giovedì, novembre 22, 2012
Morphine
Continua l'esplorazione degli anni 90 più creativi e meno conosciuti grazie al prezioso aiuto del nostro AndBot (conosciuto in famiglia con il bizzarro nome di Andrea Fornasari).
Spazio ai MORPHINE e alla loro particolare (e triste) storia.
"We are Morphine, at your service"
Tre luglio 1999, una data che forse qualcuno ricorderà: Mark Sandman, leader dei Morphine, passa a miglior vita durante un live della band a Roma.
Curioso destino, per una delle band più innovative degli anni novanta, quello di perdere il proprio leader sul finire del decennio.
Una fine da rock-star, un "the end" che Jim Morrison avrebbe pagato.
Ma Sandman non era una rock-star, pur disponendo di una personalità complessa al pari di quella di Morrison, e i Morphine non erano esattamente una band rock-blues.
Si è mai vista una rock-band priva di chitarra?
Senza lo strumento per antonomasia del rock' n' roll?
In apparenza i Morphine potevano sembrare più un trio jazz: basso, sax, batteria.
Ma si è mai sentito un gruppo jazz che non si lancia in virtuosismi?
E il blues?
Si, ci può stare, di quello moderno, alla Tom Waits e Nick Cave.
Ma se il blues è la musica che salva l ' anima tormentata attraverso un doloroso rituale di purificazione (il gospel, lo spiritual), allora siamo nuovamente fuori strada, perchè i Morphine non hanno nessuna anima da salvare, ma solo angoscia da tenere sotto controllo (o quasi) grazie alla lezione numero uno del post-rock anni novanta: zitto e avanti.
I Morphine sono stati una band rivoluzionaria per attitudine: senza urla, senza rumore, semplicemente (si fa per dire) spogliando i tre elementi cardine della loro musica (appunto il rock, il blues e il jazz) di tutti gli orpelli, riducendo la formula all' osso.
Non meno grandi, quindi, di Waits e Cave.
La voce profonda di Sandman che duetta con il sax, quel basso così cupo che sembra davvero arrivare dagli abissi dell' anima, i tempi dispari della batteria, il tutto minimale e perfetto, mai fuori posto.
Il gusto eccelso delle composizioni, la costante sperimentazione, portano il trio verso una nuova forma non solo stilistica ma soprattutto concettuale della musica nera e del rock.
E' auto-esplorazione attraverso la musica che non può portare a nient' altro che al vuoto esistenziale: questo suonavano i Morphine, con pudore ma senza paura.
Naturalmente si possono anche trovare tracce di post-rock e post-punk, anche una certa inquietudine wave, ma la cifra stilistica dominante del loro sound rimane sempre quella notturna e fumosa delle melodie del sax, unita alla poesia delle liriche di Sandman, poeta si maudit, ma che non eccede mai nell' auto-commiserazione o, viceversa, nell' esaltazione o nell' auto-compiacimento della propria opera: la sua poetica è più vicina a quella di un Bukowski, per capirci, che non a quella di una Patti Smith.
Sono canzoni che potrebbero vivere della sola voce accompagnata dal sassofono, una nuova strada al rock che fa dei Morphine una delle formazioni più originali di sempre.
"We are Morphine, at your service" amava dire Sandman prima di iniziare un live.
Ne siamo onorati.
"Good", Accurate, (1992) Voto: 9,5
Sarebbe sicuramente interessante, per i completisti, ascoltare i precedenti dischi a nome Treat Her Right (mi pare esista anche una antologia riassuntiva), formazione dedita a un rock-blues molto particolare e in cui si può apprezzare la già notevole personalità del cantante/bassista Mark Sandman.
Dopo una serie di altre brevi esperienze, Sandman si dedica al basso a due corde e insieme a Dana Colley al sax e a Jerome Deupree alla batteria forma i Morphine.
L' esordio è già un capolavoro assoluto: il tratto distintivo è la mancanza di accordature perfette (basso e sax raramente risultano accordati alla perfezione) e il registro languido, da crooner, di Sandman.
Waits, Cave, Lee Pierce (Gun Club) sono gli stessi fantasmi che agitavano i suddetti che fluttuano costantemente sopra il disco senza tuttavia mai farsi riconoscere in pieno: è un blues moderno anni novanta, teso ma paradossalmente quasi privo di emozioni, dimesso, spinto dalle progressioni del sax e del basso, carezzato dalla voce ora vellutata ora suadente, ma sempre "controllata". Il sound spazia dalla ballata jazzy ("You look like rain", "The only one") al blues straniante di cui sopra di "Good" (la title-track) e "Claire", sempre paludoso anche quando i tempi si fanno più serrati ("On the other side") fino a incendiarsi con "Test-tube baby".
Un disco meraviglioso che sperimenta l' apatia dei novanta sopra il tessuto senza-tempo del blues.
"Cure for pain", Rykodisc, (1993) Voto: 9
Il secondo album è più curato e raffinato, le trame jazz e blues diventano riconoscibili, predomina la forma-canzone.
C' è un cambio di formazione: Billy Conway prende il posto di Deupree alla batteria, mentre il sax di Colley diventa spesso il protagonista assoluto, il sound si fa più energico e complesso, meglio articolato e più tradizionale.
E' ancora capolavoro, meno sperimentale rispetto a "Good", ma forse anche il loro album più equilibrato: un super-classico della band.
"Yes", Rykodisc, (1995) Voto: 9,5
Si completa la trilogia dei Morphine: le atmosfere sono meno notturne, i brani più immediati e ritmati ("Honey white", posta in apertura), la cura per la melodia si fa maggiore. La band suona ormai come una mini-orchestra (e pare una cosa assurda per un trio), fra revival swing e be bop, rockabilly e rhythm and blues, rock' n' roll 50's e ballate, con armonie sempre più sofisticate e complesse.
Sandman è al massimo della forma, così come tutta la band: i brani sono tutti classici, da "Super sex" a "Jury", da "Scratch" a "Sharks patrol these waters", ma è impossibile trovare il migliore.
Probabilmente l' apice del trio per originalità e solidità, a mio parere uno dei migliori dischi "rock" di sempre.
"Like swimming", Rykodisc, (1997) Voto: 6
I Morphine arrivano al quarto disco un po' a corto di nuove idee, e non poteva essere altrimenti dopo tanta grazia.
L' album è raffinatissimo, ma si "limita" a ricostruire vecchie atmosfere affidandosi alla qualità sopraffina di sax e batteria.
Sostanzialmente non aggiunge nulla alla loro carriera e Sandman sembra aver smarrito quelle qualità uniche che lo contraddistinguevano nei precedenti lavori.
"The night", Dreamworks, (2000) Voto: 7,5
Sandman fa appena in tempo a terminare il quinto album della band prima di approdare in Italia per lasciarci, purtroppo, le penne.
La strumentazione è ricca (viola, cello, contrabbasso, piano e organo) e cameristica, il sound introspettivo e fragile nonostante le apparenze da orchestra sinfonica.
Il lavoro è ancora una volta originale e coraggioso nel suo mischiare sonorità lontanissime fra loro come soul-gospel e percussioni brasiliane, ritmi voodoo e languido blues.
Un crossover di stili riuscito e affascinante, che avrebbe potuto dar seguito a nuove intuizioni, che avrebbe potuto nuovamente rinnovare il suono di questa incredibile band.
Ma il destino la pensava in maniera diversa.
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Interessanti, basso a 2 corde ?
RispondiEliminaGruppo assolutamente innovativo, originale e particolarissimo.
RispondiEliminaPersonalmente sono meno entusiasta di Andrea sui voti ma un bell'OTTO lo darei ad ognuno dei primi tre
Si, un basso baritono a due corde.
RispondiEliminaI primi tre album stupendi, hanno tutto: canzoni e grandissima creatività.
I voti sono (anche) personali: "Good" è comunque da nove, gli altri due sull' otto...
Niente male anche l' ultimo, riascoltato dopo una vita, suona proprio bene.
AndBot
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RispondiEliminaEh si gran bel gruppo, peccato non averli mai visti dal vivo.
RispondiEliminaTony allora dovresti cassare anche l'altro comment dell'altro post
RispondiEliminaCasso quando mi viene voglia, così alla cazzo, ogni tanto, quando ho tempo e mi annoio.
RispondiEliminaNon volevo rimettere in piedi un altro polentino.
Ho vissuto nella mia beata ignoranza fino a quel 3 luglio 1999... Da quella morte ( eh giá, Andrea anch'io pensai che Jim Morrison avrebbe fatto carte false per finire così, anzichè come un qualunque fattone...) ho scoperto i Morphine.
RispondiEliminaNon so giudicare la loro tecnica ma per me è stato praticamente impossibile non farmi rapire da quella voce al tempo graffiante e pastosa e da quel sound che non poteva essere catalogato.
Good resta un disco imprescindibile.
Vado in OT: Tony ho visto che te e la tua signora siete allo Strummer Tributo di Parma a dicembre....se mi prende il matto e vengo su ci facciamo una birra ok?
RispondiEliminaCharlie
casso alla cazzo
RispondiEliminamotto casula
"gli attriti", "suono all'edicola" e "casso alla cazzo" le cose che ho immagazzinato dagli ultimi 2 post :)
RispondiEliminabuona giornata f
Vai Charlie. Ci son oanche Gang, Raw Power, Klasse Kriminale, Stab e un tot di altri nomi niente male
RispondiEliminaThe Night un bel disco..canto del cigno unfortunately
RispondiEliminaC
Erano bravissimi, anch'io li ho scoperti dopo la morte di Mark Sandman.
RispondiEliminaAl di la' dei gusti personali, i primi tre sono dei dischi da volar via ...
Esiste anche un live pubblicato da Rykodisc di cui al momento non ricordo il titolo (forse live bootleg Detroit), che, al di la' della qualita' sonora insufficiente è comunque buona testimonianza della valifdita' del gruppo anche dal vivo .... ottimi musicisti.
GMV
Si, ce l' ho quel bootleg: qualità sonora approssimativa (ovviamente) ma emozionante. Alla fine è fra i dischi che ho ascoltato di più...
RispondiEliminaAndBot
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