martedì, settembre 21, 2021

I grandi rivali del rock



Riprendo l'articolo che ho scritto per "Libertà" domenica scorsa.

Nei suoi tempi d’oro, ormai progressivamente declinanti, il rock ha vissuto spesso esaltanti momenti di pettegolezzo grazie al carattere non sempre accomodante di molti dei loro protagonisti.
Talvolta abusi ed eccessi hanno dato un buon contributo a fomentare rivalità tra le band, più spesso tra membri dello stesso gruppo.
E’ raro scorrere la storia dei nomi più importanti della lunga vicenda del rock’n’ roll senza trovare clamorosi scontri verbali, non di rado trasformatisi in vere e proprie battaglie a suon di schiaffi e anche peggio.

Le diatribe tra John Lennon e Paul McCartney, finite malamente con lo scioglimento dei Beatles, anche se successivamente parzialmente ricomposte e quelle tra Mick Jagger e Keith Richards che misero a serio repentaglio la vita dei Rolling Stones (ma dopo aver verificato che le rispettive carriere soliste non erano proprio un successo, decisero che era più opportuno continuare insieme), sono ampiamente note e dettagliate. E altrettanto più volte smentito dall’evidenza il dualismo tra i due gruppi (inventato dai manager e in qualche modo tacitamente approvato dai componenti).

Basti ricordare il brano I Wanna Be Your Man, composto da Lennon e McCartney e donato a Jagger e compagni per spingerli agli inizi di carriera e alle numerose collaborazioni e frequentazioni tra i vari componenti delle due entità artistiche.

Anche l’infinita lotta tra Roger Waters e David Gilmour dei Pink Floyd sta da molti anni catalizzando l’attenzione degli appassionati, tra accuse, dispetti, punzecchiature (e qualche insulto) a mezzo stampa.
Il contrasto impedisce spesso ristampe, pubblicazioni o altro che riguardano la band.

Quando il 28 agosto 2009 nei camerini del Festival di Seine , vicino a Parigi, Liam Gallagher sfasciò la chitarra del fratello Noel, l’avventura degli Oasis ebbe definitivamente (perlomeno fino a oggi) fine.
Non che i due fratelli di Manchester si fossero voluti tanto bene, lo smodato uso di alcol e droghe aveva fatto il resto.
Da allora pare che i due non si siamo mai più rivisti.
Le carriere soliste proseguono con discreti risultati, periodicamente qualche organo di stampa rilancia l’ipotesi di un’imminente reunion ma in realtà le possibilità di rivederli insieme sul palco sono remote.
Peraltro la linguaccia dei due aveva creato sempre parecchi problemi di relazione con gli altri gruppi, tra insulti velati e altri molto espliciti e offensivi (in particolare con i più o meno presunti rivali dei Blur per la corona del regno del Brit Pop).
L’elenco delle altre “vittime” di Liam è lungo e articolato, da Bono e U2 ai Coldplay, White Stripes, Green Day, Marilyn Manson, Radiohead oltre a un numero imprecisato di politici e esponenti dello star system, che non di rado hanno risposto per le rime, creando succose opportunità per i giornali scandalistici.

La morte di Kurt Cobain è stata una delle tragedie più devastanti nella storia del rock, decretando la fine di una grande band come i Nirvana, al culmine del successo.
Purtroppo gli strascichi non furono dignitosi, con la moglie di Cobain, Courtney Love, che incominciò una dura battaglia (legale e verbale) contro il batterista Dave Grohl (attuale leader dei Foo Fighters), rivendicando diritti d’autore e discografici.
La faida è andata avanti a lungo con allusioni sessuali rivolte a Grohl, accusato di averci provato con lei e la loro figlia e perfino di “essere attratto sessualmente” da Cobain tanto da avere assunto come batterista nei Foo Fighters (dove Dave suona la chitarra e canta) un sosia del marito, Taylor Hawkins.
Grohl ha risposto per le rime, scrivendo anche brani in cui è evidente il riferimento alla rivale.
Courtney è peraltro bersaglio anche di canzoni di altri artisti (Toris Amos le ha dedicato un'esplicita “Professional widow” - Vedova di professione - mentre Trent Reznor dei Nine Inch Nails, altro musicista con cui sono voltai gli stracci, accusato addirittura di pedofilia dalla Love, è stato ancora più crudo con la sua “Starfuckers Inc”, traduzione intuibile).
Proprio alcuni giorni fa Courtney Love pare abbia sotterrato definitivamente l’ascia di guerra con un post su Instagram in cui si scusa per tutti i suoi eccessi verbali.

Anche i Guns N Roses, una delle band hard rock più note negli ultimi anni, sono stati dilaniati da una feroce battaglia tra il cantante Axl Rose e il chitarrista Slash, finita anche per vie legali (non è dato sapere se siano mai ricorsi ad altri mezzi).
Dalle nostre parti si sono spesso consumate profonde fratture tra grandi nomi della canzone.

Incominciarono Claudio Villa e Domenico Modugno negli anni sessanta rivaleggiando nelle vittorie sanremesi, con scaramucce pubbliche, culminate con lunghi anni di gelo.

Una questione di diritti non pagati (o comunque mal corrisposti) interruppe i rapporti tra Adriano Celentano e Don Backy con anche uno strascico su un brano, “Canzone”, che si contesero e che alla fine uscì contemporaneamente i ben tre versioni.

Può sembrare strano che un gruppo innocuo come i Pooh nutrisse una rivalità quasi selvaggia, agli esordi, nei confronti di un altra band bolognese, i Judas.
I primi si chiamavano ancora Jaguars ed erano seguiti da un pubblico più compassato e tranquillo, i secondi erano invece l'incarnazione nostrana del rock blues più duro caro ai Rolling Stones.
La cosa divise soprattutto i fan che, pare, si affrontarono a catenate prima di un concerto dei futuri Pooh.
I quali poco tempo dopo, già con un buon successo, furono abbandonati da Riccardo Fogli in modo piuttosto brusco, creando un profondo solco tra le parti.
La band reclutò Red Canzian e nonostante il pentimento del transfuga, non lo reintegrarono più se non nel recente tour d'addio alle scene.

Alberto Fortis non ha certo nascosto il suo astio per Vincenzo Micocci nella fortunata “Milano e Vincenzo”, brano di cui è famosa la strofa “Vincenzo io ti ammazzerò, sei troppo stupido per vivere”. Fortis era un cantautore ventenne in cerca di un contratto, Micocci un produttore discografico che rimandava ogni settimana l'appuntamento per discutere di un eventuale contratto discografico.

Due grandi nomi del cantautorato italiano, Antonello Venditti e Francesco De Gregori, furono uniti da profonda amicizia e spirito collaborativo agli inizi di carriera, nel mitico Folk Studio di Roma, tanto che il loro album d'esordio Theorius Campus (che dava il nome anche al duo) fu inciso e composto insieme nel 1972.
Per tre anni viaggeranno fianco a fianco, aiutandosi nelle rispettive carriere soliste, fino a quando, per motivi poco chiari, l'amicizia si ruppe.
Tanto che nei rispettivi album entrarono un paio di brani che possono essere considerati latori di frecciate l'uno all'altro.
“Piano Bar” di De Gregori sembra ironizzare sullo spessore delle canzoni di Venditti, arrivato al grande successo prima di lui con musica molto fruibile mentre “Francesco” di Antonello è difficilmente pensabile rivolta a un omonimo.
In “Sotto il segno dei pesci” Venditti chiude la vicenda con un esplicito “Scusa Francesco”: “Francesco, vedi Francesco / Possiamo ancora suoniamo ancora l'ultima volta / Senza rimpianti, senza paura / Come due amici antichi / E nient'altro di più, di più, di più.”
La tensione si affievolì e i due tornarono buoni amici fino a recenti concerti insieme.

L'ambito metal e quello rap sono campi di battaglia, senza esclusioni di colpi, non solo metaforici, inclusi quelli di pistola.
Ancora più cruenta la vicenda che portò Varg Vikernes (nazista e satanista, poi protagonista di una lunga carriera con i nome di Burzum) a uccidere il membro della band black metal norvegese dei Mayhem, Euronymous, a coltellate, proseguendo poi una vita di scelleratezze varie.

In ambito rap la vicenda più tristemente famosa è quella legata all'omicidio di Tupac Shakur che viene spesso attribuita, come mandanti, agli altri rapper Notorius BIG (a sua volta successivamente assassinato, si dice per ritorsione) e Puff Daddy.
La verità non è mai stata accertata.

Alla luce di queste drammatiche vicende, teniamoci pure strette le intemperanze verbali di Liam Gallagher, gli eccessi della stampa scandalistica, le furbizie dei manager che vogliono creare finte rivalità per attirare l'attenzione, qualche rockstar un po' su di giri che non sa tenere la lingua a freno.

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