lunedì, ottobre 24, 2016
I, Daniel Blake
KEN LOACH (tra i miei registi preferiti in assoluto) non è tipo che gira intorno alle cose.
Le dice chiare, tonde, senza compromessi, sempre rigorosamente "dalla parte dei deboli", degli sfruttati e dei perdenti, riuscendo sempre ad affrontare tematiche crude in maniera esplicita, dura, diretta ma aggiungendo un pizzico di humor che riesce a stemperare il clima greve che caratterizza la maggior parte dei suoi film.
I DANIEL BLAKE è una storia drammatica, la discesa agli inferi di due persone oneste, vive, vitali, sopraffatte dai rigori del capitalismo, della disoccupazione, della burocrazia, dalla mancanza di uno stato sociale equo e giusto.
Il finale è triste e drammatico e la classe operaia ancora una volta non va in paradiso.
Ma è un bel film.
Come sempre.
Rimane l'interrogativo, altrettanto angosciante, (giustamente sollevato da Davide Turrini su "Il Fatto"), su chi vada a vedere i suoi film.
Difficilmente saranno "gli oppressi" o la "classe operaia" a cui si rivolge.
Più probabilmente solo gli "osservatori esterni" che guardano, quasi antropologicamente, nei cinema d'essai, cosa succede agli "altri" (vicini ma in realtà così lontani), apprezzando e appoggiando il messaggio di Loach ma da un salotto caldo e con il portafoglio al sicuro.
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non vedo l'ora..
RispondiEliminaC
spero che sia tornato ai vecchi fasti, perchè dal mio amico eric (compreso) in poi l'ho trovato deludente, film non nelle sue corde (proprio quello di cantona), fiacchi e già visti (jimmy's hall), non totalmente riusciti (la parte degli angeli)
RispondiEliminaalberto
Il film è bello ma non è dei suoi migliori con finale "esagerato" e per certi versi inutile e prevedibile.
RispondiEliminaLoach ha fatto film belli e film molto belli. I primi lavori erano fulgido esempio di neorealismo inglese mentre quelli degli anni 90 hanno trovato la migliore sintesi tra linguaggio e ritmo cinematografico e critica sociale. Gli ultimi lavori sono meno scintillanti ma qualcosa dentro lasciano sempre a chi li guarda (e non è poco). Certo poi che, come dice il giornalista de Il Fatto, se ci interroghiamo su chi li guarda il discorso si fa complicato e forse un po triste. Ciò detto ce ne fossero di coppie come Loach e Laverty nel mondo del cinema..
RispondiEliminaCharlie
Penso che i film di Ken Loach siano proprio diretti proprio agli osservatori esterni che non ai reietti solitamente protagonisti dei film.
RispondiEliminaE se riescono a smuovere un qualcosa dentro, si può dire che abbiano raggiunto l'obbiettivo.
A. Shepherd