lunedì, marzo 15, 2021

Il vinile nel 2021



Riprendo l'articolo che ho firmato ieri per il quotidiano "Libertà".

Abbiamo assistito nei tempi recenti a una (sostanzialmente fantomatica) rinascita del vinile.
Certo i dati parlano chiaro.
A fine dell'anno trascorso i vinili hanno superato in termini di vendite quelle dei CD.
La stampa e i fruitori più attempati si sono prodigati in elogi al vecchio e tanto amato supporto, sono uscite fior di analisi su quanto il suono ”caldo” del vinile abbia un fascino inimitabile e sia qualitativamente superiore all'algido e digitale CD.

Negli abituali resoconti di vendita della FIMI (la federazione italiana dell'industria discografica), il vinile ha ritrovato una sua apposita classifica.
Fioccano le ristampe e sono molti gli artisti che affiancano alla nuova uscita in digitale un'edizione limitata nel buon vecchio formato.
Tutto bene dunque per noi vecchi appassionati?
O é solo un millantato credito?
Partiamo intanto da un dato abbastanza illuminante:
i supporti fisici (vinile e CD messi insieme) rappresentano solo il 7% delle vendite totali, ormai ad appannaggio esclusivo dello streaming.

Di conseguenza é evidente quanto sia limitato ed effimero l'impatto commerciale.
Ma l'aspetto rilevante riguarda un altro particolare.
Ovvero, chi acquista e fruisce dei tanto agognati vinili?
Ad esempio in Italia (ma anche in altre parti del mondo) possiamo constatare che ai vertici c'é costantemente il celeberrimo “Dark side of the moon” dei Pink Floyd.
Accompagnato da altri album della stessa band, da “Abbey Road” dei Beatles e “Nevermind” dei Nirvana.
Album vendutissimi da sempre e di conseguenza sicuramente non ad appannaggio dei fan che già da tempo hanno in casa la loro copia.
Altrettanto difficile che i più giovani, per i quali l'ascolto della musica passa quasi esclusivamente attraverso lo smartphone o il computer, si prendano la briga di andare ad acquistare un vinile.

Per ascoltarlo dove? vQuanti giovani possiedono un giradischi?
Ma soprattutto, in quanti sono capaci di usarlo?
Stiamo ovviamente generalizzando ma la considerazione non é così campata per aria, vi assicuro (esperienza personale diretta con figlio ultraventenne e sue varie compagnie di amici).
E dunque?
Il vinile é semplicemente diventato un oggetto d'arredamento, una decorazione.
Giusto per fare un nome, all'Ikea sono in vendita cornici appositamente pensate per essere appese con all'interno un vinile.
E cosa c'é di più iconico, conosciuto, raffinato, ammantato di un certo fascino a metà tra il culturale e il “rivoluzionario/vintage” di certe copertine dei Pink Floyd (il triangolo con raggio arcobaleno su sfondo nero di “Dark side of the moon”, il solenne muro bianco di “The wall”, il maiale volante sulla centrale elettrica di Battersea di “Animals”) o quella dei quattro Beatles che passeggiano in fila sulle strisce pedonali di Abbey Road, fino al bambino che, appena nato, rincorre già sotto l'acqua di una piscina azzurra un dollaro appeso a un amo di “Nevermind” dei Nirvana?

In questo senso, sempre rimanendo alle considerazioni sui più giovani di cui sopra, é abbastanza sintomatico notare il primo posto tra i vinili più venduti di nomi come i trapper Sferaebbasta e Capo Plaza.
Davvero un sedicenne ha acquistato i vinili dei suoi idoli per metterli su un piatto del giradischi?
O forse é perché quello di Sferaebbasta era in edizione speciale limitata di colore blu con tanto di mascherina antiCovid allegata con il logo del disco stampato sopra?
Anche quello di Capo Plaza é colorato ma contiene invece una lettera del cantante autografata.

E' sostanzialmente un gadget da appendere in camera o sistemare su uno scaffale come oggetto d'arredamento.

Non a caso alcune ditte specializzate vendono mobiletti (peraltro costosissismi per quanto molto eleganti e cool) porta vinili, in stile vintage anni 60/70, che ne contengono al massimo una ventina.
Davanti puoi mettere quelli iconici già citati, dietro puoi porre quello che vuoi, magari trovato per pochi spiccioli in qualsiasi mercatino dell'usato.

C'é poi il fenomeno dei vinili venduti in edicola, a prezzo morigerato (intorno, di solito, ai 10 euro) ma che hanno almeno un paio di controindicazioni.
Spesso, é la protesta più diffusa, essendo concepito, anche in questo caso, come semplice oggetto e non come reale mezzo di ascolto, la qualità del vinile non é delle migliori.
Gli edicolanti non sono negozianti di dischi e pertanto, talvolta, non hanno la stessa cura nel trattare un articolo comunque delicato.
Non é raro vederli esposti al sole (che, come é noto, scioglie il vinile, creando la classica ondulazione che, come ben sanno i possessori di album, rende l'ascolto impossibile) o alle intemperie.

L'evidenza é che il vinile é diventato semplicemente, come mille altri oggetti che hanno accompagnato l'uomo nella sua evoluzione, un mezzo obsoleto, destinato, nel giro di poco tempo, ad essere dimenticato, parallelemente alla scomparsa biologica dei suoi possessori (in quanti, ad esempio, ascoltano ancora i 78 giri che si usavano negli anni 30 e 40?).

Il patrimonio discografico é stato ormai integralmente trasferito su digitale e in qualche modo preservato per sempre. Resta ancora insoluto il dubbio, puntualmente sollevato dai detrattori del digitale e tema di aspre battaglie, se il suono del vinile sia migliore o meno degli altri supporti.

E' inevitabilmente diverso.
Innanzitutto per tutti quei dischi incisi nell'era pre digitale. La tecnologica di registrazione dei tempi era finalizzata al passaggio e all'ascolto attraverso il supporto del vinile. Quando questo materiale é stato trasferito in digitale ha subito una sorta di snaturamento.
E ovviamente suona in un altro modo.
E' vero di conseguenza anche il processo inverso. Registrare con strumentazioni digitali e poi passare tutto su vinile non avrà mai il suono di quelli incisi con le strumentazioni dei tempi passati. Non trascurando il fatto che l'ascolto del vinile deve per forza avvenire attraverso un impianto ad alta fedeltà mentre il digitale é prevalentemente fruito con apparecchi la cui qualità é lontanissima da qualsivoglia forma di bontà audio.
E che é un ascolto, ma qui entriamo in un aspetto ancora più “romantico” e decisamente in conflitto con le modalità “urgenti” del nostro attuale quotidiano, che necessita di attenzione e pazienza.
Come diceva più o meno Gil Scott Heron, bluesman, attivista, “inventore” del rap:
“Un LP in vinile é un investimento, fallo fruttare. Vai a casa, spegni ogni cosa che faccia rumore (anche se é un lui o una lei). Mettiti comodo e ascolta il tuo disco. E poi ascoltalo di nuovo. Decidi se ti va di condividere il tuo investimento con qualcuno. Divertiti”.

Un'ultima particolarità, certamente non secondaria, anzi. E che meriterebbe un capitolo a parte.
Il vinile é sempre stato un'opera “totale” che accorpa musica e grafica.
Le copertine sono spesso vere e proprie opere d'arte, inscindibili artisticamente dalla musica contenuta. Aspetto che prima il CD ha svilito, nel rimpicciolimento del formato e nella confezione di plastica anonima e fredda, se confrontata con il cartone che avvolgeva (in varie consistenze) il disco.
E che ora il formato digitale ha semplicemente annullato. Lascio la parola a un genio della musica, che (ovviamente!) meglio di me ha saputo riassumere i concetti sopra espressi in poche battute.

Brian Eno, musicista con i Roxy Music, da solo e poi a fianco di David Bowie, Robert Fripp, U2, Talking Heads, tra i tanti:
"Penso che i dischi siano stati solo una specie di bolla nel tempo e quelli che ci hanno vissuto per un certo periodo sono stati fortunati.
Non vi è alcuna ragione per cui qualcuno dovrebbe aver fatto così tanti soldi dalla vendita di dischi, tranne che tutto ciò era giusto per questo periodo di tempo.
Ho sempre saputo che sarebbe finita prima o poi. Non poteva durare, e ora è finita. Non mi interessa particolarmente di come stanno andando le cose.
L'era dei dischi è stato solo un blip. E 'stato un po' come se tu avessi una fonte di grasso di balena nel 1840 da utilizzare come combustibile.
Prima dell'avvento del gas, se eri un negoziante di grasso di balena, eri l'uomo più ricco sulla Terra.
Poi il gas è arrivato e e il grasso di balena non valeva più nulla.
Sorry mate - la storia va avantti. La musica registrata è come il grasso di balena. Alla fine, qualcosa di diverso lo sostituirà. "


7 commenti:

  1. .....e poi ci sono i pirloni come me che, il poco che si mettono ancora in casa, è ancora vinile e vinile e vinile. Boh, sarà che il disco, la copertina apribile e tutte le madonne mi fanno ancora felice come un fioulei. Iggiovani viaggiano a velocità infernale, streaming a manetta. Ci sta, è il famoso progresso (parolona). Io compro il disco e, senza nostalgia, ricordo le dita delle mani che, invece di una tastiera, vibravano negli scaffali di un negozio polveroso di dischi. E quindi, come diceva Ernesto calindri, "contro il logorio della vita moderna...." un bel vinilazzo.

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  2. Pure io. Compro solo vinili, soprattutto quando capito in un mercatino e mi becco, che so?, un disco di Tom Jones o degli Steppenwolf o magari di qualche soul man in versione disco, a 3 o 5 euro. Lo compro, lo ascolto una volta e poi lo metto là. Il gusto di farlo. A 60 anni me lo voglio permettere

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  3. Anonimo delle 12:42

    Mio nipote din16 anni si è fatto recare un giradischi a Natale. Ormai ne trovi tantissimi midelli a meno di 100 euro.e si ascolta de Andre Guccini dalla....mi ha un Po stupito ma ero contento.
    Forse è una pecora grigia

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  4. Non è il solo
    Regalato a mio nipote 17 anni un giradischi aquistato nell ormai unico e inimitabile negozio di dischi di PC.Con un po di vinili.AC/DC Bruce,Eminem.. così per iniziare.Dopo 2 mesi ne ha acquistati altri 2.Molto bene.

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  5. Un vinile al mese è una buona media. può essere dei nostri

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  6. Personalmente ho ripreso a prendere i vinili di cose che al tempo non potevo prendere o che avevo registrato o scambiato con amici. Non prendo roba nuova quasi mai in vinile, preferisco il CD. Il fascino della copertina è degli inserti, ad esempio il doppio album delle Poison Girls o sentire come suona bene Discanto do Fossati che ho trovato per pochi euro. Tutto qui per me nessuna preclusione mi interessa ascoltare.

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