mercoledì, settembre 30, 2015

Settembre 2015. Il meglio



Ci si avvia nella parte finale del 2015 e i titoli per la Top 10 del'anno sono numerosissimi.
Tra gli stranieri Paul Weller, Gaz Coombes, Selecter, Kamasi Washington, Noel Gallagher, Moment, D’Angelo, Bettye Lavette, Charlatans, Saun and Starr, Sleater Kinney, Pops Staples, Mighty Mocambos, Tobias Jesso Jr., Ryley Walker, The Suffers, Jon Spencer Blues Explosion, Sonics, Blur, Sandra Wright, Soul Motivators. The Slingshots, Kendrick Lamar, Anderson East, Speedometer, Mbongwana Star, Spitfires, Billy Price & Otis Clay, Diane Shaw, Nicole Willis, Battles, Dungen, Los Lobos, Haggis Horns

In Italia Cesare Basile, Mimosa, Salvo Ruolo, I Rudi, Gang, Mads, Big Mojo, Elli de Mon, Sycamore Age, Dellera, Mother Island, Kicca, Simona Norato, Gang, Nico, Randy Roberts, Strike. Ready Steady Go, Five Faces, Peluqueria Hernandez

ASCOLTATO

NICOLE WILLIS & the SOUL INVESTIGATORS - Happines in evey style
Ottimo il ritorno di Nicole Willis: elegante, raffinato ma allo stesso tempo rude e minimale rythm and blues e soul con un’anima funk e una classe consolidata.
Una certezza.
Lei canta alla perfezione, gli 11 brani girano benissimo, la band segue con gusto e discrezione.
Nei Soul Top 2015.

BATTLES - La Di Da
Il terzo album del trio new yorkese è un’ennesima conferma dell’originalità e l’ecletticità di questo progetto assolutamente unico.
Impossibile catalogare il mix di King Crimson, Talking Heads in acido, kraut/Kraftwerk, No wave, il “No pussyfooting” di Eno/Fripp, i Tool, il prog più duro ed estremo.
Sono i Battles e basta. Una delle migliori realtà in circolazione e tra gli album più originali dell’anno.

DUNGEN - Allas Sak
La band svedese mette a segno un altro piccolo gioiello di psichedelia folk con moderatissime e gradevoli pennellate prog.
C’è meno fuzz e meno sperimentazione, le atmosfere sono più oniriche ma è ancora una volta un bellissimo album, assolutamente unico ed originale.

KEITH RICHARDS - Crosseyed heart
Cosa si può dire di Keith ? Niente, se non che ha fatto l’album che ci si può aspettare da lui. Blues, rock n roll, funk, reggae.
Il tutto con passione e passionalità.
E poi la sua voce è bella e i brani pure.

LOS LOBOS - Gates of gold
Fanno 40 anni che costoro curano il “soundtrack of the Barrio” mischiando Tex Mex, rock n roll, blues, country, southern soul, funk, rhythm and blues, swamp e tradizione chicana.
E danno ancora punti in abbondanza a buona parte di ciò che c’è in circolazione con classe, anima e sincerità.
Notevole.

FAMILY SILVER - Electric blend
Credo che da queste parti non ci sia bisogno più di tanto di presentare Matt Deighton (Mother Earth), Steve White (Style Council e Paul Weller), Damon Minchella (Weller, Ocean Colour Scene, Who etc etc).
Ebbene questo mirabile trio esce con il primo album di questa collaborazione. Sorprende la direzione sonora che attinge poco dall’illustre passato, propendendo per un rock “classico” di sapore 70’s con qualche virata funk soul e psichedelica.
Dimenticate i precedenti capitoli dei tre e prendete questa nuova incarnazione per quello che è ora.

FAY HALLAM - Corona
Sorprendente ritorno discografico di FAY HALLAM (è sufficiente ricordare il fulgido passato con Makin Time, Prime Movers, Phase e Fay Hallam Trinity per riassumere in poche parole lo spessore ?) che con "Corona" riesce nell'arduo compito di fare un passo avanti, proponendosi in nuova veste senza per questo rinnegare minimamente il passato.
Fay scava nei profondi 60's intrisi di bossa nova jazzata (alla Astrud Gilberto), nelle colonne sonore più cool di quegli anni, mantenendo una forte impronta soul e funk (bellissime in tal senso "Soul revolution" e "Let me into your soul"), riuscendo a rivitalizzare un classico come "Maybe I'm amazed" di Paul McCartney e un vecchio brano dei Prime Movers "1000 blue ribbons" (tratto da "Earth/Church" e rivisto in chiave avvolgente, versione lenta e minimale).
Godibilissimo il lounge introduttivo in italiano, "Se mi ami" e gli omaggi alla nostra terra come la piacevole bossa lounge "Arco" dedicato all'omonima cittadina trentina dove ha spesso suonato e, sulla stessa onda sonora, "Lido".
La voce è come sempre vicina alla Maestra Julie Driscoll, il tocco all'Hammond raffinato e di gran gusto.
Un passo in una diversa direzione ma altrettanto accattivante e gustoso.

P.I.L. - What the world needs now
John Lydon non molla la presa e continua ad inseguire i suoi orizzonti malati e trasversali, caustici e urticanti.
Certo, l’imprevedibilità e la sorpresa appartengono al passato remoto, qui è già tutto scritto e previsto (anche certe ipnotiche cavalcate dub) ma ce ne vorrebbero di dischi come questo.

I RUDI - Nient'altro che routine
Il trio milanese (basso, batteria e tastiere, nessuna chitarra!) srotola un fresco beat dal sapore 60's, con abbracci a soul e rhythm n blues, caratterizzato da un'energia unica, una tecnica esecutiva eccelsa e ecletticità a volontà. Un disco di grandissima potenza, canzoni mai semplici ma efficaci al primo ascolto, sempre bene articolate e composte alla perfezione.
Grande band !

MIMOSA - La terza guerra
Poderoso esordio dell'attrice, musicista e cantante Mimosa (nome d'arte di Mimosa Campironi già al lavoro con Gigi Proietti, nel musical dei Tre Allegri Ragazzi Morti "Cinque allegri ragazzi morti" di Eleonora Pippo, ora al Festival del Cinema di Venezia con ”Pecore in erba”  prima opera di Alberto Caviglia).
"La terza guerra" è una raccolta di una serie di storie di donne in cui Mimosa si identifica alla perfezione, ora con rabbia, ora con struggente sentimento, con malinconia,  con drammatica partecipazione.
           I brani sono di prevalente impostazione pianistica ( studiato al Conservatorio) e non disdegnano sguardi alla teatralità di Dresden Dolls o Petrina ma mantenendo una personalità assoluta. Le tematiche sono spesso ostiche (donne uccise, sfigurate, che perdono il padre) ma riconducono, come soluzione salvifica (ma non troppo, spesso è solo arma) all'Amore. Arrangiamenti curatissimi ma essenziali, grande pulizia sonora, eccelse capacità interpretative di Mimosa.
Un album destinato a viaggiare tra le migliori produzioni del 2015.

HAGGIS HORNS - What Comes To Mind
Viaggia alla grande la band di Leeds con il suo torrido funk/rhythm and blues.
Grande sezione fiati, ritmica da paura, ottime voci e canzoni tiratissime di primissima qualità. Arrangiamenti perfetti, moderni e ultra cool.
Grande groove !

COW - 3
Il terzo album della band inglese (che vede anche la partecipazione di Paul Weller e Steve Ellis dei Love Affair è un piacevolissimo tour Pop nel soft soul, con accenni Northern, un po’ di funk.
Il tutto ricorda certi produzioni della Respond Records (Tracie e dintorni), molta raffinatezza e cura negli arrangiamenti ma sostanzialmente un lavoro poco incisivo e forse troppo “mellow” e con poco mordente.

GIOBIA - Magnifier
Il quarto album della band milanese, attiva dal 1994, approfondisce e inasprisce ancora più il concetto di acid/space rock che li ha sempre contraddistinti. Il viaggio si fa più profondo, oscuro e dilatato giungendo dove Temples, primi Pink Floyd o Tame Impala non sono mai arrivati, al di là dei confini del Cosmo (valgano per tutto i 15 minuti di "Sun spectre").
Il sound è di base di palese derivazione 60's ma con un'anima heavy che li porta talvolta dalle parti dello stoner più psych o degli Stone Roses "rock" di "Second coming" ("The pond").
Notevole.

EMMANUELLE SIGAL - Songs from the underground
Nata in Israele da genitori francesi,  vissuti quattro anni a Bolzano, ora di casa a Bologna, Emmanuele Sigal regala un esordio con i fiocchi, grazie anche al prezioso apporto musicale e a livello di produzione dei Sacri Cuori che accompagnano la  sua sensuale e  suadente voce con un groove una volta blues, l'altra swing, con un gusto "tarantiniano" di sapore 50's a condire il tutto.
C'è spesso Tom Waits in agguato ma anche il Paolo Conte più ruvido, fino a Lana Del Rey, Anna Calvi, Calexico. Il risultato è intrigante, avvolgente, musicalmente cosmopolita, profondamente "francese" nell'anima (ascoltare "One for my heart four for his rum" o il rockabilly country di "Si le monde").
Un vero gioiello.

PELUQUERIA HERNANDEZ – Mamboo
La band veronese coglie il segno con il terzo capitolo della produzione discografica che non solo è il disco della maturità ma anche e soprattutto un prezioso gioiello di equilibrio, grazia sonora, accostamenti originali ma perfettamente coerenti nel momento in cui si accostano il Tex Mex, il sound “desertico” dei Calexico, l’exotica di Yma Sumac,  il dolce sapore Lounge Music, l’evocativo richiamo alle colonne sonore di classici western di Morricone o alle follie visive di Quentin Tarantino. Non a caso i Peluqueria Hernandez sono stati spesso vicini anche al mondo cinematografico (su tutti il mediometraggio Peluqueria Hernandez – Il Film nel quale i membri del gruppo appaiono in una vicenda surreale.
Il disco è quasi esclusivamente strumentale, carico di (auto) ironia (basti leggere titoli come Tinto Bruna non avrai il mio scalpo o Torpedone per l’Inferno) e si chiude alla perfezione con una cover dell’immortale Tequila dei Champs. Mamboo è fresco, solare, gradevole, perfetta colonna sonora per qualsivoglia attività.

MAUREENS - Bang the drum
La band olandese lascia le atmosfere più garage beat e abbraccia i Byrds, i Beatles di “Rubber soul”, i Love,i Beach Boys di “Pet Sounds” e dintorni, il primo West Coast sound. Ben fatto e curato, ottimo.

DAVE CLOUD and the GOSPEL of POWER - Today is the Day That They Take Me Away
Dave Cloud, scomparso recentemente era un folle interprete del garage rock più estremo, tra Cramps e Cpt Beefheart, Sonics, Tom Waits e una sorta di Buddy Holly psicotico. Suoni sgraziati, canzoni brevi e deraglianti, attitudine punk, auto ironia e disperazione, un perfetto GG Allin garage.

THE FIVE FACES - On the run
I genovesi Five Faces furono attivi nei primnissimi anni 80, con un sound grezzo e debitore al classico stile mod '79, tra Purple Hearts, Jam e Long Tall Shorty.
Dopo 30 anni di assenza nel 2014 l'ormai inattesa reunion, la ripresa dell'attività live e il suggello discografico con questo album dal vivo stampato dalla prestigiosa la bel inglese Detorur Records.
La dimensione del palco cattura al meglio l'impeto e l'impatto sonoro del quartetto, la registrazione è cruda e diretta ma più che accettabile.
Dodici i brani tra cui l'immancabile cover di "Watcha gonna do about it" degli Small Faces e la riuscita "So sad about us" degli Who.

READY STEADY GO! - Three covers and one original
Spettacolare singolo in puro e frusciante vinile del terzetto reggiano che raccoglie l'antica eredità dei Coys (due dei membri ne erano parte), tra le migliori mod bands italiane (e non solo) in assoluto.
Come eloquentemente annuncia il titolo sono tre covers (la sempre grande "I took my baby home" già nel repertorio dei Coys, una buona reinterpretazione, bene arrangiata, della "difficile" "Pictures of Lily" degli Who e un'altrettanto riuscita "I'll keep you satisfied" che Lennon e McCartney regalarono nel 1963 a Billy J. Kramer abd the Dakotas) e un fantastico originale, "I've got a ticket" tra Byrds, Beatles circa 1965 e Hollies.
Imperdibile.

RADIO ZERO - Sangue e fragole / Parlami di te
Dalla Toscana i Radio Zero dopo un 10 pollici nel 2002 tornano a fare sentire la loro potente voce con un 45 (corredata da una splendida copertina dell'illustratore Chuck Sperry) che fa rivivere parzialmente le radici primigenie della band (quei Polvere di Pinguino che si fecero parecchio notare nella scena garage guitar rock degli 80's).
Il due brani sono elettrici, aspri, tra garage e punk, in cui non mancano riferimenti agli Husker Du più melodici, ai nostri Kina, ai dimenticati Therapy?.

ASCOLTATO ANCHE
MOTORHEAD (suonano come sempre: violenti e grezzi. Solita zuppa ma meglio di tanto altro. Con ottima versione di “Sympathy for the devil”), SHAMEIKA COPELAND (ottimo soul blues, molto prevedibile e scontato, ma ascolto gradevolissimo), LIZZ WRIGHT (buon soft soul), JD73 (disco funk jazz ben fatto di sapore 80’s), KATIE LEONE (la corista di Incognito e Chaka Khan tra gli altri, con un buon album di soft soul e funk moderno), HOLLYWOOD VAMPIRES (Alice Cooper, J Depp e una serie di “nomi” Dave Grohl, Paul McCartney, Slash, Zak Starkey e altri reinterpretano classici del inclusi “My generation” e “Itchycoo Park”. Divertente), STEAFNO BOLLANI (solo Fender Rhodes tra jazz, Brasile e qualche gigioneria...du palle !!!), KURT VILE (ne parlano tutti benissimo ma a me annoia tremendamente e lo trovo insignificante..boh..), BORN RUFFIANS (varia wave contaminata. Poco interessante), EAGLES OF DEATH METAL (sempre divertente Josh Homme, anche quando rifà un brano dei Duran Duran. Molto carino), CHILDBIRTH (punk rock femminista. Pallosissimo), WAVVES (pop punk, basta la parola...), CHARLIE MUSSELWHITE (sempre buon blues e rhythm and blues per la sua irraggiungibile armonica)

VISTO

ENZO AVITABILE - Music life
Sulla sempre benemerita RAI 5 gira il doc film che JOHN DEMME (il regista del "Silenzio degli innocenti" e di parecchi video clip) realizzò nel 2013 su ENZO AVITABILE.
Abituato a vederlo solo al 1° maggio con i soliti bottai e in qualche apparizione sporadica non ne sospettavo l'INCREDIBILE CREATIVITA', umanità, GENIO ARTISTICO.
Da vedere !

LONDON BOULEVARD di William Monahan
Molto carino, leggero e cool.
Musica di Pizzorno dei Kasabian unita a brani di Kinks, Pretty Things, Stones. Un po’ di gangsterismo, violenza e stralci londinesi. Niente di che ma da vedere in santa pace.

NON TI MUOVERE di Sergio Castellitto
Livida, cupa e mortifera storia d’amore tra sentimento estremo e tragedia.
Davvero peso ma molto interessante e “spesso”.

LETTO

EMMANUEL CARRERE - Il regno
Non è facile leggere Carrere che nelle sue avventure biografiche (Limonov, L’avversario) entra sempre con irruenza nelle pieghe del racconto inserendo lunghi stralci di vita personale, talvolta in maniera eccessivamente invadente.
Qui si parla degli apostoli Paolo (ruvido, rude, istintivo, casinista) e di Luca (colto, osservatore, posato), della parola di Gesù, delle vicende (ovviamente) oscure e incerte di quei tempi, dell’attendibilità dei Vangeli (spesso vista con occhio dissacrante, da lui, che è stato per tre anni cattolico praticante e integralista e che ora si è allontanato dal “Verbo”), della nascita e diffusione del Cristianesimo. Le 430 pagine sono molto interessanti, appassionanti, lo stile di Carrere divertente e stimolante anche se 100 pagine in meno di elucubrazioni strettamente personali avrebbero giovato parecchio.

FEDERICO GUGLIELMI - Manuel Agnelli - Senza appartenere a niente mai
MANUEL AGNELLI è un personaggio ANTIPATICO.
Uno che è partito dalle cantine, dal basso, come tutti, come tanti, e ce l'ha fatta, ha avuto successo, fama e riscontri.
E questo in Italia è imperdonabile e di conseguenza Agnelli è antipatico.
E poi è ARROGANTE perchè dice quello che pensa, non gira intorno alle questioni, è pungente e tremendamente diretto, chiama le cose con il loro nome e se ne frega se qualcuno si potrà risentire.
E anche questo da noi è imperdonabile e di conseguenza Agnelli è arrogante.
Ce lo conferma questo eccellente ritratto che ne fa Federico Guglielmi per la VoloLibero Edizioni .
Il libro è veloce, snello ed essenziale, mai agiografico, con una doverosa ma breve storia dell'attività del gruppo e una serie di interviste distribuite in vari periodi, le recensioni scritte in occasione delle uscite discografiche della band ed il resoconto delle nottate trascorse in RAI durante le conduzioni del giornalista romano.
Ne esce, attraverso le vicende degli Afterhours , una storia del "indie-rock" italiano degli ultimi decenni (di cui autore e scrittore sono stati e sono tra i principali protagonisti) con le sue potenzialità e le sue miserie, con le occasioni colte e quelle mancate, le (inutili e autolesioniste) polemiche e l'energia che, nonostante tutto, continua a fluire in questo ambito da sempre così (quasi volutamente) ristretto e di nicchia.
Manuel è ficcante, colto, sempre aperto al confronto (e quando occorre allo scontro) e sincero.
Una delle poche vere rockstar nostrane.

STEFANO SPAZZI - Ancona Beat
Sono sempre stupendi questi omaggi a scene nascoste e dimenticate, pur se di estrema nicchia, della favolosa epopea BEAT italiana dei 60's.
Testimonianze di una vitalità incredibile, in un periodo in cui il mondo giovanile esplodeva grazie a Beatles ed affini.
STEFANO SPAZZI documenta quella di ANCONA, tra decine di nomi, per lo più sconosciuti e rimasti nell'oblìo, vissuti tra il 1964 e i primi 70's quando rimasero quasi tutti decimati da problemi lavorativi, famigliari ma soprattutto dalla naja che interruppe la carriera della maggioranza dei protagonisti.
Rimangono le vicende dei GOBBI che nel 1966 trasformavano i concerti in veri e propri happening teatrali, anche estremi o dei TABU', WANTED, PRONIPOTI, LE OMBRE (gli unici che arriveranno a suonare al mitico Piper con Pooh, Ragazzi del Sole, Lord Beau Brummel), i KINGS che diventeranno la backin band di Fausto Leali, Rosanna Fratello, Adriano Pappalardo, suonando in tutto il mondo.
Ma anche WANTED, SPIRITUALS, The SO e decine di altri.
Correda il tutto una prefazione a Gene Guglielmi, varie interviste e gustosissimi aneddoti oltre ad un' abbondante documentazione fotografica. Per gli appassionati un'appendice con cui completare la collezione di notizie storiche sul periodo.

COSE & SUONI
Lilith and the Sinnersaints in momentanea pausa.
Nel 2016 un nuovo progetto abbastanza clamoroso e particolare....

www.lilithandthesinnersaints.com
https://www.facebook.com/LilithandtheSinnersaints

Mie recensioni su www.radiocoop.it

IN CANTIERE
Un nuovo libro, una collaborazione ad un altro, una sorpresa in ambito musicale (se va in porto) e un paio di presentazioni.
Il 16 ottobre a FIRENZE a Le Murate il libro su WELLER con ALEX LOGGIA degli Statuto alla chitarra e il 4 dicembre ad Arco (Trento).

martedì, settembre 29, 2015

Get Back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

GRAHAM DAY and the GAOLERS - Soundtrack of the daily grind
GRAHAM DAY and the GAOLERS - Triple distilled

Tra il 2007 e il 2008, l’IMMENSO GRAHAM DAY (Prisoners, Prima Movers, Solarflares per chi non lo sapesse) si unisce a Gaolers (ovvero due dei Woggles, garage band americana) e incide due spettacolari album di garage beat con pochi rivali nell’ambito.
Più articolato l’esordio, con maggiori aperture melodiche e più riferimenti ai 60’s, furioso, feroce il secondo, con un “tiro” , un’energia, una potenza raramente riscontrabile in questi luoghi artistici.
A cui si aggiunge la sconfinata capacità compositiva di Graham, tra i personaggi più sottovalutati della storia del rock inglese.
Due album che si perdono purtroppo nell’oblìo ma che meriterebbero un ascolto costante: c’è dentro TUTTO quello che una band garage beat dovrebbe fare !

THE CITY - Now that everything’s been said
Poco conosciuta da noi CAROLE KING è una star in USA.
E ne ha ben donde. Lei è quella che con il marito Gerry Goffin scrisse brani come “Don’t bring me down” (Animals), “Chains” (cookies e poi Beatles), “One fine day” (Chiffons), “Pleasant valley sunday” (Monkees) ma soprattutto “A natural woman” per Aretha Franklin.
Poi una fortunatissima carriera da cantautrice (vedi il gioiello “Taperstry”) preceduta nel 1969 da una breve esperienza coni The City che produsse un discreto alb um, ora di nuovo disponibile in ristampa, in cui si viaggia in un 60’s sound di sapore West Coast molto gradevole e fresco dove, in particolare, riluce il brano introduttivo “Snow queen” piccolo gioiello dimenticato.

lunedì, settembre 28, 2015

Intervista a PAUL WELLER



Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK e la traduzione di quella a GRAHAM DAY, CARMELO LA BIONDA ai MADS, CRISTINA DONA', TIM BURGESS dei Charlatans, JOYELLO TRIOLO, SIMONA NORATO e la traduzione di un'intervista a RICK BUCKLER, MICK JONES, MONICA FRANCESCHI, SALVO RUOLO, MAURIZIO MOLGORA è la volta oggi di PAUL WELLER.

Le precedenti interviste sono qua:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

PER GENTILE CONCESSIONE del mensile CLASSIC ROCK per cui ho il piacere e l'onore di scrivere, pubblico l'intervista INTEGRALE a PAUL WELLER del 5 luglio 2015 al "Vittoriale" di Gardone (BS), poco prima del suo concerto. Sulla rivista, per ragioni di spazio e di editing è stata pubblicata in versione leggermente diversa.

In una torrida giornata di inizio luglio, un’oretta prima dell’inizio del concerto nello splendido scenario del Vittoriale di Gardone Riviera, Paul Weller mi accoglie, con il prezioso aiuto di Flavio Captain Stax Candiani, nei freschi camerini situati sotto il palco.
Di lì a poco darà vita ad un eccellente act, supportato da una band che fa faville, prevalentemente imperniato sull’ultimo album SATURNS PATTERN, con rare concessioni a Jam (Start!) e Style Council (la conclusiva My ever changing moods) e ripescaggi di brani minori e poco conosciuti del suo ormai sterminato repertorio solista.
Weller si presenta a torso nudo, in splendida forma, gioviale e disponibile (contrariamente alla sinistra fama di mangia giornalisti), anche se si conferma persona dalla lingua tagliente.
Gli squilla il cellulare (dunque non è vera la leggenda che non ne possiede uno) ma, educatamente, lo spegne subito.

“Ciao Capitano (Flavio ndr) felice di rivederti e mi ricordo di te, Tony, mi hai dato il libro che hai scritto su di me un mesetto fa a Milano. Non leggo l’italiano ma mi dicono che hai fatto un buon lavoro, grazie”

Sono qua per intervistarti per Classic Rock.

Bene, esiste anche una versione italiana. Mi fa piacere, è una buona rivista.
E ormai anch’io posso definirmi Classic Rock, no ?

Da IN THE CITY a SATURNS PATTERN hai sempre fatto album diversi l’uno dall’altro. E’ una scelta spontanea o è pianificata ?

In parte è vero, ho sempre cercato di fare cose differenti.
Il mio principale riferimento in questo senso sono sempre stati i Beatles. Hanno fatto album che in qualche modo si sono relazionati l’uno con l’altro in una specie di opera globale.
Credo che la tua osservazione sia in effetti giusta e possibile, è comunque quello che ho sempre voluto fare fin dagli inizi.
Con l'ultimo album ad esempio sono arrivato in studio solo con qualche testo e senza nessuna canzone. E' nato tutto lì, senza particolari idee su cosa o come fare.

E alla fine suona diverso da quello che hai fatto prima anche se è pieno di riferimenti al tuo passato.

Credo che non ci sia molta musica in giro che possa essere paragonata a SATURNS PATTERN, può sembrare arrogante ma è così.

Penso che sia uno dei tuoi migliori album di sempre.

Mi fa molto piacere che tu lo pensi, grazie.
Non so se è uno dei migliori ma lo ritengo sicuramente molto riuscito.

Visto che ne hai parlato ne approfitto per chiederti quale album dei Beatles preferisci.

E’ davvero difficile per me sceglierne uno, mi piacciono fottutamente tutti, hanno avuto così tanta importanza per me. Ma se proprio devo dirtene uno è REVOLVER.
Quello che diresse il timone in avanti.
Era il 1966 ed erano proiettati nel futuro, sia a livello compositivo che di sonorità, nel modo di mixare e nella produzione.

E’ insolito che nella rock music si riesca a migliorare così tanto rispetto ai dischi della gioventù, di solito i grandi artisti esprimono il meglio di sè agli esordi.

Non è sempre così, ci sono molti esempi che dimostrano il contrario, lo hai appena detto anche tu a proposito di SATURNS PATTERN (ride).
Prendi Paul Mc Cartney, sappiamo bene cosa ha fatto ma con MEMORY ALMOST FULL, che ha realizzato quando aveva più di sessant’anni, credo, (è del 2007, Paul aveva 65 anni ndr) è riuscito a comporre uno dei suoi migliori dischi di sempre.
Soprattutto c’è un brano, YOU TELL ME, che per me è di una bellezza incredibile e può tranquillamente stare tra i suoi pezzi più riusciti.

La black music è sempre stata tra le tue principali influenze.
Cosa può spingere un ragazzo giovane, cresciuto in una cultura “bianca”, ad andare a scavare in una musica e una cultura così lontane e diverse ?


La musica è universale, è la stessa cosa che Keith Richards ha trovato nel blues, in Muddy Waters. Non so in cosa tu creda ma io penso che l’uomo arrivi da un solo posto. E questo posto è l’Africa.
E la black music americana, il soul, il funk, il rhythm and blues arrivano da lì, dall’Africa.
Alla fine è un tema ricorrente in tutte le culture, tutte suonano con strumenti simili, con basi percussive su cui vanno ad intrecciarsi le armonie di strumenti a corde, delle voci o di strumenti a fiato.
In qualche modo anche se siamo nati e cresciuti in luoghi così lontani, riconosciamo le nostre origini e attraverso certi dischi e musicisti le riscopriamo dentro di noi.

La nostra generazione è stata la prima che ha visto i kids delle sottoculture (mods, punk, skins etc) crescere, diventare adulti e non abbandonare quello che fino a poco tempo fa era un fenomeno solo adolescenziale.

E’ molto semplice: è come una qualsiasi religione.
Ci sono i mussulmani o i cristiani: il mod è la nostra religione, noi siamo mods.
E’ una cosa che, volenti o nolenti, porteremo con noi fino alla tomba. Alla fine degli anni 50 in Inghilterra una nuova generazione creò e abbracciò questo stile, questa cultura, questa filosofia, nel nome del cambiamento.
E nel corso degli anni nuovi giovani si sono avvicinati e hanno trovato in questa cosa una ragione di vita e una forma di identità, fino ai giorni nostri. E ogni volta hanno aggiunto qualcosa, rendendo il mod attuale e mai nostalgico.

In un’epoca in cui non mancherebbero stimoli e pretesti per parlare di sociale (emarginazione, crisi, immigrazione, emigrazione, guerre etc) sembra che i giovani musicisti parlino sempre meno di politica e di impegno.

Non so cosa pensarne se non che sia lo specchio dei tempi.
Negli ultimi 20 anni la politica si è appiattita, è diventata una merda ad appannaggio dei media, non si cura dei bisogni e degli interessi della gente.
E’ una corporazione che bada solo a sè stessa.
Di conseguenza le persone, me incluso, hanno perso interesse e fiducia.
Questo fottuto sistema auto referenziale è sbagliato, ha ingannato un sacco di gente, come me, genuinamente e sinceramente portata e coinvolta a contribuire al bene comune e della società. Una fottuta fregatura, capisci ?

Hai mai preso lezioni di canto ?

Ho preso un paio di lezioni negli 80's ai tempi degli Style Council ma mi sono subito accorto che era una fuckin bullshit.
Ma credo che la mia voce con il tempo sia un po’ migliorata.
Forse l’allenamento migliore è il mio pacchetto di sigarette.

Ne fumi molte ?

Bè, quando sono in tour è facile fumare più del solito, a casa cerco di limitarmi un po’.
(Sul palco sfrutta spesso e volentieri i brani più lunghi e dilatati, le pause, qualche solo di chitarra di Steve Cradock o di tastiera per accenderne qualcuna).

Quale sarebbe la band ideale con cui vorresti suonare o incidere un disco ?

Nessun dubbio, gli Small Faces, assolutamente.

Con due di loro hai suonato ! (suggerisce Cpt Stax)

Si, con Kenney Jones e Ian McLagan, ho avuto questa fortuna e questo grande privilegio e ribadisco: solo ed unicamente con gli Small Faces.

Uno dei tuoi album che preferisco in assoluto è il secondo dei Jam THIS IS THE MODERN WORLD.
Era così imperfetto e apparentemente debole ma è proprio per quello che mi piace, quella sua urgenza, quella sua spontaneità, sincerità.


Strano davvero. Ti dirò, non mi ricordo granchè di quell’album, sono anni ed anni che non lo riascolto più ma se mi dici così, ti credo (ride).
Che cosa strana che ci stampassero in Italia, non pensavo ci conoscesse qualcuno ai tempi dalle vostre parti.

In effetti nel 1977/78 eravate assolutamente sconosciuti da noi.

Non abbiamo mai suonato in Italia con i Jam ma mi ricordo di essere venuto a Roma in televisione.

Si, nel 1980 alla Rai a presentare in playback il singolo “Going underground” (suggerisce Flavio).

E’ vero, hai ragione, ma non ho mai visto quel filmato (andato perduto negli archivi Rai ndr)

Mi colpì così tanto la copertina di THIS IS MODERN WORLD per me giovane mod alla ricerca di immagini e riferimenti estetici.

Era particolare, è vero, molto pop art, così 60’s, una cosa insolita per i tempi in cui tutti cercavano di shockare con immagini forti.

So che stasera in scaletta non dovremo aspettarci troppi sguardi al tuo passato.

Vivo nel presente e guardo avanti, non sono nostalgico. Jam, Style Council e i vecchi album mi appartengono sempre ma bisogna evolversi, essere moderni e modernisti, you know (ci sogghigna, conoscendo i suoi due “polli” vestiti in impeccabile look mod...).

La scaletta del concerto

I'm where I should be
Long time
Wild Blue Yonder
White sky
Into tomorrow
Above the clouds
The attic
Saturn patterns
Goin my way
On the floorboards up
Friday Street
Shadow of the sun
Brad new toy
You do something to me
Come on/Let's go
Start!
Whirlpools End

BIS
Out of the sinking
In the city streets
My ever changing moods

DUE APPENDICI

Il giorno dopo Weller avrebbe dovuto suonare in Friuli (concerto annullato per la pioggia) e in un'intervista al "Piccolo" di Trieste a Elisa Russo dice: "Ieri abbiamo già fatto una data in provincia di Brescia.
Li' ho incontrato Tony Face che mi ha anche intervistato
"....


Qualche mese fa il mio amico Enrico lo incontrato fortuitamente in Warwick Avenue a Londra, dove abita, con moglie e gemelli John Paul e Bowie.
E tra una foto e qualche convenievole gli dice che è di Piacenza.
Weller ricorda di averci suonato (dieci anni fa...) e gli dice di salutargli Tony, che ha scritto un libro su di lui.


FA PIACERE

domenica, settembre 27, 2015

Le piramidi bosniache



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Nelle foto: la collina e la "piramide" come la immagina il "ricercatore".

Semir Osmanagić è un, quantomeno, bizzarro personaggio che da anni lotta per dimostrare che presso VISOKO in BOSNIA sorgerebbero delle piramidi, costruite dall'uomo 12.000 anni fa.
La collina Visočica ha un aspetto piramidale, è alta circa 200 metri rispetto al territorio circostante e sulla sua sommità un tempo sorgeva l'antica città di Visoki.
Dal 2006 sono iniziati vari scavi mediante i quali Osmanagic presume di aver trovato le prove della sua teoria, affermando di aver coinvolto una squadra internazionale di archeologi provenienti da Australia, Austria, Bosnia, Scozia e Slovenia gran parte dei hanno però affermato di non aver partecipato allo scavo e di non aver mai visitato il sito.
Le sue teorie appaiono assolutamente assurde, partendo dall'impossibilità per le popolazioni abitanti il luogo 12.000 anni di poter costruire un manufatto del genere (si trattava di pochi cacciatori e il luogo era ricoperto di ghiaccio).
Anche i presunti ritrovamenti di lastre scolpite che farebbero presupporre l'intervento umano sono state sbugiardate, come alcune iscrizioni (che pare siano state scolpite recentemente).
Pare invece che lo scavo di Osmanagić porti alla luce e/o distrugga materiale di origine medievale, di sicuro valore, senza che le autorità stiano facendo granchè per fermarlo.
Nonostante ciò esiste, immancabile, una corrente di pensiero che sembra appoggiare la follìa del "ricercatore".

sabato, settembre 26, 2015

STEFANO SPAZZI - Ancona Beat



Sono sempre stupendi questi omaggi a scene nascoste e dimenticate, pur se di estrema nicchia, della favolosa epopea BEAT italiana dei 60's.
Testimonianze di una vitalità incredibile, in un periodo in cui il mondo giovanile esplodeva grazie a Beatles ed affini.
STEFANO SPAZZI documenta quella di ANCONA, tra decine di nomi, per lo più sconosciuti e rimasti nell'oblìo, vissuti tra il 1964 e i primi 70's quando rimasero quasi tutti decimati da problemi lavorativi, famigliari ma soprattutto dalla naja che interruppe la carriera della maggioranza dei protagonisti.
Rimangono le vicende dei GOBBI che nel 1966 trasformavano i concerti in veri e propri happening teatrali, anche estremi o dei TABU', WANTED, PRONIPOTI, LE OMBRE (gli unici che arriveranno a suonare al mitico Piper con Pooh, Ragazzi del Sole, Lord Beau Brummel), i KINGS che diventeranno la backin band di Fausto Leali, Rosanna Fratello, Adriano Pappalardo, suonando in tutto il mondo.
Ma anche WANTED, SPIRITUALS, The SO e decine di altri.
Correda il tutto una prefazione a Gene Guglielmi, varie interviste e gustosissimi aneddoti oltre ad un' abbondante documentazione fotografica.
Per gli appassionati un'appendice con cui completare la collezione di notizie storiche sul periodo.

venerdì, settembre 25, 2015

Intervista a MAURIZIO MOLGORA



La rubrica INTERVISTE si rivolge anche ad Artisti non necessariamente musicisti.
Oggi è la volta di MAURIZIO MOLGORA, fotografo.

Le altre interviste sono qui
:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

Nato nel 1964 a Milano. Visual e graphic designer lavora da anni nel campo della comunicazione. Ha iniziato negli anni ’80 come autore di comics underground, suoi lavori sono stati pubblicati su fanzine e riviste italiane.
In Svizzera ha pubblicato, tra le altre, per Extra del Corriere del Ticino e Il Diavolo.
Dopo qualche esperienza nella pittura neo-espressionista (partecipazione a diverse collettive) ha scelto di dedicarsi alla fotografia, disciplina che affianca a grafica e illustrazione nella sua attività professionale.
La ricerca fotografica di Molgora spazia attraverso le categorie stabilite per trovare un proprio linguaggio che parte dal reale e indaga i territori limitrofi innestando una componente di meraviglia "psichedelica" nell'osservazione.
L'approccio di Molgora alla fotografia si lega in modo indissolubile alla sua esperienza personale ed umana, ad una visione di DO IT YOURSELF radicata, insofferente alle categorie e ad ogni forma di purismo, innestata nel quotidiano, dal quale trae carburante ideologico ed esistenziale, evitando trappole intellettuali ed estetiche, tanto da essere defiinita "fotografia punk"
.

1 Hai iniziato come negli anni ’80 come autore di comics underground lavorando per fanzines e riviste

I fumetti, i comics, sono stati, prima del rock, un serbatoio di immaginario, un “visionary tank” incredibile per me.
Da bambino, nei grigi anni ‘70 della periferia milanese del quartiere Giambellino con il tram e i lampioni gialli, i fumetti Marvel erano una botta di colore e di dinamicità adrenalinica. Passavo molte ore a disegnare i miei giornalini personali, scopiazzati dai maestri.

I miei eroi avevano nomi esotici: Jack Kirby, Steve Ditko, Gene Colan e poi Magnus (italiano ed immenso!), Will Eisner, e tanti altri. Crescendo sono passato, come molti della mia generazione, al fumetto underground: Crumb, Shelton, Corben, Moebius.
Storie allucinate e fuori di testa, antieroi che mixavano con disinvoltura doppata Disney ed Hendrix, Marx e Warhol.
la rivista Frigidaire era la Bibbia per me, Andrea Pazienza il Papa! Tamburini, Scòzzari e la banda i vescovi.
Il fumetto tra gli anni 70 e 80 ha rappresentato per me un abecedario visuale importante, più sporco, vivo e pulsante dell’arte contemporanea, sterilizzata nelle gallerie e nei musei.
Questo amore per il comic negli anni si è smosciato, mi hanno regalato un bel libro di Zerocalcare ad esempio, e ti devo dire che non mi ha preso più di tanto. Credo sia una questione generazionale, lui parla ai suoi coetanei, io sono uno di mezz’età!
Tornando al passato nell’era appena pre-digitale la fotocopiatrice era il vero oggetto del desiderio (non per niente Ranxerox..). Disegna, taglia, incolla e fotocopia: producevamo i nostri comics e le nostre fanzine senza dover chiedere niente a nessuno!
Il materiale fotocopiato, con la sua “bassa fedeltà” mi appare ancora oggi intrigante, vibrante, più potente del digitale pulitino pulitino.

2 Hai vissuto gli anni 80 dell’underground, dell’hardcore punk, dei centri sociali. Cosa e quanto è cambiato, quanto si è perso di quella spontaneità, di quell’energia.

Devo ammettere che non sono mai stato un gran frequentatore di centri sociali...
In un modo o nell’altro non mi sono mai sentito “comfortable” in nessuno di essi, nonostante li girassimo parecchio.
Ho vissuto da vicino l’onda punk e delle altre sottoculture, anche se non posso dire di averne preso parte attiva
. In ogni caso sia l’iconografia Punk che quella Mod-sixties mi hanno influenzato molto.
Del punk mi ricordo soprattutto l’epoca “anarco” , quella dei Crass e dei Poison Girls. La grafica dei loro dischi (ad opera di Gee Vaucher, un genio!) mi prendeva tantissimo: gli album si aprivano a poster, pieni zeppi di disegni, foto, loghi, slogan, una figata totale.
Il Do-It-yourself ruspante di quell’epoca si è perso secondo me. Il bello di allora è che le informazioni, il materiale (ma anche l’abbigliamento) erano difficili da reperire, non bastavano due clic... Per cui sopperivamo con la fantasia, immaginandoci scenari che non esistevano.
Lo spasso era vedere un amico punk con gli scarponi da montagna del padre, perchè i Doc dovevi andare all’estero a prenderli, una dark con la Madonnina di plastica di Lourdes attaccata al collo, cose così, spontanee e creative.
Comunque internet, il download, l’accesibilità totale sono una GRAN FIGATA!!!!
Non disprezzo il presente anzi...

3 La tua arte può essere definita Fotografia Punk. Spiegaci meglio

Il punk (come tua moglie Lilith ha suggerito con una “domanda retorica”) ci ha insegnato qualche cosa.
Sicuramente ci ha trasmesso l’urgenza, ossia a non aspettare. Non aspettare e non aspettarsi nulla, semplicemente fare, in modo diretto, quello che ti piace, quello che ti attizza!
Inoltre come nella musica anche in fotografia esistono dei generi e dei sottogeneri, alcuni molto rigidi e settoriali, sbattersene le palle e mischiarli senza problemi è un atteggiamento punk!
Detournando il grande maestro Stefano Tamburini, la fotografia “deve avere i muscoli e le lamette”, se no è moscia!!!

4 Quanto può essere “musicale” il mondo della fotografia, visto che abbiamo parlato di “fotografia punk”

C’è grande contaminazione tra le due discipline. Maestri che hanno dedicato la loro carriera e la loro visione al rock sono numerosi, c’è una lunga tradizione sia all’estero che in Italia. Dalle superstar Mick Rock, Gered Mankowitz e Annie Leibovitz passando per Bob Gruen e Dennis Hopper fino a quelli di “nicchia” come Adam Ritchie, che ha lavorato con i Velvet alla Factory o Pennie Smith con i Clash, ci sono decine (se non centinaia) di esempi.
Fondamentale per l’immaginario rock ricordiamo il fotografo Storm Thorgerson dello studio Hipgnosis: il suo apporto è pari a quello di band di prima grandezza della storia del rock.
In Italia abbiamo il grande Guido Harari che in 40 anni di carriera ha immortalato numerosi mostri sacri, come Lou Reed, Bob Dylan, Patti Smith, Peter Gabriel. Harari gestisce anche una galleria specializzata in fotografia rock, la “Wall Of Sound Gallery” ad Alba. Tra i “giovani” italiani mainstream citerei Mattia Zoppelaro.

5 In Italia c’è una percezione della Svizzera come luogo lindo, pulito, ordinato.
Tu che ci vivi da tempo come percepisci questo luogo comune ?
Sotto l’apparenza esteriore cova qualche forma di ribellione o di antagonismo.


La Svizzera è un piccolo bizzarro paese.
Oltre la facciata linda c’è un grande rispetto per la libertà individuale.
In Svizzera esiste una tradizione libertaria radicata, che arriva fino ai nostri giorni.
Rivoluzionari come Bakunin, Lenin, Kropotkin hanno soggiornato a lungo in questo Paese. A Zurigo nel 1916 è stato fondato il movimento DADA, mentre a Basilea un ventennio dopo un chimico di nome Albert Hofmann sintetizzava un certo acido lisergico, che avrebbe influenzato la cultura popolare pesantemente.
Tutto banche, monti e laghetti? Non credo proprio....

6 Abitualmente fai mostre o esposizioni. Dove si possono vedere le tue foto normalmente, quali canali preferisci ?

Sono molto pigro e non curo tanto questo aspetto.
Per ora carico semplicemente le mie serie in Facebook, strumento che mi consente a costo zero di mettere infinite immagini. Oltre alle classiche mostrine collettive e personali ho cercato in passato di trovare canali innovativi, come proiettare sui palazzi o stampare al plotter grandi formati da attaccare sui muri.
Il tema di veicolare le proprie foto è fondamentale, viviamo sommersi da immagini di tutti i tipi, trovare mezzi alternativi è tracciare nuove strade.

7 C'è stata qualche foto che ricordi in particolare, a cui è legato qualche aneddoto (tipo la più complicata che hai mai fatto) ?

Ricordo con affetto (non per la complicanza ma per la simpatia, e non per “leccare” eh?) la piccola “session” fotografica per la copertina del CD di Lilith and the Sinnersaints a casa vostra a Piacenza con la band e con Manlio Benigni, con super-pranzo piacentino e successivi scatti “en plein air” nella bellissima campagna!!!

8) Alla domanda finale non è mai scappato nessuno. La tua lista di 10 dischi da portare sulla solita isola deserta

… mmmh ti butto lì quello che mi viene in mente:
10) In the Land of Grey and Pink - Caravan
quando ero più giovane “schifavo” il prog... Grande cazzata! Alcuni album sono spettacolari! Questo su tutti!

9) Yeti - Amon Düül II
I tedeschi erano i più fuori di tutti, ma sotto il rumore sono anche un bel po’ POP...

8) Tommy - The Who
da ragazzino ho consumato la mia copia... Adesso faccio più fatica ad ascoltarlo tutto ma gli Who restano intoccabili

7) SF Sorrow - The Pretty Things
Un Tommy più a fuoco e con maggior sintesi. Ho visto i PT qualche anno fa e hanno riproposto a sorpresa diversi pezzi di questo concept, una figata!!!!

6) White Album - the Beatles
è come la pasta, come si potrebbe vivere senza? (celiaci a parte!)

5) Curtis - Curtis Mayfield
Capolavoro funk-soul con Move on up.
Stile infinito!!!

4) Doppia posizione :
a) Sandinista - the Clash /
Lo presi quando uscì, London calling è più bello... ma Sandinista è un disco multiforme, a tratti inconcludente ma geniale.
b) Husker Du - Zen Arcade
Un disco pazzesco, meraviglioso e spietato!

3 Forever changes - Love
senza parole... ne ho due copie su Elektra oro, le tengo entrambe!

2) Velvet Underground e Nico
Il disco della banana è un’opera d’arte contemporanea, l’avrei messo al numero 1 ma mi sembrava troppo banale!!!!
Da appendere nel salotto buono.

1) Let it Bleed - Rolling Stones
L’iper-America immaginata da 5 giovani inglesi, più viscerale e nera che se fossero nati in Alabama!

mi sono rimasti fuori un botto di nomi: Kinks, Small Faces, Traffic, Spirit, Stooges, Cream, King Crimson, Hawkwind, Joy Division, Social Distortion, Bowie, Can, Jam, Funkadelic, ecc. ecc. La prossima volta facciamo i 100 dischi preferiti!!!

giovedì, settembre 24, 2015

Il campionato di calcio più piccolo del mondo



A cura di ALBERTO GALLETTI.

Le Isole Scilly sono un arcipelago al largo del Land’s End la punta estrema occidentale della Cornovaglia nella quale contea sono incluse, in realtà si governano autonomamente, vi si svolge il più piccolo campionato di calcio (apparentemente) al mondo: due sole squadre.
Il campionato è registrato ufficialmente alla Football Association, la federcalcio inglese.
Fu formato nel 1919 come Lyonesse Inter-Island Cup cui partecipavano le squadre delle isole di St.Mary,s , Tresco, St. Martin’s, Bryher e St. Agnes’,arrivati al 1950 solo due squadre rimasero in piedi i Rangers e i Rovers e furono trasferite sull’isola di St.Mary’s.
Dal 1984 i loro nomi sono stati cambiati, e mantenuti in Garrison Gunners, e Woolpack Wanderers rispettivamente e da quell’anno le due squadre si contendono ufficialmente quello che è considerato sulle isole il campionato vero e proprio.
Il campionato consiste in 17 partite da disputarsi tra le due squadre tra novembre e marzo.

Vi si disputano anche due Coppe, la Wholesalers Cup la coppa nazionale e la Foredeck Cup equivalente della coppa di lega, entrambe da aggiudicarsi su partite di andata e ritorno, in aggiunta c’è anche un Charity Shield (la nostra supercoppa), partita con la quale si apre la stagione.
La composizione delle squadre è singolare quanto incredibilmente sportiva, a inizio stagione i due capitani si incontrano (al pub del Scillonian Club sull’isola di St. Mary’s) e dopo aver effettuato il toss (lancio della moneta) scelgono i giocatori liberamente tra gli abitanti dell’isola che giocano, alternatamente, come si faceva all’oratorio col pari e dispari, le squadre durano poi per tutta la stagione.
L’età media è superiore ai 35 anni con Chas Wood (ex-presidente della federazione dell’isola) che a 70 anni suonati ancora gioca a centrocampo, dichiara inoltre che il sistema di formazione delle squadre è perfetto perché garantisce sempre equilibrio.
L’arbitro è sempre lo stesso, Paul Charnock, ex-arbitro della Vauxhall Conference (la nostra serie D), in pensione e ritiratosi sull’isola di St. Mary’s.
Inoltre per non farsi mancare nulla della gustosa tradizione natalizia del calcio inglese, il giorno di S.Stefano anche la minuscola isola di St.Mary ha il suo Boxing Day football con la partita giovani contro vecchi nella quale i ranghi delle due squadre partecipanti al campionato vengono rimescolati in base all’età. In totale 23 incontri a stagione tra le due compagini.
Ogni fine partita viene poi celebrato allo Scillonian club davanti alle immancabili pinte a parlare dell’incontro appena terminato.
Prima degli Europei di calcio del 2008, Adidas ha lanciato una campagna pubblicitaria, Dream Big, raccontando l’incontro tra alcuni dei più grandi campioni internazionali (tra cui David Beckam, Lionel Messi, Michael Ballack e Kaká) e le squadre di calcio più piccole del mondo, tra cui quelle delle isole Scilly: David Beckham, Patrick Viera e lo storico capitano del Liverpool Steven Gerrard hanno allenato per qualche giorno i ragazzi delle squadre dell’arcipelago calandosi magnificamente nella parte fu un episodio davvero bello per tutti.
Mike Green, abitante di St. Mary’s da 30 anni ed ex giocatore ben sintetizza tutto questo: ‘Viviamo insieme, lavoriamo insieme, giochiamo a calcio insieme, questo è come dovrebbe essere.’
E lo è!

Queste le vittorie in campionato che son riuscito a recuperare
2005 - Garrison Gunners
2006 - Woolpack Wanderers
2007 - Woolpack Wanderers
2008 - Garrison Gunners
2009 -
2010 - Woolpack Wanderers

mercoledì, settembre 23, 2015

Giovanni Borghi



Giovanni Borghi è stato uno dei più importanti e particolari imprenditori italiani del boom economico, fondatore della Ignis (produzione elettrodomestici) e titolare della Emerson (azienda toscana produttrice di tv color e videoregistratori).
Soprannominato il"cumenda", in lombardo "commendatore" è noto per la frase "Sa'l custa?" ("Quanto costa?") quando voleva comprare qualcosa (qualsiasi...).
Arrivava ogni mattina in fabbrica in auto o in elicottero, ma, una volta entrato inforcava la sua bici gialla e, accompagnato dai suoi più stretti collaboratori, anche loro su due ruote, faceva il giro degli stabilimenti senza mai fermarsi impartendo ordini.

Fu il primo ad intuire il potenziale del marchio abbinato allo sport e divenne così proprietario della Pallacanestro Varese (la mitica Ignis Varese con cui vinse numerosi scudetti e 4 Coppe dei Campioni) e del Varese Football Club, che portò in Serie A dove disputò una serie di dignitose stagioni).
Si occupò anche di ciclismo (tra i ciclisti in squadra Ercole Baldini e Miguel Poblet), pugilato ( Sandro Mazzinghi e Duilio Loi) e il canottaggio fondando la storica Canottieri Ignis e portando Stefano Martinoli alle Olimpiadi.

Nella canzone "Lui - i borghesi" Giorgio Gaber lo nomina fra gli apostoli di "Lui" insieme ad Agnelli, Pirelli ed altri.
Poco nota la vicenda proto ecologista che lo vide protagonista: durante un inverno freddissimo le rondini non riuscivano ad emigrare.
Borghi ordinò al suo pilota, Piero Torri, di prendere l’aereo personale e di andarle a raccogliere in una decina di capitali dell’Europa del Nord e di portarle in scatole di cartone per liberale poi sull’aeroporto di Napoli.

martedì, settembre 22, 2015

Federico Guglielmi - Manuel Agnelli - Senza appartenere a niente mai



MANUEL AGNELLI è un personaggio ANTIPATICO.
Uno che è partito dalle cantine, dal basso, come tutti, come tanti, e ce l'ha fatta, ha avuto successo, fama e riscontri.
E questo in Italia è imperdonabile e di conseguenza Agnelli è antipatico.
E poi è ARROGANTE perchè dice quello che pensa, non gira intorno alle questioni, è pungente e tremendamente diretto, chiama le cose con il loro nome e se ne frega se qualcuno si potrà risentire.
E anche questo da noi è imperdonabile e di conseguenza Agnelli è arrogante.

Ce lo conferma questo eccellente ritratto che ne fa Federico Guglielmi per la VoloLibero Edizioni (si, è la casa editrice che pubblica i miei libri e se qualcuno vuole pensare male si fotta, ok?).
Il libro è veloce, snello ed essenziale, mai agiografico, con una doverosa ma breve storia dell'attività del gruppo e una serie di interviste distribuite in vari periodi, le recensioni scritte in occasione delle uscite discografiche della band ed il resoconto delle nottate trascorse in RAI durante le conduzioni del giornalista romano.
Ne esce, attraverso le vicende degli Afterhours , una storia del "indie-rock" italiano degli ultimi decenni (di cui autore e scrittore sono stati e sono tra i principali protagonisti) con le sue potenzialità e le sue miserie, con le occasioni colte e quelle mancate, le (inutili e autolesioniste) polemiche e l'energia che, nonostante tutto, continua a fluire in questo ambito da sempre così (quasi volutamente) ristretto e di nicchia.
Manuel è ficcante, colto, sempre aperto al confronto (e quando occorre allo scontro) e sincero.
Una delle poche vere rockstar nostrane.


DOMANI SERA alle 18,00 al BALADIN di Via Solferino 56 a Milano la presentazione ufficiale
SARANNO PRESENTI:
Federico Guglielmi, Manuel Agnelli e Niccolò Vecchia (conduttore radiofonico di Radio Popolare)

domenica, settembre 20, 2015

Le fermate dei bus sovietiche



La fine del mondo è la rubrica domenicale (ORMAI , inaspettatamente, SEGUITISSIMA) che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post
:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

Chris Herwig è un fotografo canadese che è andato a lungo alla ricerca delle pensiline degli autobus dell'ex Unione Sovietica.
Ha girato a lungo l'ex impero sovietico, macinando migliaia di kilometri, raccogliendo una grande quantità di materiale fotografico ora pubblicato in un libro.
Un campionario artistico bizzarro e creativo al limite della visione psichedelica.

Come spiega lo stesso Herwig:
In un paese uniforme come l'URSS per qualche strana ragione le pensiline erano una delle poche opzioni a disposizione di un artista per racimolare un po' di soldi, spesso frutto del desiderio della comunità locale di artisti di creare qualcosa.
Penso fosse un'iniziativa di arte pubblica. Un modo attraverso cui gli artisti avrebbero potuto esprimersi.
Erano una cosa talmente piccola e insignificante che la loro creatività non avrebbe costituito un problema.
Alcune promuovono la cultura locale, come in Kirghizistan, dove se ne trovano con la forma del copricapo tradizionale.

sabato, settembre 19, 2015

Mondiali Rugby 2015



Partono i Mondiali di Rugby 2015 in Inghilterra.
Difficile registrare particolari sorprese al primo turno se non nel Girone A dove due posti se li contendono Australia, Inghilterra e Australia (senza considera l'incognita Figi che potrebbe dare qualche dispiacere a qualcuno, fuori dai giochi l'Uruguay).
Sudafrica, Samoa e Scozia per i due posti nel secondo girone (Usa e Giappone senza speranze), facile per Nuova Zelanda e Argentina nel C (Tonga, Georgia e Namibia potranno fare ben poco) e non dovrebbero esserci problemi per Francia e Irlanda nel nostro girone dove possiamo battere Canada e Romania ma poco altro.

La Nuova Zelanda campione in carica ha vinto l'87% dei match giocati negli ultimi dieci anni ma fuori casa non ha mai vinto un mondiale, ha giocatori un po' vecchi e ultimamente ha faticato.
Il fattore campo può favorire l'Inghilterra e poi ci sono le solite Australia e Sudafrica.

Ed ora il contributo prezioso e sicuramente ben più competente di ALBERTO GALLETTI

Ha preso il via ieri sera con la partita Inghilterra-Fiji (35-11) l’ 8^ edizione della Coppa del Mondo di Rugby un torneo dalla storia già leggendaria ed appassionante nonostante l’origine relativamente recente.
Un’evento globale ormai con cifre da capogiro, oltre 2,3 milioni di biglietti venduti per le 48 partite su 2.45 milioni messi in vendita, con un’affluenza media allo stadio già garantita di 47916 spettatori a partita, si giocherà in 8 stadi da calcio tra i quali Villa Park casa dell’Aston Villa ed Elland Road casa del Leeds United e 5 campi da rugby.
Le partite raggiungeranno 772 milioni di case in tutto il mondo e saranno trasmesse per la prima volta anche in Cina e Germania.
E’ stato calcolato che la Coppa del mondo di rugby farà registrare un turnover per l’economia britannica di circa un miliardo di sterline!
Attesi oltre mezzo milione si supporters da ogni angolo del globo.
Si qualificano ai quarti di finale le prime due classificate di ogni girone, pronostico chiuso per l’Italia, inserita nel girone con Irlanda e Francia e anche Canada aggiungo.
Secondo il mio pronostico già ai quarti ci potrebbe essere il mega scontro Sud Africa-Australia e il derby di sempre Scozia-Inghilterra.
La mia finale, dopo aver consultato il tabellone sarà Irlanda (in alternativa Inghilterra) – Nuova Zelanda, in ogni caso con vittoria finale dei tutti neri, anche se nel caso i padroni di caso dovessero arrivare all’ultimo atto il fattore-campo potrebbe innalzare cuori,e muscoli del XV della rosa che rimane una buona squadra ma soggetta a troppi sbalzi di rendimento.
L’Australia sembra in forte ripresa dopo le clamorose vittorie recenti sugli All Blacks, il Sud Africa non in un grandissimo momento rimane sempre solido e forte, enigmatica la Francia.
Interessante la Scozia vista all’opera nell’ultimo mese anche se i risultati non sono stati all’altezza.
Dell’Italia non mi curo.
Finale a Twickenham il 31 ottobre.

Le finali precedenti:
1987 Auckland: Nuova Zelanda 29-9 Francia
1991 Londra: Australia 12-6 Inghilterra
1995 Johannesburg: Sud Africa 15-12 Nuova Zelanda
1999 Cardiff: Australia 35-12 Francia
2003 Sidney: Inghilterra 20-17 Australia (dts)
2007 Parigi: Sud Africa 15-6 Inghilterra
2011 Auckland: Nuova Zelanda 8-7 Francia

venerdì, settembre 18, 2015

Il calcio che (non) conta



Rubrica periodica che va a visitare i campionati meno seguiti e noti in giro per il mondo.
In precedenza se ne è parlato qui
: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Il%20calcio%20che%20%28non%29%20conta

Nelle foto il presidente della Bolivia Evo Morales e quello del Burundi Nkurunziza.

Veloce carrellata europea per seguire il Lugano di Zeman ultimo con 6 punti in otto partite 6 gol fatti e 18 subiti, il campionato Scozzese con al vertice Aberdeen, Celtic e Hearts of Midlothian in tre punti, quello Nord Irlandese dove guida il Linfield davanti ai Crusaders, quello Gallese dove guida il Newtown di misura su New Saints e Bala Town e a quello Irlandese dove domina il Dundalk davanti al Cork City.

Ricordate il Cobresal ?
Ne avevamo parlato qui: http://tonyface.blogspot.it/2015/05/cobresal.html .
Squadra di secondo piano che ha vinto inaspettatamente il campionato cileno lo scorso anno.
Quest’anno dopo 6 partite ha portato a casa 6 punti e viaggia nelle parti basse della classifica, guidata dal solito Colo Colo (30 scudetti e una Libertadores tra i tanti trofei).

In BOLIVIA guida lo Sport Boys con 19 punti in 7 partite.
La squadra è arrivata per la prima volta in serie A lo scorso anno e ha nella sua rosa Evo Morales, presidente della Bolivia, classe 1959 e grande appassionato di calcio che ha firmato un contratto per 156 dollari al mese e che ha dichiarato che giocherà qualche partita per una ventina di minuti.
Difficile capire se le fortune degli Sport Boys sono direttamente correlate con la presenza del numero uno del paese in squadra....appena più dietro il The Strongest e il Bolivar che si sono divisi gli scudetti negli ultimi anni.

Il presidente/dittatore del BURUNDI Nkurunziza ha formato una squadra di calciatori veterani l' Haleluya FC con cui stravince sempre e di cui è, guarda caso, il capo cannoniere indiscusso. Il presidente (e buona parte del suo staff) finanzia (e tifa) il Le Messager che è arrivato di volata dalle serie minori alla serie A ma “curiosamente” non riesce ad imporsi a livello nazionale.
Un giornalista dell'opposizione lo spiega così:
“La classe arbitrale del Burundi è probabilmente l'ultimo tassello della società ancora integro e non corrotto, uno dei nostri è perfino andato ai Mondiali”.

E ricordate invece la squadra del CONGO, il Mazembe che arrivò in finale, perdendo con l’Inter della Coppa del Mondo per club ?
Lo scorso anno ha perso il campionato, dopo averne vinti sette negli ultimi otto anni, battuta di un unto nei play off dal AS V Club Ma viaggia bene nella Champions africana, dopo aver eliminato i sudafricani del Mamelodi Sundowns,, i maliani dello Stade ed essere passato in semifinale dopo un girone a quattro con i sudanesi del Al Hilal, i marocchini del Tetouan e gli egiziani dello Smouha. Ora affronteranno i sudanesi del Al Merreikh. Dall’altra parte gli altri sudanesi del Al Hilal e gli algerini dell’USM.
Nel Al Hilal giocano due brasiliani:
Andrezinho che dal Corinthians ha militato in Cina, nel Ferwncvaros, in Malesia nel Johor, in Lituania nel Zalgiris e Jhulliam che da varie squadre carioca è arrivato in Moldavia nello Sheriff Tiraspol, in USA nell’Indy Eleven e ora in Sudan !

giovedì, settembre 17, 2015

Ringo Starr all'asta



RINGO STARR metterà all'asta una serie di memorabilia di rarissimi oggetti (circa 800 !) appartenuti ai BEATLES.
“Siamo stufi di tenere a casa delle cose che potrebbero essere impiegate per scopi più utili e che potrebbero rendere felici tante persone”
IL tutto all'asta di Darren Julien i primi di dicembre.
I proventi, stimati tra i 5 e i 10 milioni di dollari, andranno alla Fondazione Lotus, associazione benefica fondata dai due coniugi Starr.
Tra le tante cose una batteria Ludwig, valore stimato tra i 300mila e i 500mila dollari, usata dal 1963 al 1964 per più 200 concerti, la prima ad avere il logo “The Beatles” con la T in riliveo nel nome. Fu usata anche in studio.
Paul Mc Cartney la usò per incidere il suo primo album da solista “Mc Cartney”. Ci sono anche altre batterie usate in varie occasioni da Ringo.
La copia di Ringo del copione di “Beatles Two”, che poi divenne “Help!”, con gli appunti presi a mano da Starr.
Una Rickenbacker del 1964, soprannominata "Beatle-Backer", di John Lennon, che la regalò a Ringo e una Gretsch Tennessean di George, valore stimato tra i 100mila e i 200mila dollari con un biglietto “Caro Richy, buon natale e tanti baci, da Oli e Dhani “(Olivia e Dhani moglie e figlio di George).
Una Mercedes coupé 2000 di George Harrison poi venduta a Ringo, una copia di "Yesterday and today" con la famosa "Butcher cover" con la scritta Ringo, una chitarra di Marc Bolan e tantissimo altro.

http://www.juliensauctions.com/press/2015/ringo-starr-barbara-bach.html
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