lunedì, ottobre 10, 2022
Donne italiane elettroniche
Nelle prime due foto Teresa Rampazzi, poi Hilda Dianda, Franca Sacchi, Doris Norton.
Riprendo l'articolo uscito ieri per "Libertà" sulle pioniere italiane della musica elettronica.
Sappiamo purtroppo che la musica rock italiana è raramente riuscita ad esprimere talenti di particolare rilevanza a livello mondiale o europeo.
Molto meglio, per fare qualche esempio, è andata con la musica d'avanguardia con Luigi Nono o Luciano Berio, con le composizioni orchestrali e per il cinema di Ennio Morricone, per il canto lirico con Luciano Pavarotti, nel pop all'italiana dei vari Pausini, Ferro, Ramazzotti.
Ma scavando nel baule del dimenticatoio, tra quelle realtà rimaste sempre occulte, possiamo trovare grandi e piacevoli sorprese.
Ad esempio in pochi sanno o ricordano che l'Italia è sempre stata all'avanguardia nell'ambito della musica elettronica e sperimentale, a partire dagli esperimenti degli anni Venti dei Futuristi con personaggi come Francesco Balilla Pratella e Luigi Russolo che teorizzarono l'impiego del rumore da sostituire alle note e alle armonie. Russolo creò perfino uno strumento musicale ad hoc, l'Intona Rumori.
Ma fu nel Dopoguerra che nacque una scena elettronica italiana.
Nel 1955, a Milano, in Corso Sempione, viene creato lo Studio di Fonologia Musicale, terzo polo europeo di sperimentazione di musica contemporanea con strumentazioni elettroniche.
Nel 1963 Pietro Grossi fonda quello di Firenze, un anno dopo nasce a Torino lo SMET (Studio di Musica Elettronica di Torino) e a Milano il Gruppo di Elettronica e Cibernetica di Goffredo Haus, poi ribattezzato Laboratorio di Informatica Musicale. E da questo momento diventano protagoniste (come spesso accade) dimenticate, le donne.
Sperimentatrici, all'avanguardia in Italia e nel mondo, femministe, non con vacue parole ma nei fatti, in una società ancora patriarcale e maschilista come l'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta.
Teresa Rampazzi è stata la principale rappresentante di questa scena.
Compositrice, pianista e ricercatrice musicale, visionaria, tra prime donne al mondo a occuparsi della produzione e diffusione di musica elettronica.
Nata nel 1914 fece partire il primo corso di musica elettronica al Conservatorio di Padova negli anni Cinquanta e fondò il Centro di Sonologia Computazionale, sperimentando nuove tecnologie, dai nastri magnetici ai sintetizzatori, affacciandosi per prima alla computer music, ricercando ogni aspetto del suono: analizzava l'onda sonora, prima che diventasse musica.
“Prima di fare musica dobbiamo studiare gli effetti fisici, acustici e psicologici di questo mezzo, le leggi matematiche alla base di ogni processo sonoro”.
Fin da giovane attratta da ogni nuova forma culturale diventò amica di personaggi della cultura, come Italo Calvino o Emilio Vedova, con cui intavolava lunghi confronti e discussioni.
Trasferitasi a Padova con il marito, si dedicò con forza alla diffusione della musica sperimentale e d'avanguardia, anche nelle scuole medie, in cui insegnava.
Incontrò il grande compositore John Cage da cui attinse preziosi insegnamenti. Fonda nel 1965 il gruppo N.P.S. (Nuove Proposte Sonore) che diventa uno dei più importanti studi di ricerca musicale privati.
Diventa docente di musica elettronica al Conservatorio di Padova, aprendo corsi in cui gli studenti potevano avere accesso a strumenti d'avanguardia.
Negli anni Settanta si avvicina al computer e alle sue illimitate possibilità, anche artistiche, componendo brani con l'utilizzo dei primi software. Dopo la scomparsa del marito, nel 1983, si trasferì ad Assisi approfondendo la conoscenza di musicoterapia, religioni orientali, astronomia, architettura.
Tornata nella natìa Bassano del Grappa ha costruito un suo studio di registrazione, continuando a comporre e sperimentare. Alla sua scomparsa, nel 2001, lasciò tutta la sua apparecchiatura al Conservatorio di Padova dove i suoi strumenti continuano ad essere usati dagli studenti.
Donna di ampie vedute, sempre al passo con i tempi e l'innovazione, ha creato un network di artisti internazionali, tenuto lezioni in tutto il mondo, sottolineando l’importanza della collaborazione, della diffusione e didattica musicale.
Hilda Dianda nasce in Argentina nel 1925 da genitori italiani.
Nonostante il suo lavoro sia sempre rimasto di nicchia i suoi meriti sono stati riconosciuti anche dal governo italiano nel 1964 quando le fu conferita una Medaglia al Merito per la Cultura e l'Arte.
Nonostante la sua attività si sia orientata principalmente verso le partiture orchestrali e da camera, ha utilizzato mezzi elettronici per registrare almeno quattro delle sue opere. Lavora per un certo periodo in Italia, prima di tornare in Argentina e proseguire i suoi studi e ricerche sulla sperimentazione elettronica.
Fugge nel 1972 dalla dittatura, componendo il brano anti regime “Despues el silencio”, lavora in California all'Electronic Music Lab, gira il Sud America continuando le sue sperimentazioni.
Franca Sacchi è nata nel 1940 a Milano. Pianista eccelsa tenne i primi concerti già a nove anni, stancandosi però presto della musica classica tradizionale e rimanendo affascinata, negli anni Sessanta, da quella elettronica e dalla “musique concréte”, perseguendo progetti interdisciplinari con pittori, scultori e architetti e con altri compositori.
Collabora a Bruxelles con Luciano Berio e Luigi Nono.
Nel 1968 si fa notare contribuendo con alcune musiche realizzate con mezzi elettronici per la XIV Triennale di Milano.
Fonda nello stesso anno con l'artista e designer Davide Mosconi il Centro Ricerche Musica Elettronica a Milano, in cui organizzò corsi di improvvisazione, dove la musica doveva essere creata sulla base di un "significato globale", in cui gli oggetti di tutti i giorni potessero essere fonti sonore.
“Essere artista donna in Italia è incredibilmente difficile”.
Affermazione condivisa da tutte le artiste italiane tagliate fuori dalle grandi scene. Unendosi ad altre donne illuminate del periodo, come La Rocca, Carla Accardi e Francesca Woodman, Franca Sacchi fonda negli anni '70 il gruppo femminista Rivolta 3, volto a promuovere l'autocoscienza femminile e a combattere ogni forma di oppressione artistica per rivendicare il proprio accesso e spazio all'interno di musei e istituzioni culturali, denunciando la mancanza di visibilità e le discriminazioni che stavano subendo. La sua attività prosegue e si espande, sia musicalmente, sia nella danza e nel teatro, che conseguendo il Magistero in musica sacra e canto gregoriano al Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra, pur negando per tutta la vita specifici legami religiosi. Il suo album “En” del 1972 rimane una pietra miliare della musica elettronica italiana.
Significativa la storia oscura di Ingrid Mac Intosh che compare tra i collaboratori a diverse sperimentazioni con i primi computer adibiti a strumento musicale nello Studio di Fonologia Musicale a Firenze, nei primi anni Sessanta ma che non viene mai citata né ha lasciato testimonianze sonore.
Come sottolinea la studiosa Frances Morgan:
“L'assenza di donne nelle storie patrilineari non dovrebbe essere intesa come un effetto del 'dimenticato' di alcuni compositori, come se si trattasse di una svista accidentale , ma come una sintomatica mancanza di riconoscimento durante il periodo in cui molti di coloro che ora sono citati come pionieri erano nel loro momento più attivo”.
L'inglese Doris Norton si trasferisce in Italia nei prim anni Settanta, entra nella band prog Antonius Rex per poi passare a sperimentare con l'elettronica, arrivando ad elaborare teorie compositive i cui si lascia sempre più spazio all'intelligenza del computer, rendendo volutamente minimo l'intervento del musicista.
Verrà presto assunta come consulente informatica all'IBM per passare poi alla musica techno e pubblicare vari dischi nell'ambito.
Nomi dimenticati, esperienze importantissime nell'evoluzione sonora e culturale (in Italia spesso fatichiamo a mettere in stretta correlazione le parole e contesti “musica” e “cultura”, quasi fossero mondi antitetici, in realtà la stessa cosa), soprattutto, opere di valore insindacabile da un punto di vista strettamente artistico, per quanto spesso poco fruibili al grande pubblico. Le donne relegate in costante secondo piano, in quanto tali.
Persone di inestimabile valore, “dimenticate”, solo a causa di un'assurda mentalità patriarcale che sta minacciosamente tornando, tra le righe, anche a causa di una progressiva e prevalente deriva culturale, arrivata, acclamata da folle gaudenti, anche in Italia.
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