venerdì, febbraio 03, 2017
Calcutta Cup 1990
A cura di ALBERTO GALLETTI
A poco più di due settimane dall’inizio del Sei Nazioni uno sguardo indietro per cercare di dimenticare anche l’ultimo dei baluardi che resisteva alle insidie della modernizzazione, caduto in nome della modernizzazione, i due punti per la vittoria.
Il 17 marzo 1990, ancora in epoca non professionistica, Scozia e Inghilterra si incontrano a Murrayfield per l’incontro che vale l’intera stagione. Entrambe le squadre arrivano all’appuntamento con 6 punti in classifica, frutto di tre vittorie sulle altre tre concorrenti- L’incontro è valido quindi per la Calcutta Cup, la Triple Crown, e il Grande Slam e conseguente vittoria del torneo.
L’attesa per la partita è enorme.
La Calcutta Cup ha origine in India.
La prima venne disputata il giorno di Natale 1872 al Calcutta Cricket Club: due squadre da 20 giocatori, da un lato gli inglesi, dall’altro scozzesi, gallesi e irlandesi. La partita fu un tale successo che venne ripetuta la settimana seguente. Sulla scia dell’entusiasmo il Calcutta Football Club venne formato in quel lontano gennaio 1873.
Il Calcutta FC si iscrisse alla RFU (in patria nel 1874) e godette di buon successo in quei primi tempi, ma quando le consumazioni gratuite (comprese nella quota annuale) dovettero essere abolite, parecchi gentlemen cominciarono a guardare altrove in cerca di divertimento. Il club entrò in crisi e venne sciolto nel 1878. I membri furono comunque d’accordo di riuscire in qualche modo a perpetuarne il nome, e una volta ritirati i fondi rimanenti dalla banca, consegnarono le 270 rupie d’argento ad un gioielliere che le fuse creando una coppa. La coppa fu donata alla RFU con la clausola che venisse messa in palio annualmente.
La prima Calcutta Cup venne messa in palio per l’incontro Scozia-Inghilterra del 1879 che si tenne a Raeburn Place, Edimburgo il 30 marzo. Finì 1-1, la Scozia segnò un drop, l’Inghilterra un calcio.
L’incontro fu ripetuto l’anno dopo a Manchester, vinse l’Inghilterra che segnò 2 gol e 3 mete (non quelle che conosciamo oggi), contro un gol degli scozzesi. Da allora il trofeo si disputa annualmente a campi alternati, il trofeo è diventato il pilastro dell’ Home Championship prima, e del Cinque Nazioni poi.
Si arriva così dopo una storia secolare di incontri spesso leggendari allo scontro del marzo 1990.
Il clima intorno alla partita è reso incandescente dalla situazione politica interna del Regno Unito.
A ciò si aggiunse il fatto che l’ultraconservatrice federazione scozzese decise alla fine della stagione 1989, che God save the Queen non era più adatto come inno della nazionale scozzese di rugby e ai suoi tifosi. Fu deciso così di adottare la ballata popolare Flower of Scotland di Roy Williamson, dedicata alla vittoria di Bannockburn, a Londra ci fu più di un sopracciglio alzato.
Ben diverso era quello che gli inglesi avevano in serbo per i loro cugini.
La poll-tax stava per essere re-introdotta dal governo Thatcher per la prima volta dai tempi di Carlo II e sarebbe entrata in vigore quell’anno in Scozia prima di essere applicata sul resto del regno l’anno seguente.
Il clima di protesta e agitazione, già pericolosamente infiammato, peggiorò notevolmente in quei giorni a nord del Vallo Adriano. Il XV della rosa , capitanato dal pomposo Will Carling, simbolo delle classi agiate inglesi e della loro detestabile arroganza, fu visto anche come una sorta di avanguardia della signora Thatcher, inviate da Londra per opprimere gli orgogliosi scozzesi.
In realtà un stupidaggine in quanto il tallonatore inglese Moore, avvocato, ma di origine working class si era già dichiarato contrario alla poll-tax in maniera anche più esplicita degli stessi scozzesi.
In questo bel clima , fomentato dai giornali di ambo le sponde, si inquadra la partita, ultima del torneo, decisiva, chi vince piglia tutto, non era mai successo.
L’Inghilterra era parecchio favorita, una squadra fortissima (che ricordo bene), aveva fin lì dominato il torneo, segnando nove mete, contro le tre scozzesi fino a quel punto, inoltre furono molti gli errori degli scozzesi sui calci piazzati, mentre al contrario Hodgkinson per gli inglesi aveva già messo a segno 74 punti in quel torneo. Forte di un gioco con pochi punti deboli, un pack forte di gente coma Brian Moore in prima linea, i due poliziotti Ackford e Dooley in seconda linea, Winterbottom in terza, per non parlare di Rob Andrew in mediana e dei favolosi tre-quarti Carling al centro insieme al formidabile Guscott, Underwood all’ala e il maestro elementare Hodgkinson all’estremità del triangolo difensivo.
La Scozia si fece trovare pronta. Il coach della mischia Jim Telfer preparò i suoi bruti a suon di allenamenti durissimi, non ultimo quello del mercoledì precedente la partita dove sotto una pioggia torrenziale li costrinse a spostare blocchi di granito del peso di svariati quintali.
Un forte vento spazza il campo, l’Inghilterra fa il suo ingresso in campo accolta da ululati fischi e altri segni di ostilità, qualche minuto più tardi il capitano scozzese Sole guida i suoi fuori dallo spogliatoio, al passo, non di corsa, tra il tripudio della folla, con il chiaro intento di intimidire gli inglesi che per nulla turbati battono il calcio d’inizio. Chalmers manca un piazzato per la Scozia al 2’. All’ 8’ la mischia scozzese guidata dall’incontenibile Calder , e sospinta dal ruggito dei tifosi di casa, altamente infiammabile, sospinge gli inglesi all’indietro fino a quando questi si stappano per arrestarne l’avanzata, il calcio di punzione di Chalmers stavolta centra i pali: 3-0.
All’ 11’ uno sgambetto di Probyn, concede un'altra punizione alla Scozia, Chalmers fa ancora centro: 6-0.
Sul calcio d’inizio gli scozzesi pasticciano, gli inglesi capiscono che qualcosa non funziona nella ricezione delle ali in maglia blu e esplorano la situazione, la Scozia si salva in touche con qualche affanno. Al 15’mischia inglese, Hill serve Carling saltando l’apertura, Carling avanza e apre su Guscott al largo che finta Hastings e si invola magnificamente in meta.L’infallibile Hodgkinson questa volta sbaglia la trasformazione: 6-4.
Un incursione di Halliday, da mischia ordinata sul lato chiuso, viene sventata in extremis da Calder con un placcaggio provvidenziale.
Dopo la tempesta iniziale gli inglesi riguadagnano terreno.
Un altro calcio di punizione per l’Inghilterra viene messo in touche invece che tra i pali, arroganza inglese?
La mischia risultante crolla ripetutamente prima che i due piloni inglesi costringano il capitano scozzese Sole all’infrazione definitiva.
La mischia inglese ha il controllo del campo ora e gli scozzesi vi rimangono aggrappati con le unghie, l’arretramento è notevole. Una rimessa laterale sporcata dagli inglesi costa loro un calcio di punizione, Chalmers infila ancora i pali 9-4. L’Inghilterra è in svantaggio di cinque punti in una partita nella quale dovrebbe essere avanti se solo avessero piazzato le loro due punizioni. Sull’ultima punizione guadagnata dai bianchi allo scadere, Andrew calcia ancora nell’angolo, rimessa scozzese vinta, e prima che Armstrong liberi con un calcio l’arbitro fischia la fine del primo tempo.
Alla ripresa del gioco c’è apertura di Armstrong sull’out destro, Hastings riceve e calcia a seguire, nella rincorsa viene ostacolato da un inglese finendo fuori dal campo, ma sulla palla si avventa Stanger a razzo che cattura il rimbalzo entra in area e schiaccia in meta! 13-4, lo stadio impazzisce di gioia.
La reazione inglese produce solo un calcio di punizione trasformato da Hodgkinson al 57 che fissa il punteggio sul 13-7.
Al 61’ c’è un break di Guscott, messo giù, sull’in avanti mischia per la Scozia, Hastings di piede libera a fatica. Andrew ha preso il comando in cabina di regia e nel finale crea ogni sorta di pericolo per la retroguardia scozzese, aperture, calci in touche, up and under ma la difesa blu tiene. L’affanno produce altre due punizioni che Hodgkinson spedisce a lato. Negli ultimi 10 minuti Underwood prova in tutti i modi di sorprendere la difesa scozzese che , non senza affanni, riesce a contenere la formidabile ala inglese. L’ultima mischia inglese al limite dei 22 scozzesi porta ad una punizione, giocata alla mano nel tentativo ormai disperato di andare in meta, Jeffrey placca Carling e l’arbitro fischia la fine dell’incontro.
La Scozia ha vinto il Grande Slam del 1990!
Scene di tripudio sul campo, ridotto ad una palude, e sugli spalti dove la gioia dei tifosi di casa è irrefrenabile.
Sfavoriti da tutti prima dell’incontro, firmano una delle più grandi imprese nella storia del rugby, battendo una squadra più forte di loro nell’incontro più importante della stagione. Il capitano inglese Carling intervistato anni dopo disse ‘Mai giocato in un’atmosfera simile in vita mia, la passione dei tifosi e dei giocatori fu quel giorno qualcosa di veramente palpabile’. Per fortuna riuscìì a non perdere più a Murrayfield.
Fu il terzo Grande Slam per la Scozia dopo quelli del 1925 e del 1984.
Murrayfield, Edimburgo 31 Marzo 1990
Scozia 13-7 Inghilterra
Scozia: 15 G Hastings, 14 Stanger, 13 S Hastings, 12 Lineen, 11Tukalo; 10 Chalmers, 9 Armstrong; 1 Sole (C), 2 Milne, 3 Burnell; 4 Gray, 5 Cronin; 6 Jeffrey, 7 Calder, 8 White.
Inghilterra: 15 Hodgkinson, 14 Halliday, 13 Carling (C), 12 Guscott,11 Underwood; 10 Andrew, 9 Hill; 1 Rendall, 2 Moore, 3 Probyn; 4 Dooley, 5 Ackford; 6 Skinner, 7 Winterbottom, 8 Teague.
Arbitro: David Bishop (Nuova Zelanda)
Spettatori circa 70.000
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Devo aver scritto una merdata,niente fango quel giorno
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=KEnO6Q_7Kpk
RispondiEliminaPer chi ha tempo e ancora voglia di emozionarsi, prima che ricominci il nuovo baraccone con il suo professionismo eccessivo che ha cancellato ogni emozione.
parole sante Albe..dilettantismo per tutti!
RispondiEliminaC
Bellissimo... rugby giocato ancora da fisici "normali" nei 3/4 (vedi Stanger - ala scozzese).... touché ancora senza ascensori.. Altri tempi ahime'
RispondiEliminaGMV
Incredibile l'abbruttimento subito da questo gioco dall'avvento del professionismo in avanti.
RispondiEliminaMa anche Rory Underwood ala inglese quel giorno, 1,73m. Ed ex-pilota di caccia della RAF (come amava definirlo Rosi nelle sue inimitabili telecronache, tra le quali quella di quel giorno che mi vidi in diretta su rai2)
Strepitosa la meta inglese comunque.
RispondiEliminaE' vero .. grande Carling che brucia il suo diretto avversario e manda in tilt la difesa.
EliminaA me pero' piace anche quella di Stanger.... il calcio di Hastings (un mezzo ricentro) e' un capolavoro.
GMV
E la finta di Guscott.......
EliminaSi bella anche quella di stanger, e grandissimo calcio di Hastings...uno dei più grandi di sempre (e che pacca si prende...).
A proposito di calci tattici quando vedo le partite di oggi quasi mi vien da piangere.....
E le rimesse laterali senza ascensore....già, bei tempi.
EliminaNoi al CUS avevamo Bragio e Giacumon Bruschi detto il Conte Oliver al salto. Scorrettissimo e simpaticissimo, rideva di gusto ad ogni malefatta ma per gli avversari era dura andare a rompergli i coglioni.
Poesia ovale, bei tempi.
Il nostro capitano in giovanile nei Lyons (Gigione Cella, anche lui detto il Conte, guarda caso) chiamava il lancio sul primo o sul secondo saltatore, o lungo a fondo touche dicendo ad alta voce un nome di un animale, se di terra o d'acqua, e cosi' via. Il fatto e' che quando ha detto (apposta secondo me) ornitorinco il nostro tallonatore (un gnucco di prima riga) non sapeva cosa fare..
EliminaLe leggende sui campi da rugby sono infinite.
A proposito, l'apertura della mia giovanile dell'epoca dice a ragione che i compagni del rugby sono amici diversi da tutti gli altri. Credo proprio sia cosi'
GMV
Io sarei scoppiato a ridere, per fortuna on ho mai giocato in rimessa laterale. Solo una volta finii in seconda linea per una fila di infortuni e finii risucchiato da centro a terza linea e poi in seconda, chiudemmo in 13, a Calvisano! campionato riserve massacrati, perfino l'arbitro perse il conto delle mete.
EliminaConcordo i compagni di squadra hanno un posto speciale nella scala delle amicizie. Personalmente devo dire che nonostante siano passati vent'anni e la mia frequentazione fosse saltuaria tutti mi hanno sempre fatto sentire uno come gli altri.
Speciale, molto speciale, ancora oggi.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaLeggende infinite, si giocava per quello.
RispondiEliminaVery Very good England beat France. Pessima partita but a win is a win!
RispondiEliminaFantastica la vittoria scozzese!!!
...e solita merenda di coloro che giocano contro l'Italia. Ero a Roma. Fans gallesi fantastici.
RispondiEliminaCharlie
È morto Van der Vesthuizen, orcozzio!
RispondiEliminaIl mio miglior n.9 di sempre.
Che brutta storia
Casso, avevo letto sulla Gazzetta nei giorni scorsi che era messo male.
RispondiEliminaUn fenomeno, praticamente una terza linea che giocava da mediano di mischia.
Mi spiace molto, grazie Alberto per l'aggiornamento
GMV
Avevo scoperto che era malato guardando un test a novembre 2015, credo fosse Inghilterra - Sud Africa. Era in campo prima del calcio di inizio, in carrozzina. Twickenham (se era Twickenham) gli tributò una standing ovation che mi fece piangere.
RispondiEliminaUn pugno nello stomaco fortissimo.
Concordo, un fenomeno. Un metro e novanta, mediano di mischia! Dici bene, un terza linea mediano. Grandissimo placcatore e una capacità di vedere linee e buchi ineguagliabile, sostenuta da un braccio formidabile.
Si un grande dispiacere.
Che coppia con Stransky!
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=POUAJCVYnQs
RispondiEliminaImmenso
Ricordo che una volta in un match con l'Italia si incazzo' moltissimo in occasione di una meta (credo fosse di Carletto Orlandi).
RispondiEliminaGMV
Ex Lyons Orlandi
RispondiEliminaSi, buona memoria Sir
RispondiEliminaGMV
Lo vidi giocare in un Milan - Wasps di Coppa dei Campioni, grande partita.
RispondiEliminaE a Bologna contro gli All Blacks