domenica, novembre 01, 2015

Douamont



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/La%20fine%20del%20mondo

A cura di ALBERTO GALLETTI

Douamont è un piccolo comune del dipartimento della Mosa nel nord-est della Francia, non lontano da Verdun e conta sette abitanti.
Il villaggio, originariamente più grande, ma pur sempre piccolo, contava fino al 1914 poche centinaia di abitanti e si trova(va) in prossimità di un’altura dominante il digradare verso nord. All’indomani della catastrofica guerra Franco-Prussiana del 1870/71 i militari della terza repubblica francese, approntarono un sistema di difese fortificate a protezione del confine franco-tedesco.

Nell’ambito della piazzaforte di Verdun, già fortificata da Vauban nel ‘700, che doveva diventare la più forte dell’intero sistema, venne deciso di erigere il forte sull’altura di Douamont come pietra angolare di un sistema composto da 19 fortezze e altri piccoli forti.
I lavori cominciati nel 1885 proseguirono a varie fasi fino al 1913, il forte era protetto all’origine da una copertura di calcestruzzo spessa 2,5 metri, e da 4 metri di terra, era difeso sul lato rivolto al nemico da un’ampia zona trincerata irta di ostacoli, filo spinato e posti per mitragliatrici, e circondato da un fossato profondo oltre sette metri.
Nel 1914 Fort Douamont era universalmente considerato la più potente opera di difese militare al mondo e virtualmente inespugnabile.

Nel 1916 il Feldmaresciallo Von Falkenheyn, capo di stato Maggiore dell’esercito tedesco, a seguito dei fallimenti ripetuti di sfondare sul fronte occidentale, escogitò l’operazione ‘Giorno del Giudizio’ un attacco senza precedenti alla piazzaforte di Verdun, simbolo per i francesi della resistenza contro l’invasione tedesca.
Il piano assolutamente diabolico, poggiava su un ragionamento di incredibile malvagità: conscio del valore militare e simbolico di Verdùn, Falkenheyn sapeva che i francesi si sarebbero immolati fino a consumarsi completamente nella difesa ‘ad ogni costo’ di Verdun e i tedeschi avrebbero attaccato solo in quel punto fino al dissanguamento totale (a poco a poco secondo la lugubre definizione di Falkenheyn) del nemico francese.
Tralasciando la storia della tragica battaglia di Verdun che durò dieci mesi e causò perdite di oltre 420.000 uomini tra morti e feriti per ciascuno dei due schieramenti (le cifre ufficiali sono leggermente inferiori), oltre ad 800.000 intossicati dai gas, l’effetto dei bombardamenti dell’artiglieria su Douamont (e su tutti i campi di battaglia di Verdun), causò la distruzione di interi villaggi e del terreno circostante facendogli assumere aspetti sinistramente lunari ancor’oggi visibili.

I tedeschi approntarono per l’attacco ben 1500 pezzi d’artiglieria tra i quali le famose ‘Grandi Berta’ capaci di sparare proiettili del peso di oltre una tonnellata! e rovesciarono su Douamont un inferno di due milioni e mezzo di bombe, granate e altri proiettili che rasero al suolo ogni cosa.
Ma il forte non cedette e fu conquistato casualmente da un manipolo di tedeschi in avanscoperta che s’intrufolò in una breccia e trovò la piazzaforte sorprendentemente sguarnita (a causa dell’ottusità degli alti comandi francesi). La riconquista del forte costò ai francesi circa 100.000 uomini tra morti e feriti devastati dall’artiglieria tedesca.

Nella battaglia di Verdun che si rivelò un inutile macello, nel più ampio scacchiere del conflitto, l’artiglieria tedesca sparò oltre 22 milioni di colpi, quella francese oltre 15 milioni di colpi, cifre impressionanti.
Nel 1940 i tedeschi travolsero la linea Maginot con le loro divisioni corazzate e impiegarono poche settimane per issare la bandiera del terzo Reich sul forte di Douamont, con perdite ristrette a 200 unità.

Mi sono trovato, viaggiando verso e di ritorno dall’Inghilterra, a lambire questi luoghi tre/quattro volte negli ultimi sei anni ed ogni volta, passando, il pensiero va sempre inesorabilmente alla battaglia e a cosa doveva essere la zona durante il conflitto.
Particolarmente emotivo il viaggio di ritorno compiuto a febbraio quest’anno proprio nei giorni in cui cento anni prima (99 per l’esattezza), l’Impero del Male dava inizio all’opera di dissanguamento francese.
In compagnia di mio padre una breve deviazione dall’uscita dell’autostrada di Verdun, lungo le stradine delle collinette, ondulate per via dei colpi che le massacrarono un secolo fa e ancora visibili come cicatrici, landa desolata ma pur verde, l’ossario di Douamont imponente, sinistro, lugubre, triste infine ma capace di suscitare in ammirazione e stima per tutti coloro che finirono di vivere in questo maledetto posto, insieme ad un’inconsolabile sensazione di tristezza.
Senza scendere dalla macchina, poi rientro in autostrada verso Metz, Strasburgo simbolo delle contese franco tedesche e giustamente scelta a sede del parlamento di un Europa che si vuole unita, poi il lungo rientro verso l’Italia.

Fotografie:
1 Cartello del paese
2 Via principale di Douamont oggi
3 Douamont una via
4 Fort Douamont prima del bombardamento
5 Fort Douamont dopo il bombardamento
6 Soldati tedeschi davanti al forte
7 Interno del forte oggi
8 Campo di battaglia Douamont 1916
9 Campo di battaglia Douamont 2014

6 commenti:

  1. Avevo letto qualcosa su quest'offensiva. La domanda che mi faccio è come si facesse a non impazzire, letteralmente intendo, quando per settimane delle bombe ti cadono intorno in continuazione, fanno tremare il terreno, non ti fanno dormire, e ti fanno temere che prima o poi la fortificazione crollerà e ti costringono a vivere come un topo in trincee e cuniculi sovraffolati.
    Bell'articolo e belle foto.

    RispondiElimina
  2. Purtroppo una delle patologie più comuni dopo la Prima Guerra Mondiale (ma anche la seconda e un po' tutte le guerre) è proprio quella di migliaia di persone totalmente fuori di testa

    RispondiElimina
  3. gran bell'articolo
    alberto

    RispondiElimina
  4. ruf

    Difatti i soldati impazzivano.
    Oltre all'artiglieria i soldati in trincea dovevano vedersela con cumuli di cadaveri, o brandelli di essi, in stato di decomposizione , topi, condizioni igieniche più pericolosi di certi tiri d'artiglieria, e soprattutto freddo e acqua dal quale non si aveva rièaro o sollievo MAI, il freddo era continuo e quando pioveva e le trincee si allagavano non si riusciva ad asciugare, un'inferno in terra.Subentrava poi uno strano tipo di rassegnazione che comunque prima o poi si moriva e quindi si tirava avanti, ma le condizioni delle truppe lungo tutti i fronti nella prima guerra mondiale furono come minimo disumane.
    Ancora peggio furono gli assalti, ma questa è un'altra storia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si gli assalti con la baionetta... una cosa è sparare ad un tizio distante o anche vicino ma comunque ammazzarlo velocemente premendo un grilletto. Ben diverso correrli incontro con l'arma scarica ed infilzarlo guardandolo in faccia da 10 centimetri...
      Penso che avrai sentito parlare anche della "Tregua di Natale", avvenuta sempre su quello stesso fronte nel primo anno di guerra.

      Elimina
  5. Si certo. Quando gli alti comandi lo vennero a sapere ordinarono tassativamente di evitare ogni tipo di contatto col nemico.
    Giocarono alcune partite di calcio, bontà loro.
    assalti alla baionetta,tanto cari a Cadorna tremendi, ma uscire all'assalto allo scoperto sotto il tiro delle mitragliatrici e dell'artiglieria nemica, beh......lasciamo perdere.
    Somme, Aisne, Chemine de Dames, Isonzo...........

    RispondiElimina

Related Posts with Thumbnails