giovedì, febbraio 04, 2021
Gli Swinging 60's e i manager gay
Un recente libro uscito in Inghilterra "The Velvet Mafia: The Gay Men Who Ran the Swinging Sixties" di Darryl W. Bullock, affronta un aspetto mai pienamente approfondito.
Ovvero l'evidenza che una parte consistente e rilevante dei principali manager della scena rock dei 60's in Inghilterra fosse gay.
E come la condizione dell'omosessualità (illegale, passibile di arresto oltre che di linciaggio mediatico) abbia in qualche contribuito a una dimensione mai pienamente approfondita.
Manager come Brian Epstein (Beatles), Kit Lambert (Who), Simon Napier-Bell (the Yardbirds e Marc Bolan), Robert Stigwood (Cream, the Bee Gees), Billy Gaff (Rod Stewart), Kenneth Pitt (David Bowie), Barry Krost (Cat Stevens), Tony Stratton-Smith (fondatore della Charisma), Larry Parnes (Tommy Steele, Billy Fury, Marty Wilde), erano persone che vivevano la loro omosessualità in totale clandestinità.
Si avanza anche l'ipotesi che il suicidio del geniale produttore Joe Meek, sorpreso con un uomo in un bagno pubblico, non sia estraneo alle conseguenze mediatiche e sociali dell'evento.
In qualche modo il mondo che occupavano questi personaggi, costretti alla clandestinità, era comunque sinonimo di un'identità ribelle, “outsider”, che superava di gran lunga le trasgressioni delle giovani rockstar.
In effetti, molti dei manager erano costretti a una seconda identità.
In certi casi, vedi Epstein, si aggiungeva l'"aggravante" di essere ebrei e di dovere fare conto anche con un'identità religiosa che confliggeva con quella sessuale.
Paradossalmente la depenalizzazione dell'omosessualità in Inghilterra, nel 1967, intensificò gli attacchi (anche fisici) contro i gay, spesso affiliati al Gay Liberation Front e ora più facilmente identificabili.
Il loro ruolo di protagonisti di una scena così viva, fulgida e creativa fu un importante impulso all'apertura di mentalità degli artisti che rappresentavano, cresciuti in un ambiente (gli anni 50) sicuramente poco tollerante nei confronti della "diversità".
Il libro di Bullock sottolinea quanto "sia incredibilmente importante per le persone capire che le persone LGBTQ non erano solo una parte di ciò che ha creato la cultura rock di cui godiamo oggi, ma ne sono stati la forza trainante. Sono state le persone che hanno spinto le cose in avanti, quelle che cercano la 'next big thing' per dare il via a una rivoluzione culturale ".
Un ultimo particolare che sottolinea l'autore:
"Questi manager volevano fare il meglio per te in modo che tu potessi raggiungere il tuo massimo potenziale.
Il fatto che anche loro fossero attratti da te deve aver creato un po' di "brivido".
Ha anche dato alle star un senso di controllo della situazione. Era quasi come una relazione sessuale senza aver fatto sesso ".
Fonte: The Guardian
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