giovedì, novembre 29, 2012

Get Back: dischi da (ri)scoprire



La rubrica mensile che invita alla riscoperta di dischi dimenticati che vale la pena di riascoltare.

THE WHO - Endless wire (2006)
Accolsi con grande entusiasmo il ritorno discografico degli Who del 2006 dopo decenni di silenzio (e le ultime due prove “Face dances” e “It’s hard” piuttosto deboli e deludenti) e prove soliste dei componenti raramente esaltanti.
Sei anni dopo, sedimentato lo stupore per un ritorno così convincente, “Endless wire” trova una collocazione più consona all’interno della storia degli Who.
Non un capolavoro ma un lavoro che rimane comunque dignitoso e convincente e che vale la pena riascoltare.
Townshend e soci occhieggiano frequentemente alle atmosfere di “”Who’s next” e “Quadrophenia”, ritrovano energia e verve elettrica in grandi episodi come “Sound round” e “Pick up the peace” ma soprattutto si addentrano in una dimensione epica e cantautorale dai controni quasi “classici” in piccoli gioielli come “Tea and teathre” o “Man in a purple dress”.
L’album contiene anche la stupenda mini opera “Wire and glass” suddivisa 10 brani che trasuda freschezza, genuinità, intuizioni compositive a cui ci ha da sempre abituato Townshend.
Peccato che questo “nuovo inizio” non abbia (ancora) avuto alcun seguito discografico.

LAMONT DOZIER - Black bach (1974)
Lamont Dozier l’autore del trio Holland-Dozier-Holland (tra i suoi brani successi di Marvin Gaye, Temptations, Supremes, Four Tops, Martha reeves etc etc) dagli inizi dei 70’s si dedicò alla carriera solista, come compositore e cantante.
“Black bach” è uno strano album del 1974 dove mischia funk, blaixploitation e sontuosi arrangiamenti sinfonici (un po’ sull’onda di Isaac Hayes).
Interessante e particolare.

ERIC BURDON & te WAR - “Eric Burdon declares War” (1970)
L’inizio del fantastico connubio tra la blck voice delll’ex leader degli Animals e della fuunk soul band americana.
Un album esplosivo con una grande versione di “Tobacco Road” e brani lunghi in cui funk, sonorità vicine al Santana dell’epoca con influenze latin rock e anima blues si mischiano alla perfezione.

7 commenti:

  1. Bello quello di Burdon coi War, l'ho riscoperto recentemente grazie al grande Cristiano...

    per quanto riguarda Endless Wire, d'accordo su tutto. A me piacciono moltissimo "Mike post theme" e "Two thousand years", se non erro, il pezzo con l'ukulele che ricorda un po' un altro splendido pezzo di Townshend scritto con quello strumento, "Blue red & grey", su "The Who by numbers"

    RispondiElimina
  2. Ha molte sonorità prese proprio di peso (secondo me utilizzando proprio i nastri originali) da "Who's next" e "Quadrophenia" e in generale utilizza un mood compositivo che mischia i vecchi Who con una nuova visione musicale di Townshend.
    E' molto, molto interessante

    RispondiElimina
  3. sono d'accordo con Silvio, anche per me il miglior disco post-Moon

    un bel trittico

    RispondiElimina
  4. Bello quello di Burdon coi War, l'ho riascoltato recentemente parlandone col grande Silvio ))

    A me Face Dances piacque e sono riuscito a gioire per l'uscita di Endless Wire (anche per l'attesa ripresa dei live,ma ne abbiamo gia parlato)e su cui concordo pienamente con voi tre

    C

    RispondiElimina
  5. Oggi e' l'anniversario della morte di George Harrison..gia' 11 anni e sembra ieri
    C

    RispondiElimina
  6. il primo dei war è un gran album

    anche endless wire non è per niente male

    RispondiElimina

Related Posts with Thumbnails