sabato, giugno 07, 2014

Alex Fornari - di tutte le ferite



Altri Cantautori è una rubrica che si occupa di andare a pescare nel cantautorato italiano meno conosciuto, cercando di scoprire nomi di valore e di sicuro interesse, attraverso i loro nuovi dischi e le loro parole.

Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Altri%20Cantautori

Alex Fornari è all'esordio discografico ma vanta una carriera pluridecennale alle spalle, tra i primi ad esplorare gli inediti meandri del punk e della new wave alla fine degli anni '70 nell'Italia ancora inconsapevole della nuova ondata sonora (e non solo) che stava travolgendo tutto e tutti.
Prima con gli Electric Nerves a suonare punk rock poi con la new wave personale dei Pale TV, poi diventati Pale e che incideranno (tra i primi nella penisola) un singolo e l'album "Blue Agents" (recentemente ristampato) nel 1981.
L'attività live li porterà ad aprire il tour italiano dei Simple Minds nel 1983. Dopo un ultimo singolo lo scioglimento ed una lunga serie di nuovi progetti artistici fino a "di tutte le ferite", in uscita in questi giorni (e in cui sono presenti ex membri dei Pale).
Un album che conserva la matrice 70's, quella da ricercare nei dischi di Bowie (in particolare nella vocalità), Lou Reed, Roxy Music, nei primi Ultravox! di John Foxx, al servizio di un sound nervoso, crudo, essenziale che accompagna un approccio cantautorale fatto di aspre ballate ma anche di brani spediti in cui è la chitarra protagonista (vedi l'introduttiva "Apnea" che richiama i Television di "Marquee Moon"). 
Lavoro personale, interessante e destinato a rimanere ai vertici delle produzioni italiane dell'anno.

1)
Sei stato tra i primi in Italia ad operare artisticamente e non all’interno della scena punk e new wave, spesso mitizzata oltre misura, secondo me.
Io ricordo tanta energia, voglia e ingenuità ma anche difficoltà inconcepibili ai nostri giorni.


Erano tempi in cui tutto era da inventare e costruire.
Tempi complicati e difficili, dici bene. Sognavamo Londra e New York e riaprendo gli occhi ci si ritrovava qui, tra la nebbia e il niente. Una stanza dove provare era un problema, un locale dove suonare era un problema, registrare un disco quasi impossibile.
E' in quel quasi che abbiamo iniziato a spianare strade, noi e le altre band della fine 70, pionieri minorenni in territori vergini.
In "Penitenziali", il secondo album dei Pale TV inedito dal 1983 e che uscirà il prossimo autunno, c'è un pezzo con quel titolo, Pionieri, che parla proprio di quello che avevamo davanti in quel momento: i sogni, le possibilità e le battaglie che non era scontato avremmo vinto.

2)
Lasciasti l’ambiente musicale in polemica con l’industria discografica che vi voleva (come Pale) più addolciti e comunque diversi dalle vostre intenzioni.
Credi sia cambiato qualcosa da allora ?


Sono cambiate le possibilità.
E non parlo solo di molte più porte alle quali bussare, ma anche delle opportunità offerte dal web.
Oggi i Pale, molto probabilmente, avrebbero costruito una propria rete indipendente: etichetta e management per il live.
In realtà già allora tentammo quella strada, autoproducendo la seconda sessione di registrazioni di "Penitenziali", quella dalla quale uscì il singolo "Morti e Sepolti".
Ma, evidentemente, i tempi non erano ancora maturi per i veri indipendenti.

3)
Nel tuo album ho trovato molti riferimenti al rock “proto punk” quello di Lou Reed, Bowie, Roxy Music ma anche affinità con Television e il primo punk rock più “art”.
Il tutto in una veste personale e cantautorale. Quali sono le principali fonti di ispirazione di “di tutte le ferite”


Sono cresciuto ascoltando gli artisti che hai citato, ho amato Bowie fino a Scary Monsters e Lou Reed fino a Blue Mask, i primi Roxy e il primo Eno, gli Stooges, e tutto quel filone che veniva classificato come punk ma che col punk c'entrava davvero poco: Stranglers, gli Ultravox! di Foxx, Television, Patti Smith.
Successivamente ho però ascoltato anche tanto Seattle Sound e non solo, Pearl Jam, Stone Temple Pilots, Soundgarden, Queens of the Stone Age, i primi Red Hot Chili Peppers.
Non mi è facile, oggi, vedere fonti di ispirazione precise... di italiano, ad esempio, se escludiamo Battisti, ho sempre ascoltato poco.
Ho invece particolarmente amato Caetano Veloso e Silvio Rodriguez.

4)
Pensi sia possibile in Italia vivere suonando la propria musica, senza compromessi ?


Penso sia una cosa per pochi, come tutte le cose difficili e scomode, ma, sì, lo credo possibile.

5)
Una curiosità personale: hai qualche aneddoto sul tuo incontro con Iggy Pop quando venne a Parma nel 1979 e con cui passasti un po’ di tempo, giusto?


Avevo 16 anni e facevo parte del servizio d'ordine, dietro le transenne. Grazie a questo ebbi la possibilità di cenare con lui e la band e di incontrarlo la mattina dopo lo show, per dargli qualche dritta sulla città. Ricordo che si presentò in strada scalzo, cosa che mi colpì particolarmente.
Cercai di non comportarmi da fan idiota e leccaculo e così non gli chiesi nemmeno di autografare la mia copia di "New Values", che infatti rimase a casa.

6)
La tua lista di dischi per la solita, famosa, isola deserta.


Quanti ne posso portare? Vediamo, porto con me Ziggy Stardust e Aladdin Sane di Bowie, Transformer e Street Hassle di Lou Reed, il banana album dei Velvet Underground, Country Life dei Roxy Music, Here Comes the Warm Jets di Eno, il primo di Stranglers, Ultravox! e Television, Easter di Patti Smith, No Code dei Pearl Jam, Blood Sugar Sex Magic dei Red Hot Chili Peppers, Songs for the deaf dei Queens of the Stone Age, Estrangeiro di Caetano Veloso, Anima Latina di Lucio Battisti, Descartes di Silvio Rodriguez, Absolution dei Muse e Black Summer Choirs dei Kirlian Camera.
Posso prendere su anche la chitarra?

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