mercoledì, febbraio 08, 2012
Il Jazz in Italia
Improbabile riuscire a condensare in poche righe la storia del jazz italiano che dura da ormai un secolo.
Una veloce e superficiale introduzione può però servire ad averne un quadro meno vago.
La mia ricerca attinge da vari blog e siti sparsi non avendo la competenza sufficiente per riuscire a dare un quadro esaustivo
della storia e della scena. Graditi contributi in tal senso.
Il Jazz Italiano nasce non solo come imitazione di quello Americano ma fin da subito arricchito da influenza sinfoniche e di melodie legate alla canzone tradizionale.
Nel dicembre del 1917 un pianista americano, Griffith sergente dei marines, suonò con una grossa orchestra allo YMCA, in via Francesco Crispi, di Roma,.
Tra i musicisti di quell’orchestra c’era un giovane suonatore di banjo Vittorio Spina, probabilmente il primo italiano a suonare la nuova musica americana in Italia.
Tra il 1919 e il ’24 le orchestre, sulla scia di quelle americane, si attribuirono nomi tipo “Syncopated” o “Jaz Band” con una musica rivolta alla danza ma cheincorporava numerosi elementi del primo jazz e del dixieland.
La prima incisione jazz italiana è datata addirittura 25 aprile 1919.
Si tratta di “At the Jazz Band Ball” incisa dall’Orchestra milanese del Teatro Trianon diretta dal maestro Nicola Moleti.
Ricerca che anticipa di quasi un ventennio quella che era fino a poco tempo fa ritenuta la prima testimonianza ovvero:
“Venutiana” un’incisione del Maggio 1936 dell’ORCHESTRA DEL CIRCOLO “JAZZ HOT” DI MILANO.
Le prime orchestre sono quelle degli Ambassador’s, Blue Star, Di Piramo, Moleti, Carlini, Ferri, Mediolana, Louisiana, Mirador, nome d’arte di Arturo Agazzi e la sua Syncopated Orchestra ma vanno ricordati i grandi solisti come Galli, Rizza, Morea.
Durante il ventennio fascista il jazz fu fortemente avversato dal regime ma curiosamente è il periodo in cui vive la massima popolarità in Italia.
Nomi come quelli della Jazz Band di Stefano Ferruzzi o dell’Orchestra Jazz di Amedeo Escoba l’orchestra Jazz Columbia del Maestro De Risi o la Mediolana Jazz Band.
Negli anni ‘30, inoltre, si creano delle orchestre radiofoniche come quelle di Vaccari, Mascheroni, Pippo Barzizza o di Cinico Angelini.
Tra i solisti e i piccoli complessi significativi per lo swing italiano di quel periodo, dobbiamo segnalare Cosimo Di Ceglie, Franco Mojoli, Michele D’Elia e, su tutti quello di Gorni Kramer, primo fisarmonicista jazz, e padre inconsapevole della corrente musicale “glocal”, fusione di musica globale e locale.
Per la prima volta Louis Armstrong suona in Italia al Teatro Chiarella di Torino il 14 gennaio 1935.
A Torino nasce il “circolo Hot Club” a Milano il “circolo Jazz Hot” a Milano
Il culmine della produzione discografica del jazz italiano di quegli anni si avrà dal 1937 al ’41, con le etichette Grammofono-La Voce del Padrone, Odeon e la FONIT Fonidisco italiano dei F.lli Trevisan, che nel dopoguerra si fonde con la Cetra.
Alla fine degli anni 30 con l’inasprimento delle leggi razziali la musica jazz, di provenienza afro-americana, viene messa quasi al bando fino a diventare durante la guerra praticamente fuorilegge.
L’italianizzazione dei nomi inglesi portò a ridicoli paradossi:
Louis Armstrong divenne Luigi Braccioforte, Benny Goodman – Beniamino Buonuomo e, c’era sempre Del Duca.
I classici si chiamavano “Con Stile” (In the Mood) , Le tristezze di San Luigi (St. Louis Blues), Manna dal cielo (Pennies from Heaven)
Natalino Otto fu la prima voce di chiara derivazione jazz, dovuto anche al fatto dei suoi frequenti viaggi sulle navi della tratta Genova – New York e tra gli interpreti ed autori più prolifici nell’ambito jazz con strette connessioni con la musica leggera.
Da segnalare l’attività di Romano Mussolini, quella improntata al dixieland di Lino Patruno (a cui affiancò la partecipazione al grupp ocarettistcio de I Gufi), Giorgio Gaslini (all’attivo 90 album e 4.000 concerti, oltre ad un’intensa attività classica e nell’ambito delle colonne sonore), Lelio Luttazzi, Nicola Arigliano e Franco Cerri (volti noti anche in TV).
Figura culto negli anni '50 è quella di FRED BUSCAGLIONE, contrabassista jazz con i principali esponenti della scena torinese nel dopoguerra poi assurto a grande popolarità con brani vicini allo swing e caratterizzati dall'ironia del personaggio (tragicamente scomparso nel 1960).
I nomi principali della storia recente son oquelli di Enrico Rava, Paolo Fresu, Stefano Bollani, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Antonello Salis. Luigi Grasso, Franco D’Andrea, Fabrizio Bosso, Dado Moroni, Tiziana Ghiglioni, Gianluigi Trovesi, Gianluca Petrella, Fabrizio Bosso, Roberto Gatto, alcuni dei quali con seguito e parecchia considerazione anche all’estero grazie a curriculum e collaborazioni invidiabili.
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Io inserirei anche Fred Buscaglione, gigionesco ma ascoltabile.
RispondiElimina"con Stile" però non suona male...
E' l'unica musica in cui siamo all'avanguardia e rispettati in tutto il mondo. L'anno scorso c'è stata una rassegna di jazz italiano al Blue Note di New York. Inutile dire che è stato un successone e mi ha impressionato vedere musicisti del calibro di Wynton Marsalis o Chick Corea, seduti in prima fila ad ammirare Rava, Bollani e altri giganti. Mitico Tony!
RispondiEliminaVero anche Buscaglione, anche se molto ai limiti...più sulla canzone swing.
RispondiEliminaComunque inserisco. GRAZIE.
Allora già che ci sei, mettici pure Franco D'Andrea, considerato al pari di Mussolini e Gaslini uno dei pianisti Top planetari!
RispondiEliminabel post, mi hai fatto tornare ai miei 20 anni con gli 'allnighter' al capolinea di milano. posto mitico, live jazz music. non ho mai digerito molte forme di jazz, ma le gran bevute di porto e mateus (e birra) aprivano la mente.
RispondiEliminaScusa c'era già! Allora vai con Tullio De Piscopo e Roberto Gatto (tuoi colleghi).
RispondiEliminaSorry Man.
Una quindicina di giorni fa' sono andato a Rivoli, alla Maison musique, a sentire un trio mica da ridere: Bosso alla tromba, Marsico all'hammond e Minetto alla batteria. Uno dei migliori concerti jazz che ho avuto il piacere di vedere/sentire. Fra l'altro, molto bello il dischetto che hanno buttato fuori, Spirituals, con rivisitazioni di gospel, spirituals e altro. Questo per arrivare a dire, che, secondo me, Fabrizio Bosso e' la meglio tromba italiana (e non solo).
RispondiEliminauhmmm De Piscopo ?
RispondiEliminaYes! Prima del Neapolitan Power ha suonato per Mina, Astor Piazzolla, Gerry Mulligan, Romano Mussolini, Billy Cobham (in duo). Un grande dallo stile personale e inconfondibile.
RispondiEliminaInconfondibile si ma ha uno stile che non ho mai sopportato (tanto meno il personaggio)
RispondiEliminaAlludi alla pummarola? ahahah!
RispondiEliminaPizzino jazzistico:
RispondiElimina" Paolo Conte, mannaggia a voi! Sarà anche scontato ma non può esser
tralasciato. l' ho visto parecchie volte dal vivo e sempre in compagnia di
grandissimi, la formazione-tipo del periodo 84-94 circa era formidabile. Io
impazzisco letteralmente per l'avvocato astigiano, che in più aggiunge testi di
una classe e suggestione tali...io volo via. Romano Mussolini lo vidi ad Andora
10 anni fa o giù di li, gran concerto, all'aperto e nonostante l'età ancora
brillante sul palco,secondo me apparteneva al filone swing-dixie ma ad ogni
modo giù il cappello, che portava sempre. Un suo brano Blues for Alexandra che
non c'entra niente col suo usuale repertorio è tra i miei all-time favourites.
Anche gli Schema Sextet non son male (per saltar di palo in frasca), un po'
ossessivi, ma validi. Buscaglionamente parlando allora aggiungerei anche Sergio
Caputo autore di quattro dischi fenomenali nel 82/86, lho visto un paio di
volte a Milano negli ultimi anni, sempre brillante, stà a S.Francisco dove fa
il musicista jazz appunto, tra l'altro un suo recente disco (forse l'ultimo),
prodotto laggiù è davvero bello, solo strumentale direi per niente italiano e
questo è un pregio. Il mio ringraziamento in questo caso va a Carlo per avermi
fornito uno dei migliori assist musical-calcistici di sempre
AG
Paolo Conte - Diavolo Rosso (gran ciclista) .....dimentica la strada, vieni
qui con noi a bere un aranciata, controluce tutto il tempo se ne va........"
---
W
Di De Piscopo ho visto filmati live mentre fa del jazz, in effetti è bravissimo... Sul tubo c'è un filmatino di lui al ristorante che va a salutare il personale in cucina dopo la cena. Prende due cucchiaioni e inizia a suonare le stoviglie...certo, ce lo ricordiamo per primmavera! primmavera! tengo nu televisore trentasei canali...Un tizio batterista che lo apprezza lo è andato a vedere e poi ha particolarmente insistito sul fatto che Tullio avesse suonato per due ore con...i mocassini. "Con i mocassini! Ma vi rendete conto?" (Tony, da batterista?..)
RispondiEliminaW
Caro Galletti, alcuni dei nomi che tu citi (Conte, Caputo e anche Buscaglione) appartengono secondo me al mondo del pop. Schema Sextet, come tutta la scuderia, Hi-Five Quintet, Quintetto X, Rocco Ventrella, Berardi Jazz Connection, Lo Greco Bros (ne dimentico sicuramente qualcuno), sono grandi promesse per il futuro.
RispondiEliminaInfatti Caputo e Conte sono jazz oriented ma decisamente in ambito pop(olare).
RispondiEliminaFide, se poi dici a un jazzista Conte o Caputo ti impalano !!!
Però Conte mi piace molto.
De Piscopo è un mostro (in tutti i sensi) ma è uno sbrodlone (uno che si sbrodola addosso) batteristicamente parlando.
La scarpa ideale per suonare è l'Adidas da ginnastica nera con le strisce bianche. Meno indicate le Clarks che segano la caviglia davanti e i Doc che segano la caviglia sotto. Controindicatissimi i Doc alti.
Esistono altre scarpe ?? Non mi sembra.
Anch'io amo Paolo Conte e Fred Bucaglione, non volevo essere frainteso...
RispondiEliminaBuscaglione casula ante-litteram....
RispondiEliminaLouis Armstrong che diventa Luigi Braccioforte la dice lunga su quanto fosse ridicola la compagnia di giro del Pelatone
Charlie
pizzino jazz 2
RispondiElimina" @Tarkus: sicuramente hai ragione, il motivo per cui li ho citati è che nel
post c'era già Buscaglione (ma avevo scritto Buscaglionamente), anche se su
Paolo Conte mi sento di dissentire almeno al 50%. Ma gli Schema Sextet ormai
sarnno anche più di una promessa, il disco che ho io avrà almeno 10 anni.
Tienimi informato perchè dopo un po non me ne occupai più. L'ultimo disco di
Sergio Caputo è decisamente un disco jazz, concordo sui primi quattro, benchè
bellissimi sono dischi pop.
I maestri Piccioni, Umiliani, Rota, Berrio, Bacalov, e compagnia bellissima
come li classifichiamo?
AG"
---
W
Qualche casula sage ha citato Marsico, grande hammondista!!! Oh, tra Paolo Negri, Mike Painter, Marsico... che fine ha fatto Sam Paglia?, ce ne sono di eroi dell'hammond nostrano. Ce n'è abbastanza per un post sui grandi italiani dello strumento? (magari è già stato fatto)
RispondiEliminaIn fine, per unire gli ultimi due post: Belgio & Jazz! Citerei Toots Thielemans, grande armonicista a bocca, mi pare molto legato all'Italì...
W
I primi "jazz lounge" o "cinematic"(io aggiungerei anche Enrico Simonetti, Bruno Canfora, Lelio Luttazzi, Franco Godi...). Per Berio propenderei di più per un "Avant Garde".
RispondiEliminaGli "Schema Sextet" hanno fatto un solo disco anni fa, vero, però i singoli componenti (Fabrizio Bosso, Gianluca Petrella, Giuseppe Bassi, Lorenzo Tucci, Pietro Lussu, Rosario Giuliani), suonano in quasi tutti gli altri lavori della Schema (oltre naturalmente ai loro lavori solisti).
off-topic x wite: sam paglia ha fatto uscire un live di recente. se non ricordo male è stato registrato in zona rimini a pasqua (sarei andato a vedere il concerto volentieri, visto che ero a rimini, ma era in contemporanea all'italian job)
RispondiEliminaGrazie Cpt! Me lo scarico;-)...
RispondiEliminaW
Nel jazz, storicamente, siamo all' avanguardia. Ma anche nella classica, neo-classica/contemporanea, musica cameristica, lirica e per certe 'colonne sonore' di grandi films. E non scordiamoci il prog strumentale 70's.
RispondiEliminaInsomma, quando si parla di musica 'colta', esce il genio italico.
Perchè nel pop-rock non esce? Tradizione? Lingua che se provi a farci rock'n'roll ti si incarta?
Vorrei ricordare una band che faceva una sorta di rock-fusion fra Zappa e i Weather Report, prog/jazz e rock, avanguardia e folklore...cantando in italiano: gli Area.
AndBot
Fermi tutti ! I nomi che citate sono eccellenti ma il JAZZ di cui si parla è un'altra cosa.
RispondiEliminaCioè quella roba noiosa con brani minimo 8 minuti, assolo di tromba, poi di batteria, poi di contrabbasso , poi di piano, gente con la pipa ad ascoltare e composti ed educati applausi finali.
Sul GENIO ITALICO nella MUSICA non c'è storia,
Dalla canzone napoletana a Verdi, via Morricone e Berio ci fanno 'na sega.
Purtroppo sono arrivati alcuni extracomunitari, immigrati (a forza !) clandestini del cazzo che hanno inventato il blues, il jazz e il rock n roll e ce l'hanno messa nel culo.
ESPULSIONE IMMEDIATA !!
Ce l'hanno messa al culo e ci è pure piaciuto, però...
RispondiEliminaW
Ancor più che gli AREA (secondo me un gruppo che va ben oltre le definizioni) negli anni 70 c'era il PERIGEO a creare sonorità che traevano dal jazz,ma svettavano fino all'avanguardia pura.
RispondiEliminaMeno conosciuti,ma altrettanto bravi e creativi,erano i DEDALUS (con all'attivo 2 album,non di facile ascolto ma geniali)
fino ad arrivare agli ESAGONO ed ARTI & MESTIERI (torinesi entrambi) ma come dice giustamente Tony : il jazz di cui si parla qui era un altra storia...ricordo benissimo Franco Cerri in concerto,che paradossalmente divenne famoso per il carosello dell'uomo in ammollo,che con il figlio (quest'ultimo credo sia morto prematuramente,purtroppo) inscenava dei duetti di chitarra fantastici.
Va anche detto che la RAI,prima dell'avvento disastroso del famigerato auditel,dava molto spazio al settore (sia in TV che in radio) e che spesso illustrava un panorama molto ricco di talenti : da citare assolutamente le formazioni di Gianni Basso e di Valdambrini...Giorgio Gaslini,tra l'altro,ha lanciato sulle scene uno dei pochissimi MODS autentici dei 60es italiani : Riki Maiocchi !
Si, si, io quando vado ai concerti jazz passo tutto il tempo con pollice sotto il mento e indice sulla guancia, alternando con braccia conserte e movimenti della testa ad annuire, da vero intenditore!
RispondiEliminaE anche se mi faccio due palle così, applaudo alla fine di ogni 'standard' e 'assolo'!
AndBot
Qualche altro gigante contemporaneo?
RispondiEliminaStefano Di Battista
Antonio Farao
Gigi Cifarelli
...e ci metto anche James Senese, và.
Per Natalino Otto organizzammo un Tributo nel suo paese d'origine (Cogoleto) e mio paese d'adozione, con Angelo Bastianini exsassofono e voce dei Blindosbarra. Due ex sampierdarenesi come Natalino che emigrò con la famiglia, giovanissimo, in quel di San Pier d'Arena, dove mosse i primi passi in campo musicale prima come batterista nelle sale da ballo e poi come musicista di bordo. La carriera di cantante iniziò come ha ricordato Tony sulle navi. Era intonato ed aveva un bel timbro di voce e il lavoro non mancava.
RispondiEliminaLa sua produzione è sterminata, dagli standard jazz alla canzonetta demenziale, un giorno mi telefonò un tipo un collezionista in cerca di rarità, informatissimo, mi parlò di più di duemila canzoni originali o comunque una cifra assurda. Ma la misura del suo talento sono i brani scritti nei primi 60's in dialetto genovese su ritmi samba, bossanova, si trovano su utub, tipo Arriu (Arrivo) o Texo (Teresa) o Bossa Figgeu (dal verbo bossare), di rara bellezza e assonanza con i ritmi di Joao Gilberto o Tom Jobim, in tempo reale!
Tra i "giovani" (le virgolette sono dovute al fatto che siamo intorno alla quarantina) metterei Danilo Gallo, Alfonso Santimone, Zeno DeRossi, Francesco Bearzatti, Giovanni Falzone e tutto il giro del collettivo El Gallo Rojo. Premiatissimi e riconosciutissimi in tutto il mondo, capaci di "macchiarsi" di musica rock (De Rossi e Gallo sono la ritmica di Guano Padano) e pop mainstream (DeRossi suona con Capossela) e Jazz di grande spessore (sempre DeRossi, batterista di Franco D'Andrea)...
RispondiEliminaInoltre ricorderei anche che Giorgio Gaslini è l'autore delle colonne sonore dei primi album di Dario Argento, compresa "Profondo rosso" che alcuni credono sia erroneamente scritta da Simonetti, tastierista dei Goblin che erano solamente la band che eseguiva gli spartiti di Gaslini.
E come rivisitazione del dixieland tradizionale,funzionava alla grande la band di LINO PATRUNO (già cabarettista nei mitici GUFI)
RispondiEliminaed il suo magico banjo.
Ma perfino Lucio Dalla iniziò come clarinettista,insieme al trombettista Catalano fondatore dei FLIPPERS (do you remember "Quelli della notte" ?)
una grande band semisconosciuta: Lingomania, Giammarco, Pietropaoli, Di Castri, Gatto, Rea, Sabatini, Boltro e Fiorentino.Tre dischi prodotti dall'87 all'89, favolosi, cercateli e ascoltateli, meritano veramente. ne ho parlato anche nel mio blog.
RispondiEliminaCaro W, Albertone Marsico e' un grande, davvero. Fra l'altro un buon ragazzo, con una grande passione per la musica. Lo conosco, ormai, da secoli. La sera del concerto con Bosso, a Torino, erano presenti, anche, due suoi vecchi compagni di viaggio, Sal Bonasoro e Gianni Chiaretta, armonica/voce e batteria. Un tempo erano i Kingbees, avevano inciso un bel disco, mi sembra Swingin' the blues. Se lo recuperate da qualche parte...
RispondiEliminaMe li ricordo i Lingomania. Non vorrei dire una bestialità ma forse li vidi pure dal vivo. Spettacolari comunque.
RispondiEliminaCOMUNQUE è pazzesco come la scena jazz italiana sia considerata abitualmente come "minore" e invece abbia espresso e continui a farlo TALENTI PAZZESCHI
casula Wite alltogether..
RispondiEliminaVieni vieni con me ooh ooh
alelai alelai alelai..
W De Piscopo e tutti i napuli jazzisti,W Senese!
And Bot:dammi qualche dritta Casula x madrid!
tanx
C
vieni vieni con me oo oh
RispondiEliminavieni vieni con me oo oh
alelai alelai alelai
vieni appresso a mme!
JAmes Senese però molto più sul jazz rock
RispondiElimina@Carissimo (Carlo? non vorrei far figure di merda): Marsico l'ho visto suonare dal vivo alla Lennon Night di Pavia (sempre sti tributi, oh...) anni fa. Suonò da solo con l'hammond una manciata di brani lennoniani (ma forse fece anche can''t bu me love), davvero impressionante, strabilinate... un Billy Preston bianco?
RispondiEliminaA parte una stretta di mano e i dovuti complimenti, non ci ho parlato, mi è sembrato un tipo piuttosto riservato, per cui non ho voluto rompere...A proposito, se lo conosci bene saprai che ha suonato proprio l'hammond usato da Billy Preston niente meno che ad Abbey Road...tra l'altro non vorrei sbagliarmi, ma in quell'edizione della Lennon Night l'ospite della serata era Roberto Cifarelli, jazz guitar alle prese con gli scarafaggi...
@ Cris: corro a prendere i rototom alla Tony esposito!
W
W
Gemmes Senese e' un mezzosangue,per questo e' piu' jazz rock
RispondiEliminaCifarelli un altro grande.
RispondiEliminaAnche Marsico notevole
Sono io Wite, sono io...E' vero, Albertone e' un mezzo timidone....che si sgela (visto che siamo in tema) davanti ad una buona bottiglia e un buon piatto. Fra l'altro, sempre disponibile (con noi ha suonato parecchie volte). Con Billy Preston aveva instaurato una bella amicizia, nell'ultima sua presenza al Porretta Soul era stato il suo road manager. Insomma, uno di noi. Fra l'altro, brutta notizia, per voi che avete frequentato il Boschetto nel Lennon day: una decina di giorni fa se n'e' andato lo storico gestore, Paolo Bucelli, nonche' bassista dei back to The Beatles, nonche' fonico, l'estate scorsa anche per voi, in Piazza della Vittoria di Pavia. Tempi grami....Date un occhio al sito di Spaziomusica, mi sembra che stiano dedicando una barcata di situazioni a Lennon. Magari ci potete fare un salto anche voi.
RispondiEliminaHeilà, Carlo!...ho saputo, ho saputo di Paolo. L'ennesima triste notizia...
RispondiEliminaBelli questi retroscena di Marsico con voi, Billy Preston, ecc. Mi aveva dato l'impressione di essere uno che vive la musica in modo estremamente...come posso dire per non dire una minchiata? Profondo? Insomma uno che con la musica c'è dentro fino al collo e oltre...
W
Caro C, Madrid merita senz' altro, anche se non è la mia città spagnola preferita.
RispondiEliminaBè, se vai a visitare il Prado (e devi andarci per forza), cerca di farlo un Lunedì (è gratuito, o almeno lo era).
Goya, Velazquez, Bosch, Beato Angelico, Bruegel, Caravaggio, Raffaello...così, a memoria.
Madrid, storicamente, è la città di Carlo V e quindi trovi il meglio del '500...
Con il cibo (ed il vino) non avrai problemi praticamente da nessuna parte: io eviterei le 'tapas', perchè alla fine spendi abbastanza e mangi niente. La paella non è il tipico piatto di Madrid, ma comunque la trovi. Se ti piacciono le colazioni 'dolci', ci sono i 'churros' con cioccolato caldo.
Che dire? Se entri in un bar ordina una 'cana' (pronuncia cagna o cagneta): una birretta alla spina. Fa più figo che dire cerveza e costa meno...
Spuntini a base di jamon y queso...il caffè fa cagare, comunque chiedi ESPRESSO.
Dipende anche da quanti giorni ci passi. Altri musei validi sono il Reina Sofia e il Thyssen. Palazzo Reale, il Parco del Buen Retiro...il quartiere Chueca lo eviterei, almeno che tu non abbia gusti sessuali ambigui...però è dove c'è più Movida.
Ecco, puoi farti un giretto al mercato del Rastro per comprarti qualcosa...
Boh, direi che più o meno...
AndBot
Tra i grandi del jazz italiano voglio ricordare l'amico Mauro Negri, grandissimo clarinettista e sassofonista, che ha suonato anche con Mina e che suonerà a Sanremo con Celentano.
RispondiEliminaFabio T.
grazie AndBot!
RispondiEliminaC
scusate, sono una bibliotecaria ed avrei bisogno di conoscere data di nascita e di morte o di ultime apparizioni in pubblico in concerto o anche di ultime incisioni del maestro Moleti. ho trovato per ora solo una data di nascita : messina 1890 . ringrazio chi vorrà/potrà aiutarmi. se preferite rispondetemi in email manuela.adorni@comune.milano.it o in whatsapp al 3428883025. grazie ancora!
RispondiEliminaMoleti Nasce a Messina il 7 marzo 1890, da Pasquale M° di Pianoforte e muore il 25 giugno 1941
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