lunedì, novembre 12, 2012

Di cosa parliamo quando parliamo di musica 7: quando l'Italia conquistò il mondo discografico con l'ITALO-DISCO



Si parla frequentemente (in particolare in questo blog) delle problematiche della discografia italiana, dello scarso peso della musica nostrana in ambito globale, di quante poche copie di dischi si sono venduti e si vendono, dei nostri gruppi pressochè sconosciuti fuori dai confini tricolori.

Una visione da appassionati di “rock”, per di più underground/indie, la famosa nicchia nella nicchia.

Dimenticando che, oltre al mefitico pop dei vari Bocelli, Pausini, Ramazzotti, l’Italia ha fatto sfracelli (vendite e popolarità) in tutto il mondo con quella che viene ricordata come ITALO DISCO, ovviamente (e giustamente) rigettata con tutta la forza possibile dai “cultori della buona musica”.
Un ambito della disco music, nato alla fine dei 70’s, con un suono e un’identità ben precisi, caratteristiche peculiari e un successo planetario.
L’Italia post impegno politico “rivoluzionario” si riversa nelle discoteche per scacciare brutti ricordi e cattivi pensieri, si fionda negli anni 80 “da bere” / da pere e partorisce nomi come Giorgio Moroder, i Fratelli La Bionda, Easy Going, D.D.Sound coinvolgendo nel turbine del facile successo anche personaggi di precedente ben altro spessore artistico come Alan Sorrenti, Gaznevada, Righeira, Rossana Casale o Raf.

Le discoteche diventano luoghi imprescindibili per il divertimento, in particolare sulla classica riviera romagnola, nomi come Den Harrow, Baltimora, Sabrina Salerno, Gazebo, Kano, Spagna, i brani di Claudio Cecchetto infestano classifiche italiane e mondiali.
Alla fine degli anni 80 l’arrivo della house porterà in breve l’italo disco nel dimenticatoio, lasciandosi alle spalle montagne di guadagni e successi.

Una breve testimonianza tratta dal mio libro “Storie dal rock piacentino” ci viene da Roberto Barocelli, protagonista della scena rock locale negli anni 70 e successivamente entrato nel giro della produzione di dance music negli anni ’80 descrive alla perfezione le modalità usate nell’ambiente:

“Pensa che Severo Lombardoni, patron della Disco Magic, una delle migliori e più importanti etichette dance e discomusic italiane (mondiali direi) degli anni 80, spesso ci consegnava la copertina del disco già stampata, con titolo e nome del “gruppo” o dell’ “artista” e io dovevo comporre e registrare un brano ad hoc. Molto frequentemente in una notte, perchè il giorno dopo il nastro andava consegnato e in una settimana o poco più il disco era in circolazione”

28 commenti:

  1. In Italia dopo i mitici anni 60 adesso non si fa che parlare dei mitici anni '80. E spesso questi zombi continuano a vivere di successo riflesso grazie a reality e trasmissioni amarcord condotte da chi quegli anni li ha vissuti tra sale da ballo e radio, sic

    RispondiElimina
  2. Tuttora è musica ricercatissima, sopratutto nel nord Europa. Robe inascoltabil, che quan nessuno ha mai pressochè ascoltato, vanno in asta, sovente a prezzi esorbitanti.

    RispondiElimina
  3. Eppure è il nostro "fiore all'occhiello" in fatto di vendite.
    Quello per cui siamo conosciuti e ricordati

    RispondiElimina
  4. sergio, da chi hai preso quella citazione?

    O.

    RispondiElimina
  5. Boh, forse per il fatto che io lavoravo in discoteca in quegli anni ma ho un buon ricordo di quella musica. Era qualcosa di stupendamente all'avanguardia. Si usava un oberheim e una drumulator, si lavorava per due ore si otteneva un disco che vendeva in tutto il mondo. Forse non erano un granché quei pezzi ma alcuni sono entrati nell'immaginario di quel periodo al pari dei (in questo blog in particolare) tanto decantati brani anni 60 (tra northern soul e beat).
    A mio parere l'ItaloDisco ha a che fare con l'arte, con l'inventiva e con la passione molto di più di certe produzioni indie-rock, smaniose di arrivare da qualche parte senza le necessarie conoscenze. Alcuni risultati (molti anche simpaticamente naif) dell'indie-rock italiano non hanno la stessa potenza artistica (parola che non è scritta a caso) anche se molti di noi non lo ammetteranno mai.
    :-)

    RispondiElimina
  6. Concordo con Joyello che c'è stata una nicchia ( ridaje) di quel sound comunque molto creativa, "avanti" (in particolare le cose di Moroder).
    Non sto parlando di Cecchetto e "Gioca jouer" ma alcun ibrani mischiavano elettronica, new wave (Robotnick ad esempio) e disco.

    Detto questo è per me musica insopportabile che non riuscivo ad ascoltare allora, tanto meno adesso.

    Rimane il dato sul fatto che è stata la musica che ha stravenduto, creato uno stile, personale, originale, pure in un ambito che "noi" aborriamo.

    RispondiElimina
  7. Bè, tra le nuove canzone abbiamo anche registrato una versione di 'Movin on' dei Novecento! con chitarra acustica, 12 corde e la Silvia Molinari che canta...
    La forma di certe canzonette pop e italdisco '80 non era molto dissimile dalla forma-canzone originaria...

    RispondiElimina
  8. Urge un intervento di CENSURA.

    E' fatto severo divieto di rivalutazione della musica in oggetto !

    RispondiElimina
  9. one two three four GIMME SOME MORE!!
    C

    RispondiElimina
  10. eppoi guardate con chi ha lavorato MORODER
    C

    RispondiElimina
  11. no, ci mancherebbe. la rivalutazione (anche se in realtà era più riproposizione e stop) di queste cose la facevano già 12 anni fa...
    transvalutazione, direi.

    RispondiElimina
  12. Berlusca fonda "L'Italia che lavora".
    ma fatti una sega

    RispondiElimina
  13. Lui ha sempre qualcuna che gliela fa. Pagando. Tizia e scatoletta di viagra.
    Povera bestia.
    però vedo che soffre e n sono contento

    RispondiElimina
  14. soffre ma non schianta...maledetto omino arancione!

    charlie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Però se dovesse continuare a soffrire gli auguro lunga vita

      Elimina
  15. ahah! lunga e sofferta..stavolta toccherebbe a lui
    C

    RispondiElimina
  16. cristo santo...era già un lunedi' di merda pensavo di distogliermi un po di pensieri leggendo il tony in pausa pranzo ed invece...mi è andata la paillard di traverso. urge bicchiere di barbera e defribillatore di ramones

    RispondiElimina
  17. Anni da bere = musica da bere, come una gazosa. A qualcuno piace!
    A parte gli scherzi, a volte è difficile capire se certe cose di nicchia sono molto ricercate e valutate (in questo caso all'estero) per un reale valore artistico o per un "valore" kitsch dell'oggetto in sè.
    Sarei x la seconda ipotesi...

    RispondiElimina
  18. Assolutamente.
    Il mondo del collezionismo è (nel 99% dei casi) assolutamente impermeabile al discorso artistico.
    Compri il disco per averlo.
    Non importa cosa contenga artisticamente (o meno).

    RispondiElimina
  19. Io ho venduto a 80/100 euro delle tapes di gruppi hardcore italiani dei primi 80's che stavo per buttare nella plastica.
    Valore artistico=zero

    RispondiElimina
  20. A me invece 'sta cosa qui che anche la musica da ballo va bene se ha tot anni e non va bene se ne ha di meno, boh... mi sembra seguire lo stesso discorso sulla "morte del rock", e tendo a non fidarmi.
    E poi a me piaceva Tracie Spencer, altrochè...
    :)

    RispondiElimina
  21. E' vero.
    Evidentemente il tempo su alcuni oggetti "lavora" in questo modo.

    RispondiElimina
  22. Si però.
    Allora vuol dire che quello che piace a noi (e faceva schifo ai cinquantenni di quando noi ne avevamo venti) in valore assoluto fa schifo esattamente come la roba che piace ai ventenni di adesso e fa schifo a noi cinquantenni di oggi.
    Non è una roba bella.

    RispondiElimina
  23. Mi inserisco con molto ritardo nella discussione, ma ci tenevo a dire alcune cose. In quanto figlio di uno dei fratelli La Bionda (che poi erano anche i D.D. Sound), pur avendo gusti musicali decisamente differenti dalla produzione paterna la conosco abbastanza bene. Per quanto riguarda loro i dischi erano prodotti con cura, utilizzando se possibile strumenti "veri" e turnisti anche di un certo livello, ad esempio John Wetton degli Asia. Sulla competenza artistica invito ad ascoltare i primi due album, quelli acustici in italiano. Di nuovo non il mio genere, ma offrono una prospettiva artistica più ampia.Detto questo, che poi la disco non piaccia è sacrosanto: ovviamente come sempre, de gustibus ;-)
    P.S.: i La Bionda furono anche i produttori dei Righeira negli anni '80, nonché coautori di buona parte del repertorio.

    Francesco "Franz The Rocker" La Bionda

    RispondiElimina
  24. Ciao Franz.
    Grazie per la dritta. Sto ascoltando il primo dei Fratelli la Bionda Fratelli La Bionda s.r.l. e ne parlerò al più presto sul blog nella rubrica "Gli insospettabili" :)

    RispondiElimina
  25. Ciao Tony,
    Grazie, ne sono felice! lo sarà sicuramente anche mio padre - che tra l'altro è anche un insospettabile super Beatlemaniaco :-)

    RispondiElimina
  26. Alla grande ! Bè questo venerdì parlerò de i primi due album (che ascoltato attentamente e son davvero interessantissimi) nella rubrica "Gli insospettabili" (quei dischi che no avresti mai pensato che….

    RispondiElimina

Related Posts with Thumbnails