mercoledì, settembre 28, 2016

Intervista a MICHELE GAZICH



Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK e la traduzione di quella a GRAHAM DAY, CARMELO LA BIONDA ai MADS, CRISTINA DONA', TIM BURGESS dei Charlatans, JOYELLO TRIOLO, SIMONA NORATO e la traduzione di un'intervista a RICK BUCKLER, MICK JONES, MONICA FRANCESCHI, SALVO RUOLO, MAURIZIO MOLGORA, PAUL WELLER, I RUDI e Michele MEZZALA Bitossi, IACAMPO, FIVE FACES, Geno De Angelis dei JANE J's CLAN, Stefano Ghittoni dei DINING ROOMS, ANTONIO GRAMENTIERI dei SACRI CUORI, CLAUDIO FUCCI, direttore e responsabile della case editrice VOLOLIBERO, a MILO SCAGLIONI, è oggi la volta di MICHELE GAZICH e di due parole sul suo nuovo splendido album.

Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

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MICHELE GAZICH - La via del sale
Gazich è un ARTISTA.
In questa definizione rientra quell'universo di vitalità, energia, sensazioni, creatività, che rende gli uomini migliori.
"La via del sale" è invece il CAPOLAVORO di un ARTISTA.
Un album "serio", mai serioso, colto, competente, curato in ogni dettaglio che si inerpica in un sentiero impervio ma sicuro, che esplora la migliore canzone d'autore italiana, il folk più ricercato, accoglie influenze da ogni angolo del Mediterraneo, e non solo, ma sa guardare anche, con spirito di ricerca, a tante altre sonorità.
Il risultato è affascinante, avvolgente, personale ed unico.

Il video del singolo (con ospite "qualcuno a me famigliare).

https://www.youtube.com/watch?v=EKKjjy0Bvr0

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La tua storia viene da lontano e collega tanti personaggi con cui collabori e hai collaborato.
Anche “La via del sale” parte da lontano e porta lontano, collegando persone e luoghi. Può essere una sorta di metafora della funzione dell’Artista ?


Certamente: ogni canzone reca in calce il luogo dove è stata composta ed ognuna è stata scritta in un luogo diverso.
Tutta la mia vita è viaggio e arte dell'incontro.
Il mio pubblico, all'interno del quale ho incontrato persone che sono diventate amici veri, mi ha dato più di quanto io abbia tentato di dare loro.
Sono grato alla vita e alla mia bizzarra professione/missione!
L'artista: sempre fuori dal sistema (o sopra o sotto): ebreo, zingaro o confessore attraversa tante vite, dà consolazione, ma di rado viene davvero consolato. Anche per questo motivo continua a viaggiare.

Considero “La via del sale”, pur non esplicitandolo mai apertamente, un disco intrinsecamente “politico” perché parla di unione tra le genti, di accoglienza, di luoghi ampi e menti aperte.

E' certamente il mio disco "politico": parla dell'Europa di oggi, dimentica di sé, delle sue radici umanistiche, illuministiche, cristiane.
L'Europa di oggi: un organismo di governo privo d'amore.
Il mio album si rivolge ai morti, ma anche ai vivi che ci porta la corrente...
Io, eterno apolide, porto un cognome fuori posto ovunque.
Quando ero bambino, i compagni di classe ridevano del mio cognome risonante di terre lontane.
Oggi è il passaporto che mi permette di parlare a tanti o forse a nessuno, perché la mia anima è frutto di tanti popoli, di tante culture: turco, slavo, ebreo, italiano, americano, etc...
La canzone politica, non solo italiana, si nutre di luoghi comuni, molto riconoscibili e condivisibili, nei confronti dei quali anche io ho un istintivo apprezzamento e la lacrima scende, ma altro richiedono i tempi tristi in cui viviamo, qualcosa che vada oltre il ricordo delle canzoni politiche dei nostri padri.
Il mio tentativo è stato, in questo album, ma in fondo fin dall'inizio della mia attività di scrittore di canzoni, costruire una nuova canzone politica, che ricercasse "Dio nelle crepe dei centri commerciali" (il verso è tratto da una delle mie prime canzoni, emblematicamente intitolata "Guerra Civile").

Che tipo di pubblico viene ai tuoi concerti ?

Misto, per età, ceto sociale e gusti musicali.
Forse ciò nasce dal violino. Per me è lo strumento della più alta ricerca intellettuale, dei quartetti di Beethoven, ma contemporaneamente strumento popolare, fiddle, strumento zingaro.
Certamente non è, come alcuni dicono, lo strumento del diavolo: a differenza del diavolo, unisce e non divide.

La tua lunga esperienza con Eric Andersen o Michelle Shocked che ti hanno portato in ogni parte del mondo (dal Marocco al Giappone al Senato Spagnolo), ti avrà lasciato anche una grande serie di aneddoti o curiosità da raccontare.
Puoi dirci qualcosa ?


Non dimenticherò mai, ad esempio, la prima volta in cui sono andato a suonare a New York con Eric, al mitico "Bottom Line", oggi chiuso.
Al di là dell'indimenticabile concerto, Eric mi ha raccontato la storia di ogni mattone della sua città, con aneddoti di prima mano riguardanti figure di cui avevo solo precedentemente letto: Da Leonard Cohen a Bob Dylan, da Miles Davis a John Lee Hooker!
D'altra parte Eric è uno che ha condiviso un appartamento al Village con Phil Ochs...
Qualche aneddoto random? La mia collaborazione con Michelle nasce dal fatto che l'ho incontrata casualmente in un treno...
Ci crederesti? Proprio così.
Un anno fa a Vancouver ho suonato con Richard Thompson, uno dei miei miti: quando ho suonato con lui è prevalsa l'ammirazione sull'emozione, incredibilmente: quando Richard accompagnava (!) con la sua mitica chitarra un mio solo, prima di agitarmi, ho pensato innanzitutto che ero fortunato a poter osservare così da vicino le sue mani danzare sulla chitarra.
Al Senato spagnolo portavo le mie canzoni, non ero con i miei celebri amici, ma ero stato invitato a cantare "Il latte nero dell'alba", per la giornata della memoria, la canzone che ho composto per Paul Celan.
Un onore incredibile, ma tutto si è svolto con semplicità: dal contatto per andare a suonarci alla cerimonia (non sarebbe così facile e"pulito" andare a suonare al senato italiano...).
Il Re di Spagna mi ha fatto notare che il tutto lo aveva "gustado muchissimo"!

Si può vivere di musica in Italia ?

Con fatica.
Io ho sempre integrato con la mia attività all'estero.
"Una storia di mare di sangue", il mio album precedente, ha avuto più date all'estero che in Italia!
Non voglio che sia così anche per "La via del sale" e mi sto impegnando per portare il mio messaggio nel mio paese natale...
Ad ogni modo, "vivere di musica", "vivere di arte" non riguarda solo i soldi: è una condizione esistenziale.
E' terribile, come è terribile l'amore.
Ci vuole coraggio, le soglie delle case degli altri diventano la tua casa e sei sempre oggetto, in un'ipotesi ottimistica, dello scherno dei benpensanti; oppure, in un'ipotesi pessimistica, della loro persecuzione.
Questo vuol dire fare arte, fare davvero musica oggi.
La musica, che è stata svenduta, sputtanata, messa nei Juke Box e nei lettori MP3 (epoche diverse, ma è la stessa cosa, anche se a noi vecchi non pare così) rivuole la sua sacralità.
Ha bisogno di persone che rinuncino a tutto per lei, di sacerdoti: gente che vuole tuffarsi nel mistero.
Questo non è facile, non è semplice. Più che vivere "di musica", è difficile vivere "nella musica" in Italia e altrove, oggi...

La domanda immancabile: una lista di album che porteresti sulla solita isola deserta

Ti dico quelli che vedo ora davanti ai miei occhi, accanto al mio tavolo di lavoro:

Claudio Monteverdi: "Il combattimento di Tancredi e Clorinda"
Bob Dylan: "Oh, Mercy"
Johan Sebastian Bach: "Passione secondo Matteo"
John Prine: "John Prine"
Townes Van Zandt: "The late great Townes Van Zandt"
Van Morrison: "No guru, no method, no teacher"
Piero Ciampi: "Piero Ciampi"
Neil Young: "On the beach"
Sofia Karlsson: "Svarta Ballader"
Mary Gauthier: "Mercy Now"
Leonard Cohen: "The future"

Ma ci sarebbe molto di più da mettere in questa lista.
Grazie per le domande, che mi hanno spinto ad osservare e a teorizzare sul senso profondo ci ciò che faccio.

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