giovedì, marzo 09, 2017
Eddie Cavanagh, 1966 and all that...
Il 1966 fu un anno molto importante per il calcio inglese, invero l’anno in cui la squadra nazionale degli inventori e (forse già allora ex) maestri del calcio salirono sul gradino più alto del mondo vincendo la Coppa Rimet, disputata sui campi di casa a fine luglio.
Un vento di grandi cambiamenti e ottimismo soffiava impetuoso sull’Inghilterra di metà anni 60, la rivoluzione giovanile, in piena esplosione, stava influenzando i gusti e gli orientamenti di gran parte dei ragazzi occidentali.
Trainata dai gruppi rock/pop che dominavano le classifiche di mezzo mondo la Swinging London, termine originatosi proprio durante quella primavera del ’66, era diventata il faro della cultura giovanile mondiale, non solo musica pop ma anche moda, con Mary Quant e Carnaby Street in prima fila, cinema e fotografia.
Il tutto prese via pochi anni prima in un’improbabile (ma fino a un certo punto e musicalmente spiegabilissimo) centro del nord ovest industriale.
Liverpool, grigia e malinconica, una città dura, porto principale dell’Impero verso l’America.
La città che in epoca vittoriana contava più milionari (in sterline) di ogni altro posto al mondo, ma anche una working class sterminata, una città ai margini della mondanità.
Il traffico marittimo con gli Stati Uniti però, fece si che già dal primo dopoguerra, gli abitanti venissero in contatto con le novità musicali che provenivano dall’altro lato dell’Atlantico grazie al personale marittimo che diffondeva in città i dischi acquistati in USA.
Questo fu fondamentale nella formazione di parecchi complessini musicali formati dai ragazzi del posto e che andarono poi a formare quel movimento noto come Merseybeat che fu all’origine di tutto ciò che venne dopo. L’esplosione di uno di questi gruppi, i Beatles, su scala nazionale, mandò in orbita anche la città.
Ma la gran parte degli abitanti, composta da lavoratori portuali, delle industrie e dei depositi manifatturieri, non si scrollò dal grigiore che aveva caratterizzato la vita di Liverpool nell’immediato dopoguerra e poi negli austeri anni 50, e continuava imperterrita a seguire con grande ardore e in grande numero il classico passatempo delle classi lavoratrici, oltre che la grande passione locale: il football.
Le due squadre cittadine, grazie all’enorme seguito, erano cresciute nei decenni precedenti fino a diventare tra le realtà più grandi e di successo del Paese.
L’avvento di due nuovi tecnici sulle panchine di Everton e Liverpool a cavallo del cambio di decennio aveva ridato lustro e competitività alle squadre.
Il 16 aprile il Liverpool FC, battendo in casa lo Stoke City 2-0, si laureava campione d’Inghilterra per la settima volta, la seconda sotto la guida dell’iconico e carismatico Bill Shankly, che stava trasformando per sempre le fortune del club di Anfield Road.
Sull’altra sponda l’Everton FC godeva al tempo del meritato appellativo di ‘school of science’, affibiatogli dagli addetti ai lavori, da quando,, nel 1961, l’altrettanto carismatico (ma antitetico rispetto a Shankly) Harry Catterick aveva preso posto nell’ufficio del manager a Goodison Park.
Un titolo nazionale nel 1963, quattro secondi posti in sei stagioni, più un altro titolo nazionale cha arriverà nel 1970 e altri piazzamenti nei primi 6 per una squadra che metteva tutti d’accordo a suon di grandi prestazioni condite da un livello di classe non comune per gli standard inglesi dell’epoca.
La stagione 1965/66 si rivelò però deludente per i ragazzi di Catterick che non riuscirono ad emergere oltre il centro classifica.
L’ FA Cup fornì loro l’occasione per un pronto riscatto al deludente cammino in campionato.
Il 23 aprile, il sabato seguente l’affermazione dei cugini in campionato, l’Everton battè il grande Manchester United dei vari Stiles, Best, Law, Charlton e compagnia. 1-0 nella semifinale disputata a nell’improbabile Burnden Park di Bolton, qualificandosi per la finale di Wembley del 14 maggio.
Ad attenderli avrebbero trovato lo Sheffield Wednesday, l’ex squadra di Catterick.
Quel 14 maggio Eddie Cavanagh, sfegatato tifoso bianco blu, partì in treno per Londra insieme alle decine di migliaia di altri tifosi che seguirono la squadra per la finale
. Un passato nelle giovanili dell’Everton, alcuni dei giocatori che sarebbero stati in campo quel pomeriggio furono suoi compagni di squadra, Eddie non era riuscito a sfondare ed aveva abbandonato il calcio giocato. La delusione non sminuì la sua passione per l’Everton anzi.
Diventò un tifoso accesissimo e seguì la squadra ovunque ogni sabato per anni ed anni, sempre presente in casa ed in trasferta.
Le uniche partite che non vide furono i derby giocati fuori casa in quanto si rifiutò sempre di mettere piede in casa del nemico.
In casa sua oltretutto, ogni cosa dai mobili alle tende, dalle lenzuola, agli asciugamani era blu, come le maglie dell’Everton.
Un tipo originale il nostro Eddie, ma anche un simpaticone, gioviale, di compagnia.
Non poteva certo mancare, la prima finale di Coppa dell’Everton da prima della guerra!
La partita si mise subito male, al 4’ Mc Calliog portò il Wednesday in vantaggio, l’Everton faticò a reagire riuscì ad infilare il pari che fu giustamente annullato per offside e il primo tempo si chiuse sull’1-0.
Alla ripresa del gioco l’attesa reazione dei Toffees non si materializzò e dopo poco più di dieci minuti Ford infilò ancora la porta dei blu per il 2-0.
Tripudio nei settori occupati dai sostenitori giunti dallo Yorkshire, silenzio e sbigottimento tra i supporters toffee.
Passano solo due minuti però e lo sconosciuto Trebilcock, schierato a sorpresa da Catterick al posto del centravanti titolare (e nazionale inglese) Pickering, raccoglie in area un rimpallo e di collo infila la rete del 1-2.
Cinque minuti dopo ancora Trebilcock infila un bolide dal limite nell’angolo basso per il 2-2.
Esplode la gioia dei sostenitori dell’Everton e quella di Eddie a quel punto è davvero incontenibile, in preda ad un orgasmo da gol che solo chi tifa e ha seguito la squadra condividendone tonfi e trionfi può avere, e ben sorretto (probabilmente) dalle pinte pre-partita, si fionda in campo in una corsa esultante, -mi sentivo una bicicletta al posto delle gambe dirà poi-, completamente pazzo di gioia, vuole abbracciare i suoi idoli.
‘Vidi Trebilcock per primo – disse ancora - corsi verso di lui.
Beh non mi conosceva ma lo abbracciai scaraventandolo a terra.
Feci anche in tempo a passargli una raccomandazione per Gordon West (il portiere): per l’amor del cielo non farne passare più’.
Due bobbies appostati a bordo campo si lanciano all’inseguimento, il primo riesce a bloccarlo, gli prende la giacca, ma Eddie con un colpo di genio se la sfila lasciando il poliziotto ad abbrancare il nulla e facendolo finire per terra , un boato si leva dagli spalti ,Eddie continua la corsa verso la porta di West, è rimasto in camicia e sfodera un fantastico paio di bretelle che passeranno alla storia.
Ma il secondo, più giovane bobby non molla la presa, lo insegue, le pinte pre-partita si fan sentire, il bobby lo rimonta e con un perfetto placcaggio da rugby lo stende al limite dell’area.
’Dovrebbe giocare a Twickenham’ commenta, memorabile, Kenneth Wolstenholme, storico telecronista.
Eddie si gira di schiena sul prato e alza le braccia in segno di trionfo, lo rialzano, quattro poliziotti sono su di lui, cercano rudemente di immobilizzarlo, ma accorrono anche West e il capitano dell’ Everton, Labone, che invitano i poliziotti a non maltrattare il tifoso.
Eddie viene così fatto riaccomodare in tribuna, accompagnato da un’enorme ovazione di tutto lo stadio, da dove seguirà il finale di partita che gli riserverà un’ ultima grande gioia quando al 74’ Temple realizza, in contropiede, il gol della vittoria per l’Everton.
Lo stadio esplode, un altro spettatore, ottimamente vestito e con indosso un bellissimo impermeabile Acquascutum salta in campo , corre all’impazzata, slalomeggia tra tre, quattro, cinque poliziotti.
Placcato (alto questa volta), viene ripreso e riaccompagnato sugli spalti. Il settore, o meglio la metà dello stadio riservata ai tifosi dell’Everton è in completo tripudio.
Poco o niente si sa del secondo invasore, ma Eddie Cavanagh si meritò quel giorno l’immeritata fama di ‘primo hooligan’ nella storia del calcio. Non era un uomo pericoloso, semplicemente un tifoso, fanatico forse, ma il suo gesto fu solo ed esclusivamente dettato dalla gioia più vera ed irrefrenabile. Fu sempre orgoglioso di quella finale, per tutta la vita tenne quattro fotografie che lo ritraevano quel giorno incorniciate e appese sopra al caminetto.
La sua passione per la squadra era totale, come già detto in casa sua tutto era blu, anche le lampadine, perfino il ketchup era bandito dal tavolo per via del colore. Viveva, mangiava e respirava Everton.
Ma era una persona a posto, andava in trasferta in treno, pagava il biglietto del treno e quello dello stadio , il suo comportamento alle partite fu sempre corretto. Lavorava e aveva famiglia. Sempre vestito in giacca e cravatta, magari di modesta qualità, ma always sharp. Ed è per questo che ancora il suo ricordo vive ed è apprezzato, non solo tra gli evertoniani ma tra tutti gli appassionati di calcio, tra i quali mi ci metto anche io che, aggiungo, lo ritengo una specie di mod, sia per l’aspetto ma soprattutto, visto che non poteva esserlo data l’età ,per lo stile di vita comunque sempre dignitoso.
Clean living under (maybe sometimes) difficult circumstances.
Bellissima questa breve sintesi a colori,bellissime le immagini dagli spogliatoi nel pre-gara, splendide le divise dei calciatori, incredibili le ceste da pic-nic con dentro le scarpe dei giocatori, splendidi i 100.000 di Wembley, bellissimo il pallone arancione (Slazenger Challenge 4 Stars, lo stesso della finale mondiale di due mesi dopo), bellissime alcune inquadrature della partita, bellissimo il difensore del Wednesday a terra, distrutto, dopo il terzo gol subito.
E grandissimo Eddie Cavanagh .
https://www.youtube.com/watch?v=p71DzBVSmcI
La Principessa Margaret consegna infine l’ambitissimo trofeo nelle mani del capitano Labone che, dopo aver salito i famosi 39 gradini insieme ai compagni di squadra, lo alza al cielo tenendolo con due mani, un gesto semplice, bello, senza clamori, per la gioia dei sostenitori presenti, tra i quali Eddie, sperso ormai tra la moltitudine sulle gradinate ma sicuramente esultante.
Cheers
Grazie a Wite per il suggerimento
In sottofondo
The Who – Run Run Run
The Beatles – Day Tripper
The Kinks – You really got me
I like it – Gerry & The Pacemakers
This is the day (your life will surely change) – The The
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Storie di calcio
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Bellissimo articolo. Bellissimi tempi. Bellissimo quel calcio.
RispondiEliminaFootball inglese,swinging london, che bell'anno il 1966!
RispondiEliminaBellissimo post,immagini stupende..grazie a Wite che ha suggerito a gallo che ha scritto..
W le pinte pre-!
C
Mentre a Torino nel 1966....
EliminaThe Best... Maestro!!
RispondiEliminaClodoaldo
Galletti sindaco di pitagat city.
RispondiEliminaSindich subit!
Elimina"Tonfi e trionfi" .... questa e' classe allo stato puro! Grande Galletti!
RispondiEliminaPS Sabato pomeriggio, sistemato quello che dovevo sistemare, abbiamo fatto poi anche il quarto tempo!
A presto - GMV
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaGrande Sir! Sempre bellissimi pezzi!
RispondiEliminaW
Quale migliore lettura per iniziare la domenica mattina.
RispondiEliminaSbaglio o di fatta pure una miniatura del Subbuteo con il tizio in questione?
Gallo prime minister
Charlie
È stata fatta(maledetto t9)
RispondiEliminaCharlie