mercoledì, giugno 30, 2021

Il meglio del mese. Giugno 2021



A metà dell'anno in corso tante buone cose da segnalare: Sleaford Mods, Paul Weller, Dewolff, Jon Batiste, The Coral, Sons Of Kemet, Mdou Moctar, Teenage Fanclub,Tom Jones,Chrissie Hynde, Adrian Younge, Flyte, Myles Sanko, Billy Nomates, Alan Vega, Django Django, Aaron Frazer, Bamboos, Arlo Parks, Shame.
In Italia: Radio Days, Nicola Conte/Gianluca Petrella, A/lpaca, Casino Royale, Gang, SLWJM, Bachi da Pietra, Joe Perrino, Amerigo Verardi, Les Flaneurs, The Smoke Orchestra.


NOEL GALLAGHER'S HIGH FLYING BIRDS - Back the way we came vol. 1
L'ex Oasis non é mai riuscito a bissare i capolavori della band madre. Ottimi album, qualche guizzo, molto mestiere ma una carriera solista tutto sommato un po' opaca.
Mette le cose a posto questa raccolta del suo meglio che condensa tre album e vari ep e si dimostra un ascolto più che ottimo in cui Noel spazia tra le sue tipiche ballate malinconiche e varie sperimentazioni con la dance e il gusto per i 60's. Ci sono anche due buoni inediti.
Il modo migliore per fare un posto a fianco della discografia degli Oasis.

SLEATER KINNEY - Path of wellness
Ridotta la formazione a soli due elementi, tornano a un sound crudo e aspro, sempre perfettamente riconoscibile, non di rado molto vicino al mondo di Patti Smith. Ottime canzoni, giusto tiro, attitudine a mille. Un buon album.

CHRISSIE HYNDE - Standing in the doorway
Omaggio alle canzoni di Bob Dylan. Scarne, minimali, la sua voce sublime ancora una volta risplende, le interpretazioni sono eccellenti. Quello che colpisce é la PASSIONE, la ricerca di brani poco noti, talvolta oscuri e dimenticati, la conoscenza del repertorio di Bob. A conferma che "certa musica" é roba seria.

KING GIZZARD AND THE WIZARD LIZARD - Butterfly 3000
E con questo siamo al 18° album in nove anni (il secondo del 2021). La creatività della band australiana non consoce soste né limiti. Queata volta flirta con elettronica e kraut rock, sempre in un'ottica psichedelica e persoanlissima. Ancora una volta un album interessantissimo.

PM WARSON - True Story
A metà tra Nick Waterhouse e il James Hunter Six, sulle tracce dell'anello di collegamento tra rhythm and blues, jazz, blues, swing, swamp, soul.
Molto piacevole, ben fatto, pur se risaputo e prevedibile.

NIGHT BEATS - Outlaw R&B
Danny Lee Blackwell é un nome che probabilmente dirà poco al pubblico italiano ma con lo pseudonimo di Night Beats firma già il quinto album e ha alle spalle un'attività intensissima. Il nuovo lavoro é il perfetto manifesto del suo sound che viaggia tra duro acid rock, garage punk, glam, psichedelia, soul e rhythm and blues. Caratura ottima.

BLACKBERRY SMOKE - You hear Georgia
Se siete nostalgici dei Balck Crowes eccovi i perfetti epigoni della band dei Robinson. Il suono e l'ispirazione sono quelli: southern rock, rock blues, ruvido rhythm and blues, chitarre distorte e slide. Molto gustoso.

BEN WATT - Storm Shelter
Sei brani pianoforte e voce, intensissimi, malinconici, a tratti Lennoniani. Un ep plumbeo e autunnale ma più che apprezzabile.

THE FABULOUS HEYDAYS - Ladies & gentlemen...
Una line up mista da Australia, Grecia e Olanda per un tuffo nel garage punk dei 60's che dai Music Machine va ai Pretty Things, passa attraverso i Sonics e il Texas di quei tempi.
Grande tiro, purezza filologica, freschezza e attitudine.

CINECYDE - Vegetable or thing
Sono in giro da Detroit dal 1977, una delle prime punk band americane. Non hanno mai smesso di suonare e registrare (anche se questo é solo il sesto album), seppure a fasi alterne. Ancora in formissima con un punk rock abrasivo, grezzo, crudo. Un ottimo lavoro.

LIZ PHAIR - Soberish
Assente dalle scene da una decina di anni, la cantautrice americana torna con un buon album do indie pop rock. Belle melodie, in pieno stile Juliana Hatfield e un po' di Suzanne Vega. Gradevole e ben fatto.

VAUDOU GAME - Noussin
Peter Solo arriva dal Togo ed é coadiuvato da una band francese, con cui prende afro funk, rock, rhythm and blues e tanto altro. Album divertente, pieno di groove, spettacolare.

JUPITER & OKWESS - Na Kozonga
La band congolese travolge con uno sparatissimo afro beat, intriso di funk, sonorità tradizionali ma anche jazz, ritmi caraibici e latini. Da scoprire.

CASINO ROYALE - Polaris
Mai banali, sempre imprevedibili, costantemente un passo avanti, tornano i Casino Royale con un album complesso, variegato, cupo, da cui emerge l'atmosfera plumbea e incerta del periodo che stiamo vivendo. Gli otto brani hanno un frequente groove drum 'n' bass ma che attinge dalle nuove direzioni che ha preso la black music, in cui si mischiano hip hop, elettronica, basi e melodie nu-soul. Sorprende l'atmosfera sinfonica cinematografica di "Contro me stesso al mio fianco" mentre ritroviamo i Casino più tradizionali in "Ho combattuto" e in "Fermi alla velocità della luce". Ma tutto l'album é denso di stimoli, idee, freschezza.

ELLI DE MON - Countin' the blues
Elli De Mon é una delle più apprezzate blues women italiane e non solo.
Ha recentemente pubblicato un bellissimo libro/saggio, "Countin' the blues" sulle donne blues degli anni 20 che aprirono le porte a un nuovo modo di suonare ma, soprattutto, di essere donne (e nere), negli States razzisti e maschilisti dei tempi.
Il nuovo album é l'ideale colonna sonora di quel libro, in cui riprende brani delle eroine di cui ha scritto: Ma Rainey, Bessie Smith, Alberta Hunter, Lottie Kimbrough, Memphis Minnie etc. Puro blues, crudo, profondo, riproposto in chiave attuale, reso moderno da nuovi arrangiamenti e da una verve punk. Album di altissimo livello.

CALIBRO 35 – Post Momentum ep
Torna una delle band più rappresentative della scena italiana con un nuovo Ep che riprende il discorso interrotto un anno fa dal Covid. Sei brani in cui rivisitano il singolo “Stan Lee” con le voci di Ghemon ed Ensi, aggiungono tre pregevoli inediti e due remake di brani dell’album “Momentum”, dove il loro classico groove funk cinematico travolge e avvolge. Sempre al Top!

SAVANA FUNK - Tindouf
Travolgente nuovo album per la band bolognese che assembla ampie dosi di funk, forti tinte afro, latin sound (il primo Santana), groove cinematici, jazz, il tutto shakerato con una visione psichedelica. I titoli richiamano direttamente i temi di multiculturalismo e immigrazione, a cui la band é particolarmente attenta. Eccellente.

JAMES SENESE - James is back
Uno dei pochi veri soul men italiani, James Senese ha attraversato la storia della musica nostrana, dagli anni 60 ad oggi. Quasi mai ai vertici delle classifiche ma sempre protagonista della qualità, da Napoli Centrale alla carriera solista e mille collaborazioni. Il nuovo album é un riuscitissimo concentrato di funk, soul, musica mediterranea, tradizione popolare napoletana, pop colto, black music, jazz. Testi profondi, intensi, poetici, spesso a sfondo sociale. Un grande lavoro, semplicemente.

MALACARNA - s/t
Il progetto audio/visivo formato dal cantante Tony Farina, dal produttore e chitarrista Vince Pastano e dall’artista Dorothy Bhawl (che firma una strepitosa quanto conturbante copertina) abbraccia un approccio di matrice alternative rock/new wave con inserti nois, a cui si unisce la tradizione folk rock napoletana cara agli Alma Megretta (non a caso in “Oh Signore” c’é Raiz alla voce) e un tocco decadente del Nick Cave più crudo e aspro. Un lavoro di particolare originalità, molto maturo, personale, intensissimo.

IMPOSSIBILI - Tra sogno e realtà
Un quarto di secolo di attività, il settimo album in carniere, con immutate energia e attitudine. Punk rock semplice e diretto tra Ramones, Screeching Weasel, Social Distortion, Peawees, Manges. Brani compatti, linee melodiche perfette, grande impatto ritmico.

RIFRAZIONE - Artemoltiplicata
Eccellente lavoro per il progetto musicale di Giuseppe Giannecchini , prodotto e arrangiato da Ugo Cappadonia e ispirato all’architetto razionalista Giuseppe Terragni. Un sound dalle movenze psichedeliche, shoegaze (vedi la conclusiva "Non é poco"), sguardi a Paisley Underground e Thin White Rope, ma che attinge anche da esperienze nostrane come Marlene Kuntz, Diaframma, Afterhours. Da ascoltare.

LE CAROGNE - Le Carogne
Torna la band ligure con uno splendido 45 giri che in due brani riassume un mondo.
"Rattlesnake" é un tiratissimo rock 'n' roll/rhythm and blues che arriva abbondantemente in spazi punk e perfino in odore dei Meteors e Gravedigger V. Rhythm and soul con generose pennellate garage (Fuzztones meet Lyres) nel lato B con la bellissima "Two steps back".45 giri dell'anno.

ASCOLTATO ANCHE:
MERRY CLAYTON (la voce di "Gimme shelter" torna con un album di gospel soul intenso e bello), GRENTEA PENG (nu soul contaminato), JAMES (raro trovare cose così noiose e stereotipate), GARBAGE (non male ma senza più la verve degli esordi), KINGS OF CONVENIENCE (delicatezze acustiche sempre ben fatte ma decisamente soporifere), SCALPING (industrial wave electro non lontana dai Primal Scream. Interesting), MOUNTAIN GOATS (un po' psych, un po' Dylan, un bell'ascoltare).

LETTO

FRANCESCO ADINOLFI - Mondo Exotica
Un Martini da sorseggiare, abbigliamento sobrio ma molto elegante e raffinato, arredamento stiloso, dai colori vivaci e dalle forme arrotondate, in un conturbante night club.
In sottofondo una musica divertente, ammaliante, facile e fresca. La possiamo chiamare Cocktail Music, Exotica o Lounge.
Che vuol dire tutto e niente, visto che abbraccia un universo di suoni, influenze, ritmi, radici.
Per saperne non di più ma, anzi, tutto, veramente tutto,, in ogni dettaglio, é stato ristampato da Marsilio Editore, dopo venti anni dalla prima pubblicazione, “Mondo Exotica” a cura di Francesco Adinolfi, veterano del giornalismo musicale italiano, dal glorioso “Ciao 2001” al “Manifesto” e “Espresso”, fino a storiche trasmissioni a Radio Rai come “Stereonotte” e a una lunga lista di libri.
Un libro che nel 2009 vinse l'ARSC Award for Excellence in Historical Recorded Sound Reasearch.
Più che meritato perché in queste seicento pagine si scandagliano origini musicali, artistiche ma anche culturali e sociali del genere.
Inaspettatamente, negli anni 90, in cui ruggiva il grunge e la musica pop elettronica monopolizzava le classifiche, un nutrito gruppo di nuovi nomi, trasversalmente in ogni parte del mondo, riprese in mano dimenticatissimi e disprezzati dischi di “musica da sottofondo”, colonne sonore di film di serie B, bizzarrie di sapore pseudo esotico, surf, strambo jazz e li ripropose in chiave moderna.
Dai giapponesi Pizzicato Five (diventati star in patria ma non solo), Cibo Matto e 5,6,7,8's (famose dopo l'apparizione in “Kill Bill” di Tarantino), ai nostri Montefiori Cocktail e Nicola Conte, i tedeschi Frank Popp Ensemble, gli inglesi Karminsky Experience e Stereolab, l'ex Faith No More, Mike Patton, con il progetto Mr.Bungle e poi Mondo Cane, per citarne solo alcuni, fu un tuffo in sonorità stranissime.
Le radici hanno origini lontane, quando, soprattutto in America, si incominciò a proporre musica di matrice pseudo “esotica”.
Ovvero una liofilizzazione di presunte influenze polinesiane, latine, orientali o africane.
Utilizzando spesso strumenti insoliti “provenienti da varie parti del mondo, per conferire ai brani un senso di alterità e spiazzamento temporale”.
Ma senza alcuna volontà o pretesa di essere fedeli alla cultura musicale a cui ci si riferiva, anzi, esattamente il contrario.
Il primo album che può essere definito, a ragion veduta, il pioniere del genere in oggetto esce nel 1951.
E' di Les Baxter e si intitola Ritual Of The Savage.
Fin dal titolo é l'epitome del concetto della musica e del Mondo Exotica: americanizzare suoni di origine “lontana”, “una musica che faceva dello stereotipo assoluto e totalizzante il suo assunto di fondo”.
Nei brani si utilizzano ritmi latini, samba, mambo, percussioni per evocare atmosfere africane.
Inconsapevolmente citando le origini di quei ritmi, che arrivavano dagli schiavi africani deportati nelle Americhe.
Un approccio che, sempre inconsapevolmente (vogliamo sperare) nasconde, ma non troppo, uno sfondo razzista.
Le riviste americane (ma abbiamo avuto anche in Italia un corrispettivo angosciante durante la malefica avventura coloniale africana) mostravano spesso immagini di donne africane, asiatiche e polinesiali in topless “sollecitando una eroticizzazione di tutto ciò che apparisse “esotico e primitivo” e dunque distante dai codici comportamentali occidentali.
Era come se fuori dai confini nazionali esistesse un mondo idilliaco e per niente ostile”
.
Paradossalmente proprio negli anni in cui esplodono le lotte e le guerre di indipendenza in mezzo mondo, dall'Africa, all'Asia, al Centro America, per affrancarsi dal dominio coloniale delle grandi potenze.
Come sottolineato anche l'Italia non fu immune da questo approccio, fino agli anni settanta inoltrati, in cui la cinematografia nostrana indulgeva spesso su film a sfondo “esotico/erotico” in cui le protagoniste femminili (africane, asiatiche, “esotiche”) “erano sganciate da codici e obblighi morali, di cui l'Occidente bianco doveva sapere approffittare almeno per una notte. L'”altra” era un animale solo sessuale di cui abusare o farsi travolgere e infine ripudiare”.
L'universo sonoro della Cocktail Music passa anche e molto spesso attraverso le colonne sonore di film difficilmente ascrivibili tra i capolavori ma i cui autori sono assurti a veri e propri monumenti della musica italiana e non solo, dal grande Maestro Ennio Morricone a Piero Piccioni, Piero Umiliani, Nico Fidenco, Armando Trovajoli, diventati punti di riferimento per il genere. Che non é solo musichetta sciocca e facile ma che affonda non di rado le radici anche nel jazz, nel funk, nel blues (vedi la grande colonna sonora de “I soliti ignoti”, curata da Piero Umiliani).
Curiosa anche una escursione nei night club degli anni Sessanta nostrani, dove risuonavano ritmi e balli conturbanti e misteriosi, basati su ritmiche latine e africane, come rumba, samba, cha cha cha, bajon, spirù, raspa, conga, le cui atmosfere ritroviamo spesso nei film dell'epoca, “La dolce vita”, ad esempio.
Ma ricordiamo anche la vicenda dell'incredibile cantante peruviana Yma Sumac, discendente dell'ultimo imperatore Inca, assurta a fama mondiale grazie a una voce unica, in grado di raggiungere estensioni disumane.
Fu un vero e proprio idolo negli anni 60, dalle Americhe all'Unione Sovietica e rimane una delle stelle della Exotica. L'aspetto interessante di questo ampio spettro sonoro é che, come ci insegna il libro, i meandri in cui si districa e riversa questo strano miscuglio di suoni sono apparentemente infiniti.
Ogni disco, artista, epoca, sono solo punti di partenza verso ulteriori nicchie in cui scavare e trovare nuovi stimoli e materiale intrigante. Probailmente sarà difficile rinvenire capolavori di inestimabile valore ma tanto divertimento sicuramente si.
E non é cosa da poco.

TRACEY THORN - My rock 'n' roll friend
Tracey Thorn, inconfondibile voce degli Everything But The Girl, protagonista di un'ottima carriera solista, giornalista e scrittrice, racconta la sua amicizia con Lindy Morrison, ex batterista dei Go Betweens.
Timida e e riservata la prima, vulcanica, esplosiva, disordinata, militante, la seconda. ("You are loud where I am quiet, excitable where I try to be calm, unguarded where I am reserved. You can be outrageous").
"Ci sono state pioniere come in tutto ciò che le donne hanno lottato per fare, hanno chiesto il diritto di fare e sono state scoraggiate dal fare.
Ogni donna batterista ha veramente voluto fare quello. Ha dovuto ignorare la parola NO.
Ha dovuto dire alla gente di andarsene affanculo".
(Lindy Morrison)
Una relazione intima, speciale, che si sviluppa tra incontri diretti e anni di lontananza (l'una in Inghilterra, l'altra nella natìa Australia), da cui traspaiono tante cose: il maschilismo che subiscono ancora le donne in ambito musicale, il razzismo che resiste in Australia, riflessioni intense e lucidissime da un punto di vista femminista (non il femminismo da rotocalco ma un vissuto "sulla strada" molto più spietato e reale).
Con Lindy che diventa "Just the Drummer" oppure "The Woman in the band" e Tracey in una recensione "la 57enne madre e moglie" non la "57enne cantante e autrice".
"In un certo senso il femminismo è solo la lunga lenta realizzazione che le cose che ami ti odiano" (Lindy West)
Il libro é bello, divertente, leggero, a tratti drammatico e triste ma sempre colto, vero e sincero.
"Così questo é ciò che offro. Una versione della sua vita.
Una visione da dentro e da fuori di lei e di noi. Quello che mi é sembrato che fosse"


STEFANO FRIANI - Belfast Boy
Ascesa e rovinosa caduta di un dio del calcio: GEORGE BEST.
Uno che raggiunge l'apice a 22 anni, quando, nel 1968, conquista con il Manchester United la Coppa dei Campioni.
Inizierà una progressiva, sempre più veloce, caduta negli inferi dell'alcol e della sregolatezza, tra mille donne e approfittatori, che lo porteranno a dibattersi in apparizioni imbarazzanti (come con il Jewish Guild nel Sudafrica segregazionista dei 70, in quarta serie inglese nello Stockport County o nello sconosciuto Dunstable Town, fino alla Lega Irlandese nel Cork City e al triste epilogo britannico con l'Hibernian) e inutili (le varie avventure americane), in cambio di contratti più o meno lucrosi, spesso per brevissimi periodi.
Finisce la carriera in Australia, mentre la sua discesa nell'alcolismo diventa sempre più inarrestabile, con parentesi in prigione, ritrovandosi in mortificanti interviste televisive ubriaco fradicio.
Fino alla prevedibile e triste scomparsa a soli 59 anni.
Il libro è molto "tecnico", con un linguaggio per ottimi conoscitori del calcio inglese ma che apre interessantissimi capitoli sulla complicatissima e drammatica situazione Nord Irlandese degli anni 70, a cui Best non poteva sottrarsi, sull'evoluzione/involuzione/scomparsa di un certo tipo di calcio (abitualmente derubricato a "visione romantica", in realtà il "vero calcio" che si trasforma in uno spettacolo circense.
Paradossalmente George ne fu tra i principali protagonisti, con l'affiliazione al lancio del pallone in USA - insieme a Pelé, Chinaglia, Moore etc), con una lucida e distaccata prospettiva sulla vita del Quinto Beatle.

ETTORE SORRENTINO - Poliziottesco & Blaxploitation. Costretti a sparare
Intrigante saggio che mette a confronto, con un'attenta e accurata analisi, due "generi" cinematografici non di rado molto controversi come la Blaxploitation e il nostrano Poliziottesco.
Spesso intrisi di violenza gratuita e spettacolarizzata, di tutori dell'ordine "sbrigativi" e giustizieri anche se, in molti loro aspetti, portatori di messaggi politico/sociali trasversali, sottesi alle vicende narrate.
La Blaxploitation ("Film che trattano tematiche sulla popolazione afroamericana urbanizzata, con attori di colore") mette al centro il ruolo del Black Man, non più secondario al bianco ma in primo piano, eroe, lontano dal primo esempio di uomo di colore "protagonista" come Sidney Poitier, "colto, intelligente e ben vestito, lontano dall'immaginario del ghetto, simbolo della borghesia di colore in ascesa che diventa apprezzato sia dal pubblico bianco che da quello nero". Vedi "Indovina chi viene a cena" o il mitico "La calda notte dell'ispettore Tibbs" proto film Blaxploitation.
Il genere, sublimato da pellicole come "Shaft" o "Superfly" perderà nel tempo efficacia. "I film basati sullo stereotipo del nero armato, campione di arti marziali e vendicativo, perdono indubbiamente quel substrato politico che aveva caratterizzato la nascita del genere. I temi della coscienza e della militanza nera diventano pretesto per spettacolarizzare gli aspetti più folk e superficiali dell'immaginario collettivo".
Il Poliziottesco italiano parte da altre coordinate.
E' la malavita nostrana che si confronta con poliziotti che cercano, in contrasto con corruzione, collusione e indifferenza delle istituzioni, di far rispettare la legge.
Aspetto che frutterà non di rado l'accusa che i film in questione abbiano connotati "di destra". "La città é loro ostile, i cittadini avviliti dalle continue violenze e dal clima d'incertezza post 68, sono un ostacolo al trionfo del bene e alla valorizzazione positiva dell'eroe...lo sbirro non ha la capacità di cambiare le cose, non é un risolutore, soltanto vittima di un'Italia confusa e criminale".
Il libro ripercorre origini, esplosione e involuzione dei generi, sottolineando anche l'importanza delle colonne sonore che da Morricone a Curtsi Mayfield, hanno prodotto veri e propri capolavori.
Ulteriore nota il ruolo della donna, pressoché assente, se non nello sfondo, nei film italiani, protagonista solo quando il genere assimilerà parti sexy.
Nella blaxploitation più presente, anche se quasi sempre relegato all'immagine di preda sessuale. Con l'eccezione della fantastica Pam Grier, perfetto modello di donna al di sopra del controllo maschile.

MATTEO GUARNACCIA - Mala Moda
Un interessante saggio di Matteo Guarnaccia, artista e storico del costume, luminare dell'osservazione dei cambiamenti stilistici e sociali da 60 anni a questa parte, corredato da ben 70 tavole da lui disegnate e commentate, sull'influenza che la malavita ha ha avuto sull'estetica e sulla moda.
Si va dai banditi ai briganti, dai pachucos ai guappi, arrivando alle forme più attuali. "Essere o sembrare loschi rappresenta la nuova idea di coolness, tra teste rasate, esibizione di tatuaggi da colonia penale, tutine da arresti domiciliari, sneakers senza calze, cani aggressivi usati come accessorio".
La premessa riassume bene il concetto:
Il bad boy, l'eroe negativo, temuto e rispettato, seguito nelle sue fortune e nelle sue disgrazie, gioca un ruolo centrale nella storia dell'entertainment...il crimine é una cosa seria e quanto più é pericoloso per la società, tanto più nutre le vertigini e gli appetiti di scrittori, attori, musicisti che si adoperano per farlo diventare spettacolo, accorciando la distanza tra strada e palcoscenico, tra luogo del delitto e luogo dell'intrattenimento e viceversa.
Allo stesso modo, soprattutto in una società come quella contemporanea dove l'apparenza é ben più importante della sostanza:
"Sembrare un duro e recitarne il ruolo è già una parte della soluzione. L'importante, più che essere rudi o piantagrane, é sembrare tali"..."gli abiti sono armi d'offesa tese a sottolineare il culto della virilità a dimostrare un senso di impazienza e fastidio vero il prossimo, come trofei di caccia che rimandano a vite spericolate".
Un lavoro particolarmente adatto soprattutto per chi ama approfondire la conoscenza di tutto ciò che gravita intorno al concetto di sottoculture.

BLUE BOTTAZZI - Un mucchio selvaggio
LUCA POLLINI - La mia storia suona il rock

Scrivere una storia del rock é compito quanto mai arduo e improbabile.
O la si affronta accademicamente, in ordine alfabetico o si sceglie una visione personalistica, con giudizi opinabili oppure la si lascia in sottofondo, narrando della propria vita, indissolubilmente legata alle vicende sonore a noi care. E' il tratto comune dei due libri.
BLUE BOTTAZZI, storica firma del "Mucchio Selvaggio" e tante altre testate scrive sostanzialmente una sorta di autobiografia, dalla scoperta del rock, negli 70 a oggi, attraverso le vicende della propria vita.
In mezzo tonnellate di musica, scelte artistiche, preferenze, consigli, approfondimenti sui vari ruoli dell'ambito logistico (il produttore, i dischi, i vinili, i Dj, il giornalismo etc).
Lettura, seppur torrenziale (500 pagine), gradevole, fresca, spedita.
Anche LUCA POLLINI viaggia nei ricordi personali, da Elvis ai giorni nostri. Talvolta di rock c'è poco (i vari approfondimenti sul festival di Sanremo).
Più interessante la parte dedicata all'Italia, in particolare le vicende artistico/sociopolitiche dei nostri 70, un po' meno quando si liquida il punk con il trito clichè dei gruppi "che non sanno suonare" con "le canzoni tutte uguali" o si cade in imprecisioni sconcertanti (la copertine di "Arbeit Macht Frei" degli Area NON ritrae l'ingresso di Auschwitz, né gli Yardbirds andarono a Sanremo con Beck, Clapton e Page ma con il solo Jeff Beck, ancora meno nei Beatles era Paul "coinvolto dal misticismo indiano").
Anche in questo caso gli spunti sono stimolanti e la lettura scorre veloce.

LODOVICO ELLENA - Storia di tre disperati
"Inseguire l'imperfezione. Sempre". E' il motto di una band sgangherata e votata per vocazione all'insuccesso. Un libretto (auto) ironico e divertente.
A cui fa da perfetta colonna sonora il CD dei protagonisti del racconto, i DESPERADOS - Amo il diàvolo, tra rock, rhythm and blues e psichedelia.

VISTO

SIDNEY POLLACK / ALAN ELLIOTT - Amazing Grace
Raramente un doc musicale ha raggiunto una simile intensità, pathos, vetta di trasporto emotivo.
Ci sono sequenze in cui é difficile non lasciare scorrere le lacrime, non farsi travolgere, venire i brividi.
Un film semplicemente SPETTACOLARE che documenta le due serate del 13 e del 14 gennaio 1972 in cui ARETHA FRANKLIN, artista di ormai enorme successo, tornò a cantare nella chiesa battista the New Temple Missionary di Los Angeles, dove aveva esordito con le sorelle sotto la guida del padre, C.L. Franklin.
Ad accompagnarla il reverendo James Cleveland con il Southern California Community Choir e la sua band con eccellenze come Bernard Purdie alla batteria, Chuck Raney al basso, Cornell Dupree alla chitarra, tra gli altri.
L'album ricavato dal concerto, "Amazing Grace", venderà 2 milioni di copie diventando il disco gospel di maggior successo di sempre.
Insoddisfatta dalla resa delle riprese e da problemi tecnici (solo recentemente sistemati con le nuove tecnologie) Aretha impedì l'uscita del film.
Solo dopo la sua morte gli eredi concessero il permesso.
Le telecamere riprendono il concerto, diviso in due serate, ma soprattutto il pubblico, i musicisti, restituendo un'atmosfera incredibile.
A partire dall'estetica dell'epoca, proseguendo con sporadiche riprese a Mick Jagger e Charlie Watts, presenti nella seconda serata, riprendendo momenti di PURA ESTASI MISTICA in cui cadono coristi, James Cleveland, la stessa Aretha, componenti del pubblico, posseduti, in trance, mentre il sudore solca il volto dei protagonisti.
L'esecuzione di "Amazing Grace" é qualcosa che ci porta nell'irrazionale, nel divino, nel sopranaturale, "Old Landmark" travolge, "You'll never walk alone" toglie il fiato.
I colori, il montaggio (diretto, grezzo, immediato), il contenuto artistico e culturale fanno il resto.
Uno dei migliori doc musicali di sempre.

COSE VARIE
Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà", ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".

IN CANTIERE
A metà settembre (il 16) il terzo volume edito da COMETA ROSSA EDIZIONI (http://tonyface.blogspot.com/2020/12/cometa-rossa-edizioni.html).
In autunno altre due uscite letterarie.

NOT MOVING LTD - SUMMER IN THE CITIES Tour
Ven 09/07/2021 BOLOGNA - Frida
Sab 17/07/2021 TORINO - Go Down Festival / Spazio 211
Sab 24/07/2021 PISA - Giardino Scotto
https://www.facebook.com/events/1118158578692235/
Ven 30/07/2021 SESTO FIORENTINO (FI) - Teatro della Limonaia


Uscito per la GoDown Records la ristampa in vinile (trasparente) di "Live in the 80's" (+DVD) dei NOT MOVING con codice per scaricare il DVD originariamente allegato.
Dettagli qua: https://www.godownrecords.com/not-moving


Ancora disponibili copie (edizione limitata di 200, numerate) della biografia degli SMALL FACES, pubblicata da Cometa Rossa Edizioni.
Qui: hellnation64@gmail.com
e qui:
https://www.facebook.com/roberto.gagliardi.9828

martedì, giugno 29, 2021

Get Back. Dischi da (ri)scoprire

Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

SPECIALE JAMES CHANCE.
Grande innovatore che osò mischiare, tra i primissimi, jazz, funk e punk nella New York di fine 70.
Da (ri)scoprire.


JAMES CHANCE AND THE CONTORTIONS - Buy
Uno dei dischi più provocatori e innovativi di sempre, se relazionato all'anno di uscita, 1979.
Funk, (free)jazz, ritmi minimalisti e scheletrici, sax e voce isterici, attitudine punk.
La New York dei tempi, putrescente, decadente, tossica.
Album seminale.


JAMES WHITE AND THE BLACKS - Off White
Pochi mesi dopo "Buy" James Chance cambia nome in White e si dedica a destrutturare la discomusic, circondato da ospiti della scena new yorkese. August Darnell alias Kid Creole produce "Contort yourself", alla chitarra Robert Quine (Lou Reed, Brian Eno e tanti altri), Lydia Lunch mugola in "Stained sheets", altri esponenti della NoNewYork suonano in vari brani. Minimalismo, asperità sonore a profusione, dissonanze. Ancora attualissimo.


JAMES CHANCE & THE CONTORTIONS - Soul Exorcism (Redux)
Registrato live a Rotterdam nel giugno 1980 con una band di altissimo livello (Richie Harrison dei Defunkt alla batteria il bassista Al McDowell in arrivo dai Prime Time di Ornette Coleman) é un inferno funk punk con due cover strepitose di Don't Stop Till You Get Enough di Michael Jackson e King Heroin di James Brown. James urla, isterico, violento, la ritmica riporta a Fela Kuti o al Miles Davis di "On the corner", i fiati si riconcorrono in una cacofonia malatissima.
Impressionante.


JAMES CHANCE and the CONTORTIONS - The flesh is weak
Puro FUNK SOUL PUNK e ultima testimonianza sonora del grande James, targata 2016.
Ancora graffiante e in ottima forma coverizza, riducendolo ad uno scheletro funk, "Home is where the hatred is" di Gil Scott Heron e "That's life" di Sinatra.

lunedì, giugno 28, 2021

Blue Bottazzi - Un mucchio selvaggio
Luca Pollini - La mia storia suona il rock

Scrivere una storia del rock é compito quanto mai arduo e improbabile. O la si affronta accademicamente, in ordine alfabetico o si sceglie una visione personalistica, con giudizi opinabili oppure la si lascia in sottofondo, narrando della propria vita, indissolubilmente legata alle vicende sonore a noi care. E' il tratto comune dei due libri.

BLUE BOTTAZZI, storica firma del "Mucchio Selvaggio" e tante altre testate scrive sostanzialmente una sorta di autobiografia, dalla scoperta del rock, negli 70 a oggi, attraverso le vicende della propria vita.
In mezzo tonnellate di musica, scelte artistiche, preferenze, consigli, approfondimenti sui vari ruoli dell'ambito logistico (il produttore, i dischi, i vinili, i Dj, il giornalismo etc).
Lettura, seppur torrenziale (500 pagine), gradevole, fresca, spedita.

Anche LUCA POLLINI viaggia nei ricordi personali, da Elvis ai giorni nostri. Talvolta di rock c'è poco (i vari approfondimenti sul festival di Sanremo).
Più interessante la parte dedicata all'Italia, in particolare le vicende artistico/sociopolitiche dei nostri 70, un po' meno quando si liquida il punk con il trito clichè dei gruppi "che non sanno suonare" con "le canzoni tutte uguali" o si cade in imprecisioni sconcertanti (la copertine di "Arbeit Macht Frei" degli Area NON ritrae l'ingresso di Auschwitz, né gli Yardbirds andarono a Sanremo con Beck, Clapton e Page ma con il solo Jeff Beck, ancora meno nei Beatles era Paul "coinvolto dal misticismo indiano").
Anche in questo caso gli spunti sono stimolanti e la lettura scorre veloce.

Blue Bottazzi
Un mucchio selvaggio
Amazon
euro 20

Luca Pollini
La mia storia suona il rock
Tempesta Editore
euro 22

domenica, giugno 27, 2021

Consigli per gli acquisti


Ancora disponibili copie (edizione limitata di 200, numerate) della biografia degli SMALL FACES, pubblicata da Cometa Rossa Edizioni.
Qui: hellnation64@gmail.com
e qui:
https://www.facebook.com/roberto.gagliardi.9828


Uscito per la GoDown Records la ristampa in vinile (trasparente) di "Live in the 80's" (+DVD) dei NOT MOVING con codice per scaricare il DVD originariamente allegato.
Dettagli qua: https://www.godownrecords.com/not-moving

SI trova anche ai nostri concerti:
NOT MOVING LTD. Summer in the cities tour
Ven 09/07/2021 BOLOGNA - Frida
Sab 17/07/2021 TORINO - Go Down Festival / Spazio 211
Sab 24/07/2021 PISA - Giardino Scotto
https://www.facebook.com/events/1118158578692235/
Ven 30/07/2021 SESTO FIORENTINO (FI) - Teatro della Limonaia

sabato, giugno 26, 2021

F.U.L.A.


F.U.L.A., aka Oumar Sall, artista italo-senegalese classe '93, si innamora della musica dopo la scoperta di Youssou N’Dour.
Scocca così la sua passione per l’Afro Music, a cui unisce nel 2006 l'esercizio della break dance.
Si trasferisce a Piacenza, dove trova nello sport un utile mezzo di integrazione, e nel 2017 si sposta a Milano per dedicarsi interamente alla musica e affinare le sue capacità liriche.
Multiformità e Multiculturalismo sono concetti integranti della sua evoluzione umana e musicale: dalle radici della musica africana agli intenti dei vari cultori Blues, Soul, Reggae, Rap, Jazz, Pop, Rock.
Nelle sue canzoni si rispecchiano "spensieratezza consapevole e la voglia di rivalsa perenne.”
Pioniere dell'Afro Urban Sound in Italia, F.U.L.A. Rappresenta un ponte tra Senegal e Italia. La sua musica e il suo stile originale che mescola generi e lingue differenti, lo rendono un artista unico nel panorama musicale italiano.
Nel 2020 si lega all'etichetta LaPOP e pubblica i singoli: "Occhio di falco", "Nomade", "Maldafrica", "Sabar", "Tutti i colori".

Contemporaneamente porta avanti assieme ad altri esponenti della scena Afro Urban milanese il progetto "Equipe 54".

Ad un anno di distanza dalla pubblicazione di "Maldafrica", Oumar ritorna in Africa, inesauribile fonte d'ispirazione, per continuare a creare ed esibirsi e rafforzare il legame con la sua terra.
La sua ultima fatica è il singolo "Touty", uscito il 23 aprile sui portali digitali e in radio assieme ad un videoclip su YouTube per la regia dell'affermato video-maker Manuel Marini.
Il nuovo EP di F.U.L.A., dal titolo “Adouna” (LaPOP), è disponibile su tutte le piattaforme di streaming dall’11 giugno 2021.

Maldafrica
https://www.youtube.com/watch?v=wYxU9lIeOiI&t=5s

Macumba
https://www.youtube.com/watch?v=ZedV7-NPSdc

venerdì, giugno 25, 2021

Euro 2020


Primo sunto sugli Europei a cura di ALBERTO GALLETTI

2021: EURODELIRI

11 giugno
Comincia oggi l’Europeo 2020, rinviato di un anno causa pandemia.
In altri tempi sarebbe saltato, non oggi, non quando gli interessi economici in ballo hanno seppellito quelli sportivi.
Per la prima volta non si disputa in un torneo a sede fissa, una nazione, o due come nel 2008 e nel 2012, ma sarà itinerante.
Percepisco un senso nel voler creare maggior partecipazione in giro per il continente, glielo si può concedere vista la situazione dalla quale forse stiamo per uscire.
Quello che proprio non riesco a condividere sono le 24 partecipanti, uno sproposito per una federazione con 55 affiliati compresi San Marino, Gibilterra, Faer Oer, Lichtenstein etc.
La qualità ne risente inevitabilmente, prima fase con squadre improponibili e partite di basso livello, quattro terze ripescate su sei.
Seconda fase a eliminazione diretta, partita secca con poco spazio per confronti tra squadre di livello e competizione vera che al solito si riduce a sette partite dai quarti in avanti.
Ma quello che conta oggi non è il livello del gioco, non un granchè in generale, ma il numero di partite giocate e la conseguente possibilità di massimizzare i ricavi dai diritti tv , solita storia….

Io la vedo così: 1 Italia, 2 Belgio, 3 Francia, 4 Germania.
Quello che invece mi piacerebbe è: 1 Scozia, 2 Austria, 3 Ungheria, 4 Galles, campa cavallo…
Non ho guardato il tabellone quindi non ho idea di come saranno gli incroci.  

14 giugno
L'Italia apre questo europeo itinerante con una chiara dichiarazione d'intenti, un 3-0 alla Turchia, certo non una delle favorite.
È comunque il risultato che ci si aspetta da una partita così, bloccata fino all' 1-0 una volta sotto i turchi dimostrano tutti i loro limiti. 
1-0 per gli inglesi, opposti ad una deludente e spuntata Croazia.
 I sapientoni si esaltano, mah…
Divertenti Austria - Macedonia e Olanda Ucraina.
Preoccupanti le amnesie difensive degli arancioni.
Belli il primo e i terzo gol degli austriaci con indosso una improponibile seconda divisa. 
La Scozia si conferma il gatto Silvestro del calcio mondiale.
Irruenti, scarsi tecnicamente e senza il minimo acume calcistico.
Finiscono impallinati da Schick, che fa uno dei tre migliori gol mai visti ad un europeo, riuscendo a divorarsi un bel numero di occasioni.
Il centravanti Dykes è un autentico somaro.
Ma sono fiducioso, batteranno l'Inghilterra. 

15 giugno
La Svezia è la cosa peggiore di questo torneo, ostruzionismo, perdite di tempo e sceneggiate.
Mi sembra di ricordare di averlo già notato, non ricordo quando: il vero anticalcio. 
Penosa la Spagna, meno male.
Il tikitaka è rimasto, i giocatori forti no. 
La Germania la facevo un po migliore. Non solo non ha un centravanti ma gioca in modo impacciato.

16 giugno
Vince il Galles 2-0 e ha quasi un piede avanti, risultato che mi soddisfa.
Bel gol di Ramsey che ne aveva sbagliato uno bello grosso.
Bale sbaglia un rigore ma da due assist a Ramsey; una bella coppia.
L’ Italia da conferme e tre gol agli svizzeri, deludenti, che adesso rischiano.
Tutti bravi ma Locatelli su tutti e anche Spinazzola.
La striscia di imbattibilità si allunga a 29 partite, il record è 30 (novembre 1935 – luglio 1939).
Sono 10 vittorie consecutive, nessun gol preso. Se Chiellini è a posto (credo) si può far strada.
Ci sono già in giro dei coglioni in macchina che strombazzano….

17 giugno
La notizia del giorno è che l’Alessandria ha vinto lo spareggio ed è promossa in Serie B.
Un altro 0-0 parecchio tirato e vittoria ai rigori.
Son contento, molto, i playoff però proprio non li digerisco, il campionato è una competizione sulla durata e la classifica deve premiare.
Per le eliminazioni dirette c’è la coppa. Che però nessuno guarda e poi rovinano i campionati.
Ad ogni modo: storica, dopo 46 anni i grigi, squadra che seguo sempre con grande affetto, tornano in serie B. Ben ritrovati.
Olanda-Austria me la guardo, mi ricorda Argentina ’78, ma poi vedo le divise e mi vien da vomitare e comunque per oggi sono a posto.

18 giugno
L’unica partita che mi importava vedere da prima dell’inizio del torneo si rivela una pena.
L’Inghilterra è una squadra di minchioni, come il suo allenatore e ben impersonificata in campo da Sterling.
La Scozia semplicemente non sa più giocare a pallone.
Divertenti nelle competizioni nazionali, impresentabili all’estero.
Non si può solo difendere, va bene combattere ma per vincere bisogna fare qualche azione.
Non si può non battere un’Inghilterra così.
Mai visto poi un centravanti della Scozia così scarso in vita mia, ma chi è sto brocco? Tempo buttato via.
Oggi è morto Boniperti, il più grande uomo di calcio che questo paese abbia mai prodotto; purtroppo la notizia del giorno è questa.

19 giugno
Spettacolo all’ ex-Nep Stadion.
Pubblico delle grandi occasioni e tifo indemoniato, Ungheria che fa un po' meglio della prima partita, un po meno becera ma sempre guerriera e riesce incredibilmente a pareggiare contro i campioni del mondo.
Vanno addirittura in vantaggio a fine primo tempo.
Male il gol del pareggio: su rinvio del portiere nessuno dei due centrali riesce ad anticipare di testa Mbappè quando la palla scende, mah…. Questo è perché sti coglioni dei giocatori del giorno d’oggi si preoccupano prima di sceneggiare e poi di giocare, voglio dire gente di 1 metro e 90, dai..
Risultato comunque di prestigio, e magari anche di classifica.
La Germania non sembra irresistibile e quest’Ungheria comunque ci crede.
Come non detto, i tedeschi fanno a pezzi i campioni (quasi) uscenti del Portogallo.
4-1 e una dimostrazione di forza decisa dopo essere andati sotto quasi subito.
La miglior partita vista fin qui. Contenuti di alto livello anche negli sconfitti e perciò grande partita. Finalmente si è tornati alle divise tradizionali.
Notevoli quelle del Portogallo con maglietta con colletto e bottoni e tradizionali calzoncini verdi.
Un po' di rispetto per gli appassionati eccheccazzo.

20 giugno Visto niente.
L’Italia cambia 8 giocatori e batte facilmente il Galles (modesto).
Bene, giusto dar spazio a chi non aveva giocato, la partita è importante per il giocatore. Inoltre in un torneo del genere serve ad aumentare la sicurezza delle riserve e a farle sentire tangibilmente parte di un gruppo che un tuttuno.
Il Galles finisce secondo, una squadra che in serie A farebbe fatica a fare 40 punti e in Premier League retrocederebbe.
Ma è una festa, cosa c’entra il calcio?

21 giugno
Passa l’Austria che batte l’Ucraina , mi piace, vecchi danubiani.
Ma il cambio di divise proprio non lo digerisco.
Che poi sia stato una leggenda come Hans Krankl ad imporlo quando era CT è ancora più doloroso.
Dolori che arriveranno anche per loro in quanto gli toccherà l’Italia quindi la storia finisce qui. Spiace, mi sarebbe piaciuto vederli avanzare un po di più.
Belgio a parte, Danimarca, Finlandia e Russia, mamma mia che squadracce.
Se tiene il pari la Finlandia finisce seconda e va avanti.
La Danimarca con tre punti, i primi, può sperare nel ripescaggio. Evviva la mediocrità ed un sentito grazie agli organizzatori per aver trasformato, già da un pezzo, un rispettabile torneo di calcio in una carnevalata televisiva, adatta allo stadio per gli happy clappers prawn-sandwich eaters di Keaniana memoria.
Ok, no i finnici sono crollati ad un quarto d’ora dalla fine sotto i colpi di un Belgio che pure finisce a punteggio pieno.
Passa la Danimarca che è seconda (con 3 punti!!!) avendo mollato 4 pappine ai brocconi russi.
Si va delineando il tabellone, gli ho dato un’occhiata stamattina ma è una rottura di coglioni , troppe incognite ancora.
Aspettiamo l’ultimo giorno.

22 giugno Patetici gli scozzesi battuti in casa dalla Croazia del redivivo Modric che arriva seconda.
Chiaramente sono presenti dato il numero esagerato di partecipanti, ma non c’entrano più niente col calcio.
I due attaccanti qui non giocherebbero neppure in Serie C.
L’Inghilterra batte 1-0 una modesta Rep. Ceca e vince sto girone di mediocri.
Anche qui tempo buttato nel cesso a guardare sta gente.
Domani finisce la prima fase , meno male.

23 giugno
Finisce con una grandinata di gol la prima fase.
Incredibilmente gli orrendi svedesi riescono a segnare tre gol in una partita.
Per fortuna non l’ho vista. Vergogna i polacchi, eliminati con il miglior centravanti del mondo in squadra, difesa di ubriachi, Glik giocatore di terza categoria. La Slovacchia si liquefa sotto il solleone andaluso e fa fare un figurone a questa Spagna.
Un doppio 2-2 sigla l’ultimo atto del girone di ferro che alla fine tanto di ferro non era.
La Francia continua a non convincere, il Portogallo si aggrappa sempre a uno solo.
L’Ungheria sfiora l’impresa e si arrende a 5’ dalla fine.
Occasione persa, ma c’è da lavorare non bastano orgoglio, foga e agonismo, bisogna anche saper giocare, specialmente a centrocampo.
Comunque applausi, grande gol di Szalai.
Tedeschi senza molte idee e prevedibili, adesso gli tocca l’Inghilterra che è come loro.
Portogallo ripescato, come cinque anni fa e Germania che come il Portogallo cinque anni fa si qualifica dopo un pari con gol in rimonta contro l’Ungheria (oggi 2-2, allora 3-3), vuoi vedere che……

Ricapitolando:
Squadra migliore vista fin qui l’Italia, gioca bene, segna, diverte, è solida e vince.
Da non credere, durerà?
Poi il Belgio, Francia staccata.
Delusioni:
Polonia, Scozia e Turchia, per modestia e risultati.
Francia, Germania, Inghilterra e Spagna per la modestia delle prestazioni.
Pessima anche la Russia.
Individualmente nessun fenomeno è apparso all’orizzonte, ma bravo Havertz.
Tra gli affermati: Ronaldo e De Bruyne quando è entrato.

Miglior partita: Portogallo 2-4 Germania del 19 giugno
Miglior gol:
1 Patrick Schick (Rep. Ceca); gol del 2-0 contro la Scozia
2 Manuel Locatelli (Italia); gol del 1-0 contro la Svizzera
3 Kevin De Bruyne (Belgio) contro la Danimarca
4 Ádám Szalai (Ungheria) contro la Germania
5 Robert Lewandowski (Polonia) il primo contro la Svezia

Italia, Olanda e Belgio hanno vinto tutte e tre le partite giocate.
Macedonia e Turchia le hanno perse tutte e tre.

Miglior attacco: Olanda 8 reti
Peggior attacco: Turchia, Finlandia e Scozia 1 gol
Miglior difesa: Italia e Inghilterra 0 gol subiti
Peggior difesa: Turchia e Macedonia 8 gol subiti
Miglior saldo: Italia 3 vittorie, 7 gol fatti, 0 subiti

Marcatori:
Ronaldo (Portogallo):5 reti
Lukaku (Belgio), Schick (Rep. Ceca), Lewandowski (Polonia), Forsberg (Svezia) e Wijnaldum (Olanda), gli ultimi due inspiegabilmente: 3 reti
VAR solita merda che svilisce e ridicolizza il calcio.
Non mi va di approfondire, ma di scriverlo si. Riguardarsi il rigore per la Francia contro il Portogallo.

Così agli ottavi:
Belgio – Portogallo
Italia – Austria
Francia – Svizzera
Croazia – Spagna
Svezia – Ucraina
Inghilterra – Germania
Olanda – Rep. Ceca
Galles – Danimarca

Quarti e semifinali proseguiranno seguendo quest’ordine.
Complimenti a chi ha disegnato il tabellone con Italia, Belgio, Francia, Portogallo e Spagna nella parte alta e solo squadrette nella metà bassa.
Sicuramente Infantino che credava che la Svizzera finisse seconda e andasse al posto del Galles.

giovedì, giugno 24, 2021

Michael Jackson - Don’t Stop 'Til You Get Enough


Pubblicato il 10 agosto 1979 é il primo singolo estratto dall'album "Off the wall".

Uno dei brani disco funk più travolgenti in assoluto.
Vendette 3 milioni di copie in Usa e arrivò al primo posto in altri nove paesi.

Il brano é stato interamente composto dallo stesso Jackson, con l'aiuto del tastierista Greg Phillinganes (a lungo collaboratore dei Jacksons e di Michael).

Interessante il parterre di collaboratori, in rappresentanza del meglio della black music.
Prodotto da Quincy Jones, alla chitarra David Williams (collaboratore di Temptations, Aretha Franklin, Madonna, Four Tops e a lungo a fianco di Michael), al basso Louis Johnson (Aretha, Herbie Hancock, Bill Withers etc), batteria metronomica con groove impercettibilmente "saltellante" di John Robinson (da Quincy Jones a Rufus, Chaka Khan, Barbara Streisand ha suonato con centinaia di stelle). Sheila E. alle percussioni.
Le stupende parti di archi arrangiate da Benjamin Wright (già con Jackie Wilson, The Chi-Lites, Jerry Butler, Curtis Mayfield, Aretha Franklin, Temptations).

Michael Jackson - Don’t Stop 'Til You Get Enough (official video)
https://www.youtube.com/watch?v=yURRmWtbTbo

Live dicembre 1979:
https://www.youtube.com/watch?v=BR28DIN3vTc

L'incredibile cover di James Chance & the Contortions
https://www.youtube.com/watch?v=dj7wmRcwZjU

mercoledì, giugno 23, 2021

Sidney Pollack - Amazing Grace



Raramente un doc musicale ha raggiunto una simile intensità, pathos, vetta di trasporto emotivo.

Ci sono sequenze in cui é difficile non lasciare scorrere le lacrime, non farsi travolgere, venire i brividi.

Un film semplicemente SPETTACOLARE che documenta le due serate del 13 e del 14 gennaio 1972 in cui ARETHA FRANKLIN, artista di ormai enorme successo, tornò a cantare nella chiesa battista the New Temple Missionary di Los Angeles, dove aveva esordito con le sorelle sotto la guida del padre, C.L. Franklin.
Ad accompagnarla il reverendo James Cleveland con il Southern California Community Choir e la sua band con eccellenze come Bernard Purdie alla batteria, Chuck Raney al basso, Cornell Dupree alla chitarra, tra gli altri.

L'album ricavato dal concerto, "Amazing Grace", venderà 2 milioni di copie diventando il disco gospel di maggior successo di sempre.
Insoddisfatta dalla resa delle riprese e da problemi tecnici (solo recentemente sistemati con le nuove tecnologie) Aretha impedì l'uscita del film.
Solo dopo la sua morte gli eredi concessero il permesso.

Le telecamere riprendono il concerto, diviso in due serate, ma soprattutto il pubblico, i musicisti, restituendo un'atmosfera incredibile.
A partire dall'estetica dell'epoca, proseguendo con sporadiche riprese a Mick Jagger e Charlie Watts, presenti nella seconda serata, riprendendo momenti di PURA ESTASI MISTICA in cui cadono coristi, James Cleveland, la stessa Aretha, componenti del pubblico, posseduti, in trance, mentre il sudore solca il volto dei protagonisti.

L'esecuzione di "Amazing Grace" é qualcosa che ci porta nell'irrazionale, nel divino, nel sopranaturale, "Old Landmark" travolge, "You'll never walk alone" toglie il fiato.
I colori, il montaggio (diretto, grezzo, immediato), il contenuto artistico e culturale fanno il resto.

Uno dei migliori doc musicali di sempre.

I primi 10 minuti del doc:
https://www.youtube.com/watch?v=f-TrUNVf0A8

martedì, giugno 22, 2021

Alessandria in Serie B



Alberto Galletti saluta il ritorno dell'Alessandria in serie B

Un titolo che mi ero ormai rassegnato a veder scritto su nessun giornale.
E invece…

Invece bentornati gloriosi grigi, ben ritrovati in serie B.
Lo spareggio di oggi manda la decisione della quarta promossa in Serie B ai calci di rigore e consegna l’ Alessandria alla storia.

Era retrocessa dalla serie cadetta nel giugno ’75 dopo un altro spareggio, perso a S.Siro contro la Reggiana.
In mezzo quasi esclusivamente serie C (C1, C2 e C unica), ma anche il fallimento del 2003 e la radiazione dai quadri professionistici.
Nessun santo in paradiso e la rifondazione senza il nome, senza la maglia grigia , senza il Moccagatta.
E anche senza tifosi, che boicottarono la nuova società (Nuova Alessandria) per il primo anno.
Poi l’acquisto del titolo sportivo della vecchia società ricompose tutto ma intanto ci furono due campionati di Eccellenza, il primo addirittura chiuso all’ottavo posto dietro persino al Castellazzo Bormida in un girone che sapeva di antico, vinto dalla Novese e con anche Derthona e Acqui.
Sono i miei campionati, magari in un paio di categorie sopra.
Ma come diceva lo striscione di S.Siro ‘Da Trino a Milano per dirti ti amo’ la passione per la maglia grigia non è mai venuta meno, ha vacillato, ma poi si è ripresa.
La promozione in Serie D arrivò al secondo tentativo.
Quella in Serie C tre stagioni più tardi nel 2007/08, trascinati dal bomber, amatissimo, Fabio Artico.

E come dimenticare la Coppa Italia 2015/16, l’eliminazione del Palermo, l’incredibile vittoria di Genova ai supplementari, quella di Spezia che valse una semifinale contro il Milan e quel doppio esodo: 18.000 a Torino e 8.000 a S.Siro che sbalordirono l’Italia calcistica dimostrando che ci si può divertire anche con le squadre piccole e l’attaccamento di una città alla sua squadra simbolo, ad una maglia e ad un nome leggendari che affondano le radici nella notte dei tempi del calcio italiano, radici che hanno resistito a tutto. C’ero a S.Siro, ovviamente non credevo al risultato, anche se un minimo ci avevo sperato.
Andai per emozionarmi, per partecipare ad un’altra pagina storica di questa squadra antica e del suo seguito, ancora grande e attaccato a quelle passioni di domeniche in bianco e nero, o meglio in grigio e ai nomi che hanno reso celebre questa maglia, da Rivera a Giovanni Ferrari, da Baloncieri a Carcano, da Bertolini a Rava, da Lojacono a Gregucci ad Artico e a Marescalco e che per un giorno rivissero ancora, stavolta a colori.

E’ una squadra speciale, lo sarà sempre.

Son contento per il presidente Di Masi, ricordo l’entusiasmo dell’insediamento e la delusione di Firenze nel ’17. Poi il ridimensionamento di rosa e obiettivi di due anni fa.
Nonostante le pesanti critiche, frutto a volte della delusione, per me è uno che ci ha sempre creduto in buona fede, uno che la squadra cerca sempre di farla al meglio. Mi ero informato poco in estate e non mi aspettavo molto da questa stagione che fino a dicembre sembrava dovesse riguardare il tenere la zona retrocessione a distanza.

Invece qualcuno era arrivato: Bellodi, Rubin, Mora e Corazza , bei nomi per la Serie C.
ma un rendimento mediocre nella prima parte della stagione porta all’esonero di Gregucci, un monumento da queste parti, gli subentra Longo che era a spasso dopo aver salvato il Torino in Serie A.
A dispetto di chi parla male dei cambi di allenatore, Longo ribalta la squadra da capo a piedi e conduce una bella rimonta che porta i grigi ad un gran secondo posto finale con la promozione diretta ancora in ballo alla penultima giornata nello scontro diretto, perso, di Como.
Nonostante questo non ho mai riposto speranze negli spareggi, non vanno mai bene alle squadre che seguo ma, non potendo andare alle partite ad ogni turno scattava comunque la febbrile ricerca del risultato. E così i grigi hanno eliminato prima la Feralpi che davvero pensavo vincesse e poi l’Albinoleffe contro la quale pensai ‘non si può non passare’.

Infine il Padova, favorito.
Dopo lo 0-0 dell’andata ho pensato per la prima volta ‘taci che forse stavolta ce la fanno’.
E gloria è, oggi, in un pomeriggio di caldo soffocante nella fornace casalinga del Moccagatta.
Un altro 0-0 teso, intenso, forse i veneti han provato un po di più.
Ci sono andati senz’altro più vicini, Jelenic e soprattutto Biasci spaventano i tifosi di casa.
Per l’Alessandria da annotare occasioni per Corazza e un colpo di testa di Mustacchio sventato dal portiere ospite, alla fine però la partita non si è sbloccata e si è andati ai calci di rigore. Decisivo quello di Rubin, appena entrato e altro ex-granata.
C’è un filo che lega squadre di un certo tipo.
Il risultato è storico.

Vi saluto Grigi in serie B e in bocca al lupo per la prossima stagione.
Saluto il pubblico, mi spiace non esserci stato dopo aver assistito a più di un ‘quasi’.
Ma son contento, è come se fossi stato li.

Spero che la prestigiosa categoria possa essere onorata dalla presenza del pubblico che vorrei numeroso e, questo lo è sempre anche quando sono in pochi, appassionato, e da risultati soddisfacenti.
Ben ritrovati.
Un vecchio e fedele ammiratore.
DUMA FANCIOT!!

lunedì, giugno 21, 2021

Gregory Fusaro - Se il cielo é tradito / Claudio Galuzzi



Riprendo l'articolo scritto ieri per "Libertà".

Claudio Galuzzi é stato uno dei personaggi più importanti in ambito culturale degli anni 90.
Era un intellettuale, un pensatore, un visionario, una figura ormai così desueta ai nostri giorni.
Una persona che conosceva in maniera approfondita musica, cinema, letteratura, arte. Ne conosceva gli aspetti più particolari, “alternativi” (quando ancora questa definizione aveva un senso e significava appartenenza, personalità, distinzione da quella massa che segue le mode, che non approfondisce, non ricerca, non ama la curiosità).
E metteva a frutto questo aspetto scrivendo, organizzando, parlando.

Per il sottoscritto é stato anche un caro amico, fino alla sua tragica scomparsa, nel 1998.
Un'amicizia tutta “padana”, riservata, senza tanti baci e abbracci.
Poche parole, tanta comunanza di intenti, di prospettive, speranze, progetti. E tanta ironia, perché era, come ogni intellettuale, persona molto divertente, che sapeva prendere e prendersi in giro.
Negli anni 90 ero spesso a Milano per lavoro e quando tornavo dalla caotica metropoli percorrevo la statale per potermi fermare nel suo negozio di dischi (e centro culturale, di fatto), “Muzak”, a Casalpusterlengo.
Non solo per comprare qualcosa ma per parlare.
Sapendo di poter spaziare su ogni argomento, di imparare un sacco di cose nuove, di potermi confrontare, di restare spesso stupito davanti alla sua capacità di collegare e mettere insieme mille riferimenti che attingevano in ogni ambito artistico di “un certo tipo”.

Aprì un locale, diventato mitico, il “Lenz”, a Terranova, in una ex chiesetta, dove non si sentiva granché bene ma in cui trovavi un'atmosfera unica (sempre che, in certe serate nebbiose, come ancora c'erano ai tempi, si riuscisse ad arrivare al club), fuori dal tempo.
Suonammo spessissimo con Lilith e altrettanto frequentemente andammo a vedere concerti della scena milanese che stava nascendo (Afterhours, La Crus, Cristina Donà).
Ma c'erano anche eventi letterari, culturali e cinematografici.

Claudio non era nuovo a questo tipo di esperienze perché già negli anni 70 era stato uno dei principali agitatori culturali della zona, aprendo la prima radio privata di Casale, Radio Scimmia e partecipando a tante altre iniziative che contribuirono a smuovere le acque. Scrisse per “Pulp” (rivista letteraria che fondò, allegandola al mensile “Rumore”) e “Rendiconti” (curata da Roberto Roversi, poeta, artista, scrittore, a lungo collaboratore di Lucio Dalla) ma anche per “Il Mucchio”, “Rockerilla” e tanto altro. E fu proprio grazie a Claudio che Roberto Roversi scrisse le note di copertina dell'ultimo album di Lilith, “Stracci”, nel 1997.
Disco nel quale é anche autore di una serie di testi (come fece anche per i La Crus).
Testi affilati, crudi, pregni di significati, unici. Come quelli che ritroviamo nel suo libro di poesie dal titolo iconico, “La pianura dentro”.

Il regista Gregory Fusaro ha pazientemente ripercorso le tracce della sua vita artistica.
Faticosamente perché non erano tempi in cui ci si preoccupava troppo di lasciare tracce evidenti. L'importante era scavare cicatrici nell'anima degli astanti, lasciando un segno.
Fusaro ha riassunto il tutto in un'ora di documentario, “Se il cielo é tradito” (presentato alcuni giorni fa al Cinema Mexico di Milano e che sarà in autunno in tour in varie città e stampato in DVD).
Vari collaboratori di Claudio testimoniano i giorni trascorsi con lui (dai musicisti Cristina Donà, Lilith, Mauro Ermanno Giovanardi, allo scrittore Davide Sapienza, il giornalista Massimo Pirotta e tanti altri).

Lo stesso Fusaro testimonia, senza averlo mai incontrato, la sua ammirazione artistica e umana per Claudio:
“Una cosa che mi ha sorpreso é, a distanza di così tanti anni, il ricordo molto nitido che hanno le persone che lo hanno conosciuto. Le persone che ho incontrato facevano parte di un collettivo immaginario, che faceva tante cose insieme, seppure a distanza, pur non incontrandosi tutti i giorni, con delle dinamiche che oggi ci risultano estranee.
La condivisione di allora é decisamente diversa dal concetto di condivisione che abbiamo noi oggi.
E questo rende quel mondo molto più solido e con radici molto più profonde delle nostre, dal punto di vista artistico.
Scoprire Claudio é stato un po' come identificare l'epicentro di quel terremoto culturale che ha dato vita al movimento artistico degli anni 90.”

venerdì, giugno 18, 2021

Stefano Friani - Belfast Boy



Ascesa e rovinosa caduta di un dio del calcio: GEORGE BEST.

Uno che raggiunge l'apice a 22 anni, quando, nel 1968, conquista con il Manchester United la Coppa dei Campioni.
Inizierà una progressiva, sempre più veloce, caduta negli inferi dell'alcol e della sregolatezza, tra mille donne e approfittatori, che lo porteranno a dibattersi in apparizioni imbarazzanti (come con il Jewish Guild nel Sudafrica segregazionista dei 70, in quarta serie inglese nello Stockport County o nello sconosciuto Dunstable Town, fino alla Lega Irlandese nel Cork City e al triste epilogo britannico con l'Hibernian) e inutili (le varie avventure americane), in cambio di contratti più o meno lucrosi, spesso per brevissimi periodi.

Finisce la carriera in Australia, mentre la sua discesa nell'alcolismo diventa sempre più inarrestabile, con parentesi in prigione, ritrovandosi in mortificanti interviste televisive ubriaco fradicio (https://www.youtube.com/watch?v=ksCwQWmRPak al Wogan Show).

Fino alla prevedibile e triste scomparsa a soli 59 anni.

Il libro è molto "tecnico", con un linguaggio per ottimi conoscitori del calcio inglese ma che apre interessantissimi capitoli sulla complicatissima e drammatica situazione Nord Irlandese degli anni 70, a cui Best non poteva sottrarsi, sull'evoluzione/involuzione/scomparsa di un certo tipo di calcio (abitualmente derubricato a "visione romantica", in realtà il "vero calcio" che si trasforma in uno spettacolo circense.
Paradossalmente George ne fu tra i principali protagonisti, con l'affiliazione al lancio del pallone in USA - insieme a Pelé, Chinaglia, Moore etc), con una lucida e distaccata prospettiva sulla vita del Quinto Beatle.

"George Best é stato il primo calciatore pop star e veniva da un ghetto urbano.
Non ha avuto il tempo di morire pompiere e sarà rivoluzionario sempre".


"George Best ha sicuramente aiutato a riempire le pagine dei cronisti sportivi, spingendoli a coniare nuovi superlativi a ogni gara, ma per sé ha ritagliato il ruolo dell'artista e ha sempre guardato al calcio come al teatro e all'arte".

"Agli occhi di tutti gli altri giocava bene ma non ai suoi"
(Jackie Charlton)

"Eroe sessantottino, incarnazione del trito tropo genio e sregolatezza, ha finito per rappresentare una generazione, quella dei boomer che avevano capito di poter vivere per sempre, bruciando le tappe e se stessi mentre attorno a lui, nell'intrico di strade e collinette di Belfast, si consumava la Storia con la esse maiuscola."

"Signor Best, a che ora desidera la sveglia?"
"Alle 7.30 in punto"
"Ma Signor Best, sono le otto meno venti".


"Se settantamila persone vogliono farsi una bevuta con George, loro se ne faranno una, George settantamila".
(Angie Best)

Stefano Friani
Belfast Boy
Milieu Edizioni
euro 17,90

giovedì, giugno 17, 2021

Diana Ross - Upside Down



Uno dei brani pop soul con il miglior groove di sempre, cantato da una delle voci più belle della storia.
Prodotto e arrangiato da una pura e semplice eccellenza, Nile Rodgers e Bernard Ewards degli Chic.
Pubblicato nel 1980 come singolo estratto dall'unidicesimo album solista di Diana Ross "Diana", arrivò inevitabilmente in testa alle classifiche di mezzo mondo, Italia inclusa.

La storia del brano però é controversa.
I due autori e produttori, al cospetto per la prima volta di una grande star, le chiesero di trascorrere un po' di tempo con lei per capire bene ciò che voleva e lavorare all'album in armonia e con gli stessi obiettivi.

Le cose andarono male.
A Diana non piacque il mixaggio e, mal volentieri, Rodgers e Edwards accettarono di fare qualche modifica.
Incontrando di nuovo l'insoddisfazione della Ross.

A questo punto le dissero che se così non andava bene, poteva rimixarselo lei. E così fece, con l'aiuto del produttore della Motown, Russ Terrana, abbassando la base ritmica per fare emergere meglio la sua voce.
La decisione creò un forte attrito, al punto di considerare l'ipotesi di togliere il loro nome dall'album.
Alla fine decisero di apparire ugualmente.
La Ross invece lasciò sdegnosamente la Motown per approdare alla RCA.

Upside Down
https://www.youtube.com/watch?v=Po0BbGMSX4g

Il mix originale di Rodgers e Edwards
https://www.youtube.com/watch?v=Mp1PtDvIudY

Spettacolare versione con Jason Kay dei Jamiroquai nel 1997
https://www.youtube.com/watch?v=TfNBKfZz69A

Imbarazzante a SanRemo 1983
https://www.youtube.com/watch?v=d5_5p2ReOss

mercoledì, giugno 16, 2021

Epoca


Settimanale "politico di grande informazione", edito da Mondadori, in edicola dal 1950 al 1997.

Tra le autorevoli firme e direttori Enzo Biagi, Aldo Palazzeschi, Cesare Zavattini, Giovanni Spadolini, Alberto Cavallari, Alberto e Arnoldo Mondadori.

Ispirato all'americano "Life", si distinse per la stampa su carta lucida e a colori e per i servizi fotografici in esclusiva.

Nel dicembre 1952 il settimanale pubblicò il racconto Il vecchio e il mare di Hemingway. Tra i fotografi Mauro De Biasi documentò la rivolta antisovietica d'Ungheria del 1956, l'alpinista Walter Bonatti le sue imprese.

EPOCA vendeva abitualmente 500.000 copie a numero.

martedì, giugno 15, 2021

Mario De Biasi



Segnalo la mostra:
MARIO DE BIASI. FOTOGRAFIE 1947-2003
DAL 13 MAGGIO 2021 AL 9 GENNAIO 2022
La Casa dei Tre Oci di Venezia


https://www.treoci.org/it/

Grande fotografo italiano protagonista in prima persona (fu ferito a una spalla durante la rivolta) del reportage durante la rivolta antisovietica in Ungheria del 1956 ma che ritrasse anche grandi dello spettacolo come Marlene Dietrich, Brigitte Bardot e Sophia Loren.
Lavorò a lungo per il settimanale "Epoca", vincitore dell'Ambrogino d'Oro nel 2006.

Nel 1994 la sua foto "Gli italiani si voltano" (in cui è ritratta, di spalle, una giovane Moira Orfei) è stata esposta al museo Guggenheim di New York.
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