10, tutti suonati in modo impressionante, con grande inventiva, gusto, pulizia, suoni eccellenti, melodie e arrangiamenti vocali che è raro ascoltare in Italia. Un album tutto da scoprire, un gruppo da apprezzare.

5) STEEPLEJACK - Dream market radio
All’attivo un solo album nel 1988, "Pow Wow" e il mini LP "Serena Maboose", del 1987.
Dopo tanto tempo il ritorno con addirittura un doppio album con 15 canzoni divise in quattro "capitoli" che sanciscono i contorni di un lavoro complesso, estremamente vario, in cui Maurizio Curadi, da sempre anima e mente del gruppo, spazia in un universo psichedelico che assimila e centrifuga Pink Floyd, psichedelia, folk, cavalcate acide, roots music, blues e tantissimo altro tra chitarre fluttuanti e lisergiche, atmosfere sognanti e brusche e distorte accelerazioni.
"Dream Market Radio" è uno dei dischi più maturi e “avanti” attualmente in circolazione, capolavoro assoluto della musica nostrana.

5)
NO STRANGE - Armonia vivente tra analogie e contrasti
I NO STRANGE, dopo trent’anni di attività, in "Armonia vivente tra analogie e contrasti" abbracciano nel modo migliore, soprattutto unico, tutto l’immenso bagaglio della tradizione musicale italiana e mediterranea, assorbendo la lezione cosmica che arriva dagli anni 70 tedeschi e dai tardo 60’s americani e inglesi ma inserendo anche lontani echi medievali, barocchi, orientali, canti gregoriani, tradizione popolare.
Il suono dei NO STRANGE è unico e il formato doppio del nuovo album non è solo un coraggioso schiaffo ad una assurda modernità che brucia e consuma tutto in un attimo ma un’esigenza di espressione creativa per contenere tutto lo scibile sonoro del gruppo torinese. Venti i brani che alternano momenti onirici, lunghi brani di una dozzina di minuti, raga rock, ballate psichedeliche di chiaro stampo tardo 60‘s, echi dei Pink Floyd.
Ad “Armonia vivente” è allegato un secondo CD con quattro brani tratti da un demo del 1983 e due live recenti.
Un album complesso, particolarmente difficile e ostico per un ascolto convenzionale, cosa che i No Strange non sono e non sono mai stati. Un album unico e inimitabile.

5)
COMPLESSO GLI ILLUMINATI - Lumen gentium
Il quartetto romano riprende la tradizione 60's del beat con testi a forte impostazione cristiano/cattolica con nessuna ironia o dissacrazione, ma un’impronta filologica e rispettosa, tra freakbeat, proto hard, accenni addirittura prog, ultimi Yardbirds, Creation. Album divertente ed eccellente.

8)
JANE J’s CLAN - Enough is enough
Da Milano, guidati dalla voce nerissima di Jane Jeresa, l’album d’esordio di una fantastica soul funk band (ex B.E.S.T.) tra classici dignitosamente rivistati come “Can I get a witness”, “If I could only be sure”, “Rocksteady” e l’immortale “I just wanna make love to you” e una manciata di brani autografi di grande levatura.
La voce di Jane troneggia su una base di batteria, piano e basso che non lascia tregua.

9)
GLI AVVOLTOI - Amagama
Trent’anni di storia attraverso i meandri del beat italiano (primissimi a riscoprirlo) ma non solo. La band di Moreno Spirogi ha esplorato più volte altre stanze musicali spingendosi anche nel cantautorato più colto, toccando addirittura certe forme di prog.
Sempre con una forte vena ironica e sarcastica a condire il tutto.
Il nuovo “Amalgama” sintetizza al meglio tutte le varie incarnazioni della band tenendo ben salde le radici nel beat italiano ma citando i Rolling Stones più psichedelici (“Come puoi”) o addirittura i Clash di “London calling” che fanno capolino in “Solo un nome”. Ma c’è anche il garage beat in “Storia di una notte” e “Federica”, atmosfere che furono care ai primi gruppi psych prog nei primi 70’s (vedi “Uomini fantastici” e “Isabel”), il blues in “Eh eh ah ah”.
Un album caleidoscopico, delizioso, divertente, che continua a testimoniare quanto sia importante un gruppo come gli Avvoltoi in Italia.

10)
ELLI DE MON -s/t
Viene da Vicenza e ha inciso un ottimo album a base di BLUES minimale, voce/chitarra/cassa della batteria, con piglio punk, un pizzico di anima rock n roll, tanta slide, dobro, e un raga blues con tanto di sitar.

10)
CONFUSIONAL QUARTET - Play Demetrio Stratos Coraggioso e temerario progetto della storica band bolognese che utilizza alcune registrazioni vocali di Demetrio Stratos, storica voce degli Area, sperimentatore, avanguardista. per costruire un album che ne modernizza il messaggio senza tempo. Tutto intorno funk (no) wave impazzito, fusion estrema, sperimentazione, improvvisazione. Un album particolare, colto, insolito, unico.

INOLTRE

STIV CANTARELLI and the SILENT STRANGERS - Banks of the lea
Attiva dal 1999, passata attraverso migliaia di chilometri in tour tra Italia, Europa e States, la band di Stiv Cantarelli, conferma con il nuovo album una caratura internazionale ed un livello qualitativo comune a pochi altri nomi in circolazione.
Il sound è grezzo, rude, pesca nell'immenso patrimonio blues e delle radici sonore americane ma con un piglio proto punk che fu caro a bands come gli Stooges e gli Mc5 ma che attinge anche dalla dimenticata, folle, estrema, esperienza di Cpt Beefheart. Ma non devono stupire anche riferimenti al Bob Dylan più diretto o al Nick Cave targato Grinderman.
Le 10 canzoni sono frenetiche, urgenti, immediate, arroganti come in un album dei Rolling Stones dei 70's. Consigliatissimo.

WU MING CONTINGENT - Bioscop
I Wu Ming proseguono il percorso che fu già di ENRICO BRIZZI e YUGUERRA nel 2011 con “La vita quotidiana in Italia”. Duro sound, ipnotico e ossessivo che unisce post punk, la new wave più abrasiva (dalle parti dei PIL e Massimo Volume) su cui si parla di alcuni personaggi “minori” ma altamente iconici (dal calciatore Socrates allo scrittore Peter Kolosimo) fino alla rilettura moderna di “Revolution will not be televised” di Gil Scott Heron.

PETER SELLER AND THE HOLLYWOOD PARTY - In the city
Graditissimo e travolgente ritorno della psych band milanese che dopo due ottimi album nel 1987 e nel 1989 avevano abbandonato la scena nel 91. Il nuovo ep propone 4 brani in cui spicca la title track, assalto ritmico dominato da un basso di stampo Joy Division e un ipnotico ritornello a cui fanno da contro altare la delicata ballata pink floydiana “The words and the smiles” e la successiva rarefatta psichedelia moderna di “I’m bored” prima che un remix ambient dela title track chiuda il breve ma affascinante ritorno.

THE SOUL SAILOR & THE FUCKERS - "Multicolour brain!"

Si viaggia in territori multicolore tra i primi Primal Scream, un po' del Weller solista mid 90's, gli ultimi Supergrass, i tutto con una abbondante spolverata beatlesiana tardo 60's.
Notevole e 100% made in Italy.

RUDE AND THE LICKSHOTS - Lickshots
Grande album di reggae/ska/soul/Clash/rude sound !
"Lickshots" riprende tra gli altri in chiave "Rocky Roberts" (!) il classico "Feccia" dei Ghetto 84 storica band di Rude, "They harder they come" (in spagnolo), "I fought the law" in chiave ska e questa grande "All you fascist bound to lose" di Woody Guthrie.

NADA - Occupo poco spazio E’ da anni che Nada si è addentrata nei meandri della ricerca sonora, abbracciando sonorità spesso aspre che poco concedono al facile ascolto, affiancata di volta in volta da alcuni dei nomi più creativi della scena “alt” italiana. “Occupo poco spazio” prosegue in questa direzione con brani duri, con chitarre acide in evidenza, puntellate da sapienti arrangiamenti d’archi su cui si adagiano testi altrettanto ruvidi e l’inconfondibile voce di Nada a tessere le fila dell’album. Un album, ancora una volta coraggioso, diretto, privo di compromessi, personale e dallo stile immediatamente riconoscibile. Una particolarità comune a pochi.

LINK QUARTET + MISS MODUS - Hotel constellation
Poderosa dimostrazione di forza compositiva che fa compiere al Link Quartet un prodigioso passo avanti rispetto al “solito” soul funk strumentale
Synth 70‘s funk, soul, space funk, lounge beat, hammond beat hendrixiano di “Stop calling” e “Barbarella”, un album in grado di far compiere al Link Quartet il salto decisivo al di fuori del consueto ambito 60's oriented verso orizzonti ben più ampi.

PAOLO APOLLO NEGRI - Hello world
Sarebbe riduttivo porre Paolo Apollo Negri nel pur onorevole e valoroso ma ristretto ambito dei migliori suonatori di Hammond italiani e non solo. I suoi orizzonti sono da tempo enormemente più ampi e spaziano ormai tranquillamente in ogni contesto riconducibile all’uso della tastiera (da quella vintage a quella più moderna).
La lunga esperienza con il Link Quartet, l’incalcolabile numero di collaborazioni ma soprattutto le precedenti tre opere soliste lo hanno dimostrato senza ombra di dubbio.
Nel nuovo “Hello world!” il limite si sposta ancora più in là.
Non più il consueto intreccio di collaborazioni da ogni parte del mondo ma una solida band in studio che comprende anche Mario Percudani (chitarra), Paolo Botteschi (batterista) e Edoardo Giovanelli (basso) con la quale addentrarsi in complesse elaborazioni fusion jazz rock in cui fare grande sfoggio di perizia tecnica ed espressiva ma che non dimentica le origini funk soul negli unici due brani cantati, “Teenie tiny cameras” con Bob Harris e “Gumbo funk” con Noel McKoy.
I riferimenti sono i più disparati, dal classico funk rock dei primi 70’s al jazz rock degli Azymuth o addirittura Weather Report. Un album di non facile fruizione ma che guarda molto lontano, come si compete al profilo di Paolo.

VALLANZASKA - Thegenerazione
Tornano i paladini dello ska milanese anche se è da tempo che i loro sound spazia in genere affini e non solo mischiando, sovrapponendo, contaminando a più non posso. Come in queste nuove 13 canzoni in cui ska, rocksteady e reggae la fanno sempre da padroni ma in cui non si disdegnano sferzate rock a base di imperiose schitarrate.
Su tutto i consueti testi, come sempre divertenti, agrodolci, sferzanti oltre al commovente omaggio alla tragedia dell’Olocausto in “Lettera”.

GUIGNOL - Ore piccole
Al quinto album i milanesi Guignol compiono l’ennesimo passo avanti verso una sempre maggior personalizzazione del proprio sound, realizzando il migliore episodio della lunga carriera che dura ormai da 15 anni.
I 10 brani sono registrati, prodotti e registrati benissimo ed esaltano l’originale mistura di atmosfere care a Nick Cave, rock n roll, canzone d’autore italiana (da Endrigo, Tenco, De Andrè, vedi “Un pezzo alla volta” o la conclusiva “Le consegne”, alle atmosfere meno furiose del Teatro degli Orrori), sonorità che sarebbero care a Tarantino (“Certe cose”) o alle recenti esperienze di Mark Lanegan (“Tappezzeria” che “ruba” il riff agli Stones o “Staremo bene” che invece cita i primi Roxy Music).
Una nota particolare ai curatissimi ed efficaci testi, dall’aura metropolitana, spesso duri e aspri, romanticamente malinconici.

STEFANO GIACCONE - Aria di festa
Cantautore da sempre sulla strada, dai Franti ai Kina, Environs, Howth Castle, Orsi Lucille, La Banda di Tirofisso a mille altre esperienze anche in ambito teatrale.
Il nuovo album “Aria di festa”, in chiave prevalentemente semi acustica, mantiene la rabbiosa urgenza di sempre pur se filtrata attraverso una poetica sempre più riflessiva.
Ma le parole, i concetti, rimangono pungenti, appartenenti ad una tradizione musicale colta e profonda, quella dei Woody Guthrie, dei De Andrè, dei Phil Ochs, ma che assimila elementi preziosi del cantautorato moderno, da PJHarvey a Nick Cave.

PHILOS - Interno 3
Al terzo album i toscani PHILOS (precedentemente attivi con il nome Philomankind e maggiormente orientati verso un sound di estrazione psichedelica 60’s) compiono un enorme balzo in avanti.
Prodotti da Vittorio De Scalzi dei New Trolls conservano l’approccio con melodie beatlesiane (irresistibile il beat di “Ambaradan”) ma a cui aggiungono un pizzico di prog e abbondanti dosi di pop tipicamente italiano e di canzone d’autore.
Un album delizioso.

NIGGARADIO - ‘Na storia
Sound personalissimo per i siciliani Niggaradio che mischiano suggestioni della tradizione insulare con un torrido e rauco blues che pesca da John Lee Hooker a RL Burnside, passando attraverso funk e suggestioni alla Black Key, scacciapensieri, mandolino, dialetto siciliano. Originalissimi, convincenti, duri e puri.

HIKOBUSHA - Disordini
Giunge al terzo album l'ambizioso progetto degli HIKOBUSHA. Il quartetto, alle soglie di una carriera decennale, riesce nell'ardito obiettivo di coniugare la poetica teatrale di un personaggio come Giorgio Gaber (citato tra le principali fonti di ispirazione) con lo sguardo avanguardista di nomi come Tom Waits, Nick Cave (non a caso nell'album è ospite l'ex Bad Seeds Hugo Race), Mark Lanegan e sonorità che alternano un approccio "rock" con sguardi all'elettronica e al trip hop. In mezzo frammenti parlati in loop ad accompagnare brani avvolgenti che rimandano alla new wave italiana dei prima Litfiba e dei Neon o ai Depeche Mode e Subsonica.
Un lavoro estremamente originale, una gamma di stili ampia, un respiro internazionale grazie anche ad una produzione raffinata, curata e piena di stile.

LINDA SUTTI - Wild skies
Linda Sutti ha alle spalle una signora carriera fatta di concerti, album (già due) e una “pericolosa” frequentazione con la musica del diavolo, il blues, da sempre al suo fianco fin dagli esordi con i Blues Trigger.
E di blues ce n’è tanto anche in questa prima esperienza ad alto livello, con la tedesca Cable Car Records. Ma è un blues perfettamente amalgamato con la classe e la raffinatezza di arrangiamenti superbi curati da Heinrik Freischlader, “anima gemella” artistica in “Wild skies” e di uno spessore compositivo che va ben al di là della classica concezione che si ha del genere.
Siamo dalla parti di Suzanne Vega, Norah Jones, Fiona Apple, Rickie Lee Jones, Michelle Shocked, Ani Di Franco ma con un piglio personale, una voce forte e sicura (e un inglese impeccabile !) e influenze che si addentrano in pop, nel 70s’ folk (“For the thrill”), rock, blues rock (l’impetuosa, cattiva, “Down on the road”), perfino reggae nell’introduttiva, splendida “Hurry”.

SINGOLI

SICK ROSE - Live in studio EP
I Sick Rose rinnovano la collaborazione con Dom Mariani (DM3 – Stems) che già aveva curato la produzione artistica degli ultimi due album della band torinese ('Blastin' Out' e 'No Need for Speed') che stavolta compare in veste di musicista e seconda voce. Interamente registrato dal vivo in studio l’Ep va alla scoperta di oscure ed entusiasmanti gemme power pop perdute negli anni ’70 ‘n giro per il mondo.
“Get your mind up” è uno stupendo brano tratto da un strepitoso album che nel 1970 i sudafricani The Flame realizzarono per l’etichetta dei Beach Boys (band nella quale due di loro, Blondie Chaplin e Ricky Fataar, confluiranno a breve) a cui segue “Girl on a train” degli sconosciutissimi Liverpool Echo a cui i Sick Rose danno una carica garage beat che riporta alla mente la verve che fu degli indimenticabili Prisoners.
“Lover come back to me' degli Hudson Brothers e l’incredibile melodia del ritornello di “(My girl) Mary Anne”, rivitalizzata e resa ancora più energica e travolgente, dei Spongetones chiudono un lavoro (rigorosamente e giustamente in vinile) che non si può fare a meno di rimettere in continuazione sul piatto del giradischi.

STATUTO - Come Fonzie / In fabbrica
45 giri in tiratura limitata di 300 copie con il travolgente, tipico, Statuto-sound di "Ci pensa Fonzie"(respinto alle selezioni del Festival di Sanremo 2013) e sul lato B l'ormai classico "In fabbrica", registrato dal vivo con la partecipazione vocale e strumentale dell'autore stesso,cioè Marino Severini dei Gang.

I BARBIERI / I FENOMENI - Battle of the bands
CAPT CRUNCH AND THE BUNCH - Capt Crunch and the Bunch

Doppia uscita in 45 in vinile per le sempre benemerita Area Pirata.
Gli storici Barbieri e i nuovi genovesi Fenomeni si dividono due brani a testa in “Battle of the bands” reinterpretando in italiano 4 classici garage: i Barbieri trasformano “The hustler” dei Sonics in “Il fuoriclasse” mentre “She told me lies” dei Chesterfield Kings diventa “Ritornerai” mentre i Fenomeni prendono “Action woman” dei Litter e la fanno diventare “Una donna vera” mentre “Dirty water” degli Standelles prende nuova vita in “Acqua sporca. 45 riuscitissimo.
Allo stesso modo i Captain Crunch and the Bunch traggono ispirazione dal garage punk più ruvido introducendo però ampie manciate di torrido rhythm and blues, blues e beat.
Due brani sono troppo pochi, aspettiamo con impazienza l’album !

PLASTIC MAN - Plastic Man
Dalla profonda Toscana, via Teen Sound, un coloratissimo ep d’esordio all’insegna di palesi riferimenti ai Pink Floyd barrettiani, Tomorrow, Kinks, i primi Television Personalities, gli Who del 1966, 13th floor elevators.
Quattro brani crudi, intensamente psichedelici, riuscitissimi.

JANE J’s CLAN - Enough is enough / If I could only be sure
Geno De Angelis il basso più SOUL della penisola con la sua nuova creatura, guidata dalla voce black di Jane J con uno splendido singolo che riluce di black music in ogni anfratto e si colloca felicemente a fianco della nuova stirpe di soulers da Sharon Jones a Nicole Willis con anche una splendida cover del classico di Nolan Porter.

lunedì, dicembre 29, 2014

I migliori dischi del 2014



La consueta lista dei migliori album dell'anno.
Un mix tra quello che ho ascoltato più spesso, più volentieri e quello che ritengo più innovativo, valido e destinato a rimanere.
Sono inseriti anche titoli già presenti nelle classifiche SOUL e ITALIANE.

In passato furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass, nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles, nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose, nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters, nel 2009 Madness, Dylan, Rancid, nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets, nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith, nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut.

1)
SLEAFORD MODS - Divide and exit
Il duo hip hop punk con un nuovo violentissimo album dove su basi ossessive, dure, ipnotiche, quanto minimali, spesso vicine al mood dei P.I.L. snocciolano testi durissimi, scazzati, molesti, volgari e aggressivi. Una potenza! E tra le cose più nuove in circolazione.

2)
DAMON ALBARN - Everyday robots
Un album a livelli di assoluta eccellenza, che poco concede alla commercialità, lavoro plumbeo e malinconico, autunnale (a dispetto dell'uscita primaverile), (apparentemente) scarno e minimale, fatto di ballate semi elettroniche dal forte sapore SOUL e indiscutibilmente LONDINESE. Scordatevi il soul nella sua accezione tradizionale e considerate l'idea di una nuova forma che coniuga melodie e approccio "black" con una modalità assolutamente attuale.

3)
TEMPLES - Sun structures
Brillante esordio per gli inglesi TEMPLES. Siamo dalla parti dei primi Pink Floyd, degli Stones di "Their satanic.." ma anche di Kasabian, Tame Impala e altra psichedelia moderna.

4)
THE GHOST OF A SABER TOOTH TIGER - Midnight sun
Poderoso album di neo psichedelia tardo beatlesiana con anche accenni Kinks e tanti rimandi a Flaming Lips, Temples, Tame Impala. Sound vintage, tanta fantasia, soluzione armoniche stranissime e ricercate, piglio sovente lennoniano. Grande lavoro.
Loro sono un duo: la modella Charlotte Kemp Muhul e il musicista Sean Ono Lennon.

5)
BENJAMIN BOOKER - s/t
E’ di New Orleans ed è al terzo album.
Suona come i Gun Club, i Creedence Clearwater Revival, i primi Modern Lovers, RL Burnside e Junior Kimbrough messi insieme. La chitarra gratta e deraglia che è un piacere, la ritmica picchia ignorante, i toni sono secchi e scarni.
NEW BLUES !

6)
SHARON JONES and the DAP KINGS - Give the people what they want
Soul avvolgente ma deciso, senza fronzoli, splendidamente arrangiato e che riesce ad andare oltre i consueti schemi del genere, allargandosi ad una forma canzone più elaborata e contaminata.

7)
GOAT - Commune
Torna, con il secondo album la psichedelia di sapore sciamanico degli svedesi GOAT un mix di suggestioni kraut rock, trance, 60's, avvolgenti e travolgenti. A tratti sembrano i Jane's Addiction in coppia con i Tinariwen alla fine dei 60's !!!! Il precedente "World music" entrò nella mia Top 10 del 2012 e questo è sulla buona strada per il 2014.
ROBA NUOVA.

8)
THE ABOVE - Waterbury street
Da Brooklyn un fantastico condensato di ispirazioni 60’s brit (64/66) tra i Birds di “Leavin’ here”, i Creation di “Biff bang pow”, Kinks, primi Who, i Beatles di “A hard day’s night”, Monkees, Yardbirds e qualche chitarra Byrdsiana.
I brani sono perfettamente strutturati, ricchi di grandi melodie, mai banali.
Siamo a livello di assoluta eccellenza.

9)
EDDA - Stavolta come mi ammazzerai?
Il nuovo album di EDDA è ENORME.
Perchè è durissimo pur essendo spesso melodico e arrangiato ma impressiona (direi che spesso SPAVENTA) per quanto è crudo, diretto, spietato.
Soprattutto è DIVERSO DA TUTTO.
Non capita ormai quasi più....

10)
EUGENIO FINARDI - Fibrillante
Un ritorno duro, in cui Finardi impugna i problemi quotidiani con il piglio battagliero di sempre, sferza, picchia forte e diretto. In ogni brano c’è un’attualità spiazzante, storie quotidiane, disoccupazione, liberismo che uccide, separazioni, il tutto coronato da un sound moderno e fresco, rock cantautorale di primissima qualità, espliciti riferimenti sonori agli esordi ma espresso con una maturità, un piglio autorevole di chi ha fatto la storia e si ripresenta a muso duro, senza paura e con una classe comune a pochi. Disco commovente, che prende alla gola e mette in un colpo solo in riga migliaia di arroganti “nuove leve” .

11)
BOB MOULD - Beauty and ruin
Torna ad emozionare la sua voce, a travolgere il suo wall of sound chitarristico, a stupire la freschezza delle sue canzoni. Il nuovo album è bellissimo, diretto e senza fronzoli come sempre, con quelle melodie malinconiche, quel tono vocale fermo ma disperato, l'incedere ritmico serrato come nei migliori Husker Du. Grande Bob !

12)
The #1S - The Number Ones
Sono di Dublino e suonano come lo facevano i primi Buzzcocks e gli Undertones di "Teenage kicks", i Boys, gli Adverts, e perché no?, i Jam di "In the city".
E' beat di tre accordi, sporcato di punk, 10 brani che a malapena passano i 2 minuti di durata, power pop purissimo, semplice, immediato, urgente.

13)
NAOMI SHELTON & QUEENS of GOSPEL - Cold water
L'incredibile voce della sessantenne Naomi torna all'incisione grazie alla benemerita DAPTONE Records, accompagnata dalle Queens of Gospel in un bellissimo album di rhythm and blues, soul, funk, gospel, country soul. Siamo dalle parti di Staples Singers, Joe Tex, la prima Aretha, Otis.

14) TY SEGALL - Manipulator
Al settimo album solista , con un album doppio Ty scrive il suo miglior capitolo e un piccolo capolavoro da Top 2014 fatto di punk deviato, psichedelia, garage, glam, Bowie, kraut, blues, Blue Cheer, fino ai Blur più estremi.
Un personale "White album" di 17 episodi che spaziano nell'universo rock con maestrìa, grandi brani e un'energia creativa comune a pochi.
SUPER !

15)
PETE MOLINARI - Theosophy
Un sorprendente e sapiente incontro di Dylan, brit pop, Johnny Cash, 60’s e attitudine punk.
Ci sono anche omaggi alla tradizione vocale e sonora beatlesiana, un approccio da hobo alla Woody Guthrie e un taglio artistico che riporta al miglior Elvis Costello per il cantautore inglese di origine italo-maltese-egiziana che ha esordito per la Damaged Goods registrando il primo album nella cucina di Billy Childish.
“Theosophy” è il terzo lavoro, la scrittura e gli arrangiamenti si sono raffinati e a livello creativo, la scrittura è cresciuta in maniera esponenziale.
Prodotto da Dan Auerbach dei Black Keys, è un album di grande livello e canzoni eccellenti.

16)
ACID BABY JESUS - Selected recordings
Quartetto greco, di Atene, alle prese con una psichedelia acidissima, super lisergica, liquida. A tratti ricordano Jesus and Mary Chain in chiave profondamente 60’s altre volte siamo in territorio primi Pink Floyd più sperimentali ma con un approccio quasi Crampsiano. Originali ed estremi !

17)
JACK WHITE - Lazzaretto
JACK WHITE è un genio della musica moderna. Dai White Stripes ai Racounters ai Dead Weather all'esordio solista con "Blunderbluss" ha disseminato la discografia degli ultimi anni di piccoli gioielli in cui mischia alla perfezione la tradizione americana (blues, country, soul, rhythm and blues) con un approccio innovativo, fresco e attuale.
Il tutto supportato da una grandissima capacità compositiva e da arrangiamenti sonori visionari e psichedelici che rendono il suo sound personalissimo e inimitabile.
Non fa eccezione "Lazzaretto" dove i consueti ingredienti cari a Jack White sono distribuiti come sempre con sapienza, gusto e un tocco magico. L'album è godibilissimo, curato, intenso, entusiasmante.

18)
ROBERT PLANT - Lullaby and the ceaseless roar
Interessantissimo album dell’ex Led Zep che lungi dal cullarsi nelle glorie passate continua a sperimentare e ad allargare gli orizzonti artistici spaziando dal folk al blues, alla musica celtica, ad esperimenti trance alle sonorità africane care a gruppi come i Tinariwen ma ci sono anche jazz, rock (curiose le similitudine con la personale visione hard blues che ha Jack White in un brano come “Somebody there”) e tanto altro a rendere questo album un sorprendente mix di creatività, classicismo e avanguardia.

19)
MARIANNE FAITHFULL - Give my love to London
Si è mosso uno stuolo di grandi nomi per il nuovo album di Marianne, da Roger Waters (splendida la sua Sporrow will sings”) a Nick Cave (e due Bad Seeds che suonano), Leonard Cohen, Anna Calvi e altri. Risultato finale più che ottimo tra ballate scurissime, brani dal sapore Loureediano, tanto pathos.

20)
SEAN ROWE - Madman
Al quarto album il cantautore new yorkese sforna un CAPOLAVORO in cui convergono Van Morrison, Tom Waits, Johnny Cash, Leonard Cohen, Willy De Ville, Muddy Waters, soul, blues, rhythm and blues, roots rock e un’intensità incredibile, sia a livello compositivo che interpretativo. Una travolgente sorpresa.

20)
STIFF LITTLE FINGERS - Going back home
Ritorno con rabbia, stile, eleganza a 11 di distanza dall’ultimo lavoro. Puro punk rock tinto di power pop per gli eroi di Belfast che sfoderano dodici brani convincenti, energici, freschi, diretti e carichi di elettricità (con “Full steam backwards” che sembra un’outtake di “Setting sons” dei Jam) con qualche tocco di reggae e una irish folk stupenda come “Guilty as sin”.
Ci sono convinzione, attitudine, ottimi brani e genuinità. Non un capolavoro ma un momento di assoluta sincerità e urgenza.

IN ASCOLTO : D'ANGELO "Black Messiah" uscito alla fine del 2014 e che slitterà al 2015 ma decisamente meritevole.
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