L'amico LEANDRO GIOVANNINI ci ha aiutati ad esplorare l'ambito dello YACHT ROCK (qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/Yacht%20Rock ) in otto interessantisisme puntate che hanno trovato particolare apprezzamento.
Andiamo oltre approfondendo sempre grazie al suo aiuto un contesto ancora più particolare e "oscuro": il CITY POP.
I precedenti post sono qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/City%20Pop
JUNICHI INAGAKI
Junichi Inagaki, nato nel 1952 a Sendai, inizia la sua carriera musicale ispirandosi a Stevie Wonder e unendosi alla band giapponese Faces (niente a che vedere con l’omonima band inglese).
Dopo aver suonato per le forze statunitensi di stanza in Giappone, debutta come solista nel 1982 con il singolo 246:3 AM. Il suo album più celebre, Shylights (1983), si distingue per le sonorità yacht rock e include due tra i suoi brani più famosi come Dramatic Rain e Kazeno Aphrodite. Con la partecipazione dei migliori turnisti giappponesi, l’album si fa apprezzare per i suoi arrangiamenti raffinati. Nonostante un calo di popolarità negli anni Novanta, Inagaki ha visto una rinascita di interesse negli anni 2010, mantenendo una solida base di fan.
Disco consigliato:
Shylights - (1983, USM Japan)
JUNKO OHASHI
Junko Ohashi, nata nel 1950, è una delle voci più talentuose della musica giapponese, famosa per il suo approccio vocale che si avvicina a quello occidentale, soprattutto grazie all’uso in alcune sue canzoni della lingua inglese. Dopo una carriera iniziale nell’hard rock, si è orientata verso il soul, ispirata da artisti come Janis Joplin e Sergio Mendes. Il suo primo album, Feeling Now (1974), è un’interpretazione di classici soul e pop, che non ha avuto l’attenzione che avrebbe meritato. Successivamente, album come Paper Moon (1976) e Crystal City (1977) consolidano il suo stile, con un’eleganza che mescola soul e funk.
Nel 1978, con Flush, Ohashi introduce elementi disco, mantenendo il suo legame con il City Pop e lo yacht rock, un sound che si affina ulteriormente nei successivi lavori, come Tea for Tears (1981) e Tasogare-Postcard Fantasy (1982), che segnano un’evoluzione verso un sound internazionale e sofisticato. Il culmine del suo percorso arriva con Point Zero (1983), un capolavoro che fonde R&B, yacht rock, funk e jazz, mostrando la sua maturità artistica e vocale.
Sfortunatamente sottovalutata rispetto ad altri artisti del City Pop, Junko Ohashi ha lasciato un’eredità musicale straordinaria, caratterizzata dalla sua versatilità e dalla qualità delle sue produzioni.
Dischi consigliati:
Tea For Tears - (1981, Philips)
Tasogare - (1982, Philips)
Point Zero - (1983, Philips)
JUNKO YAGAMI
Junko Yagami, nata nel 1958 a Nagoya, è una delle voci più sottovalutate del City Pop. Con 25 album pubblicati, di cui sei dal vivo, è ricordata soprattutto per il suo splendido album Full Moon, che fonde City Pop e Yacht Rock con arrangiamenti raffinati e una produzione eccellente. Questo disco rappresenta una fusione perfetta del fascino nostalgico degli anni ‘80 con una raffinatezza senza tempo.
Il brano “Tasogare No Bay City” è diventato un classico nel panorama Vaporwave/Future Funk, guadagnando popolarità anche all’estero. Nonostante la sua musica meriti maggiore attenzione, la sua capacità di creare atmosfere intime e sofisticate, unita a una tecnica vocale solida e a una presenza carismatica, la rende una delle interpreti più affascinanti e ingiustamente sottovalutate di quell’epoca musicale.
Disco consigliato:
Full Moon - (1983, Discomate)
KEN TAMURA
Le informazioni su Ken Tamura sono piuttosto scarse, al punto che risulta difficile delineare un profilo completo del musicista. Si sa che nacque a Fukuoka, ma l’anno resta ignoto. Solo casualmente, attraverso un forum, ho scoperto della sua scomparsa avvenuta nel 2020. Anche i suoi lavori discografici, gli unici due pubblicati in carriera, conservano un’aura di mistero: poco noti, sono approdati sui servizi di streaming solo l’anno scorso.
Si tratta di due album notevoli: Light Ace (1981) e Fly By Sunset (1982), esempi brillanti di City Pop che attinge a piene mani dalle sonorità yacht rock, arricchendole con un elegante intreccio di pop, soul e funk, senza tralasciare accenni alla disco.
Spicca inoltre la perfetta pronuncia inglese nelle canzoni interpretate in questa lingua.
Ken Tamura è un artista che merita di essere riscoperto e apprezzato.
Dischi consigliati:
Light Ace - (1981, CBS/Sony)
Fly by Sunset - (1982, CBS/Sony)
KENGO KUROZUMI
Kengo Kurozumi, nato nel 1953 a Okayama, inizia la sua carriera musicale nel 1971 con la band Light Music Club e successivamente diventa il leader, cantante e batterista dei Boomerang. Dopo lo scioglimento del gruppo nel 1975, intraprende la carriera solista, pubblicando il suo debutto su album nel 1982 con Again e successivamente Still (1983), opere che fondono yacht rock, soft rock e influenze soul e bossa nova in un City Pop raffinato.
Nel 1985, cambia direzione con Boxing Day, un album synth-pop dalle atmosfere crepuscolari, e con Island of Oahu, un City Pop solare con influenze disco/funk. Dopo una pausa di quattro anni, torna nel 1989 con Pillow Talk, che riprende le sonorità yacht rock e soul. Nonostante la qualità del suo lavoro, Kurozumi interrompe la carriera discografica fino al 2023, quando pubblica One More Time, un City Pop aggiornato.
Nonostante il suo talento, Kurozumi rimane un artista sottovalutato, e i suoi album meritano una rivalutazione.
Dischi consigliati:
Again - (1982, TDK Records)
Still - (1983, TDK Records)
MASAKI MATSUBARA
Masaki Matsubara, uno dei chitarristi più rispettati in Giappone, è ancora troppo poco conosciuto in Europa, nonostante il suo talento straordinario meriti di essere celebrato al pari dei più grandi. La sua carriera, iniziata a 23 anni, lo ha portato a diventare il turnista di riferimento del Sol Levante, con un numero impressionante di brani, oltre 10.000, ai quali ha contribuito con la sua chitarra.
Il suo assolo improvvisato in Stay With Me di Miki Matsubara rappresenta una delle sue vette artistiche. Nel 1983 raggiunge il culmine della sua carriera con Painted Woman e Sniper, due lavori che fondono jazz e fusion, evocando il suono di artisti come Lee Ritenour, ma distinguendosi per il tocco unico di Matsubara.
Questi album, per lo più strumentali ma arricchiti dalle voci di Jesse Barish ed Eric Tagg, non si limitano a seguire un modello, ma lo superano, riuscendo a fondere tecnica ed emozione in modo inimitabile. Sono opere senza tempo che meritano di essere riscoperti da chiunque ami la musica che supera ogni confine. Masaki Matsubara ci ha lasciato nel 2015, ma la sua eredità musicale resta viva, un segno indelebile nella storia della musica giapponese e internazionale.
Dischi consigliati:
Painted Woman - (1983, Canyon)
Sniper - (1983, Canyon)
MIKI MATSUBARA
Miki Matsubara, cantautrice e pianista, nacque il 28 novembre 1959 a Osaka e si trasferì a Tokyo a 19 anni per inseguire una carriera musicale, diventando una figura centrale del City Pop. Il suo album di debutto, Pocket Park (1980), segnò l’inizio della sua carriera e rimane il suo miglior lavoro, con il brano Mayonaka no Door/Stay With Me, che raggiunse il 28° posto nella classifica Oricon e divenne un classico del City Pop, riscoperto globalmente grazie a TikTok e YouTube e diventato ben presto virale.
Nel corso della sua carriera, Matsubara pubblicò dieci album e collaborò con artisti come Tatsuro Yamashita, Ryūichi Sakamoto e Masaki Matsubara. Il suo ultimo album, WiNK, uscì nel 1988. Dopo la sua morte nel 2004 a causa di una grave forma di mielodisplasia, due album postumi, The Winner e Back To Paradise, furono pubblicati nel 2020, mantenendo vivo il suo ricordo.
Pocket Park è considerato un capolavoro del City Pop, con una produzione che mescola pop, funk e jazz, catturando l’immaginario giapponese degli anni ‘80. Brani come Stay With Me e It’s So Creamy riflettono la sensibilità artistica di Matsubara, mentre l’album nel suo insieme offre una riflessione sulle contraddizioni di un’epoca tra modernità e tradizione. Un’opera senza tempo che continua ad affascinare nuove generazioni.
Album consigliato:
Pocket Park - (1980, See-Saw)
MOMOKO KIKUCHI
Adventure (1986) di Momoko Kikuchi è un esempio straordinario di City Pop, non a caso ristampato dall’etichetta Light in the Attic per la sua qualità musicale. Nonostante la voce di Kikuchi rispecchi l’immaginario tipico delle pop idol giapponesi degli anni ‘80, l’album si distingue per raffinatezza e coerenza sonora, superando il semplice pop commerciale. Arrangiamenti di alto livello e influenze dall’R&B occidentale degli anni ’80 rendono ogni traccia memorabile e priva di riempitivi.
Momoko Kikuchi, nata a Tokyo nel 1968, iniziò la sua carriera nel 1983 e raggiunse rapidamente il successo, con sette singoli consecutivi al vertice della classifica Oricon tra il 1985 e il 1987.
Tuttavia, la sua parabola come pop idol si concluse nei primi anni ’90, quando abbandonò il mainstream per esplorare nuovi territori musicali, tra cui un progetto rock con la band RA-MU, che non avrà successo, prima di reinventarsi come attrice. Adventure rimane un capolavoro del City Pop, un album romantico e crepuscolare che unisce leggerezza e rigore artistico, dimostrando come anche il pop più accessibile possa raggiungere livelli di eccellenza capaci di competere con la musica occidentale dell’epoca.
Disco consigliato:
Adventure - (1986, Vap)
PIPER
Se c’è un album che celebra l’estate in maniera smaccata, tanto da essere considerato un vero e proprio inno stagionale, è senza dubbio Summer Breeze dei Piper. Per lungo tempo introvabile, è stato fortunatamente ristampato nel 2019.
Formati dal cantante e chitarrista Keisuke Yamamoto, i Piper hanno iniziato traendo ispirazione da band come Camel e Wishbone Ash, per poi evolversi verso un sound più solare che mescola soul, funk e jazz/fusion. Con Summer Breeze, il gruppo ha saputo unire queste influenze a un’estetica tipicamente City Pop, con atmosfere da musica di sottofondo e richiami evidenti alle sonorità di Tatsuro Yamashita.
L’album rappresenta una perfetta sintesi di questo stile, grazie a melodie rilassate, arrangiamenti curati e un groove irresistibile. Brani come Shine On e Hot Sand evocano immagini vivide di spiagge assolate e tramonti estivi, consolidando Summer Breeze come un classico imperdibile per gli amanti del City Pop e delle sonorità smooth anni ’80. La tracklist alterna brani strumentali e cantati, arricchiti dall’uso distintivo della batteria Linn e dal vocoder, che aggiungono un tocco moderno e futuristico per l’epoca. Summer Breeze non è solo un album, ma una vera e propria colonna sonora per chiunque voglia rivivere il sapore di un’estate eterna.
Disco consigliato:
Summer Breeze - (1984, Yupiteru)
OMEGA TRIBE
Nel City Pop, molti artisti miravano a creare un sound perfetto per accompagnare viaggi in auto lungo coste soleggiate o giornate estive in spiaggia. Gli Omega Tribe si formarono con questo preciso intento.
Nati come band amatoriale nel 1980 con il nome Kyutipanchosu, conquistarono l’attenzione vincendo lo Yamaha Popular Song Contest. Questo successo li portò all’incontro con Koichi Fujita, produttore e presidente della Triangle Records, che cambiò il loro nome in Omega Tribe, lanciandoli ufficialmente nel panorama musicale nel 1983 con il singolo di debutto e, poco dopo, con l’album Aqua City. Fujita orchestrò ogni dettaglio: mise a disposizione della band alcuni dei migliori turnisti del Giappone, fornì il cantante Kiyotaka Sugiyama e affidò la composizione a Tetsuji Hayashi, noto per il suo inconfondibile sound yacht-rock. Il risultato? Aqua City, un album che riecheggia le raffinate produzioni westcoast californiane degli anni ’80, arricchite dalla chitarra di Kenji Yoshida, il cui tocco richiama lo stile di Jay Graydon.
Aqua City è un esempio solido di Sunshine City Pop, profondamente influenzato dalle sonorità yacht-rock. È la dimostrazione che, con la giusta guida artistica, anche una boy-band può diventare qualcosa di sorprendentemente sofisticato e duraturo. Un ascolto per chi vuole scoprire la perfetta sintesi tra il Giappone degli anni ’80 e le atmosfere californiane.
Disco consigliato:
Aqua City - (1983, Vap) Album uscito a nome S. Kiyotaka & Omega Tribe
SATOSHI SUZUKI
Satoshi Suzuki, nato a Tokyo nel 1958, ha dimostrato che il minimalismo può competere con le produzioni più curate del City Pop anni ’80. Con Distant Travel Companion (1988), registrato in casa usando strumenti essenziali come una drum machine, un Yamaha DX-7, un Yamaha CS-01 e un synth Casio, ha creato un album intimo e originale, lontano dagli standard opulenti dell’epoca.
Ispirato da Quincy Jones, Steely Dan, Boz Scaggs e Michael Franks, Suzuki ha mescolato jazz, soul, MPB e kayōkyoku, reinterpretando il City Pop in chiave lo-fi. In un periodo segnato da produzioni lussuose, Suzuki ha scelto un approccio personale, evocando atmosfere intime e mondi lontani.
Spesso paragonato ad artisti lo-fi occidentali come Chuck Senrick e Dwight Sykes, ha pubblicato tre album tra il 1987 e il 1988, prima di tornare nel 2024 con un nuovo lavoro. Oltre alla musica, è anche autore di libri sulla cultura musicale e continua a esibirsi dal vivo, mantenendo intatta la sua autenticità.
Disco consigliato:
Distant Travel Companion - (1988, Real Creative Agency)
martedì, febbraio 04, 2025
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento