Seun Kuti & Egypt 80 - Heavier Yet (Lays The Crownless Head)
Il figlio più giovane di Fela Kuti ne ha raccolto l'eredità musicale e sociale, portando avanti il progetto Egypt 80.
Al quinto album approda alla nostra Record Kicks con sei brani di afrobeat, soul, funk.
Prodotto da Lenny Kravitz, con ospiti del calibro di Damian Marley e Sampa The Great, sfodera un album di grandissima potenza emotiva e comunicativa, con testi che invitano al cambiamento sociale e all'emancipazione della sua gente. Sound perfetto, ritmi contagiosi, canzoni eccellenti.
Myles Sanko - Let It Unfold
Il cantante e musicista inglese è una garanzia di qualità.
Il nuovo lavoro ce lo conferma alle prese con un mix di soul, funk, retaggi afro, marcate influenze jazz, qualche cenno di hip hop.
Produzione eccelsa, Curtis Mayfield spesso in agguato.
Album di grande pregio, ricchissimo di groove e canzoni eccellenti.
Thee Sacred Souls - Got A Story To Tell
Al secondo album la band di San Diego ribadisce l'amore per il vintage soul anni Sessanta, sia nei suoni che nella composizione.
I ritmi sono costantemente bassi, mellow, soft, bluesy, con un uso elegante di archi e fiati, tra Percy Sledge e il Marvin Gaye più dolciastro.
Per gli amanti di questo mood, un ascolto perfetto.
Leon Bridges - Leon
All'eleganza del pluri premiato soul man texano siamo abituati e il nuovo album ne è una felice conferma.
Tredici brani di soul melodico, caldo, raramente up tempo ("Panther City" è una bellissima eccezione), con tinte gospel blues e jazz.
Alla lunga i toni sono ripetitivi e il lavoro perde mordente ma l'ascolto rimane gradevole.
MT Jones - s/t
Ep d'esordio autoprodotto per il cantante inglese. Quattro ottimi brani mid-tempo intrisi di care buone vecchie influenze soul 60/70. Ottima voce e interpretazione di gran gusto. Da tenere d'occhio.
lunedì, ottobre 07, 2024
domenica, ottobre 06, 2024
Segnalazioni
STREGHE – 8 donne cantano il mondo femminile
Streghe è un disco ideato, scritto e prodotto da Fabio Meini su musiche di Josephine Lunghi. Parla di donne costrette a vendere il proprio corpo, di donne migranti, di ragazze madri, di persone trans, di diritto all’aborto, di donne violentate, di parità di genere, di nuove e vecchie streghe.
8 canzoni per 8 voci femminili.
Le cantanti sono: Aurora Pacchi (Madaus), Marina Mulopulos (Almamegretta, Malfunk), Serena Altavilla (Calibro 35, Mariposa, Solki), Rita “Lilith” Oberti (Not Moving, Lilith And The Sinnersaints), Elisa Montaldo (Il Tempio delle clessidre), Alice Motta (Zen Circus, Criminal Jokers, Motta), Alessandra Falca (Volontré) e Martina Vivaldi (Merry Go Round). A suonare invece troviamo: Dome La Muerte (CCM, Not Moving), Riccardo Rocchi (Frizzi2Fulci), Lorenzo Gherarducci (Eveline’s Dust), Francesco Bottai (Gatti Mézzi), Paolo Del Vecchio (Peppe Barra, Daniele Sepe), Fausto Caricato, Elisa Montaldo, Alice Motta, Davide Tognocchi, Elia Petrosino e Fabio Meini.
Il disco vede anche la partecipazione straordinaria dell’attore David Brandon, storico componente della Lindsay Kemp Company, noto al pubblico italiano anche per la partecipazione a molti film cult degli anni 80 fra cui Deliria di Michele Soavi, Caligola di Joe D’Amato e Le foto di Gioia di Lamberto Bava.
Il disco sarà disponibile sulle maggiori piattaforme digitali, ma per gli amanti dei supporti fisici sarà stampato in vinile.BR> L’album avrà come immagine di copertina l’opera “La messa nera nuda” di Gloria Pizzilli, illustratrice che vanta importanti collaborazioni tra cui: Dylan Dog, L’Espresso, Il Corriere della Sera, Mondadori, Feltrinelli, Giunti, The New York Times, The Boston Globe, GQ Usa. Il disco è stato registrato all’Ale Sportelli Recording Studio di Cascina (Prozac+, Baustelle, Nirvana di Salvatores, Negazione, Diaframma).
Sarà preordinabile su Eppela al seguente link nella campagna che sarà attiva dal 9 settembre al 15 dicembre.
https://www.eppela.com/projects/11508
Per ogni info:
fabiomeini@gmail.com
Trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=pd0xZI-KhQY
The Golden Birdies - The bad times are gone
In memoria di Pietrina Mastrone
Pietrina Mastrone aveva 41 anni ed era stata maestrina alle Scuole Elementari di Oliena.
La sua anima era fragile ma teneva testa ai sussurri tentatori del seducente oblio e a un passato tormentato che la inseguiva con sordidi passi.
“Stasera mi aspetta una bella serata.” disse al telefono ad un’amica, l’ultima volta che la sua voce fu sentita da qualcuno che le volesse bene.
Era la sera del 12 Ottobre 2007 quando, uscita da un bar in centro, Pietrina fu seguita dai suoi assalitori.
L’offerta di un passaggio, l’inganno nei sorrisi, Pietrina va incontro all’atroce destino.
La mente non è lucida, ma l’orgoglio scintilla e i tentativi ripetuti di violenza sessuale vengono respinti con forza. Pietrina viene stordita.
Pietrina è immobilizzata dai suoi stessi indumenti, felpa stretta attorno alle caviglie, jeans abbassati.
Seminuda e ancora viva viene gettata nella putrida acqua del pozzo di Manasuddas, nei pressi di una Casermetta dei Carabinieri abbandonata, nelle campagne tra Oliena e Nuoro. Morirà affogata.
“Nel pozzo di Manasuddas ci sono due cadaveri.”
E’ la sera del 27 Ottobre quando una telefonata anonima allerta i Carabinieri, che accorsi sul posto trovano la più terribile delle scene.
Il cadavere di Pietrina è in avanzato stato di decomposizione e poco distante fluttua quello di Tiziano Cocco, camionista 33enne di Samassi, le cui tracce si erano perse tre giorni prima. Anche le cause della sua morte sono da imputare all’annegamento, ma segni di percosse lasciano pochi spazi al dubbio: il ragazzo è presumibilmente morto per mano degli stessi assassini.
Le indagini porteranno presto all’individuazione dei responsabili; le loro confessioni ridaranno dignità a Pietrina nel ricordo della sua strenua difesa contro i tentativi di stupro e a Tiziano, rapinato e ucciso per pochi spiccioli.
I diari ritrovati di Pietrina Mastrone riveleranno la sua voglia di vivere e la sua speranza in una rivalsa che non si sarebbe fatta attendere per sempre.
“The bad times are gone” è un tributo a Pietrina:
sue le parole da cui il testo inglese è stato tradotto, suo il sentimento da cui il brano è nato.
“The bad times are gone” è dedicata anche alla memoria di Tiziano Cocco (1974-2007), morto mentre dignitosamente compieva il suo lavoro.
THE BAD TIMES ARE GONE è suonata da:
Mauro Vacca: chitarra, Casio SA46, cori
Pall Jenkins: voce
Roberta Etzi: voce
Roberto Gioffrè: basso
Giacomo Salis: batteria
Andrea Cherchi: synth e cori
Intro: Rita Lilith Oberti: voce recitante
Massimo Mocci: fisarmonica
Video: https://youtu.be/ItqETMbEDC4 E’ uscito su Rai Play Sound PRENDO LA SCIARPA E VENGO DA TE, un podcast di Auto Mutuo Aiuto per tifosi di calcio traditi ma, nonostante tutto, ancora innamorati.
Qui il link ai 12 episodi che vedono come ospiti, fra gli altri, Enrico Brizzi, Pietro Sermonti, Riccardo Cucchi, Paolo Nori, Omar Pedrini, Federico Russo.
https://www.youtube.com/watch?v=JwwwU_MOTZg
https://www.raiplaysound.it/programmi/prendolasciarpaevengodate
Un podcast che racconta storie di tifo calcistico, prevalentemente dagli anni 70/80/90.
Aneddoti, testimonianze dirette di domeniche infuocate, di trasferte epiche, di cabale spesso surreali.
Testi Michele Bitossi (con la collaborazione di Marco Bariletti)
Interviste Michele Bitossi
Montaggio, audio regia e sound design Filippo Quaglia, Ale Bavo, Raffaele Rebaudengo per Stellare
Contenuti video: Stefano Piccardo
Musiche originali: Michele Bitossi/Stellare
Registrazione, missaggio e Mastering: Stellare
Da un’idea di Michele Bitossi
Scritto da Michele Bitossi con la collaborazione di Marco Bariletti.
Piacenza Plays Guitar 1
Giuseppe Verdi legacy lives on
Una playlist di band piacentine (con chitarra!) scelta da Paolo Stabellini.
https://open.spotify.com/playlist/6LE8CtIYJp4bHh9yaBwrXV?si=Z3ywnb-mRBqPlb994yH7gw
Streghe è un disco ideato, scritto e prodotto da Fabio Meini su musiche di Josephine Lunghi. Parla di donne costrette a vendere il proprio corpo, di donne migranti, di ragazze madri, di persone trans, di diritto all’aborto, di donne violentate, di parità di genere, di nuove e vecchie streghe.
8 canzoni per 8 voci femminili.
Le cantanti sono: Aurora Pacchi (Madaus), Marina Mulopulos (Almamegretta, Malfunk), Serena Altavilla (Calibro 35, Mariposa, Solki), Rita “Lilith” Oberti (Not Moving, Lilith And The Sinnersaints), Elisa Montaldo (Il Tempio delle clessidre), Alice Motta (Zen Circus, Criminal Jokers, Motta), Alessandra Falca (Volontré) e Martina Vivaldi (Merry Go Round). A suonare invece troviamo: Dome La Muerte (CCM, Not Moving), Riccardo Rocchi (Frizzi2Fulci), Lorenzo Gherarducci (Eveline’s Dust), Francesco Bottai (Gatti Mézzi), Paolo Del Vecchio (Peppe Barra, Daniele Sepe), Fausto Caricato, Elisa Montaldo, Alice Motta, Davide Tognocchi, Elia Petrosino e Fabio Meini.
Il disco vede anche la partecipazione straordinaria dell’attore David Brandon, storico componente della Lindsay Kemp Company, noto al pubblico italiano anche per la partecipazione a molti film cult degli anni 80 fra cui Deliria di Michele Soavi, Caligola di Joe D’Amato e Le foto di Gioia di Lamberto Bava.
Il disco sarà disponibile sulle maggiori piattaforme digitali, ma per gli amanti dei supporti fisici sarà stampato in vinile.BR> L’album avrà come immagine di copertina l’opera “La messa nera nuda” di Gloria Pizzilli, illustratrice che vanta importanti collaborazioni tra cui: Dylan Dog, L’Espresso, Il Corriere della Sera, Mondadori, Feltrinelli, Giunti, The New York Times, The Boston Globe, GQ Usa. Il disco è stato registrato all’Ale Sportelli Recording Studio di Cascina (Prozac+, Baustelle, Nirvana di Salvatores, Negazione, Diaframma).
Sarà preordinabile su Eppela al seguente link nella campagna che sarà attiva dal 9 settembre al 15 dicembre.
https://www.eppela.com/projects/11508
Per ogni info:
fabiomeini@gmail.com
Trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=pd0xZI-KhQY
The Golden Birdies - The bad times are gone
In memoria di Pietrina Mastrone
Pietrina Mastrone aveva 41 anni ed era stata maestrina alle Scuole Elementari di Oliena.
La sua anima era fragile ma teneva testa ai sussurri tentatori del seducente oblio e a un passato tormentato che la inseguiva con sordidi passi.
“Stasera mi aspetta una bella serata.” disse al telefono ad un’amica, l’ultima volta che la sua voce fu sentita da qualcuno che le volesse bene.
Era la sera del 12 Ottobre 2007 quando, uscita da un bar in centro, Pietrina fu seguita dai suoi assalitori.
L’offerta di un passaggio, l’inganno nei sorrisi, Pietrina va incontro all’atroce destino.
La mente non è lucida, ma l’orgoglio scintilla e i tentativi ripetuti di violenza sessuale vengono respinti con forza. Pietrina viene stordita.
Pietrina è immobilizzata dai suoi stessi indumenti, felpa stretta attorno alle caviglie, jeans abbassati.
Seminuda e ancora viva viene gettata nella putrida acqua del pozzo di Manasuddas, nei pressi di una Casermetta dei Carabinieri abbandonata, nelle campagne tra Oliena e Nuoro. Morirà affogata.
“Nel pozzo di Manasuddas ci sono due cadaveri.”
E’ la sera del 27 Ottobre quando una telefonata anonima allerta i Carabinieri, che accorsi sul posto trovano la più terribile delle scene.
Il cadavere di Pietrina è in avanzato stato di decomposizione e poco distante fluttua quello di Tiziano Cocco, camionista 33enne di Samassi, le cui tracce si erano perse tre giorni prima. Anche le cause della sua morte sono da imputare all’annegamento, ma segni di percosse lasciano pochi spazi al dubbio: il ragazzo è presumibilmente morto per mano degli stessi assassini.
Le indagini porteranno presto all’individuazione dei responsabili; le loro confessioni ridaranno dignità a Pietrina nel ricordo della sua strenua difesa contro i tentativi di stupro e a Tiziano, rapinato e ucciso per pochi spiccioli.
I diari ritrovati di Pietrina Mastrone riveleranno la sua voglia di vivere e la sua speranza in una rivalsa che non si sarebbe fatta attendere per sempre.
“The bad times are gone” è un tributo a Pietrina:
sue le parole da cui il testo inglese è stato tradotto, suo il sentimento da cui il brano è nato.
“The bad times are gone” è dedicata anche alla memoria di Tiziano Cocco (1974-2007), morto mentre dignitosamente compieva il suo lavoro.
THE BAD TIMES ARE GONE è suonata da:
Mauro Vacca: chitarra, Casio SA46, cori
Pall Jenkins: voce
Roberta Etzi: voce
Roberto Gioffrè: basso
Giacomo Salis: batteria
Andrea Cherchi: synth e cori
Intro: Rita Lilith Oberti: voce recitante
Massimo Mocci: fisarmonica
Video: https://youtu.be/ItqETMbEDC4 E’ uscito su Rai Play Sound PRENDO LA SCIARPA E VENGO DA TE, un podcast di Auto Mutuo Aiuto per tifosi di calcio traditi ma, nonostante tutto, ancora innamorati.
Qui il link ai 12 episodi che vedono come ospiti, fra gli altri, Enrico Brizzi, Pietro Sermonti, Riccardo Cucchi, Paolo Nori, Omar Pedrini, Federico Russo.
https://www.youtube.com/watch?v=JwwwU_MOTZg
https://www.raiplaysound.it/programmi/prendolasciarpaevengodate
Un podcast che racconta storie di tifo calcistico, prevalentemente dagli anni 70/80/90.
Aneddoti, testimonianze dirette di domeniche infuocate, di trasferte epiche, di cabale spesso surreali.
Testi Michele Bitossi (con la collaborazione di Marco Bariletti)
Interviste Michele Bitossi
Montaggio, audio regia e sound design Filippo Quaglia, Ale Bavo, Raffaele Rebaudengo per Stellare
Contenuti video: Stefano Piccardo
Musiche originali: Michele Bitossi/Stellare
Registrazione, missaggio e Mastering: Stellare
Da un’idea di Michele Bitossi
Scritto da Michele Bitossi con la collaborazione di Marco Bariletti.
Piacenza Plays Guitar 1
Giuseppe Verdi legacy lives on
Una playlist di band piacentine (con chitarra!) scelta da Paolo Stabellini.
https://open.spotify.com/playlist/6LE8CtIYJp4bHh9yaBwrXV?si=Z3ywnb-mRBqPlb994yH7gw
Etichette:
I me mine
venerdì, ottobre 04, 2024
Statuto - Statuto Football Club
E' nota la vicinanza tra la storia degli STATUTO e la passione calcistica.
Dall'amore per la maglia granata del Torino (nel 1998 al videoclip del loro brano “Un Posto al Sole”, partecipò tutta la rosa della squadra, nel 2005 nel video di “Facci un goal” fu ospite Paolo Pulici, nel 2006 l'album "Toro" raccoglieva brani dedicati alla squadra del cuore, tra cui "Cuore Toro", inno ufficiale del Torino), a canzoni a tema calcistico meno specifiche.
Furono i primi nel 1988 a firmare un testo, “Ragazzo ultrà”, che descrive la tematica delle tifoserie organizzate, successivamente con Enrico Ruggeri hanno scritto nel 2010 il brano “Controcalcio”, omaggio al calcio d’altri tempi.
Inoltre oSKAr, è membro della Nazionale Italiana Cantanti dal 2017 con il ruolo di difensore.
Gli otto brani di "Statuto Football Club" alternano canzoni dedicate al calcio come "Notte magiche", "Una vita da mediano", "La leva calcistica del '68" e "La partita di pallone" a strumentali, sigle storiche televisive e radiofoniche di “Tutto il calcio minuto per minuto”, “Novantesimo Minuto”, “Domenica Sprint”,“Domenica Sportiva", come "A taste of honey" di Herb Alpert and Tijuana Brass o "Stadium" di Oscar Prudente con il baritonale coro "Viva viva il goleador".
Le versioni sono ovviamente caratteristiche dello stile degli Statuto tra ska, soul, rocksteady, soul funk, modern latin jazz (vedi "Pancho" di Jack Trobey che fu sigla di "90° minuto").
L'idea è vincente, l'album arrangiato e suonato benissimo oltre che decisamente originale e godibilissimo.
La storia continua.
Dall'amore per la maglia granata del Torino (nel 1998 al videoclip del loro brano “Un Posto al Sole”, partecipò tutta la rosa della squadra, nel 2005 nel video di “Facci un goal” fu ospite Paolo Pulici, nel 2006 l'album "Toro" raccoglieva brani dedicati alla squadra del cuore, tra cui "Cuore Toro", inno ufficiale del Torino), a canzoni a tema calcistico meno specifiche.
Furono i primi nel 1988 a firmare un testo, “Ragazzo ultrà”, che descrive la tematica delle tifoserie organizzate, successivamente con Enrico Ruggeri hanno scritto nel 2010 il brano “Controcalcio”, omaggio al calcio d’altri tempi.
Inoltre oSKAr, è membro della Nazionale Italiana Cantanti dal 2017 con il ruolo di difensore.
Gli otto brani di "Statuto Football Club" alternano canzoni dedicate al calcio come "Notte magiche", "Una vita da mediano", "La leva calcistica del '68" e "La partita di pallone" a strumentali, sigle storiche televisive e radiofoniche di “Tutto il calcio minuto per minuto”, “Novantesimo Minuto”, “Domenica Sprint”,“Domenica Sportiva", come "A taste of honey" di Herb Alpert and Tijuana Brass o "Stadium" di Oscar Prudente con il baritonale coro "Viva viva il goleador".
Le versioni sono ovviamente caratteristiche dello stile degli Statuto tra ska, soul, rocksteady, soul funk, modern latin jazz (vedi "Pancho" di Jack Trobey che fu sigla di "90° minuto").
L'idea è vincente, l'album arrangiato e suonato benissimo oltre che decisamente originale e godibilissimo.
La storia continua.
Etichette:
Dischi
giovedì, ottobre 03, 2024
Eddie Piller - Bologna 17 settembre Bar Maurizio
EDDIE PILLER, prime mover della scena mod inglese, fondatore della label Acid Jazz e tanto altro, è stato ospite del Bar Maurizio a Bologna il 17 settembre in un incontro pubblico per la presentazione (organizzata da Piero Casanova) del suo libro "Clean Living Under Difficult Circumstances: A Life In Mod – From the Revival to Acid Jazz": https://tonyface.blogspot.com/2023/04/eddie-piller-clean-living-under.html.
A seguire un breve estratto della conversazione con alcune risposte alle domande che avevo preparato per lui.
Il tuo libro racconta nei particolari la tua militanza nella scena mod inglese a cavallo tra gli anni 70 e durante gli anni 80. Il periodo in cui il mod si espanse in tutto il mondo dall'Europa agli States, Australia, fino al Giappone. Io credo che in Gran Bretagna quella che era una sottocultura sia diventata una cultura, una parte della società. Mentre nel resto del mondo è rimasta una sottocultura limitata a pochi adepti.
Cosa ne pensi? E' un “A very british phenomenon” (citando il libro di Terry Rawlings)
Credo che nel 1979 fosse un fenomeno esclusivamente britannico che difficilmente sarebbe stato capito altrove.
Ma con il tempo è stato acquisito anche da altre culture.
Personalmente essendo inglese non riesco a capire quanto sia diventato in qualche modo appartenente alla cultura di altri paesi.
Tu sei “figlio d'arte”: tua madre gestiva il fan club degli Small Faces, che hai conosciuto fin da piccolo, tuo padre era un original mod Che liquidò così una compilation del giovane aspirante mod Eddie con Who, Kinks, Jam, come racconti nel libro.
"Cos'é questa spazzatura?"
"E' musica mod, Dad, mi piace!".
"Questa non è musica mod, è una schifezza. Suppongo che quindi tu sia un mod".
"Certo, assoluamente"
"Bene, figlio, se vuoi essere un mod dovresti chiedere alla mamma di chi erano gli Small Faces.
Ma lascia che ti dica: la musica mod è il modern jazz. Tubby Hayes, Art Blakey, Gene Krupa e Cozy Cole.
E' da dove hanno preso il nome: MOD-ern Jazz.
Quella era musica mod, non questa roba qua."
Il fatto che i mod del 79 ascoltassero Jam, Chords, secret Affair era un'evoluzione o un imbastardimento del Mod?
Il fatto di ascoltare musica diversa da quella che ascoltava mio padre è un fatto di evoluzione. Mio padre ascoltava quel tipo di musica io ne ho abbracciata e apprezzata altra, diversa.
Il mod è qualcosa che cambia sia nella musica, che nell'estetica, che nel modo in cui affrontano le cose.
Nel tuo libro racconti di come fosse molto presente la violenza nei primi anni 80 tra i giovani che vivevano nelle sottoculture.
Anche in Italia abbiamo vissuto situazioni simili. Pensi che fosse un momento storico o che in fondo sono fasi adolescenziali che si sono sempre ripetute e si ripetono anche oggi?
Credo che sia stata una cosa concentrata in quel periodo e non riproponibile ai giorni nostri, perché i motivi erano completamente diversi.
Molti skin erano nazisti, io ho perso due amici, uccisi in questi scontri. E' una cosa lontana sulla quale però non riuscirò mai a passarci sopra.
Nelle sottoculture, mod in particolare, c'era molto rigore. Essere accettati era spesso complicato, bisognava avere un'estetica ben precisa, gusti musicali di un certo tipo, capire bene il contesto in cui ti andavi ad inserire, altrimenti rimanevi ai margini. Confermi? Ai giorni nostri c'è molto meno rigidità.
Negli anni 80 c'erano tante sottoculture e stili. Però il fatto è che comunque c'era qualcosa in cui ti potevi identificare e con cui forgiare la tua personalità. Oggi non c'é più niente di tutto ciò, è impensabile. Dovete essere voi a preferire ciò che c'era in quei tempi o quello che (non) c'è oggi.
Perché hai scelto il mod invece di altre sottoculture?
Sono diventato mod, arrivando dal punk, in modo naturale.
Il punk nel 1977 portò alla ribalta molte donne, da Siouxsie alle Slits, Chrissie Hynde e Debbie Harry. Secondo te come mai nella scena mod, a parte Fay Hallam e pochissime altre, non è mai emersa una figura femminile?
Non sono d'accordo.
La presenza femminile nella scena mod, almeno in Inghilterra, era altrettanto numerosa, tanto quanto quella punk.
La differenza è che non sono diventate così famose.
Nei Sixties, così almeno si dice, c'era una rappresentanza di ragazzi delle West Indies nella scena mod. Alla fine dei 70 li ritroviamo nel giro ska ma non ne ricordo in quello mod.
Per me non c'era differenza tra 2Tone e mod, erano due aspetti della stessa scena.
Nel suo libro “A tenement kid” Bobby Gillespie dice di avere trovato la stessa attitudine dei mod nella scena acid house e acid jazz degli anni 90, lo stesso senso di appartenenza. La considera una prosecuzione della cultura mod, un po' come il northern soul lo fu per quella dei 60's.
Bobbie Gillespie può dire quello che vuole ma non mi interessa.
Il libro si ferma alla nascita dell'etichetta Acid Jazz. E' previsto dunque un secondo capitolo?
Sono molto contento del primo libro, molto contento per le vendite.
Ne scriverò sicuramente un altro, per proseguire il discorso.
Che opinione hai della nuova scena di British Jazz di esperienze come Comet is Coming, Shabaka Hutchings, Ezra Collective? Può essere una prosecuzione di quella acid jazz?
Ascolto solo Gil Scott Heron.
A seguire un breve estratto della conversazione con alcune risposte alle domande che avevo preparato per lui.
Il tuo libro racconta nei particolari la tua militanza nella scena mod inglese a cavallo tra gli anni 70 e durante gli anni 80. Il periodo in cui il mod si espanse in tutto il mondo dall'Europa agli States, Australia, fino al Giappone. Io credo che in Gran Bretagna quella che era una sottocultura sia diventata una cultura, una parte della società. Mentre nel resto del mondo è rimasta una sottocultura limitata a pochi adepti.
Cosa ne pensi? E' un “A very british phenomenon” (citando il libro di Terry Rawlings)
Credo che nel 1979 fosse un fenomeno esclusivamente britannico che difficilmente sarebbe stato capito altrove.
Ma con il tempo è stato acquisito anche da altre culture.
Personalmente essendo inglese non riesco a capire quanto sia diventato in qualche modo appartenente alla cultura di altri paesi.
Tu sei “figlio d'arte”: tua madre gestiva il fan club degli Small Faces, che hai conosciuto fin da piccolo, tuo padre era un original mod Che liquidò così una compilation del giovane aspirante mod Eddie con Who, Kinks, Jam, come racconti nel libro.
"Cos'é questa spazzatura?"
"E' musica mod, Dad, mi piace!".
"Questa non è musica mod, è una schifezza. Suppongo che quindi tu sia un mod".
"Certo, assoluamente"
"Bene, figlio, se vuoi essere un mod dovresti chiedere alla mamma di chi erano gli Small Faces.
Ma lascia che ti dica: la musica mod è il modern jazz. Tubby Hayes, Art Blakey, Gene Krupa e Cozy Cole.
E' da dove hanno preso il nome: MOD-ern Jazz.
Quella era musica mod, non questa roba qua."
Il fatto che i mod del 79 ascoltassero Jam, Chords, secret Affair era un'evoluzione o un imbastardimento del Mod?
Il fatto di ascoltare musica diversa da quella che ascoltava mio padre è un fatto di evoluzione. Mio padre ascoltava quel tipo di musica io ne ho abbracciata e apprezzata altra, diversa.
Il mod è qualcosa che cambia sia nella musica, che nell'estetica, che nel modo in cui affrontano le cose.
Nel tuo libro racconti di come fosse molto presente la violenza nei primi anni 80 tra i giovani che vivevano nelle sottoculture.
Anche in Italia abbiamo vissuto situazioni simili. Pensi che fosse un momento storico o che in fondo sono fasi adolescenziali che si sono sempre ripetute e si ripetono anche oggi?
Credo che sia stata una cosa concentrata in quel periodo e non riproponibile ai giorni nostri, perché i motivi erano completamente diversi.
Molti skin erano nazisti, io ho perso due amici, uccisi in questi scontri. E' una cosa lontana sulla quale però non riuscirò mai a passarci sopra.
Nelle sottoculture, mod in particolare, c'era molto rigore. Essere accettati era spesso complicato, bisognava avere un'estetica ben precisa, gusti musicali di un certo tipo, capire bene il contesto in cui ti andavi ad inserire, altrimenti rimanevi ai margini. Confermi? Ai giorni nostri c'è molto meno rigidità.
Negli anni 80 c'erano tante sottoculture e stili. Però il fatto è che comunque c'era qualcosa in cui ti potevi identificare e con cui forgiare la tua personalità. Oggi non c'é più niente di tutto ciò, è impensabile. Dovete essere voi a preferire ciò che c'era in quei tempi o quello che (non) c'è oggi.
Perché hai scelto il mod invece di altre sottoculture?
Sono diventato mod, arrivando dal punk, in modo naturale.
Il punk nel 1977 portò alla ribalta molte donne, da Siouxsie alle Slits, Chrissie Hynde e Debbie Harry. Secondo te come mai nella scena mod, a parte Fay Hallam e pochissime altre, non è mai emersa una figura femminile?
Non sono d'accordo.
La presenza femminile nella scena mod, almeno in Inghilterra, era altrettanto numerosa, tanto quanto quella punk.
La differenza è che non sono diventate così famose.
Nei Sixties, così almeno si dice, c'era una rappresentanza di ragazzi delle West Indies nella scena mod. Alla fine dei 70 li ritroviamo nel giro ska ma non ne ricordo in quello mod.
Per me non c'era differenza tra 2Tone e mod, erano due aspetti della stessa scena.
Nel suo libro “A tenement kid” Bobby Gillespie dice di avere trovato la stessa attitudine dei mod nella scena acid house e acid jazz degli anni 90, lo stesso senso di appartenenza. La considera una prosecuzione della cultura mod, un po' come il northern soul lo fu per quella dei 60's.
Bobbie Gillespie può dire quello che vuole ma non mi interessa.
Il libro si ferma alla nascita dell'etichetta Acid Jazz. E' previsto dunque un secondo capitolo?
Sono molto contento del primo libro, molto contento per le vendite.
Ne scriverò sicuramente un altro, per proseguire il discorso.
Che opinione hai della nuova scena di British Jazz di esperienze come Comet is Coming, Shabaka Hutchings, Ezra Collective? Può essere una prosecuzione di quella acid jazz?
Ascolto solo Gil Scott Heron.
Etichette:
Le interviste
mercoledì, ottobre 02, 2024
Saint John Coltrane Church
Mission: To paint the globe with the message of A Love Supreme, & in doing so promote global unity, peace on earth, & knowledge of the one true living God.
Fort Mason Center, 2 Marina Blvd, Bldg. D, 3rd Floor, San Francisco, CA, United States, California.
https://www.coltranechurch.org/
Dopo la morte di JOHN COLTRANE il 17 luglio del 1967 una congregazione religiosa di San Francisco cominciò ad adorarlo come un dio, ritenendolo l'incarnazione di Cristo (e Charlie Parker come Giovanni Battista).
Franzo e Marina King fondarono così nel 1971 la Saint John Coltrane Church ritenendo Trane non solo un musicista jazz ma una persona scelta per fare tornare le anime a Dio.
La figlia Chaplain Wanika Stephens è essa stessa una devota.
Fu una sorta di evoluzione del jazz club Yardbird Temple, fondato due anni prima.
Il tutto dopo aver assistito ad un concerto di Coltrane ( in cui "si sentiva la presenza di Dio") e essersi immersi totalmente nelle note di "A love supreme".
"Era come se stesse parlando all'anima e ci fosse del fuoco che scendeva dal cielo, un battesimo sonoro". Ciò diede inizio al processo evolutivo e di transizione di noi che siamo diventati veri credenti rinati in quel suono che balzò giù dal cielo dalla mente stessa di Dio, uscì dal muro stesso della creazione e assunse un grumo di carne, e noi contemplammo la sua bellezza di uno che era chiamato Giovanni/John".
Coltrane dopo anni di abusi di ogni tipo aveva abbracciato la religione cristiana e si era completamente ripulito.
La stessa moglie di John, Alice, entrò nella congregazione, dal 1974 al 1981, introducendo insegnamenti buddisti e hinduisti, per poi denunciarla per vendita illegale di merchandising (magliette, cartoline etc), perdendo però la causa.
Quando nel 1981 si affiliò alla Chiesa ortodossa africana lo retrocessero a santo.
La St. John Coltrane African Orthodox Church esiste ancora oggi nel quartiere di Fillmore.
Durante le cerimonie il Reverendo King suona il sax con il supporto della house band Ohnedaruth, legge passi della Bibbia, intervallati da spezzoni di "A love supreme".
La Chiesa si occupa anche di dare cibo e vestiti agli homeless e di altre opere di carità e aiuto ai bisognosi.
Ogni domenica c'è una messa, composta da letture delle Scritture, inni e prediche, accompagnati da un mix di stili musicali che vanno dal jazz al gospel e dal funk al reggae da cantare insieme.
I membri del pubblico sono incoraggiati a portare i propri strumenti per unirsi alla musica.
Tutti sono benvenuti a partecipare.
La prima domenica di ogni mese si può raggiungere l'illuminazione spirituale attraverso una meditazione guidata sulla testimonianza e la musica dell'album di Saint John Coltrane, "A Love Supreme".
"Il jazz parla della vita. Il Blues racconta la storia delle difficoltà della vita e, se ci pensi un attimo, ti renderai conto che prendono le realtà più dure della vita e le mettono in musica, solo per uscirne con una nuova speranza o un senso di trionfo. Questa è musica trionfante".
Martin Luther King Jr.
1964 Berlin Jazz Festival
"Penso che la maggior parte dei veri devoti di Coltrane siano persone religiose decadute in un certo senso.
La religione è costruita molto su ciò in cui crediamo. E molte volte ciò in cui crediamo è perché siamo stati addestrati a crederci, tenendo presente che credere è inferiore al sapere.
E se fai troppe domande per amore della conoscenza, potresti essere scomunicato. Quindi siamo solidali con questo".
Franzo King.
Saint Coltrane: The Church Built On 'A Love Supreme'
https://www.youtube.com/watch?v=MAgJ-igwuSQ
The Church of Saint Coltrane
https://www.youtube.com/watch?v=HfV1_e_VJYQ
Fort Mason Center, 2 Marina Blvd, Bldg. D, 3rd Floor, San Francisco, CA, United States, California.
https://www.coltranechurch.org/
Dopo la morte di JOHN COLTRANE il 17 luglio del 1967 una congregazione religiosa di San Francisco cominciò ad adorarlo come un dio, ritenendolo l'incarnazione di Cristo (e Charlie Parker come Giovanni Battista).
Franzo e Marina King fondarono così nel 1971 la Saint John Coltrane Church ritenendo Trane non solo un musicista jazz ma una persona scelta per fare tornare le anime a Dio.
La figlia Chaplain Wanika Stephens è essa stessa una devota.
Fu una sorta di evoluzione del jazz club Yardbird Temple, fondato due anni prima.
Il tutto dopo aver assistito ad un concerto di Coltrane ( in cui "si sentiva la presenza di Dio") e essersi immersi totalmente nelle note di "A love supreme".
"Era come se stesse parlando all'anima e ci fosse del fuoco che scendeva dal cielo, un battesimo sonoro". Ciò diede inizio al processo evolutivo e di transizione di noi che siamo diventati veri credenti rinati in quel suono che balzò giù dal cielo dalla mente stessa di Dio, uscì dal muro stesso della creazione e assunse un grumo di carne, e noi contemplammo la sua bellezza di uno che era chiamato Giovanni/John".
Coltrane dopo anni di abusi di ogni tipo aveva abbracciato la religione cristiana e si era completamente ripulito.
La stessa moglie di John, Alice, entrò nella congregazione, dal 1974 al 1981, introducendo insegnamenti buddisti e hinduisti, per poi denunciarla per vendita illegale di merchandising (magliette, cartoline etc), perdendo però la causa.
Quando nel 1981 si affiliò alla Chiesa ortodossa africana lo retrocessero a santo.
La St. John Coltrane African Orthodox Church esiste ancora oggi nel quartiere di Fillmore.
Durante le cerimonie il Reverendo King suona il sax con il supporto della house band Ohnedaruth, legge passi della Bibbia, intervallati da spezzoni di "A love supreme".
La Chiesa si occupa anche di dare cibo e vestiti agli homeless e di altre opere di carità e aiuto ai bisognosi.
Ogni domenica c'è una messa, composta da letture delle Scritture, inni e prediche, accompagnati da un mix di stili musicali che vanno dal jazz al gospel e dal funk al reggae da cantare insieme.
I membri del pubblico sono incoraggiati a portare i propri strumenti per unirsi alla musica.
Tutti sono benvenuti a partecipare.
La prima domenica di ogni mese si può raggiungere l'illuminazione spirituale attraverso una meditazione guidata sulla testimonianza e la musica dell'album di Saint John Coltrane, "A Love Supreme".
"Il jazz parla della vita. Il Blues racconta la storia delle difficoltà della vita e, se ci pensi un attimo, ti renderai conto che prendono le realtà più dure della vita e le mettono in musica, solo per uscirne con una nuova speranza o un senso di trionfo. Questa è musica trionfante".
Martin Luther King Jr.
1964 Berlin Jazz Festival
"Penso che la maggior parte dei veri devoti di Coltrane siano persone religiose decadute in un certo senso.
La religione è costruita molto su ciò in cui crediamo. E molte volte ciò in cui crediamo è perché siamo stati addestrati a crederci, tenendo presente che credere è inferiore al sapere.
E se fai troppe domande per amore della conoscenza, potresti essere scomunicato. Quindi siamo solidali con questo".
Franzo King.
Saint Coltrane: The Church Built On 'A Love Supreme'
https://www.youtube.com/watch?v=MAgJ-igwuSQ
The Church of Saint Coltrane
https://www.youtube.com/watch?v=HfV1_e_VJYQ
lunedì, settembre 30, 2024
Settembre 2024. Il meglio del mese
A 2/3 dell'anno l'elenco di ottime uscite da segnalare si allunga ancora di più.
Dall'estero Judith Hill, Libertines, Prisoners, the X, Bella Brown and the Jealous Lovers, Dexy's, Jack White, The Heavy Heavy, Les Amazones d'Afrique, Sahra Halgan, Boulevards, Mdou Moctar, Paul Weller, Liam Gallagher & John Squire, Mooon, Black Crowes, Mourning (A)Blkstar, Dandy Warhols, Michelle David & True Tones, Clairo, Big Boss Man, The Wreckery, Yard Act, Kula Shaker, Kim Gordon, Kamasi Washington, Real Estate, Lemon Twigs, Bad Nerves, Tibbs, Idles, Krypton Bulb, New Mastersounds, Mo Troper, Galileo 7, Fontaines DC e Popincourt, The Tambles, Grace Browers & the Hodege Plodge, Lady Blackbird.
Tra gli italiani Ossa di Cane, Peawees, A Toys orchestra, Tre Allegri Ragazzi Morti, Manupuma, Rudy Bolo, Klasse Kriminale, Cesare Basile, Organ Squad, La Crus, The Devils, Enri Zavalloni, Any Other, Smalltown Tigers, Paolo Zangara, Pier Adduce, Paolo Benvegnù, Zolle, I Fenomeni, Lovesick, Newglads.
THE HEAVY HEAVY - One Of A Kind
Spettacolare esordio per la band di Brighton che pesca a piene mani nei fine Sixties più cool, tra melodie alla Jefferson Airplane, Turtles, Monkees, ballate West Coast (vedi CSN&Y), immancabili riferimenti Beatlesiani. Ma ci sono anche Velvet Underground, The Band, il Dylan di metà decennio, Byrds e tanto altro, incluse folate Britpop/shoegaze. Irresistibile.
THE BELLRAYS - Heavy Steady Go!
Lisa Kekaula e Rob Venom hanno superato la dozzina di album all'attivo e i trent'anni di attività ma non hanno perso un briciolo di energia e potenza sonora, attraverso la consueta formula che accosta una base hard punk alle melodie vocali e al timbro chiaramente soul della cantante. Non fanno eccezione i dodici brani del nuovo lavoro, solidi, robusti, molto hard rock oriented (inclusa una grintosissima versione di "Ball of confusion" dei Temptations) che saranno prevedibili e socntati finché si vuole ma non lasciano mai indifferenti.
KRYPTON BULB - Beards, Balls & Bravado
Esordio per la band irlandese con un sapiente mix di garage punk (a volte sembrano gli Stairs), varie dai Sixties, Creedence, quel power pop trendy alla Dandy Warhols e Hives.
Un album molto godibile, pieno di energia e personalità.
Sorprendenti.
BLUES PILLS - Birthday
Blues Pills goes pop.
Nel nuovo album c'è un ottimo mix di rock blues, qualche fuckin' da dura rocker, un po' di Janis mood sparso qua e là e brani più che accattivanti.
La title track spacca, "Bad choices" sembra le Supremes in chiave Jet, non mancano altre piacevoli sorprese.
Mica un brutto ascolto, anzi piacevole ma molto lieve e talvolta impalpabile.
Ma funziona.
GRACE BOWERS & the HODGE PODGE - Wine on Venus
La giovanissima chitarrista americana se ne esce con un album semplicemente esplosivo, tra southern rock, un torrido funk, rock blues, Janis Joplin, Sly and the Family Stone (non a caso riprende "Dance to the music", sonorità caldissime, voce superba, grande groove. Sorprendente e con prospettive future più che brillanti.
NICK CAVE & the BAD SEEDS - Wild God
Lydia Lunch ha espresso un parere piuttosto tranchant su Nick Cave: "Il miglior live che hai visto? I Birthday Party con Rowland S Howard, prima che Nick Cave diventasse un predicatore cristiano di ballate morbose." Il percorso intrapreso con "Skeleton Tree", "Ghosteen" e "Carnage" documentava il tuffo drammatico dentro il lutto. "Wild God" sembra una transizione tra quel lungo drammatico momento e una resurrezione verso altre dinamiche. Un Nick Cave contemplativo, sacerdotale, ammantato di blues e gospel. Un buon album, seducente, ipnotico, lisergico a tratti.
THURSTON MOORE - Flow Critical Lucidity
I Sonic Youth sono stati tra i gruppi più innovativi e originali dagli anni Ottanta in poi, tra i protagonisti del passaggio dell’alternative/underground rock nel mainstream. Il loro sound abrasivo, figlio dell’hardcore e della sperimentazione è rimasto tra i momenti più interessanti del post punk. Dopo lo scioglimento (nel 2011) i quattro componenti si sono sparsi tra mille progetti, più o meno riusciti, ma senza mai eguagliare la qualità della band madre. Non si contano le opere e collaborazioni del chitarrista Thurston Moore che torna ora con un ottimo album, che oscilla tra echi di Lou Reed, psichedelia, retaggi Sonic Youth, riferimenti “orientali”, ballate laconiche e malinconiche. I fan apprezzeranno ma un ascolto è consigliato a chiunque.
THE THE - Ensoulment
Torna a splendere la creatura di Matt Johnson dopo un lungo periodo in sordina artistica. Il nuovo album è ricco di brani bluesy, soffusi, spesso dalle tinte soul ma con l'impronta personalissima della scrittura di Matt che non dimentica le radici new wave e il suo modo unico di intendere la musica. Un lavoro di primissima qualità.
SOFT PLAY - Heavy Jelly
I SOFT PLAY, già ai vertici con il nome di The Slaves (lasciato nel 2022), tre album alle spalle, entrati sempre nella top 10 inglese, cambiano nome ritrovando le medesime coordinate sonore, aggressive, potenti, serrate, una miscela di punk, Beastie Boys, Prodigy, Sleaford Mods, condimenti rap, Viagra Boys e l'immancabile prezzemolo post punk. Approccio genuino, in perfetto equilibrio tra mainstream e alternative.
COLOR GREEN - Fool's parade
Vivere in California può causare assuefazione alle atmosfere West Coast. Per il secondo album il quartetto sfoggia tutti i colri del posto, tra psichedelia, Sixties, folk rock, rock classico, intense ballate Doorsiane. Bravi, non semplicemente derivativi, ma con una buopna dose di personalità.
SHEMEKIA COPELAND - Blame it on eve
Potentissimo album blues, che non esita a entrare nel rock blues alla Stones ("Broken high heels" o "Is there anybody there?") o in contesti country e gospel. La voce di Shemeika domina incontrastata, il sound è solido e possente, i testi parlano di emancipazione femminile, ambiente, questioni razziali. Classe, grinta, consapevolezza sociale. Super.
LADY BLACKBIRD - Slang Spirituals
Nuovo album, particolarmente ispirato, per la vocalist californiana, dopo l'eccellente "Black Acid Soul". La matrice è un soul spesso di stampo tradizionale, a cui si aggiunge una visione moderna e in progress, una conclusione ipnotico psichedelica e influenze varie sparse a piene mani (spiritual in primis ma anche funk e blues). Ottimo lavoro.
PM WARSON - A little more time
Con il terzo album il musicista inglese si conferma un eccellente interprete di un'affascinante e godibile miscela di soul, rhythm and blues, northern soul, blues.
Suonato, prodotto e registrato con estrema raffinatezza ed eleganza, con atmosfere soffuse, calde, "smokey", avvolgenti, misteriose, sorta di Chris Isaak soul.
NICK LOWE - Indoor Safari
Divertente album di rock 'n' roll, rhythm and blues, pub rock, nel classico stile a cui ci abituati. Anni Cinquanta e Sessanta si rincorrono spesso e volentieri. Niente di cui stupirsi ma un ottimo sottofondo fattodi passione, amore per certi suoni, sano disimpegno.
HAMBURG SPINNERS - Im Schwarzwald
La band tedesca confeziona un gradevolissimo album strumentale a base di Hammond, Jimmy Smith, Booker T and the Mg's, sonorità cinematografiche, soul e funk. I cultori del genere sono avvisati.
PEAWEES - One Ride
Kilometri spesi in concerti su e giù per l'Europa, settimo album e abbondanza di riconoscimenti a un talento compositivo che si é progressivamente raffinato e personalizzato. In “One Ride” si mastica un saporito mix di power pop, garage punk, rock 'n' roll, soul, melodie di ispirazione Sessanta, ritmi sostenuti ma mai esageratamente veloci, tanta cura per i suoni. Un lavoro di grande presa e dalle indiscusse potenzialità.
ARTISTI VARI - Lievi favole
L‟associazione Culturale “Gavinuccio Canu” ha prodotto il doppio LP dal titolo “Lievi Favole” che comprende le ultime canzoni originali inedite del cantautore sassarese Gavinuccio Canu, scomparso il 14 febbraio del 2022. Il disco, in 300 copie, sarà pubblicato e acquistabile dal sito www.gavinucciocanu.org, da settembre 2024. L‟idea nasce dalla volontà di incidere il ricordo di Gavinuccio in modo indelebile e, contestualmente, rendergli omaggio grazie alla partecipazione sentita di chi come lui ha vissuto e vive la musica in modo viscerale. Un lavoro collettivo “nazionale” che possa farne conoscere e apprezzare la figura artistica anche fuori dalla sua Sassari e dalla Sardegna.
Il doppio album include le registrazioni originali, scabre e intensissime di Gavinuccio Canu e le rivisitazioni altrettanto dense e profonde di una serie di artisti di primo piano della scena new wave e cantautorale italiana, tra cui Andrea Chimenti, Rita Lilith Oberti con Cesare Basile, Miro Sassolini, con Gianni Maroccolo, Mauro Ermanno Giovanardi, tra i tanti. Un lavoro unico, prezioso, a tratti sperimentale altre volte declinato in chiave canzone d'autore, destinato a rimanere nella storia della musica underground italiana.
LUNOPHONE - Surroundings
L'unione tra il musicista irlandese James Strain e Dario D'Alessandro degli Homunculus Res ci regala un album complesso, visionario, ricco di pregevoli spunti, con uno sguardo particolare al miglior Canterbury Sound (soprattutto dalle parti dei Caravan), jazz rock, progressive. Ci sono anche sperimentazione, abbracci ai King Gizzard & the Lizard Wizard, ritmi sincopati, elegie King Crimsoniane. Ottimo.
THE TWERKS - A Private Display of Trouble
La band di Sesto San Giovanni torna sulle scene con un nuovo album dopo una serie di incisioni sparse nel corso degli anni (un ep, il primo album, un altro solo su cassetta). Punk rock ruvido e aspro con svariate influenze, dal garage al power pop, fino agli X che fanno capolino in "Failure". Sound compatto, esecuzione carica di energia e potenza.
https://venti3.bandcamp.com/album/a-private-display-of-trouble
SPECTRE - Slow Emotional Death
I comaschi Croutons ha all'attivo una serie di incisioni dal 2013 in poi, prima di cambiare nome nell'attuale Spectre e indirizzare il sound di stampo hardcore californiano anni Ottanta verso influenze più dark. I sei brani del nuovo LP/EP guardano spesso ai TSOL di "Dance With Me" (vedi "Insects"), ai 45 Grave e ai Christian Death di Rozz Williams. Il sound è acido, le voci riverberate, i ritmi sono tribali, il basso in evidenza. Gli appassionati del genere apprezzeranno tantissimo.
https://venti3.bandcamp.com/album/slow-emotional-death
CHARMING ARSON – Another kind of vision
La band italo americana (alla chitarra Stefano Bellezza, ex Underground Arrows) al terzo lavoro con un ep di sei brani, all’insegna di un pop rock di gusto anni Sessanta che non di rado guarda a Who e al gusto compositivo di Paul Weller (dai Jam alla carriera solista). La band gira al meglio, le canzoni hanno un piglio ritmico pulsante, arrangiamenti ben calibrati, suoni azzeccati e anche quando rallenta e si dedica a una ballata melodica conclusiva (“Magic Alex knows” con ripetuti, fin dal titolo, riferimenti Beatlesiani) riesce alla perfezione a creare un brano compositivamente complesso ma di alta qualità. Partenza eccellente.
FRED-A-STERRO – Provinciali
La band toscana all’esordio con un album di undici brani potenti, crudi, arrembanti, caratterizzati da una line up quanto mai inconsueta: batteria, basso (distorto), voce. Riff minimali, ritmiche serrate, voce in primo piano. Non è facile evitare la ripetitività con una formazione così stringata ma la band riesce ad essere varia e originale. Alla fine l’album è godibile, ben fatto e pieno di energia. Un applauso.
ASCOLTATO ANCHE:
LA LOM (Hammond sound su ritmi latini e Tex Mex, molto carino), HINDS (pop rock ruvido e ben fatto per il duo spagnolo con grandi ospiti come Beck e Grian Chatten. Buono),
LETTO
Daniel Rachel - Too Much Too Young
La splendida avventura della 2TONE RECORDS, fulminante, breve, accesasi come una stella sfavillante ed esplosa come una (champagne) supernova, lasciando luminosi detriti vaganti fino ai giorni nostri, raccontata attraverso minuziosi particolari in questo eccellente libro (tradotto in italiano da Flavio Frezza per Hellnation Libri).
Un'etichetta che nasce e vive come un collettivo anarco/marxista sotto la ferrea guida di Jerry Dammers, tastierista e mente pensante degli Specials.
Non c’erano contratti formalizzati. Gli accordi venivano siglati da una stretta di mano. Senza costituzione formale né iscrizione ai registri, l’etichetta esisteva soltanto di nome. Come piaceva dire a Jerry, «più che una casa discografica, era una presa per il culo delle stesse».
Vendettero milioni di copie dal 1979 al 1986 con i dischi di Specials, Selecter, Bodysnatchers, il primo singolo dei Madness, The Beat per implodere poi tra mille divisioni, litigi, cause legali, debiti, dischi e gruppi ignorati, passando in mezzo alla violenza ai concerti, agli scioglimenti dei gruppi, alla (mala) gestione dell'etichetta, inadatta al volume di soldi incassati e alla complessità di unire realizzazioni di dischi, organizzazione di lunghi tour, economia "aziendale".
Le canzoni affrontavano argomenti che, per i giovani, rappresentavano la vita quotidiana: violenza di strada, abusi sessuali, gravidanze adolescenziali, disoccupazione, rischio di una guerra nucleare. La 2 Tone era una nuova forma di musica di protesta, attraverso la quale riecheggiava l’eredità dei pionieri degli anni sessanta come Bob Dylan e Joan Baez, e cercava di trasmettere al pubblico l’idea di un’unità politica e sociale.
Uno degli scopi della 2 Tone era educare il pubblico e fargli capire che si trattava di musica inventata dai neri: dovete accettare il fatto che il mondo non è bianco, ma a due colori”. La 2 Tone tentava di infondere nella testa della gente l’idea di uguaglianza e di dare un freno al razzismo.
Venivano tutti dal nulla: lavori di merda, monolocali di merda, senza un soldo in tasca. Cercavano di farcela partendo da zero. C’era un’atmosfera di avventura. L’ideale alla base della 2 Tone avrebbe preso vita sulle piste da ballo dell’intero paese.
Finì malamente.
Il libro è impietoso nel raccontare anche il lato oscuro della vicenda ma è sempre equilibrato e il più possibile fedele alla realtà.
Indispensabile per i cultori di un certo ambito.
"La 2Tone ispirò uno stile che travolse il paese. Sostenne l'antirazzismo, mise in discussione il sessismo e incoraggiò persone di idee differenti a sposare il multiculturalismo. Il suo impatto continuerà a dar vita a dibattiti sociologici e politici, sia sulla carta stampata che nei pub. Tali discussioni sono importantissime e aiutano a interpretare uno dei più grandi culti giovanili della storia britannica."
Stefano Gallone / Joyello Triolo - Easter egg e dischi
Easter Egg sono quei messaggi criptati, lasciati dagli autori nei dischi (ma non solo) che solo i fan e i cultori più appassionati riescono a cogliere.
Nella (lunga) storia della musica rock, come il libro dimostra, ce ne sono in abbondanza.
I Beatles si divertirono tantissimo a spargerne nei loro album (vedi "Glass Onion" ma soprattutto la vicenda del "Paul is dead" su cui giocarono parecchio).
Finito il sogno, Paul e John se ne mandarono di più o meno espliciti nei rispettivi dischi.
Anche i Led Zeppelin con le manie di occultismo non si sono risparmiati in tal senso e nemmeno i Pink Floyd sono stati parchi.
Il libro è molto divertente e appassionante, nel svelarci una lunga serie di particolari intriganti che abbracciano uno scibile sonoro e artistico ampissimo, da James Brown ad Aphex Twins, da Bob Dylan agli Iron Maiden, da Radiohead a Frank Zappa.
Chissà se c'é qualcosa anche nel disco che state ascoltando ora....
Martin "Sticky' Round - Scooterboys. The lost tribe
La scena "Scooterboy" fu una diretta filiazione da quella Mod, nei primi anni Ottanta, per assumere progressivamente (in Gran Bretagna) una dimensione molto personale che dalle origini si allontanava drasticamente.
Come descrive bene il libro:
"Per i Mods lo scooter è un accessorio.
Per gli Scooterboys la classica Vespa o Lambretta è essenziale".
Da un certo punto in poi gli Scooterboys si affrancarono dalla cultura Mod, assorbirono, soprattutto esteticamente, elementi dagli skinhead, perfino dagli psychobilly e rocker. Conservarono l'amore per soul, northern soul e ska ma non mancavano nelle serate musiche di ben altro tipo.
La disamina del libro è molto interessante, partendo dalle primigenie passioni degli inglesi per lo scooter, arrivando a un elemento essenziale per comprendere l'uso del mezzo negli anni Ottanta Tatcheriani di disoccupazione e devastazione sociale: gli scooter erano economici.
Se ne trovavano usati (seppur mal ridotti) a pochi spiccioli, la miscela era particolarmente bassa di prezzo, non c'erano ancora controlli sull'uso dipendenti dall'età o dall'uso del casco.
Si sviluppò così una scena di fanatici dello scooter, i raduni diventarono affollatissimi, l'estetica era l'ultimo dei problemi (l'importante era arrivare con il proprio mezzo, banditi e sbeffeggiati coloro che lo trasportavano in loco su un furgone).
I mezzi divennero sempre più personalizzati, talvolta al limite del grottesco.
L'estensione a quello che era un culto riservato a pochi, alla massa generò sfruttamento economico da parte di alcuni, violenza ai raduni, attenzionamento delle autorità, rivalità e tanti altri aspetti deprecabili.
Il fenomeno si è successivamente espanso in tutto il mondo (in Indonesia in particolare), pur se molto più circoscritto e differente dagli anni Ottanta, rimanendo però sempre un ambito "segreto" e di pertinenza di pochi appassionati, costantemente lontani dall'attenzione dei media.
Il libro è ricco di foto a colori, bellissima copertina rigida, molto (auto)ironico e divertente, pieno di aneddoti.
Consigliatissimo a chi vuole aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza delle (cosiddette) sottoculture.
Belle le parole di Mani degli Stones Roses e Primal Scream (scooterista di prima generazione che proprio nella scena incontrò il cantante Ian Brown e il chitarrista John Squire):
"Per me gli Scooterboys sono persone dimenticate.
Tutti ricordano i Mod e i Rocker ma noi abbiamo portato gli scooter a un altro livello di personalizzazione.
Noi abbiamo sempre riconosciuto l'eredità dai Mod ma eravamo più dei Casual strdaioli.
Il nostro giro non era strettamente Mod ma un mix di skinehead, football casual e segaioli."
Penny Rimbaud - Shibboleth: My Revolting Life
E' un racconto (solo in inglese) acre, pieno di dubbi, di rimpianti (non per quello che è stato fatto ma per ciò che non è accaduto) quello di Penny Rimbaud, membro dei CRASS, paladini dell'"anarco punk", fautori di una delle più interessanti forme di autoproduzione, agitatori sociali, band influente per centinaia di gruppi ed esperienze simili e tanto altro. Nati nel 1977, scioltisi nel 1984, sono stati protagonisti di clamorose iniziative contro lo stato, il governo Tatcher oltre che di sei album, due live e vari 45 giri (la band ha venduto circa DUE MILIONI di DISCHI).
Il libro (pubblicato nel 1998) ne racconta le gesta, intorno a una vicenda che toccò profondamente l'autore, la morte dell'amico Phil Russell/Wally Hope, probabilmente ucciso dalle autorità, lasciando però il caso insoluto.
Ci sono puntualizzazioni profonde e talvolta amare sul ruolo dei Crass.
"Poco dopo avere pubblicato il nostro primo album abbiamo realizzato di essere in pericolo di diventare i "leader" di un nuovo movimento di cambiamento sociale. Un ruolo che rifiutavamo di avere. La rivoluzione che cercavamo non doveva avere leader."
Molto interessante e facilmente trasferibile ai giorni nostri e a quanto accaduto in tutti questi anni, la riflessione sullo scoppio della guerra delle Falklands, voluta dal governo inglese e sui movimenti pacifisti:
"Quando i problemi sono astratti il movimento pacifista è sempre stato felice e pronto a cantare "no war".
Ora che una guerra contro cui urlare c'era davvero, il silenzio era davvero doloroso".
Alla fine la band, la Comune in cui vivevano, lavoravano, accoglievano ospiti da tutto il mondo (inclusi 12 punk italiani che restarono lì a sbafo per dieci giorni senza sapere una parola di inglese, a parte "Crass"), componevano, progettavano azioni, esplosero.
Ognuno alla ricerca di sé stesso/a e di una vita personale e non più comunitaria.
"Per cinque anni le nostre vite sono state dominate dal vorace appetito dell' "Organizzazione Crass".
A parte la routine dei tour e dei dischi, la vita nella casa chiedeva sempre di più. Il telefono non smetteva mai di squillare, quando un gruppo di ospiti se ne andava, ne arrivava subito un altro. Come qualcosa che sembrava di una facilità spaventosa, ognuno della band svolgeva il ruolo assegnato.
Ma a quale costo? Ai tempi nessuno lo sapeva.
Dei problemi personali e dei dubbi non si parlava mai, non c'era semplicemente tempo per quello e in ogni caso, c'era una rivoluzione da combattere".
Uno scritto molto interessante per i cultori della band ma che ripercorre il cammino di tanti "rivoluzionari" e le loro (nostre) sconfitte.
Nel giro di sei mesi il movimento punk fu venduto e acquistato.
I controrivoluzionari capitalisti lo uccisero con il denaro.
Il punk degenerò dall'essere una forza di cambiamento per diventare un altro elemento del grande circo mediatico.
Venduto, igienizzato e strangolato il punk diventò un'altra merce sociale, la memoria bruciata di ciò che poteva essere. Non volevamo diventare un' altra serie di vittime del mercato.
Questa volta volevamo che funzionasse".
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
Dall'estero Judith Hill, Libertines, Prisoners, the X, Bella Brown and the Jealous Lovers, Dexy's, Jack White, The Heavy Heavy, Les Amazones d'Afrique, Sahra Halgan, Boulevards, Mdou Moctar, Paul Weller, Liam Gallagher & John Squire, Mooon, Black Crowes, Mourning (A)Blkstar, Dandy Warhols, Michelle David & True Tones, Clairo, Big Boss Man, The Wreckery, Yard Act, Kula Shaker, Kim Gordon, Kamasi Washington, Real Estate, Lemon Twigs, Bad Nerves, Tibbs, Idles, Krypton Bulb, New Mastersounds, Mo Troper, Galileo 7, Fontaines DC e Popincourt, The Tambles, Grace Browers & the Hodege Plodge, Lady Blackbird.
Tra gli italiani Ossa di Cane, Peawees, A Toys orchestra, Tre Allegri Ragazzi Morti, Manupuma, Rudy Bolo, Klasse Kriminale, Cesare Basile, Organ Squad, La Crus, The Devils, Enri Zavalloni, Any Other, Smalltown Tigers, Paolo Zangara, Pier Adduce, Paolo Benvegnù, Zolle, I Fenomeni, Lovesick, Newglads.
THE HEAVY HEAVY - One Of A Kind
Spettacolare esordio per la band di Brighton che pesca a piene mani nei fine Sixties più cool, tra melodie alla Jefferson Airplane, Turtles, Monkees, ballate West Coast (vedi CSN&Y), immancabili riferimenti Beatlesiani. Ma ci sono anche Velvet Underground, The Band, il Dylan di metà decennio, Byrds e tanto altro, incluse folate Britpop/shoegaze. Irresistibile.
THE BELLRAYS - Heavy Steady Go!
Lisa Kekaula e Rob Venom hanno superato la dozzina di album all'attivo e i trent'anni di attività ma non hanno perso un briciolo di energia e potenza sonora, attraverso la consueta formula che accosta una base hard punk alle melodie vocali e al timbro chiaramente soul della cantante. Non fanno eccezione i dodici brani del nuovo lavoro, solidi, robusti, molto hard rock oriented (inclusa una grintosissima versione di "Ball of confusion" dei Temptations) che saranno prevedibili e socntati finché si vuole ma non lasciano mai indifferenti.
KRYPTON BULB - Beards, Balls & Bravado
Esordio per la band irlandese con un sapiente mix di garage punk (a volte sembrano gli Stairs), varie dai Sixties, Creedence, quel power pop trendy alla Dandy Warhols e Hives.
Un album molto godibile, pieno di energia e personalità.
Sorprendenti.
BLUES PILLS - Birthday
Blues Pills goes pop.
Nel nuovo album c'è un ottimo mix di rock blues, qualche fuckin' da dura rocker, un po' di Janis mood sparso qua e là e brani più che accattivanti.
La title track spacca, "Bad choices" sembra le Supremes in chiave Jet, non mancano altre piacevoli sorprese.
Mica un brutto ascolto, anzi piacevole ma molto lieve e talvolta impalpabile.
Ma funziona.
GRACE BOWERS & the HODGE PODGE - Wine on Venus
La giovanissima chitarrista americana se ne esce con un album semplicemente esplosivo, tra southern rock, un torrido funk, rock blues, Janis Joplin, Sly and the Family Stone (non a caso riprende "Dance to the music", sonorità caldissime, voce superba, grande groove. Sorprendente e con prospettive future più che brillanti.
NICK CAVE & the BAD SEEDS - Wild God
Lydia Lunch ha espresso un parere piuttosto tranchant su Nick Cave: "Il miglior live che hai visto? I Birthday Party con Rowland S Howard, prima che Nick Cave diventasse un predicatore cristiano di ballate morbose." Il percorso intrapreso con "Skeleton Tree", "Ghosteen" e "Carnage" documentava il tuffo drammatico dentro il lutto. "Wild God" sembra una transizione tra quel lungo drammatico momento e una resurrezione verso altre dinamiche. Un Nick Cave contemplativo, sacerdotale, ammantato di blues e gospel. Un buon album, seducente, ipnotico, lisergico a tratti.
THURSTON MOORE - Flow Critical Lucidity
I Sonic Youth sono stati tra i gruppi più innovativi e originali dagli anni Ottanta in poi, tra i protagonisti del passaggio dell’alternative/underground rock nel mainstream. Il loro sound abrasivo, figlio dell’hardcore e della sperimentazione è rimasto tra i momenti più interessanti del post punk. Dopo lo scioglimento (nel 2011) i quattro componenti si sono sparsi tra mille progetti, più o meno riusciti, ma senza mai eguagliare la qualità della band madre. Non si contano le opere e collaborazioni del chitarrista Thurston Moore che torna ora con un ottimo album, che oscilla tra echi di Lou Reed, psichedelia, retaggi Sonic Youth, riferimenti “orientali”, ballate laconiche e malinconiche. I fan apprezzeranno ma un ascolto è consigliato a chiunque.
THE THE - Ensoulment
Torna a splendere la creatura di Matt Johnson dopo un lungo periodo in sordina artistica. Il nuovo album è ricco di brani bluesy, soffusi, spesso dalle tinte soul ma con l'impronta personalissima della scrittura di Matt che non dimentica le radici new wave e il suo modo unico di intendere la musica. Un lavoro di primissima qualità.
SOFT PLAY - Heavy Jelly
I SOFT PLAY, già ai vertici con il nome di The Slaves (lasciato nel 2022), tre album alle spalle, entrati sempre nella top 10 inglese, cambiano nome ritrovando le medesime coordinate sonore, aggressive, potenti, serrate, una miscela di punk, Beastie Boys, Prodigy, Sleaford Mods, condimenti rap, Viagra Boys e l'immancabile prezzemolo post punk. Approccio genuino, in perfetto equilibrio tra mainstream e alternative.
COLOR GREEN - Fool's parade
Vivere in California può causare assuefazione alle atmosfere West Coast. Per il secondo album il quartetto sfoggia tutti i colri del posto, tra psichedelia, Sixties, folk rock, rock classico, intense ballate Doorsiane. Bravi, non semplicemente derivativi, ma con una buopna dose di personalità.
SHEMEKIA COPELAND - Blame it on eve
Potentissimo album blues, che non esita a entrare nel rock blues alla Stones ("Broken high heels" o "Is there anybody there?") o in contesti country e gospel. La voce di Shemeika domina incontrastata, il sound è solido e possente, i testi parlano di emancipazione femminile, ambiente, questioni razziali. Classe, grinta, consapevolezza sociale. Super.
LADY BLACKBIRD - Slang Spirituals
Nuovo album, particolarmente ispirato, per la vocalist californiana, dopo l'eccellente "Black Acid Soul". La matrice è un soul spesso di stampo tradizionale, a cui si aggiunge una visione moderna e in progress, una conclusione ipnotico psichedelica e influenze varie sparse a piene mani (spiritual in primis ma anche funk e blues). Ottimo lavoro.
PM WARSON - A little more time
Con il terzo album il musicista inglese si conferma un eccellente interprete di un'affascinante e godibile miscela di soul, rhythm and blues, northern soul, blues.
Suonato, prodotto e registrato con estrema raffinatezza ed eleganza, con atmosfere soffuse, calde, "smokey", avvolgenti, misteriose, sorta di Chris Isaak soul.
NICK LOWE - Indoor Safari
Divertente album di rock 'n' roll, rhythm and blues, pub rock, nel classico stile a cui ci abituati. Anni Cinquanta e Sessanta si rincorrono spesso e volentieri. Niente di cui stupirsi ma un ottimo sottofondo fattodi passione, amore per certi suoni, sano disimpegno.
HAMBURG SPINNERS - Im Schwarzwald
La band tedesca confeziona un gradevolissimo album strumentale a base di Hammond, Jimmy Smith, Booker T and the Mg's, sonorità cinematografiche, soul e funk. I cultori del genere sono avvisati.
PEAWEES - One Ride
Kilometri spesi in concerti su e giù per l'Europa, settimo album e abbondanza di riconoscimenti a un talento compositivo che si é progressivamente raffinato e personalizzato. In “One Ride” si mastica un saporito mix di power pop, garage punk, rock 'n' roll, soul, melodie di ispirazione Sessanta, ritmi sostenuti ma mai esageratamente veloci, tanta cura per i suoni. Un lavoro di grande presa e dalle indiscusse potenzialità.
ARTISTI VARI - Lievi favole
L‟associazione Culturale “Gavinuccio Canu” ha prodotto il doppio LP dal titolo “Lievi Favole” che comprende le ultime canzoni originali inedite del cantautore sassarese Gavinuccio Canu, scomparso il 14 febbraio del 2022. Il disco, in 300 copie, sarà pubblicato e acquistabile dal sito www.gavinucciocanu.org, da settembre 2024. L‟idea nasce dalla volontà di incidere il ricordo di Gavinuccio in modo indelebile e, contestualmente, rendergli omaggio grazie alla partecipazione sentita di chi come lui ha vissuto e vive la musica in modo viscerale. Un lavoro collettivo “nazionale” che possa farne conoscere e apprezzare la figura artistica anche fuori dalla sua Sassari e dalla Sardegna.
Il doppio album include le registrazioni originali, scabre e intensissime di Gavinuccio Canu e le rivisitazioni altrettanto dense e profonde di una serie di artisti di primo piano della scena new wave e cantautorale italiana, tra cui Andrea Chimenti, Rita Lilith Oberti con Cesare Basile, Miro Sassolini, con Gianni Maroccolo, Mauro Ermanno Giovanardi, tra i tanti. Un lavoro unico, prezioso, a tratti sperimentale altre volte declinato in chiave canzone d'autore, destinato a rimanere nella storia della musica underground italiana.
LUNOPHONE - Surroundings
L'unione tra il musicista irlandese James Strain e Dario D'Alessandro degli Homunculus Res ci regala un album complesso, visionario, ricco di pregevoli spunti, con uno sguardo particolare al miglior Canterbury Sound (soprattutto dalle parti dei Caravan), jazz rock, progressive. Ci sono anche sperimentazione, abbracci ai King Gizzard & the Lizard Wizard, ritmi sincopati, elegie King Crimsoniane. Ottimo.
THE TWERKS - A Private Display of Trouble
La band di Sesto San Giovanni torna sulle scene con un nuovo album dopo una serie di incisioni sparse nel corso degli anni (un ep, il primo album, un altro solo su cassetta). Punk rock ruvido e aspro con svariate influenze, dal garage al power pop, fino agli X che fanno capolino in "Failure". Sound compatto, esecuzione carica di energia e potenza.
https://venti3.bandcamp.com/album/a-private-display-of-trouble
SPECTRE - Slow Emotional Death
I comaschi Croutons ha all'attivo una serie di incisioni dal 2013 in poi, prima di cambiare nome nell'attuale Spectre e indirizzare il sound di stampo hardcore californiano anni Ottanta verso influenze più dark. I sei brani del nuovo LP/EP guardano spesso ai TSOL di "Dance With Me" (vedi "Insects"), ai 45 Grave e ai Christian Death di Rozz Williams. Il sound è acido, le voci riverberate, i ritmi sono tribali, il basso in evidenza. Gli appassionati del genere apprezzeranno tantissimo.
https://venti3.bandcamp.com/album/slow-emotional-death
CHARMING ARSON – Another kind of vision
La band italo americana (alla chitarra Stefano Bellezza, ex Underground Arrows) al terzo lavoro con un ep di sei brani, all’insegna di un pop rock di gusto anni Sessanta che non di rado guarda a Who e al gusto compositivo di Paul Weller (dai Jam alla carriera solista). La band gira al meglio, le canzoni hanno un piglio ritmico pulsante, arrangiamenti ben calibrati, suoni azzeccati e anche quando rallenta e si dedica a una ballata melodica conclusiva (“Magic Alex knows” con ripetuti, fin dal titolo, riferimenti Beatlesiani) riesce alla perfezione a creare un brano compositivamente complesso ma di alta qualità. Partenza eccellente.
FRED-A-STERRO – Provinciali
La band toscana all’esordio con un album di undici brani potenti, crudi, arrembanti, caratterizzati da una line up quanto mai inconsueta: batteria, basso (distorto), voce. Riff minimali, ritmiche serrate, voce in primo piano. Non è facile evitare la ripetitività con una formazione così stringata ma la band riesce ad essere varia e originale. Alla fine l’album è godibile, ben fatto e pieno di energia. Un applauso.
ASCOLTATO ANCHE:
LA LOM (Hammond sound su ritmi latini e Tex Mex, molto carino), HINDS (pop rock ruvido e ben fatto per il duo spagnolo con grandi ospiti come Beck e Grian Chatten. Buono),
LETTO
Daniel Rachel - Too Much Too Young
La splendida avventura della 2TONE RECORDS, fulminante, breve, accesasi come una stella sfavillante ed esplosa come una (champagne) supernova, lasciando luminosi detriti vaganti fino ai giorni nostri, raccontata attraverso minuziosi particolari in questo eccellente libro (tradotto in italiano da Flavio Frezza per Hellnation Libri).
Un'etichetta che nasce e vive come un collettivo anarco/marxista sotto la ferrea guida di Jerry Dammers, tastierista e mente pensante degli Specials.
Non c’erano contratti formalizzati. Gli accordi venivano siglati da una stretta di mano. Senza costituzione formale né iscrizione ai registri, l’etichetta esisteva soltanto di nome. Come piaceva dire a Jerry, «più che una casa discografica, era una presa per il culo delle stesse».
Vendettero milioni di copie dal 1979 al 1986 con i dischi di Specials, Selecter, Bodysnatchers, il primo singolo dei Madness, The Beat per implodere poi tra mille divisioni, litigi, cause legali, debiti, dischi e gruppi ignorati, passando in mezzo alla violenza ai concerti, agli scioglimenti dei gruppi, alla (mala) gestione dell'etichetta, inadatta al volume di soldi incassati e alla complessità di unire realizzazioni di dischi, organizzazione di lunghi tour, economia "aziendale".
Le canzoni affrontavano argomenti che, per i giovani, rappresentavano la vita quotidiana: violenza di strada, abusi sessuali, gravidanze adolescenziali, disoccupazione, rischio di una guerra nucleare. La 2 Tone era una nuova forma di musica di protesta, attraverso la quale riecheggiava l’eredità dei pionieri degli anni sessanta come Bob Dylan e Joan Baez, e cercava di trasmettere al pubblico l’idea di un’unità politica e sociale.
Uno degli scopi della 2 Tone era educare il pubblico e fargli capire che si trattava di musica inventata dai neri: dovete accettare il fatto che il mondo non è bianco, ma a due colori”. La 2 Tone tentava di infondere nella testa della gente l’idea di uguaglianza e di dare un freno al razzismo.
Venivano tutti dal nulla: lavori di merda, monolocali di merda, senza un soldo in tasca. Cercavano di farcela partendo da zero. C’era un’atmosfera di avventura. L’ideale alla base della 2 Tone avrebbe preso vita sulle piste da ballo dell’intero paese.
Finì malamente.
Il libro è impietoso nel raccontare anche il lato oscuro della vicenda ma è sempre equilibrato e il più possibile fedele alla realtà.
Indispensabile per i cultori di un certo ambito.
"La 2Tone ispirò uno stile che travolse il paese. Sostenne l'antirazzismo, mise in discussione il sessismo e incoraggiò persone di idee differenti a sposare il multiculturalismo. Il suo impatto continuerà a dar vita a dibattiti sociologici e politici, sia sulla carta stampata che nei pub. Tali discussioni sono importantissime e aiutano a interpretare uno dei più grandi culti giovanili della storia britannica."
Stefano Gallone / Joyello Triolo - Easter egg e dischi
Easter Egg sono quei messaggi criptati, lasciati dagli autori nei dischi (ma non solo) che solo i fan e i cultori più appassionati riescono a cogliere.
Nella (lunga) storia della musica rock, come il libro dimostra, ce ne sono in abbondanza.
I Beatles si divertirono tantissimo a spargerne nei loro album (vedi "Glass Onion" ma soprattutto la vicenda del "Paul is dead" su cui giocarono parecchio).
Finito il sogno, Paul e John se ne mandarono di più o meno espliciti nei rispettivi dischi.
Anche i Led Zeppelin con le manie di occultismo non si sono risparmiati in tal senso e nemmeno i Pink Floyd sono stati parchi.
Il libro è molto divertente e appassionante, nel svelarci una lunga serie di particolari intriganti che abbracciano uno scibile sonoro e artistico ampissimo, da James Brown ad Aphex Twins, da Bob Dylan agli Iron Maiden, da Radiohead a Frank Zappa.
Chissà se c'é qualcosa anche nel disco che state ascoltando ora....
Martin "Sticky' Round - Scooterboys. The lost tribe
La scena "Scooterboy" fu una diretta filiazione da quella Mod, nei primi anni Ottanta, per assumere progressivamente (in Gran Bretagna) una dimensione molto personale che dalle origini si allontanava drasticamente.
Come descrive bene il libro:
"Per i Mods lo scooter è un accessorio.
Per gli Scooterboys la classica Vespa o Lambretta è essenziale".
Da un certo punto in poi gli Scooterboys si affrancarono dalla cultura Mod, assorbirono, soprattutto esteticamente, elementi dagli skinhead, perfino dagli psychobilly e rocker. Conservarono l'amore per soul, northern soul e ska ma non mancavano nelle serate musiche di ben altro tipo.
La disamina del libro è molto interessante, partendo dalle primigenie passioni degli inglesi per lo scooter, arrivando a un elemento essenziale per comprendere l'uso del mezzo negli anni Ottanta Tatcheriani di disoccupazione e devastazione sociale: gli scooter erano economici.
Se ne trovavano usati (seppur mal ridotti) a pochi spiccioli, la miscela era particolarmente bassa di prezzo, non c'erano ancora controlli sull'uso dipendenti dall'età o dall'uso del casco.
Si sviluppò così una scena di fanatici dello scooter, i raduni diventarono affollatissimi, l'estetica era l'ultimo dei problemi (l'importante era arrivare con il proprio mezzo, banditi e sbeffeggiati coloro che lo trasportavano in loco su un furgone).
I mezzi divennero sempre più personalizzati, talvolta al limite del grottesco.
L'estensione a quello che era un culto riservato a pochi, alla massa generò sfruttamento economico da parte di alcuni, violenza ai raduni, attenzionamento delle autorità, rivalità e tanti altri aspetti deprecabili.
Il fenomeno si è successivamente espanso in tutto il mondo (in Indonesia in particolare), pur se molto più circoscritto e differente dagli anni Ottanta, rimanendo però sempre un ambito "segreto" e di pertinenza di pochi appassionati, costantemente lontani dall'attenzione dei media.
Il libro è ricco di foto a colori, bellissima copertina rigida, molto (auto)ironico e divertente, pieno di aneddoti.
Consigliatissimo a chi vuole aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza delle (cosiddette) sottoculture.
Belle le parole di Mani degli Stones Roses e Primal Scream (scooterista di prima generazione che proprio nella scena incontrò il cantante Ian Brown e il chitarrista John Squire):
"Per me gli Scooterboys sono persone dimenticate.
Tutti ricordano i Mod e i Rocker ma noi abbiamo portato gli scooter a un altro livello di personalizzazione.
Noi abbiamo sempre riconosciuto l'eredità dai Mod ma eravamo più dei Casual strdaioli.
Il nostro giro non era strettamente Mod ma un mix di skinehead, football casual e segaioli."
Penny Rimbaud - Shibboleth: My Revolting Life
E' un racconto (solo in inglese) acre, pieno di dubbi, di rimpianti (non per quello che è stato fatto ma per ciò che non è accaduto) quello di Penny Rimbaud, membro dei CRASS, paladini dell'"anarco punk", fautori di una delle più interessanti forme di autoproduzione, agitatori sociali, band influente per centinaia di gruppi ed esperienze simili e tanto altro. Nati nel 1977, scioltisi nel 1984, sono stati protagonisti di clamorose iniziative contro lo stato, il governo Tatcher oltre che di sei album, due live e vari 45 giri (la band ha venduto circa DUE MILIONI di DISCHI).
Il libro (pubblicato nel 1998) ne racconta le gesta, intorno a una vicenda che toccò profondamente l'autore, la morte dell'amico Phil Russell/Wally Hope, probabilmente ucciso dalle autorità, lasciando però il caso insoluto.
Ci sono puntualizzazioni profonde e talvolta amare sul ruolo dei Crass.
"Poco dopo avere pubblicato il nostro primo album abbiamo realizzato di essere in pericolo di diventare i "leader" di un nuovo movimento di cambiamento sociale. Un ruolo che rifiutavamo di avere. La rivoluzione che cercavamo non doveva avere leader."
Molto interessante e facilmente trasferibile ai giorni nostri e a quanto accaduto in tutti questi anni, la riflessione sullo scoppio della guerra delle Falklands, voluta dal governo inglese e sui movimenti pacifisti:
"Quando i problemi sono astratti il movimento pacifista è sempre stato felice e pronto a cantare "no war".
Ora che una guerra contro cui urlare c'era davvero, il silenzio era davvero doloroso".
Alla fine la band, la Comune in cui vivevano, lavoravano, accoglievano ospiti da tutto il mondo (inclusi 12 punk italiani che restarono lì a sbafo per dieci giorni senza sapere una parola di inglese, a parte "Crass"), componevano, progettavano azioni, esplosero.
Ognuno alla ricerca di sé stesso/a e di una vita personale e non più comunitaria.
"Per cinque anni le nostre vite sono state dominate dal vorace appetito dell' "Organizzazione Crass".
A parte la routine dei tour e dei dischi, la vita nella casa chiedeva sempre di più. Il telefono non smetteva mai di squillare, quando un gruppo di ospiti se ne andava, ne arrivava subito un altro. Come qualcosa che sembrava di una facilità spaventosa, ognuno della band svolgeva il ruolo assegnato.
Ma a quale costo? Ai tempi nessuno lo sapeva.
Dei problemi personali e dei dubbi non si parlava mai, non c'era semplicemente tempo per quello e in ogni caso, c'era una rivoluzione da combattere".
Uno scritto molto interessante per i cultori della band ma che ripercorre il cammino di tanti "rivoluzionari" e le loro (nostre) sconfitte.
Nel giro di sei mesi il movimento punk fu venduto e acquistato.
I controrivoluzionari capitalisti lo uccisero con il denaro.
Il punk degenerò dall'essere una forza di cambiamento per diventare un altro elemento del grande circo mediatico.
Venduto, igienizzato e strangolato il punk diventò un'altra merce sociale, la memoria bruciata di ciò che poteva essere. Non volevamo diventare un' altra serie di vittime del mercato.
Questa volta volevamo che funzionasse".
COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulle riviste/zines "GIMME DANGER" e "GARAGELAND"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".
domenica, settembre 29, 2024
Cretinetti 'zine
In poche e spartanissime copie, il secondo numero (anzi, il numero 1) di Cretinetti 'zine, la fanzine più scrausa del globo terracqueo.
Ovvero un numero monografico sul viaggio a San Francisco, dell'ottobre 2022 dell'autore Diego Curcio.
Il resoconto è non solo divertente e spassoso ma colmo di indirizzi, riferimenti, recensioni di negozi di dischi, ristoranti, luoghi da frequentare e non, annotazioni su quello che San Francisco oggi (molto cara e con homeless e tossici diffusi), concerti, band.
Ovviamente da supportare.
Chi vuole recuperarne una copia: 3,5 euro scrivendo a https://www.facebook.com/diego.curcio
Ovvero un numero monografico sul viaggio a San Francisco, dell'ottobre 2022 dell'autore Diego Curcio.
Il resoconto è non solo divertente e spassoso ma colmo di indirizzi, riferimenti, recensioni di negozi di dischi, ristoranti, luoghi da frequentare e non, annotazioni su quello che San Francisco oggi (molto cara e con homeless e tossici diffusi), concerti, band.
Ovviamente da supportare.
Chi vuole recuperarne una copia: 3,5 euro scrivendo a https://www.facebook.com/diego.curcio
Etichette:
Riviste
venerdì, settembre 27, 2024
Zoot Money
La recente scomparsa di ZOOT MONEY valente tastierista a fianco di decine di grandi nomi del rock (Animals, Eric Burdon, Peter Green nel grande "The End of the Game", Steve Marriott, Kevin Coyne, Kevin Ayers, Humble Pie, Steve Ellis, Alexis Korner, Mick Taylor, Spencer Davis, Geno Washington, Alvin Lee) ma anche autore di pregevoli album con la sua Zoot Money Big Roll Band, con cui infiammò i locali mod londinesi dal 1961 al 1966.
Trasformatosi negli psichedelici Dantalion's Chariot (con il futuro Police andy Summers alla chitarra) lasciò due ottimi album e una serie di singoli tra cui il favolso "Big Time Operator"
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - It Should've Been Me (1965)
La trasposizione in studio di buona parte del repertorio che la band proponeva dal vivo con belle versioni di "The cat" di Jimmy Smith, "I'll go crazy" di James Brown, "Bright Lights Big City" di Jimmy Reed, il cool jazz di "Along Came John" di John Patton. Raffinato e pieno di groove.
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - Zoot! (Live at Kook Kleeks) (1966)
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - Were you there ? (2000/registrato nel 1966)
"Zoot!" è il secondo album ufficiale della band del 966, registrato dal vivo e ricco di brani di James Brown (un medley di quattro brani più "Mashed potatoes USA") ma con anche rifacimenti riusciti di Otis redding, Impressions e il classico "Barefootin'" di Robert Parker.
Il secondo è riemerso nel 2000 è uno stupendo live con 19 brani registrati nel 1966, che coglie, come "Zott!" al meglio quello che era un concerto della band all'epoca.
Tante cover (da Marvin Gay a Ray Charles), qualche originale ma soprattutto una verve e un' energia comune a pochi.
Zoot Money furoreggia all'organo, alla voce troviamo spesso Herbie Goins, alla chitarra il giovane Andy Summers.
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - The best (2012)
Gli eccellenti singoli "A big time operator", "Uncle Willie" e qualche estratto dagli album. Compilation consigliata a chi non vuole addentrarsi più di tanto nella sua discografia.
DANTALIAN'S CHARIOT - Charlot Rising (1996, registrazioni del 1967)
Cambiata pelle e trasformatisi, con il nuovo nome, in perfetti esponenti del nuovo filone psichedelico Zoot Money e Andy Summers incisero l'ottimo singolo "Madman Running Through the Fields"/"Sun Came Bursting Through My Cloud" nel 1967, registrando anche un'altra serie di canzoni, rimaste inedite fino al 1996, quando vennero raccolte in un album, dopo che la EMI ne rifiutò la pubblicazione.
Il materiale è piuttosto prevedibile e riprende tutti i cliché del "genere" (sitar incluso...) ma chi apprezza l'ambito troverà motivo di soddisfazione.
ZOOT MONEY - Transition (1968)
ZOOT MONEY - Welcome to my head (1969)
Impegnato come session man in studio e dal vivo con Eric Burdon and the New Animals e Peter Green e altre collaborazioni, trova il tempo per incidere alcuni album solisti.
"Transition" documenta, come da titolo, il passaggio dal classico rhythm and blues a sonorità più complesse, inclusi brani che finiranno nei Dantalian's Chariot (molte registrazioni sono precedenti).
Discontinuo ma godibile.
"Welcome to my head" guarda più al proto prog, qualche scampolo psichedelico, pop in vari stili. Il problema, oltre a composizioni trascurabili, è la voce, al limite dello stonato, che rende l'ascolto decisamente poco gradevole.
ZOOT MONEY - Mr Money (1980)
Firma per la MPL di Paul McCartney.
L'album indulge in un pop funk impersonale e senza nerbo, purtroppo.
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - Full circle (2007)
Riesuma il vecchio marchio per un album live a base di jazz soul raffinatissimo (in pieno stile Georgie Fame), pieno di groove, suonato alla perfezione e molto piacevole.
Trasformatosi negli psichedelici Dantalion's Chariot (con il futuro Police andy Summers alla chitarra) lasciò due ottimi album e una serie di singoli tra cui il favolso "Big Time Operator"
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - It Should've Been Me (1965)
La trasposizione in studio di buona parte del repertorio che la band proponeva dal vivo con belle versioni di "The cat" di Jimmy Smith, "I'll go crazy" di James Brown, "Bright Lights Big City" di Jimmy Reed, il cool jazz di "Along Came John" di John Patton. Raffinato e pieno di groove.
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - Zoot! (Live at Kook Kleeks) (1966)
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - Were you there ? (2000/registrato nel 1966)
"Zoot!" è il secondo album ufficiale della band del 966, registrato dal vivo e ricco di brani di James Brown (un medley di quattro brani più "Mashed potatoes USA") ma con anche rifacimenti riusciti di Otis redding, Impressions e il classico "Barefootin'" di Robert Parker.
Il secondo è riemerso nel 2000 è uno stupendo live con 19 brani registrati nel 1966, che coglie, come "Zott!" al meglio quello che era un concerto della band all'epoca.
Tante cover (da Marvin Gay a Ray Charles), qualche originale ma soprattutto una verve e un' energia comune a pochi.
Zoot Money furoreggia all'organo, alla voce troviamo spesso Herbie Goins, alla chitarra il giovane Andy Summers.
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - The best (2012)
Gli eccellenti singoli "A big time operator", "Uncle Willie" e qualche estratto dagli album. Compilation consigliata a chi non vuole addentrarsi più di tanto nella sua discografia.
DANTALIAN'S CHARIOT - Charlot Rising (1996, registrazioni del 1967)
Cambiata pelle e trasformatisi, con il nuovo nome, in perfetti esponenti del nuovo filone psichedelico Zoot Money e Andy Summers incisero l'ottimo singolo "Madman Running Through the Fields"/"Sun Came Bursting Through My Cloud" nel 1967, registrando anche un'altra serie di canzoni, rimaste inedite fino al 1996, quando vennero raccolte in un album, dopo che la EMI ne rifiutò la pubblicazione.
Il materiale è piuttosto prevedibile e riprende tutti i cliché del "genere" (sitar incluso...) ma chi apprezza l'ambito troverà motivo di soddisfazione.
ZOOT MONEY - Transition (1968)
ZOOT MONEY - Welcome to my head (1969)
Impegnato come session man in studio e dal vivo con Eric Burdon and the New Animals e Peter Green e altre collaborazioni, trova il tempo per incidere alcuni album solisti.
"Transition" documenta, come da titolo, il passaggio dal classico rhythm and blues a sonorità più complesse, inclusi brani che finiranno nei Dantalian's Chariot (molte registrazioni sono precedenti).
Discontinuo ma godibile.
"Welcome to my head" guarda più al proto prog, qualche scampolo psichedelico, pop in vari stili. Il problema, oltre a composizioni trascurabili, è la voce, al limite dello stonato, che rende l'ascolto decisamente poco gradevole.
ZOOT MONEY - Mr Money (1980)
Firma per la MPL di Paul McCartney.
L'album indulge in un pop funk impersonale e senza nerbo, purtroppo.
ZOOT MONEY'S BIG ROLL BAND - Full circle (2007)
Riesuma il vecchio marchio per un album live a base di jazz soul raffinatissimo (in pieno stile Georgie Fame), pieno di groove, suonato alla perfezione e molto piacevole.
Etichette:
Get Back
giovedì, settembre 26, 2024
DJ Boboss
Paul Mwangi, in arte DJ Boboss, stupisce le strade di Nairobi, Kenya, con i suoi spettacolari DJ set, creati con una consolle autocostruita, dai tratti geniali.
Tappi colorati, pezzi di bollitori, fili vari, manopole, scatole di legno, assemblate con cura e follìa, producono musica.
Una passione nata da piccolissimo quando si trovò al cospetto di una radio:
"Volevo sapere quanto sono piccole quelle persone che parlavano da quella radio".
Quando si ruppe, non avendo suo padre soldi per comprarne un'altra, Paul decise di smontarla e ripararla a modo suo.
Diventa un esperto riparatore di radio del circondario.
Le smonta, ricollega pezzi, li sostituisce con quello che trova.
E funzionano...
Costruisce una "radio privata" che trasmette all'interno del suo villaggio, a Meru, nel centro del Kenya.
Spesso osteggiato dalla popolazione che lo considera una specie di mago.
"Pensavano fossi pazzo perché facevo cose straordinarie. Dicevano che questo tizio non è nel mondo in cui viviamo. È la sua mente che gli mostra queste cose".
Viene spedito perfino in un ospedale psichiatrico e subisce trattamenti piuttosto pesanti.
Fugge nella capitale, a Nairobi, dove trova finalmente una sua identità, libero di improvvisare i suoi Dj set con l'attrezzatura autocostruita, prima nel suo quartiere di Juya Town, poi in tutta la città dove la sua fama cresce progressivamente.
Mischia tantissime influenze della tradizione africana, virate in chiave dancehall e reggae con bassi potenti, synth e fiati e melodie avvolgenti.
Un artista unico, originale, creativo.
https://www.youtube.com/watch?v=uZxwMWViw7I
https://www.youtube.com/watch?v=rhFrQpkBR50
Fonte: https://pan-african-music.com/en/dj-boboss/
Tappi colorati, pezzi di bollitori, fili vari, manopole, scatole di legno, assemblate con cura e follìa, producono musica.
Una passione nata da piccolissimo quando si trovò al cospetto di una radio:
"Volevo sapere quanto sono piccole quelle persone che parlavano da quella radio".
Quando si ruppe, non avendo suo padre soldi per comprarne un'altra, Paul decise di smontarla e ripararla a modo suo.
Diventa un esperto riparatore di radio del circondario.
Le smonta, ricollega pezzi, li sostituisce con quello che trova.
E funzionano...
Costruisce una "radio privata" che trasmette all'interno del suo villaggio, a Meru, nel centro del Kenya.
Spesso osteggiato dalla popolazione che lo considera una specie di mago.
"Pensavano fossi pazzo perché facevo cose straordinarie. Dicevano che questo tizio non è nel mondo in cui viviamo. È la sua mente che gli mostra queste cose".
Viene spedito perfino in un ospedale psichiatrico e subisce trattamenti piuttosto pesanti.
Fugge nella capitale, a Nairobi, dove trova finalmente una sua identità, libero di improvvisare i suoi Dj set con l'attrezzatura autocostruita, prima nel suo quartiere di Juya Town, poi in tutta la città dove la sua fama cresce progressivamente.
Mischia tantissime influenze della tradizione africana, virate in chiave dancehall e reggae con bassi potenti, synth e fiati e melodie avvolgenti.
Un artista unico, originale, creativo.
https://www.youtube.com/watch?v=uZxwMWViw7I
https://www.youtube.com/watch?v=rhFrQpkBR50
Fonte: https://pan-african-music.com/en/dj-boboss/
Etichette:
Sounds of Africa
mercoledì, settembre 25, 2024
Martin "Sticky' Round - Scooterboys. The lost tribe
La scena "Scooterboy" fu una diretta filiazione da quella Mod, nei primi anni Ottanta, per assumere progressivamente (in Gran Bretagna) una dimensione molto personale che dalle origini si allontanava drasticamente.
Come descrive bene il libro:
"Per i Mods lo scooter è un accessorio.
Per gli Scooterboys la classica Vespa o Lambretta è essenziale".
Da un certo punto in poi gli Scooterboys si affrancarono dalla cultura Mod, assorbirono, soprattutto esteticamente, elementi dagli skinhead, perfino dagli psychobilly e rocker.
Conservarono l'amore per soul, northern soul e ska ma non mancavano nelle serate musiche di ben altro tipo.
La disamina del libro è molto interessante, partendo dalle primigenie passioni degli inglesi per lo scooter, arrivando a un elemento essenziale per comprendere l'uso del mezzo negli anni Ottanta Tatcheriani di disoccupazione e devastazione sociale: gli scooter erano economici.
Se ne trovavano usati (seppur mal ridotti) a pochi spiccioli, la miscela era particolarmente bassa di prezzo, non c'erano ancora controlli sull'uso dipendenti dall'età o dall'uso del casco.
Si sviluppò così una scena di fanatici dello scooter, i raduni diventarono affollatissimi, l'estetica era l'ultimo dei problemi (l'importante era arrivare con il proprio mezzo, banditi e sbeffeggiati coloro che lo trasportavano in loco su un furgone).
I mezzi divennero sempre più personalizzati, talvolta al limite del grottesco.
L'estensione a quello che era un culto riservato a pochi, alla massa generò sfruttamento economico da parte di alcuni, violenza ai raduni, attenzionamento delle autorità, rivalità e tanti altri aspetti deprecabili.
Il fenomeno si è successivamente espanso in tutto il mondo (in Indonesia in particolare), pur se molto più circoscritto e differente dagli anni Ottanta, rimanendo però sempre un ambito "segreto" e di pertinenza di pochi appassionati, costantemente lontani dall'attenzione dei media.
Il libro è ricco di foto a colori, bellissima copertina rigida, molto (auto)ironico e divertente, pieno di aneddoti.
Consigliatissimo a chi vuole aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza delle (cosiddette) sottoculture.
Belle le parole di Mani degli Stones Roses e Primal Scream (scooterista di prima generazione che proprio nella scena incontrò il cantante Ian Brown e il chitarrista John Squire):
"Per me gli Scooterboys sono persone dimenticate.
Tutti ricordano i Mod e i Rocker ma noi abbiamo portato gli scooter a un altro livello di personalizzazione.
Noi abbiamo sempre riconosciuto l'eredità dai Mod ma eravamo più dei Casual strdaioli.
Il nostro giro non era strettamente Mod ma un mix di skinehead, football casual e segaioli."
Martin "Sticky' Round
Scooterboys. The lost tribe
192 pagine
Carpet Bombing Culture
Prezzo ordinario del 2019 16.95 sterline (venduto in varie piattaforme a prezzi più elevati)
Come descrive bene il libro:
"Per i Mods lo scooter è un accessorio.
Per gli Scooterboys la classica Vespa o Lambretta è essenziale".
Da un certo punto in poi gli Scooterboys si affrancarono dalla cultura Mod, assorbirono, soprattutto esteticamente, elementi dagli skinhead, perfino dagli psychobilly e rocker.
Conservarono l'amore per soul, northern soul e ska ma non mancavano nelle serate musiche di ben altro tipo.
La disamina del libro è molto interessante, partendo dalle primigenie passioni degli inglesi per lo scooter, arrivando a un elemento essenziale per comprendere l'uso del mezzo negli anni Ottanta Tatcheriani di disoccupazione e devastazione sociale: gli scooter erano economici.
Se ne trovavano usati (seppur mal ridotti) a pochi spiccioli, la miscela era particolarmente bassa di prezzo, non c'erano ancora controlli sull'uso dipendenti dall'età o dall'uso del casco.
Si sviluppò così una scena di fanatici dello scooter, i raduni diventarono affollatissimi, l'estetica era l'ultimo dei problemi (l'importante era arrivare con il proprio mezzo, banditi e sbeffeggiati coloro che lo trasportavano in loco su un furgone).
I mezzi divennero sempre più personalizzati, talvolta al limite del grottesco.
L'estensione a quello che era un culto riservato a pochi, alla massa generò sfruttamento economico da parte di alcuni, violenza ai raduni, attenzionamento delle autorità, rivalità e tanti altri aspetti deprecabili.
Il fenomeno si è successivamente espanso in tutto il mondo (in Indonesia in particolare), pur se molto più circoscritto e differente dagli anni Ottanta, rimanendo però sempre un ambito "segreto" e di pertinenza di pochi appassionati, costantemente lontani dall'attenzione dei media.
Il libro è ricco di foto a colori, bellissima copertina rigida, molto (auto)ironico e divertente, pieno di aneddoti.
Consigliatissimo a chi vuole aggiungere un ulteriore tassello alla conoscenza delle (cosiddette) sottoculture.
Belle le parole di Mani degli Stones Roses e Primal Scream (scooterista di prima generazione che proprio nella scena incontrò il cantante Ian Brown e il chitarrista John Squire):
"Per me gli Scooterboys sono persone dimenticate.
Tutti ricordano i Mod e i Rocker ma noi abbiamo portato gli scooter a un altro livello di personalizzazione.
Noi abbiamo sempre riconosciuto l'eredità dai Mod ma eravamo più dei Casual strdaioli.
Il nostro giro non era strettamente Mod ma un mix di skinehead, football casual e segaioli."
Martin "Sticky' Round
Scooterboys. The lost tribe
192 pagine
Carpet Bombing Culture
Prezzo ordinario del 2019 16.95 sterline (venduto in varie piattaforme a prezzi più elevati)
Etichette:
Libri
Iscriviti a:
Post (Atom)