martedì, settembre 14, 2021

Antonio Scurati - La fuga d Enea. Salvare la città in fiamme


Antonio Scurati, dopo i due ponderosi volumi dedicati a Mussolini, raccoglie una serie di recenti articoli pubblicati su "La Stampa", in cui ci lascia una (triste) rappresentazione dell'Italia di oggi che la pandemia ha (definitivamente?) affossato nella palude marcescente e putrida che purtroppo ben conosciamo.

Le sue parole sono molto lucide e sferzanti, l'immagine che ci restituisce demoralizzante.
Libro molto veloce e di agile lettura.

Antonio Scurati
La fuga d Enea. Salvare la città in fiamme
Solferino
euro 14

Nel 1919 quando Mussolini non era ancora il dittatore d'Italia una volta disse "Io sono come le bestie, sento il tempo che viene"...lui riduce la politica al fiuto politico.
Dice "Io sono bestia"..Mussolini definendosi così, sta dicendo che lui fiuta i malumori delle persone, lo scontento, lo sconforto, la delusione, il risentimento e in base a quello decide la sua politica. Sta cancellando ogni orizzonte strategico, ideale e ideativo della sua azione politica, ogni tentazione politica, ogni teoria, ogni programma.
Sta dicendo: io non ho idee mie, io non ho progetti miei, io non ho obiettivi strategici, io fiuto gli umori della gente, mi riempio di essi come un vaso vuoto e in base a questo sviluppo la mia azione politica.
Significa che lui arriva un istante dopo sulla scena della storia, ne coglie l'accadimento e la cavaca.
Ora, giudicate voi quali degli attuali leader politici rientrino in questa definizione.

Noi cittadini del prospero e medicalizzato Occidente apparteniamo al pezzetto di umanità più agiata, sana, sicura, protetta e longeva che abbia mai calcato la faccia della terra, eppure sembriamo la più insicura, impaurita, isterica.
Noi nati, cresciuti e paciuti nel più lungo periodo di pace e prosperità che la storia ricordi, noi che sappiam tutto (o che crediamodi sapere tutto), siamo pronti a prestare orecchio alla diceria del primo untore che passa, siamo la più facile preda di angosce da fine del mondo imminente.
Si direbbe proprio che, nell'era di internet, non sappiamo vivere senza un'apocalisse all'orizzonte.

Le democrazie d'Occidente sono scosse da movimenti radicali che non soltanto pretendono di giudicare il passato senza alcuna competenza ma addirittura pretendono di condannarlo rifiutando sfacciatamente ogni approfondita conoscenza di esso.

Il nuovo tribunale della storia sopprime innanzitutto ogni capacità (e volontà) di storicizzare, vale a dire di comprendere la vita di uomini nel tempo, la patetica, grandiosa, sempre sbilanciata, drammatica, inquieta condizione umana come condizione di chi esiste soltanto nel corso del tempo.


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