martedì, agosto 26, 2025

Intervista a Luca Sapio

Riprendo l'intervista che ho fatto a LUCA SAPIO per "Il Manifesto", sezione "Alias", lo scorso sabato.

Luca Sapio, musicista, cantante, cultore della vocalità più sperimentale, produttore, conduttore radiofonico, gestore di un'etichetta indipendente, ha costruito la sua carriera con un lungo periodo di studi e ricerche.
Esperto di tecniche vocali che gli permettono di entrare nel 1999 come cantante negli Area, prendendo il posto che fu del maestro della voce, Demetrio Stratos.
Collabora con diversi jazzisti del panorama internazionale, dopo la laurea viaggia a lungo negli States e nel 2009 entra nei Quintorigo (con cui incide l'album “English Garden”) per dare poi vita al duo Black Friday. Pubblica il suo primo album solista “Who Knows” nel 2012.
A partire dal Settembre 2013 è autore e conduttore della trasmissione radiofonica Latitudine Black su radio RAI 2 e successivamente della storica trasmissione Stereonotte su Radio Rai. Ha fondato una sua etichetta, la Blind Faith Records e ha da poco pubblicato il suo nuovo album “Black Waves”.

Luca Sapio è un artista a 360 gradi che ha avuto al primo posto delle sue preferenze artistiche (vedi il recente album “Black Waves”) la soul music.
Riguardo alla quale ha un'opinione molto netta e pessimista:
Il soul in Italia non interessa a nessuno.
Non abbiamo raccolto l’eredità straordinaria della musica italiana capace di imporsi oltreconfine, un ventennio che dagli anni sessanta agli ottanta, dalle colonne sonore al jazz, passando per i gruppi beat e progressive, fino all’Italo disco era apprezzata e rispettata ovunque. Abbiamo esportato tonnellate di dischi. Oggi la maggior parte degli Italiani ascolta musica evanescente talmente inconsistente che evapora dopo qualche settimana dalla sua pubblicazione. Nulla di quello che ascoltano oggi resterà domani. Quando mi chiamarono per fare la storica trasmissione Latitudine Soul, l’illuminato direttore Rai di allora mi disse testualmente:“La musica soul è la meno ascoltata d’Italia. Facciamo evangelizzazione”
.
Non è un caso che Il Porretta Soul Festival sia frequentato soprattutto da stranieri che arrivano da ogni parte del mondo per godere degli straordinari cartelloni montati a regola da Graziano Uliani.

Un artista della sua esperienza, soprattutto in un contesto che ha fatto spesso del “messaggio” una delle principali ragioni d'essere, riesce ad essere particolarmente lucido su quello che accade ai nostri giorni:
Oggi la musica non fa più paura a nessuno mentre un tempo aveva una forza inaudita. Dopo l’assassinio di Martin Luther King con le bronzeville americane in fiamme James Brown ferma prima la rivolta di Boston e poi calma gli animi dei ghetti neri più infuriati diventando un referente per Richard Nixon.
Nella Jamaica in balia delle gang sanguinarie emissarie del partito laburista Bob Marley dal palco del One love distende gli animi facendo stringere le mani ai due leader politici avversari e di fatto chiamando una tregua.
Ancora in America, durante le proteste per l’inammissibile omicidio di Rodney King da parte della polizia i NWA con la loro “fuck the police” fanno orgogliosi da endorsement al movimento. Oggi la musica ha perduto la componente “attivista”.
Il mondo sta bruciando letteralmente e nessuno ne canta.
Gli artisti sembrano anzi evitare accuratamente di prendere qualsiasi posizione. Penso alle produzioni soul di oggi, il livello musicale e creativo e’ altissimo, ma quello che manca e’ il famoso dito sulla pulsazione del presente.
Un tempo i movimenti politici chiedevano agli artisti di schierarsi, di utilizzare la loro visibilita’ per sensibilizzare una causa.
Sam Cooke, Curtis Mayfield, Marvin Gaye, Gil Scott Heron sono tra i casi piu’ eclatanti di quelli che raccolsero l’invito. Forse oggi quello che manca e’ una classe politica che comprenda quanto la musica possa essere un medium potentissimo e riesca ad interfacciarsi con le nuove generazioni, in fondo saranno loro a guidare il mondo di domani.


Il citato nuovo album “Black Waves” è un lavoro raffinatissimo, elegante, avvolgente, perfettamente affine al gusto dei primi anni Settanta caro a Marvin Gaye, Curtis Mayfield, Temptations, Ohio Players, di grande respiro internazionale.
>“Black waves” e’ stato un disco dalla gestazione complessa. la pandemia mi ha isolato per forza di cose e ho lavorato molto da solo rispetto al passato. mi sono ritrovato a fare il produttore di me stesso ed e’ stato piuttosto difficile.
Ho avuto fortunatamente il supporto di alcuni musicisti chiave.
Ho avuto fortunatamente il supporto di alcuni musicisti chiave come il mio storico collaboratore polistrumentista Claudio Giusti che ha scritto tutti gli arrangiamenti dei fiati, il maestro Marco Tiso che si e’ occupato degli archi e della loro direzione, Pierpaolo Ranieri al basso, ma anche il leggendario veterano della Motown Dennis Coffey, il chitarrista Rob Harris dei Jamiroquai.
Tutti interlocutori validissimi e straordinari musicisti che mi hanno accompagnato dove volevo arrivare.


Interessante capire come Luca sia arrivato alla soul music, da sempre presente nell'humus discografico italiano (basti pensare agli anni Sessanta di Rocky Roberts, ai Settanta di Lucio Battisti, al Neapolitan Power funk, a quello più commerciale di Zucchero e alle decine di nuove band che viaggiano su quei sentieri) ma rimasto comunque in un contesto di nicchia
Sono cresciuto nell’apice massimo della rivoluzione Hip Hop.
Da ragazzino guardavo Mtv rap e da adolescente compravo dischi nei quali spesso ritrovavo canzoni che avevo sentito spulciando tra i dischi di mio padre che aveva una rispettabile collezione di musica jazz e qualche classico del soul.
Sono andato dunque a ritroso, un impresa molto difficile in era pre internet. Faccio parte di quelli che scrivevano a mano ai negozi di dischi oltreoceano per farsi mandare cataloghi e che passavano giornate nei negozi sperando di carpire più informazioni possibili guardando i crediti delle copertine.


Come già specificato l'attività di Sapio abbraccia anche (e soprattutto) l'aspetto produttivo, espresso al meglio con la sua Blind Faith Records.
Mi consente di pensare in maniera sartoriale cercando di cucire addosso ad un artista un vestito che lo valorizzi al massimo. questo ha anche affinato molto la mia scrittura e la mia tecnica di ripresa e mixaggio visto che sono produzioni in cui firmo tutti i brani li registro e mixo personalmente. Ovviamente e’ una sfida.
E’ un mercato esattamente di nicchia che si muove nell’ordine di poche centinaia di copie fisiche, ma capita spesso che qualche brano venga utilizzato in una serie televisiva o in una pubblicità.
Un aspetto che riguarda (talvolta drammaticamente) molti nostri artisti è l'impossibilità o quasi di “vivere di musica”. Un personaggio con il suo spessore e curriculum ce la farà? No. Bisogna diversificare.
Io tra le mie produzioni, brani che ho firmato per altri ho raggiunto la scorsa settimana i 70 milioni di streaming solo su Spotify. Una volta con sette milioni di dischi venduti ti compravi un quartiere.
Oggi al massimo posso offrire una giornata a Ostia ai miei musicisti.
Io ho uno studio di registrazione, una società di edizioni, lavoro in radio, faccio consulenze, se facessi solo Luca Sapio cantante vivrei lo stress incredibile di dover inseguire le logiche di un mercato senza logica e del tutto imprevedibile.


Infine una riflessione sull'“invasione” dell'Intelligenza Artificiale che si teme possa rendere sempre più obsoleta la figura di operatori dell'arte, della musica, dello spettacolo, che hanno fatto della loro “artigianalità” la peculiarità creativa principale.
E’ un pò come dire che l’invenzione nel 1800 della macchina fotografica ha reso la pittura obsoleta. Mi sembra che tutta la pittura del Novecento sia la risposta più evidente.
L’AI è un tool straordinario che consente di fare cose straordinarie ma per far si che accada bisogna usare i prompt giusti, bisogna allenarla con i riferimenti giusti. Se il panettiere sotto casa scrive a SUNO di fargli un pezzo probabilmente SUNO elaborerà qualcosa che supererà le sue aspettative, e quelle dei suoi amici, qualcosa di impensabile per lui, ma non sarà mai il bianco dei Beatles né Kind Of Blue di Miles.
Se a scrivere il prompt è invece qualcuno che ha nozioni armonico melodiche e artisticità le cose cambiano e i risultati possono davvero essere incredibili.
Ad esempio inserire una buon demo può dare spunti inaspettati e suggerire strade molto creative. Sono decisamente a favore dell'AI.


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