sabato, ottobre 29, 2022

Classic Rock


Nel nuovo numero di CLASSIC ROCK intervisto gli OFF! e recensisco il loro nuovo album oltre a quelli di Nero Kane, John Doe, Godfathers e intervengo nella rubrica "Opinioni" con un pezzo a favore della qualità del vinile rispetto al Cd.

venerdì, ottobre 28, 2022

Ottobre 2022. Il meglio.



A due mesi dalla fine dell'anno buone cose con:
Fantastic Negrito, Ben Harper, Lazy Eyes, Graham Day, Miles Kane, Hoodoo Gurus, Liam Gallagher, Harlem Gospel Travellers, Jonathan Jeremiah, Martin Courtney, Viagra Boys, Suede Razors, Tambles, Black Midi, Spiritualized, Yard Act, Elvis Costello, JP Bimeni and the Black Belts, Godfathers, Shirley Davis and the Silverbcaks, Dungen, Dedicated Men of Zion, Electric Stars, St.Paul and the Broken Bones, Abiodun Oyewole, York, PM Warson, Joe Tatton Trio, Jamie T.

Mentre tra gli italiani:
Bebaloncar, Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, Sacromud, Assalti Frontali, Temporary Lie-Cesare Malfatti e Georgeanne Kalweit, Bastard Sons of Dioniso, Verdena, Organ Squad, The Cleopatras, Vera Di Lecce, Dear, White Seed, Tin Woodman, Alternative Station, Massimo Zamboni, Dear, Agape, Almamegretta, Ossi, Kicca, Manuel Agnelli, Confusonal Quartet, Verdena e Path.



SUEDE RAZORS - No mess, no fuss, just rock 'n' roll
Spettacolare album per il quartetto di bootboys di San Francisco, tra punk rock, glam, pub rock, primi AC/DC, Oi! e 79 mod sound.
Hanno una potenza assoluta, sono sfacciati, aggressivi, cool, clean and hard. Strepitosi!

HARLEM GOSPEL TRAVELERS - Look up!
Prodotto da Eli Paperboy Reed per la Colemine Records è una BOMBA soul, gospel, rhythm and blues, blues.
Impronta vintage ma attitudine moderna, energia, freschezza, grande "spinta", voci stupende.
Aaron Frazer degli Indications di Durand Jones tra gli ospiti.

GLORIA SCOTT - So wonderful
Elegante e raffinato soul da una voce di pura eccellenza (scoperta da Sly Stone, membro delle Ikettes di Ike and Tina Turner, collaboratrice di Supremes e Barry White), torna, dopo 48 anni di silenzio con un album firmato dalla Acid Jazz. Versatile (da intensi soul blues, ad avvolgenti funk orchestrali fino a una spettacolare verisone di "Promised land" di Joe Smooth - che fu anche degli Style Council). Davvero bello!!

DUNGEN - En Är For Mycket Och Tusen Aldrig Nog
Torna la favolosa band svedese dopo sette anni di silenzio, con un lavoro che ne conferma l'indubbio valore, tra psichedelia, acid rock, folk, sperimentazione, jazz rock. Un grande album che trasuda creatività e classe.

THE GOAT - Oh Death
Dall'estremo nord della Svezia torna il misterioso collettivo con la sua affascinante miscela di psichedelia, tribalismo, sperimentazione, afflati sciamanici di ispirazione "world music". Una strana commistione di influenze che ha sempre caratterizzato la loro originalissima musica, che ancora una volta stupisce e cattura.

KING GIZZARD AND THE WIZARD LIZARD - Ice, Death, Planets, Lungs, Mushrooms and Lava
KING GIZZARD AND THE WIZARD LIZARD - Laminated Denim
KING GIZZARD AND THE WIZARD LIZARD - Changes


Siamo al 23esimo album in dieci anni (con questi tre fanno cinque solo nel 2022) e la band australiana non finisce di stupire per quanta creatività riesca ad esprimere ogni volta, continuando a cambiare, sperimentare, senza (quasi) mai ripetersi. I tre album sono diversi, pur muovendosi sulle consuete coordinate acid rock, psichedeliche, kraut. band unica e incredibile.

ARCTIC MONKEYS - The car
La band di Alex Turner prosegue con quello che sembrava un anomalo sentiero intrapreso con il precedente "Tranquility Base Hotel & Casino".
Ballate lente, intense, soul/funkeggianti a tratti.
Un lavoro da approfondire anche se, personalmente, ho avvertito momenti statici e sinceramente un po' noiosi.

GABRIELS - Angels & Queens – Part I
Prosegue la sempre stimolante carriera dei GABRIELS con il loro groovin new soul dalle tinte gospel e anni 80 (talvolta dalle parti dei Simply Red) ma proposto con grande senso di modernità, ricco di sensualità, eleganza, raffinatezza.
Ci daranno grandi soddisfazioni.

THE COMET IS COMING - Hyper-Dimensional Extension Beam
Prosegue l'avventura di una delle tante creature del saxofonista Shabaka Hutchings. Questo nuovo album conferma l'approccio "spaziale" del jazz contaminato da elettronica, funk, spiritual jazz e mille altre influenza del sound della Nu British Jazz Scene.

PAUL WELLER - Whoosh
Interessante ep con quattro inediti tratti dall'album di rarità, remix, bsides "Will Of The People".
Molto bella "Birth of an accidental hipster", scritta e suonata con Noel Gallagher e detsinata all'ultimo album dei Monkees, tra pischedelia e pop beat. "Room 309" è un classico Weller sound tirato e ritmato. Completano il demo acustico di "Be happy children" (poi su "Sonik Kicks" in versione soul) e quello di "Woo sé mama" (da "A kind of revolution"), qui intitolato "Whoosh".

LEAH WELLER - Freedom
Una delle figlie di Paul, bellissima (la madre è DC Lee) e vocalmente bravissima, all'esordio con l'aiuto di papà (che compone e suona in un brano e le presta lo studio) e di Steve Cradock della Weller band. Pop soul elegante e raffinato in odore di Style Council, davvero gradevole e ben fatto, pur se di maniera.

THE CHELSEA CURVE - All the things
Band americana mod oriented con entrate a gamba tesa in sonorità più punk. Un giusto equilibrio tra Buzzcocks, Jam, Clash, il primo Costello, le Go Go's, con tanto gusto power pop. L'album è divertente e ben fatto e merita attenzione.

BRIAN ENO - ForeverAndEverNoMore
Eno torna con un album cantato e ascrivibile al contesto "pop" dopo 17 anni. I dieci brani, dedicati al dramma del cambiamento climatico, sono solenni, rigorosi, quasi "gregoriani", attingendo dalla sua esperienza ambient ma anche dalla post wave, dalla sperimentazione, dal mood dei Velvet Underground ("Garden of stars" potrebbe essere un brano di Lou e Cale del 2022, cantato da Nico). Ovviamente non è un album facile, molto intenso e cerebrale, affascinante.

CONFUSIONAL QUARTET - s/t
La band bolognese conferma il suo status di gruppo tra i più geniali della scena italiana, dai tempi degli Area. Al cui approccio si sono sempre avvicinati (non per niente gli hanno dedicato l'album "Plays Demetrio Stratos" utilizzando una sua traccia vocale, registrata poco prima della sua tragica scomparsa), pur in un contesto artistico diverso, mischiando, senza paura e problemi, le influenze più disparate.
Anche in questo nuovo lavoro sono un groove funk di base, unito a inserti elettronici, fusion, new wave, post wave, jazz, modalità prog, un tiro punk.
Una pioggia di creatività, tecnica esecutiva sopraffina, tante idee e voglia, intatta, di osare. Abitualmente solo strumentali fanno un'eccezione con il funk punk di "Prohibido", cantato da Gabro Da Silva e alcuni inserti vocali tra cui uno emozionante di Pier Paolo Pasolini in "Ostia Lido".

MANUEL AGNELLI - Ama il prossimo tuo come te stesso
Manuel Agnelli lascia la sua rinomata e glorificata comfort zone degli Afterhours per un esordio solista in cui si sfida stilisticamente e compositivamente.
E' naturale che la matrice rimanga legata al lavoro con la band ma il taglio dell'album si muove in altre direzioni, più intimiste e liriche, spesso arricchite da sapienti orchestrazioni pur non mancando rimandi a grunge, post punk, momenti quasi noise. Eccellente lavoro sui testi, disco molto curato in fase di arrangiamento, una nuova ottima testimonianza di un artista in salute.

MARLENE KUNTZ - Karma clima
Un ritorno anomalo dopo un lungo periodo di silenzio durato sei anni (intervallato dall'esordio solista di Cristiano Godano).
L'abituale sound piuttosto abrasivo lascia spazio ad atmosfere più intimiste e riflessive, tanto quanto il concept che accompagna il disco, incentrato sui problemi climatici che attanagliano il mondo.
I brani sono più avvolgenti e dal piglio cantautorale pur non rinunciando alla classica matrice rock. Nella dolente e drammatica ballata "Laica preghiera" ospitano l'evocativa voce di Elisa a suggello di un lavoro maturo e convincente che segna un ulteriore passo avanti della storica band piemontese.

VERA DI LECCE - Altar of Love
L'aspetto peculiare del lavoro della sperimentatrice pugliese è l'inclassificabilità della sua proposta. Che spazia, con attitudine audace e avanguardista, tra elettronica, atmosfere glaciali e sintetiche e un'anima folk che attinge tanto dalla tradizione salentina, quanto da suggestioni popolari orientali.
Vocalità che emergono da un infinito passato ("The truth") convergono armonicamente in tribalismi elettronici ("Jenome") che riportano allo sciamanesimo sonoro dei Goat, lasciando sempre inalterato uno stato di tensione che può preludere a una pericolosa e improvvisa esplosione di suoni, un mood minaccioso dai tratti esoterici. Eccellente.

The STRANGE FLOWERS - Crossing A Wasteland
La band toscana firma il nono album della sua lunga e proficua carriera discografica e ci regala un lavoro denso e maturo. Composto e registrato durante il lockdown, mette in risalto il loro classico sound che attinge dal rock psichedelico di matrice anni Sessanta ma che guarda in modo più ampio a numerose altre influenze tra cui spicca una predilezione per le atmosfere che furono care ai R.E.M. Ottimo album, consigliatissimo.

PIAGGIO SOUL COMBINATION – Space Diary / Dimmelo
La band toscana abbandona (solo parzialmente) le vibrazioni soul per abbracciare in questo splendido singolo la psichedelia tardo 60’s, tra i Beatles di “Revolver”, gli Stones di “Their satanic…”, i Pink Floyd Barrettiani. I due brani sono deliziosi (il primo prodotto da Andy Lewis con la chitarra di Dome La Muerte), in pieno (e curatissimo) stile freakbeat. Stampa la label californiana Hypnotic Bridge.

BRADIPOS IV - s/t
Quinto album, nell'ormai ultra ventennale attività, per la band casertana, questa volta per la prestigiosa Hi-Tide Records, label americana specializzata in pubblicazioni in ambito surf e lounge. La ricetta non cambia e rimane fedele alle loro consuete radici e matrici, a base di surf strumentale, atmosfere di conseguenza immancabilmente "Tarantiniane", totale e assoluta padronanza della materia, con raffinatezza e cura di suoni di eccelsa fattura. Una garanzia.

MAMUD BAND - The Monkey tapes
Venticinque anni di attività all’insegna di un afro funk dalle mille tinte e influenze sono il preludio a un nuovo travolgente album in cui al classico sound accoppiano anche influenze elettroniche, care alla scena Nu British Jazz. Tutto suonato impeccabilmente, immenso groove, arrangiamenti deliziosi e perfettamente riusciti.Un piccolo gioiello.

NADA – La paura va via da sé se i pensieri brillano
Nada prosegue il suo cammino come una delle interpreti e autrici più originali e distintive in Italia. Anche il nuovo album non fa eccezione. Con l’aiuto di John Parish (già a fianco di PJ Harvey, Eels, Giant Sand, Tracy Chapman, Afterhours, Cesare Basile) che suona e produce, ci regala un lavoro come sempre intenso, profondo, scarno, che arriva dritto all’anima e al cuore, tra intrecci blues, la migliore canzone d’autore, una forma di post wave personale e immediatamente riconoscibile. Ennesima conferma di un talento unico.

BEBAWINIGI - Stupor
Uno dei principali pregi del secondo album di Virginia Quaranta, alias Bebawinigi (cantante, attrice, compositrice, polistrumentista) è che sfugge a qualsiasi ipotesi di classificazione o inserimento in un “genere”. Qui si spazia tra mille influenze, riferimenti, tra sperimentazione, ballate intrise di dolcezza, esplosioni di furore sonico, una voce che ci porta ora alle soglie della vocalità di Diamanda Galas, ora dalle parti di Yoko Ono. I 70 minuti dell’album sono una sorpresa continua e pongono “Stupor” tra le migliori uscite del 2022.

DAGGER MOTH – The Sun is a Violent Place
Al terzo album con il nome d’arte di Dagger Moth, Sara Ardizzoni, valente chitarrista e compositrice (anche con Cesare Basile e i Massimo Volume), alza l’asticella qualitativa della sua proposta artistica, continuando ad esplorare tra elettronica e atmosfere sperimentali, solenni, avvolgenti. C’è un substrato compositivo che attinge dalla post wave classica (da Radiohead a Bjork) e dal trip hop ma l’aspetto più rilevante è la capacità di addentrarsi in un sound innovativo, cerebrale, che assume tratti quasi psichedelici e ambient. Interessante e ricco di personalità.
Ad affiancarla Victor Van Vugt (già collaboratore in studio di Nick Cave, PJ Harvey, Beth Orton e molti altri) con cui l’artista ha finalizzato il mixaggio a distanza fra Ferrara e Berlino; Fabrizio Baioni (già batterista per Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, Leda, Cirro, Circo El Grito) con i suoi imprevedibili additional beats su tre degli otto brani presenti nella tracklist del disco; Alessandro Gengy di Guglielmo che ha curato il mastering a Milano.

SOLIS STRING QUARTET & SARAH JANE MORRIS - All you need is love
Una delle imprese più complesse in ambito musicale è rifare i Beatles in modo originale e credibile.
Probabilmente il gruppo più coverizzato di sempre (in ogni forma musicale immaginabile) viene questa volta sottoposto a una elegantissima e raffinata cura di maquillage in chiave orchestrale dal Solis String Quartet, accompagnato dalla potente voce soul di Sarah Jane Morris.
Le versioni sono sempre riuscitissime, sorprendenti (vedi "Come together" e "Strawberry fields forever" in particolare), la scelta dei brani intrigante, l'esecuzione sapiente e competente.
Un gran bel disco!

SAVANA FUNK – Ghibli
Ancora una prova di grande forza e potenza. Il loro afro funk contaminato e che guarda in diverse direzioni (vedi “Ghanaba” che potremmo trovare tranquillamente in un album del primo Carlos Santana), abbraccia sempre di più il sound che soffia dai deserti del nord Africa, tra Tinariwen e Mdou Moctar. La padronanza della materia, la raffinatezza esecutiva, l’eleganza e la veemenza compositiva ci offrono un lavoro di alto livello, originale, personale, pieno di groove e sentimento.

THE CROOKS - Mediacracy
Torna la storica band milanese per festeggiare il venticinquesimo anno di attività con il quinto album (preceduto anche da una lunga serie di 45 giri ed EP), un concept sull'influenza che media e social hanno avuto in questi anni sullo stile di vita delle persone e sulla cultura. Quindici brani che scorrono freschi, veloci e diretti tra power pop e punk rock, tanti prestigiosi ospiti e una grande capacità compositiva ed esecutiva. Album tirato, divertente, spontaneo, urgente.

DICK DASTARDLY'S - s/t
Torna la band marchigiana on un e di cinque brani, come sempre travolgente, sguaiato, tirato, devastante. Punk rock duro e puro che esonda in territori hardcore (dalle parti dei DOA, Dils, primi Vandals) e grunge (gli esordi dei Mudhoney). Violenza gratuita, suono abrasivo, voce costantemente all'estremo. Perfetti!

ASCOLTATO ANCHE:
THE CULT (bruttino davvero, scontato e pomposo), YEAHS YEAHS YEAHS (noioso e band irriconoscibile), PIXIES (buono ma senza particolari impennate), CAMILLA GEORGE (ottimo album di funk jazz), RED HOT CHILI PEPPERS (consueto funk pop tra alti e bassi, senza lode né infamia).

LIBRI

Mauro Pagani - Nove vite e dieci blues
Uno dei musicisti, produttori, arrangiatori, compositori più importanti di sempre nella musica italiana, si racconta.
Perché potrebbe farne altri dieci o cento di libri come queste, tante sono le avventure che ha vissuto.
Dalla PFM e il loro successo in Inghilterra, Giappone e USA, gli anni Settanta, decade d'oro della musica italiana e momento tragico e drammatiuco per la nostra traballante democrazia e società, le mille collaborazioni, il rapporto intensissimo con Fabrizio De Andrè, culminato nel capolavoro Creuza de ma, i mille impegni, frenetici, incalzanti, responsabilità, alti e bassi, creatività e genio.
Un libro che si legge tutto d'un fiato, testimonianza preziosa di una nostra eccellenza artistica.

U.Net - Original London Style
Il 6 dicembre 1982 il videoclip di "Buffalo Gal"s di Malcolm McLaren, trasmesso a "Top of the Pop", sconvolge la scena musicale e sottoculturale inglese.
L' HIP HOP irrompe in Inghilterra e cambia le coordinate sonore, (sotto) culturali e artistiche di migliaia di giovani, soprattutto in quella che è la Black British Culture.
il libro di U.NET approfondisce in modo capillare l'arrivo e l'evoluzione della nuova tendenza in Inghilterra, con testimonianze dirette dei protagonisti, le contaminazioni e l'importanza dei sound systems del giro reggae.
Pubblicazione interessantissima, basilare, indispensabile per comprendere certi passaggi e peculiarità di come si è mossa la black culture in Gran Bretagna.

E' opportuno sottolineare l'importanza di pubblicazioni come queste, che salvaguardano la memoria di scene, tendenze, avvenimenti, luoghi, gruppi, flussi artistici e culturali, che spesso hanno vissuto in un lampo di tempo, lasciando scarse e confuse tracce. STEFANO GHITTONI, agitatore culturale, musicista (Dining Rooms), produttore e tanto altro, ha raccolto le testimonianze di una lunga serie di protagonisti (con relative breve autobiografie) della scena "alternativa" milanese dei primi anni 80, corredando il tutto di foto, dati e date. "...un percorso febbrile, spesso notturno, a tratti onirico, un girovagare nei luoghi di una Milano che sembra un luna park..." Sono frammenti di esperienze, racconti, ricordi. Un ennesimo tassello per ricostruire una grande storia, quella dei movimenti "sotto culturali" italiani degli anni 80, così intensi, così imperfetti, così travolgenti. Francesco Nunziata - Type O Negative. Slow, Deep And Hard
Coraggioso e impegnativo addentrarsi nell'opera di una delle band più estreme e controverse di sempre, i TYPE O NEGATIVE di Peter Steele.
Sound in bilico tra thrash metal, doom di ispirazione Black Sabbath, gothic, testi oscuri (che procurarono a Steele e alla band accuse di nazismo, sempre smentite: "Sono uno specista, odio la razza umana").
Il libro è molto interessante grazie anche alla contestualizzazione artistica che ne fa Nunziata, riportandoci a Throbbing Gristle o Einsturzende Neubaten, alla situazione del metal negli anni di attività della band ma soprattutto alle connessioni filosofiche e letterarie dei testi e del vissuto di Steele, citando Heiddeger o Nietzsche con estrema precisione e pertinenza.
Gli adepti al personaggio di Peter Steele (scomparso nel 2010) troveranno infiniti e approfonditi dettagli, i neofiti (come il sottoscritto), saranno travolti dalla curiosità di conoscere la musica descritta.
E ne trarranno spunti interessantissimi.

VISTO

Stiv (No compromise, no regrets) di Danny Garcia
La documentaristica sui personaggi più oscuri della "nostra" musica ci concede abbondanza (bulimìa...) di tributi, talvolta interessanti, altre volte scontati.
Tocca ora a STIV BATORS, ("Stiv. No compromise, no regrets" di Danny Garcia su Netlix) che "oscuro" proprio non è, soprattutto per chi frequenta certe "wild sides" ma che, allo stesso tempo, non è mai stato un faro luminoso nella storia del rock, pur se importante in quella del punk.
Il canovaccio è il solito: un serie di conoscenti e personaggi che ne ricordano la breve vita, con varie immagini più o meno rare, spezzoni di concerti, interviste, con tanto di macabro finale con la confessione degli amici di averne sniffato le ceneri.
Mancano le parole dello stesso STIV e anche le sue canzoni.
Dai Dead Boys, ai Wanderers, le prove soliste, i Lords of the New Church pochi frammenti.
Comunque godibile, un giusto e doveroso omaggio a uno dei più grandi e oltraggiosi frontman del punk.



COSE VARIE
° Ogni giorno mie recensioni italiane su www.radiocoop.it (per cui curo ogni settimana un TG video musicale - vedi pagina FB https://www.facebook.com/RadiocoopTV/).
° Ogni domenica "La musica ribelle", una pagina sul quotidiano "Libertà"
° Ogni mese varie su CLASSIC ROCK.
° Ogni sabato un video con aggiornamenti musicali sul portale https://www.facebook.com/goodmorninggenova
° Sulla rivista "GIMME DANGER"
° Periodicamente su "Il Manifesto" e "Vinile".

IN CANTIERE

E' uscito per Agenzia X "Northern Soul. Il culto dei giovani ribelli soul" un viaggio di stampo storico sociologico nel difficile e non sempre agilmente esplorabile mondo del Northern Soul.

La ricerca si è incentrata sulle radici del fenomeno, partendo dal Dopoguerra inglese per arrivare ai nostri giorni, sulle ragioni che hanno spinto giovani della working class del nord inglese ad abbracciare una musica di nicchia, riuscendo a costruire una sorta di sottocultura nata e costruita dal basso.

Per approfondire al meglio ho fatto affidamento su numerose testimonianze e articoli dell'epoca (primi anni Settanta) a cui sono stati aggiunti contributi di DJ, ballerini, frequentatori, protagonisti italiani della scena dagli anni Ottanta in poi:
Enrico Camanzi, Carlo Campaiola, Fabio Conti, Marco Dall’Asta, Geno De Angelis, Alberto Folpo Zanini, Flavio Frezza, Filippo Frumento, Francesco Fulci Corsagni, Oskar Giammarinaro, Enrico Lazzeri, Clelia Lucchitta, Leo Mastropierro, Andrea Mattioni, Francesco Nucci, Stefano Oggiano, Marco Piaggesi, Niccolò Pozzoli, Soulful Jules, Renato Traffano, Paolo Zironi.

PRESENTAZIONI

Venerdì 28 ottobre: Bologna "Circolo della pace" ore 18.30
Giovedì 17 novembre: Mezzago “Bloom”
Domenica 20 novembre: Pedersano (Trento) "Bar Sport"
Sabato 26 novembre: Genova “La Claque”
Sabato 10 dicembre: Ales (Or) "Associazione Gramsci"
Sabato 17 dicembre: Reggio Emilia “ Centro Sociale Gatto Azzurro”
Domenica 18: Lodi “BarZaghi”

E' uscito il nuovo album dei NOT MOVING LTD "Love Beat" per Area Pirata con otto inediti e una cover
Si trova nei negozi, ai nostri concerti e qui:
http://www.areapirata.com/dettaglio.php?cod=5490

Prossimi concerti NOT MOVING LTD

Venerdì 4 novembre: Vicenza "Lucky Brews"
Sabato 5 novembre: Como "Joshua Club"
Sabato 12 novembre: Viareggio "Gob"
Sabato 3 dicembre: Monterotondo Il cantiere" + The Cleopatras
Venerdì 16 dicembre: Milano "Cox 18"

giovedì, ottobre 27, 2022

Get Back. Dischi da (ri)scoprire

Speciale UK SUBS

Nati nel 1976, tra le prime punk band inglesi in assoluto, arrivati al primo album solo tre anni dopo, sono ancora in attività grazie alla costanza del cantante CHARLIE HARPER, ora 78enne. Hanno inciso 23 album, 20 compilation, 17 live, decine tra singoli ed EP. Nella formazione è passata un' OTTANTINA di componenti!!!


Another kind of blues (1979)
L'esordio e loro capolavoro, assurto a classico del punk.
Punk rock potentissimo, compatto, che attinge anche da elementi pub rock, costituendo le basi di quello che verrà poi sempre definito "street punk".
"Live in a car", "C.I.D.", "Rockers" sono piccoli gioielli che fanno il paio con il travolgente esordio su singolo "Strangehold".


A brand new age (1980)
Pur mantenendo intatta l'attitudine street punk la band si evolve verso tematiche più impegnate da un punto di vista lirico. Musicalmente pestano duro come si conviene e confezionano un altro album di grande qualità.


Diminished Responsibility (1982)
La band affina sempre più lo stile personale, le canzoni sono come consuetudine dirette e potenti ("So what", la Sex Pistolsiana "Fatal") ma caratterizzate da una maggiore cura nella coostruzione compositiva, anche a livello melodico (la grande "Party in Paris" dal groove 60's). Grande album.


Reverse Engineering (2022)
Sarebbe l'ultimo lavoro (da quanto è stato annunciato) dell'infinita carriera della band.
Se così fosse la conclusione sarebbe un grande BANG!.
Nessuna flessione, Charlie Harper canta con la consueta verve, la band macina il consueto potente ed efficace punk rock, convincente, sincero, urgente, credibile, spontaneo.

mercoledì, ottobre 26, 2022

Stefano Ghittoni - Milano off. 1980-198X. Racconto imperfetto di una città invisibile


E' opportuno sottolineare l'importanza di pubblicazioni come queste, che salvaguardano la memoria di scene, tendenze, avvenimenti, luoghi, gruppi, flussi artistici e culturali, che spesso hanno vissuto in un lampo di tempo, lasciando scarse e confuse tracce.

STEFANO GHITTONI, agitatore culturale, musicista (Dining Rooms), produttore e tanto altro, ha raccolto le testimonianze di una lunga serie di protagonisti (con relative breve autobiografie) della scena "alternativa" milanese dei primi anni 80, corredando il tutto di foto, dati e date.

"...un percorso febbrile, spesso notturno, a tratti onirico, un girovagare nei luoghi di una Milano che sembra un luna park..."

Sono frammenti di esperienze, racconti, ricordi. Un ennesimo tassello per ricostruire una grande storia, quella dei movimenti "sotto culturali" italiani degli anni 80, così intensi, così imperfetti, così travolgenti.

Stefano Ghittoni
Milano off. 1980-198X. Racconto imperfetto di una città invisibile
Milieu Edizioni
Pagine 237
22 euro

martedì, ottobre 25, 2022

Mauro Pagani - Nove vite e dieci blues


Uno dei musicisti, produttori, arrangiatori, compositori più importanti di sempre nella musica italiana, si racconta.

Perché potrebbe farne altri dieci o cento di libri come queste, tante sono le avventure che ha vissuto.

Dalla PFM e il loro successo in Inghilterra, Giappone e USA, gli anni Settanta, decade d'oro della musica italiana e momento tragico e drammatiuco per la nostra traballante democrazia e società, le mille collaborazioni, il rapporto intensissimo con Fabrizio De Andrè, culminato nel capolavoro Creuza de ma, i mille impegni, frenetici, incalzanti, responsabilità, alti e bassi, creatività e genio.

Un libro che si legge tutto d'un fiato, testimonianza preziosa di una nostra eccellenza artistica.

Per noi musicisti erano anni strani e il dialogo con chi si era autoeletto ambasciatore del pensiero politico era sporadico e complicato.
Raramente qualcuno ci prendeva sul serio.
E' vero che spesso il mondo della canzone o della musica leggere in generale, aveva mostrato scarso interesse nei confronti della vita vera: in fondo alla musica leggera era chiesto di far sognare, divertire e rallegrare, tutto il resto - rabbia compresa - era territorio altrui.
Anche il rock era guardato con sospetto, soprattutto alla sinistra della sinistra.
Fino alla metà degli anni Settanta per il militante extraparlamentare medio, l'ascolto del rock, soprattutto dell'hard rock, era sconsigliato e considerato segno di confusione e debolezza.
Così molti militanti ascoltavano rock solo tra le mura di casa.
Salvo poi, qualche anno dopo, costringerci improvvisamente a contemplare il triste spettacolo di interi servizi d'ordine che si precipitavano in discoteca a ballare come forsennatio i pezzi dei Bee Gees.
Come se il Grande Bidello, dopo anni di bacchettate, avesse finalmente suonato la campanella della ricreazione.




Mauro Pagani
Nove vite e dieci blues
Bompiani
pagine 214
17 euro

lunedì, ottobre 24, 2022

U.Net - Original London Style


Il 6 dicembre 1982 il videoclip di "Buffalo Gal"s di Malcolm McLaren, trasmesso a "Top of the Pop", sconvolge la scena musicale e sottoculturale inglese.

L' HIP HOP irrompe in Inghilterra e cambia le coordinate sonore, (sotto) culturali e artistiche di migliaia di giovani, soprattutto in quella che è la Black British Culture.

il libro di U.NET approfondisce in modo capillare l'arrivo e l'evoluzione della nuova tendenza in Inghilterra, con testimonianze dirette dei protagonisti, le contaminazioni e l'importanza dei sound systems del giro reggae.

Pubblicazione interessantissima, basilare, indispensabile per comprendere certi passaggi e peculiarità di come si è mossa la black culture in Gran Bretagna.

U.Net
Original London Style
Agebzia X Edizioni
200 pagine
15 euro

Dalla lettura del libro ho ricavato un articolo per "Libertà" pubblicato ieri.


La storia ci insegna che ci sono date iconiche che determinano inellutabilmente un “prima” e un “dopo”. Anche nella storia della musica rock.
Quando nel 1955 il brano “Rock around the clock” finì nel film “Il seme della violenza”, il neonato rock 'n' roll sconvolse menti e costumi di migliaia di giovani americani.
Gli stessi che dopo aver visto in TV i Beatles nel febbraio 1964 all'Ed Sullivan Show, decisero di impugnare uno strumento, allungarsi i capelli e cambiare visione della vita.
Accadde anche quando i Sex Pistols fecero i primi concerti in Inghilterra e il giorno in cui Michael Pergolani portò per la prima volta il punk alla televisione italiana con un servizio da Londra per “Odeon”, trasmissione condotta da Renzo Arbore, che illuminò la strada per centinaia di adolescenti, ignari di quello che accadeva in Inghilterra.

Ai nostri giorni, sommersi da infodemia e bulimìa di immagini, articoli, stimoli (sempre più improntati al ribasso culturale e artistico), situazioni come le sopracitate sono ormai obsolete e difficilmente di nuovo realizzabili.
Ma non disperiamo, l'attesa di una nuova ondata artistica che spazzi via il vecchio e rinnovi menti e spiriti, chiudendo negli armadi della storia suoni e usanze a cui continuiamo nostalgicamente ad essere attaccati, non è mai vana.

Personalmente non solo la auspico ma la cerco in continuazione con impazienza, per ritrovare quell'eccitazione che provarono migliaia di ragazzi e ragazze inglesi il 6 dicembre del 1982.
Quel giorno la trasmissione musicale più seguita dai giovani, “Top of the pops”, mandò in onda un video di una vecchia volpe della scena musicale.
Quel Malcolm McLaren, che, da sapiente manager, aveva preso e plasmato i Sex Pistols facendoli diventare un gruppo di fama mondiale, si dedicava ora a una carriera musicale come compositore e cantante.
Visionario e con uno sguardo sempre all'avanguardia, scoprì che a New York, nelle comunità nere, era esploso quello che conosceremo di lì a poco com il nome di rap e hip hop.
Musica e immagini che portò nel video e nel brano “Buffalo Gals”.
Scrive U.Net nel libro appena pubblicato dalla casa editrice Agenzia X, “Original London Style”:
“ Fu come se quel video avesse scoperto un vaso di Pandora e tutta la cultura di strada del Bronx si fosse riversata sul suolo britannico. Quei giovani non solo avevano scoperto nuove pratiche di strada, ora potevano osservarle e imitarle. In quel video c'era tutto: rap, scratching, graffiti colorati e il più sorprendente degli stili di danza. C'era un ballerino che ruotava su se stesso, poggiandosi solo sulla testa. Se al telegiornale avessero trasmesso un ipotetico sbarco marziano probabilmente quei giovani sarebbero stati meno sbalorditi”.

Nasceva una nuova tendenza che fu abbracciata immediatamente, in particolare dalla comunità nera.
Quella arrivata dalle West Indies (le ex colonie britanniche dell'America Centrale, Giamaica in particolare).

Continua U.Net:
“Il razzismo fu una sorpresa per la popolazione caraibica che era stata educata a considerare la Gran Bretagna come la gloriosa Madrepatria. Tuttavia, sin dal loro arrivo, furono indirizzati verso lavori a bassa retribuzione con condizioni precarie e oggetto di ricatti discriminatori; per esempio venivano sistemati in alloggi fatiscenti e relegati a un sistema scolastico scadente.
Con loro grande sorpresa una “barriera di colore” venne eretta tra i neri e il resto della società britannica
. “C'era questo forte senso dell'impero, eravamo tutti inglesi. Per la generazione dei miei genitori scoprire che non erano veramente britannici fu davvero un shock. Erano solo dei neri” racconta un figlio di immigrati giamaicani.

Ma questa prima generazione sopportò con stoicismo privazioni ed emarginazione, con la prospettiva di tornare prima o poi a casa, con qualche soldo in più in tasca, dopo una dura parentesi oltreoceano.
Le cose cambiarono invece drasticamente per i figli e i nipoti, nati in Inghilterra, cresciuti nella società britannica e che non erano mai stati in Giamaica, per loro un paese lontano e straniero, di cui non conoscevano usanze e nemmeno lingua (il patois), se non attraverso i racconti dei genitori e dei nonni.
Incomincia a formarsi quella che viene definita “Black British Culture”.

Anche attraverso la musica.
Non più solo e unicamente reggae, ska e calypso, la musica di riferimento in Giamaica ma una rielaborazione, un'attualizzazione dei generi, mischiandoli con quanto arrivava e accadeva dove erano nati. Si viene a determinare il passaggio da una generazione che aveva riprodotto la cultura caraibica, a una nuova che intendeva lasciare il proprio segno, “da una presenza afrocaraibica in Gran Bretagna all'emergere di una cultura britannica nera”.

Per quei giovani era più facile identificarsi con Londra piuttosto che con la Giamaica.
E' in questo momento che incomincia a svilupparsi un'identità originale.
Dice ancora U.Net nel libro:
“Negli anni Settanta non si sentivano più fuori luogo, in difetto perché né caraibici né inglesi, così era nata una generazione diversa dalle precedenti. Proprio per questo la musica, la poesia, la letteratura e il linguaggio utilizzato raccontavano questa esperienza collettiva, tra trasformazione, ansia sfida e speranza. La loro politica si esprimeva attraverso la musica, o forse la stessa musica era diventata un veicolo della loro opinione politica”.

Fino a quel momento le comunità caraibiche vivevano nei propri quartieri, preservando le proprie radici e non interagendo con il resto dell'Inghilterra bianca.
I giovani nati sul suolo britannico furono costretti a relazionarsi con un'altra dimensione, diventandone parte e cambiandola.

Iniziò il punk a condividere sonorità reggae (vedi i Clash), proseguì la scena ska di Specials, Madness, Selecter, The Beat a prendere le radici giamaicane e a mischiarle con l'energia della new wave, creando i primi gruppi interrazziali, fino ad allora rarissimi in Gran Bretagna, arrivarono poi funk e soul e alla fine il rap e l'hip hop.
Anche la scena reggae inglese, fino ad allora impermeabile ai cambiamenti si aprì, dapprima al soul e al funk (la scena “Lover's Rock”) e poi sempre più ad altre contaminazioni, vedi in particolare gli elementi di elettronica, di jazz, rock, lo stesso hip hop che stanno creando musiche sempre più nuove e stimolanti.

Alla base ci furono le feste intorno ai sound system (definiti come “una specie di discoteca itinerante”), impianti voce attorno a cui valenti DJ proponevano le musiche più nuove ed eccitanti, richiamando tutta la scena giovanile di colore.

Dice uno dei protagonisti, Jazzie B
“L'importanza del sound system andava molto al di là del semplice intrattenimento musicale, erano la nostra connessione con gli altri immigrati dei Caraibi. Era un rifugio da tutto ciò che accadeva durante la settimana di duro lavoro, dove potevi stare e incontrare persone che la pensavano come te. Per l'operatore i sound system erano un'opportunità di lavoro, una sorta di mix tra musica, affari e vita, ma soprattutto erano qualcosa su cui potevano avere totale controllo e autonomia dai bianchi”.

Ribadisce Simon Jones:
“Ebbero un ruolo fondamentale per la comunità nera fornendo l'accompagnamento musicale a tutta una serie di eventi sociali come feste di compleanno, matrimoni, ricevimenti. Furono il collante sociale della comunità nera e in pochi anni divennero importanti quanto la chiesa. Tutti i luoghi dove apparivano si trasformavano in spazi di solidarietà, di festa, di gioia. Un'enclave di resistenza sempre sulla difensiva, poiché a partire dagli anni Cinquanta fino ad oggi, questi spazi sono sempre stati oggetto di particolare repressione della polizia. Politicamente stiamo parlando di una sfera pubblica alternativa che si è evoluta, alimentando la coscienza politica dei giovani neri di diverse generazioni”.

Da pari nostro, in Italia, stiamo assistendo a modalità molto simili di tentativi di integrazione e relativa emarginazione di chi è arrivato da lontano alla ricerca di pace, di una fonte di lavoro, di una ricostruzione della propria vita.
E che ha concepito giovani, nati qui, italiani a tutti gli effetti (nonostante leggi disumane e stupide che con cavilli assurdi continuino a cercare di impedirlo).
Sarebbe bello, naturale, umano imparare qualcosa da queste storie.
Ma, purtroppo, personalmente, non ci conto. L'epoca è buia e di luci in fondo al tunnel per queste nostre sorelle e nostri fratelli (oltre che per noi stessi) non se intravedono, al momento.

domenica, ottobre 23, 2022

Dion Lunadon + Doum Doum Lovers + Omaggio a Enzo Frassi


Consiglio da parte di White Seed.

Dion Lunadon (D4, A Place to Bury Strangers) dalla Nuova Zelanda in tour in Europa con il suo progetto solista tocchera' anche l'Italia, con solo una data al Blah Blah di Torino il 5 Novembre.

Consigliato per amanti degli Stooges, da non perdere.

https://youtu.be/UnNclHNSYKU


DOUM DOUM LOVERS duo r'n'roll/garage-blues francese in Italia dal 25 al 30 ottobre.

25/10 - GENOVA Arci Perugina

27/10 -FERRARA Blackstar

28/10 - CESENA Magazzini Paralleli

29/10- BOLOGNA A Skeggia

30/10 - BASELGA DI PINE' Baitattack!

https://www.youtube.com/watch?v=NouY9iYCEPI&ab_channel=doumdoumlovers


Omaggio a Enzo Frassi a Cremona.
Concerto in memoria del contrabassista scomparso lo scorso anno.
Tutte le info sulla locandina.

sabato, ottobre 22, 2022

Presentazioni "Northern Soul. Il culto dei giovani ribelli soul"


Partono le presentazioni del libro che ho dedicato al Northern Soul, edito da Agenzia X Edizioni.
La prossima settimana le prime due tappe:

** Martedì 25 ottobre: MILANO "Germi" ore 19
** Venerdì 28 ottobre: BOLOGNA "Centro sociale della pace" ore 18.30 con Carlo Babando

A seguire:
Giovedì 17 novembre: Mezzago “Bloom” ore 21
Domenica 20 novembre: Pedersano (Trento) "Bar Sport" ore 15
Sabato 26 novembre: Genova “La Claque” ore 21
Sabato 10 dicembre: Ales (Or) "Associazione Gramsci"
Sabato 17 dicembre: Reggio Emilia “ Centro Sociale Gatto Azzurro”
Domenica 18: Lodi “BarZaghi” ore 17

venerdì, ottobre 21, 2022

° PERIGEO – One shot reunion
° ALAN SORRENTI – Oltre la zona sicura
° EUGENIO FINARDI – Euphonia Suite
° NADA – La paura va via da sé se i pensieri brillano

Nomi classici e storici che tornano ad incidere ottimi album, confermandosi autori e interpreti di prima grandeza.

PERIGEO – One shot reunion
Storica formazione dei 70 che illuminò ancora di più la creatività musicale esplosiva in Italia di quegli anni. Dove la maggior parte delle band nostrane attingeva a piene mani dal prog, il Perigeo si dedicò a una personale e originale forma di fusion tra jazz rock, lo stesso prog, sonorità mediterranee, melodie con un taglio compositivo colto e spesso vicino a melodie e costruzioni classiche.
Questo live coglie la band dal vivo, nel 2019 a Firenze, sul palco di Piazza Della Santissima Annunziata. La formazione vede schierati Giovanni Tommaso, Bruno Biriaco, Claudio Fasoli e Tony Sidney ai quali si aggiungono Claudio Filippini a piano e tastiere e Alex “Pacho” Rossi alle percussioni.
Il repertorio attinge dai migliori episodi della loro discografia con spettacolare chiusura con la mitica “La valle dei templi”, l’esecuzione è sublime, appassionata e spettacolare. Imperdibile.


NADA – La paura va via da sé se i pensieri brillano
Nada prosegue il suo cammino come una delle interpreti e autrici più originali e distintive in Italia. Anche il nuovo album non fa eccezione. Con l’aiuto di John Parish (già a fianco di PJ Harvey, Eels, Giant Sand, Tracy Chapman, Afterhours, Cesare Basile) che suona e produce, ci regala un lavoro come sempre intenso, profondo, scarno, che arriva dritto all’anima e al cuore, tra intrecci blues, la migliore canzone d’autore, una forma di post wave personale e immediatamente riconoscibile. Ennesima conferma di un talento unico.


ALAN SORRENTI – Oltre la zona sicura
Mancava da quasi vent’anni un nuovo album di Alan Sorrenti.
Il ritorno, quasi a sorpresa, ce lo consegna ancora all’insegna della freschezza e della creatività, con nove inediti che si muovono in perfetto equilibrio tra un pop moderno e attuale e chiari quanto voluti agganci con il sound che lo portò al successo negli anni 70, tra funk e disco.
Scrittura elegante e raffinata, produzione curata impeccabilmente da Stefano Ceri, un ritorno di grande qualità.


EUGENIO FINARDI – Euphonia Suite
Accompagnato da Mirko Signorile e Raffaele Casarano, Eugenio Finardi rivisita quindici suoi brani, più o meno conosciuti, in chiave minimale, con interpretazioni molto liriche e intense, in un “flusso di canzoni senza soluzione di continuità che accompagna l’ascoltatore in un percorso non solo musicale e testuale ma anche spirituale”. Un ulteriore tassello in una carriera di altissimo livello per uno dei cantautori più significativi e creativi della musica italiana.

giovedì, ottobre 20, 2022

Francesco Nunziata - Type O Negative. Slow, Deep And Hard


Coraggioso e impegnativo addentrarsi nell'opera di una delle band più estreme e controverse di sempre, i TYPE O NEGATIVE di Peter Steele.

Sound in bilico tra thrash metal, doom di ispirazione Black Sabbath, gothic, testi oscuri (che procurarono a Steele e alla band accuse di nazismo, sempre smentite: "Sono uno specista, odio la razza umana").

Il libro è molto interessante grazie anche alla contestualizzazione artistica che ne fa Nunziata, riportandoci a Throbbing Gristle o Einsturzende Neubaten, alla situazione del metal negli anni di attività della band ma soprattutto alle connessioni filosofiche e letterarie dei testi e del vissuto di Steele, citando Heiddeger o Nietzsche con estrema precisione e pertinenza.

Gli adepti al personaggio di Peter Steele (scomparso nel 2010) troveranno infiniti e approfonditi dettagli, i neofiti (come il sottoscritto), saranno travolti dalla curiosità di conoscere la musica descritta.
E ne trarranno spunti interessantissimi.

Francesco Nunziata
Type O Negative. Slow, Deep And Hard. Parole, musica e gesta di Peter Steele
Arcana
Pagine 400
Euro 22,00

mercoledì, ottobre 19, 2022

Gloria Scott


E'da poco uscito il nuovo album di GLORIA SCOTT, "So wonderful", pubblicato dalla Acid Jazz Records.

Elegante e raffinato soul da una voce di pura eccellenza torna. Versatile (da intensi soul blues, ad avvolgenti funk orchestrali fino a una spettacolare verisone di "Promised land" di Joe Smooth - che fu anche degli Style Council).

E' il suo secondo album, Gloria Scott ha 76 anni e una storia molto particolare.
Scoperta a 17 anni mentre frequentava un ballo del liceo a San Francisco, salì sul palco con la band che si esibiva, il cui leader era uno SLY STONE pre-Family. La portò in tournée, scrivendo e producendo un singolo, I Taught Him, nel 1964, di scarso successo.

Fece un provino per entrare nelle IKETTES di Ike&Tina Turner, dove fu presa ma che la fece entrare nell'incubo della gestione spietata di Ike."E'stato difficile. Ci ha multava per tutto: per i vestiti, le parrucche, per ognbi coisa.
Eravamo tutti consapevoli di quello che stava succedendo tra lui e Tina e per questo non mi piaceva Ike.
Non lo rispettavo, non pensavo affatto che fosse una persona giusta. Inevitabilmente, la loro relazione è andata a rotoli".
Quando le Ikettes persero un volo, Gloria annunciò che si sarebbe dimessa se Turner le avesse multate. " Ike disse: 'Lascia che la puttana se ne vada'. E così ho fatto."

Fu presentata a BARRY WHITE, che si offrì di ingaggiarla, facendole ottenere un contratto discografico con la Casablanca Records, famosa etichetta negli anni '70.
Prodotto da White, arrangiato da Gene Page, What Am I Gonna Do suonava come un trionfo annunciato.
Ma svanì senza lasciare traccia: la Casablanca non lo promosse a dovere mentre la carriera di White era diventata così stratosferica che "non aveva tempo" per aiutare Gloria Scott. "Probabilmente non sapeva che sarebbe diventato così grande. E' esploso così in fretta."

Gloria arrivò a potere sostituire Deniece Williams nella band di di Stevie Wonder ma diventò invece una delle SUPREMES (dopo l'abbandono di Diana Ross). L'effimera esperienza dura poco e lei scompare dalle scene.

Negli anni '90, viveva a Guam, nel Pacifico occidentale, cantando negli hotel, quando un turista la riconobbe: il suo singolo del 1974, (A Case of) Too Much Love Makin', era stato un grande successo, nella versione di Lisa Stansfield che ne aveva fatto una cover nel suo album del 1993 "So Natural".
Copie del sette pollici originale venivano vendute a cifre intorno alle 1.300 sterline. Disco di cui Gloria non possedeva più nemmeno una copia.

Venne invitata al Baltic Soul Weekender tedesco.
"Il pubblico conosceva ogni canzone dell'album, cantavano più forte di me e io mi sono fermata ad ascoltarla".
Da quel momento la carriera è lentamente ripartita e sublimata ora da un nuovo, pregevolissimo album

martedì, ottobre 18, 2022

Stiv (No compromise, no regrets) di Danny Garcia


La documentaristica sui personaggi più oscuri della "nostra" musica ci concede abbondanza (bulimìa...) di tributi, talvolta interessanti, altre volte scontati.

Tocca ora a STIV BATORS, ("Stiv. No compromise, no regrets" di Danny Garcia su Netlix) che "oscuro" proprio non è, soprattutto per chi frequenta certe "wild sides" ma che, allo stesso tempo, non è mai stato un faro luminoso nella storia del rock, pur se importante in quella del punk.

Il canovaccio è il solito: un serie di conoscenti e personaggi che ne ricordano la breve vita, con varie immagini più o meno rare, spezzoni di concerti, interviste, con tanto di macabro finale con la confessione degli amici di averne sniffato le ceneri.

Mancano le parole dello stesso STIV e anche le sue canzoni.
Dai Dead Boys, ai Wanderers, le prove soliste, i Lords of the New Church pochi frammenti.

Comunque godibile, un giusto e doveroso omaggio a uno dei più grandi e oltraggiosi frontman del punk.

lunedì, ottobre 17, 2022

Wendy O' Williams


Riprendo l'articolo scritto ieri per "Libertà".

Figura tragica, provocatoria ed estrema, come spesso sono stati i protagonisti del rock 'n' roll.
Ma nel contempo persona coscienziosa, visionaria, progressista.
Wendy O' Williams è stata la discussa cantante di uno dei gruppi più particolari del punk degli anni Ottanta, i PLASMATICS in cui, a fianco di sonorità durissime che guardavano volentieri all'hard rock e al metal, poneva una modalità di stare sul palco sguaiata, esibendo nudità e una spettacolarizzazione smodata del live act (con tanto di chitarra fatta a pezzi con la sega elettrica dal chitarrista non di rado vestito con un tutù da danza classica).

L'immagine della band era più caricaturale che oltraggiosa, la musica lontana dagli stilemi del punk che in quegli anni sperimentava ma allo stesso tempo si irrigidiva volutamente in una sorta di auto preservazione dalla commercialità.
Troppo estremi per piacere a tutti, troppo poco rispettosi delle regole della purezza artistica per essere amati dalla scena punk.
A capitanarli Wendy, nata a New York nel 1949 (e quindi considerata piuttosto “attempata” per la scena degli anni Ottanta, prevalentemente composta da giovanissimi).
Ragazzina timida e introversa, studia clarinetto al Conservatorio, suona in una banda, fino a quando, all'età di sedici anni, incomincia ad esplodere la sua personalità all'insegna della libertà totale.
Lascia la scuola e incomincia a girare l'America in autostop, dal Colorado alla Florida, arrangiandosi con piccoli lavoretti e, all'occorrenza, rubacchiando qualche portafoglio e spacciando banconote false.
Arriva in Europa con una compagnia di danza e prosegue la sua vita vagabonda, fino al ritorno a New York dove trova lavoro nella pornografia, sia cinematografica che nei sex show davanti a un pubblico.
Quando nel 1978 forma la band punk dei Plasmatics non esita a portare la sua esperienza sul palco, talvolta presentandosi a torso nudo, ricoperta solo di schiuma da barba, simulando atti sessuali, indulgendo in quelle che le autorità reputavano oscenità. Inanellando una serie di denunce, condanne, processi, che fecero progressivamente crescere la popolarità e la curiosità intorno al gruppo.

Racconta il produttore e compagno Rod Swenson: “Stavo dirigendo video di gruppi allora ampiamente sconosciuti come i Ramones, Blondie, Dead Boys e altri, e penso di essere stato il primo a mettere su uno spettacolo con Patti Smith in un vero e proprio teatro, a New York, in un posto più grande di quella del CBGB – mitico locale che diede i natali alla scena punk locale e probabilmente mondiale - l'allora Elgin Theatre di Chelsea, che ho anche rilevato per un po' di tempo. A quel punto, verso la fine del 1977 ho incominciato a lavorare con Wendy & The Plasmatics e molto presto, dato che il progetto é decollato, e per la maggior parte dei dieci anni successivi, ciò ha richiesto quasi tutto il mio tempo e la mia attenzione”.

Nel 1981 approdarono anche in Italia e la data milanese a cui assistetti (ai tempi si andava a qualsiasi concerto in qualsiasi luogo, vicino o lontano, pur di vedere qualcosa di affine ai propri gusti), confermò le perplessità intorno al reale contenuto artistico della proposta.
Un'ora di concerto, veloce, duro, compatto ma in cui l'aspetto prevalente era lo spettacolo, con la già citata chitarra segata in due, un televisore fatto a pezzi con una scure, ammiccamenti più o meno espliciti alle prime file, addirittura un'auto sul palco che esplodeva.
In tempi in cui il punk era una cosa seria, dove era considerato una modalità rivoluzionaria, un mezzo di cambiamento sociale e politico, la teatralità esibita e grottesca dei Plasmatics non funzionò granché sulla platea italiana, che veniva da un periodo di tensioni e non aveva troppa pazienza e tempo per apprezzare quello che unanimemente definimmo “carnevalata”.

Sciolto il gruppo proseguì la sua carriera con alcune prove soliste, collaborando anche con Lemmy dei Motorhead e con Gene Simmons dei Kiss, che produsse il suo album “WOW”, gira altri film, riforma i Plasmatics, incide ancora qualcosa e nel 1988 decide di ritirarsi a vita privata “stanca di avere a che fare con la gente”.

Va a vivere con il suo compagno di sempre, il manager e produttore dei Plasmatics, Rod Swenson. Incomincia una vita completamente diversa in cui non c'è più spazio per gli eccessi.
Rod: “Wendy, durante i primi anni della sua carriera è stata chiamata "la regina del punk rock". Più tardi, quando abbiamo mescolato (con orrore di alcuni dei nostri primi fan) punk e metal, varie riviste hanno iniziato a chiamarla "l'Alta Sacerdotessa del Metal", ma è stata anche chiamata la "Regina dello Shock Rock". Quando dici "le persone hanno ricevuto il messaggio", ovviamente alcuni l'hanno fatto e altri no. Una delle cose di noi umani è la nostra capacità di non vedere ciò che è proprio di fronte a noi. Mettiamo letteralmente tra parentesi le cose”.

Lavora in un centro di riabilitazione per animali, abbandona totalmente l'uso di alcol e sostanze stupefacenti di cui non aveva mai disdegnato in gioventù e abbraccia una nuova consapevolezza nei confronti della vita.
Che già era emersa nella sua musica e che, paradossalmente, non era mai stata presa in seria considerazione, affogata nella teatralità degli spettacoli e nell'immagine porno soft che, alla fine, fu quello che le diede una buona fetta di successo.
I testi e molte dichiarazioni pubbliche, oltre che il comportamento fuori dal palco, ne facevano una donna impegnata contro il sessismo (particolarmente diffuso nella scena rock e anche in quella pur “consapevole e politicizzata” del punk), il consumismo, le ingiustizie sociali.
Vegetariana convinta e militante, già dal 1966, negli ultimi anni diventa una rigorosa seguace di uno stile di vita il più sano possibile, rinunciando anche allo zucchero e ai cibi industriali.
Ma anche durante la carriera musicale si distingueva per il rigore con cui guidava il gruppo: era proibito fumare nei camerini e in qualsiasi luogo chiuso in cui ci fosse lei, non usava nessun trucco che fosse ottenuto da laboratori per la sperimentazione sugli animali, acerrima nemica della caccia.

Ricorda ancora Rod:
“Wendy era una consumata professionista, lavorava sempre al suo mestiere, pensava in continuazione come perfezionare lo spettacolo. Si allenava costantemente, correva per sei miglia al giorno. Era totalmente vegetariana, dedita solo al cibo salutare. Quando eravamo in viaggio, badava sempre che la band fosse ben nutrita. Niente carni lavorate, niente pane bianco”.

Purtroppo la nuova vita non lenì la malattia che la tormentava da un po' di tempo, la depressione.
Tenta il suicidio ben due volte.
Nel 1993 si conficca un coltello nel petto ma, agonizzante, decide di chiamare il compagno che la porta in ospedale e la salva in tempo.
Ci riprova qualche anno dopo con un'iniezione di efedrina ma anche questa volta la scampa per un soffio. Ci riesce il 6 aprile del 1998.
Si allontana nel bosco circostante alla sua casa, porta cibo agli scoiattoli selvatici e si spara un colpo in testa, dopo aver lasciato il pranzo preparato per il suo Rod e una lettera d'addio.
“Non credo che le persone dovrebbero togliersi la vita senza una riflessione profonda e ponderata per un periodo di tempo considerevole. Credo fermamente, tuttavia, che il diritto di farlo sia uno dei diritti fondamentali che chiunque in una società libera dovrebbe avere. Per me, gran parte del mondo non ha senso, ma i miei sentimenti su quello che sto facendo risuonano forti e chiari in un orecchio interiore e in un luogo dove non c'è un sé, solo calma”.

Rod Swenson (attualmente ricercatore presso il Center for the Ecological Study of Perception and Action dell'Università del Connecticut e che ha pubblicato articoli su diverse riviste scientifiche per le sue ricerche sulle leggi dell'evoluzione, della termodinamica e dell'entropia), dopo vent'anni di silenzio è tornato a parlare dell'episodio con calma e una profonda riflessione:
“Wendy mi ha detto delle sue intenzioni.
Ho passato la maggior parte degli ultimi quattro anni cercando di dissuaderla o almeno di rimandarlo. La rabbia, in ogni caso per qualcuno che fa questo ultimo passo, non è qualcosa che capirei facilmente. Dolore e perdita assolutamente profondi e inesprimibili, invece si. Ma la rabbia no. Ti dirò che mentre era qui ha vissuto con un'autenticità con cui pochi possono rivaleggiare, e questo credo sia stato un obbiettivo nella vita che si è posta con determinazione in giovane età. Nonostante notevoli ostacoli, credo che abbia raggiunto questo obiettivo. Il suo lavoro e la sua eredità parlano da soli”.

venerdì, ottobre 14, 2022

Antonio Bacciocchi - Northern Soul


Esce oggi per Agenzia X "Northern Soul. Il culto dei giovani ribelli soul" un viaggio di stampo storico sociologico nel difficile e non sempre agilmente esplorabile mondo del Northern Soul.

La ricerca si è incentrata sulle radici del fenomeno, partendo dal Dopoguerra inglese per arrivare ai nostri giorni, sulle ragioni che hanno spinto giovani della working class del nord inglese ad abbracciare una musica di nicchia, riuscendo a costruire una sorta di sottocultura nata e costruita dal basso.

Per approfondire al meglio ho fatto affidamento su numerose testimonianze e articoli dell'epoca (primi anni Settanta) a cui sono stati aggiunti contributi di DJ, ballerini, frequentatori, protagonisti italiani della scena dagli anni Ottanta in poi:
Enrico Camanzi, Carlo Campaiola, Fabio Conti, Marco Dall’Asta, Geno De Angelis, Alberto Folpo Zanini, Flavio Frezza, Filippo Frumento, Francesco Fulci Corsagni, Oskar Giammarinaro, Enrico Lazzeri, Clelia Lucchitta, Leo Mastropierro, Andrea Mattioni, Francesco Nucci, Stefano Oggiano, Marco Piaggesi, Niccolò Pozzoli, Soulful Jules, Renato Traffano, Paolo Zironi.

PRESENTAZIONI

Mercoledì 25 ottobre: Milano “Germi”
Venerdì 28 ottobre: Bologna “Centro Sociale della Pace”
Giovedì 17 novembre: Mezzago (MI) “Bloom”
Sabato 26 novembre: Genova “La Claque”
Sabato 17 dicembre: Reggio Emilia "Centro Sociale Gatto Azzurro"
Domenica 18 dicembre: Lodi “BarZaghi”

RADIO
Domenica 16 ottobre: Radio Onda d'Urto – Brescia ore 21
Venerdì 4 novembre: Radio Città Aperta – Roma ore 14.15
Martedì 15 novembre: Boom Boom Radio Casalpusterlengo (Lodi) ore 21

David Buckingham
Fino a che punto il northern soul può essere visto come una sottocultura?
Era certamente underground nel senso di essere stato nascosto alla vista del pubblico più ampio per diversi anni; ed era in una certa misura sovversivo, in quanto avrebbe potuto incarnare un diverso insieme di valori e priorità rispetto a quelli della cultura adulta tradizionale.
Per alcuni dei suoi aderenti, il northern soul rappresenta molto di più di questo.
Nei documentari e nei ricordi, è abitualmente descritto come uno stile di vita. È qualcosa che ti “entra nel sangue”, un “movimento”, anche una sorta di “religione”, con un proprio insieme di valori. Come ho notato, i partecipanti più anziani della scena attuale continuano a parlare di “mantenere la fede” (Keep the Faith): hanno un’intensa identificazione con la scena che si è rivelata di significato duraturo – e forse anche l’elemento più importante della loro vita, ben oltre la loro adolescenza.


Barry Doyle nel libro Between Marx and Coca-Cola. Youth Cultures in Changing European Societies 1960-1980:

Per entrarci era necessario molto lavoro che in effetti valorizzava un atteggiamento “lavora duro, gioca duro” (work hard, play hard), come suggerito da un fan del soul a metà degli anni settanta: “Il tipo di soul che volevamo era il ballo veloce.
Lavoriamo duro, molto duro e vogliamo lavorare duro anche sulla pista da ballo. Più veloce è, meglio è”.
In quanto tale, il northern soul ha richiesto un notevole investimento di tempo, denaro e persino intelletto per acquisire le capacità, le conoscenze e l’esperienza necessarie alla credibilità e al rispetto.
Imparare adeguate tecniche di ballo ha richiesto molte ore di pratica sia a casa, sia nei club più importanti e in discoteche minori
.

David Nowell in The Story of Northern Soul (2011):
La scena northern soul è vera, popolata da gente vera che ascolta vera musica.
Nessuna pretesa, stronzate o sorrisi di circostanza.
Quando passi la porta per entrare in un allnighter sei immediatamente accettato per quello che sei: un soul fan.
Alto, basso, maschio, femmina, bianco, nero, ricco, povero, non fa nessuna differenza. Ora sei nella scena e la scena si prenderà cura di te e ti tratterà come un membro della famiglia. Certo siamo un po’ eccentrici.
Ma ci piace essere diversi. E se la nostra ossessione per il northern soul significa follia, allora rimarremo pazzi per molto tempo.


Colin McInnes da Absolute Beginners (1959):
La cosa sensazionale nel mondo del jazz, per tutti i giovani che entrano a farne parte, è questa: che nessuno si cura della classe sociale a cui appartenete, del colore della vostra pelle, dei vostri quattrini; se ne frega che siate maschi o femmine o un po’ dell’uno e un po’ dell’altro, purché comprendiate l’ambiente e sappiate comportarvi come si deve e vi lasciate alle spalle tutte queste fesserie non appena varcate la soglia del club. Il risultato di tutto ciò è che nell’ambiente del jazz si incontrano ogni genere di persone provenienti da diversi ambienti: sociali, culturali, sessuali, razziali.

Antonio Bacciocchi
Northern Soul. Il culto dei giovani ribelli soul
pagine 254
euro 15
AGENZIA X EDIZIONI

giovedì, ottobre 13, 2022

Parliamo di musica


Si è chiusa in modo rocambolesco la serie di incontri al "Raindogs" di Savona.
Un incidente ha causato la chiusura dell'autostrada Piacenza-Torino e solo dopo tre ore la polizia stradale ha "liberato" le auto.

Ma dietro ogni muro c'è ua distesa sconfinata e non ci siamo lasciati sconfiggere dalle difficoltà e il previsto incontro con il discografico Stefano Senardi si è ugualmente svolto telefonicamente, permettendoci di capire meglio le dinamiche della discografia, il suo presente e futuro.

Un'esperienza stimolante, sempre supportata da un pubblico folto, attento, competente, partecipe.
Grazie a loro e allo staff del Raindogs per questa nuova, entusiasmante e interessantissima esperienza che mi ha visto protagonista come relatore e "insegnante".
Affiancato da preziosi ospiti come Paolo Bonfanti, Carlo Bordone, Teo Segale, Rita Lilith Oberti, Lucia Marchiò, Stefano Senardi.
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