giovedì, febbraio 13, 2025

City Pop #4

L'amico LEANDRO GIOVANNINI ci ha aiutati ad esplorare l'ambito dello YACHT ROCK (qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/Yacht%20Rock ) in otto interessantisisme puntate che hanno trovato particolare apprezzamento.
Andiamo oltre approfondendo sempre grazie al suo aiuto un contesto ancora più particolare e "oscuro": il CITY POP.

Quarta e ultima puntata.

I precedenti post sono qui: https://tonyface.blogspot.com/search/label/City%20Pop

HAPPY END
Gli Happy End rappresentano forse il più rivoluzionario esperimento musicale del Giappone moderno. Con un lineup stellare – Haruomi Hosono, Takashi Matsumoto, Shigeru Suzuki ed Eiichi Ohtaki, ossia i futuri architetti del City Pop – la band ridefinì il concetto di popular music nipponica negli albori degli anni ’70, mescolando audacemente tradizione locale e influenze occidentali.
Un vero terremoto culturale per l’epoca, che scatenò accesi dibattiti: era legittimo per artisti giapponesi reinterpretare il rock americano? Tra i loro quattro lavori, spicca l’omonimo Happy End (1973), opera capace di cristallizzare il loro genio nonostante le crepe interne. Già dopo il debutto, le tensioni tra le personalità creative del gruppo preannunciavano una crisi imminente. Fu solo la prospettiva di registrare agli iconici Sunset Sound Studios di Los Angeles a convincerli a un ultimo, folgorante sforzo. L’esperienza californiana si rivelò però un vortice di imprevisti: dai conflitti con i sessionman statunitensi (esasperati dalle barriere linguistiche) all’incontro burrascoso con Van Dyke Parks, reduce dalle sessioni di Discover America. Il leggendario compositore inizialmente snobbò la collaborazione, cedendo solo dopo un… persuasivo incentivo economico (una valigia colma di dollari, come raccontano le cronache).
Il suo contributo fu però tutt’altro che idilliaco: Parks si presentava in studio in stato alterato, trasformando le sedute in prediche surreali su Pearl Harbor e la seconda guerra mondiale. Nonostante ciò, il disco – arricchito da presenze come Lowell George e Bill Payne dei Little Feat e il sassofonista Tom Scott – segnò una svolta artistica. Come ammise lo stesso Hosono: “Prima di Parks, la nostra musica era piatta come un ukiyo-e. Lui ci insegnò a scolpire lo spazio sonoro”. L’album vibra di folk-rock americano, con venature country e quella calda atmosfera West Coast che anticipa il soft rock degli anni ’80. Un distacco netto dai precedenti lavori più aggressivi, e al tempo stesso un commiato perfetto: due mesi prima dell’uscita, gli Happy End si sciolsero, lasciando alle spalle un album senza tempo.

Disco consigliato
Happy End - (1973, Belwood Records)

SHIGERU SUZUKI
Shigeru Suzuki è stato un chitarrista fondamentale per la scena giapponese, contribuendo alla nascita del City Pop. Dopo gli esordi con gli Sky, nel 1969 entrò negli Happy End, band che rivoluzionò il rock nipponico.
Scioltosi il gruppo nel 1972, formò i Caramel Mama, poi divenuti Tin Pan Alley, anticipando le sonorità del City Pop. Nel 1975 debuttò da solista con Band Wagon, registrato in parte a Los Angeles con turnisti di alto livello. L’album, fortemente influenzato dal rock e dal funk americano, è considerato uno dei migliori del genere. Già nel 1976, con Lagoon, si spostò su sonorità più leggere tra bossa, jazz e new age, avvicinandosi allo stile di Michael Franks. Nel 1978 pubblicò tre album: Caution!, che fonde sunshine pop e yacht rock con una sensibilità giapponese; Pacific, progetto collaborativo con Hosono e Yamashita dal sound fusion ed estivo; e Telescope, dove esplorò la disco, integrandola organicamente nel City Pop. Quest’ultimo segna il suo lavoro più coerente e maturo fino a quel momento.

Dischi consigliati:
Band Wagon - (1975, Panam)
Lagoon - (1976, Panam)
Caution! - (1978, Panam)
Telescope - (1978, Panam)

SO NICE
I So Nice nacquero come band amatoriale all’interno del Folk Music Club della Nihon University, dedicandosi alle cover di Sugar Babe e Tatsuro Yamashita. Dopo la laurea, nel 1979 pubblicarono Love, unico album della loro carriera, stampato in sole 200 copie senza il supporto di un’etichetta discografica, diventando così un pezzo da collezione. Fortemente ispirato ai Sugar Babe, Love ne rappresenta una sorta di prosecuzione ideale, con un sound che unisce jazz, pop e soft rock in modo raffinato. La qualità dell’album lo ha reso oggetto di riscoperta tra gli appassionati di City Pop, portando a una ristampa nel 2011. Ancora oggi, i membri della band si esibiscono nei club con brani propri e classici di Yamashita.

Disco Consigliato:
Love - (1979, Private Press) Ristampato da Octave nel 2011

TOMOKO ARAN
Nata nel 1958 a Hirosaki, Tomoko Aran sviluppò presto una passione per la musica, iniziando come paroliera prima di debuttare come solista. Il suo album del 1983, Fuyu Kukan, ha guadagnato fama solo negli ultimi anni, grazie a YouTube e al campionamento di Midnight Pretender da parte di The Weeknd.
Il suo City Pop si distingueva per un mix di yacht rock e sperimentazioni synth-funk che anticipavano la techno, mantenendo sempre un forte appeal melodico. Fuyu Kukan è anche ricordato per la sua copertina generata al computer, tra le prime in Giappone.
Nonostante la carriera discografica di Aran si sia conclusa nel 1990, il suo lavoro è oggi celebrato più di quanto non lo fosse all’epoca. Tra le tracce più memorabili spicca Hannya, brano dalle atmosfere oscure che esplora il tema della gelosia femminile, unendo synth ipnotici, chitarre taglienti e bassi incalzanti in un arrangiamento visionario.

Disco consigliato
Fuyu Kukan - (1983, Warner Bros. Records)

YOSHITAKA MINAMI
Nato a Ota Ward nel 1950, Yoshitaka Minami è un artista raffinato, simbolo di eleganza musicale. Dopo gli esordi in una band scolastica e l’attività da cantautore, debuttò nel 1973 con The Heroine of the Skyscrapers, prodotto da Takashi Matsumoto, e collaborò con Caramel Mama e Moonride.
Tra i suoi lavori più rappresentativi spiccano South of The Border e Seventh Avenue South. Il primo, arrangiato da Ryūichi Sakamoto, fonde bossanova, exotica e City Pop in un’atmosfera estiva sofisticata, con brani come 日付変更線, cantato con Taeko Ohnuki. Il secondo evoca scenari jazz notturni e vanta la partecipazione di musicisti statunitensi di alto livello, tra cui Nick DeCaro agli arrangiamenti, David Sanborn e Tony Levin.

Dischi consigliati:
South of The Border - (1978, CBS/Sony)
Seventh Avenue South - (1982, CBS/Sony)

TETSUI HAYASHI
Tetsuji "Tycoon" Hayashi è una figura cruciale ma spesso sottovalutata del City Pop giapponese. Nonostante il suo scarso successo come solista, è stato un prolifico compositore negli anni '80, creando hit iconiche come Mayonaka no Door/Stay With Me di Miki Matsubara, brani per Kiyotaka Sugiyama e gli Omega Tribe, e collaborando con artisti come Anri e Mariya Takeuchi. Il suo album Back Mirror (1977), sebbene non un trionfo commerciale, segnò una svolta verso un sound che mescolava AOR, Soft Rock e influenze internazionali (Bozz Scaggs, Stevie Wonder), anticipando elementi tipici del City Pop. Nonostante le sue composizioni strumentali raffinate e il ruolo nel definire il genere, Hayashi rimane meno celebrato di nomi come Tatsuro Yamashita, probabilmente a causa della carriera solista meno luminosa. Back Mirror, con brani come Rainy Saturday & Coffee Break, resta un esempio di transizione artistica e un disco rilassante, simbolo del suo contributo fondamentale alla musica giapponese degli anni '80.

Disco consigliato:
Back Mirror - (1977, Kitty Records)

YURIE KOKUBU
Nata nel 1955, Yurie Kokubu debutta nella scena musicale nel 1983 con Relief 72 Hours, un album destinato a diventare un classico del City Pop. Nonostante l’etichetta di genere, il progetto si orienta decisamente verso sonorità yacht rock e sfumature disco, conservando un legame con il Giappone quasi esclusivamente attraverso la voce impeccabile della stessa Kokubu.
Le tracce riflettono l’influenza delle produzioni che Jay Graydon plasmò per artisti come Al Jarreau e i Manhattan Transfer: arrangiamenti curati, ritmi eleganti e una qualità tecnica ineccepibile. Dall’inizio alla fine, Relief 72 Hours dipinge un affresco della vita notturna urbana del Giappone anni ’80, trasformandosi in un inno alla leggerezza e all’edonismo, pur senza negare le ombre di un’epoca complessa. Un disco che, a conti fatti, supera i confini del City Pop per abbracciare lo yacht rock in tutta la sua essenza: sofisticato, senza tempo e perfetto nella sua evasione sonora. Un capolavoro che ancora oggi invita a perdersi tra le luci di una Tokyo mai davvero tramontata.

Disco consigliato:
Relief 72 Hours - (1983, Air Records)

YOICHI TAKIZAWA
La storia di Yoichi Takizawa riflette quel filo sottile che lega talento e circostanze avverse, comune a molti artisti fuori dal mainstream. Nato nel 1950 da un diplomatico, trascorse parte della giovinezza a Portland, dove assorbì il rock e il pop occidentale grazie all’influenza paterna. Affascinato dai Beatles, formò una band scolastica prima di allontanarsi dalla musica per dedicarsi allo sci, attività che lo portò a lavorare come istruttore in montagna. La svolta arrivò negli anni ’70, quando problemi epatici legati all’epatite B lo costrinsero a cambiare vita. Durante la convalescenza, riscoprì la musica: nel 1974 scrisse You’re Alone, lato B per i Chaco and the Hells Angels, iniziando una carriera da autore per altri artisti. Fondò poi la Magical City (1975), collaborò con gli Hi-Fi Set e nel 1978 pubblicò Beyond Leoni’s, album oggi considerato un gioiello di pop sofisticato con venature bossanova. Nonostante l’apporto di musicisti come Hiroshi Sato e Shigeru Suzuki, il disco passò inosservato, guadagnando riconoscimento solo decenni dopo.
Il vero punto di rottura fu nel 1982: Boy, il suo secondo album, venne bloccato dalla Warner Bros. per contrasti interni. Takizawa, deluso, abbandonò quasi completamente la musica, gestendo un’attività di consegna pizza mentre componeva saltuariamente canzoni su richiesta. Le sue condizioni di salute peggiorarono progressivamente fino alla morte nel 2006, a 56 anni, per complicazioni epatiche.
La riscoperta è recente: Beyond Leoni’s è oggi celebrato come esempio di “pop metropolitano” in anticipo sui tempi, mentre Boy – pubblicato nel 2024 dalla Light in The Attic dopo 42 anni di oblio – offre uno sguardo incompiuto sul suo potenziale inespresso.

Dischi consigliati:
Beyond Leoni’s - (1978, Express)
Boy - (2024, Light in the Attic)

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