giovedì, giugno 30, 2016

Giugno 2016. Il meglio



A metà dell’anno si può dire che il 2016 è propizio per i buoni dischi : molti nomi li ritroveremo prevedibilmente ai vertici dei migliori a fine dicembre.
Motorpsycho, King Gizzard and Lizard Wizard, Fantastic Negrito, Last Shadow Puppets, PJ Harvey, Iggy Pop, David Bowie, Seratones, Fantastic Negrito, Kula Shaker, Marta Ren, Lucinda Williams, Nigel Hall, Mavis Staples, Parker Milsap, Charles Bradley, Deep Street Soul, The Heavy, Bob Mould tra gli stranieri.
Statuto, The Winstons, Afterhours, Marlene Kuntz, Radio Days, Nada, Roberta Gulisano, Guignol, Wu Ming Contingent, Daniele Silvestri, Sistah Awa tra gli italiani


ASCOLTATO

FANTASTIC NEGRITO - The last days of Oakland
Blues with punk attitude. Lui descrive così la sua musica. D’accordissimo.
Il risultato è talvolta vicino a certe cose di Jack White/White Stripes/Raconteurs, altre volte ad un cattivissimo modern blues, altre ancora ad una malatissima forma di gospel.
Notevole, profondo, finalmente una musica che infonde un senso di pericolo.

AFTERHOURS - Folfiri o Folfox
Un dolorisissimo (quasi) concept sulla morte e la rinascita.
Il bizzarro e curioso titolo è in realtà il nome dei trattamenti di chemioterapia subiti dal padre di Agnelli, da poco scomparso per un tumore al colon.
E la figura del padre ricorre costante nei testi e nel drammatico umore di un disco che è però opera corale di un gruppo appena "rinato" dopo un'altrettanto e dolorosa separazione da alcuni membri storici.
Diciotto brani ostici, duri, drammatici, senza compromessi, intensi, complessi, spesso sperimentali.
Dove la logica avrebbe voluto un adagiarsi su binari prevedibili e consueti, "Folfiri o Folfox" guarda invece avanti, con coraggio e un senso di nuova sfida.
Un album importante, compatto, personalissimo, abbondanti spanne oltre la stragrande maggioranza di quello che esce in Italia abitualmente.
Con buona pace dei provinciali belati o ragli di chi si attacca alla menata di Agnelli giudice di X-Factor.

DURAND JONES and the INDICATORS - s/t
Viene dalla Lousiana e dal mondo gospel, canta con un timbro alla Otis e tira fuori un esordio di grande gusto e levatura.
Southern soul, funk, gospel soul.
Il tutto molto sporco, crudo, live in studio, senza tanti revivalismi o sguardi al passato.

BEVERLY KNIGHT - Soulville
All’ottavo album la soul singer inglese affina il suo stile oscillando tra una black music viscerale che attinge da gospel, soul, funk e blues e una dimensione più soft e mainstream.
Ci sono anche Sam Moore (nella solita “Hold on I’m Coming”), Jamie Cullum e Jools Holland tra gli ospiti.
Risultato finale molto gradevole.

NICK PRIDE AND THE PIMPTONES – Go Deep
Torna la band inglese con un nuovo scintillante album (il terzo della carriera) che ribadisce una volta in più la capacità di affinare l’efficacia di un groove già potente e travolgente, tra 70’s funk e una dose esplosiva della miglior soul music.
Il sestetto ha nella grande voce di Beth Macari il suo punto di forza ma ha ormai da tempo sviluppato una coesione ritmica e una tecnica individuale degli strumentisti che non teme rivali.
Un altro grande tassello nel sempre più ampio mosaico della nuova soul-funk music.

INCOGNITO - In search of better days
Gli Incognito sono il contrario del loro nome: una garanzia. Di qualità, di integrità, continuità e fedeltà al loro classico, raffinato ed elegante, soul pop.
Niente di particolarmente nuovo, chi ne ha amato i sedici (!) dischi precedenti non sarà deluso nemmeno da questo.

CLAYPOOL LENNON DELIRIUM- Monolith of Phobos

Un connubio lisergico ed esplosivo.
Non è difficile immaginare cosa possa uscire dal connubio di due tra le menti più visionarie e lisergiche in circolazione che si condensa in un interessante album che assembla i poderosi riff funk punk di basso di Les Claypool con le sognanti e dilatate visioni di Sean, sperimentazioni, brani che sembrano usciti da un album perduto dei primi Pink Floyd, bizzarrie varie.
I due suonano tutto, si sono sicuramente divertiti tantissimo, il risultato è buono ma appare fine a sé stesso e un po’ troppo autoreferenziale.

BIG MOUNTAIN COUNTY - Anachronicle
Ad un anno dall'album d'esordio la band romana torna con l'inconsueta scelta di un live con 9 brani (per lo più tratti dal citato disco,  "Breaking sound"), registrato alla Locanda Atlantide della capitale. Psych rock, impennate garage, sapori alla Dream Syndicate (dal cui guitar sound, a metà tra il 60's beat e i Velvet Undergound, arrivano non poche influenze) e tanta energia. La dimensione live accentua il carattere ruvido delle composizioni e le rende più immediate e spontanee. Un'ottima prova.

IL COMPLESSO DI TADA’ - s/t
Il Complesso Di Tadà!  è un supergruppo diretto da Massimo Martellotta dei Calibro 35 conaltrettanto super ospiti come Elio, Nina Zilli e Filippo Timi.
Un salto nei profondi anni 60 tra strumenti vintage, il gusto delle colonne sonore di Piero Umiliani, brani twist, shake e beat,  classici come "Sapore di mare", "Mah na mah na", "Ma che colpa abbiamo noi" ripresi con lo stesso gusto dei Sessanta italiani. Album divertentissimo, piacevole, perfetto per colorare in technicolor la prossima estate.


TEMPORAL SLUTS - Modern slavery protocol
Il primo album della band comasca in 20 anni di attività esce come una bomba di potenza illimitata.
Qui si viaggia con Dictators, radio Birdman, Adolescents e Stooges nel motore. Le chitarre sono un muro, la ritmica un bulldozer che spiana tutto. Dieci brani per 27 minuti, la durata perfetta. Grande album.

AA. VV. - Beat Generation and the angry young men
AA. VV. - Generation Mod

La Well Suspect Records fu un'etichetta (dalla vita breve) fondata daEDDIE PILLER (prime mover del movimento mod inglese) successivo artefice della Acid Jazz Records e tanto altro. Rivive ora con la ristampa del mitico THE BEAT GENERATION AND THE ANGRY YOUNG MEN, originariamente uscito nel 1984 raccogliendo rari brani del primo mod revival, usciti solo su introvabili 45 giri o mai pubblicati.
La nuova versione Deluxe non conta più i due brani dei Merton Parkas ma si arricchisce di quelli dei nostri MADS, presenti con ben 5 episodi d'epoca che reggono alla perfezione il confronto con nomi titolati come PURPLE HEARTS o LONG TALL SHORTY.
Da notare il brano "Concrete mixer" dei Purple Hearts che vede la presenza (non accreditata) di Paul Weller al piano mentre occorre ricordare gli sfortunati Small Hours, ottima band, presto dimenticata da cui uscirono un paio di eccellenze come Carol Isaacs poi con Squeeze e Sinead O Connor e Iain Shedden ora in Australia in tour coni Saints.
Il sound è grezzo e datato ma perfetta fotografia dell'epoca.
Un documento importante.
Nuovo materiale invece quello che troviamo in GENERATION MOD.
Ancora i nostri MADS con un nuovo (ottimo) brano e tanti nomi che, con qualche eccezione, confermano, a parer mio, la scarsità di materiale di buona fattura in ambito mod di questi tempi.
Ottimi Aunt Nelly e gli israeliani Man From North Country, scontato il giudizio positivo sui Moons, discreti i French Boutik e il buon Andy Lewis ma è difficile trovare altri buoni spunti tra imitatori degli Oasis, pop rock in cui non trovo alcuna affinità con il pur ampio universo sonoro mod e brani di levatura davvero scarsa.
Uno spaccato poco confortante.

LACK OF AFRO - Hello baby
Quinto album per il polistrumentista che si destreggia tra soul, northern soul, varie influenze rhythm and blues, funk soul etc campionando alla perfezione a destra e a manca. Suona un po’ plastico ma divertente.

ASCOLTATO ANCHE

DIARRHEA PLANET (punk rock americano banalotto e anonimo) MOON HOOCH (due sax e una batteria. Interessanti e unici, vicini alle atmosfere dei Morphine), PSYCHIC HILLS (psych e Velvet Underground, carini) DANIEL ROMANO (dal Canada un buon album di pop country beat tra Byrds, Beach Boys un’anima psych e un tocco soul) CORB LUND (canadese tra country rock, soul e pop, ottimo), CARAVAN PALACE (electro swing e umori jazzy. Divertente), JAKE BUGG (noioso e davvero pessimo), LU SILVER STRING QUARTET (ottimo mix di Black Crowes, southern rock, blues, country).

LETTO

PATTI SMITH - M Train
La necessaria premessa per accostarsi ad un libro come questo è di avere un AMORE INCONDIZIONATO per PATTI SMITH.
Che ti permette di accettare le sue lunghe elucubrazioni, riflessioni, talvolta tortuose e autocompiacenti, le sue malinconie, le ossessive annotazioni sul cibo scelto, sul vestito indossato, sul libro sfogliato (approccio molto simile ai "Diari di Andy Warhol").
La sua smisurata passione per il caffè, il romantico ricordo del compagno perso, Fred Sonic Smith.
Patti viaggia per il mondo, dalla Guyana francese all'Islanda, dal Messico al Giappone, entra ed esce dai bar alla ricerca di caffè, riflette seduta su un molo o nella casa di Frida Kahlo.
Abbonda in particolari che spesso appaiono superflui e inutili e invece SONO il RACCONTO, ciò che lo rende un dialogo diretto con il lettore che diventa partecipe del quotidiano, spesso banalissimo dell'Artista.
Questo è un bel libro e Patti Smith continua a piacermi tantissimo, anche più di prima.

OLIVIER ROLIN - Il meteorologo
Aleksej Feodos’evic Vangengejm era il meteorologo dell’Unione Sovietica, nel periodo in cui era Stalin a governarla, alle prime avvisaglie del pugno di ferro che poi sterminerà un numero smisurato di "oppositori" .
Nato in una famiglia della piccola nobiltà Vangengejm si innamorò della rivoluzione bolscevica e mise il proprio talento al totale servizio del grande ideale sovietico.
Preconizzò, negli anni '30, l'utilizzo dell’energia del sole e dei venti per l'alimentazione energetica.
Collaborò ai primi tentativi di conquista dello spazio lavorando ai primi aerostati che arrivarono nella stratosfera e alle spedizioni nell'Artico.
Nel 1934 fu accusato di tradimento e rinchiuso nel primo dei gulag, nelle Isole Solovki nel Mar Baltico.
Durante la prigionia (dura ma non così spietata visto che accudiva la biblioteca del carcere dove c'erano trentamila libri di ogni genere, teneva conferenze e viveva una quotidianità quasi "normale" pur nel rigore sia climatico che oppressivo) fino al 1937, quando fu giustiziato, scrisse alla figlia una serie di lettere piene di disegni, erbari, indovinelli (riportati nel libro). Restò fedele al Partito e all'idea del Comunismo fino alla fine (anche se non è improbabile che sia stata solo una mossa per proteggere la famiglia), rifiutandosi di credere alla propria "colpevolezza", scrivendo spesso a Stalin e ad altri responsabili (senza ricevere ovviamente alcuna risposta), sicuro di un errore.
Solo la scoperta di queste lettere ha riportato alla luce la sua triste ed oscura storia e ne ha riabilitato la figura e la memoria.
Il libro è rigoroso nel ripercorrere il suo incubo, toccante nel riportarne frasi e pensieri, ben scritto e scorrevole.

PAOLO FERRERO - Chiedi chi erano Law e Baker
La convulsa storia della permanenza di Denis Law e Joe Baker nel Torino dei primi 60’s, dalle prime grandi prove in maglia granata ad una serie di “notti brave”, vari dissapori con dirigenza e tifosi fino ad un incidente notturno che chiuse la carriera italiana dei due.
Denis Law vincerà parecchio poi con il Manchester United (coppa dei Campioni inclusa) e sarà Pallone d’Oro nel 1964.
Baker, scomparso una decina di anni fa, passò invece all’Arsenal per una carriera più che dignitosa.
Ferrero racconta tutto nei dettagli, contestualizzando il periodo storico per una lettura agile, interessante e veloce.

COSE & SUONI

Mie recensioni quotidiane su www.radiocoop.it e mensili su CLASSIC ROCK

Uscito ROCK n SPORT mio nuovo libro per VoloLibero Edizioni (i dettagli qui: http://tonyface.blogspot.it/2016/03/rockn-sport-musica-discipline-olimpiche.html).

mercoledì, giugno 29, 2016

Get Back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

Q-TIPS -s/t
Sfortunata la carriera della band inglese che pure incise per una major come la Chrysalis e andò in tour addirittura con Who, Knack, Average White Band.
Il loro album d’esordio è un ottimo omaggio alla soul music con riuscite e dignitose cover di “In crowd”, “Tracks of my tears”, “Some kinda wonderful”.
Il taglio è, nell’ottica dei tempi, piuttosto easy e mainstream, ma molto rispettoso della materia “black” con ottimi arrangiamenti di fiati, un grande tiro, freschezza, gusto per il divertimento e la voce di Paul Young protagonista.
Lo stesso Paul che a breve intraprenderà una riuscita carriera solista di successo.

FOURTH SENSATION - s/t
Uscito nel 1970 con un nome volutamente inglese per sfruttare la tipica esterofilìa nostrana (non appaiono nemmeno i nomi dei musicisti in copertina) è in realtà frutto dell’estemporanea unione di quattro nomi destinati a diventare eccellenze della scena italiana da Vince Tempera all’ organo) al futuro Area Ares Tavolazzi alla chitarra, Angelo Vaggi al basso (diventato poi un importante discografico) Ellade Bandini alla batteria.
Sound strumentale che spazia dal soul funk all’Hammond Jazz con piccoli tocchi di psichedelia. Tutti i brani sono composti da Massimo Catalano dei Flippers.
Niente di eccezionale (l’album mai ristampato è però ricercatissimo dai collezionisti e viaggia sulle migliaia di euro a copia, fino a 3.000) ma interessante.

MARVA WHITNEY - It’s my thing
Corista (e anche amante) di James Brown dal 1967 al 1969 lascia la band distrutta dalla pazzesca attività live del Godfather of Soul. Non prima di dare alle stampe un album in cui produce, compone e canta James e la sua (super) band accompagna.
Di fatto un album di JB, super funk, con una voce femminile.
Peraltro fantastica, aggressiva, potente, super sensuale.
Incise anche un live per poi tornare nella natìa Kansas City per anni, prima di tornare a cantare con i JB All Stars per qualche anno. E’ scomparsa nel 2012.

THE ORIGINAL SINS - The hardest way
Ristampa italiana a cura della Markuee/Minotauro di Marco Melzi di un piccolo gioiello dimenticato della scena garage beat degli 80's , il secondo album degli americani Original Sins  uscito nel 1989.
Puro 60's groove, grandi brani in bilico tra istanze dure e tirate e un gusto sopraffino per le armonie pop beat.
Da riscoprire.

lunedì, giugno 27, 2016

Euro 2016: Italia-Spagna 2-0



Che la Spagna non fosse più "quella" Spagna ce ne eravamo già accorti ma che l'Italia, quella che quindici giorni fa davamo fuori subito ai gironi o quasi, potesse essere "questa" non se lo immaginava nessuno.

Partitona di grande sacrificio ma Italia solidissima, Buffon insuperabile, grande difesa (a parte qualche palla buttata e un paio di svarioni), attacco spietato.
Spagna poca cosa in verità anche perchè potenzialmente un altro paio li potevamo buttare dentro (Eder si mangia un gol (quasi) fatto).

Continuo a non capire il perchè di Thiago Motta ma per il resto bravi tutti.
Sabato ai quarti la Germania, ben più forte di Belgio e Spagna ma non si sa mai...già così va parecchio bene.

Il resto è secondo le previsioni (Portogallo su Croazia a parte): avanti Germania, Francia, Belgio, Polonia grande il Galles !
Con una piccola eccezione...l'Inghilterra vola fuori battuta dall'Islanda !!
Poco da dire, non ce la faranno mai gli inglesi.
Tanto di cappello all'Islanda che ora se la vede con la Francia.
Poi Galles-Belgio e Portogallo-Polonia.

Jeff Dexter



Eddie Piller ha recentemente dichiarato: Jeff Dexter is the coolest mod of all time.

Sicuramente è stato uno dei primi ad abbracciare la scena Mod nei primissimi 60's (dichiarando anche che secondo lui il Mod è morto nel 1962...) a fianco di quel tale Mark Feld, anch'esso precursore/prime mover della scena, diventato poi il ben più noto Marc Bolan.
Nel 1961 venne cacciato e bannato dal "Lyceum" di Londra per aver ballato il TWIST, danza che venne ritenuta dai proprietari "osceno".
Curiosamente quando il Twist poco tempo dopo divenne di moda fu chiamato dallo stesso locale a dimostrare come si ballava (nonostante fosse solo quindicenne e l'accesso fosse riservato ai maggiori di 16 anni).

Frequentatore assiduo dei principali mod clubs londinesi dei 60's, dal Flamingo al The Scene al Mecca (dove ricorda che: "If you were a cool Face you would never stand in a pub with a pint of beer in your hand.
You’d have a coke bottle with a shot of whiskey"
), incominciò nel 1966 a fare il DJ al TILES in Oxford Street, proprio di fronte al 100 Club dove suona "Dance records. Bluebeat, ska, because we had plenty of ska by then.I played then all the new records of the day. Bit of psychedelic, but very little at Tiles, because the audience was mainly tight-arse, pill-chewing Mod kids. The Late-on Mods".

Poi arriva la psichedelia, l'UFO Club, in cui lavora per un po' ("Electronic music, stuff like the Grateful Dead. And there were bands: Arthur Brown, Soft Machine"), si passa dalle anfetamine agli acidi, cambia la musica, cambia l'estetica, cambia la cultura.

Nei primi 70s' diventa il manager degli America e produce il loro primo album e successivamente gli Hawkwind.
Lavora poi anche in Italia in ambito disco music, torna in Inghilterra continuando a produrre varie band minori (vedi i BMI), lavorando nei club (in particolare nel suo, il 2I's in Tottenham Court Road, collaborando con Time Out, organizzando eventi.

domenica, giugno 26, 2016

La colonna di via Emilia Parmense a Piacenza



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post
:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Venendo da Parma ed entrando a Piacenza, in via Emilia Parmense, sulla sinistra, davanti ad un orrendo parcheggio antistante un orrendo centro commerciale, sorge, solitaria, una COLONNA.
Abbandonata, senza alcuna indicazione, circondata solo da un cancelletto anonimo.
E' citata (con la "sorella" andata ormai persa) già nel 1.581 in “Viaggio in Italia” dell' aristocratico, scrittore, filosofo, magistrato francese Michel Eyquem Montaigne.

Provenendo da Fidenza (Borgo San Donnino) percorre una bellissima strada, fra sterminate pianure fertilissime.
Ormai vicino a Piacenza nota due colonne grandi ai lati della strada, distanti fra loro 40 passi.
Al piede delle colonne è scritto in latino il divieto di edificare, piantare alberi e vigne tra di essi.
Non capisce-Montaigne-se l’ordine miri a lasciare sgombra la strada solamente per la sua larghezza o se davvero il divieto riguardi lo spazio fra le colonne e la città-che ne è distante mezzo miglio-al fine di tener scoperta la pianura come essa si presenta.
(da www.piacenzantica.it)

Conferma l'ho avuta dallo storico, scrittore e studioso piacentino Giorgio Eremo:

La colonna, cui è stato brutalmente tolto il capitello per la notoria incuria e conseguente voglia di rapina tutta italiana, era il segno fisso che segnava l'inizio della TAGLIATA, cioè di quella cintura di rispetto di circa un miglio dalle mura della città, entro la quale non dovevano esserci nè alberi, nè alti arbusti nè tantomeno costruzioni in legno o in muratura affinchè la visuale fosse completamente libera per l'avvistamento di chiunque si avvicinasse: dal pollivendolo, al contadino con l'asino carico,al carro di fieno o di altri prodotti; la visuale doveva essere soprattutto libera per poter avvistare pericoli, arrivo di contingenti armati, di cavalieri e di chiunque potesse impedire una rapida munizione delle porte della città.
Questa era la tagliata dal cinque al settecento.
Gli austriaci, che avevano insediato a Piacenza dal 1822 un forte contingente militare al comando diretto della sede imperiale di Vienna, stante duchessa Maria Luigia d'Austria figlia dell'imperatore, costruirono forti e capisaldi proprio nel mezzo della tagliata per poter contrastare avanzate ostili. Uno di questi forti si trovava proprio nei pressi dell'attuale Baciccia (locale piacentino).

sabato, giugno 25, 2016

Gil Scott Heron e l'ascolto dei dischi



Di quando nelle note di copertina di "I'm new here" GIL SCOTT HERON ci ricorda COME BISOGNA ASCOLTARE UN DISCO.

There is a proper procedure for taking advantage of any investment.
Music, for example.
Buying a LP is an investment. to get the maximum you must...

LISTEN TO IT FOR THE FIRST TIME UNDER OPTIMUM CONDITIONS.

Not in your car or on a portable player through a headset.
Take it home.
Get rid of all distractions, (even her or him).
Turn off your cell phone.
Turn off everything that rings or bleeps or rattles or whistles.
Make yourself comfortable.

Play your LP.

LISTEN all the way through.

Think about what you got.
Think about who would appreciate this investment.
Decide if there is someone to share this with.
Turn it on again.
Enjoy Yourself.

Gil Scott-Heron

Festival Beat n° 24



Tutto il ricchissimo programma qui: http://www.festivalbeat.net/

venerdì, giugno 24, 2016

Olivier Rolin - Il metereologo



Aleksej Feodos’evic Vangengejm era il meteorologo dell’Unione Sovietica, nel periodo in cui era Stalin a governarla, alle prime avvisaglie del pugno di ferro che poi sterminerà un numero smisurato di "oppositori" .

Nato in una famiglia della piccola nobiltà Vangengejm si innamorò della rivoluzione bolscevica e mise il proprio talento al totale servizio del grande ideale sovietico.
Preconizzò, negli anni '30, l'utilizzo dell’energia del sole e dei venti per l'alimentazione energetica.
Collaborò ai primi tentativi di conquista dello spazio lavorando ai primi aerostati che arrivarono nella stratosfera e alle spedizioni nell'Artico.

Nel 1934 fu accusato di tradimento e rinchiuso nel primo dei gulag, nelle Isole Solovki nel Mar Baltico.

Durante la prigionia (dura ma non così spietata visto che accudiva la biblioteca del carcere dove c'erano trentamila libri di ogni genere, teneva conferenze e viveva una quotidianità quasi "normale" pur nel rigore sia climatico che oppressivo) fino al 1937, quando fu giustiziato, scrisse alla figlia una serie di lettere piene di disegni, erbari, indovinelli (riportati nel libro).
Restò fedele al Partito e all'idea del Comunismo fino alla fine (anche se non è improbabile che sia stata solo una mossa per proteggere la famiglia), rifiutandosi di credere alla propria "colpevolezza", scrivendo spesso a Stalin e ad altri responsabili (senza ricevere ovviamente alcuna risposta), sicuro di un errore.

Solo la scoperta di queste lettere ha riportato alla luce la sua triste ed oscura storia e ne ha riabilitato la figura e la memoria.
Il libro è rigoroso nel ripercorrere il suo incubo, toccante nel riportarne frasi e pensieri, ben scritto e scorrevole.

giovedì, giugno 23, 2016

Euro 2016: Italia-Irlanda 0-1



Pensavamo di aver visto la peggior partita della storia contro la Svezia e invece non avevamo ancora incontrato l'Irlanda.
Ovviamente dall'Italia B, senza stimoli, contro un'Irlanda che doveva assolutamente vincere c'era poco da attendersi.
Modestissimi gli avversari, inesistenti noi. Ci prova una volta Immobile, Insigne fa una grande giocata e prende un palo, il resto è nebbia e gli irlandesi (a cui è stato negato anche un rigore) vincono meritatamente.
Buono Sirigu, discreto Zaza, benino Ogbonna, pessimo Sturaro, Thiago Motta anti calcio.

Negli ottavi con la Spagna sarà non dura, durissima ! Ma Se giochiamo duri e rudi come contro il Belgio, chissà...

Da questo primo turno esce bastonato il calcio dell'est: Russia, Romania, Repubblica Ceca, Ucraina, Albania, Turchia si aggiungono a Svezia e Austria.
Un po' di stupore per Svezia e Russia, prevedibile per le restanti.
Bene il calcio britannico, tutte avanti.
Gli ottavi sbilanciatissimi nei confronti diretti, lasceranno fuori dalle semifinali almeno due tra Italia, Spagna e Germania mentre in semifinale troveremo una tra Gaalles, Irlanda del Nord, Belgio e Ungheria.

Prima parte dell'Europeo comunque piuttosto equilibrata, nessuna squadra materasso, risultati quasi sempre in bilico ma non un gran gioco.

mercoledì, giugno 22, 2016

Formula Uno: Gran Premio di Pescara 1957



Una storia incredibile, suppongo semi sconosciuta, a cura di ALBERTO GALLETTI

Nelle foto Gregory, il via, Fangio e Moss.

In questi tempi nostri, tempi in cui la Formula Uno sembra diventata la personale, voracissima e spietata macchina da soldi di Bernie Ecclestone, oltre che un concentrato estremo di tecnologie e continui cambi di regolamento, è difficile pensare ad un’epoca in cui anche l’automobilismo era uno sport legato a grandi sforzi umani, fisici, al limite del sovrumano per i piloti e al limite delle possibilità finanziarie per chi organizzava scuderie, corse e campionati, tra difficoltà di ogni genere animati solo dalla passione per i motori.
Il salto all’indietro è quindi inevitabile oltrechè scontato.

Riandiamo al 1957, anno nel quale si correva l’ottavo campionato mondiale di Formula Uno.

Fu un anno tribolatissimo per l’automobilismo, funestato da due gravi tragedie, la morte di Eugenio Castellotti, il giovane astro nascente lodigiano, mentre provava la sua Ferrari sul circuito di Modena e, soprattutto, quella di Guidizzolo in cui la Ferrari di De Portago che si avviava a vincere la Mille Miglia perse il controllo causa la foratura di un pneumatico e si schiantò fuori strada uccidendo sul colpo i due piloti e piombando sul pubblico uccise nove spettatori.

La crisi di Suez provocò grandi problemi nell’approvvigionamento di petrolio e carburanti, ne conseguì la cancellazione dei Gran Premi di Belgio, Spagna e Olanda, dovuta ai prezzi esorbitanti della benzina in quei paesi.

Ecco quindi che il Circuito di Pescara sul quale si disputava dal 1924 la Coppa Acerbo e teatro delle imprese di piloti del calibro di Achille Varzi, Tazio Nuvolari, Rudolf Caracciola, Alberto Ascari e altri assi del volante, venne scelto per rimpiazzare una delle gare cancellate.
Il tracciato pescarese collaudato e assi prestigioso, si svolgeva su un percorso di strade ordinarie, cittadine e non, sviluppandosi per 25,579 km che ne fanno ad oggi il più lungo sul quale si sia mai corso un gran premio di Formula Uno, 3km circa in più del famigerato e temutissimo Nurburgring.
Il percorso iniziava nella zona nord di Pescara, all'altezza dell'attuale Piazza Duca degli Abruzzi sulla via Nazionale Adriatica in direzione sud per poi girare all'interno, in direzione ovest, e percorrere il rettilineo dell'attuale via del Circuito fino alle campagne circostanti ed ai paesi di Villa Raspa e Spoltore.
Da qui proseguiva con una serie di innumerevoli curve su per le colline dell’entroterra, fino a raggiungere Cappelle (dove esiste oggi un monumento a marcare quello che era il punto di maggior altitudine del percorso).
Di qui si svoltava in direzione del mare e quindi si imboccava un lungo rettilineo, detto chilometro lanciato, dove nel 1950 Fangio ha raggiunse la incredibile velocità di circa 310 km/h fino ad arrivare a Montesilvano dove poi il circuito svoltava a sud di nuovo sulla via Nazionale Adriatica, dove veniva completato il giro.
Le difficoltà intrinseche del tracciato venivano accentuate dalla ormai elevatissima velocità raggiunta dai bolidi in relazione alla sede stradale e alle curve esistenti.

Dunque in quel fine settimana del 18 agosto 1957 le scuderie si presentano sul prestigioso palcoscenico pescarese, i piloti partecipanti sono 16, Enzo Ferrari in aperta polemica con la giustizia italiana che lo voleva sul banco degli imputati per la tragedia alla Mille Miglia non inviò i piloti ufficiali, presente la Ferrari privata di Luigi Musso, c’è un ultimo tentativo dell’ANAS di annullare la gara per motivi di sicurezza sull’onda emotiva della tragedia di Guidizzolo, ma alla fine anche questa resistenza cede e il permesso viene accordato, la gara è valevole come 7ma prova del campionato mondiale di Formula Uno, in totale le gare sono otto, l’ultima è in programma a Monza l’8 settembre successivo.

Le prove del sabato vedono Fangio su Maserati assicurarsi la pole position, Moss su Vanwall secondo è staccato di oltre 10 secondi, terzo ancora più staccato Luigi Musso.
La gara prende il via in una calda giornata di agosto, oltre 200.000 spettatori si accalcano lungo il percorso, una folla immensa, 18 giri da completare per un totale di 460km!

Musso con la sua Ferrari infila Fangio e Moss al via e balza in testa, i due lo inseguono sul polveroso stradone dritto, tallonati dall’altra Vanwall di Brooks e dalle altre Maserati (10 vetture al via), le due Cooper di Salvadori e Brabham chiudono il gruppo, e conclude uno spericolato primo giro in testa.
Dietro di lui Moss a bordo della sua potente ma poco affidabile Vanwall scalpita e nel corso del secondo giro sorpassa Musso e si porta al comando, Fangio li insegue controllando il distacco. Si ritirano due Maserati, Moss continua in testa ad andatura elevatissima, fa segnare il record del giro in 9’44” e 6, l’inglese è scatenato.
Al 10° giro un problema al serbatoio dell’olio costringe Musso al ritiro, Fangio passa in seconda posizione e controlla il battistrada sicuro che prima o poi lo vettura lo tradirà ma non succede, la potente Vanwall resiste fino al termine e Stirling Moss taglia il traguardo in solitudine vincendo l’unico Gran Premio di Pescara corso nella storia della Formula Uno.
Fangio finisce secondo aggiudicandosi i 6 punti che gli permettono di laurearsi campione del mondo per la quinta volta consecutiva, regalando alla casa del tridente il suo primo e unico titolo mondiale piloti.

Circuito di Pescara – Italia, 18 Agosto 1957

Ordine di Arrivo:
1° Stirling Moss (GB) su Vanwall
2° Manuel Fangio (Arg) su Maserati a 3’13”
3° Harry Schell (USA) su Maserati a 6’46”
4° Masten Gregory (USA) su Maserati a 8’16”
5° Stuart Lewis-Evans (GB) su Vanwall a 1 giro
6° Giorgio Scaratti (Ita) su Maserati a 1 giro
7° Jack Brabham (Aus) su Cooper a 3 giri.

Fu una gran bella pagina di storia dell’automobilismo, ma dall’anno successivo i percorsi che si snodavano lungo strade ordinarie furono giudicati insicuri e tolti dal calendario e il glorioso Circuito di Pescara sparì dal calendario internazionale, degradato a gare di formula 2 e 3 per le due stagioni successive e poi definitivamente abbandonato.
E’ particolarmente triste scriverne in questi giorni a poca distanza dall’annuncio che dal prossimo anno anche il Circuito di Monza sparirà dal calendario della Formula Uno in virtù di ragioni meramente commerciali e delle diatribe tra Ecclestone e l’Automobile Club Milano e società affiliate e nonostante un offerta da 20 milioni di euro per riuscire ad ottenere la corsa, gli stessi 20 milioni di euro versati da Baku nelle tasche di Ecclestone per riuscire ad avere il Gran Premio nel calendario di quest’anno.

Alcune immagini del Gran Premio

https://www.youtube.com/watch?v=QBcTcBbKqnQ

martedì, giugno 21, 2016

I Heard It Through the Grapevine



Composta da Norman Whitfield e Barrett Strong per la Motown nel 1966 I Heard It Through the Grapevine fu incisa per la prima volta nel settembre del 1967 da Gladys Knight & the Pips e raggiunse il secondo posto delle classifiche di Billboard.
La versione è molto più spedita e convenzionale.

https://www.youtube.com/watch?v=WWvwP72FuVg

Smokey Robinson and the Miracles la ripresero l'anno dopo nel loro album Special Occasion in una versione ancora più veloce e sostenuta con cori di sapore gospel.

https://www.youtube.com/watch?v=SH0Tzx5brVE

Ma la consacrazione avvenne con la versione di MARVIN GAYE che la incluse nel suo ottavo album "In the groove" (poi ristampato con il titolo della canzone a causa del grande successo) dell'agosto del 1968 per essere poi pubblicata su singolo e diventare una hit mondiale con il suo incredibilmente sensuale groove, lento, avvolgente, proto funk, con sontuosi e raffinatissimi arrangiamenti di archi.

https://www.youtube.com/watch?v=hajBdDM2qdg

Nello stesso anno ne uscì anche una versione a cura di Bobby Taylor and the Vancouvers, velocissima ma che perde tutto il fascino di quella classica.
Ci provano anche i Temptations nel 1969 in "Cloud Nine",grande album di psychedelic soul ma la loro versione non è delle migliori.

https://www.youtube.com/watch?v=WH10RgBTCAs

Troviamo anche gli Undisputed Truth nel 1971 in una pessima trasformazione in una sorta di soul rock di sapore vagamente psichedelico.

https://www.youtube.com/watch?v=xlj2staUlg8

e i Chi Lites nel 1969 in "Give it away" suonarla in un modo interessante, molto spedito ma che aggiunge poco al valore della canzone

https://www.youtube.com/watch?v=SjJ2aoidgAY

Il brano è stato successivamente usato spesso in spot commerciali e coverizzato da una lunga serie di artisti di ogni genere.
Da segnalare in particolare il Creedence Clearwater Revival su "Cosmo's Factory" del 1970.

https://www.youtube.com/watch?v=lDQ2Rd0PHm4

Indimenticabile quella di Paul Weller e Amy Winehouse al Jools Holland Show.
E quella particolarissima punk/funk delle Slits https://www.youtube.com/watch?v=PCr8V5wAroA

Il titolo è una sorta di slang che sta ad indicare il concetto di pettegolezzo.
Fa riferimento a quanto gli schiavi neri sentivano dire sulle battaglie della Guerra Civile quando venivano mandati a ritirare la posta all'Ufficio Postale per conto dei padroni bianchi.
E lo dicevano ai loro compagni prima che le notizie arrivassero ufficialmente al padrone..
Nel testo il protagonista viene a sapere "Through the grapevine" di essere stato tradito dalla sua donna.

"I Heard It Through The Grapevine"

I bet you're wonderin' how I knew
'Bout your plans to make me blue
With some other guy you knew before
Between the two of us guys
You know I loved you more
It took me by surprise I must say
When I found out yesterday
Don't you know that I heard it through the grapevine
Not much longer would you be mine
Oh I heard it through the grapevine
Oh I'm just about to lose my mind

I know a man ain't supposed to cry
But these tears I can't hold inside
Losin' you would end my life you see
'Cause you mean that much to me
You could have told me yourself
That you loved someone else
Instead I heard it through the grapevine
Not much longer would you be mine
Oh, I heard it through the grapevine
And I'm just about to lose my mind

Honey, honey yeah
I heard it through the grapevine
Not much longer would you be mine, baby

People say believe half of what you see
Son and none of what you hear
But I can't help but be confused
If it's true please tell me dear
Do you plan to let me go
For the other guy you loved before?

Don't you know I heard it through the grapevine
Not much longer would you be mine, baby yeah
I heard it through the grapevine
I'm just about to lose my mind
Honey, honey, yeah
I heard it through the grapevine,
Not much longer would you be mine, baby yeah

lunedì, giugno 20, 2016

Calcio oppio dei popoli



Ricorrono come sempre, in occasione delle grandi manifestazioni calcistiche, gli strali contro questo sport/gioco e la passione che un'ampia fetta di italiani gli riserva. In genere si accusa il calcio di essere un bieco mezzo di distrazione dai veri problemi.

Personalmente lo reputo un semplice LINGUAGGIO DEL POPOLO.

Aggregante, mezzo di condivisione, di comune denominatore sociale, quello che si parla in strada, tra la gente, nei bar, negli uffici.
Poi il calcio può piacere o non piacere, ma questo è.

Non dimenticando che l'ultimo SuperBowl è stato seguito da 189 milioni di americani (su una popolazione di 318 milioni di persone), che il Cricket attanaglia l'attenzione di centinaia di milioni di indiani, pakistani, bengalesi, cingalesi, afgani, britannici, australiani (nella finale mondiale di Melbourne nel 2015 c'erano 93.000 spettatori), che recentemente le finali di basket NBA hanno una media di 18 milioni a partita, che il mondiale di hockey su ghiaccio è stato trasmesso in 160 paesi e raccoglie oltre mezzo milione di spettatori a partita.

Ognuno ha un linguaggio proprio e lo sport (calcio incluso) è uno dei tanti.

domenica, giugno 19, 2016

Il Lago Văcărești



Tra i vari progetti incompiuti di Ceausescu e soci c'era anche l'ipotesi di collegare Bucarest con il Danubio, facendo passare le acque attraverso un quartiere periferico, Vacaresti, dove sarebbe dovuti sorgere vari ministeri.

Nel 1989 Ceausescu fece una brutta fine e il progetto fu abbandonato.

Rimase però l'inizio dell'opera, un invaso di alcune miigliaia di metri quadri che nel corso dei decenni si è popolato di centinaia e centinaia di specie faunistiche (ben 96 quelle di uccelli ma anche lontre - delle quali non ci si spiega la provenienza - tartarughe e vari tipi di rettili) e floreali, dando vita ad un habitat pressochè unico, tutelato da un muro che impedisce interferenze da parte della città che tutto intorno vive e cresce.

Finalmente è stato riconosciuto da poco come area protetta e Parco Naturale, salvaguardandolo da speculazioni edilizie o altri bizzarri progetti.

venerdì, giugno 17, 2016

Euro 2016: Italia-Svezia 1-0



Partita di rara bruttezza tra la mediocre Svezia e una noiosa e inconcludente Italia.
Non un tiro in porta (a parte la traversa di Parolo), noia e assoluta pochezza.
Bene la solita rocciosa difesa, bene Eder che corre, disturba e fa un grande gol, incredibile la serie continua di errori banali (passaggi, lanci etc).
Neanche Ibra si fa notare, nulla di nulla.

Ma noi portiamo a casa tre punti e la qualificazione.
Impensabile una settimana fa...

Diario di un maestro



Uno dei momenti salienti della televisione italiana, così prodiga di piccoli capolavori all'epoca, nei primi 70's fu senz'altro Diario di un maestro uno sceneggiato televisivo tratto dal libro autobiografico Un anno a Pietralata di Albino Bernardini, trasmesso la domenica sera nel 1973 e diretto da Vittorio De Seta.
Andò in onda in quattro puntate, l'11, 18, 25 febbraio e 4 marzo 1973.

In una scuola dell'estrema periferia romana, un giovane insegnante decide di affrontare il problema del mancato rispetto dell'obbligo scolastico non in maniera burocratica, ma cercando per il quartiere i bambini che non frequentano le lezioni e dando a queste un assetto rivoluzionario per i programmi dell'epoca. Ne nasce un'esperienza di arricchimento reciproco tra i piccoli alunni e il maestro (Bruno Cirino) il quale, agli occhi dei telespettatori, rappresenta la persona che pratica quegli ideali da tanti altri solo predicati.
Alla fine sarà costretto dal direttore a rinunciare al suo metodo e deciderà di tornare al suo paese per poi ripensarci e ripresentarsi nella scuola romana dove troverà l'affettuosa accoglienza dei ragazzi.
Un inno al valore dell’istruzione e della scuola pubblica, mai come in questo momento attuale.

Bruno Cirino (scomparso prematuramente alla fine degli anni 70) era il fratello maggiore del politico democristiano Paolo Cirino Pomicino ed ebbe una carriera ricca di grandi interpretazioni in film e nel teatro impegnati.
Allo stesso modo Vittorio De Seta è stato tra i più interessanti sceneggiatori e registi italiani (Banditi a Orgosolo e Un uomo a metà ad esempio).

giovedì, giugno 16, 2016

Smashing Time



Uscito nel 1967, come spesso accaduto fortemente mitizzato, SMASHING TIME, diretto da Desmond Davis e interpretato da Rita Tushingham e Lynn Redgrave è un film comico, nel tipico stile della commedia leggera di sapore britannico che cerca di cogliere lo spirito della Swinging London.
Peccato che nel 1967 fosse fuori tempo massimo ormai (come sottolinearono molti critici all'epoca).

La storia delle due ragazze del nord dell'Inghilterra che arrivano a Londra, Camden e Carnaby Street alla ricerca del successo cehe vedevano riflettersi dai lustrini della Swinging London e si trovano poi in una serie di situazioni comiche e improbabili poteva essere interessante.
Ma lo svolgimento è debole, di scarso livello recitativo, finisce in situazioni surreali da torte in faccia e anche quando una delle protagoniste diventa una pop star le cose cambia poco.

Interessanti ovviamente i vestiti di scena, le immagini londinesi d'epoca "rubate" durante le riprese, gli interni stupendamente 60's.

mercoledì, giugno 15, 2016

Vivian Maier



John Maloof nel 2007, impegnato nella ricerca di foto d’epoca per un libro su Chicago comprò una scatola piena di negativi per 380 dollari, e si ritrovò tra le mani il lavoro di VIVIAN MAIER, ovvero 150.000 negativi mai sviluppati di foto che ritraevano personaggi e situazioni in strada, diventato tra i precursori della STREET PHOTOGRAPHY.

Vivian Maier, emigrata negli Stati Uniti nel 1951 dopo l’infanzia trascorsa in Francia, di mestiere "tata", trascorse buona parte del suo tempo libero nel fotografare quello che la circondava, tra cui una serie di autoritratti particolarissimi in cui non guardava mai verso l'obiettivo, utilizzando spesso specchi o vetrine di negozi come superfici riflettenti.
Utilizzava il bagno della famiglia presso cui lavorava come camera oscura per sviluppare le sue foto.
Morì, ancora assolutamente sconosciuta nel 2009.

Nel 2013 è uscito “Alla ricerca di Vivian Maier”, uno splendido documentario sulla sua vita (trasmesso anche da Rai5).

“Ho fotografato i momenti della vostra eternità perchè non andassero perduti"

http://www.vivianmaier.com/
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