giovedì, gennaio 03, 2019

John Lurie



Articolo apparso ieri sul quotidiano "Libertà" nell'inserto "Portfolio".

In molti ricorderanno l'esilarante scena del film “Down by law” del 1986 di Jim Jarmusch in cui Roberto Benigni, mentre è in prigione con i due compari fuggiaschi, intona il mantra “I scream, you scream we all scream for ice cream”, innestando una specie di goliardica mini rivolta (peraltro inconsapevole o forse molto consapevole metafora di come è particolarmente semplice fare la rivoluzione).
Ebbene, uno dei fuggiaschi è l'immenso Tom Waits, l'altro è “tale” John Lurie.

Faccia indimenticabile, portamento tra il regale e il teppistico, espressione ieratica, ironica e sardonica.
Al suo attivo anche un'altra grande interpretazione, sempre con Jim Jarmusch, nello stupendo “Stranger than paradise” del 1984 e una serie di apparizioni in “Il piccolo diavolo” di Roberto Benigni, “Mistery train”, “L'ultima tentazione di Cristo” di Martin Scorsese. Ma John Lurie è stato ed è, soprattutto, un grande musicista.
Che, ad esempio, di molti film ha curato, composto e suonato la colonna sonora.
La sua carriera nasce alla fine degli anni 70. Saxofonista, fonda i Lounge Lizards un gruppo di jazz o meglio, come veniva definito, spesso in modo dispregiativo, di “fake jazz”.
La band proponeva infatti una forma di jazz contaminata niente meno che dalle asperità punk e new wave della scena new yorkese, quella che fu definita “no wave” e che attirò l'attenzione di un luminare come Brian Eno (che produsse la raccolta “No New York”, dedicata ad alcuni dei principali esponeneti della corrente).

“A 17 anni qualcuno mi fece ascoltare John Coltrane e fu come se mi stesse parlando in cinese. Ma come? C'è una musica che non riesco a capire? E così incominciai ad ascoltarla in continuazione”.

I Lounge Lizards erano però meno radicali, più vicini ad una forma di jazz tradizionale, mischiato al free jazz ma che non disdegnava la provocazione di cui si faceva cenno poc'anzi.
Il gruppo, in cui, nel corso di una ventina di anni di carriera, passano artisti come Marc Ribot (poi alla corte di Tom Waits) e Arto Lindsay, incide una decina di album e si fa ricordare come uno dei nomi più interessanti di quell'epoca.
John prosegue poi la sua attività come solista, compositore di colonne sonore, attore e conduttore di un'ironica trasmissione televisiva, “Fishing with John” (“Pescare con John”) in cui accompagna alcuni personaggi famosi (ma piuttosto particolari) a pesca, tra cui Tom Waits, Jim Jarmusch, gli attori Matt Dillon e Dennis Hopper.

Ma non è sufficiente.
Si dedica anche alla pittura e con eccellenti risultati, riuscendo ad allestire mostre in parecchie città del globo (arrivò anche a Milano un paio di anni fa), apprezzato e omaggiato dalla critica e dal pubblico.
Anche se la predilezione per questa espressione artistica nasce da un dramma.
Nel 2000 ha contratto una terribile malattia, la sindrome di Lyme, che ha incominciato a manifestarsi negli anni 90, sotto forma di un affaticamento cronico che i medici non riuscivano a spiegarsi.
Alla fine, incapace di reggere i ritmi dei concerti, fu costretto a sospendere l'attività del gruppo ma senza avere particolari benefici.
Solo nel 2006 furono trovate la causa e relative cure.
Che anche se non lo hanno ristabilito, gli permettono comunque di lavorare alla pittura.

Sorprendentemente è tornato però alla discografia in questi ultimi tempi con un colpo di scena che ha sorpreso molti.
Ormai impossibilitato a suonare il sax ha però ritrovato la capacità di impugnare la chitarra e di poter cantare e dopo 17 anni di silenzio ha dato seguito ad un disco passato inosservato ai tempi, con il falso nome di Marvin Pontiac.
“The Asylum tapes” è un immaginario album che raccoglie presunte registrazioni perdute di questo personaggio inventato.
Il tutto a base di un blues primitivo, “africano” , che sembra arrivare da certe scricchiolanti registrazioni di qualche oscuro bluesman degli anni 40.

“Io non so cantare, così come non sono un attore.
Posso farlo ma mi può venire davvero male.
Un giorno quando ho finito di incidere tutte le voci mentre me ne stavo andando dallo studio ho visto che il tecnico del suono aveva scritto “tentativi di canto”.


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