martedì, marzo 07, 2023

Sister Rosetta Tharpe



Gayle Wald
Shout, Sister, Shout!: The Untold Story of Rock-and-Roll Trailblazer Sister Rosetta Tharpe
Beacon Press
264 pagine
20 euro


Riprendo l'articolo scritto per "Libertà" domenica che prende spunto dal libro suddetto dedicato a SISTER ROSETTA THARPE

Sister Rosetta Tharpe- "Didn't It Rain?" Live 1964
https://www.youtube.com/watch?v=Y9a49oFalZE&t=5s

Sister Rosetta Tharpe - Up Above My Head on Gospel Time TV show
https://www.youtube.com/watch?v=JeaBNAXfHfQ

Gli assoli chitarristici di Rosetta
https://www.youtube.com/watch?v=gELe5Rj_tXU

The Godmother of rock 'n' roll
https://www.youtube.com/watch?v=FKK_EQ4pj9A

Nell’imminenza dell’otto marzo è usanza ricordare e sottolineare quanto le distanze tra l’uguaglianza tra uomini e donne siano ancora ampiamente da colmare da un punto di vista sociale, economico, strutturale. E stiamo parlando del mondo occidentale, cosiddetto “evoluto”, in una scala di valori relativa ai più elementari diritti umani, che in altre culture e realtà sono diffusamente lontani e disattesi.

Dalle “nostre parti” il processo evolutivo, in tal senso, ha avuto un’accelerazione impressionante in pochissimo tempo (si ricordi che il medievale e barbaro “delitto d’onore” venne ufficialmente abrogato dalla legislazione italiana solamente nel 1981) ma nella maggioranza dei paesi del globo le differenze permangono sensibili e, il più delle volte, drammatiche.
Per certi luoghi, dove magari si svolgono abitualmente manifestazione sportive, economicamente molto redditizie, si chiudono uno, due, mille occhi, per altri ci si indigna e “ci si gonfia in un coro di vibrante protesta”, citando il De André de “La domenica delle salme”.
La patria della democrazia, costantemente esportata a suon di milioni di morti in ogni parte della Terra, “per conquistare quello che ancora c’è da conquistare, costi quel che costi, anche guerra dopo guerra, siamo o non siamo i padroni della Terra?” (questa volta mi piace citare Edoardo Bennato in “La torre di Babele”) ovvero gli Stati Uniti, abolì invece la segregazione razziale solo nel 1964.
Formalmente, perché per lungo tempo, in particolare negli stati del Sud, rimase prassi consolidata.
A giudicare dallo stillicidio di morti afroamericani per mano della polizia, non sembra che le cose siano cambiate del tutto, nonostante presidenti e cariche istituzionali di primo livello di colore.

Ebbene, ci fu un tempo in cui essere donna, afroamericana, cantante e musicista, bisessuale e indipendente, pluri sposata, non era cosa particolarmente facile né tanto meno consigliata. Sister Rosetta Tharpe fu tutto questo.
Ma anche tanto altro.

Ad esempio una che inventò, più o meno, il rock ‘n’ roll.
Cantava gospel ma si accompagnava con la chitarra elettrica, che suonava come se fosse un’estensione del suo corpo.

E’ da poco uscito un libro (solo in inglese) “Shout sister shout” di Gayle F. Wald che ne ripercorre dettagliatamente la storia e le gesta dalla nascita, nel 1915, alla scomparsa, nel 1973 con l’acme della popolarità raggiunto dagli anni Quaranta ai Sessanta.

“Non significa che il fatto che pur battendo i migliori chitarristi uomini nelle gare di tecnica, fosse ascrivibile a una dimensione mascolina, era invece proprio la sua femminilità che emergeva nella sua totalità e oscurava i rivali. Era l’unica donna che quando impugnava una chitarra metteva in ombra qualsiasi uomo”. Come diceva la grande cantante Carla Thomas “In quegli anni le donne cantavano e basta. Lei portò una cosa assolutamente nuova che diceva alle altre donne: guardate, potete farlo anche voi!”.

Effettivamente per anni e anni la figura femminile veniva accostata a qualche strumento solo in funzione ornamentale ed estetica.

Rosetta Tharpe invece la chitarra la suonava, eccome.

La sua carriera nasce prestissimo.
Bambina prodigio, si esibisce nelle chiese evangeliche del natìo Arkansas, accompagnando la madre cantante (e con il padre, raccoglitrice di cotone), si sposa a soli diciassette anni, consumando un matrimonio breve e sfortunato e cresce velocemente la sua fama, continuando a cantare le lodi al Signore ma in modo del tutto personale e antitetico alle rigide regole del contesto.
Negli anni Venti e Trenta migliaia di persone di colore tentarono la fortuna spostandosi verso il nord degli Stati Uniti industriale, dove il lavoro era più facile ma lo sfruttamento non era così diverso dagli stati ancora segregazionisti del sud.
Rosetta Tharpe invece ebbe il coraggio di portare il gospel, musica ancora strettamente confinata al mondo delle chiese, nei club e teatri del nord. Usando la chitarra come nessuno aveva mai fatto, soprattutto una donna.

Alfred Miller direttore della Church of God in Christ di Brooklyn sottolinea: “Sapeva fare gli accordi, gli assoli, gli arpeggi, poteva suonare qualsiasi cosa con la chitarra. La poteva suonare da seduta, in piedi, mettendosela dietro le spalle (Jimi Hendrix ci arrivò una trentina di anni dopo…). "Era un’artista che mandava il suo pubblico in visibilio!”.
Faceva letteralmente parlare la sua chitarra, mantenendo un (inconsapevole o sapientemente voluto?) equilibrio tra la religiosità che esprimeva e una sensualità non detta, mai esibita ma che buona parte del pubblico (maschile ma non solo) percepiva e apprezzava. Rosetta aveva carisma, emanava sicurezza, spontaneità, classe, sapeva come intrattenere le folle ed era una sfida alle convenzioni dei tempi, pur mantenendosi nei limiti del “comune senso del pudore”.

Non era tutto così facile, anzi…era una nera del sud che diventò progressivamente ricca, potendo vestire abiti eleganti e costosi, attirando negli stati meridionali l’attenzione dei razzisti e della polizia che non lesinavano molestie gratuite.
Trovare hotel che accogliessero i neri era spesso impossibile, lo stesso per i ristoranti.
Rosetta trovò una soluzione geniale.
Adibì nel furgone appena acquistato per andare in tour, una parte in cui potersi cambiare e truccare prima dei concerti ma soprattutto assunse un guidatore e tuttofare bianco che poteva così andare a comprare il cibo per la band in qualsiasi momento della giornata senza incorrere in umilianti dinieghi. Se ci fossero stati problemi a reperire un letto per la notte, il bus poteva fungere anche da camera da letto per la band. La sua popolarità cresce esponenzialmente, diventa una vera e propria diva, introita cifre da capogiro.

Anche se non sarà mai particolarmente parsimoniosa e i suoi compagni e mariti ne approfitteranno ripetutamente.

L’infanzia e l’adolescenza in totale povertà la inducono a non avere la benché minima percezione della quantità di danaro che gira nelle sue tasche (soprattutto intorno alla sua figura di artista famosa) e non esita a dispensarne per lei e per chi le capita a tiro, in abbondanza.
Per lungo tempo condividerà la scena con Marie Knight con cui si è sempre mormorata, ovviamente mai confermata dalle parti ma abbastanza palese, una relazione sentimentale, peraltro accompagnata da una lunga convivenza. Nel 1944 incide “Strange things happening every day” che da alcune parti viene definito come il primo brano rock ‘n’ roll.

Nel 1951 sposa il suo manager e terzo marito Russell Morrison in un sontuoso matrimonio in cui sono invitate 25.000 persone e suonano alcuni tra i nomi più in vista della scena gospel e blues.
E’ all’apice della fama anche se quando, ad esempio, entra in un negozio di lusso per acquistare una serie di vestiti di grande pregio, volendo pagare in contanti, i proprietari chiamano la polizia credendola una rapinatrice.
Finisce in prigione per alcune ore e, racconta la leggenda, viene liberata con tutte le scuse, quando canta al commissario un paio di canzoni con la sua stupenda voce immediatamente riconoscibile.
Per scusarsi dell’increscioso incidente il negozio le regala tutti i vestiti che aveva scelto.

Verso la fine degli anni Cinquanta la sua popolarità scema progressivamente, Mahalia Jackson prende il suo posto nel cuore degli appassionati di gospel, ma Rosetta avrà un clamoroso colpo di coda andando in tour in Europa dove trova folle plaudenti e critici entusiasti ma soprattutto lo stupore di essere accolta ovunque senza preclusioni razziali, trovare posto in hotel e ristoranti, rispettata e riverita.
Prosegue la sua attività anche quando nel 1970 deve subire l’amputazione delle gambe per problemi con il diabete.
Se ne andrà tre anni dopo alla vigilia di una seduta di registrazione.

Sister Rosetta Tharpe ha incarnato la dolcezza e la necessaria dura modalità di affrontare una realtà ostile e difficile.
Ha attraversato e sfidato anni bui e drammatici, con il canto alla vita e alla speranza sulle labbra, ha rivoluzionato la musica gospel e ha messo le radici per il rock ‘n’ roll.

“Blues è solo il nome teatrale per il gospel.
Il gospel deve essere lento.
Poi batti un po’ le mani e diventa “giubileo” e “rinascita”.
Poi diventi un po’ più felice e contento e quello si chiama jazz.
Così poi lo fai diventare rock ‘n’ roll”

(Sister Rosetta Tharpe. 1960).

2 commenti:

  1. Ciao Tony, posso completare quest'articolo con questo prezioso e lunghissimo documentario che ho trovato per caso?

    https://www.youtube.com/watch?v=FKK_EQ4pj9A

    Saluti, Stefano (Bellezza)

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