giovedì, aprile 21, 2016

Calcio, guerra, politica e ideologia: l'incredibile caso del Ponziana Trieste



Ci voleva il Nostro ALBERTO GALLETTI per scovare questa incredibile storia, tutta da leggere.

Trieste è una città un po’ speciale, con un sacco di storia alle spalle, non sempre serena.
Vicende dolorose, spesso tragiche, una posizione geografica al confine di mondi diversi e contrastanti,un’esistenza comunque sofferta.
La storia del calcio nel capoluogo giuliano non fa eccezione.

Quando nel 1898 a Torino la neonata FIF (Federazione Italiana del Football, diventerà FIGC solo nel 1909) organizza il primo campionato italiano di calcio, Trieste è ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico, terza città più importante e maggior porto asburgico (il secondo in Europa).
La società triestina è assai cosmopolita per l’epoca, crocevia di quattro nazionalità: italiana, austriaca,slovena e croata, e ospitante comunità inglesi, svizzere, ma anche romene, boeme,serbe e armene.
Nonostante la popolazione si considerasse culturalmente italiana vi si respirava un aria veramente internazionale, notevole la presenza di intellettuali a Trieste a fine 800, un nome su tutti James Joyce.

Contrariamente a quello che si può supporre l’introduzione del gioco del calcio non ebbe niente a che fare col porto e con gli equipaggi delle navi britanniche attraccate ai moli triestini.
Le prime due società calcistiche di Trieste vengono fondate da residenti tedeschi l’Eintracht, come emanazione calcistica del pre-esistente club canottieri e ginnastica dello stesso nome, e boemi: il Black Star FC, fondato da Emilio Arnstein (che tre anni dopo giunto a Bologna ivi fondò il Bologna F.B.C.), praghese, insieme al fratello e ad alcuni inglesi residenti in città, quest’ultima compagine ottenne l’affiliazione alla federazione austriaca e partecipò ad alcuni campionati da essa organizzati anche se non vi è traccia nelle classifiche delle prime due divisioni austriache del tempo. Il diffondersi dell’attività pedatoria come ben sappiamo è contagiosa e nel 1904 si forma l’Associazione Sportiva Edera, che rappresentava la comunità italiana in città, e poi ancora, nel 1912 vide la luce il Circolo Sportivo Ponziana, vero protagonista della nostra storia.

La conclusione del primo conflitto mondiale cambiò radicalmente gli scenari cittadini, alla fine della guerra Trieste si ritrovò inclusa nel Regno d’Italia, ne fece le spese la Black Star al quale fu negato,dalle nuove autorità italiane, il permesso di riprendere l’attività.
Le nuove autorità ordinarono la fusione tra il neonato Trieste FC e il Ponziana creando l’Unione Sportiva Triestina che diventerà il mezzo divulgativo della ritrovata italianità in ambito sportivo, viene scelta una maglia rossa con alabarda sul petto come il gonfalone cittadino.

Il C.S. Ponziana, maglia bianco azzurra a strisce verticali, era stato fondato nel quartiere di S.Giacomo, roccaforte operaia e socialista della città, nonché della larga comunità slovena triestina, quando ancora la città si trovava sotto il dominio asburgico, queste componenti mal digerirono la fusione e spinsero fortemente finchè nel 1920, riuscirono a staccarsi dall’Unione e a riformare il Ponziana indipendente.
Nel corso degli anni 20 il territorio di Trieste subirà un violento processo di ‘italianizzazione’ ad opera delle autorità di Roma, che si inaspriranno duramente con l’avvento al potere del partito fascista.
In questo periodo la Triestina scalò via via le divisioni calcistiche italiane fino ad essere ammessa (non senza aiuti), alla nuova serie A a girone unico nella stagione 1929/30, diventando così (anche) un simbolo per il consenso fascista in città.
Il Ponziana si iscrisse anch’esso ai campionati FIGC arrivando nel 1927 alla seconda serie, sempre controllati a vista dal regime fascista, che mal sopportava sia i socialisti che la minoranza slovena.

Dopo ripetuti tentativi di fusione sempre rigettati dalla dirigenza nel 1930 il Ponziana viene fatto confluire insieme all’Edera nell’ ASPE (Associazione Sportiva Ponziana Edera), colori sociali bianco con fascia rosso-nera, i più radicali tra i dirigenti ne fuoriuscirono subito formando questa volta i Ponzianini Erranti che si iscrivono alla Prima Categoria giuliana.
Nel 1931 comunque la riottosità di dirigenti e di alcuni giocatori ad accettare la nuova imposizione, porta ad una nuova fusione questa volta con i Cantieri San Marco e nel giro di un anno a riassumere la vecchia denominazione di C.S. Ponziana.
In tutto questo marasma di vicende societarie mirate a pilotare il consenso ottenuto mediante il calcio e ad eliminare realtà sgradite, il regime fascista ottiene però un autogol in quanto la fusione con i Cantieri cementa il rapporto tra la squadra e gli abitanti del quartiere, lavoratori dei cantieri e socialisti.
Il Ponziana in campo si comporta discretamente, iscritta alla IV serie viene promossa in Serie C nel 1936 e vi rimane fino al 1943, cogliendo un ottimo 2° posto nel 1940/41 a due lunghezze dalla Fiumana, promossa in Serie B. Promozione sfumata all’ultima giornata conseguenza dell' 1-1 in Ponziana-Fiumana dell’ultima giornata, avessero vinto sarebbero stati promossi in virtù del quoziente reti.

Gli eventi bellici, già di per se catastrofici, presero via via pieghe sempre più drammatiche dopo l’8 settembre 1943, Trieste ancora una volta si ritrovò a soffrirne in maniera assai dura.
Il 1° maggio 1945 le truppe jugoslave, che già avevano conquistato l’Istria entrano in città seguite da quelle neozelandesi, queste ultime accettano la resa dei tedeschi.
Gli sloveni, ormai inglobati nell’esercito di Tito, hanno propositi di annessione della regione triestina sin dal tardo 1941, Trieste che ancora una volta si ritrova in balia di divisioni e tensioni enormi.
Ad ogni buon conto, il 12 giugno 1945 si insedia il Governo Militare Alleato (GMA) e le truppe di Tito abbandonano la città, ma le rivendicazioni jugoslave non si fermano e provocano un’escalation di tensioni nei rapporti tra i due blocchi che si erano venuti a formare alla conclusione del conflitto che sfoceranno dopo il Trattato di Parigi nella costituzione del Territorio Libero di Trieste, diviso in due zone: Zona A, che includeva la città, amministrata dagli anglo-americani e zona B amministrata dalla Jugoslavia del Maresciallo Tito.
In questo interregno fatto di incertezze, e sono sicuro anche parecchi timori dovuti a massacri perpetrati da ambo le parti, riprese la vita della città, più divisa che mai, e con essa l’attività calcistica.
In Italia alla ripresa delle attività la Triestina ammessa alla Serie A italiana 1945/46 si piazzò all’ottavo posto del girone Nord Italia garantendosi la permanenza nel girone unico previsto per la stagione successiva, mentre il Ponziana finì secondo nel girone A di Serie C dell’Alta Italia.
La Jugoslavia alle prese con la ristrutturazione dei club calcistici secondo il nuovo ordinamento statale e con un’incredibile precarietà delle vie di comunicazione non riuscì ad organizzare nessun torneo.

Ma non stavano dormendo.
L'attività calcistica jugoslava fu programmata per ricominciare dal 1946, e non ebbe alcuna relazione con l'ultima stagione pre-guerra: le squadre partecipanti vennero selezionate in rappresentanza delle migliori società di ognuna delle sei repubbliche federate, Serbia, Macedonia, Montenegro, Bosnia, Croazia, Slovenia oltre alla Venezia Giulia, regione occupata militarmente e che ipoteticamente avrebbe dovuto costituire una ulteriore repubblica.
La gran parte delle società calcistiche dell'anteguerra erano scomparse o perché soppresse in quanto i loro dirigenti erano stati giudicati colpevoli di collaborazionismo, o perché fuse d'imperio a formare nuovi grandi club di stato nelle mani delle varie emanazioni economiche del partito comunista.
Emissari del governo comunista del maresciallo Tito contattarono, nella primavera/estate del 1946, i dirigenti del Ponziana ormai sostenuto alla base e anche al vertice dalla componente comunista della città nonché dagli sloveni desiderosi di una riunificazione con lo stato slavo.
La proposta, clamorosa, è quella di convincere il club ad iscriversi alla serie A jugoslava in modo da poter diffondere la propaganda comunista e filo-jugoslava in città, i soldi non sono un problema dissero, paga il governo di Tito che considerava il controllo di Trieste fondamentale per la sua politica (e per quella dell’URSS).
I dirigenti accettarono a maggioranza ma questo portò comunque ad una divisione all’interno della dirigenza stessa la cui minoranza sebbene ideologicamente a sinistra trovò difficile rinnegare l’identità italiana.
Vennero contattati vari giocatori, tutti triestini militanti in giro per la penisola, ai quali vennero proposti ingaggi fino a sei volte superiori e la possibilità di giocare in Serie A, come ebbe a ricordare il fratello di Valcareggi ex-Ct della Nazionale, ‘un milione al mese contro le trecentomila che prendevo a Legnano’.
Viene tesserato anche Euro Giannini, un mediano dotato di grande atletismo e resistenza , prigioniero di guerra a Mundorf che cede al richiamo dell’orizzonte natale e di una maglia del Ponziana pronta per essere indossata, stupito di fronte a un’offerta sei volte superiore rispetto a quando se n’era partito per la guerra.
Inoltre il governo di Belgrado mette a disposizione della squadra un vagone ferroviario sempre in attesa nella stazione di Lubiana e un piccolo aereo per le trasferte più lontane.

Comincia un triennio surreale a Trieste, il Ponziana cambia denominazione ufficiale in Amatori Ponziana e si iscrive alla serie A jugoslava, mantenendo con la vecchia denominazione la seconda squadra iscritta alla Serie C italiana.
L’avventura del Ponziana nel calcio Jugoslavo comincia con il ritiro di Postumia e quindi una serie di amichevoli , a Belgrado contro la Stella Rossa (sconfitta 7-1), quindi altre amichevoli contro Partizan e Metalac, ovunque andassero la propaganda comunista aveva preparato grandi accoglienze e episodi di fratellanza.
L’esordio nella seria A jugoslava è fissato per il 2 novembre 1946 a Zagabria, pareggio (0-0) contro la Lokomotiva.
Tra le gioie di una stagione comunque tribolata si segnala la vittoria in casa 1-0 sull’Hajduk Spalato una delle grandi del calcio croato sopravvissuta alle purghe comuniste.
In aggiunta il GMA toglie l’uso dello stadio Comunale al Ponziana, definita squadra politica e con poco seguito, vedendosi costretto a riservare analogo trattamento alla Triestina che deve emigrare a Udine.

Le partite del Ponziana si rivelano autentiche odissee in giro per i Balcani con trasferte che durano giorni e giorni.
Il campionato vede i bianco-azzurri chiudere all’undicesimo posto per effetto del quale si troverebbero retrocessi in virtù della riduzione del campionato da 14 a 10 squadre decisa per renderne lo svolgimento più agevole.
La Triestina dal canto suo chiude mestamente all’ultimo posto con una sfilza di undici sconfitte consecutive nelle ultime undici partite che ne determinano la retrocessione in Serie B.

Contrapposizione di blocchi politici, uniformità d’intenti.
Tito in persona ordina il ripescaggio della compagine biancazzurra, ben intenzionato a non mollare la presa su Trieste, la federazione calcistica comandata dal partito comunista obbedisce e ne decreta il ripescaggio. Anche sul fronte italiano la vicenda è vissuta con grave preoccupazione.
De Gasperi, da sempre convinto assertore dell’italianità di Trieste si occupa personalmente della vicenda, sollecitato da numerose missive provenienti dalla Triestina imploranti il ripescaggio per motivi politici al fine di non recedere l’unico cordone ombelicale reale che tiene in vita il legame tra Trieste e il resto d’Italia ben consapevoli del fatto che sull’altro versante gli jugoslavi non mollano.
Viene nominato il giovane sottosegretario agli Interni DC , tale Giulio Andreotti, responsabile della questione Triestina, dotandolo di tutti i mezzi necessari.
Nel consiglio federale di Perugia del giugno 1947 la FIGC approva l’allargamento della Serie A da 20 a 21 squadre e il conseguente ripescaggio della Triestina nella massima serie per meriti sportivi, o per meglio dire per motivi patriottici.
Andreotti non lesina mezzi e mette a disposizione del club alabardato i 500 milioni (!!) che il governo ha accordato di elargire, una follia.
Nel frattempo il GMA ha disposto che la squadra ritorni a disporre del proprio stadio in piazzale Valmaura, ancora una volta per equità il Ponziana riceve lo stesso trattamento quindi per la stagione 1947/48 le due squadre cittadine alterneranno le partite in casa e se una settimana la Triestina ospita la Juventus o il Milan, la settimana successiva tocca al Ponziana di ospitare il Partizan Belgrado, la Stella rossa o la Dinamo Zagabria.

La Triestina forte degli aiuti di Stato ingaggia Nereo Rocco, triestino purosangue ed ex-giocatore alabardato in qualità di allenatore che costruisce una compagine forte richiamando parecchi triestini tra i quali i fratelli Trevisan, la Triestina sarà protagonista di una stagione esaltante (la migliore della sua storia) chiudendo al 2°posto alle spalle dell’irraggiungibile Torino e a pari punti con Juventus e Milan.
Le cose andranno bene anche per il Ponziana che chiudera 7°, la squadra ha un pubblico medio di 4/5.000 spettatori a partita, con picchi di oltre 12.000 in occasione della partita interna contro la Stella Rossa,persa per 1-0 .
Durante questa stagione va ricordato come nonostante il brutto clima cittadino, i rapporti tra giocatori fossero buoni, Rocco soleva far svolgere un’amichevole a settimana tra le due squadre, rarissimamente si verificarono episodi violenti dovuti al risentimento covato da giocatori verso quelli di parte opposta, il Paròn fu comunque bravo a mantenere calma e rispetto.

Nella stagione 1948/49 la principale novità per la scena calcistica triestina non riguarda lo sport ma la politica, a seguito del rifiuto di Tito a sottomettersi totalmente ai voleri di Stalin, la Jugoslavia viene espulsa dal Cominform.
Il leader jugoslavo cominciò a volgere attenzioni diplomatiche ad ovest e ad intavolare primi dialoghi con il vicino più prossimo, la neonata Repubblica Italiana, l’occupazione di Trieste non è più un problema primario per Tito.
Di conseguenza il Ponziana smette di rivestire la sua funzione di ‘cavallo di Troia’ all’interno del capoluogo giuliano, i finanziamenti vengono ritirati, la squadra chiude il campionato all’ultimo posto e i dirigenti del club informati dalle autorità jugoslave del loro disimpegno rientrano nei ranghi chiedendo l’affiliazione della prima squadra alla FIGC per la stagione 1949/50, affiliazione accordata con squalifica di sei mesi per tutti i giocatori che avevano militato nel campionato jugoslavo. La squadra viene iscritta al campionato di Promozione Lega Nord che vincerà venendo promossa in serie C dalla quale retrocederà dopo una sola stagione.

Di seguito per i più appassionati di vicende calcistiche riporto le classifiche finali dei tre campionati di serie A jugoslava ai quali partecipò il Ponziana:

1946/47
1. Partizan Belgrado 26 23 1 2 77 17 47
2. Dinamo Zagabria 26 19 4 3 81 26 42
3. Stella Rossa 26 18 3 5 66 23 39
4. Hajduk Spalato 26 16 4 6 57 21 36
5. Metalac Beograd 26 13 3 10 40 35 29
6. Spartak Subotica 26 11 6 9 40 34 28
7. Lokomotiva Zagabria 26 10 4 12 34 43 24
8. Pobeda (S) 26 8 6 12 41 49 22 r
9. Kvarner Rijeka 26 7 7 12 27 42 21 r
10. Buducnost Titograd 26 7 6 13 44 54 20 r
11. Ponziana Trieste 26 9 2 15 35 50 20
12. Zeljeznicar Sarajevo 26 7 4 15 31 54 18 r
13. 14 Oktobar 26 4 5 17 26 76 13 r
14. Nafta Lendava 26 3 0 23 13 88 6 r
Coppa di Jugoslavia (ammessa al 2° turno)
2nd Round: Kvarner Rijeka - Ponziana Trieste 3-2

1947/48
1. Dinamo Zagabria 18 14 1 3 56 20 29
2. Hajduk Spalato 18 11 2 5 40 15 24
3. Partizan Belgrado 18 10 4 4 46 22 24
4. Lokomotiva Zagabria 18 7 5 6 21 18 19
5. Stella Rossa 18 5 6 7 24 25 16
6. Metalac Belgrado 18 4 8 6 16 24 16
7. Ponziana Trieste 18 6 4 8 21 45 16
8. Vardar Skopje 18 5 4 9 22 39 14 r
9. Spartak Subotica 18 5 1 12 21 38 11 r
10. Sarajevo 18 2 7 9 19 40 11 r
Coppa di Jugoslavia (ammessa al 3° turno)
3° turno: Kvarner Rijeka - Ponziana Trieste 2-3
4° turno: Napredak Krusevac - Ponziana Trieste 1-1aet (#)
1948/49
1. Partizan Belgrado 18 14 1 3 39 14 29
2. Stella Rossa 18 11 4 3 37 19 26
3. Hajduk Spalato 18 10 5 3 41 20 25
4. Dinamo Zagabria 18 7 5 6 29 25 19
5. Nasa Krila Zemun 18 6 4 8 32 28 16
6. Buducnost Titograd 18 6 4 8 29 36 16
7. Metalac Belgrado 18 5 4 9 31 34 14
8. Lokomotiva Zagabria 18 6 1 11 23 38 13
9. Sloga Novi Sad 18 5 2 11 17 31 12 r
10. Ponziana Trieste 18 3 4 11 12 45 10 r

Grandi club e grandi giocatori slavi calcarono l’erba dello stadio di S. Sabba (com’era conosciuto allora, per noi rimane più semplicemente il Grezar), il tutto in un clima di manipolazioni propagandistiche, passioni etniche e politiche con conseguenti divisioni degne di una Berlino Ovest.
Nei tardi anni 50 il C.S. Ponziana continuerà la sua attività di centro calcistico di estrazione (autenticamente) popolare, dal quale emersero nomi come Cudicini che finirà al Milan, Ferrini indimenticato capitano del Toro 60s e Galeone poi con l’Udinese e allenatore di fama.
I successi della squadra resteranno modesti tanta serie D, con un ultimo grande sussulto nella stagione 1974/75, dove vi trovarono una decaduta Triestina che batterono 1-0 (Miorandi) in un indimenticabile derby d’andata, il 4 dicembre 1974 allo stadio Grezar ,davanti a oltre 20.000 spettatori accorsi nella grande parte dai quartieri San Giacomo e Servola per sostenere la piccola compagine operaia.

Poi un lento , inesorabile declino (in questo ancora una volta in parallelo alle vicende della città e a quelle della Triestina) fino alla cancellazione del 2014 dopo 102 anni di tribolatissima storia.

Non ho mai saputo molto del Ponziana, a parte che aveva fatto la D nel 1975 e spesso cercando di ricostruire gli accadimenti leggendo gli scarni almanacchi italiani pensavo a come potessero essere andati quei due derby.
Fu così che cercando di saperne di più, mi imbattei in questa strana vicenda che rimase a lungo poco nota fuori Trieste, avendo causato all’epoca sentimenti assai violenti negli animi della cittadinanza, che nella sua grande maggioranza di ceppo italiano visse l’epopea del Ponziana come un tradimento e un tentativo di compromettere l’unità della città alla ‘madrepatria’ italiana.

9 commenti:

  1. Si stupenda (a livello storico) e incredibile

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  2. Gallo-pedia....spettacolo!!
    Il profeta Galeone non poteva che essere uscito da un ambiente così.

    Charlie

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  3. Interessante vicenda storica che non conoscevo, frutto della nascente guerra fredda

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    1. Su wikipedia c'è una cronistoria
      https://it.wikipedia.org/wiki/Circolo_Sportivo_Ponziana_1912

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  4. grande Gallo!!..mitico!!!! ...come al solito...non ci sono parole

    reltivamente alla zona di provenienza e tralasciando i giocatori cresciuti nella Triestina e nel Pro Gorizia ( Bearzot su tutti) ...segnalo alcuni personaggi di prmissimo piano nei campionati di calcio di serie A:
    Ezio Loik cresciuto nella Fiumana , artefice con Valentino mazzola del mito del Grande Torino..
    Giovanni Varglien anche lui cresciuto nella Fiumana in pianta stabile nella Juve pluridecorata degli anni 30 insieme al fratello
    Mario Varglien cresciuto nell'Olympia Fiume prima che si fondesse con la Gloria Fiume nella Fiumana
    cresciuto nella Gloria Fiume fu Rodolfo Volk , re di Roma negli anni 30 tuttora terzo cannoniere giallorosso alle spalle di Totti e Pruzzo
    ed infine
    Antonio Vojak cresciuto nel Grion Pola grande centravanti famoso per giocare indossando un basco, ad oggi il miglior realizzatore del Napoli in serie A

    doveroso ricordare anche un "moderno" , il mitico Darione Hubner che tira i primi calci nella Muggesana

    Hasta
    Clodoaldo

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    1. Tutti istriani questi qua. Un quartetto di tutto rispetto.
      Gianni Udovicich?

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    2. Tra i grandi goriziani Zoff, Capello e Reja

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  5. bellissima storia raccontata molto bene da leggerla tutta interessante grazie

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