domenica, ottobre 30, 2016

La concessione di Tientsin



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

La concessione italiana di Tientsin fu l'unico possedimento coloniale italiano in Cina (in generale in Asia), amministrato dal Regno d'Italia tra il 1901 e il 1943.

Il 7 settembre 1901 venne istituita la Concessione italiana di Tientsin, una zona di 450.000 m², situata nell'immediata periferia orientale dell'omonima città, e costituita da un terreno lungo il fiume Hai-Ho, ricco di saline di un villaggio e un' area paludosa.
Durante la prima guerra mondiale arrivarono a Tientsin circa 900 prigionieri militari di etnia italiana, originari dall'Impero austro-ungarico, principalmente da Trentino, Venezia Giulia e Dalmazia, provenienti dalla Russia e furono uniti agli Alpini che costituivano il Corpo di spedizione italiano in Estremo Oriente che combatté nell'estate 1919 per mantenere attiva la ferrovia transiberiana in Manciuria, che serviva agli Alleati per approvvigionare i menscevichi contro i bolscevichi.

All'entrata in guerra dell'Italia, nel 1940, la concessione in Estremo Oriente era composta da circa 300 marinai del Reggimento San Marco che alla fine del conflitto furono fatti prigionieri dagli Alleati e la concessione di Tientsin assegnata alla Cina. Il 10 febbraio 1947 furono rimpatriati.

Gli italiani costruirono la città secondo il proprio gusto estetico, con viali alberati e piazze, abbellendole con giardini e fontane.
Sorsero via Trieste e Trento, via Firenze, piazza Regina Elena e altri luoghi dai nomi evocativi di ogni città italiana, ancora in auge oggi e anche chiese come quella del Sacro Cuore, molto vicina allo stile di Santa Maria delle Grazie a Milano, ora trasformata in una sala giochi.

Ci fu anche una squadra italiana di calcio a Tsientin che battè la rappresentativa inglese 3-0


Thanx Sergio Collavini

sabato, ottobre 29, 2016

HANNAH WILLIAMS & THE AFFIRMATIONS - Late Nights & Heartbreaks



Registrato a Londra al Quatermass Studio, lo studio di registrazione degli Heliocentrics, il nuovo album di una delle migliori voci soul in circolazione è prodotto da Malcolm Catto già con gli stessi Heliocentrics, con Mulatu Askate, Orlando Julius, Melvin Van Peebles e collaboratore di Dj Shadow, Floating Points, Quantic e Madlib.

"Late Nights & Heartbreaks" è un album potente, ruvido con suoni puliti, deliziosamente vintage ma moderni e attuali.

Il tutto a favore di un soul/rhythm and blues di primissima qualità.
Grandi brani, tutti originali, con l'eccezione di una strepitosa "Dazed and confused" di Jack Holmes (poi ripresa dai Led Zeppelin) in chiave psych soul, accenni funk, un bellissimo intermezzo strumentale in chiave ethio funk jazz in "7am to Seville", soul blues di sapore Southern in "Another sunrise" e nell ostruggente finale di "Your luck can change", umori gospel nel 70's funk (che occhieggia a Betty Davis) in "Woman got soul".
Groooooovy !!

Stampa Record Kicks il 19 novembre al "Biko" di Milano:
https://www.facebook.com/events/1840487359497694/

venerdì, ottobre 28, 2016

Ottobre 2016. Il meglio



Ormai a fine anno un elenco di molti nomi che ritroveremo prevedibilmente ai vertici dei migliori a fine dicembre.
Myles Sanko, Michael Kiwanuka, Last Shadow Puppets, PJ Harvey, Iggy Pop, David Bowie, Nick Cave, Motorpsycho, King Gizzard and Lizard Wizard, Seratones, Fantastic Negrito, Kula Shaker, Marta Ren, Lucinda Williams, Nigel Hall, Mavis Staples, Parker Milsap, Charles Bradley, Deep Street Soul, The Heavy, Bob Mould, Steve Gunn, Monkees, Senior Service, Spitfires, Cool Ghouls, Excitements, Jack White, St. Paul and the Broken Bones, Lady Wray, Fay Hallam, Goat tra gli stranieri.
Statuto, The Winstons, Afterhours, Marlene Kuntz, Radio Days, Nada, Roberta Gulisano, Guignol, Wu Ming Contingent, Daniele Silvestri, Sistah Awa, Vinicio Capossela, Bradipos Four, Michele Gazich, Avvoltoi, Milo Scaglioni tra gli italiani.


ASCOLTATO

MYLES SANKO - Just being me
Terzo lavoro e CAPOLAVORO che entra tra gli album dell’anno.
C’è il Marvin Gaye di “What’s goin on”, il primo Gil Scott Heron, Bill Whiters, soul, funk, blues, jazz, testi profondi, arrangiamenti sontuosi di archi, fiati, pianoforte spesso protagonista e voce sublime.
TOP !

The GOAT - Requiem
Il collettivo svedese arriva al terzo album e ancora una volta ci porta in un mondo sciamanico che attinge da psichedelia, quella meno manieristica, dal desert sound del Sahel, da Tinariwen, Bombino o Mdou Moctar, oscuro folk svedese, sprazzi di world music da ogni parte del globo.
Ci sono anche rock, blues, i 60's e i 70's.
INNOVATIVI e UNICI, "Requiem" è forse inferiore al precedente capolavoro "Commune", ma vale parecchio.

FAY HALLAM - House of now
L'ispirazione a certe forme più pop e 60's beat del Canterbury sound caro ai Caravan è evidente in alcuni brani e soprattutto nella scelta di certi suoni di tastiera ma l'anima dell'album rimane ancora alla soul music, al gusto pop di matrice 60's, a un funk pulito e pieno di groove, all'ossatura rhythm and blues che ha sempre caratterizzato il songwriting di Fay.
E' perfettamente invece condivisibile l'affermazione che questo è il suo miglior album.
Un lavoro curatissimo, che finalmente gode di un sound di prima qualità, arrangiamenti superbi ma soprattutto canzoni di spessore eccelso, perfettamente interpretati dalla voce sempre più convincente di Fay.
Notevole, cresce nel corso del tempo ed è destinato a rimanere per molto tempo.

NICK WATERHOUSE - Never twice
Ci sa fare con i suoni 60's, swing, souleggianti, cool, bluesy, jazzy.
Tutto molto gradevole e carino, non tanto di più ma per un BUON ASCOLTO è la ricetta giusta.

MICHELE GAZICH - La via del sale
Gazich è un ARTISTA.
In questa definizione rientra quell'universo di vitalità, energia, sensazioni, creatività, che rende gli uomini migliori.
"La via del sale" è invece il CAPOLAVORO di un ARTISTA.
Un album "serio", mai serioso, colto, competente, curato in ogni dettaglio che si inerpica in un sentiero impervio ma sicuro, che esplora la migliore canzone d'autore italiana, il folk più ricercato, accoglie influenze da ogni angolo del Mediterraneo, e non solo, ma sa guardare anche, con spirito di ricerca, a tante altre sonorità.
Il risultato è affascinante, avvolgente, personale ed unico.

FRENCH BOUTIK - Front Pop
La definizione che hanno sempre dato della propria musica, POP MODERNISTA, può sembrare ormai riduttiva per questo album d'esordio.
Ma in effetti raccoglie buona parte della musica POPolare tra i MODernisti: dal 60's beat alle progressioni armoniche care a Who, Jam e Kinks, da brani che avremmo potuto trovare su qualche 45 giri di Small Faces o Pretty Things, atmosfere soul, infuocati rhythm and blues e una buona dose di quella deliziosa tradizione 60's pop francese che si palesa grazie alla voce femminile.
Il tutto bene eseguito, registrazione di gusto vintage ma attuale.
Consigliato !

SONGBOOK COLLECTIVE - s/t
Eccitante e intrigante l'idea di un disco con la backing band di PAUL WELLER al completo.
Steve Cradock, Andy Croft, Steve Pilgrim, Andy Lewis, Ben Gordelier, approffitando di un lungo periodo di sosta del Modfather hanno deciso di non restare con le mani in mano, di fare qualche concerto suonando un po' di brani dei rispetti gruppi e dischi solisti e considerando che ognuno di loro è un compositore di portare qualche brano a testa, entrare al Black Barn Studios dello stesso Weller (che però non si è degnato nemmeno di una fugace apparizione) e farci un disco.
Alla fine ottimo lavoro ma che risente parecchio delle differenze compositive, ben marcate e distinte.
Chi me esce al meglio è Andy Lewis i cui tre contributi sono i più brillanti, 60's beat oriented, freschi e interessanti.
Più pop e a tratti enfatici gli altri, con frequenti sguardi a Beatles e Paul Mc Cartney solista, con nota di (prevedibile) merito alla penna di Steve Cradock, elegante e di un livello superiore.
Disco divertente, ben fatto e interessante nel confermare l'unità della band, non semplice unione di turnisti per il "Gran Capo" ma sinceramente affratellata.

JACOB COLLIER - In my room
JACOB COLLIER ha 21 anni, arriva da Londra e suona TUTTO.

Ovviamente anche nell'ottimo esordio "In my room" (brano dei Beach Boys splendidamente riproposto).
Nella sua musica troviamo lo Stevie Wonder dei 70s', funk, pop, blues, fusion, jazz, l'approccio di "Musica Totale" di Frank Zappa.

Molto particolare e interessante.

OASIS - Be here now Remastered
Tripla uscita con consueta aggiunta di tonnellate di demo (alcuni andati perduti e ritrovati recentemente) e un paio di inediti (oltre ad un remix 2016 di “D’you what I mean”) di un album che deluse un po’ ai tempi, sopraffatto da una produzione pomposa, caotica e ridondante. Ma che ora riscopriamo ottimo e con una lunga serie di ottime songs.
I fans ne saranno entusiasti ma è consigliato anche ai “fiancheggiatori”.

GIOVANNI FERRARIO ALLIANCE - Places names numbers
Produttore, musicista e autore, Ferrario ha alle spalle una lunghissima carriera che lo ha portato a fianco di, tra gli altri, Le Luci della Centrale Elettrica, PJ Harvey & John Parish, Scisma, Morgan, GuruBanana, Sepiatone, Hugo Race & The True Spirit).
Il nuovo album, registrato in vari luoghi, provvedendo personalmente quasi interamente all'intera parte strumentale  (a parte alcune collaborazioni), raccoglie anni di esperienza, assimilando suoni e sonorità diverse, legate da quel robusto filo conduttore che è la personalità dell'autore.  Il sound resta in perfetto equilibrio tra psichedelia, ballads di sapore roots e bluesy, uno sguardo ai primi Dream Syndicate.
Inutile sottolinearne la maturità compositiva e la ricchezza creativa degli arrangiamenti, le calde e avvolgenti atmosfere.
Album eccellente.

THE BARSEXUALS – Black Brown And White
Esordio infuocato e ruvidissimo per la band pugliese, forte di un’attività decennale, densa di concerti ed esperienze estreme.
Allo stesso modo del  loro deragliante e sporchissimo rock n roll/punk/blues figlio degenere di Cramps, Gun Club, Meteors e dei loro moderni epigoni come Jon Spencer Blues Explosion, Oblivians o Jay Reatard.
Materia grezza e cruda, elettricità , rabbia garage, ritmica primitiva e pulsante, chitarra tagliente, voce urlata.
 Devastanti.

LE CAROGNE - Triodo
La band di Imperia realizza, grazie ad una cordata di etichette sparse per la penisola e a una cocciuta voglia di autoproduzione, il terzo capitolo della sua storia discografica, come ci suggerisce il titolo dell'album.
 Sparatissimo garage punk ma che sfugge dalle consuete connotazioni del genere, grazie ad una notevole personalità e ad un uso di sonorità che, pur rifacendosi all'immaginario 60's, sono moderne e attualissime.
Ci sono un po' di Rocket from the Crypt, Hives, Fuzztones ma la tastiera "spaziale" spariglia le carte e inacidisce il tutto.
Notevole.

THE BARBACANS - A monstrous self-portrait
La band marchigiana firma il terzo album della decennale carriera, costellata da numerose altre uscite discografiche. Il nuovo lavoro si prospetta in chiave evolutiva, restando fedele alle classiche influenze 60's e rock n roll ma arricchendosi di sonorità più psichedeliche pur se Sonics, Seeds e Fuzztones rimangono i principali punti di riferimento.
 "A monstrous self-portrait" è un disco maturo, più ricercato in chiave creativa, sicuramente riuscitissimo.

PIXIES - Head carrier
Il nuovo dei Pixies (dopo il deludente ritorno dopo 23 anni di “Indie Cindy”) si fa ascoltare con piacere anche se i momenti riusciti sono rari, c’è qualche caduta di tono di troppo e un eccessivo deja vu.
Ma la classe non manca e nonostante l’assenza di Kim Deal alla fine strappa un’abbondante sufficienza.

KAISER CHIEFS - Stay together
C'erano una volta i KAISER CHIEFS, un gruppo figo che faceva grandi brani di brit pop come "I predict a riot" o "Ruby".
Niente di essenziale ma buona musica si.
Nel nuovo "Stay together" si buttano su un mix di synth pop, canzoni insulse, manie danzerecce mal riuscite varie....
ADIEU !

RAPHAEL GUALAZZI - Love life peace
Ho sempre considerato RAPHAEL GUALAZZI un vero e proprio TALENTO.
E apprezzato tantissimo il precedente "Happy mistake".

Il nuovo "Love, Life, Peace" è fatto molto bene, ha qualche eccellente brano dove si va di funk e acid jazz, blues e soul ma in generale non si capisce bene dove vada a parare nella sua forse eccessiva versatilità.
In ogni caso sempre un bell'ascolto.

ASCOLTATO ANCHE
SMOOVE AND TURREL (funk soul disco, ottime cose, altre un po’ troppo mainstream ma buono), SHOVELS AND ROPE (incrocio/imitazione di Jack White Stripes e Black Keys..meglio gli originali), BON IVER (folk ed elettronica, cerebrale, interessante ma noioso), GREEN DAY (classico Green Day album. Ben fatto, ascoltabile ma al 100% prevedibile)

LETTO

CARLO BABANDO - Marvin Gaye il sogno spezzato
Non è facile mettere a fuoco una vita (artistica ma non solo) così complessa come quella di MARVIN GAYE, passato dai raffinati e innocui inizi da crooner alla militanza e alla genialità di "What's goin on" ai successi di sapore disco di "Sexual healing", il tutto attraverso successi, soldi, bancarotta, lutti, alcool, droghe di ogni tipo fino ad una fine tragica quasi prevista e cercata (per opera del padre "padrone").
Carlo Babando viaggia sicuro nei meandri intricatissimi di una storia unica e tragica ma che brilla ancora per creatività, personalità, fascino.
Lo fa con una scrittura agile, grande competenza e un abile intreccio tra gli aspetti meramente artistici e le vicende personali, altrettanto interessanti e particolari.

PAOLO MERENDA - Qualcosa cambia - Racconti Punk
Esponente della scena hardcore punk alessandrina, l'autore ci presenta una serie di "racconti punk", in cui i riferimenti ai gruppi e alle situazioni frequenti in questo ambito sono frequenti e volutamente deliberati.
Lo sfondo e i protagonisti arrivano dalla provincia profonda, vuota, ghettizzante e ghettizzata, senza troppe prospettive e tanta disperazione, spesso soprattutto interiore.
Cinque racconti veloci e spiazzanti, crudi, impregnati di hardcore (musicale, di vita, strettamente sessuale), ben scritti e molto cinematografici, sceneggiature ideali per un incrocio da Jim Jarmusch e Tarantino.

VISTO

I DANIEL BLAKE di Ken Loach
Come sempre aspro, duro e iper realista.

http://tonyface.blogspot.it/2016/10/i-daniel-blake.html

LONDON TOWN di Derrick Borte
Delizioso film ambientato nella Londra agli albori del punk, con i Clash in sottofondo e poi ben presenti in prima persona (e interpretati con una discreta credibilità).
Storia agrodolce, un po' da favoletta, ma ben condotta, divertente, dal sapore di un Ken Loach meno profondo e ideologico.

http://tonyface.blogspot.it/2016/10/london-town-di-derrick-borte-intervista.html

"FUOCAMMARE" di Gianfranco Rosi.
La RAI ha svolto il suo ruolo di Servizio Pubblico trasmettendo "FUOCAMMARE" di Gianfranco Rosi.
Doc film interessante, duro, crudo, esplicito,realista, in cui si vedono i CORPI e le PERSONE, che prendono VITA, esistono, non sono solo più numeri e statistiche.
La scena in cui un ragazzo nigeriano improvvisa una sorta di gospel rap blues che racconta il suo viaggio tragico è da antologia.
Cinematograficamente l'ho trovato invece estremamente statico, eccessivamente "fermo", senza un vero filo conduttore.
Forse proprio l'intento del regista.

Comunque EFFICACE.

COSE & SUONI

Lilith and the Sinnersaints in concerto il 5 novembre al "Serraglio" di Milano.
Mie recensioni quotidiane su www.radiocoop.it e mensili su CLASSIC ROCK.
Uscito ROCK n SPORT mio nuovo libro per VoloLibero Edizioni.

IN CANTIERE

Il 26 novembre a ROMA alle 18.00 a "HellNation" a presentare un po' di miei libri con Federico Guglielmi.
Alle 20.30 allo "Scalo" a presentare quello di Weller e poi mio DJ set.

In arrivo anche nuove date di MODS a gennaio (con una sorpresa sonora).

giovedì, ottobre 27, 2016

Get Back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui
:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

UK SUBS - Another kind of blues
Band spesso bistrattata, l'unica (o una delle pochissime) rimasta sulla scena dagli esordi, il 1979, quando pubblicarono questo esplosivo album in cui confluivano un classico punk rock, albori hardcore, street punk di sapore Oi!, influenze Ramones, tocchi bluesy e rock.
Da allora hanno realizzato altri 23 album (con i titoli in rigoroso elenco alfabetico, l'ultimo di questi giorni è "Zeizo"), sempre guidati dall'ormai ultrasettantenne Charlie Harper.
Grande album, tra i classici del genere.
Gli Uk Subs li vidi due volte, nel febbraio del 1980 ad aprire per i Ramones, un anno da soli.
Entrambi concerti esplosivi !

DERRICK HARRIOTT & the CRYSTALITES - Undertaker
DERRICK HARRIOTT & the CRYSTALITES - Psychedelic train

Il grande produttore giamaicano di rocksteady e reggae si è dedicato anche alla carriera solista con una serie di album con i suoi Crystalites.
"Undertaker" e "Psychedelic train" sono entrambi del 1970.
Strumentale e più basico il primo, tipicamente rocksteady/ska/reggae, elaborato e di altra caratura il secondo (non tragga in inganno il titolo, di psichedelico non c'è nulla), con un classico come "Message from the black man" e un reggae soul jazz stupendo come "Hum my song".
Quattro anni dopo arriverà "Scrub a dub" a cambiare le carte in tavola e aprire la strada al nuovo sound DUB.

MIAMI - Party freaks
Infuocato album del 1974 direttamente (e ovviamente) dalla Florida.
Ultra funk divertentissimo che occhieggia ai primi Earth Wind and Fire, a Sly and the Family Stone, Jimmy Castor Bunch, KC and the Sunshine Band, il James Brown dei primi 70's.
Grooves incredibili, ritmiche riempi pista, brani contagiosi.

mercoledì, ottobre 26, 2016

London in the raw



Con un'impostazione molto simile a "Mondo cane" di Jacopetti, Arnold L. Miller viaggia alla scoperta delle particolarità più curiose e morbose della LONDRA dei PRIMI 60's (il film è del 1964). Nessuna brutalità (che caratterizzava il film italiano) ma una serie di sguardi alla capitale "nascosta e indecente", nei club di strip tease, tra i vagabondi, nei pub dove si beve e si rimorchia, un trapianto ai capelli (...), rgazzi (giovani mods) che ballano, un club ebreo, danze del ventre etc.

Il tutto mostrato con sensazionalismo che al giorno d'oggi fa sorridere o poco più.
Ma il documento è comunque interessante per cogliere colori e "sapori" dell'epoca, quando tutto intorno esplodeva la Beatlesmania e la scena beat.

Nel film appare anche, in un paio di brani, Joy Marshall, cantante molto famosa nei nightclub dell'epoca, compagna del socio di Ronnie Scott (dell'omonimo jazz and blues club), interprete di classici jazz blues prematuramente scomparsa nel 1968 per overdose.

martedì, ottobre 25, 2016

Elezioni presidenziali Usa 2016



Un aspetto curioso delle prossime elezioni americane, poco conosciuto ai più, è che se è vero che il vincitore uscirà dal confronto tra i Democratici e Repubblicani, in realtà si presentano una trentina di altri candidati.
Alcuni con un profilo credibile e dignitoso, altri particolarmente bizzarri e che il più delle volte solo in uno Stato.
Un buon risultato permetterebbe loro di poter aspirare ad un incarico più o meno rilevante nella nuova amministrazione.

I più accreditati in tal senso sono sostanzialmente tre:

Gary Johnson del Partito Libertario (Libertarian Party) è il nome più rilevante, presente in tutti gli Stati e accreditato di una buona forbice tra il 5 e 10% e che propone uno strano mix di liberismo economico totale e di totale libertà sociale (droghe libere, immigrazione senza particolari limiti, accesso totale alle armi, nessun welfare etc).
L'indipendente Evan McMullin è invece un mormone di estrazione pesantemente destroide più o meno quanto Darrel Castle del Partito della Costituzione (Constitution Party).
Jill Stein è la leader del partito dei verdi (Green Party) e ovviamente incentra la sua campagna su politiche ambientali.

A seguire una lunga serie di personaggi più o meno macchiettistici o in ogni caso difficilmente credibili.
Princess Khadijah Jacob Fambro guida il Partito Rivoluzionario (Revolutionary Party) prevalentemente rivolto alle questioni etniche, come Rocky de la Fuente del Partito Riformista (Reform Party). Tom Hoefling rappresenta il Partito dell’America (America’s Party), Emidio Soltysik il Partito Socialista Usa (Socialist Party Usa), Lynn Kahn è un indipendente.
Joseph Maldonado con il nome di Joe Exotic invece si batte per i diritti degli animali e se Dan Vacek con il suo Legal Marijuana Now Party si batte per la legalizzazione della marijuana, James Hedges è invece per la reintroduzione del proibizionismo negli Stati Uniti mentre Rod Silva si Partito della Nutrizione (Nutrition Party).

Ci sono anche il Party for Socialism and Liberation unito a Peace and Freedom e Liberty Union Party, il Socialist Workers Party del minatore Alyson Kennedy, il Veterans Party of America di Chris Keniston, l' American Solidarity Party di Mike Maturen, l'ultra conservatore Independent American Party di Rocky Giordani, i Trozkysti del Socialist Equality Party di Jerry White, l'Approval Voting Party di Frank Atwood.

lunedì, ottobre 24, 2016

I, Daniel Blake



KEN LOACH (tra i miei registi preferiti in assoluto) non è tipo che gira intorno alle cose.
Le dice chiare, tonde, senza compromessi, sempre rigorosamente "dalla parte dei deboli", degli sfruttati e dei perdenti, riuscendo sempre ad affrontare tematiche crude in maniera esplicita, dura, diretta ma aggiungendo un pizzico di humor che riesce a stemperare il clima greve che caratterizza la maggior parte dei suoi film.

I DANIEL BLAKE è una storia drammatica, la discesa agli inferi di due persone oneste, vive, vitali, sopraffatte dai rigori del capitalismo, della disoccupazione, della burocrazia, dalla mancanza di uno stato sociale equo e giusto.
Il finale è triste e drammatico e la classe operaia ancora una volta non va in paradiso.

Ma è un bel film.
Come sempre.


Rimane l'interrogativo, altrettanto angosciante, (giustamente sollevato da Davide Turrini su "Il Fatto"), su chi vada a vedere i suoi film.
Difficilmente saranno "gli oppressi" o la "classe operaia" a cui si rivolge.
Più probabilmente solo gli "osservatori esterni" che guardano, quasi antropologicamente, nei cinema d'essai, cosa succede agli "altri" (vicini ma in realtà così lontani), apprezzando e appoggiando il messaggio di Loach ma da un salotto caldo e con il portafoglio al sicuro.

domenica, ottobre 23, 2016

Il villaggio olimpico di Sarajevo 1984



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Nel 1984 le Olimpiadi invernali si tennero a Sarajevo, in Yugoslavia. Fuorno dominate dalla Germania Est che portò a casa 9 medaglie d'oro, 9 d'argento e 6 bronzi, superando l'URSS con 6 ori, 10 argenti e 9 bronzi. L'Italia si accontentò di sole due medaglie pur se d'oro con lo slittino di Paul Hildgartner e lo slalom di Paoletta Magoni.

Sarajevo si trasformò anche grazie all'autotassazione dei cittadini che donarono l’1,2% dei loro introiti per ospitare i Giochi.
Alla fine arriveranno dodici milioni di dollari, gli impianti per gli sport invernali furono realizzati con criteri di progettazione molto avanzati.
Otto anni dopo la tragedia, la sanguinosissima e sporchissima guerra fratricida, l'assedio, la brutalità.
Sul monte Bjelasnica, dove si svolsero le gare di discesa, si appostarono i cecchini serbi.

Del Villaggio Olimpico rimangono macerie e abbandono. Dove ci fu l'inaugurazione (stadio Koševo,della squadra di calcio del Sarajevo) si è trasformato in un cimitero per i morti d quella guerra, di fronte al podio si fucilarono civili e prigionieri.

sabato, ottobre 22, 2016

Lilith and the Sinnersaints LIVE !!!



Torniamo con LILITH AND THE SINNERSAINTS a breve con un paio di date.

La prima è il 28 ottobre al "CitaBiunda" di Neive (CN)

La seconda al "Serraglio" di Milano con i Guignol il 5 novembre
https://www.facebook.com/events/1673482746298764/

venerdì, ottobre 21, 2016

Dave Davies



La rubrica DARK SIDE OF THE SUN va alla scoperta di quei personaggi rimasti sempre nell'ombra di grandi artisti (talvolta parenti stretti) ma essenziali nella loro carriera senza godere mai delle luci della ribalta. Dopo Enrico Ciacci (fratello e chitarrista di Little Tony), Ian Stewart pianista fondatore dei Rolling Stones, Simon Townshend, fratello di Pete, il padre/manager di Paul Weller, John Weller, Marco Pirroni, da sempre nelle retrovie di alcuni tra i principali act della scena punk/new wave, Andy Summers, nomade della musica dagli anni 60 ad oggi, Pat Smear, dai Germs ai Nirvana ai Foo Fighters, l'attore Gianni Agus, Chris Spedding, Henry Padovani escluso dai Police poco prima dell'esplosione commerciale, Bruce Foxton, da sempre nelle retrovie con Jam, Stiff Little Figers, Casbah Club, Glen Matlock fuori dai Sex Pistols appena prima del successo, il grande batterista Jim Keltner, Steve Jones, ex Sex Pistols e tanto altro, parliamo oggi di DAVE DAVIES dei KINKS.

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Dark%20side%20of%20the%20sun

E' dura vivere una carriera artistica a fianco di un fratello dotato di immensa capacità artistica e compositiva che ti ruba la scena.
Se poi hai un carattere non propriamente malleabile il tutto sfocia in un'aperta rivalità e il tuo rimanere "in ombra" diventa ancora più frustrante.

Per il buon DAVE DAVIES l'ombra del fratello RAY ha pesato sicuramente parecchio nell'economia di una storia fulgida come quella dei KINKS, soprattutto considerando la sua ottima valenza chitarristica e buone capacità compositive (vedi "Death of a clown" o "Susannah's Still Alive") o quanto sia stato decisivo nella realizzazione della loro hit per eccellenza, "You really got me".
Il brano fu concepito inizialmente come un brano dal sapore jazz blues, suonato e composto sul piano da Ray a cui Dave aggiunse il riff imperioso e distorto, ottenuto tagliando il cono del suo amplificatore con un rasoio....

Dopo lo stop della carriera della band nel 1996 (con un fugace ritorno sul palco dei fratelli Davies nel 2015 per eseguire "You really got me"), Dave ha proseguito un'alterna carriera solista non particolarmente significativa, minata anche da vari problemi di salute.

Allo stato attuale si ricorrono frequenti voci di una reunion, puntualmente smontate da dichiarazioni incrociate tra i fratelli, frequentemente al vetriolo...

giovedì, ottobre 20, 2016

Carlo Babando - Marvin Gaye Il sogno spezzato



Non è facile mettere a fuoco una vita (artistica ma non solo) così complessa come quella di MARVIN GAYE, passato dai raffinati e innocui inizi da crooner alla militanza e alla genialità di "What's goin on" ai successi di sapore disco di "Sexual healing", il tutto attraverso successi, soldi, bancarotta, lutti, alcool, droghe di ogni tipo fino ad una fine tragica quasi prevista e cercata (per opera del padre "padrone").

Carlo Babando viaggia sicuro nei meandri intricatissimi di una storia unica e tragica ma che brilla ancora per creatività, personalità, fascino.
Lo fa con una scrittura agile, grande competenza e un abile intreccio tra gli aspetti meramente artistici e le vicende personali, altrettanto interessanti e particolari.

Un altro eccellente capitolo della collana Soul Books prodotta da Volo Libero Edizioni, dopo Aretha Franklin e Al Green (https://tonyface.blogspot.it/2016/08/aretha-franklin-di-gabriele-antonucci.html)

mercoledì, ottobre 19, 2016

Sebastian Bieniek



Artista concettuale (anche pittore e regista) tedesco di origine polacca, già collaboratore della controversa performer serba Marina Abramović.
Sebastian Bieniek ha lavorato in molteplici rami artistici ma è soprattutto noto (dal 2013) per le opere fotografiche "Doublefaced" (ritratti dipinti sul volto del ritratto per ottenere un altro ritratto...) che lo hanno reso celebre su internet.

Pubblicato da molte riviste e sui social media ha proseguito con il filone intitolato Painted-Faces dove combina pittura, disegno, fotografia.
Bieniek non partecipa a mostre e no nvuole avere a che fare con nessuna galleria ("Noiose, aristocratiche, decadenti, gestite il più delle volte da vermi, pigri, approfittatori").

“Se si esclude l’arte della star, che serve ai collezionisti per ragioni finanziarie, la nuova deve tornare ad essere popolare, attaccata alla vita reale, al fango.
Come sono attaccate al fango le radici dei fiori di loto.
E’ solo nella vita reale che l’arte può tornare ad essere interessante, utile, innovativa”
.

http://www.bieniek.at/

martedì, ottobre 18, 2016

Songbook Collective



Eccitante e intrigante l'idea di un disco con la backing band di PAUL WELLER al completo.

Steve Cradock, Andy Croft, Steve Pilgrim, Andy Lewis, Ben Gordelier , approffitando di un lungo periodo di sosta del Modfather hanno deciso di non restare con le mani in mano, di fare qualche concerto suonando un po' di brani dei rispetti gruppi e dischi solisti e considerando che ognuno di loro è un compositore di portare qualche brano a testa, entrare al Black Barn Studios dello stesso Weller (che però non si è degnato nemmeno di una fugace apparizione) e farci un disco.

Alla fine ottimo lavoro ma che risente parecchio delle differenze compositive, ben marcate e distinte.
Chi me esce al meglio è Andy Lewis i cui tre contributi sono i più brillanti, 60's beat oriented, freschi e interessanti. Più pop e a tratti enfatici gli altri, con frequenti sguardi a Beatles e Paul Mc Cartney solista, con nota di (prevedibile) merito alla penna di Steve Cradock, elegante e di un livello superiore.

Disco divertente, ben fatto e interessante nel confermare l'unità della band, non semplice unione di turnisti per il "Gran Capo" ma sinceramente affratellata.

https://www.youtube.com/watch?v=PzipXIUAcI0

https://thesongbookcollective.bandcamp.com/releases

lunedì, ottobre 17, 2016

Bobby Solo - The songs of John Lee Hooker
Bobby Solo - Homemade Cash



GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's, il nuovo album dei Bastard Son of Dioniso, "Black and blue" dei Rolling Stones, Maurizio Arcieri e al suo album "prog" del 1973 "Trasparenze", Gianni Morandi e "Il mondo di frutta candita", il terzo album degli Abba, "666"degli Aphrodite's Child, la riscoperta di Gianni Leone in arte Leonero, il secondo album di Gianluca Grignani, Donatella Rettore e il suo "Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide", Alex Britti e "It.Pop", le colonne sonore di Nico Fidenco , il primo album solista dell'e Monkees, Davy Jones, Mike McGear (fratello di Paul McCartney), Joe Perrino, il ritorno di Gino Santercole, l'album del 1969 di Johnny Hallyday con gli Small Faces, la svolta pop della PFM, gli esordi degli Earth Wind and Fire e quelli degli UFO, e l'ultimo di Jovanotti, uno dei primi lavori di Bruno Lauzi, l'album prog del 1972 dei Dik Dik, Riccardo Fogli e la sua opera prog rock del 1979 "Matteo", del nuovo di Massimo Ranieri "Malìa", la dimenticata opera rock dei Giganti "Terra in bocca", l'esordio di Riccardo Cocciante del 1972 con l'opera prog rock "Mu", Pooh (già citati con "Parsifal") con il primo "Per quelli come noi" del 1966, gli Small Faces riuniti alla fine dei 70's, Frank Sinatra e il suo album più anomalo, "Watertown".

Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili

Difficile pensare a BOBBY SOLO e derubricarlo velocemente alla figura di "Elvis italiano" (come all'amico Little Tony) e alla solita "Una lacrima sul viso".>
Bobby è invece un profondo cultore di rock n roll, blues, country rock, con una notevole sensibilità artistica e musicale, oltre ad essere un ottimo chitarrista.>
Nel 2004 e nel 2005 ha dedicato due album ad altrettanti suoi idoli, JOHNNY CASH e JOHN LEE HOOKER.

Homemade Johnny Cash (2004) è registrato in totale autonomia "casalinga" (utilizzando il computer per le rare basi e suonando chitarra e basso) ed è un tributo al grande Cash.
Credibile, ben fatto, sentito, perfettamente interpretato.
Inserisce anche tre brani di Dylan che furono nel repertorio di Johnny tra cui una bella versione country di "Blowin in the wind" e un'ottima "Folsom Prison Blues" (anche se l'apertura con un roboante "Hallo I'm Johnny Cash" fa un po' sorridere se non peggio...).

The songs of John Lee Hooker (2005), suonato con alcune eccellenze come l'Hammondista e polistrumentista Bruno Marini (che ha collaborato anche con Jack McDuff, Steve Lacy, Nat Adderley, Kenny Burrell tra i tanti), il batterista Antenore Adami (Big Jesse, Sandra Hall, Herbie Goins, Louisiana Mojo Queen, Chicago Bob Nelson), il bassista Luca Zulian (Grignani, Bennato e una lunga serie di artisti blues e rhythm and blues), ripercorre alcune hits del grande bluesman (tra cui una super funk versione di "One scotch, one bourbon, one beer" e una "Boom boom" in versione shuffle/rock blues), aggiunge "It takes a lot to laugh it takes a train to cry" di Dylan in una veste di dolente country blues e una swingante e tirata "Fever".
Materia difficile ma grande classe a profusione e risultato ottimo.
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