venerdì, dicembre 23, 2022

Album 2022


Un po' di album che reputo tra i migliori del 2022.

In passato i migliori album furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass
nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles
nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose
nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters
nel 2009 Madness, Dylan, Rancid
nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell
nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets
nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith
nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut
nel 2014 Sleaford Mods, Damon Albarn, Temples, The Ghost of a Saber Tooth Tiger e Benjamin Booker
nel 2015: Paul Weller (fuori concorso), Kamasi Washington, Gaz Coombes, Ryley Walker
nel 2016: Iggy Pop, Fantastic Negrito, Motorpsycho, Myles Sanko, Last Shadow Puppets con Rolling Stones e David Bowie fuori concorso
nel 2017: Gospelbeach, Kamasi Washington, Paul Weller, Dream Syndicate, Liam Gallagher
nel 2018: Fantastic Negrito, Kamasi Washington, Gaz Coombes, The Good The Bad and the Queen, Spiritualized
nel 2019: Specials, Nick Cave and Bad Seeds, Dream Syndicate, Juliana Hatfiled, Chris Robinson Brotherhood
nel 2020: Bob Dylan, Bob Mould, Fantastic Negrito, Suzanne Vega, Gil Scott Heron/Makaya McCraven

nel 2021: Jon Batiste, Sleaford Mods, De Wolff, Coral, Sons of Kemet, Specials, Mdou Moctar

TOP 15

1 FANTASTIC NEGRITO - White Jesus, black problems
Il nuovo album di uno degli artisti più interessanti e completi in circolazione è una sorta di concept dedicato ai suoi avi, coppia mista negli States schiavisti di 270 anni fa. Musicalmente entriamo nell'entusiasmante calderone di rock (Hendrix, hard, grunge, con attitudine punk), pop e tutte le sfumature della cosiddetta black music ma con una personalità e originalità che rendono ogni nota immediatamente riconoscibile. Pura e semplice eccellenza.

2 VIAGRA BOYS - Cave world
Al terzo album la band svedese fa un centro perfetto mischiando il classico post punk che li ha caratterizzati con mille altre influenze, portando con sé James Williamson degli Sleaford Mods, andando di elettronica, di chitarre devastanti, Prodigy e Nick Cave in un solo abbraccio, perfino Suicide, Devo e i P.I.L.

3 THE LAZY EYES – SongBook
Niente di eclatante ma la band australiana ha inciso un album gradevolissimo.
Nuova psichedelia che guarda spesso ai connazionali King Gizzard & the Lizard Wizard ma anche a kraut rock, Tame Impala e tanti altri gusti 60's psych. Le canzoni sono belle, loro giovanissimi, tanta competenza e l'album merita tanta attenzione.

4 SUEDE RAZORS - No mess, no fuss, just rock 'n' roll
Spettacolare album per il quartetto di bootboys di San Francisco, tra punk rock, glam, pub rock, primi AC/DC, Oi! e 79 mod sound.
Hanno una potenza assoluta, sono sfacciati, aggressivi, cool, clean and hard. Strepitosi!

5 BLACK MIDI - Hellfire
La band londinese con il terzo album tocca l'apice della creatività. Un album impressionante per potenza, eclettismo compositivo e realizzativo. Come se i Primus in acido andassero a braccetto con i King Crimson di "Discipline", i Battles, l'approccio cabarettistico degli Sparks, le esplosioni jazz noise di John Zorn. Il tutto con intermezzi orchestrali, un approccio Zappiano e mille altre bizzarrie, costruite con sapienza, creatività spiazzante e grande senso dell'humor e della spettacolarizzazione della musica.

BEN HARPER - Bloodline maintenance
Blues, soul, funk, gospel, country, black music. Ben suona quasi tutto, anche il basso che fu prerogativa di Juan, l'amico e membro della band recentemente scomparso da cui l'album è ispirato. Le canzoni guardano ai maestri del soul dei 70, sono intense e profonde e portano questo album a livelli di assoluta eccellenza.

DUNGEN - En Är For Mycket Och Tusen Aldrig Nog
Torna la favolosa band svedese dopo sette anni di silenzio, con un lavoro che ne conferma l'indubbio valore, tra psichedelia, acid rock, folk, sperimentazione, jazz rock. Un grande album che trasuda creatività e classe.

DREAM SYNDICATE - Ultraviolet Battle Hymns and True Confessions
Il ritorno dei DREAM SYNDICATE è uno dei rari casi in cui la nuova incarnazione rivaleggia con quella originale degli anni che furono.
Il quarto album della moderna vita artistica ci regala una (come sempre) affascinante miscela di Paisley Undergoround, psichedelia, un tocco elettronico, tanto Lou Reed e Velvet Underground ma soprattutto tantissimo Steve Wynn.
I brani sono bellissimi, evocativi, a tratti rabbiosi, intensi, spontanei.
Un vero e proprio gioiello.

MILES KANE - Change the show
"Per me la scena mod è uno stile di vita; la gang cui ho avuto l’esigenza di appartenere per capire chi fossi; le radici cui torno sempre, immancabilmente, perché sono parte di ciò che sono". Miles Kane torna con un lavoro eccellente per chi ama certi suoni.
Tanto soul (e anche northern soul), pop beat chitarristico, riferimenti Beatlesiani, belle canzoni, divertenti, energiche, arrangiate con gusto, suoni perfetti.
Un gioiello che splende!

THE GODFATHERS - Alpha Beat Gamma Delta
Della line up originale della favolosa band che imfiammò gli anni 80, rimane il cantante Peter Coyne ma il sound e la freschezza di questi dodici brani rimangono inalterati, chitarre abrasive, voce lirica, allo stesso tempo sfacciata e profonda. Un lavoro di classe e rara forza sonora, avvalorato da una produzione eccellente e da una band che suona a livelli altissimi.

YARD ACT - The overload
la giovane band di Leeds è stata un po' frettolosamente derubricata nel calderone del nuovo post punk brit. In realtà hanno un taglio molto originale che mette insieme quei suoni e i "soliti" The Fall ma vi ritroviamo anche Franz Ferdinand, un po' di XYTC, Gang of Four e una bella fetta di Sleaford Mods.

GRAHAM DAY - Master of none
Decine di album e di esperienze alle spalle per quaranta anni sulla scena.
The Prisoners, Planet, Solarflares, Graham Day and The Forefathers, The Gaolers The Mighty Caesars, The Buff Medways, Senior Service.
GRAHAM DAY rimane uno dei migliori songwriters inglesi, da sempre in disparte, dispensa a suo piacimento perle di rara bellezza.
Per la prima volta lo fa da solista, suonando tutto, dalla chitarra al basso, Hammond, percussioni, sitar.
I brani, concepiti originariamente per il nuovo dei Gaolers sono stati completati durante il lockdown e vedono la luce ora in un tripudio di garage beat, ruvido rhythm and blues, Kinks, Who, Pretty Things, Small Faces, melodie beatlesiane ovvero l'anima che fece grandi i Prisoners.
Dodici brani nel classico, unico, inimitabile stile Graham Day.

HOODOO GURUS - Chariot of the gods
Mancavano da 12 anni ma l'attesa è ripagata da un formidabile album di rock n roll/beat nella migliore tradizione della band australiana. Ci sono ispirazione, energia, tiro, grandi canzoni e melodie, attitudine da vendere.

LIAM GALLAGHER - C'mon you know
Maturo, eterogeneo, alla ricerca di nuove strade sonore, pur mantenendo le radici salde e palesemente ancorate alla classica triade Beatles/Stones/Manchester Sound. Ma lo sguardo si inoltra altrove, ci sono perfino echi reggae in "I'm free".
Come sempre o lo si ama o lo si detesta. Continuo a parteggiare per la prima frangia, il disco è bello, lo stile unico e chi se ne frega se non entrerà negli annali della musica. C'mon you know!!!

REDSKINS – Neither Washington Nor Moscow 4 boxset CD
I Redskins hanno marchiato a fuoco gli anni Ottanta militanti, soulcialisti, camminato come i Clash, cantato come le Supremes, lasciando poche tracce ma tuttora indelebili. Questo box di 4 CD (libretto, foto etc) raccoglie tutto e di più della band di Chris Dean: l'unico album "Neither Washington Nor Moscow", i singoli, le varie versioni extended, estratti live con partecipazioni eccellenti (Billy Bragg e Jerry Dammers), grandi cover come "Skinhead moonstomp", "Tracks of my tears" o "Back in the Ussr", le Peel Sessions, i primi demo punk ancora con il nome di No Swastikas.
Punk, soul, impegno politico, passione, energia, sincera ingenuità/ingenua sincerità, un raggio di sole in mezzo al buio Tatcheriano.
Che poi vincerà e darà il via a un'epoca oscura che ancora dura, perdura e annienta diritti e speranze di giustizia sociale.
Chris Dean e Compagni ci avevano avvertito e scagliato l'ultima pietra.

IL RESTO (in ordine sparso)

ARCTIC MONKEYS - The car
La band di Alex Turner prosegue con quello che sembrava un anomalo sentiero intrapreso con il precedente "Tranquility Base Hotel & Casino". Ballate lente, intense, soul/funkeggianti a tratti.
Un lavoro da approfondire anche se, personalmente, ho avvertito momenti statici e sinceramente un po' noiosi.

MARTIN COURTNEY - Magic sign
Il leader dei favolosi Real Estate si concede un secondo album solista all'insegna di uno stupendo jingle jangle rock, sognante, immerso nei profondi 60's Byrdsiani, in melodie Beatlesiane, in canzoni di superba fattura. Bello e super cool.

FONTAINES D.C. - Skinty Fia
Attesissimo, il terzo album della band irlandese ha trovato fin da subito un unanime plauso di critica e pubblico. Meritato, in quanto prosecuzione di un percorso già fin dall'inizio di ottima qualità e che ora si dimostra maturo e in progress.
Ma che sembra avere perso la fiamma e la brillantezza, il piglio urticante e sorprendente e si sia "normalizzato". Pur ponendosi artisticamente sempre a livelli altissimi.

JACK WHITE - Fear of the dawn
Ho avuto per lungo tempo una totale adorazione per l'ex White Stripes. Che rimane un genietto della scena rock con un sound personale e immediatamente riconoscibile. Al quarto album solista conferma tutta la bontà del suo percorso artistico anche se è diventato un po' risaputo e prevedibile. Un buon album, grande competenza nella scelta dei suoni, composizioni originali, sempre in bilico tra potenziale mainstream e alternative.

SPIRITUALIZED - Everything Was Beautiful
Il precedente "And nothing hurt" era finito tra i miei preferiti del 2018. Potrebbe farcela anche questo nuovo lavoro. Che non esprime nulla in più di quanto sapessimo dell'arte di Jason Pierce ma lo dice sempre talmente bene che rimani incantato. Volute psichedeliche, Rollingstoniane, shoegaze, blues, rock, un sound ipnotico e sognante (anche quando si trasforma in incubo), antico e allo stesso tempo attuale.

ELVIS COSTELLO - The boy named if
32° album e in mezzo mille cambiamenti, sterzate, sperimentazioni ma un filo rosso di immediata riconoscibilità compositiva che ne fa uno dei migliori musicisti contemporanei. "The boy named If" è un album ruvido, rock 'n' roll, pub rock ma con una classe comune a pochi.
"Curioso" che l'album parta con un brano che poteva stare nel primo o secondo album dei Beatles e si chiuda con uno che se fosse stato nel primo John Lennon solista sarebbe stato perfetto.

PANDA BEAR & SONIC BOOM - Reset
Amici da lungo tempo, già collaboratori, trovano finalmente l'opportunità di unire le forze in un album cofirmato, prendendo spunto esclusivamente da doo wop, rock 'n' roll e beat degli anni 50 e 60 di Sonic Boom. L'effetto è gradevolissimo e potrebbe essere tranquillamente un lost album dei Beach Boys di metà anni Sessanta. Loro si saranno divertiti un mondo ma anche per noi l'ascolto è più che gustoso.

COCKNEY REJECTS - Power Grab
Dieci anni di silenzio e ritorno in grande stile dei Geggus Bros (forse l'ultimo atto di una gloriosa storia). Punk rock, Oi!, Ac/Dc, hard rock, glam, bovver rock, cover di "Runaway boys" degli Stray Cats, attitudine al 100%. Niente di originale e proprio per questo ancora più apprezzabile.

AA.VV. - Eddie Piller Presents British Mod Sounds of the 1960s
EDDIE PILLER è uno dei personaggi più influenti nella storia dell'epopea mod.
Dalla fanzine "Extraordinary sensations" al ruolo di fondatore della Acid Jazz, a una proficua carriera da DJ, si è dedicato negli utii anni a compilare eccellenti compilation (anche con Martin Freeman) che hanno circoscritto sempre meglio il concetto di "Musica Mod".
In questo nuovo quadruplo CD scava nei profondissimi 60's, pescando 100 brani, spaziando da nomi noti come High Numbers, Small Faces, Kinks, Spencer Davis Group, Yardbirds, Action, Creation, Fleurs de Lys, George Fame, PP Arnold con gli Small Faces (scegliendo però sempre brani particolari e mai scontati) a oscuri e perduti protagonisti di brevi apparizioni. In alcuni casi proponendo anche inediti o brani introvabili.
In mezzo i primi passi di Rod Stewart, dei John's Children di Marc Bolan, David Bowie, i Bluesology di Elton John, i Rockin Vickers di Lemmy, futuro Motorhead, gli Episode Six di Ian Gillan e Roger Glover futuri Deep Purple, gli Spectres di Francis Rossi (poi negli Status Quo) che riprendono "I' ain't got nothin yet" dei Blues Magoos.
E poi i Dog Soul che suonano "Big bird" (ripresa poi dai Jam) con Jim Rodford poi con Argent, Kinks e Zombies o il duetto tra Rod Stewart e PP Arnold.
La lista è lunga, la musica sempre godibilissima (prevalentemente circoscritta a un ruvido rhythm and blues, beat, alcune prime influenze psichedeliche), l'ascolto ovviamente travolgente.

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