martedì, ottobre 30, 2012

Get Back: dischi da (ri)scoprire



Si è recentemente parlato del progetto “Welcome back to Eighties Colours” pubblicato da Psych Out (vedi http://tonyface.blogspot.it/2012/10/welcome-back-to-eighties-colours.html).
Naturale , nella rubrica mensile “Get back”, che consiglia la riscoperta di tre album dimenticati, andare a ripescare proprio quei lavori da cui il nuovo progetto ha avuto origine e ispirazione.


A.VV. - EIGHTIES COLOURS (1985)
“Eighties Colours”, pubblicato nel 1985 dalla Electric Eye, è indubbiamente il manifesto più attendibile e meglio riuscito della scena neo garage beat psichedelica dell’epoca.
Ci sono tutti i migliori nomi in circolazione nell’Italia dei mid 80s’ da Sick Rose a No Strange via Birdmen of Alkatraz e Four By Art.
Alcuni brani sono a livelli di assoluta eccellenza e l’album dimostra quanto vitale, varia e prolifica sia la “scena”, spaziando dal garage dei Sick Rose, alla psichedelia dei No Strange, dal mod sound dei Four By Art al Byrds jingle jangle degli Out Of Time, lo psycho beat dei Birdmen of Alkatraz le visioni black psych di Paul Chain

AA.VV. - EIGHTIES COLOURS Vol. 2 (1987)
Due anni dopo il volume due assembla un’altra serie di nomi, alcuni dei quali restati fuori nel primo capitolo, altri da poco arrivati sulla scena.
La qualità cala leggermente anche se si amplia il ventaglio di influenze e riferimenti con l'introduzione dell'anima guitar roots (tipica di bands come Dream Syndicate e del Paisley Underground).

AA.VV - NEOLITIC SOUND FROM SOUTH EUROPE (1987)
Con un più specifico indirizzo, improntato al garage punk ruvido e diretto, “Neolitic” rende il giusto omaggio agli Avvoltoi, tra i gruppi più rappresentativi della scena neo 60’s italiana (e tra i primissimi a percorrere quelle strade soprattutto nella rilettura della tradizione beat nostrana) e porta alla luce una serie di nuovi nomi di una scena che di lì a poco prenderà altre direzioni e in buona parte si spegnerà.

9 commenti:

  1. Innegabile l'importanza storica dei 3 album (soprattutto del primo)
    ma sul piano artistico,culturale e sonoro il vero manifesto della scena italiana rimane il doppio ORACOLO della Toast rec.
    il quale ha avuto una gestazione più lunga,infatti è uscito nel 1988 (leggermente dopo questi),ma abbraccia un arco di tempo molto più vasto,partendo proprio dalle origini BEAT degli anni 60 e ampliando il discorso in avanti...

    della nuova opera targata Psychout se n'è parlato proprio ieri sera in radio,trasmissione credo interessante (la riascolteremo comunque in podcast molto presto).

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  2. Hai ragione anche se ritengo "Oracolo" più "underground" (lo so che fa ridere parlare dell'underground dell'underground, la nicchia nella nicchia all'interno di una nicchia...).
    "Oracolo" era più "specializzato", "80's colours" più "commerciale".
    Mamma mia cosa mi tocca dire !

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  3. Sono d'accordo !
    Mettiamo sempre le virgolette,ovviamente,perchè di questi tempi certe categorie valgono poco o nulla (già ne parlavamo nei post precedenti) :-)

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  4. Caro Tony, grazie dell'assist...!
    Aneddoto Hallamiano n.1:

    In 80s Colors vol. 1 ci sono i Sick Rose, il cui cantante Luca Re è con il sottoscritto il principale responsabile dei tours italiani di Fay Hallam. Lui però la conosce da più di vent'anni, da quando i Sick Rose fecero in Germania nei primi anni 90 una tourneè congiunta con i Prime Movers;

    Aneddoto Hallamiano n.2:

    in 80s Colors vol. 2 sono presenti anche gli Avengers da Reggio Emilia, il cui cantante/chitarrista Gabba Longoni tradizionalmente suona con Fay Hallam Trinity in occasione del consueto appuntamento primaverile in terra reggiano/modenese con l'albionica cantante.
    Aneddoto servito!

    Fabio T.

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  5. Si però stavolta era davvero facile...però in effetti un doppio aneddoto non è male.

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  6. Il primo ce l'avevo ma non mi piacque più di tanto nemmeno all'epoca, quando uscirono gli altri due preferivo la "contemporaneità" delle chitarre dei J&MC o dei Sonic Youth all'ennesimo clone degli Stooges o alla ricreazione degli anni '60 della scena garage-rock.
    Che, a mio modestissimo parere, è stata viva e vitale per un paio di anni al massimo, e poi è stata affossata dalla sovraesposizione (underground, eh) causata da Rockerilla e Claudio Sorge.
    Per un paio di anni su Rockerilla gli Stooges sono stati la misura di tutte le cose (e di tutti i gruppi italiani in particolare), cercare qualcosa di diverso era una reazione naturale!

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  7. stiamo ovviamente parlando , come già detto, dell'underground dell'underground ma concordo sul fatto che per un periodo certa stampa al di là delle preferenze verso un certo suono, appiccicava ad ogni gruppo con caschetto e un po 'dui fuzz la nomea di "nuovi Stooges che se fossero nati in Uk o Usa a quest'ora...".
    Not Moving inclusi....

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  8. Verissimo,ma credo che il danno peggiore lo fecero affibbiando a CHIUNQUE la paternità di "psichedelico" (bastava una chitarra col tremolo o un po' di riverbero sulle voci)...ai tempi qualsiasi ipotesi fuori dal coro veniva vista con sospetto,se non addirittura emarginata.
    Uno dei meriti del libro di Calabrò è stato quello di aver ridiscusso totalmente i termini,mettendo in chiaro alcune cose (e la stessa pubblicazione della nuova compilation si differenzia in questo senso)...sulla carta stampata di cazzate se ne scrivevano tante,per fortuna oggi con internet abbiamo un mezzo molto più diretto e chiaro di confronto,che comunque dipende sempre dal modo in cui viene utilizzato (questo è ovvio) :-)

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  9. i gruppi sopravvissuti sono quelli che avevano piu cose da dire anche allora
    a me certe bands toscane non hanno mai convinto
    troppo revival e troppo derivative
    diversamente quelle situate più a nord le trovavo piu personali e meno costruite proprio come adesso

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