mercoledì, maggio 09, 2012
Il tempo per ascoltare la musica, oggi
Poco tempo dal blog di Allelimo my-placetobe.blogspot.com un commento ad un post mi ha dato lo spunto per una riflessione (di cui si è già accennato più volte anche su questo blog) sul tempo che si dedica oggi all’ascolto di un disco rispetto al passato.
La tecnologia ha apportato una sostanziale modifica alla fruizione della musica, non è una novità.
La minore disponibilità di musica, la minore facilità per ottenerla, la logistica totalmente differente imponevano ascolti attenti e prolungati.
All’ascolto di un disco bisognava dedicarsi.
Era un impegno, nè più nè meno del leggere un libro.
La modernizzazione ci ha regalato la possibilità di ascoltare tutto (del presente e del passato: “prima” se un disco era esaurito non lo trovavi e stop, adesso di OGNI artista è facilmente reperibile di tutto), il più delle volte in contemporanea ad altre attività.
L’ascolto ora non è più DEDICATO ma il più delle volte è un sottofondo all'attività lavorativa o comunque veloce e fugace.
Bisogna verificare se anche il musicista non debba cambiare tipo di proposta in base al NUOVO tipo di fruizione.
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RispondiEliminaSono benvenuti gli OT di qualsiasi tipo (calcio,figa,alcool,musica,politica) ma evitiamo in questo NOSTRO Bar Casula gli insulti e le provocazioni gratuite.
Thanx e Prosit
Internet ha cambiato le modalità di approccio alla cultura e questo riguarda anche la lettura e la visione. oggi tutto e ascoltato, letto, visto distrattamente e in contemporanea con altre attività. Io da fruitore e appassionato ormai da decenni vedo il mio cineclub sempre più vuoto, le mostre del disco, almeno qui in toscana, dimezzate rispetto a dieci anni fa. La Feltrinelli è sempre affollata ma i libri più venduti alla fine sono sempre quelli di autori più pop capaci, almeno tra i più giovani, di sfruttare la rete.
RispondiEliminaDa una parte tutto ciò ci permette di ascoltare, vedere, leggere TUTTO ciò che desideriamo e ne sono contentissimo.
RispondiEliminaDall'altra ovviamente non puoi ascoltare e vedere tutto e perciò in buona parte dei casi ci si limita a veloci assaggi , giusto per farsi un'idea, senza approfondire.
Sta a noi DEDICARCI a ciò che riteniamo più interessante.
Ma il PROBLEMA è che in tantissimi in realtà fanno di questo tipo di fruizione, veloce e superficiale, la regola.
E un disco viene giudicato con un solo ascolto (bello/brutto).
Io appartengo a quella categoria di ascoltatori obsoleti, si direbbe: non riuscirei mai a capire qualcosa di un disco senza dedicarmici.
RispondiEliminaPer me l' ascolto attento non è solo obbligatorio (oltre che un piacere), ma proprio non conosco altro modo: con le cuffie di un certo tipo (non sono un maniaco del suono perfetto, ma mi piace che si "senta" come Dio comanda), da solo, senza fare altro.
Al limite posso concedermi un ascolto distratto mentre guido, soprattutto se è un disco che conosco a memoria oppure giusto per farmi l' idea. Ma non mi fa impazzire, per me rimane un rituale.
Poi non capisco come una persona normo-dotata possa ascoltare musica e leggere contemporaneamente: io non ci capirei un cazzo nè della musica, nè del libro.
Non credo di essere il solo, ad ogni modo: la musica come sottofondo è sempre esistita, così come gli ascoltatori "maniacali".
In generale, ovvio, si ascolta molta più musica di un tempo (anche se si vendono meno dischi): credo che il numero di persone appassionate, però, sarà sempre esiguo in confronto alle masse di ascoltatori poco attenti. Si dice anche che le vendite dei libri siano in calo: siamo sicuri che ci siano meno lettori di una volta? Io non credo, anche lì sono cambiate le modalità.
Il musicista deve rendere conto solo a sè stesso: fare il suo lavoro secondo la propria sensibilità. Se crede di poter produrre musica da sottofondo, bene. Ma è ovvio che i suoi ascoltatori non saranno quelli troppo attenti...
AndBot
Non concepisco la musica come sottofondo specie se lavoro, leggo o scrivo perchè poi mi concentro su di essa e non nell'attività che devo svolgere.
RispondiEliminaQuando guido è un'altra cosa.
E' per questo che accumulo cartelle su cartelle e sono anche molto selettivo: però dopo decenni di ascolti quasi sempre riesco a capire al primo ascolto se premere il tasto canc o cominciare a prendere sul serio l'album.
A volte mi sono dovuto ricredere (come ad esempio mi è capitato con i Beirut).
Un ascolto, spesso, è insufficiente. Anche se dipende dalla proposta musicale, dall' esperienza dell' ascoltatore, eccetera.
RispondiEliminaIn genere offro (come minimo) una seconda possibilità anche a un disco che non mi ha convinto al primo ascolto, ma se proprio mi fa cagare, può essere che l' abbandoni anche prima di finirlo...
In genere, ormai, capisco quello che può piacermi oppure no.
Un po' diverso se devo scriverci quattro righe: in quel caso tre/quattro ascolti sono obbligatori e possono diventare molti di più nel caso di musica un po' "cazzuta".
Non credo nemmeno, però, al doversi ascoltare venti volte di fila un disco (come alcuni sostengono) nel caso di album impegnativi: secondo me, dopo un po', sballi. O finisce che ti piace per abitudine, per assuefazione, o magari inizi a sentirci dentro cose che non esistono...
Mi è successo, lo ammetto.
AndBot
Hai colto esattamente il punto: il tempo dedicato all'ascolto e l'hai ben spiegato.
RispondiEliminaCondivido tutto mentre per quanto riguarda il tema del musicista ... chissà cosa nascerà, eh?
Ci sono molti album (che poi segnalo com "noiosi" o "Insopportabili" nei "MEGLIO" di fine mese) per i quali basta un ascolto.
RispondiEliminaSono fuori dalle mie corde, non mi piace il genere, lo mollo lì subito.
Al contrario ci sono dischi come "London calling" o "Quadrophenia" o "The gift" dei Jam etc etc che riascolto da decenni e in cui trovo ancora adesso cose nuove, sensazioni diverse.
Ma è logico che non ce lo ordina il dottore di approfondire per forza questo o quel disco.
Ho ascoltato una volta il nuovo di Springsteen e solo se lautamente pagato lo riascolterei un'altra volta
Da musicista (sfigato che raggiunge pochi ascoltatori) mi sono trovato SPESSO a non rifare una parte o a lasciare qualcosa di imperfetto, sapendo che tanto lo avrebbe ascoltato poca gente ma soprattutto in maniera così distratta che non valeva la pena accanirsi...
RispondiEliminaLa riflessione è interessante, stavo preparando anch'io un post sull'argomento.
RispondiEliminaIn sintesi, a me sembra che la differenza di ascolto tra adesso e trent'anni fa non sia causata dalla tecnologia ma dal tempo che passa, e tra adesso e venti anni fa invece non trovo nessuna differenza. Mi spiego:
- 30 anni fa avevo circa 20 anni, vivevo a casa dei miei genitori e studiavo. Avevo un sacco di tempo libero, e ne occupavo parecchio ascoltando dischi nella mia camera, con lo stereo. Oggi ho circa il 90% del tempo libero in meno, tra lavoro e famiglia, non ho più una mia camera e non accendo più lo stereo da almeno 10 anni. Potrei accenderlo solo imponendo a tutta la famiglia l'ascolto della musica che piace a me e non a loro, oppure aspettare di essere solo in casa, ma succede forse un paio di ore all'anno.
- 20 anni fa ero già sposato, lavoravo e avevo già dei bambini per casa. Ascoltavo la musica quasi esclusivamente in automobile (andando o tornando dal lavoro) e in metropolitana (idem).
Lo stereo dovevo accenderlo una volta ogni tanto, non per ascoltarlo ma per registrare vinili o cd su cassetta e poterli così ascoltare in macchina o con il walkman.
Adesso, rispetto a quella situazione, non è più necessario "fare la cassetta", metto gli mp3 direttamente nell'iPod e lo uso in macchina e in metropolitana. la tecnologia attuale è più comoda, ma la uso fondamentalmente allo stesso modo di quella disponibile vent'anni fa.
Per quanto riguarda l'attenzione, sono d'accordo con quanto già detto, ad esempio, da tony e lucien: dopo tanti anni mi servono meno ascolti per decidere se un disco merita o no.
Poi quello che mi piace lo approfondisco, ma qui non trovo differenze tra "ora" e "prima".
L'unica vera differenza causata dal download "aggratis" è che adesso si fa meno "fatica" (o ci sono meno rimpianti) ad abbandonare un disco al suo destino. Non credo sia una cosa negativa, in fondo.
Da musicista cerco di sfuggire il più possibile a questa abitudine dell'ascolto (o della visione,per i video è persino PEGGIO) veloce e superficiale,che per molti è ormai una regola costante...
RispondiEliminasul web,inoltre,si verifica un fenomeno (che un tempo esisteva ma in tono minore) che è quello del giudizio fatto SOLO in base alla selezione dei generi : non mi è mai capitato di assistere ad un integralismo musicale così sfrontato,come negli ultimi anni sulla rete.
Ci sono siti o forum che trattano esclusivamente un settore musicale,spesso seguito da un pubblico di ultra-minoranza...e questo di per se non sarebbe un male,ma elimina dal gioco tutto il resto secondo dei pre-concetti assurdi (il pubblico del new prog ritengo che sia il peggio del peggio,in questo caso)e da questo punto di vista non rimane che attenersi a dei parametri pre-costituiti,spesso fatti da gente cresciuta con il paraocchi.
Questa,a mio parere,è una delle differenze sostanziali tra la vecchia (che poi è la nostra) e la nuova maniera di fare informazione o cultura.
Anche nei gruppi di discussione presenti su facebook (ed io stesso ne curo alcuni) emerge quasi sempre questa linea di demarcazione tra fans maturi e altri più giovani,cresciuti in larghissima parte sul web...temo che le nuove leve,pur avendo più possibilità di ascolto e di valutazione in tutti i sensi,siano molto più distratte e limitate nei gusti (soprattutto nella TERMINOLOGIA,ma qui apriremmo un ulteriore capitolo).
Comprensibile il non cercare la perfezione, il non accanirsi su qualcosa che, si sa, rimarrà sconosciuto ai più. Anche se è MOLTO diverso dal fare le cose a cazzo.
RispondiEliminaA me piaceva scrivere, ad esempio, e sapevo benissimo che i miei racconti li avrebbero letti quattro gatti: qualche amico e il potenziale editore (in quanto costretto). Di sicuro non ci tornavo cento volte, mentre quando balenò l' ipotesi di una pubblicazione, bè, ecco che mi ritrovai a curare i dettagli, eccetera.
E' anche vero, però, che molta della musica "di massa" (che raggiunge quindi parecchie persone) si cura ben poco della qualità, mentre trovi autentici perfezionisti in ambito underground.
E' la differenza che corre fra chi fa musica con lo scopo di vendere (o comunque invadere le radio commerciali) e chi invece lo fa per pura passione: è un hobby ma cerco di farlo al meglio, tanto non ci camperò.
Ovvio che poi devi fare i conti con il tempo a disposizione, le possibilità economiche, eccetera.
Ma sono certo, Tony, che anche quando hai tralasciato qualcosa (per stanchezza, più che altro)nella realizzazione di un brano, l' impegno profuso sarà sempre stato alto, in quanto mosso da AUTENTICA passione. Che resta la motivazione più grande, anche se a volte pensiamo che sia il denaro.
Si, anche quello...ma ci siamo capiti.
AndBot
le riviste musicali web fanno in buona parte cagare
RispondiEliminaE' un altro aspetto che ha cambiato la fruizione della musica.
RispondiEliminaLe (poche) riviste musicali che c'erano nell'era pre-internet avevano un contorno di serietà perchè comunque annoveravano giornalisti specializzati (con qualità opinabili etc etc) che in qualche modo rappresentavano un modo di intendere la musica.
Le "riviste musicali" sul web spesso sono (in quanto gratuite e senza necessità di particolari investimenti nell'aprire un blog o un sito) espressione di gente incompetente e senza particolare preparazione artistica e musicale.
Bisogna sapersi districare bene tra le decine di giudizi spesso sommari e poco autorevoli.
Io per primo (che rivista non sono ma che giudico e scrivo di questo e di quello)
RispondiEliminaIo tra gli aggravanti ci metterei anche il fatto che un disco di oggi in genere contiene dalle 20 alle 40 canzoni.
RispondiEliminaCome si fa a giudicare un album che dura 4 ore!!!
Sicuramente sono un nostalgico ma io sono rimasto a Close to the edge degli Yes che contiene 3 canzoni e dura 38 minuti.
Comunque secondo me la soluzione è tornare al vinile: ne parlo anche qui(http://saluzzishrc.wordpress.com/2012/05/04/vinile-contro-cd/). Scusa la pubblicità spudorata :)
Io non credo che si possa tornare totalmente al vinile,sarebbe una follia (e praticamente irrealizzabile,sotto vari punti di vista)...si potrebbe invece usufruire di tutti i mezzi e delle possibilità in modo corretto,non è facile al momento capire bene come ma credo che una sorta di compromesso tra pubblico ed artisti (o produttori di musica) la si debba ottenere.
RispondiEliminaIl ritorno,parziale,al vinile come oggetto d'arte al momento serve giusto a non far morire tutto il circuito underground (che sia mod,psycho,punk o altro) che si mantiene con le limited edition...per le major è poco più che un diversivo,in termini economici.
Sulle web-magazine il discorso sarebbe molto complesso,ma debbo dire che in mezzo a tanto dilettantismo e strafalcioni ridicoli,qualcosa di interessante si trova : pure lì credo che col tempo si avvierà una certa selezione qualitativa,lo vedo come un percorso inevitabile.
Bello l'orologio!
RispondiEliminaEhm ehm, devo confessare che la mia situazione è identica (non simile, ma identica) a quella espressa da Allelimo nel suo ultimo commento, esattamente uguale, cambia giusto la tempistica.
RispondiEliminaOvviamente io non sarei mai stato in grado di articolare un siffatto pensiero in quanto affetto da una grave e irreversibile forma di dislessia càsula.
Ciò che rende la cosa ancora più grave è che sono d'accordo con le sue considerazioni,
Ohibò che mi succede?
Mi consolo citando Davide (il Grande, ultima canzone ascoltata:
The Style Council - Party chambers (8 volte di fila in macchina tornando da Milano)
Party Chambers è una delle migliori canzoni di Paul Weller in asoluto e per il mio prossimo album solista (se mai lo farò) ne è prevista una versione con Alex Loggia degli Statuto alla chitarra.
RispondiEliminaE comunque vedere il Sir e Allelimo concordare su qualche cosa mi ha stravolto la giornata.
Non c'è più religione !!! (magariiiiiii....)
Notiziona! Il Sir ascolta da almeno 20 giorni Party Chambers. Giusto cosi', capita anche a me di mandare a memoria canzoni che mi piacciono. E capita spessissimo con gli Style Council. E allora, cosa devo farci, ci trovo il Paul Weller migliore (insieme ai Jam , neh), quello avanti almeno 10 anni rispetto a tutti. Mentre, purtroppo, l'ultimo, mi spiace dirlo, ma sara' uno dei dischetti che prenderanno polvere.
RispondiEliminaParty chambers è una canzone della madonna!!
RispondiEliminaBravo Tony! Infatti riflettevo mentre l'ascoltavo che se si riuscisse a cambiare il synth (piuttosto fastidioso) con una chitarra per me avremmo un'autentica bomba.
The Style Council - Party chambers (una decina di volte anche stamattina) ha ha ha ha ha ha
sempre càsula!
io giro un po' al contrario: l'uso dell'ipod mi permette ascolti approfonditi. di solito funziona così: funzione random a manetta con skip sulle canzoni che non ho voglia di ascoltare. l'attenzione viene quindi catturata da un brano che inizio poi a riascoltare; quindi seleziono il relativo album e ripasso da zelante apprendista. questa fase di solito dura da un minimo di poche ora a un'intera stagione in cui resto ossessionato da un album (che può indifferentemente essere una novità o una riscoperta di cose sepolte nel magazzino della mia memoria da lustri). per me l'ipod è stato un modo di tornare ad ascoltare musica con attenzione ed assiduità, anche perché riesco a farlo portando il cane a pisciare, girando in bici, guidando l'auto, mentre scrivo al computer, blah blah blah. con gli lp non ci stavo più dietro. continuo ad amare visceralmente il vinile perché è parte della mia vita, ma amo troppo la musica per restare intrappolato nel salotto. poi cazzo, non è solo che sono invecchiato: è che tutto è diventato più frenetico e frammentato intorno a noi: chi cazzo ha tutto sto tempo e tranquillità per accucciarsi sulla poltrona in pelle verde inglese trapuntata chesterfield, accendersi la pipa, aspettare che le valvole del finale prendano corpo e veder piacevolmente scorrere la puntina di diamante tra i solchi di plastica mentre gli altoparlanti riempiono il salotto di stereophonic sound come dio comanda? bello eh...però magari quando sarò in pensione. beh la pensione è meglio lasciarla stare di sti tempi, perdio!!!
RispondiEliminam.
Il tempo a disposizione da dedicare all'ascolto mi si è ridotto come un lp di vinile si è ridotto in mp3
RispondiElimina