mercoledì, maggio 31, 2017

Maggio 2016. Il meglio del mese



Un elenco già lungo di nomi si affaccia già tra i candidati al top del 2016. Paul Weller, Stone Foundation, Charlatans, Don Bryant, Godfathers, Sleaford Mods, Como Mamas, Sinkane, Juliana Hatfield, Gemma & the Travellers, Soul Scratch, Voodoo Working Club, Neville Staple, Will Sessions tra gli stranieri, Edda, Cut, Julie's Haircut, Senzabenza, Cesare Basile, Diplomatics, Don Antonio, Gang, Strato's, Five Faces, Todo Modo, Love Thieves tra gli italiani.

PAUL WELLER - A kind revolution
La carriera solista di Paul Weller ha riservato ovvi e prevedibili alti e bassi ma ha sorpreso molti il precedente SATURNS PATTERN, per qualità, freschezza, spessore compositivo e realizzativo, uno dei suoi migliori album in assoluto.
A KIND REVOLUTION raccoglie quella pesante eredità e prosegue sulla linea sapientemente (ri)tracciata due anni fa.
Troviamo ampiamente coperto lo scibile del Weller autore che si muove, in modo attuale e moderno, senza cadute revivaliste, tra le suggestioni sonore a lui più care (soul, beat, melodie 60's, i Beatles più Mc Cartney, soprattutto nelle ballate), richiami ai migliori Style Council, qualche asperità chitarristica di sapore rock psichedelico, sapori gospel e blues.
Un album di nuovo convincente, compositivamente sempre ad alto livello, vario, intenso, che ci conferma l'eccellente salute di Mr. Weller.
ATTENZIONE: è un album che cresce con il tempo. Dopo ripetuti ascolti continua a rivelare nuovi particolari e a definirsi sempre meglio. Come i grandi classici.
IMPORTANTE: consiglio l'acquisto della versione triplo CD (solo 21 euro) in cui sono inclusi un CD con le versioni strumentali (molto interessanti per capire il lavoro musicale e comunque gradevoli), un buon inedito, "Alpha" (moderno funk dub elettronico strumentale), e un CD di remix, alcuni davvero particolari e godibili.

GEMMA AND THE TRAVELLERS - Too Many Rules & Games
Splendido esordio per la band inglese che condensa in nove brani lo scibile retro black music dal soul al northern al funk al rhythm and blues. Eccellenti i brani, grande la voce di Gemma (che compone tutti i brani) e musicisti che girano a mille, perfettamente adatti al sound e al groove.
Tra i top soul dell'anno.

COMO MAMAS - Move Upstairs
La Daptone ci regala un ennesimo gioiello.
Il trio di Como, Mississippi, accompagnato dalla house band della grandissima etichetta new yorkese, propone un gospel crudissimo, molto blues ma con venature rhythm and blues e soul (sono cresciute ascoltando Aretha e Gladys Knight).
Album di rara potenza, intensissimo. Bellissimo.

CHARLATANS - Different days
Notevole il tredicesimo album del quartetto inglese.
Ospiti d'eccezione come Johnny Marr, Paul Weller, Stephen Morris dei New Order, Pete Salisbury dei Verve, Anton Newcombe dei Brian Jonestown Massacre.
Il sound è il consueto incantevole mix di melodie e sapori 60's con brit pop, psichedelia, chitarre jingle jangle e quel sottile gusto new wave 80's (dalle parti di Echo & the Bunnymen). Alcuni brani sono assolutamente irresistibili ma è il ton o generale ad essere altissimo. Bello, bello, bello.

JULIANA HATFIELD - Pussycat
Sempre adorato la Hatfield (una che tra Blake Babies, Lemonheads e carriera solista ha infilato quasi una trentina di album dai primi 90's e che considero tra le migliori compositrci della sua epoca, troppo sottovalutata) e il suo alt rock aspro, di sapore grunge, semplice, diretto, con melodie 60's a colorare il tutto.
Il nuovo lavoro esce dall'urgenza di sparare a zero contro Trump e Juliana non le manda a dire con testi violentissimi.
Il sound è il consueto, lei suona tutto (a parte la batteria) e l'album si fa godere tantissimo.

GEORGIA SOUL COUNCIL - What's For Breakfast
Da Atlanta, bravissimi nel loro caldissimo mix di funk e soul strumentale che parla il linguaggio del Sud di gente come Meters e Booker T. & the Mg's con un pizzico della follia ritmica dei JB's di James Brown.
Hammond e sezione fiati in gran spolvero, ritmica precisa e implacabile.
Ottimi !!

MARK LANEGAN - Gargoyle
Il decimo album solo di Lanegan non tradisce le aspettative e porta avanti la sua personalissima modernizzazione del blues, introducendo sempre di più elettronica e un approccio "Pop" (anche nel senso di Iggy a cui spesso si avvicinano le atmosfere di questo lavoro, in particolare a quello "berlinese/Bowie" di fine 70's).
Non il suo meglio ma sicuramente ottimo.

STATUTO - Zighidà
Gli Statuto proseguono la loro carriera, come sempre inarrestabili.
E’ la volta di un doppio album, con 36 brani, ristampa del classico che li portò al successo nel 1992. Il venticinquennale lo festeggiano con 18 brani rimasterizzati e 18 registrati live durante un concerto nel settembre del 1992.
In più una nuova versione del singolo “Qui non c’è il mare” con ospite Caparezza.
Il loro contagioso ska, intervallato da brani che attingono da soul, northern soul, mod sound, rhythm and blues, rimane fresco, attuale e pieno di energia come se 25 anni non fossero mai passati.

KASABIAN - For crying out loud
Non un capolavoro ma si ascolta con piacere il sesto album della band di Pizzorno & co.
Sonorità brit pop, un po' di spinta elettronica, ritornelli facili, qualche concessione psych, tutto molto gradevole, easy e gustoso.

BLONDIE - Impollinator
La parola "Blondie" evoca immediatamente le classiche immagini della Debbie Harry bionda ammiccante, Marilyn Monroe del punk e del CBGB's etc etc. Ma ora lei ha passato i 70, la sua musica i 40 e il fresco pop wave dei tempi non fa più tanta impressione anzi...il disco è bruttino, scontato e fuori tempo massimo (da parecchio).

RAW POWER - Inferno
Leggende dell'hardcore mondiale, sulla scena da decine di anni, sopravvissuti a qualsiasi inferno che hanno trovato sul loro cammino, i Raw Power dimostrano con questo nuovo album di non temere niente e nessuno.
Quindici brani mozzafiato, come sempre suonati impeccabilmente e con una rabbia e un'attitudine rimaste immutate negli anni.
Valanga sonora che abbatte ogni ostacolo.

GIANCARLO ONORATO - Quantum
Giancarlo Onorato è uno dei migliori autori italiani, sulla scena da tempo immemorabile, da quando alla fine degli '70 scoprì dapprima il punk e subito con l'esperienza degli Underground Life scrisse una dell pagine più significative della new wave italiana. La carriera solista è sempre stata centellinata e ponderata. Uscite rare ma ogni volta curatissime, mai speculative, sempre e solo in funzione di un'esigenza artistica precisa e sentita.
"Quantum è il quinto album in circa vent'anni e arriva a ben sette dal precedente "Sangue bianco". In mezzo un lungo progetto live a fianco di Cristiano Godano dei Marlene Kuntz. Il nuovo album si sviluppa intorno all'idea dell'incontro, espresso nelle 11 can zoni incluse. Come sempre infarcite di un solenne lirismo che a tratti sembra (in)consapevolmente pescare dal primo David Bowie, altre volte è palesemente debitore all'ultimo Nick Cave, quello sempre più spesso seduto al pianoforte.
Ma il tratto distintivo dei lavori di Onorato è che sono talmente personali da diventare immediatamente riconoscibili e attribuibili all'autore, Ci sono intense ballate ma anche brani più rock, sperimentazioni, sapori distintamente new wave (gli utlim iBauhaus più acustici), un pizzico di psichedelia e aperture strumentali che guardano perfino al primo prog italiano.
Album caleidoscopico e completo.

ARBOS - Sogno di luce
L'Arbos era una fabbrica di mietitrebbie di Piacenza, rinomata in Italia e nel mondo, che, in vista della chiusura divenne per breve tempo, nel 1975, "proprietà" dei lavoratori in una sorta di autogestione (il tutto è ben spiegato in "L'Arbos").
Finì male ma resta un'esperienza unica e iconica. Da quel momento irripetibile prende il nome la band genovese/piacentina che propone nell'album d'esordio un riuscito e arrembante mix di musica dura e ipnotica che accompagna le parole spietate di Lorenzo Calza che canta e declama con rabbia testi che parlano, senza mezzi termini, del dramma dei migranti ("Idomeni"), del dramma dei lavoratori e del sistema lavoro attuale ("Roma"), della crisi esistenziale di chi ancora crede in certi valori ("L'uomo in rivolta"), di storie operaie.
L'album è una sorta di concept, di corpo unico, solido e compatto, che riporta alle sonorità di Massimo Volume, Spartiti, Offlaga Disco Pax o al bellissimo "La vita quotidiana" di Enrico Brizzi e Yu Guerra (con un pizzico degli ultimi Area). Support.

CLAUDIO LOLLI - Il grande freddo
La lunga carriera di Claudio Lolli, uno dei cantautori più influenti e significativi degli anni '70 (da "Aspettando Godot" a "Abbiamo visto anche degli zingari felici", non dimenticando un altro eccellente lavoro come "Disoccupate le strade dai sogni"), non ha bisogno di ulteriori presentazioni.
A otto anni dall'ultimo album torna con un nuovo episodio discografico di grande spessore e pregio. Affiancato da Danilo Tomasetta e Roberto Soldati musicisti appartenenti al Collettivo Autonomo Musicisti di Bologna con cui produsse “Ho visto anche degli zingari felici” nel 1976 intraprende un nuovo viaggio all'interno della disillusione e della povertà etica, morale e intellettuale della società attuale. Riprende temi a lui cari come l'indifferenza sociale odierna, l'estrema crisi della sinistra, riflessioni esistenziali mutuate da un'osservazione colta e consapevole di ciò che è stato e cambiato negli anni.
Musicalmente curatissimo, arrangiato alla perfezione con brani efficaci e sempre riusciti. Uno degli album da ricordare in questo 2017.

ELECTRIC SWAN - Windblown
Nati nel 2008 da una costola degli storici Wicked Minds i piacentini Electric Swan arrivano al terzo album, forti di numerose esperienze in vari festival europei e di un bagaglio sonoro di notevole spessore.
Lavoro impeccabile che attinge dall’hard rock dalle tinte psichedeliche dei 70’s, non disdegna intense ballate, sguardi ai riff hendrixiani, rock blues e qualche umore alla Black Sabbath, una cover insospettabile e mozzafiato di "If I'm Lucky I Might Get Picked Up" della regina del funk (nonché moglie di Miles) Betty Davis. A condurre le danze la voce “nera” di Monica Sardella e la chitarra infuocata di Lucio Calegari mentre la ritmica supporta precisa e possente.

FLORENCE ELYSEES - Home
Il trio pesarese esordisce con un album di incredibile maturità artistica.
Composizioni eccellenti, esecuzione e arrangiamenti di gusto sopraffino, semplici e diretti ma allo stesso tempo curatissimi. Le influenze attingono da quell'immaginario che guarda ai 60's (soprattutto nelle progressioni melodiche) ma con i piedi ben piantati nell'attualità. Ci sono echi di Prefab Sprout, Beach Boys, Byrds e Beatles, Belle and Sebastian, un pizzico di Coldplay e tanto altro. Un album delizioso.

VV.AA. - Virtue Recording Studio
Ferank Virtue è stato un produttore e proprietario degli omonimi studi di registrazione dove sono passati numerosi artisti funk e rhythm and blues dagli anni 50 in poi fino al rap dei primi 90.
In questa compilation una selezione di ottime canzoni di stupendo sapore "black".

ACID JACK FLASHED and the PYLLS - The invisible men
Attivo musicalmente da una ventina di anni, dalla scena varesina arriva il nuovo album di Giacomo Premoli, in arte Acid Jack Flashed, accompagnato dalla band dei Pylls. Un lavoro che palesa le passioni sonore dell'autore, che pesca in particolare da influenze 60's, dai Beatles ai primi Pink Floyd fino a Donovan.
Il tutto filtrato attraverso una visione attuale e moderna e un gusto cantautorale (dalle parti del Bob Dylan di "Highway 61 revisited") che rendono "The invisible men" particolarmente intrigante e originale.
Interessante il frequente uso della sezione fiati ad aggiungere ulteriore colore al quadro sonoro già variegatissimo.

BEATLES - Sgt. Peppers Deluxe Anniversary
Era inevitabile che un album così carico di storia come SGT PEPPERS venisse omaggiato in una data iconica come il cinquantesimo anniversario dall'uscita.
Ma era sinceramente lecito ritenere che la pubblicazione del triplo ANTHOLOGY con una valanga di inediti e outtakes, avesse chiuso la saga delle rarità dei Beatles.
Evidentemente il “pozzo Beatles” continua a essere senza fondo, non smette certo di vendere e un evento simile non poteva passare certo inosservato.
Il risultato è un doppio CD (esiste anche una versione più estesa di ben sei CD con ulteriori rarità, i filmati di vari brani, il documentario sul “Making of” dell'album) con il remix dell'album curato dal figlio di George Martin, Gilles mentre nel secondo 18 outakes di ognuno dei brani della scaletta oltre a varie versioni di Strawberry fields forever e Penny Lane (tra cui un remix del 2017).
Solo per super completisti e malati di Beatles (come me).

ASCOLTATO ANCHE
HELIOCENTRICS (ipnotico e psichedelico viaggio sonora tra Sun Ra e i Jefferson Airplane. Originali e avvolgenti), ROBERT CRAY & HI RHYTHM (soul funk che si avvicina nel sound e nel groove a quello di Al Green.Ottimo disco per chi ama il funk soul più raffinato), JUKKA ESKOLA SOUL TRIO (Dalla Finlandia uno splendido album di puro SOUL JAZZ strumentale, nulla di più, nulla di meno. Senz'altro molto cool e raffinato), MARY J BLIGE (pop, rnb molto leccato ma con qualche buono spunto), PWR BTTM (pop punk e bizzarrie varie senza lode nè infamia), BLACK LIPS (garage blues aspro rock etc...ma anche basta con 'sta roba), DIANA KRALL (soft jazz elegante, eccellente etc ma musica inutile), TODD RUNDGREN (la sua "follia" è ormai abbastanza inconcludente), SLOWDIVE (shoegaze etereo e pinkfloydiano davvero palloso), PARAMORE (un po' di Blondie anmni 80 e di Cindy Lauper...anche no !), JAZZMEIA HORN (ottimo cool jazz in stile Betty Carter), MAD DOGS (rock n roll tra Mc% e Hellacopters. Ben fatto).

LETTO

FLAVIO FREZZA - Italia Skins E' nota e ovvia la complessità nell'addentrarsi nelle cosiddette SOTTOCULTURE senza correre il rischio di peccare di superficialità e approssimazione.
Tanto più se nascono e sviluppano "dal basso" sono infinite le sfumature, gli aspetti indefinibili, le particolarità impossibili da riportare correttamente a chi non ha vissuto o vive l'esperienza in maniera diretta. Ancora di più se parliamo della cultura SKINHEAD, una delle più osteggiate e male interpretate, soprattutto a causa delle note derive nazi/fasciste e della triste fama di violenti, aggressivi e provocatori.
Flavio Frezza, da protagonista, riesce a restituirci invece un quadro attendibile, preciso, cronologico, didascalico, alla stregua di un saggio sociologico. Il tutto in maniera lucida e distaccata.
Non facile quando si deve affrontare la profonda spaccatura tra chi andò a destra e chi a sinistra e chi cercò la "salvezza" nel concetto di "apolitico".
Ma in queste pagine ad esempio si chiarisce una volta per tutte che gli original skins non erano razzisti ma neppure troppo politically correct (come si dice oggi) e morbidi nei confronti dei pakistani ma come, allo stesso modo, certi episodi di violenza non fossero riconducibili ad una collocazione politica ma ad un contesto sociale, di strada, di quartiere.
Un testo essenziale per capire nel migliore dei modi la natura e l'origine di un movimento che ha vissuto fasi alterne, soprattutto in Italia, dove arrivò per la prima volta agli inizi degli anni '80, grazie all'insegnamento di gruppi come Nabat, Rough, Dioxina, Ghetto 84, Rip Off, Klasse Kriminale, SS 20 e tanti altri.
Altrettanto interessante la seconda parte del libro dove a parlare sono una trentina di skins ed ed ex skins italiani (peraltro ritratti in suggestive foto in bianco e nero alla fine del libro), ricordando, in modo schietto e senza peli sulla lingua la loro esperienza e soffermandosi sulle varie scene locali, sulla politica, le droghe etc.
Divertente, talvolta (positivamente) straziante, una testimonianza preziosissima.

BRUNO VAGNINI - John Lennon and Yoko Ono. Peace bed-in
Nel 1969 John Lennon e Yoko Ono si inventarono una forma di protesta non-violenta che chiamarono Bed-In.
Convocarono i giornalisti nella loro stanza d’albergo e li accolsero in pigiama per parlare della pace.
Una volta all’Hilton di Amsterdam, l’altra al Queen Elizabeth Hotel di Montreal.
Nella città canadese frequentava un corso di fotografia all’Accademia di Belle Arti un giovane italiano, Bruno Vagnini, che riuscì ad arrivare alla stanza d'albergo, la Suite 1742, di John e Yoko on un solo rullino in bianco e nero da 36 scatti e a fotografare la coppia.
I suoi scatti sono finiti in varie mostre e su un libro (che Gabriele Longoni dei Coys mi ha gentilmente donato nonostante non sia più di facile reperibilità), corredato da racconti e poesie di scrittori reggiani.
Un documento importante.

JONATHAN FRANZEN - Le correzioni
L'America in disfacimento, claustrofobica e ossessiva (che alla fine si affida Trump) descritta in modo preciso, Carveriano, quasi sadico, da Franzen in questo (lungo) romanzo del 2001.
Franzen è dettagliatissimo (talvolta prolisso) e alla fine riesce a portarti nel mondo terribile di Enid, Alfred, Chip e fratelli da cui fai fatica ad uscire senza un respiro affannoso.
Notevole.

Uno-Due
UNO-DUE è una pubblicazione periodica che racconta STORIE DI CALCIO.
Scritte, in modo colto e competente, da appassionati per appassionati, senza l'enfasi sensazionalista, senza partigianerie, senza menate.
In questi racconti ci sono storie a margine, sguardi a quel calcio che si gioca ogni giorno ma è lontano da qualsiasi riflettore, quello che convoglia passioni, vite, speranze, energie e che raramente concede soddisfazioni o trofei, quello che è ben altro di ciò che ci propinano le TV a pagamento (per usare un'immagine retorica).
E così andiamo a Donetks dove una volta lo Shaktar si batteva per la Champions e ora piovono bombe ucraine sui separatisti filo russi oppure in Libano dove da oltre 10 anni le partite si giocano a porte chiuse per paura di attentati e scontri, a Pietralata dove la Liberi Nantes raccoglie giocatori rifugiati, si parla del Latina e del Meadowbank Thistle, dello Jupiter e del Tanos, di Luciano Vassallo che fu campione etiope, figlio meticcio di italiano e di un'autoctona.
E di tanto altro.
Per chi ama il calcio da avere.

COSE E SUONI

Mie recensioni quotidiane di dischi italiani su www.radiocoop.it
Articoli settimanali sul quotidiano di Piacenza LIBERTA'.
Recensioni mensili su CLASSIC ROCK.

Disponibile il mio nuovo libro su RAY CHARLES "Il genio senza tempo" per Volo Libero Edizioni.
http://www.vololiberoedizioni.it/

martedì, maggio 30, 2017

Get Back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta. Le altre riscoperte sono qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

HUMBLE PIE - Smokin - 1972
HUMBLE PIE - Eat it - 1973
Una storia sfortunata e disordinata quella di uno dei primi supergruppi della storia del rock.
Steve Marriott aveva appena sciolto in maniera turbolenta gli Small Faces, il giovane Peter Frampton arrivava dal freakbeat degli Herd, il bassista Greg Ridely dagli Spooky Tooth mentre il batterista Jerry Shirley fu “prelevato” da Marriott dai suoi pupilli Apostolic Intervention, mod band psichedelica di scarso successo.
Gli Humble Pie furono una macchina da guerra live, passando anni in estenuanti tour.
Incisero anche una luna serie di album ma che non raccolsero mai il successo dovuto anche a causa di un approccio allo studio di registrazione sempre un po' approssimativo e dall'assenza di vere hit.
Dopo l'abbandono di Peter Frampton è Marriott a prendere le redini della band e inserire i suoni a lui più cari: soul e rhythm and blues con tanto di coriste prese dalla band di Ray Charles.
"Smokin" e "Eat it" sono due album solidi e affascinanti, spesso non lontani dal contemporaneo mood dei Rolling Stones e che dimostrano da dove hanno preso, paro paro, i Black Crowes. Rock duro, gospel , soul, un tiro comune a pochi la voce di Steve che spazza tutto, sorretto dalle Blackberries Billie Barnum, Clydie King, Venetta Fields.

STEVE MARRIOTT / RONNIE LANE - Majik Mijits
Se la storia degli Small Faces e delle ramificazioni successive dei suoi componenti è nota a molti, meno conosciuto è l’album dei MAJIK MIJITS, inciso nel 1981 da STEVE MARRIOTT e RONNIE LANE, riuniti per la prima volta dopo la fine degli S.F.
Ritrovatisi per un estemporaneo concerto al Bridgehouse Pub nell’East London il 1° settembre del 1981, accompagnati dai “Blind Drunk” (ovvero Mick Green alla chitarra, già con J.Kidd &the Pirates, Dave Hynes alla batteria (già con Mirage, Turquoise e Jawbone), Jim Leverton al basso (già con i Juicy Luicy e poi con i Packet of three di Marriott) e Winder K Frog (autore di alcuni pregevoli album solisti e turnista con Eric Burdon, David Gilmour, Joe Cocker), Sam Brown ai cori, Mel Collins , che ha suonato con tutti, da Clapton agli Stones, ai fiati, oltre alla partecipazione alle tastiere di Zoot Money), incisero poi 13 brani con la stessa line up (anche se la malattia non permise a Ronnie di suonare il basso ma solo di comporre le linee melodiche e farle eseguire da Jim Leverton).
Un brano a testa a base di ottimo 70’s rock dai richiami 60’s (stupendo “Last tango in Nato” di Ronnie, notevoli “Lonely no more” e “How does it feel” di Steve in pieno mood Small Faces) e commovente chiusura con una live version di “All or nothing”.
L’album è fresco, gioioso, energico, contagioso ma aspettò 20 anni per vedere la luce e fu pubblicato nell’indifferenza nel 2000 quando i nostri due eroi già se ne erano andati.

STEVE MARRIOTT - I need your love (like a fish needs a raincoat)
Raccolta di rarità e inediti lasciarti da Steve Marriott tra il 1975 e il 1991. Ci sono provini, due brani, non eccezionali, con Peter Frampton destinati alla reunion degli Humble Pie (che non si fece a causa della morte di Steve nel 1991), momenti molto minimali e grezzi, altri più completi come "Baby don't do it", una bella versione molto soul di "Tin soldier", una grande di "I just wanna make love to you" con fiati e tastiere.
Interessanti solo come documento storico (molto acerbi e approssimativi) i brani con i Moments e i Moonglows bands pre Small Faces in cui militò Steve.
Per i fans ventinove brani preziosi.

lunedì, maggio 29, 2017

Campionato di calcio 2016-2017



Come ogni anno dopo i pronostici (azzeccati al 100% o quasi qui: http://tonyface.blogspot.it/2016/08/campionato-di-calcio-2016-2017.html) un resoconto calcistico della stagione ci vuole.

La JUVENTUS ha dominato nel senso che se anche il distacco non è stato stratosferico, ROMA e NAPOLI non sono mai state in grado di insidiare il primato e la vittoria finale.
Per il momento squadra irraggiungibile in Italia.

Sorprese dell'anno ATALANTA e MILAN.
I primi con una squadra fresca e brillante, i secondi in Europa più per demeriti degli altri che per meriti propri.
Sempre ottima e solida la LAZIO.
Non ci sono parole per descrivere il disastro INTER, partita con una squadra di ottimi giocatori, finita nel marasma più totale.
Il resto è mediocrità e pochezza.
Retrocessioni previste e prevedibili (e necessità di tornare ad un campionato almeno a 18 squadre) con la "sorpresa" Crotone all'ultima giornata.
Bentornate in A a Spal e Verona, due ottime squadre.

Anche in Europa copioni ampiamente rispettati (Real in Spagna, Chelsea in Inghilterra, Bayern in Germania, Benfica in Portogallo, Shaktar in Ucraina, Legia in Polonia, Olimpiacos in Grecia, Besiktas in Turchia, Anderlecht in Belgio, Basilea in Svizzera, Celtic in Scozia, Stella Rossa in Serbia sorpresa Monaco invece in Francia sul PSG e in Russia con lo Spartak Mosca mentre ritorna al successo il Feynoord in Olanda).

domenica, maggio 28, 2017

La monorotaia di Torino



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti pos
t:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

La monorotaia di Torino fu un sistema di trasporto ferroviario realizzato dalla Alweg nel 1961, in occasione dell'Esposizione Internazionale del Lavoro e della contemporanea celebrazione del centenario dell'Unità d'Italia.

Un mezzo di trasporto molto particolare dal design futuristico e modernissimo ad alimentazione elettrica.
Il percorso si estendeva per circa 1.800 metri su un viadotto di cemento armato sopraelevato che fungeva da sostegno, era lineare e terminava, con una larga curva, passando sopra al laghetto artificiale di Italia ’61.
Le due stazioni erano poste una a nord all’ingresso di Viale Unita’ d’Italia, vicino al Museo dell’Automobile, e l’altra a sud, al termine di Corso Unità d’Italia poco prima del Palazzo del Lavoro, ed erano formate da piattaforme sopraelevate.

Fu una delle attrazioni di Italia ’61, studiata anche da numerosi addetti ai lavori giunti da diverse parti del mondo per vedere come funzionava questo nuovo mezzo di trasporto urbano.
Andava a 60 chilometri orari e fece durante la manifestazione circa 22 mila viaggi con una frequenza di uno ogni cinque minuti.
Finito l'evento rimase in funzione brevemente per gruppi di studenti e nel 1963 venne chiusa.

Rimase per anni in disuso all'interno della stazione Nord è andò distrutta in un incendio doloso.
Nel 1981 infine il mezzo venne smantellato e il viadotto tagliato e nel 1994 rimosso integralmente eccetto un breve tratto sopra il laghetto, ed entrambe le stazioni, di cui la nord ben visibile da corso Unità d'Italia.
In occasione dei XX Giochi olimpici invernali del 2006, il Comune di Torino decise la ristrutturazione e il cambio di destinazione d'uso della stazione Nord, che da allora ospita attualmente, in comodato d'uso, la "Casa UGI

sabato, maggio 27, 2017

Bruno Vagnini - John Lennon and Yoko Ono. Peace bed-in



Nel 1969 John Lennon e Yoko Ono si inventarono una forma di protesta non-violenta che chiamarono Bed-In.
Convocarono i giornalisti nella loro stanza d’albergo e li accolsero in pigiama per parlare della pace.

Una volta all’Hilton di Amsterdam, l’altra al Queen Elizabeth Hotel di Montreal.
Nella città canadese frequentava un corso di fotografia all’Accademia di Belle Arti un giovane italiano, Bruno Vagnini, che riuscì ad arrivare alla stanza d'albergo, la Suite 1742, di John e Yoko on un solo rullino in bianco e nero da 36 scatti e a fotografare la coppia.

I suoi scatti sono finiti in varie mostre e su un libro (che Gabriele Longoni dei Coys mi ha gentilmente donato nonostante non sia più di facile reperibilità), corredato da racconti e poesie di scrittori reggiani.
Un documento importante.

Libertà, Classic Rock e Ray Charles



Domani sul quotidiano LIBERTA' nell'inserto "Portfolio" diretto da Maurizio Pilotti scrivo di STATISTICHE DISCOGRAFICHE parlando dei DISCHI PIU' VENDUTI di SEMPRE ("Thriller" di Michael Jackson), gli artisti che hanno venduto più copie in totale (i Beatles e Elvis) e in Italia (Celentano, Baglioni, Mina).

Nella foto il numero della scorsa settimana.



Nel nuovo numero di CLASSIC ROCK parlo della ristampa di SGT PEPPERS dei BEATLES, del cofanetto "The A&M Vynil Boxset" degli HUMBLE PIE, dei nuovi album di DEROZER, MON, THEE FUZZ WAR.





Il mio nuovo libro RAY CHARLES IL GENIO SENZA TEMPO edito da Vololibero Edizioni (http://www.vololiberoedizioni.it/ray-charles) è stato presentato al SALONE del LIBRO di TORINO lo scorso sabato con Eddy Cilia e Carlo Bordone.

venerdì, maggio 26, 2017

Beatles - Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band Anniversary Deluxe Edition



Era inevitabile che un album così carico di storia come SGT PEPPERS venisse omaggiato in una data iconica come il cinquantesimo anniversario dall'uscita.

Ma era sinceramente lecito ritenere che la pubblicazione del triplo ANTHOLOGY con una valanga di inediti e outtakes, avesse chiuso la saga delle rarità dei Beatles.
Evidentemente il “pozzo Beatles” continua a essere senza fondo, non smette certo di vendere e un evento simile non poteva passare certo inosservato.

Il risultato è un doppio CD (esiste anche una versione più estesa di ben sei CD con ulteriori rarità, i filmati di vari brani, il documentario sul “Making of” dell'album) con il remix dell'album curato dal figlio di George Martin, Gilles mentre nel secondo 18 outakes di ognuno dei brani della scaletta oltre a varie versioni di Strawberry fields forever e Penny Lane (tra cui un remix del 2017).

Che dire ?

Che forse delle versioni strumentali di With a little help from my friends, She's leaving home, Within you without you o di una Good morning good morning senza i fiati non si sentiva proprio la mancanza nè la traballante ed embrionale Lucy in the sky with diamonds farà gridare al miracolo.
Strumentale anche Gettin better pur se molto interessante in questa versione più dura, cupa, aggressiva.
Diversa anche Lovely Rita ma niente di eclatante.
Intrigante sentire i dialoghi tra i quattro Beatles prima o alla fine dei brani, qualche commento o la nascita delle ancora incomplete Fixing a hole e Being for Mr.Kite
Curioso il finale di A day in the life con le voci dei quattro che fanno "auhmmm" al posto dell'accordo di pianoforte mentre il resto del brano è la pallida ombra di quello maestoso che conosciamo.
Chiudono tre versioni di Strawberry Fields Forever piuttosto simili alle originali e due di Penny Lane, l'una strumentale e l'altra rimixata da Gilles Martin che suona indubbiamente più chiara e dinamica.

Solo per super completisti e malati di Beatles (come me).

giovedì, maggio 25, 2017

Italia Skins di Flavio Frezza



E' nota e ovvia la complessità nell'addentrarsi nelle cosiddette SOTTOCULTURE senza correre il rischio di peccare di superficialità e approssimazione.

Tanto più se nascono e sviluppano "dal basso" sono infinite le sfumature, gli aspetti indefinibili, le particolarità impossibili da riportare correttamente a chi non ha vissuto o vive l'esperienza in maniera diretta.

Ancora di più se parliamo della cultura SKINHEAD, una delle più osteggiate e male interpretate, soprattutto a causa delle note derive nazi/fasciste e della triste fama di violenti, aggressivi e provocatori.

Flavio Frezza, da protagonista, riesce a restituirci invece un quadro attendibile, preciso, cronologico, didascalico, alla stregua di un saggio sociologico.
Il tutto in maniera lucida e distaccata.
Non facile quando si deve affrontare la profonda spaccatura tra chi andò a destra e chi a sinistra e chi cercò la "salvezza" nel concetto di "apolitico".
Ma in queste pagine ad esempio si chiarisce una volta per tutte che gli original skins non erano razzisti ma neppure troppo politically correct (come si dice oggi) e morbidi nei confronti dei pakistani ma come, allo stesso modo, certi episodi di violenza non fossero riconducibili ad una collocazione politica ma ad un contesto sociale, di strada, di quartiere.

Un testo essenziale per capire nel migliore dei modi la natura e l'origine di un movimento che ha vissuto fasi alterne, soprattutto in Italia, dove arrivò per la prima volta agli inizi degli anni '80, grazie all'insegnamento di gruppi come Nabat, Rough, Dioxina, Ghetto 84, Rip Off, Klasse Kriminale, SS 20 e tanti altri.

Altrettanto interessante la seconda parte del libro dove a parlare sono una trentina di skins ed ed ex skins italiani (peraltro ritratti in suggestive foto in bianco e nero alla fine del libro), ricordando, in modo schietto e senza peli sulla lingua la loro esperienza e soffermandosi sulle varie scene locali, sulla politica, le droghe etc.
Divertente, talvolta (positivamente) straziante, una testimonianza preziosissima.

Lo trovate qui:
https://www.facebook.com/HELLNATION-Store-143426122415136

mercoledì, maggio 24, 2017

Peter Blake



Nato in Inghilterra nel 1932 PETER BLAKE è uno dei più noti artisti di POP ART, famoso soprattutto per essere l'autore della copertina di "Sgt Peppers"dei BEATLES (oltre che di quella di "Stanley Road" di PAUL WELLER, "Stop the clock" degli OASIS, "Face dances" degli WHO e alla riedizione di "Live at Leeds" del singolo "Do they know it's Christmas time?" e tanto altro).

Si segnalò all'attenzione del circuito artistico londinese a cavallo tra i 50's e i 60's e trovò il successo quando lo notò il gallerista Robert Fraser, intimo dei Beatles e personaggio di spicco della Swinging London.
“On the balcony” (1955-57) è una delle sue principali opere e uno dei simboli della Pop Art britannica, tanto quanto “The first real target” (1961).
Il succeso mediatico lo raggiunge nel 1967 con la copertina di "Sgt Peppers" per la quale ricevette 200 sterline di compenso ma nessun diritto di sfruttamento successivo (...).

In ambito musicale oltre alle copertine sopracitate ha lavorato anche all'album tributo a Ian Dury “Brand new boots and panties”, "24 nights" e "I still do" di Eric Clapton e “Sweet Child” dei Pentagle.

Negli anni 70 si è dedicato soprattutto a dipinti basati sulle tradizione popolare inglese.
Nel 2008, quando Liverpool è stata capitale della cultura europea ha ripreso la copertina di "Sgt Peppers" con alcune figure importanti e storiche della città. Mentre nel 2012 la rifece con una serie di personaggi che ammira (con Paul ma senza Ringo...).

Essendo tifoso del Chelsea ha disegnato un collage per promuovere la squadra nel 2010.

martedì, maggio 23, 2017

Iggy Pop - The Idiot / Lust for life



Rock goes punk è una rubrica che esplora in una serie di post gli album di gruppi provenienti dal rock (più o meno) classico e che furono influenzati da punk e new wave.

Si parte con i primi due album solisti di Iggy Pop, "The idiot" e "Lust for life" del 1977.

La storia è nota.
David Bowie toglie Iggy Pop dalle derive in cui era finito dopo lo scioglimento degli Stooges, tra droghe ed eccessi di ogni tipo, lo ripulisce (solo un po', non esageriamo) e gli restituisce un'immagine e un sound non solo attuali ma che precorrono i tempi.

"The idiot" esce nel marzo del 1977 ma le registrazioni sono dell'estate prima, quando il concetto di new wave era ancora decisamente embrionale.
E' evidente che si tratta di un album di David Bowie (in pieno trip "berlinese") a cui Iggy presta voce, verve e testi (non a caso David riprenderà sia "China girl" che "Sister midnight" ).
Il sound è decadente, kraut, un pizzico di glam, di sonorità oscure, perfettamente consone con quanto faranno di lì a poco gruppi come Ultravox! o Siouxsie.

"Lust for life" esce sei mesi nell'agosto 1977 ed è ancora frutto della magica accoppiata ma le redini questa volte le prende Iggy con un piglio che riporta alle sue origini, dure e crude (vedi la stupenda, classica, iconica title track con uno dei suoni di batteria più belli della storia del rock e il cui riff fu ispirato da un codice Morse...e le successive "Sixteen" e "Some weird sin").
C'è anche un altro brano destinato alla storia del rock come "The passenger".
Il resto si inserisce alla perfezione nel calderone punk wave di quei giorni ma con una classe, uno stile e uno spessore che cancellano buona parte delle uscite contemporanee.

Iggy Pop prenderà velocemente il volo grazie anche a travolgenti e selvaggi concerti restando sempre a livelli dignitosi, discograficamente parlando.

SISTER MIDNIGHT (live 1977 con Davide Bowie)
https://www.youtube.com/watch?v=Nv9fGh38X_s

FUNTIME (con David Bowie 1977)
https://www.youtube.com/watch?v=geHYJa35z_g

CHINA GIRL
https://www.youtube.com/watch?v=aq0kCmzweTU

DUM DUM BOYS (live 1981)
https://www.youtube.com/watch?v=GxvC8g4hQpI

LUST FOR LIFE
https://www.youtube.com/watch?v=jQvUBf5l7Vw

THE PASSENGER
https://www.youtube.com/watch?v=hM7LCXiWOSI

SIXTEEN
https://www.youtube.com/watch?v=QvcKX4gK18Q

SOME WEIRD SIN
https://www.youtube.com/watch?v=mUTH_SDktlw

lunedì, maggio 22, 2017

Mario Schifano



MARIO SCHIFANO è stato uno dei più importanti e poliedrici artisti italiani, tra gli esponenti della Pop Art autoctona (vedi le opere dedicate ai marchi pubblicitari come Coca-Cola ed Esso), spesso a stretto contatto con la musica.

Nato nel 1934 nella Libia Italiana, alla fine dei 50's partecipò al movimento artistico Scuola di Piazza del Popolo che si riuniva al Caffè Rosati, bar romano in Piazza del Popolo, allora frequentato fra gli altri da Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Federico Fellini.
E' lì che conobbe la futura amante Anita Pallenberg (che durante un viaggio a Londra nel 1965 presentò ai Rolling Stones con i noti sviluppi successivi), con la quale fece il suo primo viaggio a New York nel 1962 dove entrò in contatto con Andy Warhol e Gerard Malanga frequentando la Factory e le serate del New American Cinema Group, partecipando alla mostra New Realists alla Sidney Janis Gallery, una collettiva che comprendeva gran parte dei giovani artisti della Pop Art fra cui Andy Warhol e Roy Lichtenstein entrando nella vita notturna newyorkese che lo portò alle prime sperimentazioni con l'LSD.

Tra il 1966 e il 1967 Nel 1966-67 forma Le Stelle di Mario Schifano con i musicisti Giandomenico Crescentini, ex bassista dei New Dada, il chitarrista romano Urbano Orlandi, il tastierista Nello Marini, ed il batterista Sergio Cerra dei quali gestisce l'indirizzo musicale (come Andy Warhol con i Velvet Underground) e la regia dei concerti trasformandoli in uno degli esempi più alti di musica psichedelica italiana ed internazionale, pubblicando un album seminale e avanti di anni rispetto ai tempi.

Diventa l'amante di Marianne Faithfull, nel 1967 collabora con Marco Ferreri ne L'harem di Marco Ferreri e nel 1968 produce come regista la Trilogia per un massacro, formata dai tre lungometraggi Satellite (1968), Umano non umano (1969, a cui collaborarono Adriano Aprà, Carmelo Bene, Mick Jagger, Alberto Moravia, Sandro Penna, Rada Rassimov e Keith Richards e Trapianto, consunzione, morte di Franco Brocani (1969).

Nel 1968 disegna la copertina di Stereoequipe dell' Equipe 84.
Nel 1969 i Rolling Stones dedicano a Mario Schifano il brano Monkey Man.
Prosegue tra i 70's e gli 80's un'intensa (e disordinata) attività artistica, sperimentale e d'avanguardia.
I primi anni Settanta si aprono con la serie di tele emulsionate dove immagini televisive vengono sottoposte a interventi di colore alla nitro.

Negli anni Settanta ed Ottanta la sua opera si è applicata, in maniera crescente al soggetto dell’arte e degli artisti, utilizzando fotografie di “icone” storiche.
Negli 80 e 90 è presente in mostre ed esposizioni in tutto il mondo, dall'Europa agli States alla Cina.
Nel 1997 viene insignito del Premio San Giorgio di Donatello per le vetrate policrome della cripta di Santa Croce a Firenze, per il settimo centenario della costruzione.
Due anni dopo Venezia alla Biennale rende Omaggio a Schifano, morto il 26 gennaio 1998, stroncato da una vita fatta di eccessi e sregolatezza in un ospedale romano.

“O si andava nelle gallerie a vedere i quadri informali, o si andava nelle strade a vedere i cartelloni pubblicitari. Io scelsi di andare nelle strade.”

http://www.marioschifano.it/
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