martedì, ottobre 25, 2022

Mauro Pagani - Nove vite e dieci blues


Uno dei musicisti, produttori, arrangiatori, compositori più importanti di sempre nella musica italiana, si racconta.

Perché potrebbe farne altri dieci o cento di libri come queste, tante sono le avventure che ha vissuto.

Dalla PFM e il loro successo in Inghilterra, Giappone e USA, gli anni Settanta, decade d'oro della musica italiana e momento tragico e drammatiuco per la nostra traballante democrazia e società, le mille collaborazioni, il rapporto intensissimo con Fabrizio De Andrè, culminato nel capolavoro Creuza de ma, i mille impegni, frenetici, incalzanti, responsabilità, alti e bassi, creatività e genio.

Un libro che si legge tutto d'un fiato, testimonianza preziosa di una nostra eccellenza artistica.

Per noi musicisti erano anni strani e il dialogo con chi si era autoeletto ambasciatore del pensiero politico era sporadico e complicato.
Raramente qualcuno ci prendeva sul serio.
E' vero che spesso il mondo della canzone o della musica leggere in generale, aveva mostrato scarso interesse nei confronti della vita vera: in fondo alla musica leggera era chiesto di far sognare, divertire e rallegrare, tutto il resto - rabbia compresa - era territorio altrui.
Anche il rock era guardato con sospetto, soprattutto alla sinistra della sinistra.
Fino alla metà degli anni Settanta per il militante extraparlamentare medio, l'ascolto del rock, soprattutto dell'hard rock, era sconsigliato e considerato segno di confusione e debolezza.
Così molti militanti ascoltavano rock solo tra le mura di casa.
Salvo poi, qualche anno dopo, costringerci improvvisamente a contemplare il triste spettacolo di interi servizi d'ordine che si precipitavano in discoteca a ballare come forsennatio i pezzi dei Bee Gees.
Come se il Grande Bidello, dopo anni di bacchettate, avesse finalmente suonato la campanella della ricreazione.




Mauro Pagani
Nove vite e dieci blues
Bompiani
pagine 214
17 euro

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