venerdì, marzo 31, 2017

Il meglio del mese. Marzo 2017



Alcuni nomi si affacciano già tra i candidati al top del 2016.
Godfathers, Sleaford Mods, Sinkane, Soul Scratch, Voodoo Working Club, Neville Staple tra gli stranieri, Edda, Cut, Julie's Haircut, Cesare Basile, Diplomatics, Gang, Strato's, Five Faces, Todo Modo, Love Thieves tra gli italiani.


SLEAFORD MODS - English Tapas
Continua la saga del duo di Nottingham all'esordio su Rough Trade e al decimo album (il terzo dopo la notorietà).
La formula è il solito abrasivo, irriverente, esplosivo mix di Fall, PIL, Crass, The Streets, hip hop. Basi in loop minimali e una valanga di parole vomitate da Jason Williamson che se la prende con chiunque gli capiti a tiro.
Originali e disturbanti come sempre.

NEVILLE STAPLE - Return of Judge Roughneck
Rieccolo !
Immarcescibile, il grande Neville torna con un album divertente, solare, godibile. Ska, rocksteady, reggae, dub, nuovi (ottimi) brani, qualche cover (da Peter Tosh a una bella "Enjoy yourself" semi acustica in chiave ragtime e "The lunatics..." dei Fun Boy Three che perde il gusto "tribale" dell'originale a favore di una versione rocksteady), tanto groove.
Niente di nuovo (e chi lo vuole da lui?) ma fresco e corroborante.

EDDA - Graziosa utopia
Prerogativa di Edda è di essersi saputo sempre evolvere.
Può non piacere ma è una delle realtà migliori, più interessanti e propositive in giro in Italia.
Il nuovo album è più "pop", più curato, arrangiato, della sua discografia.
Ma rimane (artisticamente) anomalo, atipico, graffiante, borderline.
A me piace tantissimo e rimango sinceramente ammirato.

PAUL WELLER - Jawbone
Credo non ci sia bisogno di sottolineare quanto il sottoscritto apprezzi l'operato di PAUL WELLER (da quel lontano 1978 quando scoprii con "This is modern world" che esistevano tali Jam). Proprio questo, paradossalmente, mi rende ancora più "libero" di giudicare la sua opera senza pregiudizi.
"JAWBONE" è la colonna sonora dell'omonimo film che racconta la storia dell'ex campione di boxe, Jimmy McCabe (interpretato da Johnny Harris), un uomo alla "disperata ricerca di speranza, che continua a cercarla nei posti sbagliati".
Ovviamente una colonna sonora ha la sua vita molto spesso strettamente legata alla storia, alla sceneggiatura, alle immagini.
Per chi invece l'ascolta semplicemente come prodotto musicale può essere poco significativa.
Ancora meno quando tra gli otto brani proposti troviamo una ballata acustica discreta, un po' anonima, senza lode nè infamia, "The ballad of Jimmy Mc Cabe", un'altra abbozzata di meno due minuti, "Bottle" e altre sei "composizioni" tra elettronica, sperimentazioni (francamente velleitarie e inascoltabili soprattutto quando, come nel caso dell'introduttiva "Jimmy/Blackout" dura 21 minuti !!!!!!) e bizzarrie sonore pseudo avanguardistiche di valore artistico un tantino discutibile.
Solo per completisti accaniti.

DECIBEL - Noblesse Oblige
Nel bene o nel male tra i primissimi a portare il "verbo" punk/new wave in Italia, tornano dopo 40 anni in sala d'incisione e in tour.
E con un album piuttosto buono.
I riferimenti alle origini sono rari (qualche sprazzo di sapore new wave), questo è (giustamente) un lavoro nuovo (pur con la ripresa di "Contessa" e "Vivo da re"), interessante soprattutto quando indulge in ballate che riportano al cabaret/rock bizzarro degli Sparks (da sempre tra i principali ispiratori della band).
Sound originale e personale, reso inconfondibile dalla voce e dalla scrittura di Ruggeri.

REAL ESTATE - In mind
Sempre piacevole l'ascolto dei Real Estate. Atmosfere jingle jangle, psichedelicamente vellutate, canzoni ben fatte e qualità sempre di alto livello.

WILKO JOHNSON - I keep it to myself
Dopo tutto quello che ha passato il grande Wilko prosegue senza freni la sua carriera e a 70 anni torna con un nuovo album, un'antologia del suo meglio, reincisa, tra il 2008 e il 2012 con i fedelissimi Norman Watt Roy al basso (già con Ian Dury, Clash, , Madness, Selecter e decine di altri) e il batterista Dylan Howe (peraltro il figlio di Steve Howe degli Yes).
Il solito, ruvidissimo rock 'n' roll/rhythm and blues in 25 brani dal repertorio dei Dr Feelgood ad oggi.
Niente di più niente di meno ma tanto ci basta e avanza.

NE-HI - Offers
Vengono da ChicagoI e sono al secondo album.
Un'inebriante miscela di jingle jangle, Big Star, Dream Syndicate, Rain Parade e intrecci floreali vari.
Disco molto molto bello, avvolgente, fluttuante, profumato.

THE COURTNEYS - II
Da Vancouver un trio di donzelle elettriche con un album molto energico e corroborante, brani brevi di estrazione punk, un mix di Breeders, Go Go's, B 52's, Sonic Youth, Donnas.
Non cambieranno la storia della musica ma sono molto piacevoli da ascoltare.

TEMPLES - Volcano
Il primo album "Sun structures" mi aveva entusiasmato.
Il nuovo prosegue su quella scia di moderna psichedelia ma con un po' di annacquamento pop elettronico (che già aveva infestato il recente Tame Impala).
Non male per buona parte ma nel complesso un po' deludente e anonimo per i miei gusti.

JESUS AND MARY CHAIN - Damage and joy
L'atteso ritorno non esalta particolarmente. Un po' di ospiti (tra cui Isobel Campbell), formula risaputa e prevedibile.
Non male ma scontato e destinato ad un veloce oblìo.

JULITHA RYAN – The winter journey
La cantautrice australiana firma il secondo album, a cinque anni dall’esordio.
Affascinante e intrigante prova di grande personalità tra suggestioni che riportano a Patti Smith, Nick Cave, Anna Calvi, Pj Harvey, un vago sapore new wave anni 80 (dalle parti di Siouxsie), tinte psichedeliche, tocchi di elettronica e occasionali atmosfere morriconiane, umori soul e bluesy.
Otto i brani (tra cui gli avvolgenti e ipnotici 11 minuti finali di “There is no turning back”), cantati con sicurezza e perfettamente arrangiati.
Sound moderno, fresco, ottimo album.

THE BUTTERTONES - Gravedigging
Californiani, dediti ad un ottimo surf rock con ampie secchiate di attitudine garage punk, sorta di Surfaris contaminati dal morbo tarantola dei Sonics (non mancano i brani cantati), un pizzico di Link Wray e Cramps.
Ingredienti ottimi e ben dosati.

ROLLING BLACKOUTS COASTAL FEVER - The French press
Trio australiano che se ne esce con un album delizioso, tra Dream Syndicate, Modern Lovers, Soft Pack, Feelies, Paisley Underground.
Quel sound chitarristico supportato da una ritmica minimale ed essenziale, melodie 60's, brani diretti e scarni ma di una suggestione ipnotica.
Disco bello e godibilissimo.

THUNDERCAT - Drunk
Stephen Bruner, detto Thundercat, ha suonato il basso con Suicidal Tendencies, Kamasi Washington, Kendrick Lamar, Erykah Badu, Childish Gambino, Flying Lotus e una marea di altri.
Nel nuovo album (il terzo) solista porta dentro soul, funk, hip hop, fusion, jazz, latin, RnB, un sacco di ospiti, una dose smisurata di follia, testi politici e "stradaioli", introspettivi e ironici.
La Black Music si rinnova, sperimenta, osa, guarda avanti con le radici solide nel passato.
Ascolto istruttivo e affascinante.
Suonato paurosamente.

THE MELTDOWN - s/t
Gli australiani all'esordio con un buon album di soul 'n' blues con tocchi di country e gospel.
Niente di eclatante ma compongono bene, suonano come si deve e l'ascolto è gradevole.

MICK HARVEY - Intoxicated women
L'ex Bad Seeds con un nuovo, il quarto, capitolo dedicato alla rivisitazione di brani di Serge Gainsbourg, questa volta quelli dedicati alle donne.
Molti i duetti, ottima la scelta (a parte un'insopportabile "Je t'aime..." in tedesco). Un buon lavoro.

BOBBY SOLO e SILVIA - Blues for two
BOBBY SOLO aveva già dedicato due album a Johnny Cash e John Lee Hooker.
Il buon Bobby ci ha preso gusto e d'altronde come dice lui:
‘Una lacrima sul viso’ mi ha dato da vivere per cinquant’anni e di questo sono profondamente grato. Ma ora voglio andare in studio di registrazione e incidere le cose che più mi piacciono: fare il rock, il rock coi suoi ritmi e i suoi suoni".
E allora ecco questo altro sorprendente album tutto BLUES, puro, semplice, ispiratissimo.
La sua voce è credibile, convincente, intonatissima, calda, bluesy, groovy, tra Elvis e Johnny Cash.
Ad accompagnarlo la giovanissima ventunenne ferrarese Silvia Zaniboni alla chitarra acustica e un piede che batte come ritmica.
Senza trascurare la tecnica dello stesso Bobby, spesso mirabile negli assolo.
La scelta del repertorio affascinante, competente, mirata, a partire da una "Ain't no sunshine" di Bill Withers da brividi per passare attraverso classici come "My babe" o "Everyday I have the blues" di Pinetop Sparks (poi portato al successo da BB King).
E che dire del folk country blues di "Ode to Billie Joe" di Bobbie Gentry o "Summertime", "Stormy monday", "VBlack night" di Charles Brown.
Un album ottimo se non eccellente per chi ama il blues fatto con cuore, anima e passione.

CCM - The furious era 1979-1987
Ci fu un momento in cui l'hardcore punk italiano tracciava la linea, era un fenomeno tra i più creativi e innovativi al mondo.
Uscirono nomi come Indigesti, Raw Power, Negazione, Impact, Kina, RAF Punk, Wretched, Crash Box, Fall Out, Bloody Riot tra i tanti.
Ma appena prima i pisani CHEETAH CHROME MOTHERFUCKERS incominciarono ad accelerare i tempi, sempre più veloci, cattivi, acidi.
Proseguirono in modo ancora più devatsante la lezione dei Germs e la portarono all'estremo.
AREA PIRATA ristampa ora su vinile e CD (con un deragliante inedito live di oltre dieci minuti e alcune outtakes) i primi due Ep (“400 Fascists“, “Furious Party“), lo split con gli I Refuse It! "Permanent scar" e l'album “Into The Void“.
Notevole il booklet tra foto, testi e volantini.
Un pezzo di tagliente, scorticate, urticante storia.

DOME LA MUERTE EXP - Lazy Sunny Day
Con Dome abbiamo inciso un po' di dischi e devastato qualche palco negli anni 80 tra Italia ed Europa con i Not Moving, suonando anche con Clash, Johnny Thunders, Iggy and the Stooges e tanti altri.
Poi le strade si sono separate e Dome ha proseguito con mille progetti, l'ultimo dei quali è questa nuova incarnazione che raccoglie molte delle sue influenze, dal surf rock strumentale di sapore wetsern/Morricone, alla psichedelia, il country punk alla Gun Club, blues, classic rock tra 60 e 70 con passione, credibilità, freschezza.
Molti i brani strumentali, alcuni brevi bozze, sferzate da chitarre ora acustiche , ora acidamente elettriche, ora con il sitar.
E alla fine c'è sempre il suo "magic touch" ad impreziosire il tutto.

TODO MODO - Prega per me
Nato due anni fa, un album all'attivo, accolto con grande favore ed entusiasmo dalla critica, il progetto Todo Modo prosegue il suo imperioso cammino con un nuovo lavoro di grande forza espressiva.
La band è composta da Xabier Iriondo (chitarra degli Afterhours e tanto, tanto, altro), Giorgio Prette (ex batterista della band di Agnelli) e dal cantautore Paolo Saporiti (da anni tra i migliori rappresentanti della nuova canzone d'autore italiana).
Il sound della band è un felice connubio tra canzone e un approccio noise, alt rock, crudo, “sonico” e percussivo, a cui si uniscono testi agri che restituiscono una quotidianità claustrofobica e angosciante.
Album interessante, incisivo, originale, personale e consigliatissimo.

LA BESTIA CARENNE - Cordiandoli
Il nuovo lavoro della band napoletana ci restituisce un gruppo in stato di grazia, con un sound originale, molto personale, intrigante, che attinge da folk, art rock, spazia tra mille suggestioni, rimanendo aspro e fruibile allo stesso tempo.
Ricorda a tratti certe esperienze di Marta Sui Tubi, i conterranei Bisca, Vinicio Capossela ma c'è molto di più da scoprire. Ottimo, davvero ottimo.

LINK QUARTET - Minimal animal
Come è noto ho avuto una parte nella storia del Link Quartet, dal 1993 al 2005 circa, pertanto è sempre un piacere ascoltare le nuove produzioni della band, che ha successivamente proseguito una carriera proficua e ricca di soddisfazioni.
Nel nuovo capitolo in uscita per la tedesca Soundflat Records il Link Quartet, dopo una serie di escursioni tra sonorità più articolate, a tratti quasi fusion e vari inserimenti vocali, torna alle origini con tredici brani autografi, rigorosamente strumentali, dove su ritmiche funk si intrecciano i virtuosismi di Hammond e chitarra.
Siamo dalle parti di Meters e Booker T riviste con il piglio modernista di Brian Auger, James Taylor, New Mastersounds etc.
Come sempre ottimo groove, un'inedita, curiosa e intrigante escursione nel rocksteady in "Peacock steady", quasi un'ora di buona musica.

WYNS - Life happens
La band varesina torna dopo un lungo silenzio con il secondo lavoro.
Il mondo in cui viaggiano è soprattutto quello di certo brit rock , tra Arctic Monkeys, Libertines, Franz Ferdinand ma che non disdegna occhiate agli Strokes.
Il tutto all'insegna di un sound guitar pop dai ritmi spediti e vivaci.

DEROZER - Passaggio a Nord Est
La band vicentina torna dopo un silenzio discografico durato tredici anni con il settimo album della lunga carriera.
Nessuna flessione o cedimento: consueto punk rock veloce, ritmi sostenutissimi che esondano nell'hardcore, linee melodiche precise e ben studiate, testi di immediata presa.

ASCOLTATO ANCHE
LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA (purtroppo non riesco a trovarci, ancora una volta, nulla di particolarmente interessante), DAYME AROCENA (cantante cubana che mischia jazz, soul, latin, musica cubana. Ottima), BROTHERS NYLON (funk stralunato e quasi zappiano, buono), IZO FITZROY (blues soul, roco e sporco, non male), HOORAY FOR THE RIFF RAFF (da New Orleans, un buon cantautorato rock con tinte bluesy e latin), JULIE BYRNE (cantautorato folk, soffuso e delicato, soporifero), MANAGEMENT DEL DOLORE POST OPERATORIO (indie pop post wave, ben fatto anche se anonimo), LAURA MARLING (buon mix di old school, dalle parti di Joni Mitchell e sonorità attuali), SHINS (brit rock un po' elettronico, un po' rock. Sciapo), RODNEY CROWELL (buon american sound tra country, blues e roots)

LETTO

CARLO BORDONE - Curtis Mayfield
La collana Soul Books di VoloLibero, curata da Alberto Castelli, giunge alla sesta puntata con un omaggio al grandissimo CURTIS MAYFIELD.
Non solo c'è la penna di Carlo Bordone, uno dei giornalisti musicali (e non solo) più preparati e competenti in Italia ma c'è la (triste) storia di un GENIO che ha saputo scrivere pagine immaginifiche della black music, prima con gli Impressions, poi come solista (spesso con tematiche dure e coraggiose da un punto di vista politico e sociale), per affrontare successivamente un progressivo declino artistico e commerciale, culminato con un incidente (sul palco) che lo lascerà paralizzato negli ultimi anni di vita, da cui si congederà con il commovente e straziante "New world order".
Curtis fu anche tra i primi artisti neri a fondare una propria etichetta e casa editrice, per gestire autonomamente i propri affari senza dover dipendere dall'esterno.
Una storia avvincente e completa.

GIANNI DEL SAVIO - Nina Simone
Una lettura sofferta.
La vita di NINA SIMONE è una lunga sofferenza, pur tra successi, amori, ribalta, impegno politico ma che ogni volta finisce in lacrime, solitudine, delusioni, tracolli economici, cadute artistiche, abbandoni, fino alle soglie della follia.
Una vita vissuta intensamente e profondamente e che spesso abbiamo ritrovato nei suoi dischi, nelle sue canzoni, così simile ad altre due donne che ha ammirato (Billie Holiday e Janis Joplin). Gianni Del Savio ne parla accuratamente in questo nuovo capitolo di Soul Books per Volo Libero, approfondendo l'aspetto umano e, con competenza, le vicende artistiche.
Lettura obbligata per chi non conosce il genio di Nina.

ALEX RIGHI - Sam Cooke
Sam Cooke era bello, figo, talentuoso, intelligente, uno dei primi neri a volere (e a riuscire) gestire la propria carriera anche da un punto di vista manageriale (attraverso la sua etichetta, SAR Records che fece incidere parecchie band e artisti di soul e gospel).
Scomparso tragicamente troppo presto, nel 1964, è uno dei tanti nomi che avrebbe potuto dare un enorme contributo artistico alla soul music e al movimento per i diritti per i neri (a cui era parecchio vicino).
Il libro di Alex Righi per Volo Libero, nella collana Soul Books, ci ripropone la sua storia, interessantissima e piena di particolari non sempre conosciuti che ne testimoniano la complessità umana e l'enorme caratura artistica.

GIAN PAZZI - Anderground
Divertente e agrodolce romanzo sulle (dis)avventure (sentimentali e non) di Arlecchino Banti, ragazzotto di provincia alle prese con la post adolescenza.
Con un linguaggio veramente "di strada", situazioni surreali e paradossali (ma in cui è molto facile riconoscersi...) ci porta in una dimensione allegra ma non troppo.
Ma divertentissima e gradevolissima per il lettore.

VISTO

Vi rimando a qui http://tonyface.blogspot.it/2017/03/cesare-basile-in-concerto-al-tpo-di.html per la recensione al concerto di CESARE BASILE.

A qui: http://tonyface.blogspot.it/2017/03/live-in-italy.html per quelli di INCOGNITO e CUT.

COSE E SUONI

Mie recensioni quotidiane di dischi italiani su www.radiocoop.it
Articoli settimanali sul quotidiano di Piacenza LIBERTA'.
Recensioni mensili su CLASSIC ROCK.

IN CANTIERE
Esce a maggio per VoloLibero un mio libro su RAY CHARLES ("Ray Charles, il genio senza tempo").

giovedì, marzo 30, 2017

Get Back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

BOBBIE GENTRY - Ode to Billie Joe(1967)
BOBBIE GENTRY - The Delta Sweetie (1968)

Cantautrice americana che ebbe parecchio successo a cavallo tra i 60’s e i 70’s (arrivò anche in Italia al Festival di Sanremo in coppia con Albano nel 1968!) soprattutto con il conturbante “brano “Ode to Billie Joe”.
Mischia country, folk alla Joan Baez/Joni Mitchell, gospel, ballate splendidamente orchestrate ma soprattutto infila degli stupendi blues semi acustici supportati da una voce calda e sensuale (in particolare nel secondo album dove troviamo “Parchman farm”, “Tobacco Road”, “Big Boss Man”).
Notevole, da (ri)scoprire assolutamente.

SAM COOKE - Live at the Harlem Square Club, 1963
Registrato nel 1963 ma pubblicato solo nel 1985 perchè ai tempi l'etichetta ritenne il concerto troppo rude e aggressivo con il rischio che potesse danneggiare la sua immagine pop.
E' un Sam Cooke sorprendente in effetti.
Voce rauca, approccio molto sensuale e disinibito, grande partecipazione del pubblico e un groove pazzesco.
Considerato tra i migliori live di sempre.
Concordo.

VIBRATORS - Garage punk
Come fecero in passato Damned (Naz Nomad), Stranglers (Purple Helmets), XTC (Dukes of Startosphear) e Stiv Bators anche i Vibrators dedicarono un album nel 2009 a rivisitare un po’ di brani del passato, soprattutto dai 60s’.
E così “Hey Joe”, “Have love will travel” dei Sonics, “Pushin too hard” dei Seeds, “Psychotic reaction” dei Count Five e un’altra dozzina di brani prendono un taglio punk, secco e ancora più essenziale degli originali.
Ci sono anche brani di Members e “Keys to your heart” dei 101ers di Joe Strummer.
Un ottimo ascolto.

JIMMY RUFFIN - The groove governor
Fratello di David dei Temptations ebbe una discreta carriera da soul singer e come compositore (“Maria”, inclusa in questo album, fu ripresa nel 1972 dal giovanissimo Michael Jackson ma suoi brani hanno avuto successo interpretati da Gladys Knight e Eddie Kendricks).
Bella voce, ottimo soul, molto soft e piacevole in questo suo terzo lavoro solista del 1970, appena ristampato.

mercoledì, marzo 29, 2017

Sam Cooke di Alex Righi



Sam Cooke era bello, figo, talentuoso, intelligente, uno dei primi neri a volere (e a riuscire) gestire la propria carriera anche da un punto di vista manageriale (attraverso la sua etichetta, SAR Records che fece incidere parecchie band e artisti di soul e gospel).

Scomparso tragicamente troppo presto (con annessi presunti complotti), nel 1964, è uno dei tanti nomi che avrebbe potuto dare un enorme contributo artistico alla soul music e al movimento per i diritti per i neri (a cui era parecchio vicino).

Il libro di Alex Righi per Volo Libero, nella collana Soul Books, ci ripropone la sua storia, interessantissima e piena di particolari non sempre conosciuti che ne testimoniano la complessità umana e l'enorme caratura artistica.

martedì, marzo 28, 2017

Mondiali di calcio 2018



Uno sguardo a come stanno andando le QUALIFICAZIONI ai MONDIALI 2018 più o meno a metà strada.

Poche sorprese in EUROPA dove le favorite guidano i rispettivi gironi.
Uniche sorprese la reiterata crisi dell'OLANDA in seria difficoltà a raggiungere anche lo spareggio con Bulgaria e Svezia, difficili avversarie e la Francia già lontana.
Delude il GALLES in un girone non irresistibile dove invece guida la sorprendente SERBIA, da tempo lontana dai vertici.
Si confermano ISLANDA e IRLANDA del NORD, rivive la GRECIA dopo anni terribili.
ITALIA e SPAGNA si giocano il primo posto ma per noi è impresa piuttosto ardua.

Nella lista di eventuali avversarie per gli spareggi a parte Portogallo o Svizzera, il resto è comunque abbordabile.

In SUDAMERICA BRASILE già quasi qualificato mentre URUGUAY, ARGENTINA, COLOMBIA, ECUADOR e CILE si giocano gli altri quattro posti (considerando che la quinta classificata giocherà uno spareggio contro la vincitrice dell'OCEANIA che uscirà dallo scontro (titanico...) tra Nuova Zelanda e Tahiti.

In ASIA vanno forte le solite GIAPPONE e COREA del SUD mentre una seria ipoteca l'hanno messa IRAN e ARABIA SAUDITA.
L'Australia arranca e rischia lo spareggio (con una del Nord e Centro America per il quinto posto disponibile), la Cina di Lippi è lontana ma con una residue speranza, ancora in lista Uzbekistan e l'incredibile Siria.

In AFRICA nei 5 gironi al momento sembrano solidamente avanti Nigeria, Congo, Tunisia, Costa d'Avorio, Egitto, Burkina Faso, SudAfrica, Uganda.
In ritardo il Ghana e il Senegal.
Ne andranno cinque.

In CENTRO AMERICA si giocano tre posti (il quarto va a spareggiare con un'asiatica) in un girone a sei, MESSICO (in testa), Costarica, Panama, USA (attualmente in ritardo), Trinidad e Honduras.

Si configura un Mondiale con i consueti protagonisti e rare sorprese.

lunedì, marzo 27, 2017

Cesare Basile in concerto al TPO di Bologna 25 marzo 2017



Foto di Vittorio Bongiorno

CESARE BASILE torna sui palchi di mezza Italia a presentare il nuovo album "U Fujutu su nesci chi fa?".
E lo fa anche in un affollatissimo "TPO" di Bologna con un super gruppo che lo vede affiancato da alcune eccellenze della musica italiana, da Simona Norato alle tastiere, voci e percussioni, Sara Ardizzoni alla chitarra, Roberta Gulisano a voce e percussioni (vera "sorpresa" del live act che si arricchisce grazie a lei di una gestualità e teatralità che lo rende ancora più interessante e suggestivo), Luca Recchia al basso, Massimo Ferrarotto alla batteria e percussioni.

Il concerto è potente, "severo", maestoso nel suo proporre un linguaggio profondo, oscuro, sabbatico, pagano, tra ritmi tribali, spezzati, ipnotici, ossessivi e un uso delle voci perfettamente coordinato.

C'è un costante richiamo ad una sensibilità dimenticata, antica, atavica, nel riproporre un dolente ma altrettanto fiero e deciso canto in siciliano.
Noi ci affanniamo da decenni sulle rive del Delta del Mississippi o su quelle del Tamigi alla ricerca di un BLUES che non ci appartiene, che non appartiene al nostro sangue e alla nostra storia quando invece il NOSTRO BLUES ce lo abbiamo sulla porta di casa, nelle nostre strade, negli occhi, nei cuori e nelle parole della nostra gente.

L'insegnamento di Cesare Basile ce lo ricorda e ce lo butta in faccia.
E dobbiamo ringraziarlo.

domenica, marzo 26, 2017

La linea ferroviaria di Hanoi, Vietnam



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.

I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Ad Hanoi, capitale del VIETNAM, una rete ferroviaria porta i treni all'interno delle strette vie della città vecchia.
Il tutto a ridosso di case e negozi, in condizioni di estrema pericolosità per gli abitanti e i passanti (anche a causa di una serie di passaggi attraverso le rotaie non controllati).

Tutta la linea ferroviaria vietnamita è causa di frequenti incidenti, tanto che il 2% dei morti in un anno nel paese sono imputabili a questo problema.
Ma la gente convive tranquillamente con i treno che ogni giorno, verso le e verso le 7 del pomeriggio, passa a pochi centimetri dalle loro case e attività.

sabato, marzo 25, 2017

Libertà



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' parlo della STORIA dell'APPLAUSO, del MEGLIO di MARZO in ambito italiano e straniero e di quella volta in cui gli Autonomi "processarono" FRANCESCO DE GREGORI al Palalido di Milano.
Nella foto il numero di domenica scorsa.

Appuntamenti



Oggi alle 18 a RAVENNA si parla di Rock, Calcio e Sport.
Siateci....

Anche a Genova c'è da divertirsi



https://www.facebook.com/events/1791793137775123/

venerdì, marzo 24, 2017

Rolan Bolan



ROLAN BOLAN nacque, nel 1975, dalla relazione tra MARC BOLAN (grande glam rock star con i T.Rex e solista) e GLORIA JONES (fenomenale voce, diventata celebre con il brano "Tainted Love").
Nel settembre del 1977 il padre Marc morì in un incidente stradale mentre alla guida era la madre Gloria.

Parte da qui una storia assurda e surreale.
Ad iniziare dalla tragica notte dell'incidente.
"I miei genitori mi portavano sempre con loro, dappertutto, tranne quel giorno.
Quando anni dopo vidi le foto dell'auto distrutta realizzai che se ci fossi stato sarei sicuramente morto".


Gloria Jones uscì dall'ospedale piuttosto malconcia, per scoprire che le avevano svuotato la casa (si disse da "fans" di Bolan alla ricerca di reliquie, più probabilmente ladri comuni) ma soprattutto che non essendo la moglie di Marc ed essendo Rolan "illegittimo" non le spettava nulla del patrimonio in royalties di Bolan che andarono invece ad appannaggio della moglie da cui ancora non era ancora separato, Julie Child.

Nel giro di pochissimo lo stile di vita ricco e lussuoso della famiglia si trasformò in indigenza assoluta.

Gloria tornò in America, a Los Angeles (anche per sfuggire all'accusa di essere stata responsabile della morte del compagno, in quanto guidatrice dell'auto), in condizioni economiche pessime.

Fino a quando, venuto a conoscenza del problema, l'amico di Bolan, DAVID BOWIE, senza alcuna pubblicità, aiutò sostanziosamente Gloria, pagando tutte le spese necessarie e permettendo a Rolan di frequentare prestigiose e costose scuole private.

Rolan e Bowie non si sono mai incontrati ma David ha continuato a sostenere, quando necessario, la famiglia, telefonando spesso per accertarsi della situazione.
In anni recenti Rolan ha intrapreso una (oscura) carriera musicale (con tanto di anonima cover di "Children of revolution"del padre).
https://www.youtube.com/watch?v=Xx1UZg0Px8Q

Gloria Jones ha aperto un orfanatrofio in Sierra Leone.

giovedì, marzo 23, 2017

The Running Jumping & Standing Still di Richard Lester



Un cortometraggio di 10 minuti costituì, nel 1959, l'esordio cinematografico di RICHARD LESTER che lo girò nel corso di due domeniche coadiuvato da PETER SELLERS (che lo descrisse come una "abstract comedy").
Costò 70 sterline, incluso l'affitto di 5 pounds per il campo in cui fu girato.

Ebbe una nomination per l'Oscar ma senza successo.
Il film è un surreale e visionario campionario di personaggi che, in muto e in bianco e nero, si alternano in alcuni divertenti sketch comici.

Fu apprezzatissimo da JOHN LENNON e dagli altri BEATLES che scelsero Richard lester per la direzione dei loro fortunati film A Hard Day's Night e Help! proprio alla luce di quanto visto in questi 11 minuti.

Il fil è qui:

https://vk.com/video42643652_169402560?list=1a5e2b6b4124976e5b

mercoledì, marzo 22, 2017

Dunfermline Athletic - Valencia 6-2



ALBERTO GALLETTI ci porta alla scoperta di una grande partita dimenticata, in cui la parola RIMONTA si affianca a quanto visto recentemente tra Barca e PSG.

Dunfermline Athletic 6-2 Valencia, 19 dicembre 1962

La recente impresa del Barcellona nella partita di ritorno degli ottavi di finale di Champions League, già passata alla storia, ha stabilito, per gli amanti delle statistiche calcistiche e più tristemente per i neofiti dello sbalordimento ad ogni costo, il nuovo record per le rimonte in incontri validi per le coppe europee.
Nessuno era mai riuscito, prima di questa incredibile impresa, a passare al turno successivo partendo da una sconfitta per 4-0 rimediata nella partita d’andata.
Nessuno o quasi.

Il quasi capitò la sera del 19 dicembre 1962 quando il Valencia, forte del 4-0 rifilato al piccolo Dunfermline Athletic nella partita di andata, si presentò in Scozia per la partita di ritorno valida per gli Ottavi di Finale dell’allora Coppa delle Fiere.
Era il secondo viaggio in Scozia per gli spagnoli, detentori del trofeo, in quella competizione, che avevano eliminato il Celtic nel turno precedente.
Il Dunfermline aveva invece avuto la meglio sull’Everton (0-1 e 2-0).

Le squadre si presentarono in campo in una sera freddissima, con il solito vento gelido a tagliare il campo che si presentava in condizioni non ottimali ma ideali per i beniamini di casa ben supportati da un caloroso pubblico accorso in buon numero.
Nessuno forse, tra i circa quindicimila presenti , credeva veramente ad una possibile rimonta, meno ancora credevano probabilmente all’eventualità che il piccolo Dunfermline sarebbe stata la prima squadra britannica ad estromettere una squadra spagnola, allora dominanti, dalle coppe europee.
Quel che seguì fu una partita incredibile. L’allenatore scozzese, un certo Jock Stein, aveva dichiarato alla vigilia che la sua squadra avrebbe cercato in ogni modo di segnare quanti più gol possibili, in che modo non aveva importanza, e che avrebbe impostato un avvio dei suoi a spron battuto.

Così fu.
Il Dunfermline sorprese gli infreddoliti spagnoli, che probabilmente stavano ancora lamentandosi tra loro per le condizioni in cui erano costretti ad esibirsi, caricando a testa bassa e bucarono una prima volta la porta spagnola dopo dieci minuti di assalti con Melrose.
Intontiti dall’aggressione, gli spagnoli non riuscirono a ritrovare il controllo, sulla fascia destra il sedicenne Alex Edwards fu un’autentica spina nel fianco per la difesa iberica e sotto una tempesta di discese, cross e tiri ribattuti furono infilati ancora due volte nel giro di poco più di cinque minuti dal diciannovenne Jackie Sinclair. 3-0 al 17’!.
Grazie a questa partenza a razzo, lo svantaggio totale era ormai ridotto ad un solo gol.
Lo stadio esplose, i tifosi in delirio cominciano a crederci e l’incitamento sale di intensità, ma la gioia sugli spalti durò poco e tre minuti dopo Guillot ridusse lo svantaggio per li spagnoli.

Gli indomiti scozzesi non si demoralizzarono e ripartirono di gran carriera, il Valencia oppose il classico repertorio spagnolo dell’epoca fatto di ostruzionismo, falli, reazioni e meschinità varie, ma la spinta del Dunfermline, favorita dal campo pesante, continuò incessante e fruttò incredibilmente altre due segnature prima della fine del tempo.

Le squadre rientrarono negli spogliatoi con il punteggio parziale dei due incontri fissato sul 5-5.

Alla ripresa del gioco, il canovaccio dei padroni di casa non cambiò, ma gli spagnoli nel frattempo avevano riguadagnato compostezza ed equilibrio e dopo 5’ riuscirono a trovare un secondo gol grazie ad un’inopinata autorete di Mclean che deviava nella propria porta un tiro di Mestre.
Ancora una volta la partita si metteva in salita e ancora una volta i ragazzi di Stein riuscivano a rimetterla in piedi, questa volta con Smith che fissava il punteggio sul 6-2.
Punteggio che non cambierà più fino al triplice fischio di chiusura.
Il totale dei due incontri dava quindi Dunfermline 6-6 Valencia.

I quei lontani giorni di prime competizioni europee, lontani dallo strozzinaggio televisivo odierno ben supportato da un pubblico sempre più ebete che ne sostiene le ragioni, il regolamento prevedeva che in caso di parità nel totale dei gol realizzati al termine due incontri si procedesse ad uno spareggio in campo neutro, non erano previsti tempi supplementari.
Fu effettuato un nuovo lancio della monetina, per stabilire chi avesse avuto diritto a scegliere la sede dello spareggio, lo vinse il capitano del Valencia che scelse Lisbona.
Le due squadre si ritrovarono quindi il due febbraio allo stadio Restela di Lisbona, casa del Belenenses, dove davanti ad appena 2.500 spettatori scarsi ,un gol di Mestre valse la qualificazione al Valencia ai quarti di finale.

Gustosissimo alla luce di questa mitica rimonta, risultata poi vana (e vana sarebbe stata anche con l’attuale regola dei gol in trasferta), il tweet mandato dall’ account ufficiale del Dunfermline Athletic F.C. al club azulgrana nell’immediato dopopartita del clamoroso Barça-PSG:

‘All’ FC Barcelona. Congratulazioni ragazzi.
Vi va un amichevole per scusarvi di averci portato via il record?’


Dunfermline, East End Park, 19 Dicembre 1962

Dunfermline Athletic: Herriott, Callaghan, Cunningham, Thomson, McLean, Miller,Edwards, Peebles, Smith, Sinclair, Melrose. All. Jock Stein

Valencia C.F.: Ginesta, Verdu, Mestre, Piquer, Quincoces, Sastre, Nunez, Urtiaga, Waldo, Guillot, ‘Ficha’ All. A. Scopelli

Reti: 10’ Melrose (D), 15’ e 17’ Sinclair (D), 20’ Guillot (V), 34’ McLean (D), 37’ Peebles (D), 50’ Mestre (V), 60’ Smith (D).

Arbitro: Jim Finney (England)
Spettatori: 14.826
Note: Serata gelida, vento freddissimo, campo pesante.

martedì, marzo 21, 2017

Live in Italy



Due concerti di estrazione completamente diversa ma di eguale intensità che preme segnalare.

CUT (+ Kaptain Preemo) "Arci Taun" - Fidenza (Parma)
sabato 18 marzo

I CUT sono tra le migliori realtà "rock nroll" italiane.
Da lungo tempo.
E ogni disco, ogni concerto, non fanno che confermarlo.
Energia incredibile, riff micidiali che abbracciano il rock n roll primitivo, il punk, il funk, il blues.
Sound caustico, tirato, abrasivo, tecnica sopraffina.
Aprono i giovani e convincenti Kaptain Preemo, buon mix di garage, psichedelia, rock.

INCOGNITO "Teatro Municipale" - Piacenza
domenica 19 marzo

Teatro gremito per un nuovo appuntamento del Piacenza Jazz Festival (nonostante i prezzi non proprio popolari).
"Ma come cazzo suonano questi qua???"
Tredici ECCELLENZE sul palco, tecnica spropositata, funk jazz fusion travolgente, assoli incredibili (talvolta un po' prolissi, come spesso capita in queste circostanze ma di tale livello da fare paura!).
Band incredibile, groove pazzesco, concerto (di due ore) da incorniciare.
Gran finale con discorso di "Bluey" che ricorda come i componenti della band arrivino da ogni parte del mondo in una sorta di "United Nations" di razze, culture, provenienze.
La band se ne va mentre parte "one Love" di Bob Marley.

lunedì, marzo 20, 2017

1979 Il concerto - Omaggio a Demetrio Stratos



Raramente il destino è stato così crudele.
Il 13 giugno 1979, all'Arena di Milano, una lunga serie di amici (e non) di DEMETRIO STRATOS, si radunò, di fronte a 40.000 persone per raccogliere fondi per contribuire alle spese (5 milioni di lire alla settimana, per un minimo di 10 settimane di degenza al Memoral Hospital di New York) per le cure che gli necessitavano per una rara forma di anemia plastica. “… non si chiede pietismo ma partecipazione corretta e leale” si leggeva nel comunicato stampa.
Ma la sorte volle che Demetrio morisse proprio la notte prima.

Il concerto fu così un omaggio alla più grande voce italiana (e forse non solo) di tutti i tempi.
Paolo Tofani (ex geniale chitarra degli AREA) ricorda con molta lucidità e spietatezza:
"Molte delle persone che parteciparono a quel concerto non avevano niente a che fare nè con gli Area nè con Demetrio.
E' stato un momento di grande tristezza per il vuoto che aveva lasciato Demetrio e poi c'era la consapevolezza di vedere che c'erano delle persone che usavano quel momento per potere in qualche modo fare il "loro verso".
Io ad esempio sono stato messo in un furgone, in uno studio mobile a registrare.
Ero triste e arrabbiato e solo alla fine mi chiamarono sul palco a suonare con gli Area "L'internazionale".


Sul palco finirono un "po' tutti" dai Kaos Rock agli Skiantos, la PFM e il Banco, Guccini, Venditti, Vecchioni, Branduardi, Finardi, Roberto Ciotti, Gaetano Liguori e Tullio de Piscopo, l'avanguardia (fischiatissima) di Giancarlo Cardini, Venegoni, Carnascialia con Tony Esposito.
Gli Area aprirono e chiusero il concerto.

Dalla serata fu tratto un (mediocre) album doppio e un discreto (a scopo puramente documentaristico) DVD che palesa quanto detto da Paolo Tofani.

domenica, marzo 19, 2017

Chuck Berry



CHUCK BERRY (18/10/1926 - 18/03/2017)

Johnny B. Goode, Rock and Roll Music, Roll Over Beethoven, Sweet Little Sixteen, Come On, Maybellene, Around and Around, Too Much Monkey Business, Back in the U.S.A., Memphis, Tennessee, You Never Can Tell etc etc etc

Druzhba Kurpaty Sanatorium di Yalta, Crimea



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.

I precedenti post
:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Durante l'era sovietica i lavoratori (meglio se dirigenti e politicamente altolocati) che si applicavano per un anno alla costruzione del Socialismo avevano diritto a periodi di riposo e relax per ritemprarsi.

In molti sceglievano luoghi ameni dell'immensa dove venivano accolti in strutture la cui costruzione era spesso affidata a geniali architetti dalle visionarie prospettive futuriste.

A YALTA in CRIMEA nel 1985 fu costruito questo luogo di riposo, il Druzhba Kurpaty Sanatorium, con saune, piscine, direttamente sul Mar Nero.
La costruzione concepita dall'architetto Igor Valikievsky è tutt'ora utilizzata e mantiene un fascino particolarissimo.

sabato, marzo 18, 2017

Appuntamenti



Mercoledì 22 marzo alle 21 allo Shakespeare di PARMA torna MODS lo spettacolo musical/teatrale con il sottoscritto e Alex Loggia

https://www.facebook.com/events/1705520239745817/



Sabato 25 marzo a RAVENNA alle 18 al McGowan Pub presento Rock n Sport e già che ci sono Rock n Goal e un po' di altre mie cose

https://www.facebook.com/events/1655114864792910/

Libertà



Domani sul quotidiano di Piacenza LIBERTA' parlo della nascita del Rock 'n' Roll in Italia, del flebile ritorno della MUSICASSETTA e dei dischi realizzati da CASSIUS CLAY / MUHAMMAD ALI' e di quelli a lui dedicati.

Nella foto la pagina della scorsa settimana.

venerdì, marzo 17, 2017

Gianni Del Savio - Nina Simone



Una lettura sofferta.
La vita di NINA SIMONE è una lunga sofferenza, pur tra successi, amori, ribalta, impegno politico ma che ogni volta finisce in lacrime, solitudine, delusioni, tracolli economici, cadute artistiche, abbandoni, fino alle soglie della follia.
Una vita vissuta intensamente e profondamente e che spesso abbiamo ritrovato nei suoi dischi, nelle sue canzoni, così simile ad altre due donne che ha ammirato (Billie Holiday e Janis Joplin).

Gianni Del Savio ne parla accuratamente in questo nuovo capitolo di Soul Books per Volo Libero, approfondendo l'aspetto umano e, con competenza, le vicende artistiche.
Lettura obbligata per chi non conosce il genio di Nina.
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