lunedì, ottobre 29, 2012
Di cosa parliamo quando parliamo di musica - 5: dal rock eversivo al rock conservatore
Una rubrica (che nel titolo cita un racconto di Raymond Carver) che cerca di definire ciò di cui parliamo quando parliamo di musica.
Ovvero una visione personale di quello che è la musica oggi in tutte le sue componenti (dischi/album, concerti, registrazione,video, etichette, distribuzione, promozione etc).
Pochi dubbi sulla natura eversiva del rock n roll da un punto di vista sociale, esistenziale, morale, politico, soprattutto musicale.
Elvis, ripulito dal col. Parker, lasciò il testimone a personaggini come Chuck Berry, Little Richard, J.L. Lewis.
Gente che modernmizzava il verbo del BLUES (edulcorato da definizioni che lo riducevano a "musica triste" in realtà voce della ribellione nera).
I pur educati e puliti Beatles furono eversivi e rivoluzionari, tanto più lo diventarono Stones, Who e parecchio beat.
E poi Hendrix, Doors, Zappa, Stooges, Bowie, inutile dire del punk.
E ancora grunge , l'hip hop, RATM e compagnia bella.
Suoni, immagini, etsetiche, parole che colpivano, bruciavano, cambiavano.
Cambiavano le persone, indirizzavano le generazioni, rivoluzionavano la musica, il senso estetico e culturale, morale, il cosiddetto comune senso del pudore.
Da anni , decenni, il rock non produce più nulla di tutto ciò.
Produce musica più o meno interessante, più o meno creativa, più o meno importante.
Ma che non incide più sulla società, giovanile o meno.
Il rock non è morto, semplicemente non ha più quell'identità rivoluzionaria con cui era nato, nè alcuna capaictà di cambiare alcunchè.
Un'entità conservatrice.
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Di cosa parliamo quando parliamo di musica
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E' vero. E forse anche giusto.
RispondiEliminaIntendo dire che il R'n'R è ststo solo il viatico per esprimere rabbie e contestazioni di svariate generazioni, inclusa la nostra e che forse oggi i ragazzi usano altri linguaggi che noi, in quanto anziani, non riusciamo a comprendere ne a vedere. Io mi auguro sia così. Molto più probabilmente stiamo vivendo un momento di transizione in cui un linguaggio consolidato come quello della musica riesce ancora a servire alla comunicazione ma che forse avrebbe bisogno di trovare qualcosa di nuovo. Non tocca a noi. Noi abbiamo dato, abbiamo fatto...
In realtà potrebbe toccare anche a noi anche se già abbiamo dato e fatto.
RispondiEliminaNel senso che non necessariamente l'età è una discriminante per proporre cose nuove.
Quello che mi sembra di vedere è una progressiva morte espressiva del "rock".
Che è stato a lungo PROPULSORE di idee e , a lungo, ha saputo rinnovarsi, reinventarsi.
Da parecchio tempo non lo fa più, sembra aver esaurito la spinta.
Penso che Joyello abbia ragione.
RispondiEliminaForse una possibile evoluzione (non l'unica ma una delle tante) consiste proprio nel guardare la cosa in modo disincantato e rivedere tutto il rapporto che esisteva (oggi non esiste,se non in misura MOLTO minore) tra società e cultura prodotta dai mezzi di comunicazione : lo dico in particolare nel MIO stesso campo,quello dello psichedelia e dei suoni "cosmicamente" dilatati,proprio perchè questo fu il periodo storicamente più rivoluzionario e innovativo (il famoso biennio 1967 / 1968),che OGGI non conta più come "movimento" di massa,ma produce poche ed eccellenti individualità(alcune anche al di sopra della storia stessa),ma restano INDIVIDUALITA',casi ristretti...può darsi che sia frutto di una inevitabile selezione naturale e che un domani vedremo altri scenari,che oggi non riusciamo a prevedere. Tutto è possibile...
Concordo con Joyello. I più giovani mi paiono saltati oltre. Su qualcuno ancora fa presa, ma tutto sommato sarebbe meglio che i giovani stiano al passo coi tempi che son brutti. Il rock è un modo di esprimersi, prettamente giovanile è durato parecchio ma le condizioni che portarono alla sua formazione esplosione e affermazione son sparite da un po.
RispondiEliminaCredo che per generare miti (rock, ma non solo) siano necessarie stanze "silenziose", senza facebook aperti, ipod e iphone sempre accesi, stanze con poche distrazioni.
RispondiEliminaEra così che il messaggio arrivava, adesso non sarebbe più possibile, indipendentemente dalla proposta.
AndBot
Si possono smuovere e risvegliare coscienze addormentate, ma quando tutti strillano le voci sembrano avere la stessa importanza.
RispondiEliminaAndBot
Eppure, ne parlerò prossimamente, sto rivalutando la valanga di musica che ci arriva oggi nelle orecchie (contro l'antica usanza di ascoltare un disco per giorni e settimane assaporandone tutti gli aspetti).
RispondiEliminaE' ALTRETTANTO stimolante passare da un sound all'altro in maniera anarchica
Quello senz' altro, ma non ci sono più le condizioni per creare il mito, che necessitava appunto di ascolti prolungati e approfonditi con tutte le conseguenze, anche negative (altrimenti che mito sarebbe?), che il vecchio "metodo" comportava.
RispondiEliminaAndBot
Yessss
RispondiEliminaC
cazzate
RispondiEliminaPuò essere (lo dico anche un po' per esperienza personale) che da questo momento di "retro-cultura" nasca presto qualcosa di diverso o parzialmente inedito (il termine "nuovo" non lo uso mai,secondo me è fin troppo abusato)...se ci ricordiamo bene,lo stesso punk fu preso agli inizi come un fenomeno di "revival",eppure cambiò parecchie cose (nel bene o nel male).
RispondiEliminaNon sono un fan della nostalgia,assolutamente,ma trovo altrettanto limitante ed ipocrita il ruolo di chi cerca il "futuro" ad ogni costo,disprezzando o sottovalutando qualunque riferimento alle origini,anche in termini di estetica e di immagine visiva. Sono dell'idea che dalle origini e dai cosidetti miti ci sia ancora MOLTO da imparare,ma bisognerebbe farlo con la dovuta ironia e con il coraggio di affrontare anche le inevitabili contraddizioni,che questo comporta da sempre.
A questo proposito vi comunico che Stasera (dopo le 21 circa) ne parleremo su RLB RADIOATTIVA,nella trasmissione diretta da Eliseno Sposato (Sotterranei pop),prendendo spunto dalla nuova compilation "Welcome back...",ci saranno anche Calabrò e Vico Ellena in diretta.
che nome e' ELISENO?
RispondiEliminainterroghiamoci su questo
eliseno?!?!?!?
RispondiEliminaSecondo me il rock di rivoluzionario o eversivo non ha mai avuto niente. Il rock è stata la constatazione che con il baby boom c'era in giro una massa immane di gente giovanissima a cui in un modo o nell'altro andava spillato qualche soldo rifilandogli qualche mito, maledetto come i peggiori e lacrimevoli romantici dell'800, ma anche pret a porter...
RispondiEliminaOra che in Occidente questo bacino potenziale di consumatori non c'è più, è finito anche il rock. O meglio, c'è ancora, ma non ha più il mantello.
Sono d'accordo con pibio: per credere alla "rivoluzione rock" che rendeva miliardari quelli citati da Tony e, in fin dei conti, teneva relativamente buoni e tranquilli tutti gli altri, bisognava avere massimo quindici anni.
RispondiEliminaAdesso, a quasi cinquanta, come si fa a credere che la rivoluzione si possa fare con una canzonetta?
E non voglio negare che, come effetto collaterale, il rock abbia avuto un qualche impatto anche sulla coscienza politica di diverse generazioni, contribuendo a cambiare il modo di porsi verso la vita di molti (vedi anche la discussione di qualche mese fa se il rock ci ha salvato al vita o no)
Ma la rivoluzione non l'ha mai fatta nessuno per davvero...
Dipende cosa intendiamo per rivoluzione.
RispondiEliminaSono d' accordo, si sa, il rock' n' roll è stata anche una valvola di sfogo "controllata", c' è chi sostiene che Elvis prima e Beatles dopo, siano fenomeni costruiti a tavolino per tenere tranquilla la middle-class bianca, probabilmente esagerando la questione.
Ma è innegabile che se qualcosa rivoluziona i costumi, o comunque li cambia, alla fine diventa un gesto anche politico.
La rivoluzione armata era qualcosa che si proponeva di cambiare le regole in maniera radicale, mentre le "piccole" rivoluzioni personali agiscono lentamente, ma possono innescare cambiamenti epocali e di massa.
AndBot
Revolution In The Head
RispondiEliminaI.McDonald
C
Ma come fate a non rendervene conto: non era l'onestà intellettuale dei musicisti che contava, ma la musica in quanto tale.
RispondiEliminaLa musica di fine anni sessanta e degli anni settanta è stato lo strumento di quella generazione per urlare la propria voglia di CAMBIARE; riuniti davanti ad uno stereo a casa d'un amico o ad un concerto, eravamo tutti fratelli e vivevamo alla stessa frequenza, come un unico essere.
Chi se ne importava se qualcuno ci faceva dei soldi: eravamo felici di gridare le nostre meravigliose utopie.
La musica d'oggi sarà pure bella, ma la fruiamo in tragica solitudine, immersi nello smartphone!
Ma lo volete capire: CI HANNO SCONFITTO!
Il concetto di "rivoluzione" in senso politico non ha alcun senso,in questo caso.
RispondiEliminaLa musica non è di per se rivoluzionaria,esattamente come non è la pittura o la poesia,il cinema o altro...ma ci sono forme di cultura che possono andare ben oltre il semplice contesto del marketing. Storicamente TUTTI i poteri coercitivi (dalle più feroci dittature fino ai sistemi pseudo-democratici) hanno cercato di inscatolare la rabbia umana e in special modo quella degli artisti : i nazisti bruciavano i libri in piazza,insieme ai quadri e altre opere d'arte...lo stesso fanno oggi le teocrazie in medio oriente quando impediscono alle donne di cantare o ai giovani di suonare in un gruppo rock.
In Italia,tanto per restare in casa nostra,non si sono usati questi sistemi antiquati e troppo sputtananti,ma se volete avere una prova di come è stata decapitata tutta la contro-cultura (che partiva dai concerti autogestiti fino alle pubblicazioni più radicali su carta stampata) rivedetevi il documentario sul famoso "Parco Lambro" del 1976 e soprattutto notate chi sono i signori che dibattono alla fine del video...quella è storia,non sono invenzioni di qualche giornalista : la grande massa è stata pilotata verso la propria sconfitta attraverso terrorismo,elementi provocatori,droga pesante ecc...
e non c'entra neppure nulla la dietrologia che si esercita spesso,tirando fuori chissà quali complotti,ma tuttavia è evidente che fosse una piccola parte di un grande disegno di normalizzazione,le cui conseguenze si vedono ancor oggi...ma non occorre farne una tragedia,se ne deve prendere atto e andare AVANTI ! Altrimenti perchè stiamo ancora qui a parlarne ?
i blue jeans erano rivoluzionari? Forse sì 50 anni fa. Oggi li fa Armani e costano 250 euri. Al rock n roll penso sia successa la stessa cosa. Il sistema è così, integra e ci fa pure i soldi, la sua forza sta nel rendere organico a se' stesso cio' che teoricamente sarebbe avverso, ne ruba l'anima rendendolo merce. e fa così anche coi cristiani.
RispondiEliminaJeanpaul
p.s. Eliseno Sposato è un nome da paperopoli.
Credo che l'analisi di jean Paul sia perfettamente azzeccata (e non parlo di eliseno)
RispondiEliminaAnche io concordo con l'analisi di Jeanpaul.
RispondiEliminaNon solo una caratteristica base del rock, quella di essere "contro il sistema", è scomparsa nella musica attuale ma rubandogli l'anima, il "sistema" ne ha anche svuotato i contenuti.
Più che a fare una rivoluzione culturale mi sembra che la preoccupazione principale di One Direction/Rihanna/Adele/Justin Bieber/Green Day vari sia la propria pettinatura ed il proprio abbigliamento ed il messaggio più profondo che riescono a lanciare sia chi votare alle prossime elezioni (Vedi Kety perry e Madonna) :)
Forse l'hip hop è l'unico genere che ancora si salva...