L'amico RAMBLIN ERIKK vive a Birmingham e ci concede questa appassionata recensione di una serata magica con SECRET AFFAIR e PURPLE HEARTS.
Ricordo che i Secret Affair saranno il concerto con i nostri The Mads a Torino il 1° giugno al Teatro Q77 in Corso Brescia 77 in occasione del 45° anniversario di Piazza Statuto Mod.
La mia passione per i Secret Affair é relativamente recente e scaturisce proprio dalla lettura di questo Blog : mi preme, dunque, ringraziare Tony, innanzitutto per il suo encomiabile (e instancabile) lavoro di divulgatore culturale ma per avermi dato, in un surreale momento di giustizia poetica, l' opportunitá di offrire il mio resoconto del concerto tenuto dai Secret Affair nella sera di un ventoso 22 Febbraio al Crossing di Birmingham.
Cade, proprio quest' anno, il 45esimo anniversario della pubblicazione di "Glory Boys", iconico long-playing di debutto dei nostri che, immediatamente, li ha cementati come band di punta del cosiddetto "Mod Revival" Inglese di fine anni '70 (assieme ai Jam) una breve, quanto fulgida fiammata di interesse verso le sonoritá e l' estetica di certi anni '60 Britannici iniziata proprio dal gesto dei sopracitati Jam di Paul Weller ma, se é possibile, incarnata in maniera ancor piú decisa e militante dal gruppo di Ian Page, Dave Cairns e soci.
Il famoso concerto "Mods Mayday" del 1979 e relativo album live promossi da Terry Murphy alla sua Bridge House Tavern di Canning Town, Londra, immortalato nell' album live omonimo (con gli stessi Secret Affair a fare da headliners e "signature band") fece da stura a un movimento di cui ancor oggi si avverte la forte risonanza musicale, sociopolitica e culturale, in Inghilterra come altrove.
Ma di questo, indubbiamente, avete giá letto sul presente Blog, narrato in maniera ben piú autorevole.
Questa é piuttosto la storia di un lungocrinito Punk/Sleaze Rocker in maglietta di David Johansen che, un pó timidamente, vista la folla interamente composta da Mods e Skinheads, si avvicina alla sua prima esperienza dei Secret Affair dal vivo.
E, tocca dirlo, fossero ancora stati gli anni 70/80, qualcuno sarebbe tornato a casa con qualche livido e dente rotto, come minimo!
Per fortuna, i tempi sono cambiati e, oggigiorno, chiunque puó assistere a qualunque concerto, dagli Sham 69 ai Cock Sparrer, passando per i Secret Affair, senza dover temere per la propria incolumitá.
Aprono attorno alle 19:30, puntuali come un orologio svizzero (qui in UK si usa cosí) gli ottimi Purple Hearts di Romford, Essex, giá ai tempi d'oro compagni di palco (con buona probabilitá, anche di sbronze) degli Affair e ci regalano tre quarti d' ora di compattissimo e infettivo Power-Pop con tutte le hits che uno si aspetterebbe, "Frustration", "Jimmy", la conclusiva "Millions Of Us" e molto altro in un esaustivo "Greates Hits Live" che li trova tonici e in ottima forma!
Un gruppo da vedere, se vi capita, piú che adeguato a scaldare una platea giá adorante e pronta per il "Main Event".
E, fratelli e sorelle, si capisce dal momento in cui i Secret Affair calcano il palco del Crossing che qui stiamo su un livello giusto un attimino superiore.
Il "Mod Revival" ha visto molti interpreti con risultati variabili ma, é innegabile che, del lotto, i nostri fossero indubbiente i piú talentuosi, capaci e preparati.
Anche se Ian Page appare immediatamente invecchiato rispetto al derviscio filiforme di un tempo (ormai non suona nemmeno piú la tromba sul palco e siede su uno sgabello tra un pezzo e l' altro) e la sua voce é scesa di qualche tonalitá, "Shake And Shout", da "Glory Boys", manda immediatamente il sangue in faccia agli astanti e scatena una danza collettiva degna del Wigan Casino (ma senza borotalco).
Continua "Don't Look Down" sempre dal primo LP ed offre un ulteriore, eclatante esempio della superioritá compositiva e strumentale dei Secret Affair: una band che, se agli occhi piú cinici incarnava un "cliché", di certo é sempre stata piú che in grado di esprimerlo nella maniera piú autorevole e competente, persino andando oltre (penso al secondo "difficile" album "Behind Close Doors" che esprimeva disillusione per un'era ormai agli sgoccioli in una chiave mutuata da tentazioni maliconiche e quasi psichedeliche).
La line-up che abbiamo davanti, sia chiaro, non é l' originale e, attorno al nucleo storico di Ian Page e quel mattatore di Dave Cairns (davvero funambolico alla chitarra solista) troviamo Russ Baxter (batteria) Ed Pearson (basso) Stevie Watts (organo Hammond) e John O'Neill (sassofono) per una formazione ormai giá rodatissima, ben oliata e piú che in grado di rendere giustizia a un set-list storico: l' assolo di Sax di O'Neill su "My World" (brano che, inevitabilmente, fa scendere lacrimoni dagli occhi di molti dei Mods e Modettes presenti) non fa rimpiangere quello, iconico, di Dave Winthrop sull' originale.
Arriva, sorprendemente a metá set, il vero e proprio manifesto ideale di "Glory Boys" che manda tutti in brodo di giuggiole,a c'é spazio anche per qualche perla pescata dagli album successivi ("Sound Of Confusion" dal secondo, "Dancemaster" nei bis dal terzo e, secondo me, loro migliore LP "Business As Usual", "Walk Away" e una notevole jam sulla cover di "I Don't Need No Doctor" di Nick Ashford dall' eccellente "Soho Dreams" del 2012).
Dietro al gruppo scorrono immagini vintage dei giorni della Bridge House Tavern e, se il senso di nostalgia é forte, é bello constatare che la fiamma ancora arde, piú accesa che mai.
Musica, sonoritá e attitudine senza tempo, non mero revival ma qualcosa di ancora estremamente rilevante in questi tempi bui, alla stregua di Blues, Folk, Jazz e altre forme di espressione musicale ormai inevitabilmente "classicizzate".
Il gran finale é riservato al familiare "show-stopper" di "I'm Not Free (But I'm Cheap)" sarcastica riflessione di Ian Page su una disillusione verso il Music Biz che giá covava dai tempi dei New Hearts, la sua prima (e sfortunata) avventura in coppia con Dave Cairns prima che l' ideale e immagine dei "Glory Boys" e dei Secret Affair prendessero forma.
La cover autorevolissima di "Going To A Go-Go" dei Miracles, originali come "Lost In The Night (Mack The Knife)" e l' inattesa B-Side "Soho Strut" fanno il resto per riscaldare l' altrimenti ennesima gelida serata d' inverno Albionico.
Non mancano, ovviamente inni generazionali come il primo singolo bomba "Time For Action" e l' arrembante "Let Your Heart Dance" e, a fine concerto, siamo tutti sudati, esausti e bevuti.
Di sicuro, il floor (e il personale) del Crossing sono felici di vederci finalmente "sfanculare" come si dice a Roma!
Ho sentito dire che la band suonerá anche in Italia: per l' amor d' Iddio, non perdeteli perché, come si diceva nei '60s, questa é "Satisfaction Guaranteed".
Setlist:
Shake And Shout
Don't Look Down
Soho Strut
Glory Boys
Going To A Go-Go
One Day In Your Life
Walk Away
New Dance
Do You Know/Sound Of Confusion
Lost In The Night (Mack The Knife)
Do I Love You (Indeed I Do)
Time For Action
Let Your Heart Dance
My World
Encore:
Dancemaster
I'm Not Free (But I'm Cheap)
martedì, febbraio 25, 2025
Secret Affair + Purple Hearts 22 Febbraio @Crossing, Birmingham
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