lunedì, marzo 22, 2021

GG Allin



Riprendo l'articolo che ho firmato ieri per LIBERTA'

Questa é una storia triste, drammatica, che trasuda violenza, autodistruzione, disperazione.
E' una storia formativa che parte da un'infanzia violata, da un'adolescenza abusata e si conclude tragicamente, conseguenza di quanto vissuto negli anni in cui i bambini e i ragazzi vanno tutelati, protetti, amati, educati, indirizzati.
E anche la prosecuzione é triste.
La reazione violenta, incontrollata, estrema, a quanto subito anni prima, diventa un marchio di fabbrica, uno spettacolo di cui godere, spaventarsi, fuggire ma che diventa una grottesca rappresentazione, sublimazione del dolore intimo, il cui protagonista é un uomo disperato, travolto da una vita violenta e ingiusta.

Leggiamo spesso di termini come “provocatorio”, “rivoluzionario” o “oltraggioso”, affibiati a personaggi dai comportamenti o vestiario appena appena sopra le righe o, ancora, a nomi come Iggy Pop o Mick Jagger, abbondantemente sopra i 70 anni e un attimino fuori tempo massimo per scandalizzare qualcuno.
Perfino qualche mossetta di troppo o parolaccia (ormai sdoganate da decenni) fanno inarcare le scandalizzate sopracciglia di qualche critico, redattore o bigotto che dir si voglia.

Il rock é nato all'insegna dell'oltraggio, dell'eversione sociale, morale, di costume, del cambio di linguaggio e di filosofia di vita.

Basti pensare a cosa cantavano i predecessori del rock 'n' roll, i bluesman, che infarcivano i loro testi di riferimenti sessuali “nascosti” da far arrossire anche il più consumato frequentatore delle peggiori bettole.
Come in ogni rivoluzione arriva poi l'omologazione e i famosi incendiari si ritrovano nella maggior parte dei casi (salutiamo con piacere le rare eccezioni) zelanti pompieri o addirittura nuovi garanti del buon costume e delle buone maniere.
Ma c'é stato un uomo, un cantante, un personaggio, che, più di ogni altro, ha incarnato le vesti (un paradosso nel suo caso, come vedremo) dell'oltraggio più estremo, senza condizioni, senza limiti, freni, regole.
Ha pagato, consapevolmente, con la vita ma per chi ha sempre guardato a certe forme artistiche come a qualcosa di ben più che una semplice canzone ma a una ragione di vita, pur non essendo certo un esempio da seguire o ammirare, é sempre rimasto un personaggio da ricordare.
Uno che ha osato spingersi oltre ogni limite immaginabile.

Il suo nome era GG Allin.

In realtà nasce come Gesù Cristo (mai nome fu più inappropriato).
Il padre é un fondamentalista ultra cattolico che costringe la famiglia a vivere in una sorta di capanna di legno, senza elettricità e acqua corrente, con l'imposizione del silenzio assoluto dopo il calar del sole.
Inoltre esterna in continuazione alla famiglia la volontà di espiare i loro peccati con un omicido/suicidio, in preparazione del quale scava periodicamente delle tombe vicino a casa.
Siamo nell'America rurale più profonda, isolata, retrograda, dove nascono e crescono situazioni difficilmente immaginabili.
Da Carver a Roth, a un'abbondante filmografia (ricordate “Un tranquillo weekend di paura”?) ne abbiamo avute frequenti descrizioni.
Conturbanti e inquietanti ma mai quanto viverle direttamente e pagarle quotidianamente sulla propria pelle.
Il padre battezza il figlio con il nome del Messia perché convinto che lui possa incarnarlo in una veste moderna.
Il fratello piccolo non riesce a pronunciare bene Gesù Cristo storpiandolo in GG, che rimarrà il suo nome, anche quando la madre, ottenuto il divorzio, glielo cambierà in Kevin Michael per iscriverlo a scuola senza troppi problemi.

Lasciare il marito folle e violento non sarà facile e GG subirà anche un rapimento da parte del padre, nel tentativo di dissuadere la moglie dal proposito. Alla fine riescono a fuggire e a ricostruirsi una vita lontano da abusi e pazzia.
Anche se i danni di un'infanzia disastrosa non tarderanno a farsi sentire. GG é trasgressivo, a sua volta violento, asociale, si lega ai delinquenti del luogo.
“Spacciavamo, rubavamo nelle case e le macchine. Facevamo ciò che volevamo, odiavamo e la gente ricambiava il nostro odio.”

Scopre Beatles, Rolling Stones e rock 'n' roll, fonda, adolescente, una lunga serie di gruppi musicali con scarsa fortuna, approdando, negli anni Settanta, all'hard rock.
Si veste come i New York Dolls, con abiti femminili e rossetto, subendo il prevedibile bullismo, spesso violento, di buona parte dei suoi coetanei.
Approda infine al punk che esplode nella seconda mettà degli anni 70.
Forma varie band, viene gestito per un breve periodo dal manager dei Dead Boys, ai tempi tra le punk band più autorevoli della scena ma il suo carattere e la sua attitudine diventano sempre più estreme e ingestibili.
Con la nuova scena sfoga ancora di più la sua innata volontà di ribellione contro tutto ciò che é “sistema” e normalità.
Entra nel vortice degli abusi, tra alcol e droghe e perde progressivamente il controllo. Basti pensare ai nomi di alcuni dei suoi gruppi, come Texas Nazis o Scumfucs.
GG Allin é ormai perso nei fumi degli eccessi ma é anche lucido e consapevole detentore della possibilità di incarnare il male assoluto, il concetto della repellenza totale, quella che in ambiente punk o della body art più estrema, si é spesso fatto solo intuire ma che lui decide di portare nella realtà, renderlo tangibile su un palco.
I concerti, in piccoli locali sperduti nelle periferie o in cittadine dimenticate dal mondo, diventano il teatro di una voluta e provocatoria efferatezza, oltre ogni limite.
GG assale il pubblico con violenza, picchia gli spettatori con ferocia, uomini o donne che siano, viene a sua volta percosso selvaggiamente, si taglia, ferisce, sfascia microfoni a testate, finisce i concerti grondante sangue e con qualche osso rotto.

Ma non basta.
Si spinge ancora più in là, spogliandosi nudo, defecando e urinando sul palco e sulla gente, rotolandosi nelle deiezioni, tirandole sul pubblico, mangiandole, aggredendo sessualmente chiunque si trovi a tiro, drogandosi davanti a tutti.
Autolesionismo, violenza gratuita, pratiche sconvolgenti anche per i più avvezzi all'estremo.
Il tutto accompagnato da un punk rock sgangherato, altrettanto violento e devastante.
I testi sono altrettanto scioccanti, all'insegna di deliberati razzismo, misoginia, violenza.
Viene ripetutamente arrestato e condannato.

Annuncia più volte l'intenzione di suicidarsi la notte di Halloween e puntualmente si ritrova in galera.
Dove qualche volta va a trovare un suo idolo, il serial killer John Wayne Gacy, con cui intrattiene una cordiale corrispondenza.
In prigione trascorre un anno a cavallo tra gli anni 80 e 90 e, se possibile, dopo quell'esperienza, di nuovo colma di brutalità e violenza, diventa ancora più estremo.
Singolare che le perizie psichiatriche lo descrivano sostanzialmente di natura quieta ma che le varie dipendenze acquiscano invece in maniera drammatica il suo disordine di personalità che si porta appresso dall'infanzia.

Vive suonando compulsivamente ovunque ci sia un posto disposto a ospitare il suo show e vendendo i suoi dischi. Diventa il riferimento per le persone più borderline, per gli eterni sconfitti, psicopatici, outsider (quelli veri, duri e crudi, non quelli che si dichiarano tali da una comoda e accogliente casa con tutti i servizi e un rassicurante stipendio), reietti della società.

Durerà poco.

Morirà ucciso da un'overdose a 37 anni, nel 1993, dopo un'ennesima notte folle.
Anche il funerale sarà un grottesco vilipendio di un uomo che voleva solo urlare una disperazione incontrollabile e irreversibile, tra amici, fan e curiosi che fanno scempio del cadavere nella bara, infilandogli tra le braccia e in bocca bottiglie di liquori e droga.

GG Allin entra nel mito, soprattutto per chi ama, senza pietà, vedere fino a che punto si può spingere il declino morale di una persona.
Un po' come quando ci si compiace a visitare luoghi poveri e decadenti, osservandoli dal finestrino di un'auto ben protetta.

Ha lasciato una cospicua discografia e un'abbondante videografia, curata dal fratello Merle Allin che non ha mancato di continuare in qualche modo a sfruttare la morbosità creatasi intorno a GG.
Si é formata perfino una cover band di Allin, i GG's Copy Cunts, che riproduce le follie dell'originale a beneficio di un pubblico che apprezza la liofilizzazione delle sue gesta attraverso una finta rappresentazione del dramma dell'originale.
E anche NetFlix ha messo in lavorazione una serie sulla sua vita con Christian Bale protagonista.
Una breve storia disperata, malinconica, triste, ancora più ora che se ne cerca a tutti i costi un ultimo scampolo di sfruttamento economico.

1 commento:

  1. Ho sempre avuto un atteggiamento ambiguo verso questi personaggi: credo che il Punk sia innanzitutto uno 'state of mind' creativo e non distruttivo ma non riesco a non provare una sorta di rispetto verso coloro che non sono riusciti in alcun modo ad uniformarsi allo status quo. Ideologicamente mi trovo ben più vicino a gente come Fugazi ma comprendo la disperazione di gente come Allin o Darby Crash. Sempre meglio loro, comunque, di pupazzetti come Bono Vox e compagnia cantante. Ehy, Ho. Let's go....

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