giovedì, ottobre 06, 2016

Salford Lads Club, sulle tracce degli Smiths



OH MANCHESTER, SO MUCH TO ANSWER FOR

Di CHARLIE DEL BUONO

Me ne sto qua alla stazione dei bus di Manchester, in piedi, e mi godo il sole mattutino del Lancashire.
Qua giurano che è una rarità specialmente in ottobre.
Sto aspettando il bus 33 che da Piccadilly (eh si ne esiste pure una mancuniana) mi porterà al Salford Lads Club per una sorta di pellegrinaggio laico.
Una persona che ha amato, o magari ancora ama, gli SMITHS ed il loro mondo fatto di piccoli e grandi riferimenti culturali britannici sa di cosa sto parlando.
Il Salford Lads Club è un centro sportivo-ricreativo ma in realtà è un luogo-Smiths e per questo è meta continua di pellegrinaggi; è così da sempre, sin dai tempi in cui Stephen Wright fece la foto della copertina interna di The Queen is Dead.

Era il 1986 e da allora il club non è più soltanto un importante centro di aggregazione di un sobborgo povero, in una città industriale del nord, ma è diventato, per i tanti che adepti della chiesa laica dei mancuniani, un luogo di culto.
Il bus si ferma e l’autista mi fa cenno di scendere.
Sono arrivato.
Il luogo è il classico quartiere periferico inglese, casette a schiera tutte identiche di mattoni rossi, giardino davanti (sovente incolto) e dietro casa, qualche panno steso qua e la e l’impressione che la zona abbia vissuto tempi migliori.
Insomma se avete visto il film East is East o il video del pezzo Smiths “Stop me if you think hear this before ” (girato proprio in quelle strade https://www.youtube.com/watch?v=SckD99B51IA) sapete di cosa sto parlando.

Sono davanti al portone del club; la mitica porta verde più volte vista in foto è chiusa.
E’ lunedì mattina e dubito ci sia qualcuno dentro.
Una signora che ha un chiosco nella piazzetta di fronte mi dice “pure tu qua per gli Smiths?” – sorrido e confesso che si, quello è il motivo; mi indica il retro della costruzione e mi dice di suonare al campanello della porta del retro, ha visto un muratore entrate poco prima quindi si dice sicura che se suono qualcuno risponderà.
Seguo il consiglio della negoziante.
Il mio primo tentativo è un fiasco, suono di nuovo e stavolta appare alla porta un signore attempato, con qualche calcinaccio tra i capelli, mi squadra e non appena dico “Good morning…” mi stoppa e mi fa cenno di entrare.
Mi dice “immagino tu sia qua per “loro”, la gente viene spesso, soprattutto gli stranieri, la stanza che ti interessa è laggiù, se vuoi puoi fare qualche foto”.

La stanza che mi interessa è il vecchio spogliatoio della palestra utilizzato dai pugili che dal 1904 hanno tirato pugni al club.
La stanza è anche un sacrario laico dedicato alla band.
Ci sono foto ovunque, poster, il cembalo di Moz, alcune stampe di giornali dell’epoca, un mosaico di ceramica che ritrae tutti coloro che hanno dato lustro alla città e post it colorati attaccati ovunque.
Dediche, frasi di canzoni e ringraziamenti di vario genere: c’è Pablo di Santiago del Cile che ha scritto che gli Smiths gli hanno salvato la vita, c’è Loretta da Galway che scrive che è davvero così, alcune luci non si spengono mai e così via.
Un marasma di ex-voto laici che colorano lo spogliatoio in cui fanno in bella vista pesi, bilancieri e attrezzatura pugilista degli anni ’70.
Mentre sono là incantato che guardo, fotografo e mi godo il momento si presenta un tizio sulla sessantina; immagino voglia dirmi che è ora di andare e invece no, si presenta: è Leslie il responsabile della struttura, mi chiede da dove vengo e mi dice che se voglio mi racconta un po’ del luogo in cui mi trovo.
Sono tutto orecchie, e chiedo.
Chiedo del club, della sua storia e di come la storia è cambiata dopo che la foto di Wright ha reso il luogo un posto famoso ovunque.

Il club è nato nel 1904, mi racconta Leslie, come centro di aggregazione sociale per i ragazzi del quartiere, per toglierli dalla strada, dalla vita fatta di gang e malaffare molto frequente per i poveri della zona.
Al club si poteva fare sport, boxe e calcio su tutti, ed era pure un posto che permetteva ai ragazzi di farsi un bagno caldo.

Il club era l’unico posto al tempo che aveva l’acqua corrente calda.

Salford all’epoca era un distretto operaio molto povero con una forte presenza di immigrati irlandesi, e centro di incontro-scontro tra varie comunità; tuttavia Leslie mi racconta che anche se il club aveva delle connotazioni religiose protestanti mai nessuno doveva sentirsi escluso quindi tutti i ragazzi, protestanti, cattolici o ebrei che fossero erano i benvenuti.
E lo sono tutt’ora tiene a precisare.
Fu Baden Powell ad inaugurare il centro ed tutt’oggi una delle maglie che il centro vende per autofinanziarsi recita Salford Lads Club – from Baden Powell to Morrissey 1904-1986 con le facce dei due personaggi ben in mostra divise dalla rosa rossa del Lancashire.
Leslie mi dice che nel tempo il lavoro del club si è perfezionato, adesso si lavora molto sull’integrazione dei bambini di origine afro-caraibica e asiatica molto presenti in zona.
Al Salford Club si fa calcetto, boxe, ginnastica ma anche teatro e musica e la sala concerto con il palco in legno somiglia a quello che ospitò il primo show dei Commitments (sul film di Parker ovviamente) ed al palco del DJ che si vede nel video A Solid Bond in your Heart degli Style Council.

Il mio interlocutore mi racconta ma vuole anche sapere.
Gli interessa capire come una cosa molto britannica come gli Smiths e Morrissey possa aver creato un culto vivissimo anche lontano dalla Gran Bretagna, specialmente nei paesi latini così diversi come riferimenti culturali rispetto al contesto in cui si muoveva la band.
Gli dico che secondo me i testi delle canzoni quando fanno centro riescono a parlare a tutti, a Chester come a Lima o perché no a Castiglione del Lago.

Gli stati d’animo, l’empatia che una canzone può creare va oltre le distanze.

E’ il potere della musica.

Non esiste confine che tenga.
Si avvicina il momento del commiato, chiedo se posso comprare una t-shirt per sostenere il club (che si finanzia con donazioni ed iniziative di vario genere ma che non prende una sterlina di fondi pubblici) e Leslie mi fa vedere l’ampio campionario di maglie disponibili, mi dice che ne vendono molte sia a coloro che, da soli o con tour organizzati, vengono al club sia per corrispondenza ai fans degli Smiths di ogni parte del mondo.
Nel congedarmi mi racconta delle prodezze dell’ultimo ragazzo uscito da club, Kallum Higginbotham, che gioca attaccante nel Kilmarnock in Scozia e della donazione cospicua che l’altro ragazzo, quello col ciuffo che adesso sta in California, ha fatto al club nel giorno del suo compleanno; il mio anfitrione dice che Moz, pur essendo molto riservato, ha sempre a cuore le sorti del club e lo scopo filantropico che persegue ed è grazie a lui, e anche alle sporadiche presenze di Peter Hook come insegnante una tantum, che la scuola di musica sta prendendo piede.

Siamo ai saluti e Leslie, una volta scoperto il mio tifo Villa e confessato il suo per il Burnley mi dice “fai una foto al nostro motto, è scritto sul muro con tonalità claret and blue”, il motto recita TO BRIGHTEN YOUNG LIVES AND MAKE GOOD CITIZENS.
Come non essere d’accordo.
Saluto Leslie e me ne torno verso la fermata del bus, alzo la testa e mi accorgo che sto percorrendo Coronation Street…
beh che dire, Manchester ha dato qualche risposta alle mie tante domande.

14 commenti:

  1. Vero, da vecchio impallinato degli Smiths, la ricerca di riferimenti alla cultura e allo stile britannico all'epoca era continua.

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  2. Quel video fu per me una pietra miliare sul cosa potesse voler dire Inghilterra.

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  3. Credo anche che il luogo abbia visto tempi sicuramente peggiori

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  4. OT: Il soprannome Red Devils auto-assunto dal Manchester United FC nel 1967/68, era in realtà mutuato proprio dal Salford RLFC, la locale squadra di rugby a XIII che se lo guadagnò negli anni 30 quando erano la squadra più forte del Paese.

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  5. Mi fanno impazzire queste storie. Anch'io ho sempre amato andare a cercare i "luoghi sacri" dei miei gruppi, delle copertine e delle mie canzoni.
    Della serie: qui su questo marciapiede ci sono passati i Beatles !!

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  6. E comunque Stop Me If You Think You've Heard This One Before grandissimo pezzo e bellissimo video nella sua semplicità: https://www.youtube.com/watch?v=SckD99B51IA

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  7. pezzo tra i più belli degli smiths, gruppo che ho adorato. come un pirla quando sono andato a manchester una decina di anni fa non ho minimamente pensato di andare a vedere questo club.
    alberto

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  8. sto già ordinando la maglia verde "a light that never goes out"....
    alberto

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  9. Che poi è la maglia che ho preso io quando ho fatto la donazione :-)

    Charlie

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    1. in effetti è la più bella. cmq gran bel racconto, congratulations
      alberto

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  10. Grande Charlie tanx!!
    abbiamo la stessa bellissima malattia..
    C

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  11. Stregato da questo racconto! Ci hai portato fisicamente li!!! Impressionate!!! Grazie Charlie!
    Lucadroogs

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